Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 16 marzo 2013

Il treno verde

Il Corrosivo


Un  treno che nel cuore della notte, mentre voi dormivate ignari di quanto accadeva, ha percorso mezzo Piemonte, da Vercelli a Novara, ad Alessandria, ad Asti e poi su, fino a Torino e attraverso la Val di Susa fino alla Francia.
Un treno Castor riempito di scorie nucleari e destinato agli stabilimenti della Areva di La Hague, sulle coste dell'Atlantico, dove il materiale radioattivo sarà sottoposto a riprocessamento, prima di venire rispedito in Italia.
Un treno di gran lunga più pericoloso di quello che a Viareggio tre anni fa bruciò come tizzoni 32 persone e ne lasciò almeno un migliaio senza casa, senza che ad oggi sia stato individuato alcun colpevole...
Un treno del cui passaggio, per legge, la popolazione interessata dovrebbe essere avvisata, affinché in caso d'incidente sia preparata ad affrontare il piano d'emergenza predisposto dal suo comune. Siete stati avvisati? Conoscete il piano d'emergenza predisposto dal vostro comune? Probabilmente no, perché in Italia generalmente queste operazioni vengono fatte in gran segreto, il vostro comune non ha nessun piano d'emergenza e nel caso esista giace ad ammuffire da tempo immemorabile rinchiuso in un cassetto.
Nonostante ciò, mentre dormivate tranquilli il sonno dei giusti, il treno è passato accanto alle vostre case, con sulle fiancate la scritta Treno Verde e le forze dell'ordine nelle stazioni erano impegnate ad intimidire e identificare le poche persone che sapevano ed hanno abbozzato una qualche forma di protesta.
Quando vi sveglierete il Treno Verde avrà già valicato la frontiera ed il pericolo sarà passato, almeno fino al prossimo trasferimento. In fondo avete ragione voi, meglio non saperle queste (ed altre) cose, si dorme più sereni e si vive più a lungo e poi la mano delle autorità ci protegge e non permetterebbe mai ci accadesse qualcosa di brutto.


Un giorno tutto questo sarà tuo. (NO NUKE - STOP THAT TRAIN!)

Simonetta Zandiri


 15 marzo 2013
Alle 22:45 del 14 marzo siamo arrivate alla stazione di Vercelli, quasi contemporaneamente all'arrivo di camionette della polizia. All'interno un gruppo di presidianti, presente anche Legambiente. Qualche minuto ed ecco arrivare un colonnello dei Carabinieri, poi auto blu tirate a lucido, presumibilmente prefetto e questore di Vercelli. Entriamo tra un discreto numero di agenti in borghese riconoscibili perché indossano la kefiah tipo un foulard e ti guardano storto perché intuiscono che non sei un no nuke locale. Tra i presidianti gira un termos con tisana calda e qualche dolce, tra lo sguardo invidioso degli agenti che fanno battute tipo "voi siete più organizzati di noi!". Certo, rispondiamo. Solo che voi siete più pagati di noi.
Entriamo in stazione, i treni civetta sono pronti ma il castor non si vede. E' nell'ultimo binario....

Ci infiliamo nel sottopassaggio per raggiungere il secondo civetta, dietro c'è sicuramente il castor e vogliamo almeno tentare di filmare la partenza. Siamo scortate da agenti in borghese, acceleriamo e raggiungiamo il fondo del binario dal quale riusciamo a filmare solo l'inizio del Castor. Un minuto, al massimo, ed ecco che l'avvicinamento diventa accerchiamento. "Non si può filmare". " E perché?" . "Perché è una cosa delicata, non si può filmare".
Una risposta poco soddisfacente. Facciamo notare che l'unica cosa che non si potrebbe fare è far transitare un treno carico di ignari paseggeri accanto ad un treno carico di scorie, ci rispondono malamente... Poi ci dicono che se volevamo fare una manifestazione dovevamo mandare un avviso, facciamo notare che siamo in due, anzi in tre, e che non è una manifestazione. E' una passeggiata.... informativa.
"Guardate che voi avete ragione, lo sappiamo, ma la questione è delicata... e poi è meglio se le scorie vanno da un'altra parte".
"Si, ma poi ritornano qui. Non fate finta di non saperlo".

O forse, non fanno finta?
Arriviamo al dunque... documenti. Perché? "Perché è una normale identificazione", risponde l'uomo in borghese, scocciato. OK, ma lei chi è? Sempre più irritato, mostra il suo documento. E' un agente. Tiriamo fuori i nostri documenti e con molta flemma se li passano, tanto per far passare il tempo e anche il convoglio (civetta e castor), che nel frattempo parte (23:31)
Complimenti vivissimi. L'ordine pubblico è stato gestito molto bene, la salute pubbica un po' meno. Per non parlare di quella del pianeta terra.
Vorrei che questo messaggio arrivasse agli ignari passeggeri.
Questo è il sesto trasporto di scorie. Ce ne saranno altri, a breve.

Bilancio della situazione dei trasporti di combustibile consumato italiani:
Totale a consegnare (contratto firmato con Areva) : 235 tonnellate
Già consegnato: 207 tonnellate
Già ritrattato : 190 tonnellate
Consegnato all'ultimo viaggio : 7, 36 tonnellate
Resta a consegnare : 20,6 tonnellate (ossia circa 3 trasporti).
fonte: La Hague

Tratta: Vercelli - Novara - Mortara - Alessandria - ASTI - TORINO LINGOTTO - GRUGLIASCO - BARDONECCHIA - MODANE


venerdì 15 marzo 2013

Corteo Nazionale Antifascista e Anticapitalista


Milano. 15, 16, 17 Marzo 2013
Tre giorni di mobilitazione, solidarietà e sport popolare ricordando Dax!
16 marzo 2013, ore 15, Piazza 24 Maggio
CORTEO NAZIONALE “Antifascismo è Anticapitalismo”
Dax Vive! 10 anni con te, 10 anni senza te.

Sabato 16 marzo, a dieci anni dall’omicidio fascista di Davide “Dax” Cesare, una manifestazione nazionale attraverserà le vie della città riportando in piazza valori, pratiche e contenuti che da sempre animano le lotte autorganizzate sul territorio della città di Milano.
Nell’acuirsi della crisi strutturale che alimenta resistenze nei quattro angoli del globo, il ricordo di un compagno deve farsi memoria viva e condivisa, spinta a riprendere in mano le sue battaglie con ancora più rabbia ed entusiasmo. Di fronte alle macerie della governance capitalista le nostre risposte sono chiare e determinate e si fondano su bisogni reali che chiunque può toccare con mano: il diritto ad una casa, una condizione di vita dignitosa, qualsiasi sia la nazionalità o provenienza di un individuo, un’istruzione libera e gratuita, un sistema sanitario accessibile a chiunque e la difesa dei territori dalla devastazione ambientale ed economica.
Il corteo sarà strutturato per spezzoni tematici: i comitati e le lotte territoriali per la casa e contro il razzismo, gli studenti che animano le mobilitazioni delle scuole ed delle università, quindi lo spezzone dello sport solidale e antirazzista e delle palestre popolari, le delegazioni internazionali, lo spezzone contro carcere e repressione e quello skinhead.
Il corteo del sabato pomeriggio si colloca all’interno di una tre giorni di mobilitazione che sarà inaugurata la mattina di venerdì 15 dal corteo studentesco per Dax delle scuole milanesi che si concluderà proprio in via Brioschi e con una serata di incontri e solidarietà internazionale con diverse realtà e movimenti da tutto il mondo. Invece la giornata di sabato, dopo il corteo, si concluderà con un concerto dedicato a Dax delle posse militanti della penisola.
La domenica sarà invece dedicata allo sport popolare con dimostrazioni e tornei presso un parco del quartiere Ticinese: si comincerà dalla mattina e si andrà avanti per tutta la giornata tra tornei di calcetto, di basket e di rugby, dimostrazioni delle palestre di sport da combattimento, spazio bambini e giochi.
Uno spazio per ospitare gli incontri, il concerto e la cucina cruelty free sarà allestito per l’occasione, dando vita all’Area Grizzly in uno dei troppi spazi vuoti ed inutilizzati della nostra città.
Appuntamenti:
14 marzo
- h17 Incontro “da Valerio Verbano a Dax”, in Uni. Statale
- h22 Festa Autofinanziamento in Uni. Statale
Milano. 15, 16, 17 Marzo 2013
TRE GIORNI DI MOBILITAZIONE, SOLIDARIETÀ E SPORT POPOLARE RICORDANDO DAX!
15 marzo:
- h 9.30 Corteo Studentesco per Dax h9.30 @ L.go Cairoli
-h 21 ASSEMBLEA INTERNAZIONALE h21 @ Area Grizzly
16 marzo:
CORTEO NAZIONALE ore 15 P.zza XXIV Maggio
Concerto per Dax con 99Posse, Assalti Frontali e altri @ Area Grizzly
17 marzo:
GIORNATA DI SPORT POPOLARE dalle 10 @ Parco Argelati
 More info: daxvive.info
Le compagne e compagni di Dax


