Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 14 aprile 2012

Verona, una candidatura controcorrente - Intervista a Ibrahima Barry

a cura di Patrizia Cammarata



Lunedì 2 aprile, a Verona, sono state depositate più di 400 firme, di cittadini residenti, a sostegno della lista del Partito di Alternativa Comunista per la presentazione alle elezioni amministrative del 6-7 maggio 2012.
La presenza di un partito con un programma comunista e rivoluzionario rappresenta già una novità e un fatto politico importante, per una città come Verona, situata nel cuore del ricco Nord Est sul quale sta avanzando, inesorabile, la crisi economica internazionale. Una crisi che a poco a poco strappa il velo, anche qui,  alla demagogia e alla falsità tanto acclamata nel passato e ancora nel presente sulle "meravigliose sorti progressive" del capitalismo.
Alla novità della presenza di Alternativa Comunista nella competizione elettorale veronese se n’aggiunge un’altra: il partito presenta, come candidato sindaco, Ibrahima Barry, immigrato, operaio. Proprio a Verona, la città amministrata da Flavio Tosi, il sindaco che ha fatto della "caccia all'immigrato” uno dei motivi di vanto della sua amministrazione. 
A Verona la percentuale dei cosiddetti stranieri residenti è di circa il 13,84 %. Al 1 gennaio 2011 il dato era di  36.666 (dal 2004 al 2010 la presenza è aumentata, in sei anni,  di oltre il 70%). Questi dati sono al ribasso perché non tengono conto della presenza dei clandestini.
Sono moltissimi gli immigrati che  non hanno la cittadinanza, e quindi nemmeno l’iscrizione alle liste elettorali nel proprio Comune di residenza,  anche se lavorano e pagano le tasse. Moltissimi immigrati, quindi, anche se lo volessero, non potranno votare per Ibraima, e non lo potranno fare nemmeno  i loro figli, nemmeno quelli nati in Italia, nemmeno quelli nati a Verona.

Cosa risponde Ibrahima Barry a chi gli chiede la sua storia, il perché della sua candidatura, i punti del programma, le sue aspettative?
Sono nato  a Bantignel (Pita) nel centro della Repubblica di Guinea. La Guinea è un Paese in cui  la mortalità infantile è molto alta, la situazione sanitaria è drammatica. Nonostante  la Guinea sia un Paese il cui sottosuolo è ricchissimo di risorse come il ferro, i diamanti, la bauxite, ricordo che la Guinea produce circa la metà delle riserve mondiali di bauxite e n’è uno dei primi produttori al mondo, la popolazione è poverissima e di questa ricchezza del Paese non ne usufruisce. Mio padre era magazziniere e mia madre casalinga. Quando avevo tre anni ci siamo trasferiti a Conakry, la capitale del Paese dove ho vissuto fino ad ottobre1985, anno in cui ho preso il diploma e con una borsa di studio sono andato in Tunisia dove ho frequentato l’Università che ho interrotto nel 1988, anno in cui sono arrivato in Italia. Pensavo di poter migliorare la mia situazione economica e poter ritornare a casa in poco tempo ma purtroppo non è stato cosi.

Hai conosciuto altre città italiane, oltre Verona...
Quando sono arrivato in Italia, sono arrivato a Palermo ma purtroppo non ho trovato lavoro. Sono andato a Milano dove ho lavorato come Ponyexpress. A Verona  c’era un mio connazionale, un caro amico, ora defunto, che lavorava in un’azienda dove avevano bisogno di operai. Così sono partito per lavorare come operaio.

L'esperienza del lavoro in fabbrica è stata importante per la tua formazione politica, credo...
Sicuramente! Ho sempre lavorato come operaio ma  conseguentemente alla crisi economica e ai contratti a termine, ho perso il lavoro. Mentre lavoravo sono sempre stato all'interno dei sindacati: prima la Cisl, poi la Cgil e ora la Cub. In questo periodo, in cui sono disoccupato,  faccio militanza volontaria  presso il Coordinamento Migranti di Verona, aiutando nelle pratiche sindacali e di assistenza fiscale, organizzando insieme agli altri compagni le manifestazioni, manifestazioni necessarie soprattutto in una città come Verona nella quale la vita degli immigrati è oltremodo dura.
Ho sempre partecipato e organizzato gli scioperi, le lotte, ed ho sempre pensato che un sindacato non sia sufficiente. Oltre al sindacato, il cui ruolo è di difesa degli interessi immediati, i lavoratori hanno bisogno di un partito che abbia un programma completo di cambiamento della società. Solo i padroni ora hanno i partiti, hanno quelli di destra, di centrodestra e quelli di centrosinistra. Loro vanno bene. Siamo noi che stiamo male, abbiamo bisogno di costruire un partito nostro, un partito forte, che abbia un programma alternativo a quello dei padroni.

