Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 24 agosto 2019

Non può una banda di cialtroni risolvere un'emergenza democratica

Luciano Granieri



Come ampiamente previsto  tutto il campo progressista,  che dal Pd e muove verso la sinistra riformista, evoca e benedice un’alleanza Pd  -Movimento 5 Stelle, perché argine urgente e necessario ad una deriva antidemocratica (l’ennesima) incarnata dal fascio leghista Salvini. 

Un despota pronto a fare strame di ogni garanzia istituzionale pur di ottenere pieni poteri, una personaggio che, ad esempio, alla direttrice del Manifesto Norma Rangeri, incute timore per lo scempio che potrà compiere sulla tenuta sociale e democratica del Paese. Per questo la giornalista benedice e  qualifica la scelta di una coalizione 5 Stelle- Pd come un atto di responsabilità istituzionale a cui i leader dei due schieramenti non possono sottrarsi.  

Anche se  14 mesi di barbarie - che  hanno incattivito   il contesto dei rapporti sociali    con  il massiccio sdoganamento di impeti razzisti e fascisti, già incancreniti nella  collettività, impoverita da anni di depredazioni ,  privazioni imposte da  politiche ultraliberiste  - rendono  il quadro molto più complesso, rispetto alle presunte emergenze democratiche evocate dai governi Berlusconi,  sono convinto che la ciclicità di certe dinamiche sia ineludibile.  

Per cui ad un eventuale governo Pd-5 Stelle - chiamato  ad applicare le politiche di austerity imposte da una UE in recessione , in cui la stessa Germania è vittima delle proprie ricette economiche - succederà per forza di cose un’era ancora più populista e razzista di quella auto dimissionatasi . 

Per interrompere questa perversa ciclicità, occorrerebbe la messa in campo di una vera proposta anticapitalista, ipotesi ad oggi impraticabile, o quanto meno di difficile realizzazione, ma questa è un’altra storia . 

C’è comunque  un elemento di diversità a connotare questa crisi rispetto alle precedenti ed è una questione molto più terrorizzante  di una deriva antidemocratica.  Analizzando il crogiuolo di notizie, sussurri, grida e gossip che arriva dal campo delle consultazioni fra gli schieramenti, emerge come gli interessi di bottega, siano sfacciatamente preminenti,  in barba ad ogni scelta di responsabilità istituzionale o di interesse per il Paese. 

Nel Pd, ad esempio, il fronte parlamentare formato da deputati e senatori  renziani è disposto a concedere tutto al Movimento 5  Stelle pur si rimanere abbarbicato alla poltrona. In particolare Renzi sa benissimo che in caso di elezioni i candidati sarebbero scelti da Zingaretti, per cui, oltre alla segreteria, il padre del Jobs Act perderebbe anche il controllo sui parlamentari.  Viceversa Zingaretti , in cuor suo, vede favorevolmente la contesa elettorale, perché sarebbe una ghiotta occasione per togliersi Renzi e i suoi dalle scatole, in tutti i sensi. Il risultato elettorale del partito è ampiamente secondario così come gli interessi degli  Italiani. 

Stesso discorso per i penta stellati, molto vicino ai possibili contraenti del Pd in ambito parlamentare,  per un accordo che eviti le elezioni .  Anche per loro, soprattutto per chi è al secondo mandato - e quindi in candidabile per un terzo, in base alla legge interna al movimento -sarebbe preferibile, anzi indispensabile,  rimanere ancorato alla poltrona . Ma  Di Maio, Di Battista e Grillo non la vedono allo stesso modo e sono lontani  mille miglia dall’accordo col Pd.  I maggiorenti grillini  vogliono trarre il massimo vantaggio  dall’autogol salviniano in termini di posizioni di potere, per cui si stanno proponendo al miglior offerente. Prima opzione sarebbe quella di tornare con Salvini ma, a questo punto,  da un posizione di forza cercando di domare e sterilizzare il  Capitano del Rosario.   Seconda ipotesi elezioni, con la massimizzazione del consenso che la crisi determinata dalla stoltezza di Salvini potrebbe conferire. Senza contare che il taglio dei Parlamentari tanto invocato non è che il primo passo verso lo svuotamento delle funzioni del Parlamento, sostituito dalle consultazioni in rete le cui piattaforme elettroniche atte a gestire il nuovo sistema  sono fonte di profitto per la  Casaleggio Associati. Altro che scelte di responsabilità ed interesse per gli Italiani. 