Il Cordoglio dell’ANPI Nazionale per la scomparsa di Teresa Mattei


LA PRESIDENZA E SEGRETERIA NAZIONALE ANPI

Ci ha lasciato Teresa Mattei, partigiana combattente, Costituente, per anni componente della Presidenza onoraria dell’ANPI.
Un lutto gravissimo per tutti i sinceri democratici e antifascisti: Teresa è stata il simbolo di una lotta autentica e appassionata per l’uguaglianza nei diritti di tutti i cittadini, senza alcuna distinzione: proprio l’articolo 3 della Costituzione porta la sua firma.
Una vita di battaglie, la sua, a cominciare dall’esperienza partigiana – fu valorosa
combattente nella formazione garibaldina Fronte della Gioventù con la qualifica di
Comandante di Compagnia – fino all’attività nell’Assemblea Costituente, di cui a 25 anni fu la più giovane componente, alle battaglie successive per i diritti delle donne, per non dimenticare il suo impegno nell’educazione dei minori: fu lei a fondare la Lega per i diritti dei bambini alla comunicazione che promosse in tutto il mondo campagne per la pace e la non violenza, come anche la Cooperativa di Monte Olimpino, la cui attività era tesa a far realizzare - in piena autonomia - ai bambini delle scuole elementari e degli istituti per handicappati, dei documentari e cortometraggi. Alcuni di questi furono ospitati nel 1969 dalla mostra del Cinema di Venezia.
Il cinema, una passione che l’ha accompagnata per anni. Ma la più grande fu forse quella
per i giovani. La trasmissione della memoria alle nuove generazioni è stata un’altra
“battaglia” che ha segnato buona parte della sua esistenza. Memoria attiva, che guarda al
futuro. Ci piace oggi ricordare e riportare uno dei suoi ultimi messaggi - accorato, pieno di
senso di responsabilità e tenacia morale seppure pronunciato con voce ormai flebile -
rivolto ai giovani dell’ARCI di Mesagne (Brindisi): “Siete la nostra speranza, il nostro futuro.
Custodite gelosamente la Costituzione. Abbiamo bisogno di voi in modo incredibile.
Cercate di fare voi quello che quello che noi non siamo riusciti a fare: un’Italia veramente
fondata sulla giustizia e sulla libertà”.
Porteremo con noi - e non cesseremo mai neanche un giorno di trasmetterla alle ragazze
e ai ragazzi - la forza di queste parole, la loro carica di futuro e di limpido e inossidabile
amore per il Paese.

Contrazione verticale degli spazi

Luciano Granieri
La strada del viadotto Biondi comincia a cedere

Molti non se ne sono accorti,  molti non  lo sanno perché le istituzioni cittadine non vogliono pubblicizzarlo, ma Frosinone è stata scelta per sperimentare una nuova forma di evoluzione  urbanistica. La sperimentazione architettonica detta della “contrazione  verticale degli spazi “ è specifica per le città edificate su due livelli uno alto e uno basso e si pone l’obbiettivo di armonizzare lo skyline dell7 agglomerato urbano . A livello architettonico percepire un  orizzonte  frastagliato dal profilo di una collina in cui il terreno ora degrada ora si erge,  subire  il fastidio  estetico di un  cielo violentato   da guglie di cemento cresciuto in  modo disordinato e caotico,  non è armonioso. Lo scopo quindi della contrazione verticale degli spazi è quello di uniformare l’altezza degli edifici ad un livello medio, né troppo alto né troppo basso, in modo da offrire la visibilità di un orizzonte   rassicurante nella sua uniformità. La tecnica  per ottenere  tutto ciò è molto semplice nella sua genialità. Consiste nell’elevare la cubatura verticale degli edifici che vengono costruiti nella parte base ed abbassare lentamente ma costantemente il livello della collina che ospita gli edifici della parte alta. Per illustrare praticamente ciò che si vuole ottenere diremo che nella nostra città il risultato sarà conseguito quando  le costruzioni sovrastanti i PILONI avranno raggiunto la stesa altezza del grattacielo di De Matthaeis. Sullo sviluppo in altezza della zona bassa si sono attivati ben tre sindaci, Marzi, Marini e Ottaviani.   Quest’ultimo  ha proceduto ad un’accelerazione del progetto. I risultati sono visibili. Da De Matthaeis a Via Aldo Moro,  a Via Mastruccia, dalla zona del Matusa, fino alla stazione è tutto un rifiorire di alti palazzoni che grazie ai buoni uffici di imprenditori edili che hanno a cuore il bene della città, si slanciano  fino al confine del   cielo. Ma un progetto così importante non può essere portato a termine solo dagli uomini, è necessario l’aiuto anche del trascendente, della divinità. Non è un caso che il nuovo sindaco continui ad offrire   faraoniche professioni di devozione ai santi protettori San Silverio e Sant’Ormisda, ai quali è demandato il compito di occuparsi della parte alta della città.  E qualche risultato dell’intervento dei santi tanto invocati si comincia a vedere. Il crollo della parte di collina su cui poggiano  il viadotto Biondi e l’ascensore inclinato, con  la sua repentina e inaspettata velocità,  ha del miracoloso. E’ dunque iniziata l’opera di livellamento  della parte alta con la  parte bassa. Grazie  alle preghiere che il sindaco Ottavini rivolge quotidianamente  ai santi protettori , non ci vorrà molto per godere della visione del parcheggio multipiano posto alla stessa altezza della tribuna dello stadio Matusa. Mi rendo conto che   scherzare in modo cinico sul crollo che ha distrutto una parte del viadotto Biondi forse non è opportuno. Però la rabbia di vedere sprofondare la città è tanta,  per cui mi rifugio  in un amaro sorriso  per non piangere. Non è possibile vedere fagocitare dal cemento intere porzioni di territorio urbano, sottratto all’utilizzo dei cittadini, per favorire una speculazione edilizia atavica e incancrenita . Su quel martoriato declivio dove si è sbriciolato il viadotto Biondi è stato progettato di tutto, persino una pista artificiale da sci, per poi realizzare un’opera come l’ascensore inclinato, dalle finalità apprezzabili,  ma dalla  consistenza precaria e insicura considerata la fragile conformazione del  terreno sottostante. Mai si è pensato ad opere di consolidamento della collina, mai si è pianificata una messa in sicurezza generale di un territorio dalla particolare conformazione geologica. Eppure avvisaglie si erano avute, con gli strani e sinistri smottamenti verificatisi nel corso della costruzione del tunnel sotto l’alberata. Anche  in relazione al progetto di modifica urbanistica dell’area dei Piloni gli uffici tecnici competenti avevano messo in guardia sulla pericolosità di violentare un terreno tufaceo come quello della nostra città. Ma con le opere di manutenzione del territorio la speculazione edilizia non decolla, non si possono fare i giochetti del cambio di destinazione d’uso urbanistico , e allora che si continui a costruire palazzi su  palazzi, che si perseveri nel cementificare, asfaltando anche preziosi siti archeologici. Poi quando comincerà a crollare tutto ce la prenderemo con i Santi Patroni che hanno tolto la mano da sotto la collina.

