Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

venerdì 23 febbraio 2018

Potere al Popolo a Colleferro.

Luciano Granieri




Proseguono gli incontri dei candidati di Potere al Popolo, con i cittadini del territorio. In  particolare mercoledì  21 febbraio,  Gualtiero Alunni capolista nel listino plurinominale al Senato, Marina Navarra, candidata al Senato Lazio sud  e alla Regione, Paolo Ceccano candidato alla Camera nel listino plurinominale per il Lazio sud, si sono dati appuntamento  presso Corso Filippo Turati a Colleferro,per presentarsi agli elettori della città  simbolo del degrado ambientale della Valle del Sacco.  

Un territorio che più di ogni altro ha pagato, alle ragioni del profitto, pesanti pedaggi in termini di degrado ambientale, emergenze sanitarie, e    crisi occupazionale. Aut era presente con il sottoscritto  invitato in qualità di membro del Coordinamento Democrazia Costituzionale e portavoce del Comitato 4 Dicembre per la Costituzione della Provincia di Frosinone.  Il programma iniziale ha subito una deprecabile mutazione in quanto  non è stato permesso l’utilizzo di dispositivi di amplificazione, per cui il previsto comizio si è trasformato in semplice volantinaggio.

 In ogni caso i candidati  hanno potuto colloquiare direttamente con i passanti, raccogliendo le istanze di un territorio particolarmente flagellato dal degrado ambientale,  e proponendo le loro soluzioni. Venuta meno la funzione di relatore, il sottoscritto si è limitato a svolgere la funzione di un umile narratore di quartiere per  il blog   Aut, raccogliendo le voci dei candidati che di seguito vado a proporre.

Gualtiero Alunni, Marina Navarra 

Marina Navarra
“Ci tenevo particolarmente a fare un’iniziativa a Colleferro, perché sono candidata al Senato con Gualtiero Alunni che è  il capolista nel collegio plurinominale . Gualtiero è da  sempre impegnato nelle lotte ambientaliste, per i diritti dei lavoratori e per i diritti sociali. Ma ciò che mi preme sottolineare è che la nostra presenza a Colleferro  è molto significativa perché  questo è il luogo che più di ogni altro, nella Valle del Sacco, patisce il problema dell’inquinamento. Un disastro ambientale che inizia già molti anni fa,  determinato dalle fabbriche di morte. Siti come la Spd e la Simmel  hanno prodotto armi e razzi, provocando, oltre che la morte della gente vittima di quegli ordigni, anche l’inquinamento del territorio. Ad esse si è aggiunto il cementificio, senza contare l’’interramento di rifiuti tossici. Questo è un sito importante per me  essendo impegnata da sempre sulle questioni  ambientali.    Molti compagni del luogo  mi conoscono bene avendo  io  partecipato all’organizzazione dei  coordinamenti per l’ambiente sorti proprio qui a Colleferro  e  alle proteste organizzate da “Rifiutiamoli” contro la riattivazione degli inceneritori  di Colle Sughero”.

Gualtiero Alunni
“E’ importante la nostra presenza su questo territorio, perché è stato calpestato, avvelenato da tante scelte dissennate contro la nostra terra e anche contro la nostra salute. E’ dunque fondamentale denunciare, come fanno i tanti movimenti  territoriali, le conseguenze nefaste delle fabbriche d’armi, degli inceneritori. Purtroppo questi siti , oltre ad inquinare le città, hanno  avvelenato le attività agricole e zootecniche. Per questo siamo qui, per fare un appello a darci un sostegno, perché siamo membri di questi movimenti, candidati prestati alle  elezioni per dare voce alle comunità che lottano per la tutela della propria vita, della propria salute, della propria terra”.

Marina Navarra e Paolo Ceccano, si sono poi trasferiti  presso  il presidio organizzato dai movimenti contro gli inceneritori di Colle Sughero, per rappresentare al meglio  le finalità reali della politica regionale dei rifiuti, messa in atto da Zingaretti su imposizione del governo Renzi.  Politica   finalizzata a monetizzare il veleno dell’incenerimento sacrificando la salute dei cittadini. 

