Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 10 settembre 2011

NINA E MARIANNA LIBERE

Simonetta Zandiri


Nella notte tra il 9 e il 10 settembre è successo ancora. Il tentativo di avvicinamento a quella recinzione posta ILLEGALMENTE per chiudere in un fortino le forze dell'ordine che dal 27 giugno stanno occupando Chiomonte è finito in una nube di lacrimogeni ed un massiccio utilizzo di idranti sui manifestanti. Tra loro due ragazze, prese durante una sporadica incursione degli agenti fuori dalle reti, una delle quali portava nello zaino pericolosissime armi: garze, ghiaccio secco, disinfettanti. Perché Nina è una volontaria della Croce Rossa e non manca mai di dare il suo prezioso aiuto ai manifestanti che vengono feriti, sempre più spesso, da lacrimogeni SPARATI AD ALTEZZA UOMO. Per questo Nina c'era anche ieri sera e, ancora una volta, era proprio vicina al fuoco "nemico", perché chi viene colpito da distanza ravvicinata rischia le ferite più gravi e necessita di un soccorso immediato.

Nina è stata presa in una nube di gas dei lacrimogeni, è stata portata all'interno del fortino e poi trasferita al carcere di Torino e con lei una compagna. Lunedì mattina saranno processate per direttissima ed è importante e vitale che facciamo sentire a queste straordinarie donne la nostra vicinanza, la nostra gratitudine e tutta la nostra solidarietà.
Presidio di fronte al tribunale di Torino a partire dalle ore 10:00, partecipiamo numerosi!
https://www.facebook.com/event.php?eid=149274541828646

Aggiornamento
ATTENZIONE! Gli avvocati consigliano di NON fare il presidio durante l'udienza, perché rischia di peggiorare la decisione a sfavore di Nina e Marianna, quindi l'evento è spostato alle 18 al presidio in Piazza Castello

NON FATELE DEL MALE
Inaudito anche questa notte il lancio di lacrimogeni, sempre sparati ad altezza uomo, un ragazzo ferito a un occhio, un altro colpito ALLA SCHIENA (VIGLIACCHI!), ci hanno gasati anche mentre tornavamo verso il campo sportivo, all'altezza del tunnel... picchiavano minacciosamente i manganelli sugli scudi, un'altra notte surreale... e Nina è stata presa, bastardi, non fatele del male! NINA LIBERA!




Attesa finale - Immissioni ruolo scuola -Gioia,speranza,dolore

Corto di Fabio Patanè

Tra Catania e Palermo le attese nella speranza dell'immissione in ruolo nella scuola pubblica statale. Per alcuni neanche la voglia di gioire per i drammi vissuti, le speranza tanto desiderate e infrante nelle varie trappole dei vari ministri succceduti , da Berlinguer alla Gelmini, i sogni che si realizzano per alcuni e che per altri si sgretolano. Dedicato a chi ce l'ha fatta e a chi deve continuare la lotta per un diritto al lavoro sacrosanto e tanto negato.



Costretta a vivere in auto per gravi allergie malata multata: 4 mila euro in 2 anni

Sofia Capone e Giuseppe Cucinotta  fonte: INFORMAZIONE LIBERA

Storia di Ester, afflitta dalla sindrome da Sensibilità Chimica Multipla (Mcs): calvario iniziato 10 anni fa, con una crisi respiratoria. «La mia vita è stata stravolta»
Ester ha vissuto per 2 anni in auto al San Giovanni (Capone) ROMA - E’ stata costretta a vivere in auto per due anni, collezionando 4.000 euro di multe per divieto di sosta. Ester non è una senza fissa dimora, ma una malata a cui una patologia che quasi nessuno conosce in Italia ha tolto tutto. Prima il lavoro, poi la casa e infine l’amore. Una non vita. E tutto a causa dell’MCS, la Sensibilità Chimica Multipla, una sindrome immunotossica infiammatoria che altera il funzionamento di alcuni enzimi.

LA SCOPERTA DELLA MALATTIA - Il suo calvario è iniziato dieci anni fa, a soli trent’anni. Ha lavato i capelli con un balsamo ed è finita all’ospedale di Rieti con una crisi respiratoria. «La mia vita è stata stravolta, non posso entrare a contatto con nessuna sostanza chimica». All’inizio è stata la casa a darle problemi. L’odore del bucato appena steso nel cortile era insopportabile. In ufficio non riusciva a tollerare il profumo dei colleghi, ma i medici riconducevano tutto a una «semplice» allergia.

Il calvario di Ester
di S.Capone e G.Cucinotta

VITA DA NOMADE - L’unico rifugio sicuro, a un certo punto, era diventata la sua macchina. Un giorno Ester l’ha parcheggiata a pochi passi dall’Ospedale San Giovanni a Roma e da lì non si è più mossa per quasi due anni. «Vivere in auto è stata una costrizione – ricorda – mi lavavo nel giardino, che facesse freddo o troppo caldo». Dopo qualche tempo la sua automobile è stata notata anche dalla polizia municipale che l’ha multata ripetutamente per divieto di sosta.

«MI PRENDEVANO PER MATTA» - «Alcuni vigili non si rendevano conto della mia condizione e agivano per dovere, altri semplicemente mi scambiavano per matta». Motivo per cui Ester è costretta a portare nella sua borsa un certificato di sanità mentale «per essere creduta». Una malattia difficile da diagnosticare. Oltre agli effetti della malattia è questo l’altro grande dramma di chi è affetto da MCS: essere considerato un malato psichiatrico da curare con psicofarmaci. Un errore diagnostico che finisce per aggravare il quadro clinico.

«Questa patologia causa una ridotta capacità di metabolizzare anche alcuni farmaci, primi fra tutti gli psicofarmaci», spiega il professor Giuseppe Genovesi, responsabile dell’unico centro in Italia per la diagnosi e la cura dell’MCS all’Umberto I. Un centro nato dopo che la Regione Lazio, tra le prime in Italia, ha riconosciuto questa patologia come invalidante.

PATOLOGIA INVALIDANTE - L’MCS è infatti una malattia emergente aggravata dall’inquinamento. «Chi ne soffre è una sorta di sentinella dell’ambiente – sottolinea Genovesi – e si accorge prima degli altri della presenza di sostanze tossiche nell’atmosfera». Per cercare aiuto spesso, però, Ester si è rivolta al suo medico di famiglia, il dottor Giovanni Belli, che da subito l’ha creduta. «Una notte mi ha chiamato dalla sua auto perché aveva una crisi respiratoria e le ho somministrato del cortisone – ricorda il medico -. Rivolgo un appello ai miei colleghi: non etichettate queste persone come malati psichiatrici, bisogna andare oltre quello che ci hanno insegnato all’università». Per Ester non è possibile, infatti, rivolgersi direttamente a un pronto soccorso.

CODICE ROSSO PERMANENTE - «Porto sempre con me anche un certificato che mi consente di entrate direttamente in codice rosso, senza sostare all’accettazione, perché – racconta – non posso tollerare neanche i prodotti per lavare i pavimenti». Anche a causa dell'indifferenza delle istituzioni, questi malati sono spesso soli. Una condizione che questa donna conosce bene e che l’ha spinta a fondare nel 2009 un’associazione.

APPELLO A SINDACO E VIGILI - Lei non lo dice, non lo chiede - anche se ritiene «ingiuste» le multe che le hanno comminato. Ma Corriere.it lancia un appello al sindaco, al Consiglio comunale e al Comandante della Polizia Municipale: annullate le contravvenzioni a Ester; e aiutatela a curarsi.