Dopo alcune ore la frana ha inghiottito la strada





giovedì 14 marzo 2013

Una storiella di Provincia

Luciano Granieri



C’era una volta nella terza era geologica berlusconiana un politicozzo  ruspantello grassottello di provincia che grazie alla favorevole congiuntura dei tempi fu eletto deputato. Non contento, sfruttando anche la totale subordinazione dei suoi concittadini al tragicomico e cialtronesco regno del nano lombardo suo mentore , il nostro eroe riuscì a diventare anche presidente della Provincia.  Il tapino preso dalla voglia di governare per il bene del suo popolo non si accorse che essendo già parlamentare non poteva essere anche presidente provinciale . La cosa passò praticamente sotto silenzio perché neanche i suoi oppositori si dannarono più di tanto per far rispettare la legge e men che meno i cittadini contenti di essere comandati da uno così attento ai bisogni dei suoi elettori e pronto ad elargire regalie agli amici più fidati.  Del resto i cortigiani del consiglio provinciale guidati dal politicozzo  ruspantello grassottello, a parte la devastazione degli istituti scolastici del territorio   , di danni grossi non ne fecero. Anche perché riunendosi una volta ogni tanto, così giusto per farsi una briscoletta fra amici e per giustificare il lauto gettone di presenza,  avevano  poco da far disastri. Dopo qualche anno a seguito di una momentanea caduta in disgrazia del nano lombardo e della voracità dei suoi cortigiani regionali che si stavano mangiando la faccia fra di loro, a causa  del nuovo corso imposto da un feroce tagliatore di teste sostituitosi alle allegre comari di Arcore  il quale si era messo intesta di abolire  le province, il politicozzo ruspantello grassottello entrò in una profonda crisi morale. Si rese improvvisamente conto che la sua presenza sullo scranno più alto del governo provinciale era effettivamente illegale. Così folgorato sulla via della Pisana si scagliò contro i suoi cortigiani accusati di non averlo avvisato che la sua presidenza era un grave abuso e anzi li obbligò a decretare la sua cacciata dal soglio provinciale.  I cortigiani con solerzia e dedizioni si affrettarono a decretare il politicozzo  ruspantello grassottello decaduto dalla carica di governatore della provincia.  Fortunatamente  per il nostro eroe l’abbandono  con disonore  di un assise creava l’opportunità , ma vedi a volte i casi della vita,  di entrare in un'altra assise  ben più importante, quella regionale. Opportunità che non si sarebbe creata se il Nostro fosse rimasto ancorato alla poltrona provinciale. Disgraziatamente il  politicozzo, ruspantello, grassottello  non riuscì nell’impresa di replicare i successi provinciali, gabbato da un parente serpente  molto più navigato nel dosare  elargizioni e privilegi alla sua corte formata per lo più da sindaci amici. Fu così che il politicozzo  ruspantello grassottello rimase senza  poltrona . Deluso e sconfitto  si  stava rassegnando  alla vita grama del trombato. Ma gli amici si vedono nel momento del bisogno. Fu così che i vecchi cortigiani provinciali, dopo essersi fustigati a sangue   ammisero di essersi rincoglioniti nel defenestrare il politicozzo  ruspantello grassottello dalla congrega provinciale e si misero a disposizione per riportare alla loro testa il trombato regionale. Ma come sarebbe stato possibile  far diventare presidente uno che non era neanche più abilitato a stare nel consiglio provinciale perché fatto decadere da quegli stessi masnadieri che ora ne volevano il reintegro?  Semplice perché assessori, consiglieri di maggioranza  e poiticozzo  ruspantello grassottello fanno parte del partito guidato dal guitto di Arcore novello cecato del San Raffaele, il partito delle libertà, ovvero le libertà per lor signori di fare un po’ come cazzo gli pare, fregandosene delle leggi e calpestando i  diritti degli altri.  Tanto nessuno gli dice nulla. Perché   quando la corte di ZERI del Nano cecato ha inscenato l’indegna gazzarra nel tribunale di Milano per difendere il sacrosanto diritto del   padrone di rimanere impunito anche se venisse accertato che è un puttaniere, un ladro, un mentitore e un golpista , qualcuno si è lamentato? Giammai, anzi il presidente delle Repubblica pur deplorando la carnevalata, ha difeso la prerogativa di un puttaniere, ladro e golpista di diventare presidente del Senato. Per tornare al politicozzo  ruspantello  grassottello,  aggiungiamo che i funzionari della prefettura hanno ribadito il concetto che la delibera di decadenza essendo sacrosanta non era più emendabile, per cui il gesto di generosità dei cortigiani provinciali si rivelò  inutile e il politicozzo ruspantelllo  grassottello rimarrà a casa trombato, a meno che, sulla falsa riga della rivolta degli ZERI al tribunale di Milano i compagni di merende provinciali del politicozzo  ruspantello grassottello, non decidano di organizzare  un sit - in presso la prefettura di Frosinone  per invocare il rinsediamento del loro capo. Sarebbe un fatto grave e contro la legge, ma si sa i cortigiani del partito delle libertà, hanno la libertà di fare un po’ come cazzo gli pare, tanto nessun gli dice niente.  


Cosa è davvero la "rivoluzione" a cinque stelle


di Adriano Lotito
Se si dovesse decretare un vincitore in questa ultima tornata elettorale, indubbiamente sarebbe il Movimento cinque stelle di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Una campagna elettorale che ha riempito le piazze (lo "Tsunami tour" in giro per l’Italia), una presenza televisiva indiretta ma costante, soprattutto un risultato elettorale al di sopra di ogni previsione e sondaggio. Alla Camera raggiunge il 25,55% dei voti in Italia e il 9,67% all'Estero, per un totale di 8.784.499 voti, risultando la seconda lista più votata dopo il Pd, e ottiene 108 deputati. Al Senato ottiene invece il 23,79% in Italia e il 10% all'Estero, per un totale di 7.375.412 voti, secondo solo al Pd e conseguendo 54 seggi. I Cinque stelle risultano essere il primo partito in Marche, Liguria, Sicilia e Sardegna.
Per cercare di comprendere questo fenomeno dobbiamo innanzitutto evitare di cadere nella trappola della stampa progressista (leggi Pd) che attacca il “grillismo”, etichettandolo in modo riduttivo come "populismo" e dandone una descrizione alquanto superficiale e incompleta, animata dal puro e semplice risentimento per la sconfitta del centrosinistra. Nell’analisi che svolgeremo vogliamo caratterizzare il grillismo concentrandoci su tre fronti principali: la struttura del movimento, il programma e infine il blocco sociale di riferimento (se esiste e in che termini). Solo partendo da queste basi pensiamo sia possibile tentare di delineare una funzione sociale del fenomeno, ovvero il perché, il senso, del fenomeno Grillo, e sviluppare anche qualche previsione a breve termine. In aggiunta, pensiamo sia utile tracciare alcuni parallelismi rispetto a fenomeni simili che si sono ripresentati nel corso della storia, non per cadere nelle futili analogie tanto di moda tra gli opinionisti da salotto, ma per trarne delle lezioni strategiche utili ad affrontare il prossimo periodo.