Ciò che posso concludere come narratore di Aut,  è che  Potere al Popolo ha finalmente  risolto l'annosa  controversia della rappresentanza politica dei movimenti attivi nei territori. Dopo anni in cui nessuno di questi movimenti ha trovato una compagine in grado di rappresentarli , e spesso ha subito tentativi ,più o meno riusciti, di strumentalizzazione a fini di bottega  elettorale, finalmente  si è giunti alla conclusione che le istanze popolari dovessero rappresentarsi  da se. Questa è la solida radice su cui si basa il progetto politico di Potere al Popolo.  

Colleferro ne è una chiara dimostrazione.  In un territorio flagellato dal degrado ambientale, dove massimo è il dispiegarsi di movimenti ambientalisti, Potere al Popolo decide di essere presente in modo significativo.

P.S.
In un prossimo intervento pubblicherò  le  riflessioni che avrei proposto durante l’evento  in qualità di membro del CDC, se ci fosse stata la possibilità di avere l’amplificazione in piazza.



mercoledì 21 febbraio 2018

The The Ladies of jazz

Annamaria D'amato


Giovedì 8 marzo dalle 17,30 alle 20,00 presso la biblioteca di Alatri,si esibirà il duo “The Ladies of jazz”, ovvero: Annamaria D’Amato, voce e  Vanessa D’Aversa, arpa.  "The Ladies of Jazz" nasce dall'idea di creare un'alchimia sonora tra voce ed arpa nell'ambito improvvisativo. Il progetto musicale racchiude una raccolta di brani che  esaltano le sfumature e le emozioni del mondo femminile, composto da grandi autori del '900 Americani ed Italiani, interpretati  dalle grandi ed indimenticabili cantanti femminili a livello internazionale.



martedì 20 febbraio 2018

Compagni svegliamoci! Non conquista dei mezzi di produzione ma appropriazione delle app. del capitale.

Luciano Granieri



 Il reddito d’inclusione ve lo ricordate? Il R.E.I. Fu una misura, approvata dal Governo  alla fine d’agosto del 2017 per combattere la povertà.  Il Primo Ministro Gentiloni, spalleggiato dal suo burattinaio Renzi, ci venne a raccontare che finalmente anche la Repubblica Italiana  si era dotata di uno strumento epocale per aiutare le famiglie con redditi da fame, sotto la soglia di povertà. 

Epocale? Dai conti non parrebbe. Infatti il reddito d’inclusione è destinato a 1,8 milioni di persone, mentre la popolazione che vive precariamente sotto la soglia di povertà ammonta a 6 milioni di disperati. Disgraziatamente, solo qualche mese prima, si erano stanziati 20 miliardi per il salvataggio delle banche.  Dunque ai tapini  ultra poveri  non restava che spartirsi la sontuosa cifra di un miliardo e sette. 

Tutto questo scialare  basta, si e no, ad accontentare poco meno di due milioni di poveri cristi, lasciando gli altri a recriminare, imbestialiti, sulla propria condizione, che qualcuno vorrebbe far derivare da una presunta invasione di  immigrati . 

Con il reddito d’inclusione non ci si arricchisce, ne ci si campa, forse  a mala pena ci si paga un quarto di una bolletta media di Acea. Meglio che niente! Il sottoscritto leggendo   il decreto si rende conto di poter accedere a questa epocale misura di abbattimento della povertà. Infatti, nonostante 12 di quel milione di posti di lavoro, creati nell’era del jobs act, siano i miei, il mio reddito consente l’accesso al REI. Come è  possibile?  Lo sapete no? Ogni contratto di collaborazione, anche di un giorno,  per l’Istat vale come un posto di lavoro in più , per cui   nonostante 12 contratti di collaborazione puntualmente firmati le mie finanze sono  tali  da consentire l’iscrizione alla riffa del REI. 

