Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

giovedì 29 agosto 2019

Love&Liberation l'ultimo disco di Jazzmeia Horn

Luciano Granieri




E’ una serata di giugno molto particolare al Jazz Standard Club di Manhattan.  Quasi alla fine del set la cantante che si sta  esibendo , dopo aver deliziato  gli appassionati -  supportata da un quintetto composto dal trombettista Josh Evans, dal tenorsassofonista  Stacey Dillard, con  Keith Brown al pianoforte , Ben Williams al basso e l’immenso Ralph Peterson Junior alla batteria - si posiziona davanti al palco con una mano ben piantata su un fianco e guardando con la faccia dritta  verso il pubblico  ordina:”Alzate la mano se sapete cos’è Juneteenth”.  Il risultato non è dei migliori. Non molti spettatori alzano  mano.   Lei  fra il deluso ed il divertito risponde: “Nemmeno la metà di voi lo conosce, ma va bene lo stesso, ora vi mostrerò cos’è Juneteenth”.  Attacca, con voce solenne    -e la mano destra  sollevata a pugno alla stregua del Black Power -  Lift Every Voice and Sing”, l’inno di liberazione  della gente di colore, che irrompe in un fiammeggiante  Moanin anatema contro la discriminazione razziale  registrato da Art Blakey and tha Jazz Messanger nel 1959.  

Chi è la cantante?  E’ Jazzmeia Horn,   una ventottenne ragazza afroamericana   da Dallas Texas.  Giovane  musicista dalla tecnica straripante e dalla tenace voglia di lottare  in  difesa dei diritti  di tutti i  discriminati per razza, genere, censo ed orientamento sessuale. 

A proposito per  chi non sapesse cos’è Juneteenth dirò che è la commemorazione di un fatto storico molto importante per la comunità afroamericana avvenuto il 19 giugno del 1865.  Quel giorno  il generale della Union Army Gordon Granger entrò a Galvestone in Texas portando la notizia che, essendosi  conclusa la guerra civile, anche gli schiavi di quello Stato avrebbero acquistato la loro libertà .  E’di fatto una delle prime celebrazioni  relative all’abolizione della schiavitù nel mondo, anche se non viene festeggiata in tutti gli Stati americani. Naturalmente per Jazzmeia Horn, texana di Dallas, afroamericana,  Juneteenth non può che essere una delle ricorrenze più importanti. E’ il  primo atto che ha iniziato il processo di liberazione dei neri, una liberazione che però ancora deve compiersi completamente. 

Per Jazzmeia Horn  ogni forma di liberazione è un atto d’amore. Non a caso il suo secondo album uscito per la Concord Jazz il   23 agosto scorso è intitolato  “Love &Liberation”. Durante la conferenza stampa di presentazione del disco, organizzata dalla Concord, la Horn spiega in due parole l’essenza del CD : “Un atto d’amore è un atto di liberazione e scegliere di liberare – se stessi o altri- è un atto d’amore”.  Ecco spiegata in due parole la lotta partigiana!

 “Love & Lieration” esce due anni dopo  primo lavoro di Jazzmeia Horn “A Social Call” con il quale ha ottenuto la nomination ai grammy 2018. In realtà la cantante di Dallas ha fatto irruzione nel mondo del jazz in modo fulmineo e strabiliante, entusiasmando molti appassionati  critici per la sua straordinaria abilità di cantante, compositrice  e musicista a tutto tondo, dalla grande verve improvvisativa.  Vincitrice  sia della Thelonius Monk International Vocal Competition   che della Sarah  Vaughan International Vocal Competition, Jazzmeia Horn non ha perso la voglia d’imparare di emanciparsi di captare ogni piccola esperienza di vita ed artistica per evolvere il suo linguaggio. Infatti il nuovo CD riflette chiaramente il profondo completamento del suo linguaggio maturato in due anni passati quasi interamente in tournee, affinando le sue capacità non solo di performer ma anche di band leader. 

Le 12 tracce del disco, di cui 8 composizioni originali, sono la colonna sonora di un viaggio fatto di tanti incontri: musicisti, persone di ogni  tà razza religione cultura. Da ognuna di queste Jazzmeia Horn ha ricevuto, ma  ha  anche dato qualcosa in termini di emozioni consigli, istanti di vita. Ed è questo il messaggio inscritto nelle tracce del disco. E cioè che ognuno di noi deve impegnarsi nella vita a confrontarsi, anche a  scontrarsi, e deve sempre essere pronto a  cogliere e dare il meglio che si  ha da offrire  Insomma Love & Liberation è una chiamata all’azione. Un’esortazione diffusa trasmessa in tanti linguaggi. 