Il movimento-azienda e l’assenza di democrazia
Innanzitutto sfatiamo un mito: il Movimento non nasce dal basso, dalla "libera associazione dei cittadini sulla Rete", ma da una pianificazione aziendale condotta da uno che di marketing se ne intende. Parliamo ovviamente di Gianroberto Casaleggio, fino a poco tempo fa capo occulto del Movimento, venuto alla ribalta dopo le dichiarazioni fuori onda di Giuseppe Favia (1). Favia si lamentava della gestione verticistica messa in atto da Casaleggio, “una mente freddissima”, il vero pianificatore di tutte le strategie del Movimento, dal blog di Grillo (di cui è fondatore) al Meetup, dall’organizzazione del primo V-day all’adesione data al referendum del 2011.
Per Favia è impensabile che Grillo possa aver pianificato tutto questo, perché Grillo è un “istintivo”. Ma chi è Casaleggio? Uno dei massimi esperti di comunicazione e marketing via Internet in Italia, ex-amministratore delegato di Webegg Spa, un’azienda di consulenza in mano a Tronchetti Provera e Pirelli. Successivamente, nel 2004, Casaleggio fonda la sua Casaleggio Associati: Strategie di Rete. E lavora per clienti come JPMorgan, PepsiCo, Marriot, American Financial Group, Bnp Paribas, Ibm, Best Western (come si legge sulla brochure del sito). Teniamolo a mente quando ascoltiamo le invettive di Grillo contro le multinazionali.
Politicamente Casaleggio è un ex simpatizzante della Lega e di Bossi; nel 2005 incontra Beppe Grillo e insieme decidono di fondare il blog che nel giro di poco tempo diviene uno dei siti internet più visti in tutto il mondo (2). Dietro al successo del Movimento dunque c’è una pianificazione a tavolino, condotta con intelligenza aziendale e spiccato acume per gli affari, un campo in cui Casaleggio è esperto. In quanto proprietario del logo, inoltre, Casaleggio si comporta come padre padrone del Movimento (ce lo ricorda ancora Favia), ha i suoi informatori, bisogna stare attenti a quel che si dice, altrimenti si rischia l’isolamento e l’espulsione (a partire dal caso Tavolazzi con cui, secondo Favia, si è voluta bloccare una protesta iniziata sul web contro la gestione Casaleggio da parte degli attivisti).
Molto interessante risulta essere a riguardo, l’inchiesta condotta da Antonio Amorosi, di Affaritaliani.it, sull’intreccio tra il modello aziendale di Casaleggio e il Movimento cinque stelle (3). Ci sono non poche corrispondenze, infatti, tra i dieci comandamenti aziendali della Webegg Spa (la società comandata da Casaleggio a partire dal 2000) e le regole del Movimento: assenza di competitività interna, che ricorda la regola “uno vale uno”; teamwork, un sistema di lavoro per gruppi funzionali che ricorda il Meetup, dove gli attivisti si aggregano per singoli temi; oppure la “responsabilità sul risultato” che evoca le semestrali dei grillini dove i cittadini confermano o meno la fiducia ai consiglieri eletti. O ancora la “produzione continua di business” o l’importanza del “divertimento” (magari nelle vesti di un comico genovese!).
Secondo Mauro Cioni, project manager della Webegg, gli stessi che lavoravano per Webegg, per Casaleggio, adesso lavorano per la Casaleggio Associati, dietro il Movimento grillino. Anche la prima aggregazione di cittadini intorno a Grillo, il Meetup di Milano, nasce da un dipendente della Casaleggio Associati, ex-Webegg, Maurizio Benzi, nel giugno 2005; un mese dopo Grillo propone Meetup come piattaforma di aggregazione agli attivisti del Movimento. Sembra proprio dunque che il Movimento cinque stelle sia la riproduzione del modello di business messo in piedi da Casaleggio, ispiratosi a sua volta al modello delle web-company americane.
In questo senso, il fenomeno Grillo, può essere inteso come un’ulteriore tappa del processo di aziendalizzazione della politica (non solo nella sostanza ma anche nella forma). Se negli anni Novanta Berlusconi porta il modello televisivo in politica, oggi Casaleggio ha introdotto la Rete, divinizzandola alla stregua di un feticcio, come veicolo principale di consenso (4). Il grillismo, come il berlusconismo, nasce prima come azienda, poi diventa partito (anche se si continua a negarlo). Con una importante e pericolosa differenza: il grillismo infatti si presenta come un fenomeno di protesta e di opposizione ai poteri forti, e dunque rappresenta un’aziendalizzazione del dissenso, un modo per convertire la giusta indignazione di larghe fasce della società in una subdola operazione di marketing.

Ideologia, programma e gruppi sociali di riferimento 
Dalla forma aziendale impressa al Movimento discende una visione della politica estremamente “tecnica”: il problema posto non è l’ordine sociale nella sua struttura fondamentalmente diseguale, bensì il come viene gestito questo ordine ritenuto immutabile.
La svolta della politica si esaurisce a una rimodulazione della pratiche di gestione dell’esistente, non in un suo sovvertimento. Sostituire i vecchi politici corrotti (la "Casta"), con volti nuovi, con “cittadini” puliti e onesti. Questa concezione, la riduzione del fare politica a un tecnicismo gestionale (che peraltro caratterizza anche il montismo e le formazioni che lo hanno sostenuto), si comprende dalle stesse dichiarazioni dei grillini eletti. Giuseppe Favia, quando fu eletto in Emilia Romagna, dichiarò di voler essere il Co.co.pro. dei cittadini (i politici come “dipendenti a progetto” della società).
Tecnicismo e cittadinismo sono i corollari di un programma interclassista, che mescola in un polverone indifferenziato varie istanze anche contrapposte. Se ci addentriamo nei venti punti proposti da Grillo nella campagna elettorale (5) troviamo rivendicazioni che si indirizzano prevalentemente verso quel ceto medio impoverito dalla crisi e che non regge la concorrenza dei grandi colossi dell’industria e del commercio: si va dalla richiesta di “misure immediate per il rilancio della piccola e media impresa” alla rivendicazione di una “semplificazione dello Stato” (non si capisce se questo significa procedere nelle liberalizzazioni berlusco-bersaniane), dallo stop ai pignoramenti delle case all’abolizione di Equitalia (che per quanto possa attrarre significative masse indebitate, potrebbe risultare un netto peggioramento nel caso si voglia procedere alla privatizzazione dell’esazione fiscale).
Un punto fondamentale è l’attacco contro l’Unione europea e l’euro, declinato in senso nazionalista: tornare alla lira e svalutarla così da salvaguardare gli interessi del capitalismo nazionale e scapito della concorrenza straniera che soffoca la piccola impresa. Sulla scuola pubblica, Grillo rivendica il riassorbimento dei tagli ma non propone nessun modello alternativo: anzi, ha rivendicato l’abolizione del valore legale del titolo di studio (storica battaglia berlusconiana) che significherebbe un inasprimento della competizione tra poli universitari e la separazione classista tra università di serie A e università di serie B (6). In tema di lavoro, il carattere reazionario del movimento si esprime con più nettezza: Grillo ha portato avanti un attacco deciso contro "i partiti" in generale (quindi anche contro i partiti del movimento operaio) e ha dichiarato di voler abolire i sindacati.
Il modello economico che sembra voler prediligere è la cosiddetta economia sociale di mercato che caratterizza l’assetto tedesco: un modello di cogestione che non va minimamente a intaccare la proprietà privata delle aziende ma che anzi fa in modo di accentuare l’integrazione della classe lavoratrice nelle dinamiche aziendali bypassando le organizzazioni sindacali.
Un’altra questione cruciale posta è il “reddito di cittadinanza”: non si capisce però in cosa esso consista, se sia un reddito minimo, un sussidio, quali i destinatari. L’unica cosa certa è come sarà finanziato: Grillo ha affermato che i soldi si ricaveranno dal taglio delle pensioni e di (tutti) gli stipendi pubblici (!). 
Altra cosa: sulla riforma Monti-Fornero che smantella i diritti dei lavoratori, nel programma di Grillo non si dice nulla. A chiarire la posizione ci pensa la neoeletta capogruppo del Movimento alla Camera, Roberta Lombardi, quando ha definito l’articolo 18 un’aberrazione: “Pensare di poter reintegrare un lavoratore nel posto di lavoro da cui è stato licenziato senza giusta causa o giustificato motivo è secondo me un’aberrazione e crea uno stato di tensione maggiore tra datore di lavoro e lavoratore stesso” (7). La stessa Lombardi peraltro aveva intessuto qualche giorno prima un elogio del "fascismo buono” che a suo dire “prima che degenerasse aveva una dimensione nazionale di comunità attinta a piene mani dal socialismo, un altissimo senso dello stato e la tutela della famiglia”. Se a questo ci aggiungiamo l’apertura di Grillo a Casa Pound durante la campagna elettorale (con la giustificazione che “l’antifascismo non mi compete”) possiamo comprendere come questo supposto superamento della dicotomia destra-sinistra finisce al contrario per assumere una piega profondamente reazionaria. Questo spiega anche l’avvicinamento al Movimento di settori dell’imprenditoria del Nord-est tradizionalmente vicini alla Lega Nord: secondo l’analisi condotta sui flussi elettorali, un terzo dei voti persi dalla Lega si sarebbe indirizzato proprio verso Grillo. Grillo stesso ha strizzato più volte l’occhio all’elettorato leghista (vedasi come esempio la presa di posizione contro la cittadinanza ai figli degli immigrati). Secondo le analisi dell’Istituto Cattaneo, i grillini avrebbero attinto il 13% dei voti a Bologna dalla destra radicale, il 10% a Torino.