Per quanto riguarda la Lega, la questione non  è seria ma è grave. La possibilità di fare la battaglia navale con le Ong, fonte di tanto consenso, è di fatto persa. Uno spiraglio potrebbe rimanere aperto qualora si riorganizzasse il la combriccola del contratto.  Ecco spiegata la buona dose di faccia tosta  di Salvini  nell’insistenza a riannodare i rapporti con Di Maio  & Co. Altrimenti le elezioni. Nonostante l’incognita di sondaggi in calo e l’impossibilità di guidare le truppe schierate nella battaglia elettorale   dal ministero degli interni, queste  potrebbero veramente costituire l’opportunità di arrivare ai pieni poteri. Anche in questo caso gli interessi degli italiani contano meno di zero. 

La verità è che stiamo in balia di una manica di cialtroni. Gente completamente a digiuno delle dinamiche istituzionali  e della Costituzione. Persone che hanno acquisito il consenso non sulla base di una proposta programmatica seria, articolata, con alla base un modello di società, quale esso sia,  ma in virtù di campagne di marketing costose, urlate, piene di slogan  quanto vuote di contenuti. Non so cosa questi cialtroni andranno a dire martedì prossimo al Presidente Mattarella. Spero che almeno l'inquilino del Colle nel prendere una decisione così importante pensi al bene degli  Italiani, anche se questo potrebbe non bastare.

mercoledì 21 agosto 2019

Crisi parallele: Governo nazionale e Valle del Sacco. To be.....stopped

Luciano Granieri



Strani a volte sono i casi della vita. Il nove agosto scorso  sono stato invitato dal movimento RESTA di Serrone a partecipare ad un convegno sulla grave crisi ambientale che colpisce la Valle del Sacco. Proprio in quelle ore stava prendendo forma  la crisi di governo con Salvini che staccava la spina all’esecutivo  giallo-verde. Due eventi che in realtà non hanno nulla in comune, o non dovrebbero averlo, ma pensandoci bene sono il risultato di evoluzioni simili. 

Crisi   Valle del Sacco 1: la  prima area Sin
Nel 2005, a seguito dell’avvelenamento di alcune mucche stramazzate a terra senza vita dopo aver bevuto l’acqua del fiume ,   la Valle del Sacco assurse alle cronache nazionali. Si gridò subito all’emergenza ambientale che non doveva avere colore politico.  Esponenti sia di destra che di sinistra, si affollarono in convegni simposi e consulti  con sanitari ambientalisti ed associazioni.  La   zona venne qualificata come SIN (Sito d’interesse Nazionale per l’inquinamento) cioè lo Stato avrebbe dovuto  stanziare un po’ di soldi per la bonifica, ma dopo tanto clamore, nessuno si peritò di andare a controllare le fonti inquinanti, i cui maggiori responsabili pare fossero imprese  senza scrupoli,   ma guai a toccarle.

Crisi governo  1: La presa del  potere  del Caudillo con i fascisti
 Sul fronte della politica nazionale il 1994 fu l’anno della discesa in campo di Berlusconi.  Quello delle leggi ad personam,  del conflitto d’interesse dello sdoganamento dei fascisti. Si gridò all’emergenza democratica!  Al pericolo di una nuova dittatura tutte le forze, così dette, democratiche si mobilitarono in una sorta di novello CLN per ristabilire i principi democratici calpestati del  Ras di Arcore.  All’allarme di deriva autoritaria  si aggregò anche la Lega di Bossi che, in piena legislatura, disarcionò Berlusconi favorendo, con la desistenza,  la presidenza del consiglio   Dini, primo esempio di  governo tecnico sostenuto da tutti, ex comunisti del  Pds compresi.  Un esecutivo  di quelli lacrime e sangue tanto amato dalla UE. Non a caso fu proprio Dini a menare il promo fendente ai pensionati  trasformando il sistema previdenziale da retributivo a contributivo.



