Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 22 dicembre 2018

Caro Babbo Natale

Mario Zorzetto


Caro Babbo Natale,
era il 23 dicembre 1978 quando venni alla luce in un’aula parlamentare in un clima di grande consenso. Mentre tu preparavi la slitta, il mio atto di nascita N. 833 sanciva che dovevo “promuovere, mantenere e recuperare la salute fisica e psichica di tutta la popolazione”, nel rispetto dell’uguaglianza e della libertà di tutte le persone.


Venni alla luce in un’aula parlamentare accolto da un grande consenso. Ben 381 persone mi aiutarono a nascere, mentre 77 non volevano arrivassi al mondo e 7 si lavarono le mani come Pilato.

Purtroppo, nonostante la mia giovane età, oggi sono sempre più pieno di acciacchi, depresso e sfiancato da non aver nemmeno la forza di spegnere le candeline. Ora mi giungono informazioni che mi vogliono anche “regionalizzare” per tutelare la salute in modo differenziato e per escludere qualcuno…. ma io non sono nato per questo, al contrario sono venuto per includere tutti anche gli ultimi . Aiutami a combattere l’epidemia del regionalismo differenziato, un virus molto contagioso che rischia di assestare il colpo finale all’universalismo integrato nel mio DNA..


Ho solo 40 anni di onorato servizio, ti chiedo un solo grande regalo: vorrei un patto politico in grado di rilanciare il mio valore sociale, perché la salute delle persone viene prima di tutto e rappresenta una leva fondamentale per lo sviluppo economico del Paese. Sì lo so, caro Babbo Natale, si tratta proprio di un regalo enorme che non potrebbe mai passare da nessun camino. Ma sai bene che puoi lasciarlo dove vuoi perché io da 40 anni sono sempre sveglio 24 ore su 24, 7 giorni su 7 per tutelare la salute di 60 milioni di persone. Ho curato con grande competenza professionale, straordinaria umanità e, soprattutto, senza alcuna richiesta di polizza assicurativa o carta di credito senza chiedere a nessuno il titolo di studio, il colore politico, la sua fede religiosa o il colore della pelle.


SSN  

Freddie Hubbard come nasce il blues da un effetto larsen.

Luciano Granieri



Roma teatro Olimpico, siamo all’inizio degli anni ’80 ,( inverno 81 o ’82) non ricordo bene. Grande serata di jazz.  Sul palco uno scintillante quintetto. Il trombettista ha appena finito una ballad, posa il suo flicorno vicino al microfono per prendere la tromba. Sta per portare il suo strumento alla bocca quando da un amplificatore esce un acuto effetto larsen. Lo strumentista   si blocca rimane per 10 secondi in una specie di trance  poi soffia nel suo strumento una nota uguale a quella del larsen , batte il quattro con il piede e  i musicisti che l’accompagnano si  buttano con lui in un blues mozzafiato. Improvvisazione pura nata sul fischio di un amplificatore. Questo è il blues, questo è il jazz . 

Il  trombettista in questione era il funambolico Freddie Hubbard, insieme a lui Harlod Land al sax tenore, Billy Child al pianoforte a alle tastiere, Larry Klein al basso , e l’incredibile Steve Houghton alla batteria. Ebbi occasione di vedere  Freddie Hubbard due volte in quegli anni, oltre che a Roma anche a Pescara,  ed ogni volta sono uscito dal concerto con un rinnovato amore per il jazz grazie alla sua  musica che mi era entrata  nel sangue, nelle ossa, in ogni cellula del mio corpo.  

Sono passati  dieci anni da quando Freddie ci ha lasciato, moriva infatti il 29 dicembre del 2008. Nella grande e variegata storia del jazz il trombettista di Indianapolis figura come il genio dell’Hard Bop. Uno stile nato negli anni ’50 come rilancio della creatività nera in contrasto al  revisionismo west coast bianco.

 L’Hard Bop si liberava dall’assillo tipico dei boppers di stravolgere l’armonia semplice delle canzonette di Brodway, anzi si liberava proprio dall’assillo dei giri armonici . Due o tre accordi al massimo, poi tanto blues e soul su cui costruire voli improvvisativi spericolati a volte più veloci e complessi di quelli suonati da Parker e compagni. 

Genio dell’Hard Bop dunque? Sicuramente ma è una qualifica molto riduttiva. Ornette Coleman  lo volle al suo fianco quando incise nel 1960 quel manifesto della new thing che fu “Free Jazz”, ma suonò anche con  Coltrane all’epoca di Ascension . Possiamo quindi affermare che Hubbard ebbe un ruolo preminente anche nella stagione del free jazz, sia quello più viscerale di Coleman che l’altro più spirituale di Coltrane. 