Anche se non è ancora forte, se è ancora in costruzione, però il partito l'hai trovato...
Sì, cercavo un partito che mi potesse rappresentare, che rappresentasse l'idea rivoluzionaria che ho in testa fin da giovane. Non mi sono iscritto a Rifondazione Comunista perché i suoi parlamentari hanno votato i Cpt (Centri di permanenza Temporanea per gli immigrati) e hanno appoggiato il governo Prodi, governo che ha aumentato le spese militari e ha detto sì alla nuova base militare Dal Molin nella vicina Vicenza. Il Pdac è l'unico partito che ha un programma internazionale, che fa una battaglia chiara contro le leggi razziste di centrosinistra e centrodestra e che mette al centro i lavoratori, non solo a parole ma anche nei fatti. Ed è l'unico partito nel nostro Paese che è internazionalista non solo a parole ma che impegnato nella costruzione di un'internazionale rivoluzionaria, a partire dalla Lega Internazionale dei Lavoratori - Quarta Internazionale.

E' vero che c'è che dice che ti sei candidato con Alternativa Comunista perché è stato l'unico partito che ha accettato a Verona di candidare un immigrato?
Non sono assolutamente d'accordo con queste parole. E' vero che solo Alternativa Comunista ha messo al centro, con la mia candidatura, i problemi degli immigrati e degli operai. E' vero che gli altri partiti, di solito, candidano gli immigrati fra i vari candidati, in lista. Non credo che nessun partito avrebbe accettato di candidare me come candidato sindaco. Ma non è per questo che ho scelto Alternativa Comunista. E' il programma che fa la differenza. A me non interessano le elezioni in quanto tali, non penso che saranno queste elezioni a cambiare la realtà ma m’interessa rendere visibili gli immigrati e i loro problemi, i precari, i disoccupati e i giovani senza futuro. 
Anche a Verona si sente la crisi del capitalismo che sta avanzando e porta alla disperazione tanti lavoratori, sia immigrati sia nativi, e le loro famiglie. Ricordo quanto successo il 29 marzo scorso a Verona: un giovane operaio edile, di origine marocchina, è stato ricoverato con gravi ustioni alla testa e alle gambe all’ospedale Borgo Trento, dopo essersi cosparso di benzina ed essersi dato fuoco davanti a palazzo Barberi, sede del municipio. Ancora una volta un gesto estremo dovuto all’insostenibile situazione economica, dopo quattro mesi di mancato pagamento del salario. 
Noi vogliamo mettere al centro la lotta di classe dei poveri contro i ricchi, degli sfruttati contro gli sfruttatori. Perché la lotta di classe contro i lavoratori  i capitalisti la stanno facendo in modo pesante e i lavoratori stanno rispondendo in modo disperato e autolesionista (come il caso del ragazzo marocchino) o disorganizzato, perché le burocrazie sindacali e politiche di sinistra non organizzano i lavoratori, anzi controllano le proteste, alle volte diventano dei veri pompieri delle lotte quando queste lotte sorgono spontanee.

In questa campagna elettorale sono in molti a chiederti i punti programmatici per Verona, come rispondi?
Dal tipo di domande che mi fanno capisco che si aspettano risposte compatibili con il sistema. Io invece parlo di quello che per noi è centrale: l’unità di classe fra lavoratori nativi ed immigrati. E poi il diritto alla casa  per tutte le famiglie sfrattate: ci sono edifici di proprietà ecclesiastica, di enti pubblici o di società private chiusi e che possono essere requisiti e assegnati, sotto controllo di comitati popolari, ai lavoratori, ai disoccupati o ai pensionati poveri. Parlo della necessità di un'edilizia  pubblica per i lavoratori, di un piano di gestione operaia delle fabbriche e del taglio di tutti i finanziamenti pubblici alle imprese: le fabbriche che chiudono o che licenziano vanno poste sotto la gestione dei lavoratori stessi, a partire da quelle in crisi. I giovani hanno bisogno di spazi sociali gratuiti, c'è la necessità di un reddito sociale per i disoccupati e i precari. Verona è una città molto inquinata: lotta all’inquinamento e difesa dell’ambiente con  piste ciclabili, trasporti pubblici gratuiti e a corse continue, raccolta differenziata "a porta a porta", no agli inceneritori.
La nostra solidarietà attiva va alla lotta dei No Tav in Val di Susa e per Verona diciamo: No al Passante Nord - traforo delle Torricelle. Come diciamo no alla chiusura degli ospedali, per una sanità pubblica, efficiente e gratuita. Vogliamo garantite le pari opportunità per i cittadini disabili, vogliamo asili e scuole pubbliche di qualità con l’azzeramento di tutti i finanziamenti alle scuole private. 
Un dramma su quale vogliamo intervenire è quello dell’allontanamento dei figli dai genitori poveri e in difficoltà. Sono numerosi i casi di genitori, soprattutto immigrati, che si rivolgono disperati al Coordinamento Migranti di Verona per questo motivo. La nostra è una battaglia frontale contro il razzismo: siamo impegnati nel sostenere i lavoratori, sia quelli nati a Verona sia quelli che sono arrivati da lontano per cercare una vita migliore. Diciamo no al razzismo proprio a Verona, la città   dove la Lega Nord ha sempre avuto il massimo consenso.
E' necessario però essere chiari: nessuna battaglia in favore dell'ambiente o dei diritti dei lavoratori è reale se non mette in discussione il capitalismo. E’ il sistema di produzione del capitalismo, è il sistema di produzione irrazionale basato sui profitti e non sui veri bisogni delle persone che sta provocando continui disastri ambientali. E’ la crisi sistemica del capitalismo che sta spingendo alla disperazione tante persone. Il nostro programma si rivolge alle fasce più deboli che a Verona sono in continuo aumento. Il nostro è un programma autenticamente rivoluzionario, rivolto ai lavoratori, alla classe operaia, e si contrappone agli schieramenti borghesi di Lega, centrodestra e centrosinistra (il cui candidato, qui a Verona, come in gran parte d'Italia, è sostenuto non solo dal Pd ma anche da Sel e Rifondazione). Il nostro è un programma di classe per il socialismo.