Crisi governo 2: La rivincita democratica, primo governo Prodi
 La mobilitazione contro lo spauracchio liberal fascista   berlusconiano  portò alla vittoria del Centro Sinistra a guida Prodi grazie anche all’appoggio di Rifondazione. Purtroppo però di legge sul conflitto d’interesse, neanche l’ombra,  né furono toccate più di tanto le norme  ad personam. Addirittura  il presidente della Camera  Luciano Violante dell’allora Pds,  nel suo discorso d’insediamento  dette un’impressionante lezione di  buonismo antifascista  invocando comprensione per i ragazzi di Salò. Giovani da capire perché in quel marasma, quando tutto stava precipitando, era normale che alcun  giovani si schierassero con i Partigiani,  ed altri con i Repubblichini. Il fascista Fini applaudì convinto. Nel 1997 lo stesso governo di emergenza democratica targato centro-sinistra vara la legge Treu . S’introduce il lavoro in affitto, si allarga l’uso dei  contratti a termine e a tempo parziale, una norma molto gradita dai padroni, evidentemente. 

Crisi governo 3: La costituzione secondo D’Alema
L’edizione successiva dell’esecutivo di centro-sinistra, questa volta a guida D’Alema, addirittura s’incarica di  scrivere una riforma costituzionale proprio con Silvio Berlusconi, quello accusato di attentare alla democrazia nel 1994.

Crisi Valle del Sacco 2: Arriva il SIR
Tornando alla Valle del Sacco si va avanti con continui avvelenamenti di acqua aria e suolo, ci si barcamena fra depuratori che non funzionano, urbanizzazioni selvagge  e insediamento d’industrie a Rischio Incidente Rilevante fino a che, nel 2013, il ministro Clini declassa la Valle da Sito d’Interesse  Nazionale a Sito d’interesse Regionale, ossia la bonifica si farà con i soldi della Regione. Altra mobilitazione generale contro l’emergenza ambiente.  Si presentano progetti di riqualificazione cui non viene dato seguito, intanto impianti destinati a bruciare scarti di auto, cementifici, ed ogni sorta di robaccia inquinante continua a martoriare aria, acqua e suolo.

Crisi governo 4: Emergenza  Democratica ma non troppo.
Nel 2001 grazie all’”efficacia” del Fronte   di Liberazione Nazionale  targato Prodi-D’Alema, rivince Berlusconi, con Fini , quello che aveva applaudito il discorso di Violante, a gestire  la mattanza del G8  di Genova . Stavolta l’emergenza democratica, pur invocata, è  meno sentita anche in presenza del massacro genovese  ,  tanto che la legislatura targata Arcore dura fino alla fine naturale del mandato fra veline, letterine e festini a luci rosse . La successiva vittoria del centro sinistra, con il Prodi Bis, dura solo due anni affossata dalla piccata e offesa reazione del Democristiano Mastella -  organismo politicamente modificabile,  transitante da destra a sinistra e viceversa  -  offeso per essere stato indagato per affari di corruzione.



Crisi governo  5: Non emergenza democratica ma sporca questione di soldi.
Ritorna l’emergenza democratica , come logico, nel 2008   a comandare è ancora  Berlusconi, che   questa volta cadrà non per la paura di una deriva autoritaria , ma per un diktat della UE. Già nel 2010, a causa dello strappo di Fini, il governo Berlusconi non aveva maggioranza, ma per la stabilità dei  mercati una crisi di governo era una iattura . Fu il presidente Napolitano  rinviando sine die la verifica dell’esistenza di una maggioranza  ,  che consentì a Berlusconi di fare campagna acquisti in campo avverso. Scilipoti , il pittoresco Razzi ed altri parlamentari dell’opposizione   passarono con il Cavaliere consentendo la sua  sopravvivenza. Che tuttavia non durò molto . Berlusconi   cadde per mano dello spread, arma con la quale comunità finanziaria e la UE tolsero di mezzo un premier diventato improvvisamente  pericoloso per i mercati. Non fu un’emergenza democratica ma quella dei conti a defenestrare il Cavaliere  e a consegnare   Palazzo Chigi a Mario Monti  - altro tecnico affamatore di popolo -  votato da tutti:  dal Pd a Forza Italia in una salvifica  alleanza pronta ad avvallare la devastazione sociale che, in nome del pareggio di bilancio (votato anche dalla Lega nel 2012) il professore   impose all’Italia.  Fu in questo periodo che cominciò ad avere successo il Movimento 5 Stelle raccogliendo l’insoddisfazione e la rabbia di una cittadinanza prostrata.