Sostituì un immusonito Miles Davis nel gruppo con Herbie Hancock, Wayne Shorter, Tony Williams, Ron Carter,dunque fu  linfa rivitalizzante del grande quintetto scoperto proprio  da Miles. Lo  ritroviamo alle prese  anche con il jazz-rock, il funky. Insomma un musicista poliedrico, dalla fiammeggiante verve improvvisativa  tecnicamente preziosa ed emotivamente coinvolgente. 

Insomma 10 anni fa è scomparso un musicista di cui gli appassionati di jazz sentono  ancora la mancanza  perché, al di la di ogni valutazione che si possa fare della sua arte, quando un trombettista riesce a suscitare  profonde emozioni da un semplice effetto larsen significa che è un grande musicista.


venerdì 21 dicembre 2018

Nubi sempre più scure sull’economia capitalistica

Alberto Madoglio


Certamente nessuno si aspettava che dalla crisi del 2007/2008 si potesse uscire tornando ai livelli di crescita del cosiddetto trentennio d’oro (quello che convenzionalmente inizia con la fine della Seconda guerra mondiale e termina con la prima grande crisi globale agli inizi degli anni 70 del secolo scorso): tanto è vero che una delle descrizioni più in voga negli ultimi tempi circa il futuro dell’economia mondiale segnala il rischio di entrare in una “stagnazione secolare”. Teoria per certi versi semplicistica ma che trova una base di verità nell’accentuazione di tratti essenziali dell’economia capitalistica: riduzione del tasso di profitto, crescita sempre più rallentata della produttività del lavoro, idem per la crescita degli investimenti lordi nel settore manifatturiero. Questi ultimi due indici segnalano un trend di durata pluridecennale, come indicano dati dell’Ocse e della Banca Mondiale, ed esprimono un giudizio definitivo sui vari progetti che diversi soggetti del mondo dell’economia, della politica e del sindacato in Italia avanzano da un po' di tempo, spacciandoli come la panacea di tutti i mali in cui si dibatte l’economia del Belpaese.
Recessione, nient’altro che recessione
Tuttavia alcuni dati hanno sorpreso, e non poco, anche i più ottimisti tra gli analisti delle dinamiche globali dell’economia.
Calo del Pil in Giappone, Germania, Svezia e Svizzera, per citare solo alcuni casi. Rallentamento marcato negli Usa, a causa della fine della spinta propulsiva degli sgravi fiscali varati dall’amministrazione Trump. Prospettive di crescita più vicine al 5 che al 6% per la Cina, come ricordato in una trasmissione del 14 dicembre andata in onda sulla radio del Sole24Ore, organo della Confindustria (nella stessa, sempre per l’Impero di Mezzo, si accennava a un forte rallentamento nella vendita di autovetture: trattandosi del maggior mercato globale, è chiaro che ciò non potrà non avere ripercussioni in tutto il globo): cifre senza dubbio impensabili per le più mature economie imperialiste ma tutt’altro che rassicuranti per la nuova potenza industriale globale.
Anche per economie che presentano tassi di crescita di tutto rispetto, si evidenzia che in molti casi si tratta di sviluppo non omogeneo, dovuto in alcuni casi solo a un settore dell’economia, e che si basa su manodopera poco specializzata e quindi difficilmente reindirizzabile a nuove mansioni nel caso in cui il settore trainante vada in crisi (vedi l’articolo “Ungheria mercato del lavoro troppo tirato: arriva le legge schiavitù”, apparso sul sito phastidio.net).
Questa situazione sta avendo delle ripercussioni anche sul versate politico e sociale. Impasse riguardo il tema della Brexit, col rischio di una uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea in un modo che gli osservatori chiamano “disordinato” e che farebbe cadere il Paese in una pesantissima recessione. Sconfitta alle elezioni regionali dei partiti che formano la Grosse Koalition in Germania (Cdu e Spd) a vantaggio della destra estrema dell’Afd e del centro sinistra moderato dei Verdi. Batosta storica dei socialisti del Psoe nella loro roccaforte in Andalusia, a vantaggio di una formazione xenofoba e nostalgica del franchismo come Vox. Vittoria di Bolsonaro in Brasile.
Ma gli “sconquassi” non si limitano al versante “sovrastrutturale”, né possono essere definiti come il segnale di una tendenza “reazionaria“ a livello dello scontro di classe: tutt’altro. In verità, come la nostra Internazionale sostiene da tempo, siamo in una situazione di forte "polarizzazione" e instabilità. Infatti, nonostante Bolsonaro, continuano in Brasile le lotte e gli scioperi operai. In Albania ci sono imponenti manifestazioni degli studenti universitari. In Ungheria assistiamo a importanti proteste contro la sopra citata legge schiavitù. I casi di Albania e Ungheria provano che anche quando l’economia cresce, lo fa sulle spalle dei lavoratori e dei giovani, che di questa prosperità non vedono che le briciole, quando le vedono.
Il caso più eclatante è quello che sta scuotendo da un mese a questa parte una delle maggiori potenze imperialiste mondiali: la Francia. Come il Brasile del 2013, una decisione del governo Macron che di per sé non era nulla di eclatante (l’aumento delle tasse sulla benzina di qualche centesimo, in Brasile l’aumento del biglietto del bus nella città di San Paolo) è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso di un malcontento che si accumulava da anni. Il movimento dei gilet gialli ha letteralmente infiammato il Paese, costretto Macron a una frettolosa marcia indietro e al varo di alcune misure per cercare di placare gli animi. Non sappiamo se tutto ciò servirà allo scopo. Certo il progetto politico di Macron è definitivamente fallito dopo solo un anno, la crisi di regime potrebbe entrare in un vortice senza uscita, e la Francia ci insegna che solo con forme di lotte radicali si può non solo avanzare verso una diversa prospettiva sociale ma anche ottenere, nell'immediato, risultati parziali.