Aiutate lei e gli altri soggetti affetti da Mcs: «Ascoltando gli altri malati ho capito che quello che feriva di più era l’indifferenza che ci circondava. Con l'associazione "Anchise" abbiamo voluto dare un punto di riferimento a chi deve combattere contro questa patologia». Se la malattia divora tutto, infatti, continuare a sperare diventa l’unico modo per sopravvivere. «Anche se so che è impossibile vorrei tornare a vivere una vita utile, magari lavorare – confessa Ester -. Spero che le istituzioni ci aiutino a sentirci ancora parte di questa società».



venerdì 9 settembre 2011

Impariamo ad indignarci per il bene di Frosinone

Luciano Granieri


In tutta Europa le città sono piene di gente che si indigna da Madrid ad Atene a Londra fino a Roma, le piazze sono invase da persone indignate per le nefandezze del potere. Ormai il termine indignati o  indignados, si legge in ogni articolo di giornale, viene citato in molti servizi televisivi, è diventato l’emblema di una rivolta sociale che non è politica ma dettata da istinti di sopravvivenza. Esiste una città dove l’amministrazione comunale sta  operando in aperto contrasto con gli interessi dei cittadini. Questa città è Frosinone. Negli  ultimi mesi sta accadendo di tutto eppure nessuno si indigna. E’ quasi passato sotto silenzio che il comune di Frosinone si sia  trovato nell’impossibilità di pagare gli stipendi ai propri dipendenti, pur dovendo riscuotere somme ingenti per oneri concessori, per affitto di strutture sportive e della Villa Comunale  . E’ accaduto che questa amministrazione abbia concorso alla messa in liquidazione della Mutliservizi Spa dopo aver disperso risorse per pagare lauti compensi ai dirigenti, lasciando ai propri dipendenti precari, oggi in cassa integrazione, una miseria di stipendio. Uno straccio di risoluzione alla situazione drammatica  determinata da un fallimento, che non ha spiegazioni plausibili se non l’incapacità di gestione dei suo manager, è stata tentata dai lavoratori stessi occupando l’aula consiliare, proponendo l’interessamento della corte dei conti per procedere all’assunzione diretta dei dipendenti ex Multiservizi. In questa città il consiglio comunale non approva il bilancio a consuntivo, ma previsionale, confidando nelle multe degli autovelox posti in ogni angolo della città per recuperare un debito di 1.500.000 euro. Dunque  ci si affida a  queste macchinette non per aumentare la sicurezza stradale ma per fare cassa. Sarebbe auspicabile, anzi,  che gli automobilisti violassero  le regole  per assicurare le entrate che mancano al comune.  Nell’attacco continuato allo stato sociale dalla città, si sta tentando di dissuadere i cittadini dall’ usufruire dei servizi. La questione degli aumenti delle mense scolastiche è stata emblematica. Una tariffa determinata ancora prima che si decidesse a quale ditta affidare l’appalto, un piano tariffario  per cui si paga anche se non si mangia,  avrebbero potuto suscitare indignazione e invece niente. Ancora una volta solo pochi cittadini si sono assunti l’onere di convincere il sindaco Michele Marini a  rivedere un tale disastro e riequilibrare in modo più equo gli aumenti delle tariffe .  Da ultimo i recenti guai giudiziari  del vice sindaco Avv.Danilo Giaccari , indagato dalla Procura di Frosinone per abuso d’ufficio e corruzione nell’ambito del caso  Forum  un monumento all’abuso  edilizio sorto in Piazzale Europa. La questione è ancora più grave perché colpisce un elemento di spicco dell’amministrazione di questa città. Da quindici anni in giunta, passando attraverso le due consiliature Marzi e quella attuale di Marini, Giaccari, oltre alla qualifica di vice sindaco, è assessore alle risorse umane, affari generali, organizzazione amministrativa, decentramento e finanza di progetto,  un assessorato dove transitano milioni di  euro e queste accuse lanciano  un velo di sospetto anche su quanto realizzato in passato dall’assessore  . L’Avv. Giaccari  è stato l’artefice del sistema project financing. Una pratica perversa che usa  soldi pubblici per gonfiare le tasche dei grandi imprenditori
del mattone. E’ evidente che a livello giudiziario non è possibile trarre alcuna conclusione.  L’avv. Giaccari è innocente fino a che non venga provato il contrario. Ma a livello politico  le accuse sono talmente gravi da esigerne le dimissioni. Non a caso la dirigenza locale del Pd sta lo convincendo ad auto sospendersi dal partito. In presenza di tali pendenze  le deleghe dell’avvocato  devono essere rimesse immediatamente nelle mani del sindaco. La cosa disarmante è che a parte una timida presa di posizione dell’esponente dell’Italia dei valori nessuno, né dai banchi dell’opposizione, né dai banchi di quella parte della maggioranza che dovrebbe essere anni luce lontana da queste logiche capitalistiche, si è sognato di chiedere le dimissioni di Giaccari.  Non si indignano i consiglieri ma purtroppo non si indigna più di tanto neanche  la gente di Frosinone. Finchè non impareremo ad indignarci, le cose nella nostra città non cambieranno mai. Pensiamoci

LA CRISI CAPITALISTA DENUDA IL GRILLISMO

Partito Comunista dei Lavoratori Genova


Sono passati tre mesi dal successo elettorale del grillismo: presentatosi come “la vera alternativa”, e soprattutto così percepito da un pezzo di giovane generazione, giustamente nauseato dalle politiche bipartisan, e alla ricerca di un riferimento “antisistema”. 

Eppure sembrano passati tre anni. La nuova precipitazione della crisi economica e sociale del capitalismo internazionale, e l'esplosione della crisi finanziaria in Italia, hanno relegato Beppe Grillo al silenzio. Non si tratta di un effetto mediatico. Si tratta di qualcosa di più profondo: l'emergere, di fronte all'enormità della crisi, del carattere minimalistico ed evanescente del programma stesso del grillismo. Che non ha nulla da dire sulla crisi sociale. E quel che dice è clamorosamente subalterno alla politica dominante. 

GRILLO: “TUTTI I CITTADINI DEVONO FARE I SACRIFICI” 

La riprova di questo si ha guardando la proposta di Beppe Grillo sulla manovra economica, depositata sul suo celebre sito ( 20 agosto). 
L'impostazione critica di Grillo verso la manovra del governo è molto semplice :” I cittadini fanno i sacrifici. I parlamentari decidono i sacrifici. I parlamentari non fanno sacrifici”. Occorre cambiare le regole, protesta Grillo : “ Tutti i cittadini devono fare i sacrifici. I cittadini decidono i sacrifici. I parlamentari debbono fare i sacrifici”. E dopo aver impostato così le cose, il programma di Beppe fa un lungo elenco di sacrifici da chiedere ai “politici” ( dimezzamento del numero, rinuncia ai vitalizi, abolizione delle doppie o triple pensioni ecc. ecc.). Tutto qui? Si, tutto qui. Al punto che Grillo stesso rivela che sono giunti al sito 500 messaggi di sostenitori scontenti che avanzano molte proposte aggiuntive: tra cui principalmente- è sempre Grillo che lo rivela- la tassazione dei beni ecclesiastici e il “default immediato”. Grillo abbozza, fa un sommario delle proposte aggiuntive, dice che le sottoporrà a referendum via Web, conclude che la proposta definitiva sarà inviata.. ai parlamentari,sperando che ne tengano conto. 

Questo scenario racchiude in sé tutti gli equivoci del grillismo, svelandone la natura truffaldina. 