Non è un caso che  la struttura  dei brani non si basi  esclusivamente su una solida base jazzistica, comunque predominante,  ma si estende anche al R&B all’Hip Hop arrivando ad un duetto a cappella con il compagno di etichetta, il batterista e cantante Jamison Ross.  I brani non originali sono:” No More” di Jon Hendricks,  un pezzo importante  con le  radici ben piantate nella tradizione  jazzistica e non poteva essere diversamente visto che il brano   di  Hendricks è un’invettiva contro l’oppressione e il razzismo . “Green Eyes” di Eryka Badu,  è un’inspirata interpretazione sostenuta da una ritmica potente, di stile coltraniano (Jones- Tyner-Garrison ricordate?) tendente al free, “Reflection of my Heart  è un’elegante ballad  di Rachelle Farrell eseguita  insieme a  Jamison Ross, ed infine lo standard di Jimmy Van Heusen e Johnny Mercer “I tought about you” eseguito in duo con il contrabbassista Ben Williams, dove la Horn sfodera un’improvvisazione scat smagliante. Caratteristica presente anche in molti degli altri brani originali.  

I musicisti che accompagnano Jazzmeia Horn sono oltre che Williams al basso, il pianista abituale  Victor Gould, a cui si è aggiunto come ospite Sullivan Fortner , il tenor sassofonista  Stacey Dillard, il trombettista Josh Evans  e il batterista cantante Jamison Ross

Free Your Mind, il brano d’apertura, è un’esortazione a rimanere se stessi, lasciare dentro di   serenità  e lucidità senza farsi coinvolgere  dall’odio che c’investe proveniente   soprattutto dai social. Il pezzo è un potente esempio di hard bop suonato con determinazione in cui la Horn percorre in lungo e in largo sonorità dai colori sfavillanti.   

Time è una sorta di poesia che descrive un amore sognato ma mai realizzato completamente. Una ballad dove l’impasto sonoro formato da sassofono e tromba offre una tappeto ideale per il recitato della Horn. 

Out of the window  è un messaggio urlato  di una donna che mette in guardia un uomo del fatto che un’altra donna lo stia depredando ma questo gioco predatorio potrebbe piacere anche alla stessa signora che sta mettendo in guardia l’uomo.  E' un’arma a doppio taglio molto sottile dove l'ironia femminile sovrasta la prosopopea maschile . Un  brano trascinante pieno di groove dove l’incessante scat di Jazzmeia Horn apre la strada all’imponente assolo di Stacey Dillard. 

 Il già citato No more di Jon Hendricks, chiama la Horn ad un impeto di ribellione come donna afroamericana, riportandola allo spiacevole ricordo di lei bambina accompagnata alla fermata dell’autobus dai genitori o dalla nonna per evitare che ragazzini  bianchi la prendessero in giro o l’aggredissero. 

When I Say” è un brano dedicato da Jazzmeia alla figlie. E’ un tentativo di vedere il tempo da una prospettiva infantile, dove sono le voglie dei bimbi a decidere quando fare una cosa e per quanto tempo  anche se questa  cadenza temporale non coincide con quella degli adulti . Il tema è   complesso tanto da far sospettare l’intento di costruire il pezzo  direttamente improvvisando senza una linea melodica precisa. 

Legs and Arms, è  una ballad a swing moderato che parla di un amore morboso, quasi al limite della persecuzione. 

Searchin” è una cavalcata senza fiato attraverso il virtuosismo del fraseggio e dell’intonazione. Un  pezzo quasi impossibile da cantare che la Horn utilizzava per esercitarsi ma che è finito sul disco. 

Still Tryin” è un blues all’ennesima potenza con tutta la forza emotiva che un blues può dare. 

Only You è un brano a cappella eseguito con il cantante batterista Jamison Ross. E’ un dialogo intimo  fra due persone   che condividono pensieri reconditi ed espliciti, privati e pubblici, una piccola poesia Hip Hop. 