La specificità italiana e il pozzo senza fondo
La situazione italiana si inserisce in questo quadro. Come altri, il Paese ha visto contrarsi il Pil nel terzo trimestre del 2018, e ormai quasi tutti prevedono un’altra riduzione per il quarto. Ciò significa che l’economia entrerà nella terza recessione nel giro di un decennio, fatto che non ha precedenti nella storia recente, se teniamo anche in considerazione che nei momenti di crescita di questo periodo l’Italia non è stata in grado di recuperare i livelli raggiunti nel 2008. Non è esagerato affermare che il Paese sia caduto in un pozzo del quale non si vede, né si sa se ci sia, il fondo.
Anche in questo caso le implicazioni sono state immediate.
Le promesse elettorali che hanno consentito a Lega e 5 Stelle di vincere alle elezioni dello scorso 4 marzo e poi di formare il governo, sono state nei fatti molto ridotte, se non azzerate.
La prima versione della manovra, che prevedeva un deficit del 2,4%, non rappresentava certo una svolta rispetto al passato, tanto che i vertici della borghesia tricolore erano molto cauti nel dare giudizi critici. Questo compito era lasciato ai loro mezzi di informazione e ai leader dei partiti che negli ultimi 20 anni sono stati i loro più degni rappresentanti. Le stesse critiche che erano arrivate da Bruxelles erano più legate alla battaglia politica tra “europeisti” e “sovranisti” che altro. Tuttavia quella versione originaria consentiva a Salvini e Di Maio di spacciare come moneta sonante le loro patacche elettorali.
Non appena però, ai primi di dicembre, sono diventati palesi i segnali di rallentamento dell’economia nazionale e mondiale, Confindustria, Quirinale, Banca d’Italia e le varie istituzioni europee hanno suonato la fine dei giochi e riportato governo e partiti della maggioranza all’ordine. Nel nuovo quadro nessuna concessione, seppur minima è ormai consentita.
Cancellazione della legge Fornero sulle pensioni e reddito di cittadinanza per tutti sono stati quasi completamente smontanti. Nel primo caso si tratterà (al netto di revisioni dell’ultimo minuto) di piccole modifiche con tanti e tali paletti che qualcuno l’ha definita una salvaguardia per gli esodati in versione large ma niente di più. Idem per il reddito di cittadinanza che non dovrebbe essere corrisposto, tra le altre cose, a chi ha la “fantastica” somma di 5.000 euro sul conto corrente. Basta poco per essere considerati benestanti.
Tutto questo dovrebbe essere finanziato con nuovi tagli lineari se necessario, l’aumento dell’Iva (tassa regressiva che colpisce i più poveri) nel 2020 (si parla di un aumento al 25% nel 2020 dell'aliquota oggi al 22% e nel 2021 al 26,5%!), blocco del rinnovo contrattuale per tre milioni di dipendenti pubblici, tagli alla scuola, santità, servizi pubblici locali e così via.
La “diversità” del governo sovranista si schianta contro il muro del capitale
È sempre azzardato fare previsioni ma crediamo che il combinato disposto di una nuova recessione e di una legge finanziaria in totale continuità col passato, segnino la fine dell’illusione del cambiamento, illusione rappresentata per alcuni in particolare dal Movimento 5 Stelle.
La realtà si è imposta sulla propaganda. Governare il capitalismo nell’interesse della borghesia e ascoltando le necessità dei lavoratori e delle classi subalterne della società è praticamente impossibile. Che si tratti di dare un reddito a chi ne è privo, consentire di andare in pensione dopo 40 anni di lavoro con un assegno dignitoso, bloccare opere inutili e disastrose per l’ambiente e causa di sfruttamento e corruzione, si scontra con la dura legge del mercato e del capitale.
Certo, al momento non ci sono segnali che la fiducia nel governo stia calando, ma l’esperienza ci insegna che ciò può avvenire rapidamente.
Non bisogna comunque limitarsi ad aspettare che passi il cadavere del nemico, comodamente adagiati sulla riva del fiume. Su una cosa concordiamo con l’ex ministro Bersani: non è detto che chi viene dopo di questi non sia peggio (intendendo un regime più marcatamente reazionario). Ha ragione. Chi crede che il fallimento dell’esperienza di governo gialloverde possa dare nuova linfa a un centrosinistra magari de-renzizzato o anche a un centrodestra classico, moderato e liberale, non ha capito quanto la crisi che ha colpito l’Italia sia stata profonda e quanto quella stagione di alternanza tra due schieramente borghesi classici non possa più ritornare.
Sarà come al solito la lotta di classe che determinerà il corso degli eventi. La Francia ha indicato la strada: non è vero che nelle società “mature” i lavoratori siano bene o male integrati nel sistema e che esplosioni rivoluzionarie siano cose del passato che solo qualche illuso può credere attuali. Né che serva un lungo, paziente e infinito sviluppo della coscienza per far sì che simili avvenimenti accadano.
No. La lotta di classe non è qualcosa del passato, che oggi al massimo può riguardare solo Paesi lontani, né che sia necessario chissà quale graduale accumulo di “coscienza e consapevolezza” per comprendere come la situazione attuale non sia più sostenibile. Siamo in un'epoca di cambi bruschi, di rapide esplosioni del conflitto.
Serve però costruire una direzione politica coerentemente anticapitalista e rivoluzionaria, un partito comunista, in grado di far sì che la prossima e inevitabile esplosione sociale sia quella che metta la parola fine a questo sistema barbaro e disumano. Potremo così correggere la previsione di Bersani: un cambio "in peggio". Ma per i padroni!