POLITICI CONDANNATI, CAPITALISMO ASSOLTO 

l male sta nei “Politici” ( italiani), la soluzione sta nei sacrifici dei “Politici” . Questa è la proposta del grillismo di fronte alla più grande crisi del capitalismo mondiale degli ultimi 80 anni. Ciò che colpisce non è solo la totale inconsistenza dell'approccio, o la sua grettezza provinciale. E neppure il fatto che tra le tante proposte di merito sui privilegi istituzionali sia assente quella più elementare e democratica: la riduzione dello stipendio di un parlamentare a quello medio di un impiegato. Ciò che colpisce è l'assoluzione silenziosa della società capitalista, proprio nel momento del suo massimo disfacimento, immoralità, irrazionalità. 

I privilegi intollerabili dei parlamentari non sono la negazione della buona società civile, da cui chiamare la buona società a liberarsi. I privilegi dei parlamentari sono il riflesso in ultima analisi dei privilegi sociali di quelle classi che il Parlamento e Governi difendono: i capitalisti, i banchieri, i rentiers, e tutta la corte sociale che gravita attorno ad essi ( manager, grandi azionisti, giocatori di Borsa..). E' la classe che vive di profitto e di rendita. E' la classe che vive di sfruttamento e rapina. E' la classe che ha ridotto l'economia del mondo ( e dell'Italia) a un gigantesco Casinò, in cui una piccola minoranza di faccendieri d'azzardo si disputa quotidianamente sul tavolo di gioco lavoro, pensioni, stipendi della maggioranza della società. 
E' un caso che questa classe paghi i partiti dominanti, sia con regolari donazioni, sia con mazzette bipartisan? Gli stessi stipendi dorati dei parlamentari- non solo in Italia- sono un investimento di garanzia nella loro fedeltà. E l'investimento è sicuramente ben riposto. 

Cosa accade oggi? Accade che questo gigantesco casinò che si chiama capitalismo mondiale è in crisi rovinosa. E così le classi dominanti di tutto il mondo si appellano ai propri governi e ai propri parlamentari, perchè impongano ( enormi) “sacrifici” alla maggioranza della società. A quella stessa maggioranza che paga da trentanni le rapine dei capitalisti e dei banchieri, sotto i governi di ogni colore. 

GRILLO SI SUBORDINA ALLA RAPINA DEI BANCHIERI 

Ma se è così, dire- come Grillo- “tutti i cittadini debbono fare i sacrifici” non significa forse subordinarsi alla rapina dei banchieri? Altro che alternativa antisistema. E' esattamente l'accettazione del sistema. E per di più dei gravami della sua crisi sulle condizioni della povera gente. Perchè un operaio, un precario, un disoccupato, oppure un impiegato, un insegnante, un pensionato, dovrebbe continuare a fare “sacrifici” per consentire allo Stato di pagare ogni anno 80 miliardi di interessi ai banchieri detentori di Titoli di Stato? Cioè a quegli stessi banchieri che ogni giorno, da trentanni, chiedono tagli a stipendi, istruzione, sanità, pensioni? Eppure questo è il senso della manovra del governo Berlusconi e delle manovre “lacrime e sangue” di tutti i governi al mondo. Questa è la logica su cui convergono in tutto il mondo le cosiddette “opposizioni”. Non sapevamo che anche Grillo si fosse allineato al coro. Ora lo sappiamo. 

Il fatto di aggiungere che “i sacrifici li devono fare anche i Parlamentari”, non sposta di una virgola il problema. Perchè un conto è rivendicare l'abbattimento dei privilegi intollerabili dei parlamentari dentro un programma e una prospettiva anticapitalista e antisistema che parta dal rifiuto dei “sacrifici” popolari. ( E' quello che noi facciamo). Cosa opposta è dire che “anche i parlamentari” debbono fare i sacrifici, “come tutti i cittadini”. Questa è semplicemente una truffa. E per di più subalterna proprio alla truffa propagandista oggi in voga per far digerire i “sacrifici” alla povera gente. E' un caso che le richiesta di “sacrifici anche per i parlamentari e i politici” sia oggi così diffusa nei circoli dominanti e sulla loro stampa? No, non è un caso. I partiti parlamentari si rendono conto che rischiano la rivolta sociale se nel momento in cui chiedono nuovi sacrifici ai lavoratori non danno una spuntatina ai propri privilegi. Confindustria e banche sanno che per far ingoiare i sacrifici alla povera gente, nel proprio interesse di classe, è bene che i (propri) parlamentari facciano un po' di dieta. In un caso come nell'altro, il tema dei “sacrifici della politica” è solo il bordo di zucchero su un calice amaro offerto agli sfruttati. In altri termini un inganno sociale. Non sapevamo che Grillo, a modo suo, si subordinasse di fatto a questo inganno. Ora lo sappiamo. 

Se a questo si aggiunge l'invio della proposta dei “sacrifici dei Parlamentari”.. agli stessi Parlamentari che dovrebbero “sacrificarsi”- tramite letterina o via web- ci pare davvero superfluo il commento. I destinatari della missiva rideranno di gusto. Evidentemente un soggetto politico come il grillismo che rifiuta ogni forma di lotta di massa, nei luoghi di lavoro, nelle strade, nelle piazze, pensa di surrogare tutto questo con la potenza del web. Sino a rendere pura letteratura dell'impotenza e dell'illusione, le sue stesse proposte già di per sé subalterne. Un soggetto presentatosi come “alternativa radicale” si riduce a postino verso il potere. Ma questo non significa prendere in giro le aspettative e domande, infinitamente più serie,di tanti suoi sostenitori? 


giovedì 8 settembre 2011

DON GALLO: "DISUBBIDITE: L'ITALIA STA AFFONDANDO. IO ANDARMENE DALLA CHIESA? NO, DOVREBBE ANDARSENE QUALCUN'ALTRO...

