Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

venerdì 29 ottobre 2010

Now he sings, now he sobs

di Luciano Granieri



Come da consuetudine proponiamo ai nostri navigatori l’appuntamento mensile con il grande jazz. Il concerto di cui ci occuperemo si svolge in un tempio della musica jazz, il mitico “Blue Note” nel Village di New York. Siamo nel 2005 e i protagonisti sono più che degni di un tale sacro palcoscenico. Si tratta infatti di Armando Chick Corea, classe 1941 da Chelsea Massachusetts – Pianoforte,  Miroslav Vitous, classe 1947 da Praga Repubblica Ceca – Contrabbasso, Roy Haynes, classe 1925 da Boston Massachusetts – Batteria . Il concerto fa parte di una serie di esibizioni realizzate da Corea al Blue note  con tutti i musicisti  che hanno collaborato nei  momenti importanti della sua lunga carriera. Le performance sono raccolte in un imponente cofanetto,  composto da  nove DVD, in cui il pianista di Chelsea suona,  con John Patitucci, Dave Weckl, Gary Burton, Bobby McFerrin, Michael Brecker, Steve Gadd e molti altri ancora. In effetti Corea è forse il jazzista più conosciuto anche al di fuori della musica afroamericana . In Italia, ad esempio, Pino Daniele e Adriano Celentano hanno avuto l’onore di avvalersi della sua preziosa collaborazione. Ma torniamo al Blue Note . Il trio che da vita al concerto si riunì alla  fine degli anni 60’. Nel 1968 Corea, Vitous e Haynes si ritrovarono in uno studio della settima avenue in New York per registrare i brani che compongono l’LP “Now he sings, now he sobs” . Un album storico che personalmente considero fra i più belli mai incisi e che un po’ segna la mia storia di  di collezionista di dischi jazz. Trovai infatti una rara copia del  disco in  edizione originale americana della Solid State nello storico negozio Black Saint di Via Vincenzo Monti a Milano. La copertina è molto particolare, non riporta i nomi di Roy Haynes e Miroslav Vitous. C’è solo una foto di Chick Corea seduto al pianoforte e all’interno   sono riportate  brevi poesie composte dallo stesso Corea ispirate dal libro di I.Ching “The book of chang” . Il titolo dell’album, deriva dai  seguenti versi :

Clinging to Beauty;  Clinging to Ugliness
Depending on Love and Loving; lingering with hate and
Hating
Rejoicing to high heaven; then sad unto death
Now he sings; now he sobs
Now he beats the drum; now he stops
Come????   E’ vero  ancora non abbiamo speso un rigo sulla musica  che andremo ad ascoltare. Rimediamo subito.  Il trio che originariamente vedeva al contrabbasso Steve Swallow è composto da maestri assoluti del proprio strumento. Chick Corea è un vulcano creativo in piena attività eruttiva. Nel periodo della registrazione di Now he sings, now he sobs stava iniziando la sua collaborazione con Miles Davis nel rivoluzionario progetto del jazz rock d’avanguardia. I nostri navigatori più assidui  ricorderanno gli articoli dedicati a quella rivoluzione , per i distratti consigliamo di cliccare sul tag JAZZ  e rivedere gli interventi e i video postati sull’argomento. Quel periodo impose Corea come un innovatore assoluto nel modo di suonare il piano elettrico e quell’esperienza ebbe la sua naturale evoluzione nei    “Return to forever” con Stanley Clarke Flora Purim, Al Di Meola, Airto Moreira, un gruppo  jazz fusion con cui il pianista si impose sulle scena  per tutti gli anni 70’,  sperimentando anche su linguaggi musicali diversi come il flamenco. Celeberrimo è il brano “La Fiesta” dove i Return improvvisano su atmosfere spagnoleggianti. Sicuramente Chick Corea assieme a Herbie Hancock, Keith Jarret, McCoy Tyner, Michel Petrucciani, ha segnato l’era del pianoforte  dal post bop fino al free. Miroslav Vitous è un contrabbassista robusto, virtuoso, anch’egli ha inscritto nel proprio DNA il linguaggio fusion. E’ stato fondatore dei Weather Report, assieme a Joe Zawinul, gruppo che lasciò a seguito di divergenze con lo stesso Zawinul.  Fu sostituito da un mito del basso elettrico quale Jaco Pastorius. In questo set però emergono maggiormente le esperienze passate al fianco di Miles Davis, Freddie Hubbard e Wayne Shorter  che lo hanno dotato di un senso del ritmo innovativo con l’uso di sequenze armoniche particolari  ed una sensibilità improvvisativa fuori dal comune. Roy Haynes è un batterista che ha vissuto gran parte dell’evoluzione storica e stilistica della musica jazz. Ha iniziato la carriera nel 1945. dal 1947 fino al 49’ è stato il batterista di Lester Young, ha suonato con veri e propri mostri sacri come Charlie Parker, Stan Getz, John Coltrane, Pat Metheny, Miles Davis e tanti altri ancora. Una  grande esperienza, unita ad una tecnica cristallina rendono il drumming di Haynes versatile e sontuoso. Ha la capacità di supportere Corea e Vitous con un beat rigoroso, ma originale e di dialogare con i suoi compagni di improvvisazione attraverso  momenti solistici di grande intensità. Il concerto del 2005 è dunque una reunion di questi tre eccellenti jazzisti. I primi due brani sono dei classici : “How deep is the ocean” scritto da Irving Berlin nel 1932, reso famoso  in seguito da Billie Holiday e “Rythm a Ning” di Thelonius Monk. Nel primo set il gruppo fornisce un saggio di come procederà il concerto. Una brillante improvvisazioneaccompagnata dalla maestria tecnica di Miroslav Vitous e dal drumming misurato, ma importante  nel timing  e nell’agilità delle variazioni ritmiche, di Haynes . In “Rythm a Ning” assistiamo ad uno dei miracoli musicali tipici del jazz: La contaminazione di linguaggi da cui scaturisce  un linguaggio totalmente nuovo . L’improvvisazione di Corea combina le pause, elemento fondante  dello stile unico, di Monk con fraseggi rapidi, fluidi da tromba Be Bop. Per cui l’impronta di Monk rimane inalterate ed è riconoscibile, ma si integra in una costruzione improvvisativa del tutto originale . Nella frammentazione del fraseggio si inseriscono gli interventi di Haynes che fondono la  batteria e il pianoforte in un unico strumento. Fondamentale è il supporto dell’eccellente tecnica di Miroslav Vitous. Augurando a tutti buona visione, diamo appuntamento a novembre per la pubblicazione di altri due brani del concerto.   






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