Frosinone, qual'è la reale percentuale di raccolta differenziata?

Luciano Granieri




In base a quanto si  è appreso  dall’edizione della 14,00 del TGR regionale andato in onda martedì 18 dicembre,( clicca qui per vedere  l’ultimo rapporto di Legambiente sul sistema  rifiuti della Regione Lazio evidenzia come  il numero di comuni che superano il 60% di raccolta differenziata aumenta costantemente. 

Fra i capoluoghi di provincia Viterbo è in testa con il 52,50%, segue Rieti 27,30% , Latina 23,80% e, buon ultimo Frosinone con il 15,20%. Dunque nonostante i secchi colorati ornino case e palazzi il risultato rimane uno dei peggiori di tutto il Lazio. 

Nonostante l’odissea  che dal 2013  ha accompagnato la consiliatura Ottaviani, con l’arresto   dell’allora vice sindaco Fulvio De Santis per il reato di corruzione, avendo, secondo l’accusa,  pilotato la gara d’appalto per lo smaltimento dei rifiuti in favore della  società Sangalli. 

Nonostante  la riconferma dell’ incarico in sede di procedura emergenziale alla stessa Sangalli, pur non avendo questa i requisiti di moralità richiesti, con il successivo pronunciamento del TAR che ha sconfessato quell’affidamento cedendolo alla ricorrente  De Vizia.  

Nonostante un costo del servizio accollato ai cittadini frusinati per oltre 26 milioni di euro

I risultati per la differenziata sono ancora al palo. Eppure  nel capitolato d’appalto del 2013  si leggeva che la performance era già al 18% risultato  che, secondo fonti comunali, è schizzato improvvisamente al 70% con la prima comparsa dei secchi colorati. Rispetto al 17,79% raggiunto nel 2017,checchè se ne dica in giunta,  il Comune è andato indietro attestandosi al 15,20%. 