Diligentemente, il 4 dicembre, come da norma,  mi reco al  Comune il quale per conto dell’Inps raccoglie la documentazione  e la domanda di ammissione. Compilando la domanda mi rendo conto di essere veramente fortunato.  Infatti è fondamentale,  per accedere al reddito d’inclusione,  non possedere una barca da diporto. Lo indica un requisito  specifico inserito  nel modulo di richiesta. Che culo! Pensa se c’avevo lo yacht ancorato all’Argentario, mica potevo rientrare nell’esclusivo club degli ultra poveracci,  che soddisfazione poter gridare in faccia ad un Briatore qualsiasi : “tu sei fuori!!!”.  

Documenti a posto, domanda protocollata, ci mettiamo in attesa fiduciosi della risposta che si spera possa essere  positiva.  Così, tanto per avere la soddisfazione di pagare il quarto della bolletta media di Acea. L’esito che l’Inps, una volta ricevuta la documentazione dal Comune, dovrà ricomunicare al Comune, si avrà presumibilmente per metà gennaio, dicono. Strano la prima mensilità del REI era  prevista dalla legge per il 1 gennaio 2018 ma l’esito della pratica si saprà solo quindici giorni più tardi? Misteri della fede…. 

Non ricevendo alcuna risposta, neanche per fine gennaio, mi reco al Comune a  vedere se la mia pratica, quantomeno, sia stata esaminata. Una signora, molto gentile, mi comunica che il numero  elevato di domande arrivate all’Inps ha bloccato la piattaforma informatica progettate per gestirle. Contano di sbloccare il tutto in breve tempo.  Stimando in un mese la brevità del tempo che mi è stato indicato, sono tornato ieri  al Comune per avere qualche riscontro. Un’altra signora, sempre gentile, mi  spiega  che la piattaforma informatica dell’Inps è ancora bloccata, contano di sbloccarla nei prossimi giorni. 

Sconsolato ritorno a casa.  Accendo la TV per vedere qual'è la cazzata del giorno sparata dai vari candidati alle elezioni. Prima del TG la pubblicità di una banca, magnifica la sua app. Scaricando l’applicazione, in tempo reale, si ha accesso ai mercati finanziari  di tutto il mondo, con un click  in 15 secondi sposti milioni di euro  da Francoforte a Bruxelles. Mi viene in mente che con un click, Whirpool ha deciso  di spostare la produzione  dalla Embraco di Riva di  Chieri  in Slovenia, mettendo in mezzo alla strada,  sempre  con il medesimo click, 500 lavoratori. Però come funzionano bene le piattaforme del capitale! Mica come quelle dell’Inps pietrificate dalla inenarrabile impresa di distribuire qualche centinaia di euro ad un po’ di disgraziati… 

Allora compagni mi spiace dirlo ma non abbiamo capito un cazzo!!!! La conquista dei mezzi di produzione è roba vecchia.  Oggi la rivoluzione passa per l’appropriazione delle app a disposizione del capitale. Svegliamoci! Se no  per spostare miliardi  e mettere per strada un mucchio di gente ci vorranno 10 secondi e per  fare l’elemosina ai poveracci  saranno necessari anni. 

E se  i poveracci s’impossessassero dei raffinati strumenti del capitale finanziario?  Forse  l’elemosina non sarebbe più necessaria.  Ecco pronti per alcuni spunti di riflessione per la prossima rivoluzione.

Hasta la victoria siempre!

domenica 18 febbraio 2018

Un PATTO proposto a Candidate e a Candidati alle elezioni politiche del 4 marzo 2018

Coordinamento per la Democrazia Costituzionale della Provincia di Ravenna.

            I Comitati ravennati aderenti al Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, che sono stati fra i protagonisti della vittoria del NO nel referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, ritengono imprescindibile il rapporto di fiducia fra elettori e eletti su cui si fonda il sistema democratico rappresentativo e deplorano che le modalità previste per l'assegnazione dei seggi dalla L. 165/2017 non tengano conto di questa esigenza. 