Insomma dopo aver ascoltato Love & Liberation non si può disattendere la chiamata all’azione di Jazzmeia Horn.  Un’azione sempre tesa al confronto e alla condivisione, perché confronto, condivisione e socializzazione  sono il sale di una vita, per e con gli altri, una vita liberata dall'odio dalla prevaricazione, in una parola dalla barbarie.



mercoledì 28 agosto 2019

Urgente: difendere l'Amazzonia da Bolsonaro

Pstu
(sezione brasiliana della Lit-Quarta Internazionale)



Il 19 agosto la popolazione della città di San Paolo, capoluogo della regione più popolosa del Paese e dell'intero continente, ha visto il pomeriggio trasformarsi in notte, in uno strano fenomeno che ha causato paura e apprensione. Una densa nuvola nera si è abbattuta sulla regione e, in alcuni punti, è caduta una pioggia scura. Poco dopo, istituti come il National Institute of Meteorology (Inmet) hanno confermato che il fumo è nato dalla combustione in varie parti del Sud America, come il triplo confine tra Bolivia, Paraguay e Brasile, che fa parte del Pantanal, oltre che dell'Amazzonia. L'incendio, insieme a un fronte di aria fredda, avrebbe causato l'improvvisa oscurità. In altre città all'interno dello Stato, il cielo è apparso arancione.
Il caso ha attirato l'attenzione sullo scenario infernale che si sta verificando nella regione amazzonica dove bruciano da mesi le giungle dell'Amazzonia, dell’Acri e della Rondônia. Se è vero che questo periodo è da sempre epoca di roghi, è un dato di fatto che gli incendi sono i più grandi dal 2013 e che si stanno moltiplicando in un momento in cui di solito erano finiti.
La verità è che stiamo vivendo una vera catastrofe ambientale. Proprietari terrieri e taglialegna rimuovono e bruciano foreste per fare pascoli; i"Garimpeiros" [cercatori di minerali preziosi, ndt] e le miniere invadono le riserve indigene.
Il governo Bolsonaro non solo chiude gli occhi su questa tragedia. In precedenza, è stata la politica del governo a promuovere letteralmente la devastazione della terra e dell'ambiente per favorire le industrie agricole, quelle minerarie e i garimpos. Fin dalle elezioni, Bolsonaro promise di porre fine a qualsiasi tipo di protezione ambientale, di eliminare le riserve indigene e le quilombolas [piccoli nuclei i cui abitanti sono discendenti diretti di comunità di schiavi di origine africana fuggiti o liberatisi con la fine della schiavitù – ndt].
Una volta al governo, sta attuando quel progetto senza vie di mezzo.
Bolsonaro e il suo ministro dell'Ambiente, Ricardo Salles, smantellano l'Ibama (Istituto brasiliano per l'ambiente e le risorse naturali rinnovabili), l'organismo responsabile dell'esecuzione delle politiche ambientali.Viene modificato il consiglio direttivo dell'Icmbio, un istituto che sovrintende alle unità di conservazione, imponendo un colonnello della polizia militare di San Paolo alla presidenza; il culmine della persecuzione degli organismi ambientali e di ricerca sono state le dimissioni del presidente dell'Inpe (National Institute of Space Research), Ricardo Galvão. Bolsonaro ha contestato i dati del riconosciuto organismo di ricerca sulla progressione allarmante del disboscamento in Brasile e ha accusato i suoi scienziati di essere collegati alle Ong.
Bolsonaro ha negato di aver disboscato e poi ha contestato i dati degli istituti di ricerca. Ora, non potendo più nascondere i fatti, in modo intimidatorio accusa le Ong di aver bruciato l'Amazzonia.
Il ministro Salles, da parte sua, ritiene responsabile degli incendi la popolazione residente, povera gente che soffre più di tutti di questo inferno, causato da aziende di legname e industrie agricole. Ricardo Salles, per di più, era già stato condannato per aver favorito le compagnie minerarie quando faceva parte del governo di Geraldo Alckmin (Psdb).
La barbarie ambientale cui stiamo assistendo fa parte di quella politica del governo di Bolsonaro che incoraggia il progressivo disboscamento, i garimpos e gli incendi: e lo fa con il suo intervento politico, con la persecuzione di scienziati e organismi ambientali e con lo smantellamento di tutto il servizio pubblico nella zona, che gli è ostile. Per questo, perseguita gli indigeni e le quilombolas e, di recente, ha approvato una legge che autorizza il trasporto di armi nelle proprietà rurali.
È una politica di sterminio della foresta e delle persone che dipendono da essa. Questa politica è collegata al suo progetto di consegna del patrimonio nazionale al capitale straniero, compresa l'Amazzonia e le sue risorse, a grandi compagnie minerarie internazionali.
È necessario scendere in piazza e difendere la foresta pluviale contro questo governo criminale.
Difendiamo l'ambiente e le popolazioni indigene, quelle fluviali e le quilombolas da questo massacro.
Via Salles subito!
L'Amazzonia resta, Bolsonaro va!
(traduzione di Giacomo Biancofiore e Mario Avossa dal sito www.litci.org )

martedì 27 agosto 2019

"Aridatece glie pallone e jateuenne a casa, assi' finisce sta' commedia".....così si risolve la crisi di governo