Partigiani del terzo millennio  FONTE GAZZETTA DI MANTOVA

MANTOVA. Il male grida forte. Ma la speranza urla di più. Ha la voce arrochita di don Andrea Gallo. Per lui la gente si mette in fila due ore prima e la coda finisce per avvitarsi su se stessa, mentre il cortile della Cavallerizza è già pieno, colmo, in attesa. Nell’aria c’è profumo di Festivaletteratura, erba tagliata e chiacchiere che si rincorrono sotto il tendone. Parla don Gallo e si zittiscono tutti. Parla don Gallo e viene spontaneo pensare che così dovrebbe essere un prete. Dalla parte degli ultimi e dei disubbidienti, ma senza retorica né vanità. Un po’ sboccato e tanto profondo.
Ruvido, allegro, schierato. Un prete da marciapiede, come si definisce lui. Con le tasche piene di aneddoti, memorie, ricordi e vuote di soldi. Un prete convinto con Norberto Bobbio che «la vera distinzione non è tra credenti e non credenti, ma tra pensanti e non pensanti». Tra sudditi e cittadini, consapevoli che «l’obbedienza non è una virtù, ma la più subdola delle tentazioni». È necessario che ognuno si senta responsabile di tutto, perché nessuno si salva da solo.
Gramsci, Don Milani, La Boétie, Mario Capanna, la comicità dissacrante di Paolo Rossi, la militanza di padre Alex Zanotelli, l’entusiasmo di Fernanda Pivano, la lezione di Fabrizio De André, la febbre d’amore dei suoi ragazzi, i tossici della comunità di San Benedetto al Porto, Genova. Don Gallo si appassiona a parlare, perde e ritrova il filo, inciampa nei suoi ricordi di studente, marinaio, partigiano. Di uomo che ha vissuto, pregando Dio «di non morire democristiano». Il pubblico lo applaude, lui lo lusinga: «Siete voi lo spettacolo, a Mantova c’è l’Italia che vorrei e che si sta realizzando. Il Paese affonda, ma siamo ancora in tempo».
Il primo pensiero è per Vittorio Arrigoni, l’attivista ucciso a Gaza. La sua eredità è condensata in due parole, un appello così disarmante da suonare rivoluzionario. Restiamo umani. «Voglio essere più umano», ripete don Gallo al microfono, assicurando che il segreto è sapersi «discendenti da un unico ceppo ancestrale». Siamo tutti fratelli e sorelle. Il prete da marciapiede è anche uomo da palco, sa tenere l’attenzione e stemperare l’impegno nella risata, sempre puntuta. Risate come quando confessa di essere il consigliere segreto di Papa Ratzinger, «il pastore tedesco», e racconta di un loro colloquio recente. Del disorientamento di Benedetto XVI circa la condotta di Berlusconi, sempre aiutato, sostenuto, protetto («anche dal nostro predecessore»).
Vicinanza ideologica? Macché, 8 per mille e niente Ici. Ora, però, il boccone è troppo amaro da mandar giù. «Don Andrea, ma secondo te Berlusconi è uomo di fede?». Risposta, «no è Fede che è uomo di Berlusconi».
Impegno, come quando il filo del discorso s’infila nella cruna del G8, «se solo avessimo ascoltato i nostri giovani». I loro dubbi, la loro intelligenza. Possibile che l’unico mondo possibile sia questo? Banca mondiale, Fondo monetario internazionale, Organizzazione mondiale del commercio. Mercato selvaggio. Un mondo dove l’amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne (che don Gallo storpia in «Minchioni») si permette di ricattare gli operai con un referendum che è come una pistola puntata alla tempia: se vincono i sì bene, altrimenti mi porto la fabbrica altrove.
Impegno, risate e colore. Il pubblico invitato ad alzarsi per intonare El pueblo unido jamas sera vencido e l’urlo di battaglia Se non ora, quando? È questa la speranza che grida più forte del male, come ha scritto sulla bacheca della comunità uno dei suoi ragazzi.
Colore e rabbia. C’è anche l’onore dell’ex marinaio a bussare alla coscienza di don Gallo, che denuncia: «Abbiamo accettato d’impacchettare i naufraghi per riconsegnarli a Gheddafi, baciandogli pure la mano».
«Il primato della coscienza personale è dottrina certa, chi dice il contrario è eretico» ruggisce ancora il prete da marciapiede, citando il Concilio Vaticano II. «Andarmene dalla Chiesa cattolica? No, è casa mia, semmai dovrebbe andarsene qualcun’altro. E stasera, quando tornerete a casa, date una carezza ai vostri bambini e dite loro che è la carezza di Papa Gallo». Amen.

LOVE FOOTBALL-BEING REVOLUTIONARY! Primo appuntamento: Roma-Cagliari!

Sinistra Critica Roma

STAGIONE CALCISTICA 2011/2012

SINISTRA CRITICA ROMA PRESENTA:

love football - being revolutionary!

TUTTE LE PARTITE DELL'A.S.ROMA IN DIRETTA
AL CIRCOLO DI SINISTRA CRITICA A SAN LORENZO
VIA DEI LATINI 73 (angolo via dei Marsi)



primo appuntamento DOMENICA 11 ore 15 ROMA-CAGLIARI
ingresso a sottoscrizione libera
birreria in funzione
con la Roma nel cuore contro ogni razzismo
!

Indipendenza e conflitto sociale

Roma Bene Comune

 Molte ed importanti sono le mobilitazioni e le lotte che hanno scandito il ritmo della stagione politica che stiamo tuttora vivendo e animando. Emblematici sono stati, e sono, i conflitti delle popolazioni campane sul tema dei rifiuti e delle nocività; le rivolte dei migranti dentro e fuori i CIE; le mobilitazioni degli studenti contro una università sempre più escludente, selettiva e soprattutto contro una condizione di precarietà sempre più feroce ed invasiva; la grande avventura referendaria, straordinaria scommessa giocata e vinta dal basso; ora, ma non da oggi, la resistenza e la ribellione della popolazione della Val di Susa contro la folle aggressione TAV ai danni del territorio e delle sue risorse; passando certamente per la data del 14 Dicembre a Roma, dove i mille rivoli delle nostre esistenze veloci e precarie si sono incontrati in un pomeriggio di rabbia e rivolta.

Non episodi, ma vicende, percorsi che dobbiamo continuare a difendere e diffondere ancora con coraggio, lucidità, determinazione. Esperienze di autorganizzazione e di conflitto, che già non vivono in solitudine, perché attorno ad esse crescono ovunque nuove lotte contro la precarietà e la crisi, per il diritto all’abitare, per la difesa dei territorio e la riconquista dei beni comuni, per il reddito.

Del resto la crisi morde ogni giorno più forte e non sembra di scorgere all’orizzonte vie d’uscita. I “signori” della rendita e del profitto continuano la loro folle corsa per mettere a “valore” città, territori, ogni aspetto delle vite di ognuno e ognuna di noi. La casta dei politici di professione è sempre più lontana dai bisogni, dai desideri e dalle aspirazioni dei precari e delle precarie, di chi ha già abbondantemente pagato il prezzo della loro crisi. Molti, moltissimi/e sono ormai convinti che sia possibile e necessario fare politica da se, costruire società in altre forme, mettere in discussione a partire dalla materialità delle nostre vite questo modello economico e sociale, prendere per il collo il futuro ed il presente che vorrebbero negarci.

Anche per questo di fronte ad una manovra economica da 70 miliardi non è accettabile nessuna logica di “riduzione del danno”. Come non possiamo permetterci di far passare sulle nostre teste nessun nuovo patto sociale corredato di lacrime e di sangue. Tanto meno è possibile, di fronte ad una ricetta autoritaria ed impositiva, pensare che la soluzione sia cambiare colore alla governance con operazioni di “maquillage” che non possono che nascere già seppellite: la logica dell’alternanza, bipolare o proporzionale, è tutta dentro la ricerca di più adeguate forme di gestione della crisi, è un tentativo di fare la respirazione bocca a bocca ad un sistema impazzito ed incapace di trovare nuove soluzioni ed equilibri.

La strada non può che essere un’ altra, diversa. Nella nostra esperienza locale con ROMA BENE COMUNE siamo riusciti a mettere in connessione una pluralità di lotte che vanno dalla difesa dai licenziamenti alla conquista di diritti sul lavoro, alla lotte per il reddito di cittadinanza; dalle lotte per il diritto all’abitare alle mobilitazioni contro le cementificazioni e le devastazioni ambientali, per il riuso della città e del patrimonio pubblico; dalle lotte dei precari della cultura e della conoscenza a quelle studentesche dei medi e degli universitari.

Respirare insieme per cospirare insieme, qualcuno diceva, e ci si sta provando. Senza la pretesa di annullare peculiarità, differenze, soggettività, con l’idea, però, di mettere in gioco il nostro patrimonio di elaborazione e aggregazione sociale non in maniera “asettica” o peggio strumentale, ma costruendo passo dopo passo pratiche di conflitto e di organizzazione più pungenti e adeguate alla fase che ci troviamo ad attraversare. Una scommessa non semplice che ha già dimostrato di rendere più forti le vertenze e le lotte che ciascuno fino ad ora aveva condotto in “solitudine” e che ha aperto importanti spazi di movimento in una realtà resa sempre più spesso asfittica dalla mancanza di luoghi pubblici di cooperazione, troppo spesso rinchiusa dentro angusti ed astratti recinti di calcolo soggettivo.