Qualche appunto storico e alcune previsioni di sviluppo  
Con questo non vogliamo etichettare il Movimento cinque stelle come "fascista" o "fascistoide", ma evidenziare una certa comunanza nei gruppi sociali rappresentati e conseguentemente nelle parole d’ordine avanzate.
Anche il fascismo nasce come fenomeno di protesta della piccola borghesia impoverita all’indomani della Grande guerra, si scaglia a parole contro banche e potere finanziario (la "plutocrazia"), contro la casta politica dell’allora Partito liberale, per poi scendere a compromesso con il grande capitale, cestinare le poche rivendicazioni “progressiste” presenti nel programma iniziale, e sposare in pieno gli interessi dei grandi potentati industriali (Agnelli e co.), divenendo un ariete contro i partiti e le strutture del movimento operaio. L’ascesa del nazismo in Germania non è dissimile: uno scenario di crisi e impoverimento generale, una radicalizzazione delle classi medie impoverite, un programma contro le banche e le potenze straniere, poi l’ascesa al potere e il compromesso con il grande capitale; l’ala "sinistra" del movimento sterminata (la Notte dei lunghi coltelli) e l’amministrazione ubbidiente degli affari dei Krupp e dei grandi capitalisti tedeschi.
La piccola borghesia nelle sue varie manifestazioni storiche ha sempre iniziato sostenendo un programma e finito sostenendone un altro (di grande utilità si rivelano le analisi condotte da Trotsky sul fascismo negli anni Trenta, che sarebbe utile riprendere in mano).
In realtà, riguardo al grillismo così come si dà oggi, paralleli storici al momento più appropriati possono essere il peronismo argentino, come grande movimento populista di massa, o il Poujadismo (8) nella Francia degli anni Cinquanta, da cui successivamente emerse il Fronte Nazionale di Le Pen.
Ma tutte queste analogie devono essere sempre prese con le pinze: lo sviluppo del Movimento cinque stelle è in progress, la sua tenuta e l’evolversi del programma dipenderanno molto dall’avventura parlamentare: rapporto tra eletti e Grillo-Casaleggio, atteggiamenti nei confronti delle altre forze politiche, dichiarazioni ecc.
Sicuramente la scelta come capogruppo dei grillini della già citata Lombardi, apertamente schierata (a destra), non è un caso: può rappresentare il primo passo verso una svolta apertamente reazionaria che si sbarazzi delle pur minime rivendicazioni progressiste avanzate in precedenza. Il problema che rende difficile sviluppare previsioni sta nel fatto che il blocco sociale rappresentato dal Movimento è ancora in formazione, non è ancora chiaramente caratterizzabile e non si è ancora consolidato. Inoltre, anche dal punto di vista propriamente politico bisognerà vedere come si risolveranno alcune questioni organizzative: il movimento si costituirà come partito? riuscirà a consolidarsi sul territorio reale oltre che su quello virtuale?
Molti si chiedono se ci saranno subito nuove elezioni; in realtà sarebbe più vantaggioso per Grillo conservare l’attuale assetto e prendere tempo per risolvere le suddette questioni. Infatti il consenso per il Movimento è in continuo aumento (dalle elezioni a oggi è già cresciuto di altri tre punti percentuale) e se si andrà subito a votare, Grillo rischia davvero di arrivare primo, senza però essere capace di gestire la situazione, e rischiando di provocare l’implosione del Movimento stesso.
Oltre a questo, ci sono da considerare i fattori oggettivi: l’andamento della crisi e lo sviluppo o meno di un forte conflitto sociale anche nel nostro Paese. Quest’ultimo fattore è fondamentale per comprendere il successo di Grillo e l’ostacolo che esso rappresenta per le lotte della classe lavoratrice che pure, in vasti settori, lo ha sostenuto alle elezioni.

Il grillismo come calmiere del conflitto sociale e il problema della direzione
In questi giorni si parla tanto sul web e su alcuni giornali della decisa presa di posizione del collettivo letterario dei Wu Ming (9) contro il grillismo.
Sulla rivista Internazionale, i Wu Ming scrivono: “L’M5s amministra la mancanza di movimenti radicali in Italia. C’è uno spazio vuoto che l’M5S occupa… per mantenerlo vuoto. Nonostante le apparenze e le retoriche rivoluzionarie, crediamo che negli ultimi anni il Movimento 5 stelle sia stato un efficiente difensore dell’esistente. Una forza che ha fatto da 'tappo' e stabilizzato il sistema” (10). Sul loro blog, Giap, i Wu Ming sostengono che il grillismo rappresenta la causa e la conseguenza della crisi di movimenti radicali in Italia. Il M5s nascerebbe dunque dalle macerie del movimento altermondialista in particolare, delle quali rivendicazioni Grillo si sarebbe impossessato all’inizio, per poi cestinarle e sostituirle con il più morbido discorso contro "la casta".
Anche il rapporto con gli altri movimenti è molto contraddittorio: il grillismo cerca di pilotare, con successo, il movimento contro la Tav (basti pensare che ha raccolto il 48% dei consensi in Val di Susa), mentre allo stesso tempo fa appello al giustizialismo etico e all’esaltazione della legalità. Grillo cerca di mettere il cappello a tutte le mobilitazioni nate in questi anni per deviarle e inquadrarle in un discorso interclassista che poco a poco sta assumendo tratti reazionari. Grillo è riuscito nel corso di questi anni ad appropriarsi anche delle istanze del movimento a difesa dell’acqua bene comune e a difesa dell’ambiente. Scrivono i Wu Ming: “La nascita del grillismo è una conseguenza della crisi dei movimenti altermondialisti di inizio decennio. Man mano che quel fiume si prosciugava, il grillismo iniziava a scorrere nel vecchio letto. Nei primi anni, i liquidi erano ancora 'misti', e questo ha impedito di vedere cosa si agitava nel miscuglio, oltre ad attenuare certe puzze. In seguito, la crescita tumultuosa del M5S è divenuta a sua volta una causa – o almeno una concausa importante – dell’assenza di movimenti radicali in Italia (…) Non c’è lotta 'civica' su cui il M5S non abbia messo il cappello, descrivendosi come suo unico protagonista. Temi, rivendicazioni e parole d’ordine sono stati cooptati e rideclinati in un discorso confusionista e classicamente 'né-né', cioè che si presenta come oltre la destra e oltre la sinistra” (11).
La posizione dei Wu Ming, che si potrebbe definire come una caratterizzazione del grillismo come calmiere della lotta di classe e parassita dei movimenti, è condivisibile ma incompleta. Infatti non si spiega il fallimento di tutti i movimenti citati e non si offre una prospettiva concreta aldilà dell’infantile slogan del “tifare rivolta” nel M5S. Quello che manca nell’analisi dei Wu Ming è la questione della direzione dei movimenti. Una questione occultata perché non conforme all’identità politica di questo collettivo letterario, affezionato all’autorganizzazione e al pregiudizio nei confronti di qualunque direzione. La realtà è che se Grillo ha potuto strumentalizzare i pochi movimenti sorti in Italia in questo periodo, in un quadro di mancanza di conflitti radicali, questo è accaduto proprio perché è mancata e manca tuttora una direzione politica realmente rivoluzionaria. Il movimento altermondialista in Italia è stato un nulla di fatto proprio perché alla sua guida c’erano da una parte Rifondazione comunista, che usava le mobilitazioni come trampolino elettorale, e dall’altra le Tute bianche, che giocavano con le forze dell’ordine ed erano dedite alla rappresentazione scenografica di un scontro mimato. Grillo si è nutrito anche del tradimento del riformismo e della mancanza di una sinistra di classe. Tematiche come la difesa dell’acqua pubblica, la lotta No Tav, la critica della casta, avrebbero dovuto convergere su una piattaforma rivoluzionaria e anticapitalista. Se questo non è avvenuto e si è lasciato il campo alla falsa rivoluzione a cinque stelle, ciò è in gran parte dovuto alla capitolazione di tutta la sinistra riformista, alla sua compromissione con la grande borghesia e con la sua "casta" politica.
Promuovere e unificare le vertenze del mondo del lavoro, collegarle alle istanze dei movimenti, sviluppare un programma di rottura rispetto alle logiche di mercato, ricostruire nelle lotte un partito comunista rivoluzionario, internazionale, un sindacato di classe e di massa: tutto questo è necessario per far saltare il “tappo” con cui Grillo e Casaleggio impediscono un reale sovvertimento del sistema capitalistico. Questo faremo a partire dalle mobilitazioni del prossimo periodo, cercando di guadagnare a questa prospettiva anche quei lavoratori e giovani attivisti che oggi sostengono il grillismo ma che sono in cerca di una prospettiva alternativa a questo sistema e ai suoi difensori (di ogni genere). Una prospettiva che certo non è quella di Grillo e Casaleggio e che potrà essere costruita solo dalle masse in lotta e dai rivoluzionari.