Non ti ha ancora fatto nessuno una domanda sulla religione, sulla presunta incompatibilità con la falce e il martello?
Nessun giornalista ancora ma alcuni miei fratelli e sorelle immigrati, sì. Confondono lo stalinismo, di cui hanno sentito gli orrori, con l’autentico progetto di una società socialista. Io dico loro che la mia è la bandiera dei trotskisti, che è vero che marxismo e ateismo sono uniti ma che è anche vero che per iscriversi al partito non è richiesta nessuna dichiarazione di ateismo. Dico loro semplicemente che al partito si può iscrivere chiunque, atei, cattolici, musulmani e buddisti. L’importante è condividerne il programma negli assi principali. E aggiungo un’altra cosa che, secondo me, è importante: la lotta degli sfruttati contro gli sfruttatori vedrà atei e credenti uniti sotto la stessa bandiera. 

Qual è l'appello che vuoi lanciare attraverso quest’intervista?
Maroni, armato di scopa, promette di fare pulizia nella Lega. Ma una vera pulizia significa ripulire il Paese dalla Lega e da tutte le leggi e norme razziste volute non solo dalla Lega di Bossi e Maroni e dal centrodestra ma anche da governi e giunte di centrosinistra: spesso col voto, com’è accaduto anche nel recente passato, o col silenzio della sinistra cosiddetta radicale. 
Sabato 14 aprile alle ore 16 faremo a Verona la presentazione alla stampa della lista e del programma in piazza Toscana (Porta Vescovo). Dalle ore 15 inizierà un presidio, in difesa dell'articolo 18 e anche in ricordo di Samb Modou e Diop Mor, i due lavoratori senegalesi uccisi a Firenze dal fanatismo razzista e in solidarietà all’operaio edile marocchino che si è appiccato il fuoco  perché non riceveva lo stipendio da quattro mesi.
Dicono che sabato, a Verona, pioverà. Non importa, noi ci troveremo lo stesso. 
Chiediamo a tutta la sinistra vera, ai lavoratori e ai giovani indignados, di essere con noi sabato ed essere con noi in questi giorni di campagna elettorale, per sostenere e dare voce agli operai, agli immigrati, a tutti coloro che non hanno voce, per fare una reale pulizia, spazzare via la Lega e tutti i razzisti e costruire l'unità dei lavoratori, dei disoccupati, dei precari, di tutti coloro che desiderano fortemente, a Verona come nel resto del mondo, costruire un altro mondo possibile.


Controriforma del lavoro. Ipocrisie incrociate

Giorgio Cremaschi

E’ paradossale l’incrocio di ipocrisie che si sta manifestando sulla controriforma del lavoro. Il sistema delle imprese, a partire dalla Presidente della Confindustria, ha manifestato tutto il suo sdegno perché il governo avrebbe messo chissà quali limiti al libero mercato. I berlusconiani chiedono modifiche rilevanti. Il Wall Street Journal tuona contro i cedimenti di Monti al sindacato. Se poi andiamo a vedere gli emendamenti che concretamente vengono presentati dai padroni al dibattito parlamentare, restiamo esterrefatti dalla sceneggiata. Marcegaglia&co. non presentano alcun emendamento sull’art. 18. Evidentemente Monti è riuscito a convincerli. Una tale devastazione del principio del reintegro nel caso di licenziamento ingiusto la Confindustria se la sognava, ci voleva il governo tecnico. Gli emendamenti delle imprese sono tutti sulla flessibilità in entrata e, bisogna dire, neanche particolarmente rilevanti, anche perché qui i danni prodotti dalla controriforma Fornero sono enormi. Altro che riduzione della precarietà. Nella sostanza la Confindustria vuole solo un po’ meno di contributi e tasse sul lavoro flessibile. Otterrà questo risultato.
Ancora più paradossale il comportamento della segreteria della Cgil, che dopo aver dato via libera al provvedimento sull’articolo 18 presenta una serie di emendamenti che, se accettati, stravolgerebbero tutto ciò che ha dichiarato sinora Monti. Infatti la Cgil chiede di togliere la parola “manifesta” dall’insussistenza delle motivazioni economiche e di sostituire il “può”, riferito alla reintegra decisa del giudice, con il “deve”. Inoltre chiede la reintegra per gli errori procedurali e ulteriori elementi di garanzia dell’effettività dell’articolo 18. Come si fa con questi emendamenti così pesanti a sostenere che comunque quello che ha fatto il governo va bene, è un primo passo?
Questi emendamenti ovviamente saranno respinti dal governo e anche dal Partito democratico, che difende la mediazione complessiva. Forse serviranno solo a far vedere che il governo ha emendamenti di opposto segno e quindi può andare avanti per la sua strada senza farsi troppo condizionare. Anche se poi agli industriali verrà concesso.
Insomma Marcegaglia strepita contro il provvedimento ma con gli emendamenti dimostra sostanzialmente di gradirlo. Camusso approva, ma con gli emendamenti dimostra l’esatto contrario. Questo perché la Confindustria vince e la Cgil straperde con questa controriforma.
E perché al di là del teatrino politico, la sostanza è chiarissima: i lavoratori pagano tutto e le imprese ci guadagnano, poco o tanto che a loro appaia.