 Come mai? Viene il sospetto che a fare la differenziata siano solo i cittadini all’interno delle proprie case,  poi i rifiuti, una volta raccolti, finiscano tutti nello stesso calderone. Forse quello della Saf? Perché è evidente che con l’aumento della raccolta differenziata, l’impianto di Colfelice avrà sempre meno rifiuti da trattare, con l’impossibilità di recuperare i costi d’esercizio.  

Non a caso i vertici dell’azienda,  cui azionista è anche il comune di Frosinone oltre che cliente (potenza del capitalismo!),  hanno accettato di buon grado di lavorare  i rifiuti provenienti dal TMB del Nuovo Salario di Roma messo fuori uso da un incendio. 

Se non ricordiamo male  nel  piano economico finanziario, approvato con deliberazione di consiglio n.12 del 4/4/18, si raddoppia l’importo per l’annualità 2018 da 5milioni di euro (come da appalto del 2015) a 10milioni  senza alcun apparente motivazione . Non solo ma nel documento   risulta accresciuto  l’investimento per lo smaltimento dell’indifferenziato  .  Una stima del tutto fuori luogo se era in programma l’avvio della raccolta porta a porta anche per la zona bassa della città. 

Allora  o il piano  citato è stato redatto con pressapochismo , oppure  la comparsa dei nuovi  secchi per la differenziata non è altro che un gettare fumo negli occhi  per celare chissà quali accordi non meglio identificati, forse con il management  Saf? .  

Del resto è notorio come  sulle  aziende partecipate dagli enti locali e sugli organismi intermedi  si giochino le più sordide trattative politiche. Diceva il poeta:  a pensare male si fa peccato ma a volte ci si azzecca. Noi speriamo vivamente di aver pensato male, ma   come cittadini esigiamo che fra una inaugurazione e l’altra del parco del Matusa,  fra un taglio di nastro e una sbicchierata,  il sindaco e i suoi consiglieri rendano contano di questa situazione, così come spieghino perché da tempo immemore non convocano la consulta dei sindaci per la sanità e perché non partecipano al coordinamento dei comuni per la Valle del Sacco.   

giovedì 20 dicembre 2018

REPORT DAL COORDINAMENTO DEI SINDACI

Arturo Gnesi sindaco di Pastena



Il coordinamento dei sindaci, su proposta del comune capofila di Ceprano, si è riunito a Frosinone per l'avvio della bonifica valle del Sacco tenendo conto dei finanziamenti messi a disposizione dal ministero dell'ambiente e della regione Lazio.Presenti i comuni interessati e le associazioni ambientaliste che da anni si sono schierate per l'istituzione del S.I.N. la salvaguardia del territorio e la tutela della salute dei cittadini.A parte gli investimenti previsti bisogna trovare nuove sinergie con le istituzioni sanitarie, imprenditoriali e istituzionali per promuovere uno sviluppo sostenibile che non aggravi ulteriormente l'inquinamento dell'aria, del suolo e delle acque.
Consapevoli che tutta la valle del Sacco è oltretutto interessata da una grave crisi occupazionale e di necessarie bonifiche dei siti industriali, occorre tuttavia individuare e sanzionare gli scarichi abusivi e tossici che ancora persistono viste le ultime vicende che hanno portato sui TG nazionali le voluminose e persistenti schiume estese sulla superficie del fiume.
Bisogna procedere speditamente utilizzando al meglio le risorse a disposizione ma soprattutto istituendo un nucleo operativo in grado di fornire agli enti locali e alle associazioni notizie utili e approfondimenti necessari per agire nel rispetto della comunità amministrata e degli ecosistemi territoriali messi a repentaglio da reiterate scelte politiche e industriali aggressive e miranti solo al massimo profitto.
C'è un clima positivo, voglia di fare e soprattutto tornare di nuovo a monitorare la popolazione e portare a termine uno studio epidemiologico in grado di correlare con maggiori certezze il nesso tra inquinamento ambientale e insorgenza di patologie onco-ematologiche, cardio e cerebrovascolari, respiratorie , dell'apparato genito-urinario e dismetaboliche.
Anche gli ordini professionali, le associazioni di categoria, le istituzioni sanitarie dovranno fare un ulteriore sforzo per capire di più e meglio un fenomeno che riguarda e potrebbe compromettere il futuro delle nuove generazioni.
Consapevoli che tutta la valle del Sacco è oltretutto interessata da una grave crisi occupazionale e di necessarie bonifiche dei siti industriali, occorre tuttavia individuare e sanzionare gli scarichi abusivi e tossici che ancora persistono viste le ultime vicende che hanno portato sui TG nazionali le voluminose e persistenti schiume estese sulla superficie del fiume.Bisogna procedere speditamente utilizzando al meglio le risorse a disposizione ma soprattutto istituendo un nucleo operativo in grado di fornire agli enti locali e alle associazioni notizie utili e approfondimenti necessari per agire nel rispetto della comunità amministrata e degli ecosistemi territoriali messi a repentaglio da reiterate scelte politiche e industriali aggressive e miranti solo al massimo profitto.C'è un clima positivo, voglia di fare e soprattutto tornare di nuovo a monitorare la popolazione e portare a termine uno studio epidemiologico in grado di correlare con maggiori certezze il nesso tra inquinamento ambientale e insorgenza di patologie onco-ematologiche, cardio e cerebrovascolari, respiratorie , dell'apparato genito-urinario e dismetaboliche.Anche gli ordini professionali, le associazioni di categoria, le istituzioni sanitarie dovranno fare un ulteriore sforzo per capire di più e meglio un fenomeno che riguarda e potrebbe compromettere il futuro delle nuove generazioni.