Note1)
http://www.youtube.com/watch?v=Oah6vq4QHPY
2) http://www.polisblog.it/post/19939/chi-e-gianroberto-casaleggio-movimento-5-stelle
3) http://www.youtube.com/watch?v=vf6gi4fohFQ
4) Per avere un’idea di dove arriva il feticismo della Rete, consigliamo la visione di un inquietante video di fantapolitica, prodotto da Casaleggio nel 2008, “Casaleggio e  il Nuovo ordine mondiale Gaia”, http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=JodFiwBlsYs
5) http://www.beppegrillo.it/2013/02/lettera_agli_italiani.html
6) http://www.ilcorsaro.info/nel-palazzo/il-fascino-irresistibile-della-vaghezza-grillo-e-l-istruzione-pubblica.html
7)
http://www.giornalettismo.com/wp-content/uploads/2013/03/roberta-lombardi-articolo-18.jpg
8) Movimento guidato da Pierre Poujad fondato nel 1953, che rappresentava gli interessi di commercianti e artigiani e denunciava l’inefficacia della politica parlamentare della Quarta repubblica. Si schierava anche contro il Trattato di Roma e la Comunità europea, per il sovranismo francese. Il movimento pretendeva di scavalcare la divisione tra destra e sinistra riprendendo il tema del Partito popolare francese di Jacques Doriot, un movimento apertamente filo nazista inventore dello slogan "né destra, né sinistra".
9) I Wu Ming sono un collettivo letterario di Bologna che è stato politicamente legato al movimento altermondialista e in particolare alle Tute Bianche (ora Disubbidienti) durante le proteste di Genova 2001 contro il G8.
10)
http://www.internazionale.it/news/italia/2013/02/26/il-movimento-5-stelle-ha-difeso-il-sistema-2/
11) http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=12104#more-12104

mercoledì 13 marzo 2013

Che piazza VI dicembre diventi la piazza Syntagma ciociara

Luciano Granieri


 Il comune di Frosinone è al dissesto finanziario. Il  debito accertato ammonta  a 38  - 40 milioni di euro accumulato, a detta del sindaco Ottaviani, dalle amministrazioni precedenti di centro sinistra. Entro aprile servono 11 milioni di euro per le anticipazioni di cassa.  Per l’assessore al bilancio Mastrangeli non c’è alternativa  la giunta Ottaviani, dopo aver annullato il fondo di tre milioni  stanziati  dall’ex sindaco   Marini necessari al finanziamento della società in-house Servizi Strumentali,  e conseguentemente  licenziato i lavoratori della Multiservzi,  deve  ricorrere al fondo Salva Comuni per recuperare almeno il denaro necessario  utile ad aprile.  Il fondo Salva Comuni è un supporto finanziario  alimentato con fondi anticipati dallo Stato  destinato a tutti gli enti locali  in dissesto che ne faranno richiesta .  Per i cittadini di Frosinone si prepara un futuro lacrime e sangue. Infatti la normativa prevede, per il comune che accede al prestito, la redazione di un piano di rientro della durata di 5 anni, monitorato costantemente dalla Corte dei Conti che acquisisce anche poteri sanzionatori verso  le amministrazioni inadempienti. E’ necessario pianificare  un programma  con rigidi criteri di risanamento e di risparmi di spesa. A tal proposito si impone il  taglio di almeno il 30% delle  spese per beni e servizi da erogare alla collettività,  e la drastica riduzione del personale. Inoltre l’ente interessato può aumentare le tasse “nella misura massima consentita anche in deroga ad eventuali limitazioni”  così recita il testo. Non a caso già a giugno è previsto  l’aumento del 30% sulla Tarsu. Balzello che cambierà nome (Tares)  e che prevede oltre al pagamento per lo smaltimento dei rifiuti anche la tassa sul’illuminazione e sulla manutenzione delle strade. E’ il modello Grecia che viene importato anche per gli enti locali nostrani . Frosinone come Atene  e dal momento che nella nostra città non c’è traccia di indignados, prepariamoci a donare il sangue oltre che alla Patria anche alla nostra città. Comunque l’ineluttabilità di questa misura draconiana non convince. Dal momento che Frosinone è costantemente agli ultimi posti nelle classifiche di vivibilità fra le città Italiane,  né si può affermare che  la qualità e il costo dei servizi sia così favorevole per la collettività. Considerato che da tempo immemorabile la città è priva di un teatro pubblico , le rappresentazioni si svolgono in una ex palestra, che gli edifici scolastici sono fatiscenti, anche quelli costruiti da poco, è evidente che l’ammanco non è dovuto ad un eccesso di spesa ma ad una carenza di entrate determinata sia dalla mancata riscossione di tributi sia  dal progressivo depauperamento delle risorse provenienti dalla regione e dallo Stato . L’attuale giunta declina ogni responsabilità e imputa il dissesto ai sindaci che l’hanno preceduta, cosa in gran parte vera. Ma logica di buona amministrazione vorrebbe che i nuovi assessori  procedessero ad una profonda analisi di bilancio e si attrezzassero, finalmente,  per  risanare la situazione. Come? Valutando la legittimità  dei debiti contratti dalle giunte precedenti con la possibilità di bloccarne il pagamento in caso dell’emergere di situazioni poco chiare e soprattutto esigendo improrogabilmente il pagamento dei crediti da chi per decenni  ha potuto disporre liberamente del territorio cittadino per alimentare la peggiore speculazione edilizia. Ma è del tutto evidente che questa ipotesi non è percorribile. La sottomissione ai grandi costruttori è un atteggiamento  proprio sia del centro sinistra che del centro destra . Addirittura  i grandi elettori dell’attuale sindaco,  le nobili caste edili della città, da tempo hanno chiesto al comune lo sblocco di un milione e mezzo di volumetrie, da pagare non con gli oneri concessori, ma con la promesse di realizzare, nel mese del poi e nell’anno del mai,  a mezzo project financing, opere di interesse per la cittadinanza frusinate, giardini, piazze e ascensori vari. Interventi  necessarie a recuperare una parte dei 230 milioni di euro stanziati dallo stato a favore quei comuni che avessero pianificato  opere di riqualificazione del territorio.  Se il comune di Frosinone sia riuscito ad ottenere quei soldi non è dato sapere,  probabilmente l’esito è stato negativo, ma intanto questo escamotage è servito per cedere gratis  ingenti porzioni di città ai soliti noti. E’ dunque realistico credere in un impegno di questo comune diverso da chi lo ha preceduto nell’esigere quanto dovuto?  Evidentemente no. E’ più facile spremere all’inverosimile i propri cittadini già stremati dalla voracità dello Stato centrale. E allora? E allora serve  che almeno qualche indignados scenda in piazza  e chieda conto di questo dissesto. Urge pretendere dal  sindaco di poter accedere ai bilanci e fare pressioni affinchè chi fino ad oggi non ha pagato paghi. E’ urgente premere affinché il sindaco stesso  si attivi con altre amministrazioni comunali   per contestare il patto di stabilità e se necessario non rispettarlo. Queste cose erano nel programma con cui ci eravamo candidati alle elezioni comunali l’anno scorso .  Furono considerate da alleati e avversari troppo sovversive. Oggi le conseguenze disastrose sono sotto gli occhi di tutti . Ma è inutile rivangare. Ora serve che un pugno di indignados cominci a reagire, a pretendere che paghi finalmente chi non ha mai pagato . Che Piazza VI Dicembre diventi la Piazza Syntagma ciociara.