Un'esperienza, diversa ma simile, siamo convinti sia necessario alimentarla sul piano nazionale. Perché ogni vertenza ogni lotta, anche la più solida da sola è condannata ad avvitarsi su se stessa con il rischio di essere sconfitta. Perché la frammentazione dell’esistente è oggi talmente profonda da uscire dalla dimensione semplicemente “produttiva” ed “economica” per entrare nella sfera emozionale e dell’immaginario. Perché, dunque, è necessario ricomporre dal basso, inventare un nuovo processo di reciproco riconoscimento, ricostruire nella piazza, dentro le lotte, nella chiarezza dell’indipendenza, l’immaginario e lo spazio del conflitto, la possibilità della trasformazione radicale dell’esistente.

Per questo, senza chiusure e senza ideologismi, vogliamo condividere con le altre lotte, con gli altri movimenti, le reti indipendenti e il sindacalismo conflittuale l’idea di percorrere insieme il prossimo autunno dando voce e forza alle tante esperienze indipendenti ed autorganizzate.

Proponiamo in questo senso un primo incontro nazionale per Sabato 10 Settembre a Roma nello spazio dell’ex deposito ATAC S. Paolo sottratto dai movimenti alla vendita e alla speculazione.

E’ vero un vento nuovo ha cominciato a soffiare. Ma è compito nostro provare ad alzare le vele e con la nostra “nave dei folli” tornare ad inseguire l’orizzonte.

Liberafesta a Frosinone

Documento finale dell’Assemblea Operaia e Popolare Cassino

Documento finale dell’Assemblea Operaia e Popolare del 03 Settembre 2011 nella Sala Restagno del Comune di Cassino.


Oggi 03 Settembre 2011 a Cassino presso la Sala Restagno del Municipio cittadino si è tenuta una ricca e partecipata Assemblea Operaia e Popolare. L’Assemblea di oggi è il coronamento di un percorso avviato alcuni mesi addietro a partire dall’appello “Prepariamo la resistenza al Piano Marchionne” promosso da un gruppo di attivisti sindacali di FIAT e di altri stabilimenti industriali del Basso Lazio trasversalmente alle differenti sigle sindacali.

Con l’Assemblea di oggi, in linea con gli obiettivi definiti nell’appello, sanciamo la nascita del Comitato Operaio e Popolare di Cassino e del Basso Lazio. Questo comitato vuole contribuire a rafforzare la preparazione della mobilitazione contro l’attuazione del “Piano Marchionne” allo stabilimento FIAT di Cassino. Quindi miriamo alla costruzione di un fronte politico-sindacale che unisca tutte le forze conflittuali al fine di respingere l’offensiva di Governo e padronato sancita dai modelli Marchionne e dalla finanziaria.

La realizzazione dell’assemblea è avvenuta in un contesto diverso da quello di partenza quando avvennero la stesura e la diffusione DELL'APPELLO. E’ chiaro che il progetto di Marchionne è quello di chiudere gli stabilimenti FIAT in Italia, spostarne i capitali nella speculazione finanziaria e contestualmente rendere un servizio al resto degli industriali nostrani aprendo la breccia dell’abolizione del CCNL, del diritto di sciopero e di decenni di conquiste sindacali. Al contempo avevamo scritto che Marchionne e il suo “Piano”, lungi dall’interessare soltanto i lavoratori del comparto FIAT, erano “l’avanguardia” del programma dell’alta finanza, degli industriali e del teatrino della politica che vuole far fronte alla crisi cancellando e riscrivendo in senso peggiorativo decenni di conquiste sindacali della classe operaia. L’approfondirsi in tempi rapidi della crisi economica del nostro paese ha portato ad un accelerazione del quadro della situazione: prima con l’Accordo del 28 Giugno poi con la legge finanziaria in via d’approvazione va predisponendosi l’estensione per legge della ricetta Marchionne al complesso delle relazioni industriali del paese (così facendo carta straccia dell’articolo 41 della Costituzione, del CCNL, ecc.).

E’ oramai un sentire comune, emerso chiaramente nel corso dell’assemblea, che di fronte agli scenari aperti dalla crisi, di fronte all’attacco alle conquiste dei lavoratori, di fronte alla riduzione degli spazi di democrazia dentro e fuori il posto di lavoro, di fronte alla portata dell’attacco padronale-governativo occorre un salto di qualità da parte del movimento operaio e popolare. La partita che si gioca attorno alla recente finanziaria non è una partita tra una porzione di capitale e i lavoratori di una singola categoria produttiva bensì riguarda tutti i lavoratori.

La posta in palio riguarda la via d’uscita dalla crisi generale in cui, per leggi ad esso intrinseche, è sprofondato il capitalismo. E’ possibile vincere le battaglie del presente solo affrontandole come parte di una battaglia più complessiva tra due fronti contrapposti e due differenti vie d’uscite dalla crisi. Non si fa fronte efficacemente contro la portata dell’attacco padronale in atto resistendo “fabbrica per fabbrica” e attenendosi al “protocollo” sindacale. Prima per Pomigliano e Mirafiori oggi per quanto riguarda Cassino è la battaglia conto l’approvazione della finanziaria “lacrime e sangue” la partita si gioca sul piano politico.

Da una parte ci sono i Marchionne, Berlusconi & co. che ci propongono la strada di accodarci alla preservazione delle loro rendite milionarie mentre noi lavoratori dovremmo spartirci la miseria di salari sempre più da fame e condizioni di vita sempre peggiori. E’ questa la strada della barbarie e della guerra tra poveri come soluzione alla crisi, è la strada per cui oggi ci si chiede di fare sacrifici in nome del sistema Italia per farne ancora di peggiori domani come magari intrupparci al loro seguito in una nuova guerra mondiale (d’altronde questo è l’esito storicamente dato della via d’uscita dei padroni dalla crisi del loro sistema).

Dall’altra parte c’è la via d’uscita dalla crisi possibile e realizzabile che può e deve essere scritta anzitutto dai lavoratori e dalle loro organizzazioni di riferimento ed è stata enunciata a più riprese nella stagione di lotta che ci lasciamo alle spalle, partendo dai “NO” di Pomigliano e Mirafiori, passando per il 16 Ottobre, il 14 Dicembre, i referendum sui Beni Comuni, le ultime elezioni amministrative fino alla resistenza NO TAV.

E’ la strada della via d’uscita dalla crisi facendone pagare il prezzo ai responsabili, è la strada della cacciata del Governo Berlusconi seguendo il vento di cambiamento che sta attraversando il mondo dai paesi del nord africa all’Europa, è la strada dell’instaurazione di una nuova direzione del paese che sia espressione delle rivendicazioni e degli interessi dei lavoratori e delle masse popolari, che adotti tutte le misure e i provvedimenti più urgenti per impedire che la crisi travolga i lavoratori, che lo faccia a costo anche di dover passare sopra agli interessi dell’alta finanza, dei ricchi e degli straricchi che questa crisi l’hanno determinata e la estendono, che abbia la forza e l’autorità per farlo!

Occorrono misure urgenti come l’abolizione del debito pubblico e la nazionalizzazione delle principali banche senza costi per i cittadini per colpire a fondo la speculazione finanziaria e il potere bancario! Occorrono misure per il taglio drastico delle spese militari e la cessazione di ogni missione di guerra usando la spesa pubblica risparmiata per finanziare i servizi pubblici in dismissione! Occorrono misure per la garanzia del diritto di ogni adulto ad un lavoro utile e dignitoso attraverso l’abolizione di tutte le leggi sul precariato, la riaffermazione del contratto a tempo indeterminato, il contratto nazionale, il blocco dei licenziamenti, l’occupazione e la nazionalizzazione sotto controllo operaio delle aziende in crisi che licenziano.