L'Accademia di Frosinone: passiamo ai fatti!

Marina Kovari


 "Per risolvere la questione della sede dell'Accademia, dobbiamo porre al centro del dibattito politico la cultura e agire affinchè Provincia, Comune,Accademia, parti sociali interessate si siedano intorno a un tavolo di concertazione per trovare la giusta allocazione. SUBITO." così Marina Kovari, candidata Sindaco per la coalizione SEL, PRC, Frosinone BeneComune. Sono mesi che chiediamo a Provincia e Comune di agire, per quanto di competenza, per trovare una soluzione definitiva al problema di una sede idonea per una delle poche eccellenze culturali e formative di questa città. Dobbiamo  verificare, già da domani, se le sedi individuate sono idonee, se il trasferimento comporta dei disagi e come rimediarvi, quali soluzioni per controbilanciare. Il prossimo anno accademico inizia a novembre: non possiamo perdere tempo. L'Accademia è BENE COMUNE. Lunedì sono davanti alla porta del Pres. Iannarilli per avviare il Tavolo.  Vorrei invitare docenti e studenti a uscire dalle stanze dell'Accademia e "occupare" la città: con le loro opere, la creatività, l'entusiasmo. Vorrei che tutti potessimo ammirare l'Arte, anche come forma di protesta. Riprendiamo lo spazio dal cemento e dalle auto. Restituiamolo ai giovani, conclude Kovari. Intanto domani mattina, dalle ore 10.30 presso il piazzale Cotral di Via Tiburtina, pedalata ecologica organizzata dalla candidata Marina Kovari e dalla coalizione a suo sostegno: Sel, Rifondazione comunista/la Colomba e FrosinoneBene comune. La pedalata si svolgerà' nella parte bassa del capoluogo per denunciare l'esigenza di piste ciclabili e di una mobilita realmente alternativa all'automobile.



venerdì 13 aprile 2012

Iniziativa in memoria di Vittorio Arrigoni

Nicla Langiu per il Forum delle Donne
Sabato 14, a Ceccano, si svolgerà alle ore 17,30, presso il circolo La Tana del Clandestino (piazza XXV luglio), un incontro promosso dal Forum delle Donne per ricordare Vittorio Arrigoni, il giovane volontario dell'ISM ad un anno dalla sua uccisione, avvenuta a Gaza. L'evento, al quale hanno già aderito le associazioni Atto Primo, Al Muqawamah, Indiegesta e il circolo "5 Aprile" P.R.C., rappresenta l'occasione per far incontrare le tante persone che, anche qui a Ceccano, hanno Vik nel cuore e rilanciare il suo messaggio di pace.
L'invito è rivolto a tutti coloro che hanno conosciuto Vittorio, attraverso i suoi reportage da Gaza ma anche a chi ancora sa poco e niente della sua breve e intensa vita e ha la curiosità di sentir parlare di un "partigiano morto per la libertà".






 

12 aprile:la devastazione continua

Giulia T.


Stupro di gruppo. Come definire altrimenti quanto avvenuto oggi in Clarea? In quella terra di particolare bellezza e suggestione da mesi fatta oggetto di attenzioni morbose da parte di ruspe e pneumatici da combattimento?
Oggi il bosco reso prigioniero da uno scellerato progetto è stato infatti condannato a morte, senza rispetto e senza amore, con le macchine in frenetico movimento, tutte prese a spellare tronchi e gettare intorno rami, fino a lasciare rivolto verso l’alto il cuore, le radici, in una nudità di vita che nella sua evidenza ha lasciato al di là delle reti alcuni più silenziosi, mentre per altri il parlare era attraversato da risatine nervose, senza gioia, nella consapevolezza che quanto avvenuto non poteva definirsi un affare privato, di alcuni, ma aveva ricevuto l’assenso silenzioso di tutti.
Oggi in Clarea è stata consumata una grande violenza, ad un mondo che qui conta tra gli alberi abbattuti esemplari con duecentocinquanta anni di vita, tutti raccontati all’interno del tronco, anni di buoni frutti, di accoglienza di piccoli uccelli ed animali, di vento e di freddo, di storie di umani sempre alla ricerca di altro… Alberi divenuti anche ospitali rifugi con le loro casette di legno e tela che ora giacciono più in là, distrutte….
Il cantiere che si vorrebbe realizzare ha dunque oggi svelato il suo vero aspetto di devastazione, lontano anni luce dal chiacchiericcio suscitato da poche scritte sui muri che così tanto clamore hanno suscitato….. e che hanno fatto riempire intere pagine di giornali…
Ma se lo sconcerto è grande oggi nel guardare quanto avvenuto, la domanda ultima e più amara è per noi, perché se questo è il rispetto per la natura da parte dei fautori della grande opera, quale sarà
Il rispetto per gli abitanti?
Con fantasia e imprevedibilità dovremo allora immaginare i nostri passi futuri. Nella consapevolezza e certezza che sapremo resistere un minuto di più…..
Gabriella T.