Luciano Granieri

con tutto il rispetto per le scimmie



Un golpe costituzionale

Mio nonno non era appassionato di calcio. Poco tollerava  fenomeni di coinvolgimento di massa come il pallone .  Guardava le partite distrattamente rassegnato al fatto che, o cambiava stanza, o doveva  rimanere con noi  ragazzini che negli anni ’60 seguivamo le gesta di Losi, Mazzola, Rivera, Riva,  in bianco e nero, dall’unica TV di famiglia. Mio nonno, in particolare, non sopportava il gioco scorretto : ad esempio quando un calciatore, buttava volontariamente  la palla in fallo laterale per evitare guai peggiori,  o si rotolava a terra fingendo chissà quale malanno per perdere tempo quando la sua squadra era in vantaggio. Già il calcio non l’appassionava, ma quando vedeva certe sceneggiate si arrabbiava proprio. Una volta lo sentii urlare: “ Ce teneua da sta’ i’ a fa gli arbitre, da mo’ che saria strillate “ Iamme, ridateme glie pallone e jateuenne tutti a casa, assì finisce sta’ commeddia”  Non so se l'idioma ciociaro è riportato fedelmente, però traduco: “Dovevo starci io a fare l’arbitro, avrei già urlato: forza ridatemi il pallone, andatevene tutti a casa così finisce  questa sceneggiata”. 

Ecco a me piacerebbe che Mattarella facesse come mio nonno   e ponesse fine all’infimo teatrino  che  politicanti maneggioni e cialtroni stanno mettendo in scena durante  questa crisi di governo.  Se fossi Mattarella caccerei tutti dal Parlamento . Li  manderei a studiare fino alla fine della legislatura e oltre, per imparare, ad esempio, che i cittadini eleggono il Parlamento, non il Governo Solo dopo essermi accertato dell'alfabetizzazione dei Parlamentari riaprirei le Camere . Imporrei il silenzio nell’agone politico dentro e fuori le istituzioni  perché di cazzate ne sono state dette e fatte tante. 

Nel frattempo istituirei un governo di "solidarietà  costituzionale", fatto da pochi ministri,  con pieni poteri.  Tutti costituzionalisti,  storici e filosofi, a cui sarebbe affidato il compito di portare avanti una legislatura di Solidarietà della Costituzione , basata  in particolare gli art.2 e 3. Cioè il riconoscimento e la garanzia dei diritti inviolabili dell’uomo,   la rimozione degli ostacoli che limitano di fatto la libertà e l’eguaglianza  dei cittadini.  

 Un esecutivo che guardasse anche alla Carta dell’ Onu, in particolare agli  articoli 55  e 56 in cui gli Stati aderenti sono obbligati a realizzare  l’elevamento dei livelli di vita dei cittadini, il pieno impiego,  condizioni di progresso e di sviluppo nell’ordine economico e sociale…. il rispetto universale ed effettivo dei diritti dell’uomo, delle libertà fondamentali per tutti senza distinzione”.  Se il rispetto di questi obblighi contrasta come è evidente con le politiche di austerity della UE, la stessa Carta dell’Onu impone di non tenere conto dei trattati europei. Infatti all’articolo 103 è scritto: “ In caso di contrasto fra gli obblighi contratti dai Membri delle Nazioni Unite con il presente statuto, e gli obblighi da essi assunti in base a qualsiasi accordo internazionale prevarranno gli obblighi derivanti dal presente Statuto”. Tradotto: fra l’obbligo di rispettare il rapporto debito/pil  e l’obbligo di elevare i livelli di vita, e realizzare  il rispetto universale ed effettivo dei diritti dell’uomo , prevale il secondo. 

Mi rendo conto che costituzionalmente il mio discorso è gravemente viziato dall’esautorazione del Parlamento in una Repubblica Parlamentare. Ma un Parlamento formato da gente totalmente ignorante, non può svolgere rappresentanza di alcun tipo né “adempiere con onore e disciplina al suo mandato  art. 54 Cost. 

Sarebbe uno strappo costituzionale enorme? Certo ma per far rispettare meglio lo spirito della  Carta.   Si tratta di un’emergenza democratica reale che, se è grave e pericolosa come i più asseriscono, non basta cambiare colore ad un governo , ci vuole  il golpe: un “golpe costituzionale necessario a porre  al centro i principi di solidarietà ed eguaglianza finalizzato a ripristinare una convivenza civile degna di questo nome senza odi e rancori. Insomma: “ardatece glie pallone, jateuenne a casa assì finisce stà commeddia”.