Avvicinandosi la data della consultazione elettorale ci rivolgiamo pertanto direttamente a Lei, come ad altri candidate/i, invitandoLa a sottoscrivere il documento che segue.
Lo consideriamo un impegno personale con le elettrici e gli elettori della nostra provincia per la difesa e l'attuazione della nostra Costituzione.
Impegno che riteniamo essere una dimostrazione di rispetto per la volontà ripetutamente espressa dal popolo italiano - nell'arco degli ultimi dieci anni - di mantenere la nostra Costituzione a fondamento della Repubblica.

Se lo riterrà opportuno potrà comunicare la Sua adesione a questa iniziativa - possibilmente non oltre il 24 febbraio prossimo - a uno o più degli indirizzi riportati in calce, indicando come oggetto “ Adesione al Patto”.
In ogni caso, prima del 4 marzo, daremo pubblica informazione delle adesioni pervenute.
Grazie per l'attenzione.

 Coordinamento per la Democrazia Costituzionale della provincia di Ravenna

Ravenna,  18 febbraio 2018

per contatti:
Paola  Patuelli hannaha@tin.it





UN PATTO PER LA COSTITUZIONE E PER LA DEMOCRAZIA

Proposto dal Coordinamento per la Democrazia Costituzionale
della provincia di Ravenna
a candidate e candidati alle elezioni politiche del 4 marzo 2018

La vittoria referendaria del 4 Dicembre e il rifiuto da parte del corpo elettorale, per la seconda volta, di una riforma verticistica, che avrebbe stravolto natura democratica e modello parlamentare della nostra Carta fondamentale, ridotto gli spazi di democrazia e compromesso il primato della sovranità popolare, impongono un impegno stringente a quanti vogliano rispettare le indicazioni del corpo elettorale e farsi garanti delle ulteriori richieste che da quella vittoria sono scaturite: l’attuazione e la messa in sicurezza della Costituzione.
A chi proponiamo di sottoscrivere il Patto?
Abbiamo fatto una scelta. Ci rivolgiamo a chi è candidata/o in liste che si dichiarano esplicitamente antifasciste.

Il PATTO

Le/i  sottoscritt* si impegnano a contrastare ogni ulteriore proposta di riforma che miri a modificare, palesemente o surrettiziamente, la forma democratica e parlamentare del nostro modello repubblicano, ovvero a costituzionalizzare principi neoliberisti o a limitare la sovranità popolare, i diritti fondamentali delle persone, i diritti politici e la partecipazione politica degli elettori. Altresì, si impegnano a garantire, nell’ambito del programma elettorale e dell’azione politica della propria Lista o della Lista che sosterranno, la piena e completa attuazione dei principi fondamentali della Costituzione e del dettato costituzionale, con particolare riferimento:

1) All’art. 1 Cost., nell’inscindibile relazione che, nella nostra democrazia, lega l’esercizio della sovranità popolare alla garanzia del diritto al lavoro, e all’inclusione nei percorsi lavorativi delle persone con disabilità, impegnandosi a rendere effettivo tale diritto nella sua accezione più ampia e comprensiva dei diritti assistenziali e pensionistici, parimenti remunerato e tutelato per donne e uomini, per i lavoratori di tutte le categorie e di tutte le generazioni in attuazione del precetto dell’art. 36 Costituzione, per assicurare  un’esistenza libera e dignitosa.

2) All’art 3, 2° comma Cost., riaffermando il ruolo della Repubblica, in tutte le sue articolazioni e poteri, nella rimozione delle diseguaglianze economiche, sociali, di genere, generazionali, territoriali che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e la piena partecipazione di tutti i cittadini e di intere generazioni e gruppi sociali, alla vita sociale, politica e democratica del Paese. A tal fine è imprescindibile garantire la piena effettività di tutti i diritti civili e sociali a partire da un alto e uguale livello di tutela della salute, come fondamentale diritto garantito dall’art. 32 Cost., e dell’assistenza sociale su scala nazionale, dal rilancio e rifinanziamento della ricerca e dell’istruzione pubblica.