Crisi governoi 6: La non vittoria del Pd.
Gridando proprio all’inciucio il Movimento 5 Stelle riuscì a rendere parziale la vittoria della coalizione, a guida Pd, nelle elezioni del 2013.  Cominciò la scalata di Renzi il quale, prima vinse la segreteria Pd con il trucco delle primarie aperte ,  poi scalò la  presidenza del consiglio, facendo fuori il primo inquilino di Palazzo Chigi di quel governo, Enrico  Letta. Iniziò una vera e propria deriva  anti sociale: Jobs Act, con l’abolizione dell’art.18, aumento della precarietà del lavoro con il decreto Poletti, riforma della Rai che diventava strumento di propaganda del governo,  istruzione svenduta ai capitali privati  con  la buona scuola, ed infine Il decreto Minniti  -ordito dall’esecutivo Gentiloni fedele replica di Renzi  -nel frattempo disarcionato dalla sconfitta del refrendum costituzionale. Decreto  che regalava soldi alla Libia in cambio dell’impegno di carcerare e torturare gli immigrati per non farli partire.   Già  si  demonizzavano le Ong.


Crisi Valle del Sacco 3: La politica dell’incenerimento e delle discariche
Renzi fa danni anche nella Valle del Sacco. Nel piano sblocca Italia gli inceneritori rientrano nel  novero delle aziende di preminente interesse economico, per cui possono  essere installati senza Valutazione d’Impatto ambientale. Zingaretti coglie al volo l’occasione di favorire le lobby dell’incenerimento  e comincia a pianificare l’insediamento d’inceneritori in tutta la Valle del Sacco,  prevede di attivare i termovalorizzatori di  Colleferro, proposito bloccato dalla sollevazione popolare,  per questo tarda a redigere il piano rifiuti, scaduto nel 2012. Nel frattempo le discariche abusive arrivano a 27 nella provincia di Frosinone. L’ambiente non ha colore politico, ha quello  della monnezza  su cui fanno affari, non disturbati   da alcun colore politico, appunto le maggiori multi utility.

Crisi Valle del Sacco: 4 Schiuma, incendi e nuovo Sin
L’emergenza  continua . A dicembre 2018  il Sacco viene invaso da una fetida schiuma bianca. E’ ancora una volta allarme.   Si organizzano ronde per scoprire il folle inquinatore, ma nessuno si sogna di controllare gli impianti di depurazione della grandi aziende,  o di capire perché i depuratori urbani di Acea non funzionano, guai a disturbare i grandi interessi privati. Nel frattempo la Valle del Sacco e tornata ad essere Sito d’interesse Nazionale con lo stanziamento di 53 milioni di euro per la bonifica.Non si fa in tempo a respirare, non solo metaforicamente.  La  Mecoris, azienda che stiva,  tratta e ricicla rifiuti, va a fuoco. L’impianto situato a pochi metri dall’ospedale di Frosinone, invade la città con fumi tossici. Si strilla ancora una volta all’emergenza, salvo poi scoprire che la Mecoris  ha avuto l’autorizzazione  nel 2016 ad operare in una zona gravemente inquinata, da regione, provincia e comune di Frosinone che non si è nemmeno presentato alla conferenza dei servizi. Dopo un consiglio comunale tumultuoso con i cittadini infuriati, vari simposi e convegni, convocazioni delle   associazioni ambientaliste  da parte del sindaco leghista  e  del consigliere provinciale con delega all’ambiante,  si è giunti alla conclusione che, in fin dei conti, l’incendio non è stato così nocivo, i dati Arpa lo confermano. Quindi non è così grave  ignorare  quante siano  le aziende RIR (Rischio incidente rilevante) operanti nel territorio, quante quelle  ricadenti sotto la direttiva Seveso.  Non si sa nulla a partire da come saranno gestiti i fondi per  la bonifica. Ovviamente di andare a trovare e sanzionare chi inquina non se ne parla proprio…….. to be continued alla prossima emergenza.