Auguri di buon natale con una nota critica costituzinale in materia di pubblica istruzione alle proposte di regionalizzazione veneta in materia di istruzione scolastica differenziata.........

Mario Zorzetto





Dobbiamo essere capaci di coinvolgere in forme di propaganda culturale costituzionale (propaganda diretta incluso volantinaggio senza etichette di sinistra e di destra, non necessarie) tutte le forze democratiche di partito e di associazioni sindacali e altre (CGIL, Anpi, L&G, cittadinanza attiva, movimenti di studenti democratici etc) con il fine di criticare e demolire il senso comune che si è creato intorno a istruzione e scuola e università negli ultimi 30 anni di dibattito frutto di un cieco orientamento neoliberista globalizzato.
La preoccupazione cade ovviamente sul pensiero neoliberista in materia di istruzione e non sul fenomeno “naturale” della globalizzazione. Si deve rimettere al centro l’idea che l’istruzione è un bene primario per formare cittadini liberi e uguali e colti, oltre che specializzati, per liberarli dai più grandi mali che li affliggono, l’ignoranza e lo sfruttamento, per renderli capaci di forte autonomia critica riguardo diritti e doveri nei rapporti tra Stato e cittadini(cittadini dai gilets jaunes? : Il y a des gens qui souffrent, la société est trop inégalitaire.). Si tratta cioè di uno di quei beni di cui ciascuno ha bisogno per partecipare su una base di parità, se pur competitiva, alla vita pubblica e ai processi di formazione in cui sia democraticamente riconosciuto il merito; è il merito acquisito, senza protezioni, e riconosciuto legalmente dalla comunità locale, nazionale e se del caso internazionale, uno degli elementi essenziali del cittadino a garanzia della comunità per ricoprire ruoli civili e politici di crescente importanza. Quindi l’istruzione secondaria non può essere prevalentemente specializzazione di settore e deve,  anche nella sua fase più professionale, avere un elevato contenuto culturale generale necessario per formare cittadini di una società aperta, democratica e internazionale, in una parola una scuola costituzionale.
E’ chiaro che il merito di cui si parla necessita il riconoscimento con processi di valutazione i più uniformi, imparziali e ampi possibili e che lo stesso spazio nazionale o sovranista di riconoscimento di un titolo potrebbe apparire limitato e ristretto in una comunità globalizzata sempre più ampia.  Si ha quindi l’impressione che le proposte culturali neoliberiste nell’istruzione degli ultimi anni ci pongano di fronte ad un insieme di idee e considerazioni inattuali rispetto un mondo aperto a forme di comunicazione social o di lavoro internazionali. Per farvi capire cosa intendo con inattuali  basti pensare all’importanza della lingua inglese nel mettere in comunicazione uno studente italiano con un collega belga, lettone, polacco o norvegese, e come tale confronto di parole e di idee sarebbe invece impedito se ognuno di loro si esprimesse nel suo dialetto. Appaiono quindi le proposte di regionalizzazione differenziata avanzate dalla Regione Veneto in materia di istruzione, in particolare con riferimento all’impegno orario di insegnamento della lingua veneta, o meglio dei suoi dialetti, per lo meno inattuali e risibili e legate ad interessi ed  esigenze particolari, a mala interpretazione turistico teatrale. E’ come andare a parlare in una piazza di Strasburgo in veneziano, un bel dialetto che i governanti veneti vorrebbero usare con un po’ di arroganza per convincere i loro partner europei ad essere compresi (Salvini vorrebbe dire a Junker “imbriagon” ed essere compreso senza bisogno di alcun interprete? Forse sarebbe meglio avere un idioma europeo comune). Se l’istruzione procede passando dal generale al particolare seguendo il percorso “prima gli italiani, e prima ancora i veneti e quelli del mio campanile “…….  la risibilità della cultura politica veneta in materia di proposte per l’istruzione è assicurata, e forse è meglio così, ma non credo sia questo il problema quanto quello dell’influenza dell’economia neoliberista nella istruzione.