Habent papam. Latino americano e pauperista

Redazione di Contropiano  http://www.contropiano.org/


Fumata bianca in Vaticano. I cattolici e la Chiesa hanno ora un papa. E' Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, ha 76 anni, gesuita. Pauperista, girava con l'autobus. Ha scelto il nome del nemico giurato della Chiesa "dei ricchi": Francesco. Il primo, non a caso. Dovrà affrontare la crisi più grave della sua storia, perché l'"abdicazione" di Ratzinger ha posto il problema del ruolo che può avere ormai questa istituzione nel modo capitalistico-finanziario.
E' il primo papa non europeo, il che sposta definitivamente il baricentro di questa religione dall'"Urbe" all'"Orbis". Non sarà senza conseguenze. La sua ascesa era stata bloccata otto anni fa con la scelta di Ratzinger, ma era considerato "l'alternativa progressista" e aveva preso almeno 40 voti. Ora la crisi globale - economica, sociale, di senso - ha scavato un baratro in cui sono precipitati i curiali che pensavano soprattutto agli affari. Ben scavato, vecchia talpa...
Comunque sia, è un'accelerazione forte. Anche se la sua gestione sotto Laghi, durante la dittatura dei colonnelli argentini, non appare davvero esente da pecche. Come ricordano ad ogni occasione le Madri di Plaza de Mayo... Perché esser pauperista non significa automaticamente esser "rivoluzionari". E nessuno come i gesuiti sa mettere le distinzioni alla più severa delle prove. Che ne pensi di Bergoglio papa? «Amèn». E' stato lapidario il commento di Hebe de Bonafini, simbolo delle Madres de la Plaza de Mayo. 85 anni, la maggior parte dei quali passati a reclamare il ritorno con vita dei suoi figli desaparecidos. Sia lei che il giornalista argentino Horacio Verbinski - autore del libro "El Silencio. Le relazioni segrete tra la chiesa con l'Esma - non perdonano a Bergoglio la connivenza con i militari durante la dittatura,
Da presidente dei vescovi argentini, nel 2006, Bergoglio ha spinto la Chiesa argentina a pubblicare una sorta di mea culpa in occasione del 30esimo anniversario del colpo di Stato dei militari.

Secondo il giornale conservatore argentino "Clarin", il cardinale Bergoglio ha avuto un rapporto conflittuale con il precedente presidente argentino Nestor Kirchner, mentre le relazioni con l'attuale Presidenta, Cristina Kirchner sarebbero meno conflittive anche se "vanno e vengono". Bergoglio, nonostante il mea culpa pronunciato trent'anni dopo il golpe, secondo Hebe De Bonafini è stato un oppositore delle politiche sociali della Kirchner.
Secondo il giornale "La Prensa", il cardinale Bergoglio, in occasione dellultima Conferenza Episcopale dell'America Latina, si è rivolto ai poveri e agli esclusi lasciati fuori dal sistema a causa della modernizzazione economica, la quale riflette però anche l'avanzata della secolarizzazione e si riflette sulla perdita di seguaci cattolici nel paese. In  America Latina il 40% della popolazione è povera e il 15,4 per cento sono indigenti. Ma ha anche ammesso che in 50 anni, la Chiesa cattolica ha perso il 20 per cento dei fedeli.

Cardenal Jorge Bergoglio, arzobispo de Buenos Aires y primado de la Argentina.

Per saperne di più possono esser utili i seguenti link: 
http://it.wikipedia.org/wiki/Jorge_Mario_Bergoglio
https://www.contropiano.org/archivio-news/editoriale/item/14548-crisi-di-civilt%C3%A0
http://www.chaconoticias.com.ar/interior.php?nid=90526
http://it.peacereporter.net/articolo/5366/Il+lato+oscuro+del+cardinale
http://www.lr21.com.uy/mundo/168944-el-cardenal-jorge-bergoglio-y-los-crimenes-de-la-dictadura-argentina#.UUDY_hQMV0M.facebook

Cortesía de Sebastián Ramírez: el nuevo Papa y Videla.
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martedì 12 marzo 2013

Appello: “Emergenza rifugiati Nordafrica”, per una soluzione che rispetti la dignità umana

Oltre l'Occidente

PREFETTURA DI FROSINONE Ufficio Territoriale del Governo
P.zza della Libertà, 14 03100 FROSINONE
tel. n. 0775.2181 fax n. 0775.218466
immigrazione.preffr@pec.interno.it


oppure riempi lo spazio di Scrivi al Prefetto: http://www.prefettura.it/frosinone/index.php?f=Spages&s=scrivici.php&id_sito=1145&nodo=2101&nodo_padre=2100&tt=ok


APPELLO PER LA PREFETTURA DI FROSINONE, da inviare al Prefetto di Frosinone

“Emergenza rifugiati Nordafrica”: per una soluzione che rispetti la dignità umana

Da qualche giorno è stata stabilita la fine della cosiddetta “Emergenza Nordafrica” e migliaia di rifugiati in tutta Italia stanno per essere abbandonati una seconda volta.
Già nel corso di questi due anni trascorso dall’inizio del Piano di Accoglienza, infatti, sono stati lasciati soli dalla colpevole inerzia del Governo e di chi ha gestito l’accoglienza.
Strutture in condizioni indegne, senza acqua calda e riscaldamento, persone stipate in posti sovraffollati, disservizi e malaffari, come ci hanno raccontato i reportage dell’Espresso, di Repubblica e del New York Times, non sono però gli unici “scandali” di questa vicenda.
Salvo in qualche rara esperienza territoriale infatti, nessuna delle strutture di accoglienza ha costruito le condizioni minime perché i rifugiati provenienti dalla Libia avessero l’opportunità di rendersi autonomi, indipendenti ed inserirsi nei nostri territori. Niente corsi di formazione, nessuna traccia dell’inserimento lavorativo, zero inserimento abitativo.
Così, il circuito messo in piedi con l’Emergenza Nordafrica si appresta a dare prova del suo ennesimo fallimento consegnando alla strada migliaia di persone senza futuro.
Eppure il denaro non è mancato e le cifre fanno impallidire ogni retorica sulla scarsità di risorse: 1 miliardo e 300 milioni di euro, 46 euro a persona per ogni giorno di ospitalità, oltre 1.300 euro al mese per ogni profugo, una vera fortuna in denaro si è persa tra le pieghe di convenzioni e burocrazie, finita in tasca di albergatori e cooperative a copertura dei loro affari.
Come se non bastasse, il ritardo per il rilascio dei permessi di soggiorno ha letteralmente ingabbiato i rifugiati: senza permesso, senza carta d’identità, senza titolo di viaggio (sostitutivo del passaporto), senza quindi poter scegliere di restare, di lavorare, oppure di ripartire verso altre mete.
A Frosinone la situazione forse si presenta con una maggiore drammaticità anche per i numeri decisamente elevati rispetto a province simili.
Ci appelliamo per:
una proroga necessaria dell’accoglienza anche se con modi e sistemi diversi da quelli contemplati fino ad oggi, con i tempi necessari alla programmazione di un piano certo e condiviso;
la messa a disposizione di strumenti di inserimento sociale e lavorativo per chiunque avesse interesse a rimanere sul territorio;
L’immediato rilascio dei necessari documenti e delle risorse economiche per il ritorno nel proprio stato o negli stati di residenza.

per maggiori informazioni www.oltreloccidente.org



Il casolare dove fu assassinato Peppino Impastato venga consegnato alla colettività

Petizione lanciata d "Rete 100 passi"


    Peppino Impastato, per aver denunziato dai microfoni della sua radio le attività della mafia fu assassinato il 9 maggio 1978. Gli assassini tentarono di farlo credere un attentatore facendolo saltare sui binari della ferrovia. La caparbietà dei suoi compagni, che trovarono in un  casolare vicino una  pietra con il suo sangue , fece però affiorare  la verità.