Crisi governo 7: Il dittatore del libero Stato di Papeete Beach
Torniamo ai governi, arriviamo all’oggi. Questa volta l’esecutivo giallo-verde non cade per una mobilitazione sinceramente democratica contro il despota Salvini, traghettato al potere dall’insipienza dei 5 Stelle, ma dalla voglia del “Truce” di avocare a se   pieni ed insindacabili  poteri, senza le palle al piede di alleati di governo inaffidabili, opposizioni , ma soprattutto senza i vincoli   della tutela  democratica identificati nella Costituzione. Forte del consenso elettorale ottenuto alle Europee e dall’ulteriore possibile  plebiscito proveniente dai sondaggi,  il Capitano del Rosario   crede di avere podestà  su  tutto e tutti  anche  sul presidente del Consiglio Conte il quale, secondo lui,  dopo le   sue intimidatorie  esternazione proferite sui social  sulla volontà di staccare la spina per capitalizzare il consenso nelle urne,   doveva  intimorito   presentarsi  dimissionario al Presidente della Repubblica. Ma il premier  lo bugera riferendo in   Senato per rendere trasparente la crisi e costringendo la Lega a presentare la mozione di  sfiducia, poi ritirata, nel tentativo di evirare la catastrofe .  La mossa di Conte (vedi Mattarella) spiazza, e di fatto disintegra,  i propositi totalitari   di Salvini, il quale senza i soldi del ministero degli interni non può gestire tutto l’armamentario di propaganda che lo ha portato al successo, né firmare ordinanze contro le Ong. Si  staglia all’orizzonte l’ennesimo governo di emergenza democratica, con M5S, Pd, Leu , + Europa  , magari guidato da un altro famelico tecnico quale l’uscente governatore della Bce Mario Draghi. O forse no.... Alla fine nulla cambia. To be continued………alla prossima emergenza democratica. 



La verità è che nessuna crisi, né quella della Valle del Sacco, né quella di governo avrà mai una soluzione nelle attuali condizioni. Ci troviamo di fronte a due blocchi sociali:  una parte collaterale alle grandi banche,  alla comunità finanziaria  -che ha nella UE la massima espressione di governo basato sulle politiche di austerity - incarnata dal Pd. Dall’altra un corpaccione granitico di imprenditori incattiviti, astiosi contro ogni forma di solidarietà sociale, i nemici dei neri, degli zingari, dei gay,  delle tasse, quelli del “meno stato e più impresa” quelli dei "fascisti brava gente" , rappresentati  della Lega, Fdi e Forza Italia.  I cinque stelle? Possono stare sia di qua che di la è un’entità flessibile che prende posizioni in base a ciò che conviene alla    Casaleggio  Associati . I due blocchi, nonostante mostrino di combattersi , sono tutt'e due  funzionali    agli interesse dei grandi capitali.  Entrambi sono attivi nel trasferire ricchezza dai redditi di lavoro a quelli della finanza.  Se questo è,   le crisi, sia quella della Valle del Sacco,  che del governo non avranno  mai soluzione, o meglio a pagare saranno sempre i cittadini più deboli Allora  sarebbe il caso di mettere in campo un altro blocco sociale quello che una volta si raggruppava attorno a ciò  che oggi è considerata un’utopia ma che dovrebbe tornare realtà.  La realtà socialista.  E’ fondamentale rimettere in campo una prospettiva anticapitalista, oggi cancellata dai radar della politica, per trasformare il To be continued in To be…….stopped.


lunedì 19 agosto 2019

Travolti da un'ondata musicale femminista

Luciano Granieri





 Ogni lotta di liberazione ed autodeterminazione parte sempre dalla distruzione di stereotipi, etichette, gabbie categoriali. Se non  si rimuovono gli steccati del pregiudizio delle narrazioni conformiste sedimentate nel tempo, nessuna lotta  di liberazione può avere inizio.  