La critica al campanilismo educativo trova una conferma nella valutazione INVALSI nazionale che riguarda una valutazione generale su tre materie  di importanza nazionale e internazionale quali italiano, matematica e inglese, anche se discutibile appare il suo uso calato dall’alto in corsi di studio che ricevono già una loro specifica valutazione: c’è il rischio di valutare due volte la preparazione…non s’ha da fare!  La prova d’esame si fa una sola volta, in modo imparziale e all’interno di essa sono da includere tutte le valutazioni “modello INVALSI” che il Ministero vorrà proporre, con ragionevole peso delle medesime nella valutazione generale della preparazione.
Nella scuola costituzionale devono avere prevalenza parole chiave come scuola unitaria, scuola attiva, scuola democratica, sapere disinteressato, indipendenza intellettuale degli allievi, la scuola deve “preparare dei giovani che abbiano un cervello completo” prima che specializzato, un cervello profondamente critico, orientato ad una comprensione universale dei problemi della società umana, eventualmente ironico e contestatore come fu il pensiero di molti illustri personaggi  (Bertrand Russel o Luther King o anche scienziati come Albert Einstein et) a cui sono state dedicate le scuole che frequentano, un cervello abituato al confronto critico tra le esigenze dell’io e quelle della collettività intesa nel senso di Stato.
Ecco invece le parole chiave della istruzione differenziata nella discussione attuale: società della conoscenza, conoscenza dei mercati, capitale umano, sviluppo economico, merito inteso come capacità di adattamento alle esigenze di mercato e al loro sviluppo di nuove up, scuola delle competenze, competenze chiave, soft skills,  valutazione secondo richieste di mercato, valutazione fatta dai mercati.
L’attualità di queste parole è semplicemente dovuta ad un eccesso di “progresso materiale” in campo economico su quello spirituale e umano in generale che vuole nascondere i crescenti conflitti sociali, l’incremento delle disuguaglianze economiche e la consapevolezza  che le regole per la ricchezza di pochi sono regole per l’impoverimento dei molti cittadini del mondo globalizzato: la ricchezza dei primi è negativamente correlata allo stato economico degli altri. E’ allora evidente  che si devono istruire i cittadini  a rinunciare a discutere della scuola e delle politiche scolastiche all’interno delle grandi categorie del pensiero politico: uguaglianza, disuguaglianza, diritti umani primari, diritti costituzionali della persona. E che si vuole progressivamente far accettare e ridurre il ragionamento alle categorie dell’economia. Per cui la scuola e la formazione sono diventate funzionali esclusivamente alla formazione di capitale umano non nel senso nobile e umanistico del termine, ma come elemento di produzione di consumi e come consumatore acritico  dello sviluppo e crescita economica dei paesi.In questa cultura la vita stessa della persona può ricevere un prezzo correlato alla sua capacità di produrre profitto a dispetto di tutte le dichiarazioni dei diritti umani vigenti.
La svolta avviene negli anni Sessanta, parte dagli Stati Uniti (Gary Becker, Human Capital 1964) con l’apparizione ubiqua dell’individuo razionale che investe oggi in formazione per avere redditi più elevati in futuro. Il successo dell’investimento si misura considerando il reddito aggiuntivo guadagnato e le scuole migliori sono quelle che fanno guadagnare di più i loro allievi e coloro che hanno investito in quelle scuole. In questa logica anche le scuole vengono messe in competizione tra loro per offrire i migliori servizi agli studenti i quali però saranno soggetti a “tassazioni di iscrizione” crescenti  e a sacrifici spostandosi nelle scuole migliori. E’ evidente che questo tipo di scuole e istruzione si addice alle scuole private e alle classi benestanti e non possono essere il riferimento e il modello dell’istruzione pubblica e della scuola costituzionale di cui agli art. 33 e 34 della Cost.   Il liberismo di GaryBecker apre dunque alla differenziazione scolastica tra ricchi e poveri, alla istruzione differenziata; alle scuole dei ricchi arriveranno finanziamenti privati etc…    secondo un processo che contraddice tutte le chiavi di interpretazione della Scuola costituzionale e gli interessi generali della istruzione collettiva