Si esce dalla crisi solo facendone pagare il prezzo ai responsabili e creando le condizioni per il diritto di ognuno ad una vita e ad un lavoro dignitoso. Solo in questo modo è possibile riportare il nostro paese su una strada di progresso e di rinascita!

E’ attorno a questo obiettivo che devono oggi coordinarsi tutte le forze combattive, conflittuali e sane del paese a cominciare proprio dai posti di lavoro, il bersaglio principale dell’attacco padronale, che dobbiamo trasformare in centro della riscossa per un’altra via d’uscita dalla crisi.

Questo è lo sfondo delle battaglie che prossimamente interesseranno lo stabilimento FIAT di Cassino. Ciascuno dalla propria postazione di lotta, come Comitato Operaio e Popolare di Cassino e del Basso Lazio, vogliamo contribuire, a partire dalla costruzione della mobilitazione contro l’estensione del Piano Marchionne a Cassino, a scrivere le pagine dell’alternativa alla via d’uscita dalla crisi che governo e padroni vogliono imporci.

Diamo fin da ora la nostra adesione allo Sciopero Generale del 06 Settembre e lavoreremo nella direzione di trasformarlo nel primo di una lunga serie di giornate di lotta e non di testimonianza che porti alla cacciata dal basso del Governo Berlusconi e alla costruzione dell’alternativa .

Contestualmente diamo la nostra partecipazione e collaborazione all’assemblea nazionale dei movimenti per il Bene Comune che si terrà il 10 Settembre a Roma, ugualmente all’assemblea del 1° Ottobre della piattaforma “Dobbiamo Fermarli” che si terrà sempre a Roma e all’appello degli “Indignados” spagnoli, per una giornata internazionale di mobilitazione il 15 Ottobre per la costruzione dell’alternativa alla crisi.



Da Cassino al resto d’Italia possiamo vincere, dobbiamo vincere, dipende da noi!

mercoledì 7 settembre 2011

Dalle Piazze del 6 settembre

Luciano Granieri


 La clip che segue è  costruita con le immagini  di Fausta Dumano , la musica di Manu Chao e dei Modena City Ramblers . Guardando queste foto mi sono reso conto che la tanto sbandierata unità sindacale è possibile . Ma il percorso sin qui proposto per raggiungerla è stato del tutto errato. Non è sul terreno delle concessioni ai padroni  o sulla linea morbida delle trattative all’acqua di rose che si raggiunge l’unità sindacale. L'unità è possibile solo  tornando a manifestare nelle piazze affianco dei lavoratori . A Roma, come a Firenze, come a Brescia,  gli iscritti ai sindacati sfilavano insieme . Certo quelle piazze separate fra CGIL e USB  vanno eliminate al più presto, ma è un fatto che nello stesso giorno hanno manifestato, lavoratori dei sindacati di base (USB) , della  CGIL, ma anche della  CISL e della  UIL . Ormai la base dei sindacati di regime non riconosce più ,anzi sconfessa,  i propri leader Bonanni e Angeletti, arruolati a tutti gli effetti nell’esercito  confindustriale e governativo lanciato all’assalto dei diritti dei lavoratori.  I semi  sono  stati gettati ma ora è necessario coltivarli affinchè possa nascere  una foresta gigantesca in grado di soffocare la  mala pianta neo liberista. La responsabilità più grande tocca ora alla CGIL. Dovrebbe ormai essere chiaro a Sussanna Camusso che nessuna concessione può essere fatta alla classe dei finanzieri e dei padroni. E’ stato sufficiente aprire   una  crepa sul terreno dei diritti con l’adesione all’accordo del 28 luglio, per ritrovarsi sospesi sulla voragine dell’articolo 8 della manovra  che distrugge lo statuto dei lavoratori  e le tutele dell’art. 18. E’ necessario che la CGIL non faccia un passo senza consultare i propri iscritti. Urge che il più grande sindacato italiano torni realmente a difendere i diritti dei lavoratori, torni a dialogare con i sindacati di base, torni ad essere patrimonio gestito dai propri iscritti. E’ una responsabilità enorme ma ormai ineludibile . 

CANTAMOS! Noi di sinistra e trallallà - musica di paoli, parole di sinistra e trallallà

Laura Jurevic.


Data la velocità delle minchiate che riescono a fare, scusate se qualche metrica non è corretta ma non gli si sta dietro... facile che domani la notizia sia già superata dagli eventi...loro

Musica: (fate partire)




Parole: 
(Musacchio alla chitarrina...)

Noi di sinistra e trallallà
avevamo fatto manifesto  
per benedettosedici che
ci rallegra con il suo sereno sguardo
c'era scritto:
"grazie benedè                                  
che ci sei, venuto a trovà
per i giovani e gli operai
tu hai fatto tanto sai
evviva!!! siam sinistra e trallallà"

(Migliore all'ukulele)

Noi di sinistra e trallallà
eravamo tutti felici
ma poi qualche bruto come te
ci ha strappato il nostro manifesto  
indignati, e tristi ora siam,
perchè benny , di niky il verbo è
grazie a lui e soldi a don verzè
NICOLA carriera fa
viva sinistra e trallallà....

(Fava alla fava)


viva sinisitra e trallalà
viva Eyjafjallajökull , evviva tilt
ma ora noi c'abbiamo il broncio
perchè ci han stropicciato il manifesto


l'attaccammo saltellando qua e la
per propagandare
sinistra e trallallà
tra poteri forti e santità,
narrazioni e amenità
entreremo nel piddì!!


(bertinotti al piffero)

noi siamo di sinistra e trallalà
con il manifesto sgualcito in mano
mo vogliamo proprio vedè
se non si indignano tutti quanti
c'appelliamo alla democraticità
dei manifesti nostri che non si possono stacca'
perchè niky poi s'adira, e con un un gesto e un anatema, il diluvio su di voi manderà


(silvio affettuosamente al piano)
siam di sinisitra e trallallà
ma sinistra è solo un gvosso schevzo...


(assolo di Migliore, con speranza)
e poi ci troveremo come la diccì
con fini piddì e l' udc
e forse non ci lasceremo mai
ognuno a farsi i cazzi suoi
e poi ci troveremo come la diccì
con fini piddì e l' udc
e forse non ci lasceremo mai
ognuno a farsi i cazzi suoi... 
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SEL: Indignazione.

Gli scriventi esprimono indignazione per gli incresciosi episodi di vandalismo accaduti stamattina, quando alcune persone, vedendo i due manifesti del nostro movimento di “Benvenuti ai Congressisti e al Papa” e di sostegno allo “Sciopero Generale”, hanno danneggiato e strappato gli stessi.
La campagna di pregiudizi e discriminazioni in atto nei nostri confronti, evidentemente, comincia a portare i suoi frutti avvelenati, fatti di estremismo e squadrismo.
Auspichiamo che le forze politiche e sociali democratiche prendano le distanze da certi episodi.
Domani ci recheremo dalle autorità competenti per denunciare il fatto.