Disintegrare  gli stereotipi  è  ciò  che ha fatto Dana Immanuel  -cantante,   autrice e banjonista inglese - nel dare vita al gruppo “Dana Immanuel & The Stolen Band  con  altre quattro straordinarie  musiciste.   Il loro primo CD  Come With Me  è una vera e propria frantumazione di etichette e consuetudini , musicali, sociali. 

Del resto proprio il percorso artistico di Dana Immanuel è un esempio d’anarchia e originalità. Come definire una ragazza che, dopo essersi laureata ad Oxford in lettere classiche,  molla tutto ed inizia a guadagnarsi da vivere suonando per strada o sotto la metropolitana di Londra con tanto di banjo e chitarra, se non allergica a tutto ciò che è conformismo?  Una vita passata fra il folk ed il blues suonato  in strada  , il whiskey dei bar,  e  i tavoli da poker.  

Dopo due album da solista : “Character Assassination “ e “Dotted Lines “Dana stava  sprofondando in una terribile frustrazione fino a quando non ha trovato quelle  quattro ragazze, straordinarie musiciste come lei, altrettanto refrattarie ad ogni convenzione borghese.  Alla Dana  suonatrice di banjo, bevitrice di whiskey, giocatrice di poker si sono aggiunte Fedora Morris, folle chitarrista elettrica - Hjordis Moon Badford , percussionista ,  ginnasta del cajon, del foot tambourine   e delle armonie in technicolor -Karen Grymm Regester  contrabbasso a spruzzo di glitter  - Basia Bartz  capace di guardare una metropoli  bruciare  suonando il violino o sfregando sul suo washboard , tutte inesorabilmente  intolleranti ad altri progetti musicali più convenzionali .  Ma tutte unite, insieme a Dana,  a portare la loro musica nelle strade, nei bar, di Londra piuttosto che di Amsterdam o Parigi. 

Che i dieci brani del cd Come With Me siano del tutto particolari lo si desume anche dall’armamentario strumentale delle ragazze : banjo, chitarre, violini percussioni di vario tipo dal cajon al washboard al foot tambourine , contrabbasso, violoncello. 

L’atmosfera che si respira  ascoltando Come with me, il brano d’apertura, è un misto di blues e rock,  Nashville invece porta sulle strade bayou  della Lousiana, in un mix di bluegrass e country alternativo.  In  altre tracce, come Achilles Heel,  irrompe una sorta di jazz arcaico stile, spams band, quelle bande di ragazzi che agli albori del ‘900 giravano per il porto di  New Orleans suonando violini sgangherati costruiti con scatole di sigari o contrabbassi formati  da mezze casse di legno. Lo  stile folk si affaccia in Colckwork  e Devil’s Money.  Going to the bottle e Motherfucking whore sono smaccatamente blues. Dunque lo stile di Dana Immanuel and the Stolen Band è blues? Si ma non solo, è bluegrass, è country è americana è swampy , insomma le cinque  ragazze suonano una musica che  contiene le radici  di tutti questi stili, ma è assolutamente originale fuori da ogni schema.  

Allo stesso modo le parole dei brani, aspre, esplicitamente dirette , sono un’invettiva dura contro il maschio.  E’un tentativo forte e potente di frantumare lo stereotipo più radicato, quello della società patriarcale che soggioga e schiavizza la donna. Un femminismo senza se  senza ma stile SCUM (Society for Cutting Up Men) il manifesto politico femminista  scritto da Valerie Solanas nel 1968. 

Ascoltando Come With Me si è esposti  senza protezione  alcuna ad un assalto femminista impietoso . Si rischia di rimanere sopraffatti da un  colpo di banjo, di essere triturati da un riff di chitarra, o segati in due da un arpeggio di violino. Piedi femminili mossi da corpi carichi di whiskey, dall’alto del cajon  ti calpestano armati di foot tamoborine. Insomma è roba forte anche se non priva di melodica armonia. Un’esperienza musicale assolutamente da non perdere.