giovedì 12 aprile 2012

Il maestro Oscar Peterson

Luciano Granieri


Il privato è politico" gridavano le donne del movimento femminista negli anni ’70. Prendo in prestito questa perifrasi per giustificare un’operazione di più bassa lega rispetto a alla lotta di emancipazione della donna che questo slogan definiva . Ovvero conciliare la passione per la musica jazz, fatto assolutamente privato, con la campagna elettorale per Marina Kovari candidata sindaco che supportiamo  con la  lista di Rifondazione Comunista e indipendenti della Colomba, questione evidentemente del tutto politica. Nel programma della coalizione uno dei punti più importanti è la rivalutazione della vocazione culturale della nostra città. In particolare un patrimonio divulgativo culturale immenso come l’Accademia di Belle Arti e il conservatorio Licinio Refice, deve obbligatoriamente essere valorizzato. In merito al conservatorio, nel quale è strutturato un corso di musica jazz di assoluto livello, dal quale sono usciti musicisti del calibro di Massimo Moriconi, Paolo Tombolesi, Mauro Bottini, e che ha avuto insegnanti di fama internazionale come Enrico Pierannunzi  e Gerardo Iacoucci, il nostro impegno sarà finalizzato    affinchè gli studenti che escono dal corso di jazz possano intraprendere la sfavillante e brillante carriera del musicista che andiamo a presentare con ben tre video. Mi riferisco ad un pianista dalla tecnica straripante, sorprendente, funambolica, Oscar Peterson. Il pianista canadese, nato a Montreal nel 1925, e  scomparso a Mississauga nel dicembre del 2007, è un musicista che costituisce materia di studio   della musica afroamericana, sia in termini di testimonianza sull’evoluzione dei diversi stili  e dei loro più rappresentativi interpreti, sia in funzione della tecnica strumentale.  Oscar Peterson è autore di numerose pubblicazioni didattiche con esercizi per giovani pianisti, e ha percorso tutte le vie stilistiche del jazz. Figlio dello swing, di Art Tatum, ha suonato con tutti i maggiori musicisti attivi dagli anni ’50 fino alla sua morte . Da Louis Armstrong a Ella Fitzgerald, da  Lester a Young, da Dizzy Gillespie a Freddie Hubbard e a molti altri ancora . I suoi trio hanno segnato delle pagine importantissime nella storia della musica afro americana, in particolare le formazioni che hanno visto Peterson affiancato da Ray Brown al contrabbasso e da Ed Thigpen alla batteria, e soprattutto il sodalizio con Bobby Durham alla batteria e Niels Pedersen al cotrabasso attivo negli anni ’70 e ’80. Seguire Peterson nelle sue scorribande pianistiche è un divertimento unico. La sua tecnica impressionante si lega a matrici che partono dagli albori del jazz il,  boogie woogie di JP Johnson, passando per lo swing, fino ad arrivare all’hard bop più infuocato. Le esecuzioni di Peterson trasudano di arpeggi velocissimi ed estremamente blusey. Non si può non ascoltare  Peterson senza, come minimo, battere il piede o addirittura saltare sulla sedia. I video che seguono riguardano uno degli ultimi concerti tenuti da Oscar Peterson. Siamo nel 1989 a Berlino. In questo frangente il pianista canadese è accompagnato dal compagno di sempre Bobby Durham alla batteria e da uno straordinario Steve Wallace al contrabbasso. Non mi resta che lasciare spazio alla musica augurarvi buon divertimento e
good vibrations 