Gruppo Consiglio Comunale Sinistra per Ancona-SEL
Circolo SEL con Vendola Ancona
Circolo tematico SEL “Lavoro, Porto, Trasporti” Ancona

Ancona 6 settembre 2011

Favoletta proletaria

 Luciano Granieri



C’era una volta, in un era e in luogo molto lontani, il paese DEI MERCANTI E DEI LABORIOSI.  Nel paese i mercanti costruivano e  vendevano le merci ,possedevano i campi da coltivare.  I laboriosi  lavoravano nelle botteghe e nei campi dei mercanti  e da questi  venivano pagati per il loro lavoro.  Fra i laboriosi c’erano anche i dottori che provvedevano alla salute dei cittadini , i maestri  ai quali  era affidata l’educazione dei giovani e i mastri manutentori che  si occupavano di tenere in ordine le vie,  i palazzi e i giardini del paese.  Nella piazza centrale c’era la chiesa, dove il curato diceva messa, e il palazzo degli otto saggi. Il palazzo degli otto saggi  era la sede del governo. Nella stanza della sapienza  quattro membri dei mercanti e quattro dei laboriosi , eletti dai cittadini, provvedevano  a governare la città . Il consiglio degli otto saggi nominava  un presidente che ogni due anni cambiava, una volta era un membro dei laboriosi, la volta dopo dei mercanti . Ogni cittadino, mercante o laborioso che fosse,  provvedeva a versare    agli  otto saggi  una parte del suo  guadagno secondo la propria disponibilità. Le somme raccolte servivano per aiutare tutti secondo i propri bisogni. In particolare con gli scudi raccolti dagli otto saggi si provvedeva a pagare i dottori che curavano la salute dei cittadini, i maestri per l’educazione dei giovani  e i mastri manutentori per la cura della città. Da questa somma si traeva anche il necessario per accudire gli  anziani   e gli indigenti. Il paese prosperava, ognuno riusciva a vivere dignitosamente  e felicemente. Un triste giorno il nuovo presidente del consiglio degli otto saggi,  un mercante goffo e grassoccio, decise di cambiare le cose perché secondo lui i mercanti non potevano pagare così tanto per tutto  il benessere del paese. Le ricchezze accumulate dai mercanti dovevano servire ai mercanti , se si aveva abbastanza denaro per pagare un dottore personale , e per  stipendiare   un maestro di famiglia a disposizione dei propri figli (presso il curato i preti maestri erano numerosi e ben istruiti), perché dare soldi a tutto il  paese?. Che i laboriosi provvedessero da loro a alla propria sopravvivenza!!!! Fu così che i mercanti non versarono più agli otto saggi,   i loro scudi e il denaro disponibile per il benessere  della comunità   iniziò a scarseggiare. I Laboriosi  decisero di pagare di più per sopperire alla mancanza dei soldi non versanti dai mercanti. Ma non fu sufficiente. Scaduti i due anni di presidenza  del mercante grasso  nel collegio dei saggi toccò ad un saggio laborioso  comandare , ma nel frattempo i saggi  mercanti avevano corrotto e comprato i saggi laboriosi per cui nulla cambiò . Si decise  che anche i laboriosi in parte dovevano pagare i dottori, e i maestri, e i mastri manutentori .  Questa ingarbugliata situazione portò all’impoverimento dei laboriosi e ad uno straordinario arricchimento dei mercanti.  Gli uni riuscivano a malapena a sopravvivere,gli  altri vivevano nello sfarzo. Con i milioni di scudi accumulati, i mercanti  iniziarono una compra vendita di pezzi delle proprie botteghe. Ogni bottega venne divisa in parti e  ad ogni parte venne attribuito un valore in scudi che a seconda della produttività della bottega  poteva aumentare o diminuire . Ogni mercante comperava e  rivendeva  un o più di queste parti,  secondo la propria convenienza . Il gioco divenne talmente remunerativo che alcuni mercanti,  dismisero la loro bottega  per cercare guadagno solo su tali compravendite   . Altri i mercanti  usarono l’enorme accumulazione di scudi per aprire una banca.  Uno degli elementi  che attribuiva valore a una bottega e di conseguenza rendeva più remunerativa la vendita delle sue parti, era la possibilità di fabbricare di più spendendo di meno. Fu così che molti laboriosi furono licenziati e ai pochi rimasti fu imposto di lavorare giorno e notte per una misera paga .  Per i laboriosi le cose peggioravano  sempre più. Molti non avevano i soldi neanche per  mangiare. Anche le casse del consiglio dei saggi, privi degli scudi dei mercanti, erano desolatamente vuote. Fu così che qualche laborioso per sopravvivere cominciò a chiedere prestiti  alla banca aperta dei mercanti i quali furono ben felici di guadagnare  sugli interessi dei prestiti concessi ai poveri laboriosi . Anche il consiglio dei saggi non avendo i denari necessari ad assicurare la sopravvivenza dei cittadini  chiese prestiti alla banca dei mercanti. Questi furono concessi, ma i mercanti pretesero che il consiglio dei saggi diminuisse i soldi dati a dottori maestri e mastri manutentori  utili alla vita dei  cittadini . In questo modo   sarebbe stata  più sicura la restituzione del prestito e il pagamento degli interessi.  Le cose peggiorarono ancora molti non  avevano soldi a sufficienza per   acquistare i beni necessari al sostentamento  , tanto che botteghe e opifici rimanevano con i  magazzini pieni di merci invendute. La frutta e la verdura marcivano nei campi , il bestiame invecchiava e moriva nelle stalle .  Qualche mercante, che non era stato  abile a guadagnare con la compravendita di pezzi di botteghe, o  a speculare  sui prestiti concessi al consiglio corrotto dei saggi ,ma che aveva continuato ad investire i propri scudi sulla produzione della fabbrica cominciò  anch’egli ad impoverirsi. Nel paese  le strade iniziarono  a sgretolarsi, i giardini a seccare perché  anche i mastri manutentori erano stati licenziati, non avendo il consiglio dei saggi di che pagarli.  I mercanti più ricchi  avevano edificato una cittadella fortificata poco fuori della città difesa da un esercito mercenario, con edifici di lusso dove potevano bearsi della propria ricchezza. Fuori , nel paese, vagavano ormai resti umani  in cerca di scarti di cibo, erano malati perché anche i dottori non avevano i mezzi per curarli. Alcuni fra i dottori vagavano disperati, altri prestavano la loro opera ben remunerati dentro la cittadella. Ma un giorno  alcuni laboriosi, stanchi ed esasperati, fuggirono nel bosco . Iniziarono una nuova vita costruendosi armi rudimentali con le quali cacciavano gli animali per nutrirsi, molte altre povere genti li raggiunsero dal paese ormai invaso dalle epidemie e cominciarono ad assuefarsi alla caccia e ad apprendere le arti della guerriglia. Dopo qualche anno questo esercito di disperati, rafforzatosi nel corpo e nel cuore, decise che era giunto il momento della riscossa. Ritornò in  paese ed insieme ad altri disperati che li erano rimasti prese d’assalto la cittadella dei mercanti ricchi. L’esercito mercenario, infiacchito dalle abbondanti  libagioni non riuscì a porre resistenza ed anzi si fece rubare le armi dai rivoltosi. Questi entrarono nella cittadella, arrestarono tutti i mercanti ricchi e requisirono i loro denari. Assaltarono la banca impossessandosi  dei forzieri d’oro. Il denaro requisito fu restituito  a tutti i cittadini i quali ,ognuno  secondo la propria possibilità ,ne pagò una parte ad un nuovo consiglio di otto saggi . I saggi non più corrotti con le risorse ottenute ricostruirono botteghe e opifici ,  tornarono ad arare i campi e ne assunsero il controllo diretto in nome del popolo in modo che nessuno potesse trarne vantaggio personale. La banca rimase.  Nei suoi forzieri  c’era una parte del denaro versato dai cittadini.  A gestirla erano i cittadini stessi i quali decidevano se concedere o meno prestiti  ad opifici in base all’utilità sociale della loro attività. I dottori tornarono a curare i cittadini senza che questi  dovessero pagare nulla, così gli insegnanti  tornarono ad educare i giovani  , e i mastri manutentori con i soldi del popolo rimisero in sesto il paese.  I mercanti arrestati  furono liberati, ma obbligati a lavorare , la loro paga mensile venne requisita fino a quando la somma delle mensilità non avesse raggiunto un importo di risarcimento danni  equo  da pagare  tutta la popolazione che a causa loro era vissuta di stenti ed in qualche caso aveva conosciuto la morte.  Quel paese non era più dei mercanti e dei laboriosi, divenne il paese dei LAVORATORI e tutti vissero  felici e contenti.