3) Alla piena attuazione del Titolo III della Costituzione sui “Rapporti economici” per la garanzia dei diritti fondamentali e dei diritti sociali, alla cui previa effettività devono essere conformate le scelte di bilancio e l’equilibrio dei conti pubblici.

4) All’applicazione a livello europeo dei principi inderogabili dettati dalla nostra Costituzione nella direzione di un modello di sviluppo economico coerente con il carattere democratico, personalista, pluralista e solidarista della Carta Costituzionale.

5) Agli art. 10 e 11 Cost., tramite la firma e la ratifica dei trattati per la messa al bando delle armi nucleari, e attraverso politiche dirette a dare piena effettività ai principi costituzionali sul diritto d’asilo, nel pieno rispetto della dignità e dei diritti fondamentali delle persone che a qualsiasi titolo fuggano da regimi totalitari, territori di guerra o colpiti da crisi, carestie, disastri ambientali e violazioni dei diritti umani.

6) Alla piena garanzia dei diritti di elettorato attivo e passivo, nonché dei diritti di partecipazione politica, impegnandosi a promuovere una legge elettorale conforme al prioritario rispetto del principio di rappresentanza democratica, dell’autonomia e della centralità del Parlamento e dei parlamentari, tale da sancire il diritto delle elettrici e degli elettori a partecipare attivamente alla selezione delle candidature e alla scelta degli eletti, nel rispetto della parità di genere e dell’equilibrio fra generazioni.



Il parlamento, la classe operaia e le elezioni del 4 marzo

Piattaforma Comunista


Il parlamento borghese è un’istituzione in crisi profonda. Conta sempre meno ed è sempre più distaccato dalle esigenze delle masse popolari. Nell’ultima legislatura una legge su tre è stata approvata con un voto di fiducia chiesto dal governo. Più di 100 sono le leggi non approvate dagli onorevoli fannulloni e strapagati. Il fenomeno del trasformismo è dilagante: 564 cambi di casacca in cinque anni.

Non è il parlamento a controllare il governo e a decidere, ma la potenza del capitale finanziario.

Il parlamento non è altro che una macchina di oppressione contro milioni di operai costretti a subire le leggi che i rappresentanti di altre classi sociali approvano a loro danno. E’ lo specchio fedele di una borghesia decadente e reazionaria, che ha perso ogni funzione progressiva e mira solo a mantenere i suoi privilegi succhiando il sangue dal proletariato.

Oggi la classe degli operai e delle operaie è priva di un proprio partito indipendente e di una propria rappresentanza politica. Non esiste nemmeno un movimento politico, una coalizione o una lista elettorale capace di manifestare politicamente gli interessi immediati e storici della classe sfruttata, le sue aspirazioni.

In questa situazione come voterà la classe operaia?

In passato gli operai e le operaie hanno dimostrato la tendenza ad appoggiare partiti (come il PCI e i suoi eredi) che facevano di alcuni problemi sociali il loro cavallo di battaglia elettorale: la sicurezza del lavoro e della vita, i diritti dei lavoratori, il miglioramento delle condizioni di lavoro, il sostegno ai disoccupati e ai più disagiati, l’attenzione alle difficoltà e alle preoccupazioni dei salariati, senza mettere in discussione il modo di produzione vigente.

Oggi però non vi sono più partiti parlamentari di questo tipo e nelle condizioni dell’aggravarsi della crisi generale del capitalismo nessun partito borghese o piccolo borghese può garantire nulla del genere alla massa operaia.