Good Vibrations, con Come With Me e la cover di Foxy Lady



domenica 18 agosto 2019

Sora un sit-in davanti alla chiesa per imporre la pace con l'arma del silenzio

Luciano Granieri






Certo in una calda mattinata di una domenica post ferragostana a 40 gradi all’ombra, uno preferirebbe stare al mare , o al limite alla frescura dell’aria condizionata di casa . Invece no, perché un prete, tale Don Donato Piacentini di Sora, vede bene di spargere un po’ di odio, imbastendo una predica durante i festeggiamenti di San Rocco, diciamo così,  populista. L’invettiva era contro i migranti, i quali non sarebbero poi  così perseguitati al paese loro, perché vengono in Italia con catenine e telefonini sulle barche delle Ong . Evidentemente questi personaggi millantatori di disperazione devono aspettare il loro turno dopo che si sarà finito di dare sollievo ai poveri nostrani “della nostra città, della nostra Patria” (testuale).

 L’uscita infelice ha fatto il giro del web, suscitando un vespaio di polemiche. Tutta  la galassia neofascista variamente allocata  ha subito eletto Don Donato a proprio  Papa bianco e Italico, regalando attestati  di stima e tessere di Partito. In una società  già  pregna d’odio ed intolleranza frutto delle crudeli e truci farneticazioni salviniane ci mancava anche il prete populista! 

Non si poteva ,quindi, non aderire alla sit in organizzato dai ragazzi  Aspagorà di Sora, che ha visto la partecipazione di altre associazioni fra le  quali la Rete delle Comunità Solidali. 

Appuntamento davanti alla Chiesa di Santa Giovanna Antida dove l’inflessibile Don Donato avrebbe detto messa. Lo scopo era quello di chiarire, anche ad un ministro della Chiesa,  che i poveri, i derelitti, noi miseri peccatori, bianchi, neri, gialli stiamo  nella stessa barca , la quale spesso s'inabissa   portandosi  tutti sul fondo. In realtà questo concetto dovrebbe essere chiaro ad un sacerdote, ma la narrazione salviniana diffusa con tanto di rosari baciati  e branditi a mo' di spade  innanzi a folle in delirio, pare abbia fatto breccia anche in alcune parrocchie .  

Nonostante l’afa di una sonnacchiosa domenica agostana davanti alla chiesa di Santa Giovanna Antida le persone dietro lo striscione della Rete delle Comunità solidali   e dietro  quello  che ammoniva:  Stiamo sulla stessa barca”, erano in buon numero. Una folla silente e composta il cui unico obiettivo era quello di mostrare che è con la pace che migliora  l’umanità e non con l’odio.

 Non interessava inveire contro Don Donato, ma semplicemente ricordargli di amare il prossimo suo indipendentemente dalla provenienza , dal censo, dal colore della pelle.  Lo schieramento silenzioso con gli striscioni bene aperti  ha accolto il prete con un  tale surreale, ma significativo,  silenzio     da suscitare una certa sorpresa  anche presso le forze dell’ordine accorse per proteggere il prelato da chissà quale aggressione. 

Gli unici a non farcela proprio a restare in silenzio sono stati i soliti quattro (quattro di numero)  fascistelli giunti ad osannare il loro Papa bianco  italico con applausi, marziali guaiti a favore del prete uscito fra due guardie.  Questi poveracci, novelli repubblichini , ci hanno anche insultato con il solito invito a portarceli noi a casa gli immigrati……oddio che noia, sempre la stessa solfa! Ovviamente la loro provocazione è rimbalzata sul muro granitico del nostro silenzio.  

Che sia stata una manifestazione riuscita è fuori di dubbio. Solo che la nostra lotta per il rispetto dello spirito costituzionale dell’accoglienza, continuamente calpestato dalle scempiaggini di Salvini e dei suoi sodali deve continuare, sempre più fermamente  nei prossimi giorni e nei prossimi  mesi, perché se anche i , preti si mettono a predicare “Prima gli Italiani” l’aria diventa veramente irrespirabile.