martedì 10 aprile 2012

Renzo Bossi e Bande Nere

Mario Saverio Morsillo



Renzo Bossi si è dimesso. Perché si è dimesso? Perché è un mascalzoncello, un truffatore incapace, un coglionaccio che ha sfruttato la notorietà del padre per fare quello che tutte le vittime del Grande Fratello, televisivo e non ,vorrebbero: fare la dolce vita senza fare un cazzo?
Se la pensate così, non avete capito quasi nulla . Nel senso che, è vero che il Trota (bello chiamarlo col nome di un pesce; nell’ex regno delle Due Sicilie pesce significa cazzo) è un imbecille vanaglorioso parassita incapace, ma ciò non spiega la corruzione che infanga la Lega Nord.
La ‘ndrangheta calabrese, dal suo apparire sulla scena nazionale, ossia dalla metà degli anni ’80, ha avuto fra gli immigrati calabresi nel Nord, suo bacino naturale, un nemico implacabile: il movimento operaio, che le toglieva humus e possibilità di crescita.
In particolare, a Sesto San Giovanni, opulenta città operaia (opulenta per le conquiste di una agguerrita classe operaia, non certo per benevolenza padronale: mai sentito parlare di Officina Stella Rossa?), i partiti della destra tradizionale ( DC, PSDI, MSI, PSI craxiano) non potevano in nessun modo scalfire la compattezza dei lavoratori locali, in gran parte calabresi. La scelta occhettiana di candidare Guido Rossi, economista di Confindustria, alle politiche del 1987, gettò nello sconforto i lavoratori sangiovannesi. E nella sfiducia.
Dopodiché, le ‘ndrine hanno avuto mano facile: persa la fiducia nel maggior partito operaio, i lavoratori hanno accettato di non combattere quell’evidente intreccio tra mafie , estrema destra neofascista e … Lega Nord.
Si, proprio la Lega Nord, che fra i suoi militanti annovera non pochi terroni urbanizzati, attratti solo dalla ipocrita chimera di non pagare tasse; quella costola infame del movimento di protesta che ha individuato nelle vittime del capitalismo la causa delle ingiustizie.
Dei facili legami tra Lega, neofascismo militante e ‘ndrine calabresi parla autorevolmente il giornalista Paolo Berlizzi nel suo libro ‘Bande Nere’ edito da Bompiani nel marzo 2009.
Ebbene: per scoprire che tra Lega e mafia calabrese vi è connessione, bisognava aspettare che un imbecille trotesco si tradisse?


zerotremilacento, cinque anni di riqualificazione sociale e culturale

Luciano Granieri




 Leggendo il volumetto “zerotremilacento, arte pubblica relazionale, 5 anni di azioni/relazioni nel territorio di Frosinone”, mi sono reso conto di quanto il gruppo zerotremilacento in questi cinque anni di attività sia stato importante per la nostra città.  Il volume corredato da un’ampia documentazione fotografica, è insieme una testimonianza e un bilancio delle significative e benefiche  impronte lasciate dal gruppo nel tessuto sociale cittadino e provinciale.   Il progetto zerotremilacento è nato in un  mattino d’estate  del 2005, quando alcune persone animate da amore per l’arte,  per l’aggregazione  sociale  e per la propria città hanno voluto realizzare il desiderio -cito testualmente-  “ Di mettere su un groppo per fare arte. Non un gruppo di artisti ma di cittadini tra i quali possono esserci anche artisti, un gruppo interdisciplinare che produce arte per sé e per il territorio in cui vive. Un’arte non per i luoghi deputati ma per lo spazio pubblico, in cui essi vivono.”  Una sperimentazione degli enunciati di Beuys, secondo il quale  “ l’Arte è dappertutto ed è per tutti, ogni uomo è un artista”. Una sperimentazione espressiva per cui la creatività una volta tanto non emana dagli artisti verso il corpo sociale, o nel corpo sociale, ma emana dal corpo sociale verso l’arte. Determinati gli obbiettivi, il gruppo ha iniziato ad organizzarsi e ad operare cercando di coinvolgere le scuole, l’Accademia di Belle Arti, il Conservatorio e le istituzioni locali. Leggendo il volume,  apprezzando la genialità dei progetti e guardando le foto si è certi che zerotremilacento è andato ben oltre il traguardo di fare arte pubblica a Frosinone. Il gruppo ha avuto il grande merito di rendere visibile l’invisibile. Pianificare un grande progetto di riqualificazione urbanistica attraverso l’arte. Un “Non luogo”  come il fiume Cosa, un corso d’acqua  che le giovani generazioni hanno sempre percepito come una fogna a cielo aperto, senza sapere che un tempo era un fiume rigoglioso e suggestivo, è stata la prima area sensibile individuata . Le preformarne artistiche, le installazioni, gli  eventi nati lungo le sponde del fiume hanno contraddistinto tutta l’attività di zerotremilacento. La manifestazione “Da cosa nasce Cosa” si è svolta per ben sei  edizioni e ha restituito alla cittadinanza, che ha anche partecipato alle installazioni artistiche,  la consapevolezza di avere un fiume nella propria città che può unire percorrendo le sue sponde  bonificate  quartieri lontani fra di loro divisi da un’urbanistica folle . Addirittura il comune di Frosinone, sulla spinta di questi eventi, ha rispolverato il progetto del parco del Fiume Cosa, progetto ora insabbiatosi  un’altra volta . Altri “Non luoghi” presenti a Frosinone sono stati scelti  come aeree sensibili all’arte e alla creatività.  Sono quei brandelli di terra  presenti fra un pezzo di megalopoli  fantasma e  l’altra propri di una città  sviluppatasi attraverso modalità disordinate ad esclusivo uso e consumo della speculazione finanziaria e fondiaria. Terre incolte fra un palazzo e l’altro, pratoni sporchi  che   feriscono  la collina  che divide Frosinone alta da quella bassa  sono diventati, grazie ad Antonio Limonciello, coordinatore del gruppo, degli Orti  d’Arte con l’operazione “Destinazione d’uso” in questi spazi  si sono coltivate piante e fiori proprie della terra ciociara. Un esempio su tutti sono i terrazzi di Colle San Pietro quelli che dal Liceo Classico Turriziani scendono verso Colle San Pietro. Alcune piante derivate da queste coltivazioni hanno costituito materia per la creazione di opere d’arte esposte presso la Villa Comunale nella mostra “Arte e Orto”.  Inoltre l’organizzazione di installazioni, concerti, reading poetici , grazie all’opera di zertoremilacento, ha  ridato dignità culturale al centro storico. Purtroppo  qui l’operazione non è riuscita del tutto, perché, per colpa dell’ottusità di alcuni commercianti e della poca collaborazione del comune,   non si sono  potute chiudere al traffico le piazzette e gli angoli suggestivi dove si sono tenute le performance artistiche  rovinate dal  rumore cacofonico dei motorini smarmittati. Anche sulla questione delle Terme Romane zerotremilacento ha detto la sua, creando opere d’arte nelle aeree sotto le quali probabilmente è sepolto un reperto archeologico, marcando così lo scempio che di questo importante insediamento si è fatto .  Ma scorrendo ancora le pagine del volume ci si accorge che zerotremilacento si è occupato di riqualificare anche la convivenza sociale, cercando di ripristinare la trasmissione orale dei saperi. Ovvero quell’antico, atavico  ed efficacissimo sistema per cui la cultura si trasmette da padre in figlio, da anziano a giovane. Oggi purtroppo questa modalità  è devastata dalla televisione da internet, da sistemi che impediscono la trasmissione della cultura attraverso la relazione fra giovani e anziani, processo ostacolato  anche dalla scomparsa di luoghi comuni intergenerazionali. I centri per anziani, i parchi giochi per bambini, i luoghi di aggregazioni per i giovani, sono strutture specifiche  che tendono a dividere le generazioni, a creare incomunicabilità fra loro. Ebbene zerotremilacento si è inventata La gita in circolare . La circolare IE il mezzo pubblico cittadino su cui sono saliti alcuni anziani che raccontavano ai passeggeri del bus aneddoti, storie antiche di quei quartieri che la circolare stava attraversando. Ed infine a zerotremilacento si deve il merito di aver cercato di unire le varie ritualità delle comunità stranieri in un'unica e condivisa ritualità collettiva organizzando incontri e momenti di creazione artistica comune fra  gli immigrati di diversa etnia. Insomma  fra la lettura del libro e i ricordi dei vari momenti a cui ho assistito e documentato su Aut.,  mi sono reso conto che zerotremilacento non è solo ricerca e promozione di Arte Pubblica, ma è un gruppo capace di restituire dignità a luoghi e persone  cui l’indifferenza e lo sfruttamento di una società capitalista pervasa dalla fame del profitto ad ogni costo  aveva tolto.