martedì 6 settembre 2011

SCIOPERO NAPOLI: USB, ALLA PROTESTA DI OLTRE 5.000 PERSONE SI RISPONDE CON CARICHE E ARRESTI

Confederazione USB


Roma – martedì, 06 settembre 2011
La Confederazione USB condanna l’azione repressiva attuata dalle forze di polizia nei confronti della folta manifestazione indetta per lo sciopero generale del sindacalismo di base questa mattina a Napoli, dove un corteo di oltre 5.000 persone ha attraversato la città, contro la manovra del governo e i diktat dell’Unione Europea.



I manifestanti hanno dato vita ad un’azione dimostrativa presso la sede napoletana della Banca d’Italia, affiggendo striscioni e urlando slogan, a cui è seguita una inaspettata e dura carica da parte degli agenti. Un manifestante, un giovane precario incensurato, è stato portato in Questura ed arrestato con l’accusa di lesioni e detenzione di materiale esplosivo.



USB nazionale esprime solidarietà al giovane arrestato ed alla federazione provinciale di Napoli,  e sottolinea che non sarà la repressione a fermare la forte protesta sociale che oggi si sta esprimendo nelle tante piazze  d’Italia

Autunno bollente: Atto primo.

Luc Girello

Era da irresponsabili non scioperare oggi. Non si può assistere allo sgretolamento dei capisaldi sociali di una civile convivenza senza reagire. Lo sciopero e le manifestazioni di oggi non sono che un primo atto. La situazione è grave e dunque è necessario un percorso di lotte lungo e faticoso . Gli obbiettivi sono difficili. Il primo  e più impellente è quello di disfarci di  questa masnada di inetti che presidia il governo al servizio di Silvio Berlusconi. Questo governo non merita neanche il riconoscimento di nemico di classe. E' una banda che succhia il sangue a tutti noi con l'unico scopo di continuare a fare i propri sporchi affari  di puttanieri e puttane, di ruffiani e papponi. Il secondo obbiettivo è quello  di contrapporsi ai nemici veri che sono, la Bce, il fondo monetario internazionale, le eminenze  grige detentrici dei fondi di investimento INSOMMA TUTTA LA FILIERA CRIMINALE DELLA FINANZA INTERNAZIONALE . In Italia  nemica è   quella imprenditoria stracciona che, dal dopoguerra attraverso il susseguirsi delle varie generazioni e con rappresentanti diversi, affama la collettività. Oggi questi signori  rispondono al nome di Marchionne, Marcegaglia, e dei  loro porta borse Bonanni e Angeletti Contro tutto questo è da irresponsabili non sollevarsi. Di seguito i primi riflessi fotografici della giornata provengono da Firenze e da Bergamo.





lunedì 5 settembre 2011

CRISI CAPITALISTICA E DEBITO SOVRANO CRESCE LA RAPINA AL SERVIZIO DELLE BANCHE!!

FINCANTIERI-S.PONENTE

La questione del debito pubblico è una grande questione sociale e di classe che svela la totale irrazionalità del capitalismo e delle sue crisi.!

L’ esplosione del debito pubblico risale all’esaurimento del boom economico postbellico, con la crisi recessiva internazionale del ’74 -’75.
Fu l’epoca del Reaganismo e del Teacherismo: ovunque furono ridotte le tasse su rendite, profitti, patrimoni, ovunque le classi subalterne pagarono di tasca propria, con una prima drastica riduzione delle protezioni sociali acquisite, in varie forme, nel decennio precedente. Tali politiche contribuirono al dissesto dei bilanci pubblici, con conseguente impennata dei debiti pubblici.
Per finanziare l’erario pubblico, i governi borghesi si indebitarono sul mercato finanziario, mettendo in vendita titoli di Stato a un determinato tasso di interesse.
Chi erano i compratori ? Certo anche piccoli borghesi, pensionati, fasce di lavoratori, che ancora disponevano di risparmi da investire. Ma i maggiori compratori divennero sempre più le grandi banche (private e pubbliche), le  compagnie di assicurazione, le imprese industriali e varie cordate finanziarie.
Questo meccanismo infernale ha ricevuto una spinta ulteriore e abnorme con la grande crisi internazionale iniziata nel 2007.
Cos’è successo? E’ successo che la crisi di sovrapproduzione mondiale e il crollo della piramide finanziaria hanno scosso alle fondamenta il sistema bancario internazionale, a partire dagli USA. Stati e Governi ancora una volta sono accorsi al capezzale delle banche versando loro una massa gigantesca di risorse pubbliche: pagate da un nuovo e più pesante attacco a sanità, pensioni, istruzione, lavoro, ma anche da una crescita enorme del debito pubblico, cioè di un nuovo massiccio indebitamento degli Stati presso banchieri e capitalisti.
Larga parte dei soldi regalati dagli Stati a capitalisti e banchieri sono stati da questi investiti non in produzione e lavoro (data anche la crisi di sovrapproduzione) ma nell’ennesimo acquisto di titoli di stato, cioè nel debito pubblico.

Da un lato i bilanci pubblici sono sempre più dissestati dall’aiuto statale ai banchieri, dall’altro i banchieri, acquirenti dei titoli di Stato (coi soldi regalati dagli Stati) pretendono da quest’ultimi l’assoluta certezza di pagamento degli interessi pattuiti. E dunque una politica di maggior rigore della finanza pubblica, attraverso aumento delle tasse e tagli drastici al welfare, una rapina portata avanti, in America come in Europa, da governi bipartisan e di ogni colore.
Anche in Italia, negli ultimi 20 anni è cresciuta la dipendenza dello Stato verso il capitale finanziario, interno e internazionale. Ad oggi i titoli di Stato italiani tendono a valere sempre meno e dunque a costare sempre di più alle banche acquirenti.
E le banche, interne ed estere, pretendono come garanzia del loro “rischio” una politica di massacro sociale ancor più severa e convincente.
Tutta la drammatica stretta sociale e finanziaria di queste settimane (prima una finanziaria di 40 miliardi, poi il suo raddoppio in 10 giorni, poi l’anticipo del pareggio di bilancio deciso su pressione BCE in 24 ore, poi l’annuncio di nuove misure di rapina contro lavoro e pensioni…) sono solo l’affannosa rincorsa del ricatto usuraio delle banche e dei loro portavoce istituzionali.
I capitalisti, i loro partiti e i loro governi vogliono costringere alla bancarotta i lavoratori e i servizi sociali, per cercare di evitare la bancarotta del proprio sistema di sfruttamento.
L’unica alternativa a questa politica di rapina e massacro sociale è l’abolizione del debito pubblico verso le banche e la loro nazionalizzazione, senza indennizzo, sotto controllo dei lavoratori, per sottrarle alla logica del mercato e per unificarle in un’unica banca pubblica sotto controllo sociale.
 E ciò può essere  realizzato sino in fondo solo da un governo dei lavoratori.