Ora il casolare di contrada Feudo, a Cinisi  (PA), dove lo hanno massacrato ed ucciso 35 anni fa è stato trasformato in una discarica, il terreno circostante è coperto da letame e lo stato di conservazione dell’edificio è talmente grave che rischia il crollo.
Giovanni Impastato, fratello di Peppino denuncia : “Mi chiedo se sia un paese civile quello che ricopre con l’immondizia il sangue i mio fratello. E’ vergognoso , quel casolare è il luogo della memoria più importante della Sicilia che ha  lottato contro la mafia. Mi chiedono di mettere almeno una targa, ma il tetto è rotto e il proprietario porta qui le mucche a pascolare. Qualche giorno fa mi sono recato sul posto insieme a una scolaresca di ragazzi del nord, ma ho bloccato  tutto perché ho provato vergogna. Non dico di mettere il tappeto rosso, ma il sindaco potrebbe almeno vigilare sulla pulizia facendo leva sul proprietario”.

E’ una questione di dignità, noi qui abbiamo trovato il sangue di Peppino. Mi vado sempre più convincendo che la memoria di Peppino non interessa più a nessuno. Neanche a quelli ce dicono di volerla difendere , fra le istituzioni e la cosiddetta società civile . La verità è ch siamo stati abbandonati da tutti”.
Firma questa petizione per aderire all’appello di “Rete 100 passi”. Chiedi a Rosario Crocetta, presidente della Regione Siciliana , che il casolare  venga consegnato alla collettività.

TESTO:
A: Rosario Crocetta, presidente della Regione Siciliana
Vengo a conoscenza che il casolare dove fu trucidato Peppino Impastato versa in stato di degrado.

Credo che la Regione Siciliana abbia il dovere di tenere alto il decoro  di un luogo della memoria. Per questo, nel rispetto dell’impegno antimafia di Peppino Impastato e di tutti coloro che sono morti per non aver abbassato la testa, chiedo che la procedura promessa dal precedente governo regionale venga realmente attivata con determinazione e che il casolare venga espropriato e consegnato alla collettività.

Confidando sulla sua sensibilità e sull’impegno nella lotta alla mafia,  la ringrazio anticipatamente per l’attenzione  che dedicherà alla mia richiesta

Cordiali saluti,




lunedì 11 marzo 2013

La marcia degli zeri

A cura di Luciano Granieri.

Marcia degli zeri davanti al tribunale di Milano. Senza il capo assediato dai magistrati che ne sarà di questi campioni di nullità?






Numeri:

Conterò poco, è vero:
- diceva l’Uno ar Zero -
ma tu che vali? Gnente: propio gnente.
Sia ne l’azzione come ner pensiero
rimani un coso voto e inconcrudente.
lo, invece, se me metto a capofila
de cinque zeri tale e quale a te,
lo sai quanto divento?
Centomila.
È questione de nummeri. A un dipresso
è quello che succede ar dittatore
che cresce de potenza e de valore
più so’ li zeri che je vanno appresso.

Trilussa.

E adesso...musica!!!

 The Austerity All Stars

BUGGER THE BANKERS



Sulla morte di Hugo Chávez


Dichiarazione di Unità Socialista dei Lavorator ( Ust)
sezione venezuelana della Lit- Quarta Internazionale

Lo scorso martedì 5 marzo 2013, è scomparso il presidente del Venezuela Hugo Chávez. Conosciamo il dolore e la tristezza di molti compagni di fronte a quest’evento. Attraverso messaggi di testo, appelli o altri mezzi, i compagni si stanno facendo forza e stanno chiamando a “continuare la lotta”.
È noto che Unità Socialista dei Lavoratori (Ust) è stata ed è su posizioni opposte al governo chavista. Non abbiamo mai pensato che nel Venezuela di Chavez fossimo, né pensiamo di essere, sulla via del socialismo. Il governo di Chávez nacque come conseguenza del “Caracazo”, era cresciuto in questo processo, non per andare verso il socialismo, ma per ripristinare le istituzioni borghesi. Abbiamo sempre detto che si trattava di un governo nazionalista borghese, che aveva fatto alcune concessioni alle masse e per questo molti lavoratori e settori popolari lo consideravano come proprio.
Tantomeno crediamo ai discorsi dei militari sull’indipendenza nazionale e sulla “patria socialista”. Pronunciati proprio da coloro che non sono stati nemmeno indagati per il genocidio del 27 febbraio 1989.
Va riconosciuto che, lungi dall’essere un governo col fine di ottenere l’indipendenza nazionale dall’imperialismo, e al di là dei discorsi, il nostro Paese rimane sotto i dettami delle multinazionali, delle banche straniere e private e con una economia dipendente dalle rendite petrolifere e con un 40% di “imprese miste” (statunitensi, russe, francesi, spagnole, italiane, cinesi, ecc.) che non hanno nulla a che vedere con la nostra sovranità nazionale.
Le ultime misure economiche adottate dal governo sono direttamente in contrasto con il tenore di vita dei lavoratori e dei settori popolari. Vanno a beneficio degli importatori, degli speculatori e del grande capitale. Molte di queste misure sono state accolte con entusiasmo da Fedecamaras e Confindustria, rappresentanti dei padroni “oppositori”.
Dobbiamo anche denunciare la criminalizzazione della protesta operaia e popolare, le persecuzioni e le uccisioni di combattenti e attivisti sindacali, operai e del movimento popolare. Un esempio molto recente è quello di Sabino, capotribù Yupka, ucciso da sicari pochi giorni fa.
Per questo invitiamo alla riflessione tutti coloro che si battono, perché non facciano affidamento sugli inviti all’unità che ora il governo e anche l’Ufficio di unità democratica (Mud) fanno al popolo lavoratore.
È ora che i lavoratori intraprendano un percorso autonomo dai padroni e dai militari. Dai burocrati e dai corrotti. È ora che costruiamo il nostro strumento politico.
Quando sarà passato questo momento difficile, inizieranno a discutere di come governare questo Paese. I diversi settori del padronato combatteranno di nuovo per dividersi le rendite petrolifere, fonte della ricchezza nazionale, i militari compiranno quello che è il loro lavoro da sempre, proteggere il regime della proprietà privata.
I lavoratori dovranno intervenire con le proprie proposte, mobilitandosi in difesa dei loro diritti, come salari, occupazione, diritto a organizzazioni sindacali indipendenti, tra gli altri, e anche nell’interesse dei nostri diritti politici, cioè mobilitandosi per un governo dei lavoratori e veramente socialista.
Unità socialista dei lavoratori, sezione venezuelana della Lit-Quarta Internazionale, è sempre stata e sempre sarà per il sostegno e la partecipazione diretta nelle lotte che i lavoratori e le masse popolari portano avanti a difesa dei loro interessi. Rivendichiamo oggi più che mai la necessità di promuovere la mobilitazione dei lavoratori e la necessità di costruire una direzione rivoluzionaria internazionalista che sia in grado di guidare la classe operaia a prendere il potere.