lunedì 9 aprile 2012

Zoo industriale: Rocco Alonzi ad Anagni

Fausta "l'insognata" Dumano 


Zoo industriale già il titolo scelto  spinge alla riflessione, già il titolo è un racconto, la nuova mostra dell' artista ROCCO ALONZI. La location è l' altisonante palazzo comunale di ANAGNI,caratteristica cornice  per le opere dell' artista. Blocco notes, macchinetta fotografica, la mia compagna d' avventura nello ZOO INDUSTRIALE  è  ROBY, che ormai conosce i miei tempi , quando vengo rapita dall' arte.......scelgo un giorno ed un orario insolito,  è pasqua,  gli ultimi visitatori stanno già pensando al pranzo, l' unico spazientito è il custode, sta aspettando che me ne vada.....ma ogni opera  è un racconto , che si intreccia con l' altro, la disposizione non è mai casuale, iniziare da destra o da sinistra è il primo interrogativo,dopo aver tentato i due percorsi realizzi  che  l' attenzione va fissata sulla macchina, sulla mitica 500 bianca .Le opere di ROCCO sono un viaggio nel tempo, uno scaraventarti nel passato , che vive nel presente. Uno zoo industriale, animali smarriti nel parco industriale di una società in decomposizione. Un animale per volta , protagonista  della solitudine umana,dell' incomunicabilità moderna. Un telefono abbandonato, la cornetta sembra leggermente alzata, come per impedire la comunicazione, chi chiamerà troverà la linea occupata. Una giraffa,una zebra, dei fenicotteri rosa,un coniglio,un pappagallo e tanti altri animali  ti guidano nel labirinto, la scarpa rossa ti resta intrappolata  accanto allo scenario di un fiume,una scarpa sola , perchè  nell' incomunicabilità moderna l' uomo non riesce a dialogare neanche da  solo......L' UOMO SOLO NON RICONOSCE NEANCHE  IL SUO VOLTO.. MA L' INCUBO     DELL' INCOMUNICABILITA’   moderna  cerca il sogno nei ricordi rassicuranti  delle radici del suo passato,la scarpa rossa  impigliata  trova speranza nelle rassicuranti coppie di scarpe nere indossate da due invisibili ''donne'' , che mostrano solo la caviglia, si intravedono le gonne, che ricoprono anche lo scandaloso ginocchio. Ci si interroga se una delle due possa essere la nonna del pittore,una figura rassicurante. Nei palazzi antichi cerchi di scorgere la bottega degli alimentari  della nonna , case che stridono con lo svincolo della superstrada,viaggiare con la cinquecento  bianca,  con una lambretta rossa, il motorino ciao deve ancora arrivare, non importa quello che troverai  alla fine del viaggio, ma quello che stai provando nel viaggiare nello zoo industriale.  L' arte si fa poesia con la scelta dei colori , dei contrasti ,senti l' eco della voce di Benigni, entri nel film LA TIGRE E LA  NEVE........E SE UN GIORNO LA FORZA DELL' AMORE ti scaraventa per ROMA una tigre e pure la neve, Rocco ti scaraventa con la sua passione il suo testamento d' amore, una dichiarazione d' amore alla vita. Esci  dal sottopassaggio , dove sono state lasciate delle auto, ascolta la voce degli animali, decifra il linguaggio , scegli l' animale che rappresenta la tua forza interiore. Mentre scegli l' animale nello zoo industriale realizzi che hanno tutti colori  vivaci, che fanno da contrasto al grigio industrializzato. Mentre entri nelle opere ti immagini Rocco nello studio come un SAN FRANCESCO moderno,che  parla con gli animali.........ZOO INDUSTRIALE......gli animali non sono in gabbia solo nello zoo, sono in gabbia nella società, la gabbia è il grigiore industriale, che ha imprigionato l' uomo moderno.......la via di fuga  torna nella cinquecento bianca, nella lambretta rossa.