Di conseguenza, se guardiamo ai voti validi espressi nelle ultime elezioni, l’atteggiamento della classe operaia non si differenzia molto da quello delle altre classi sociali. Non è uniforme, specie territorialmente, e assume una figura tendenzialmente coincidente con la distribuzione dei voti ai differenti partiti seguita dalle altre classi.

Questo comportamento esprime un fenomeno di tipo storico: si è fortemente indebolito il rapporto fra la classe operaia e l’ala sinistra della borghesia, così come il rapporto fra voto operaio e sindacato di appartenenza. 

La fine dell’appoggio preferenziale alle forze riformiste (oggi sono più i borghesi a votare PD che gli operai) non significa però la fine della classe e della lotta di classe, ma solo l’incapacità di queste forze di mobilitare e influenzare politicamente la massa operaia.

Vi sono altri due fenomeni che meritano la nostra attenzione. Il primo è la maggiore variabilità del voto proletario, specie dei giovani e delle donne. Le elezioni del 2013 in cui è saltato lo schema bipolare hanno dimostrato che vi è fra gli operai una tendenza a preferire nuove formazioni politiche, a spostarsi verso le ultime illusioni, specie quelle populiste. E’ un sintomo del disorientamento esistente, ma anche della ricerca affannosa di un’alternativa politica.

Il secondo, che più ci interessa, è la forte correlazione fra classe operaia e rifiuto del voto in tutte le sue forme.

Possiamo dire che il solo atteggiamento elettorale caratteristico della classe operaia rispetto alle altre classi sociali è attualmente l’astensione, il voto nullo o bianco.

Ciò esprime l’elevato livello di sfiducia esistente fra operai e operaie nei confronti delle istituzioni, dei partiti borghesi e riformisti, della UE, che sono visti come responsabili del peggioramento della condizione proletaria, delle misure antioperaie e antipopolari approvate negli ultimi anni, della corruzione, etc.

Evidentemente nelle cifre dell’astensione si sommano diversi fenomeni: c’è lo scarso interesse per la politica in generale, ma ci sono anche e soprattutto il disgusto verso gli apostoli del sistema capitalistico, la negazione del voto a figure e programmi politici visti come contrari ai propri interessi, la protesta sociale, la condanna di un sistema infame. Sotto quest’ultimo punto di vista possiamo dire che il grado di maggiore consapevolezza politica degli sfruttati oggi si misura proprio nel non andare a votare. Ne verificheremo la sostanza nelle prossime elezioni del 4 marzo, mentre rilanciamo l’appello a disertare le urne e a creare nelle fabbriche e nel territorio organismi di fronte unico proletario (Comitati, Consigli, etc.).

Purtroppo la dispersione organizzativa e la confusione politica del movimento comunista, la mancanza di una forte organizzazione indipendente del proletariato non consentono ancora di approfittare dell’astensione di massa per trasformarla in movimento politico di classe con un programma rivoluzionario, per creare un nuovo schieramento che si distingua non per dar battaglia a colpi di schede elettorali, ma per la lotta di classe del proletariato, per la rivoluzione socialista e l’edificazione di un mondo diverso e migliore.

Ecco come ribaltare il classismo della scuola italiana

Marina Boscaino 

La proposta. 
L'alternativa alla "Buona Scuola" di Renzi e del Pd esiste e si chiama Lip: una legge di iniziativa popolare, frutto di un lungo percorso di elaborazione democratica, che prospetta un altro mondo per gli studenti, i docenti, i lavoratori e i genitori.


Ha ragione Piero Bevilacqua a sottolineare la «distrazione» nell’attuale campagna elettorale rispetto a un tema strategico come quello dell’istruzione. Esiste però un testo che affronta la decostituzionalizzazione intenzionale cui la scuola è soggetta da 20 anni.
Si tratta della Lip (legge di iniziativa popolare) Per la scuola della Costituzione. L’8 settembre è stata depositata in Cassazione e da qualche giorno è iniziata la raccolta delle firme per proporne la discussione parlamentare. 37 articoli, che abrogano gran parte della normativa degli ultimi 15 anni, dalla riforma Moratti, alla Gelmini, alla «Buona Scuola», tentando di riportare la scuola al modello dettato dagli artt. 3, 9, 33 e 34 della Carta.
Non solo abrogare, dunque, ma anche ri-costruire e ri-portare la scuola all’altissimo rango di organo costituzionale, quale fu pensata – non a caso – nell’Italia che risorgeva sui principi dell’antifascismo. La Lip non si propone di intervenire su tutti gli aspetti della normativa scolastica, ma di disegnare un’idea di scuola. Vi si parla di gratuità e di inclusione, perché la scuola è lo strumento che la Repubblica ha in mano per «rimuovere gli ostacoli»; di laicità (sono vietate le cerimonie di culto negli edifici scolastici; l’IRC è in orario extracurricolare; viene abolito l’inserimento delle scuole paritarie private dal sistema nazionale di istruzione); si prevede un rapporto alunni-docente che scongiuri per sempre le classi pollaio; l’unico insegnamento obbligatorio esplicitamente previsto (la legge non si occupa di programmi e discipline) è quello di Costituzione e cittadinanza; diritto allo studio e all’apprendimento; sapere disinteressato ed emancipante; si rende obbligatorio il terzo anno di scuola dell’infanzia, in previsione della generalizzazione; si abrogano i test Invalsi e il voto numerico alla primaria e alle medie; si ripristinano tempo pieno e prolungato; si riconducono alla loro centralità gli organi collegiali, riaffidandogli prerogative che sono espressione della democrazia scolastica; il biennio è unitario, posticipando così la scelta della scuola superiore – troppo spesso compiuta su base socio-economica – di due anni e garantendo i saperi imprescindibili per tutti più a lungo; l’obbligo al termine della scuola superiore, in modo che la scuola riprenda ad essere ascensore sociale e garanzia di pari opportunità per tutti, nessuno escluso; un presidente del collegio sovrano, eletto dai docenti, affiancherà il dirigente scolastico, con funzioni amministrative; l’autonomia scolastica viene riportata nel suo alveo costituzionale, quello del principio della libertà dell’insegnamento, strumento dell’interesse generale.
L’alternanza scuola lavoro diventa un «percorso di cultura del lavoro», obbligatoria per tutti gli indirizzi di scuola superiore, organizzati dalle scuole, che «possono prevedere, sia l’intervento in aula di esperti/e, oltre a quello degli insegnanti curriculari, sia l’inserimento del/la singolo/a allievo/a in realtà di lavoro e di ricerca nel rispetto degli artt. 2, 35 e 36 della Costituzione». Si effettuano al fine di «garantire agli studenti e alle studentesse attività coerenti con il loro percorso di istruzione, utili per acquisire gli strumenti critici necessari a comprendere non solo gli aspetti operativi della realtà lavorativa analizzata, ma anche il quadro dei diritti e delle responsabilità e il rapporto fra i processi produttivi ed economici e le implicazioni sociali e ambientali».
Grande attenzione, nel testo, al linguaggio di genere e alla purificazione da anglicismi e tecnicismi di matrice anglofona ed economicista. Si prevede di spendere il 6% del Pil nazionale, come da media dei paesi europei: anche per questo la raccolta si affianca a quelle – promosse dal Coordinamento Democrazia Costituzionale – per ripristinare il testo originario dell’art. 81 della Costituzione, eliminando l’equilibrio di bilancio; e per una legge elettorale proporzionale – per sanare tre ferite che gli ultimi parlamenti hanno inflitto alla democrazia nel Paese.
Ribaltare il paradigma corrente, privatistico e classista, disinfestare lo spazio culturale dal dominio del mercato, ricostruire l’equilibrio di diritti e poteri, restituire il sistema scolastico alla funzione di promozione del pensiero critico e della cittadinanza consapevole: questo e tanto altro nel testo che troverete in www.lipscuola.it.

fonte: il manifesto 18/02/2018