Foto: Fausta Dumano
Musica "Blue in Green" - Richiard Galliano - Fisarmonica
                                       Enzo Pietropaoli - Contrabbasso
Editing: Luc Girello

domenica 8 aprile 2012

Arte Pubblica

a cura di Luciano Granieri



L’intervento  che segue  mostra quanto sia importante   rivalutare i poli culturali di eccellenza della nostra città : Conservatorio e Accademia di  Belle Arti. L’esperimento che di seguito è illustrato testimonia come gli studenti dell’Accademia di  Belle Arti  di Frosinone , oltre a costituire un patrimonio di sapienza e creatività,  sono dei veri e propri attori di aggregazione sociale e promozione del territorio. L’idea è quella, peraltro già sviluppata dall’associazione zerotremilacento, di stimolare la creatività dei giovani artisti trasferendo il loro processo creativo  all’interno di un contesto di verso  dal laboratorio e dalla mostra. L’intento è vedere questi artisti all’opera in un luogo di pubblica fruizione, in particolare in luoghi “non luoghi” parti di città abbandonate da uno sviluppo urbanistico frammentato e frazionato  per colpa di  una logica costruttiva fondata sul profitto privato, sul consumo intensivo e distruttivo  del territorio . Ce ne sono molti di questi non luoghi nella nostra città. Spazi degradati lasciati al loro destino da incuria e abbandono. Ebbene nel recupero di questi spazi, nel procedimento di riqualificazione volto a restituire queste aeree un’antica bellezza e ricchezza paesaggistica gli studenti dell’accademia delle belle arti possono svolgere un ruolo essenziale. Dal  volume “Zerotremilacento arte pubblica relazionale , 5 anni di azioni/relazioni nel territorio di Frosinone”  curato da Antonio Limonciello e Claudia Paudetto, di cui parleremo diffusamente in un prossimo post , è stato tratto il passo che segue in cui si può apprezzare cosa  gli studenti dell’accademia delle belle arti di Frosinone siano riusciti a combinare nel Parco Viscogliosi di Isola del Liri. Ovviamente nello stile di Aut le foto delle opere sono state raccolte in una clip commentata da un brano musicale. In questo caso il pezzo “Rising Mandoline” del gruppo folk irlandese Foreign Feathers ci sembrava avere le sonorità più adatte alle opere esposte nel bosco.

Luciano Granieri
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ACCADEMIA DELLE BELLE  ARTI:
UN MODELLO DI INTERVENTO NELLO SPAZIO PUBLICO.

Negli ultimi anni l’Accademia di Belle Arti di Frosinone si è confrontata con la realtà esterna portando gli studenti, coordinati dai loro insegnanti, ad intervenire negli spazi pubblici.
Nell’anno accademico 2008/09, con un atto di coraggio, rispetto alla tradizionale staticità delle Accademie, sono attive due corsi di Arte Pubblica, segno di attenzione al fenomeno artistico che da un ventennio si sta diffondendo in tutto il mondo.
I giovani studenti sono chiamati a misurarsi  col territorio operativo secondo progetti complessivi predisposti con i loro insegnanti. Lo spostamento dello studio dai luoghi deputati – quali aule, biblioteche, musei  e gallerie – al territorio, porta gli studenti a confrontarsi con il paesaggio, la società e la cultura del luogo di intervento e questo produce proposte concrete che diventano stimoli per le istituzioni pubbliche e per i singoli cittadini. La formazione degli studenti per una ritrovata attenzione verso lo spazio pubblico, unitamente alla collaborazione con le istituzioni pubbliche, le scuole, le associazioni, costituiscono un moltiplicatore di energie i cui frutti  si potranno cogliere con chiarezza nei prossimi anni. L’intervento nel suo complesso, cioè produzione di opere per uno spazio pubblico e attivazione di percorsi didattici per l’arte, rappresenta un modello di presenza attiva e produttiva di una istituzione quale è l’Accademia di Belle Arti, nel e per il territorio in cui essa è collocata.