Una sanità efficiente come volano determinante per la ripresa economica e lo sviluppo occupazionale



Al di la dei proclami e delle autogratificazioni la gestione Commissariale  della ASL  ha  dato un serio contributo allo sfascio della sanità pubblica, dominata dal caos e dalla precarietà
La provincia di Frosinone, il cui territorio rimane sempre il più inquinato d’Italia, e nel quale le patologie oncologiche sono in un continuo ed inarrestabile aumento,  si ritrova con strutture sanitarie dequalificate, con una dotazione di personale insufficiente, demotivato e mortificato professionalmente e come dirigenti.
Le tante dichiarazioni rese dal Presidente Zingaretti, in campagna elettorale e ripetute continuamente  in questi giorni,  sono rimaste parole al vento. La Regione Lazio e le sue diramazioni sono sempre più lontane dai cittadini. La trasparenza e la partecipazione, sancite dalla legge, rimangono un pio desiderio.
Strappato  il voto ai cittadini, nulla è cambiato e le promesse sono rimaste  un sogno lasciando  un territorio dominato da  vaste aree di  degrado e di abbandono, che genera tumori e malattie respiratorie, senza un adeguato sistema socio sanitario, con un aumento  di disoccupazione, povertà ed emarginazione. Se questo è il significato della frase: «Mettere al centro della politica il Cittadino» c’è di che allarmarsi. L’intera zona nord della provincia, con una popolazione di circa 100.OOO – centomila- persone è abbandonata alla “Buona di Dio”
Cittadinanzattiva-Tribunale per la difesa dei diritti del malato di Frosinone, mentre esprime forte preoccupazione per questo insopportabile e non più tollerabile stato di cose, che ha contribuito fortemente a far crollare l’economia  e la qualità della vita,  rivolge un accorato  appello a tutte le associazioni della provincia,  affinchè partecipino  all’ incontro che si terrà a Frosinone, presso la SALA-TEATRO della ASL, in Via Armando Fabi,  GIOVEDI’ 20 DICEMBRE 2018, DALLE ORE 15,30 ALLE ORE 19,30,per  l’esame della situazione e per decidere insieme le iniziative da mettere in atto.
Un particolare invito lo rivolgiamo  ai gruppi ed  ai movimenti,   protagonisti  della difesa della Valle del Sacco e del suo fiume,  della vertenza per il lavoro e per la gestione pubblica dell’acqua.
Francesco Notarcola – Coordinatore di Cittadinanzattiva  Tribunale per la difesa dei diritti del malato di Frosinone

mercoledì 19 dicembre 2018

Dal febbraio 2019 il sistema di diagnostica per immagini alla Asl di Frosinone funzionerà meglio. Perchè prima funzionava?

Luciano Granieri del gruppo sanità  Lazio di Potere al Popolo




Oggi si è svolta presso la Asl di Frosinone, una conferenza stampa indetta dalla dirigenza generale allo scopo di illustrare la pianificazione adottata  per ridurre le liste d’attesa inerenti alla diagnostica per immagine in ambito ambulatoriale. Il dott. Maurizio Nicolini, responsabile incaricato di mettere a punto il piano , ha esposto le azioni che il management Asl, guidato dal  commissario direttore generale Luigi Macchitella, ha adottato . Di seguito alcuni provvedimenti:

Armonizzare i turni d’impiego di radiologi, tecnici, infermieri dedicati. Perchè ad oggi se c’è il radiologo, manca  il tecnico e se c’è  il tecnico manca  il radiologo o l’infermiere?

  Adeguamento dei tempi di esame alla media regionale con conseguente risparmio di spese per  straordinari, pari ad un  importo quantificato superiore ai 300mila euro l’anno. Perché ad oggi la Asl per fare una lastra impiega un tempo tale da pagare lo straordinario al medico che la esegue?  

Redazione di un piano di formazioni per i tecnici . L’80% dei quali ad oggi non è in grado di gestire le macchine così dette pesanti, ossia le apparecchiature che prevedono l’utilizzo di mezzi di contrasto . Perché ad oggi solo il 20% di operatori è in grado di far funzionare questi macchinari?

 Uniformare le agende CUP al sistema informativo per la diagnostica per immagini RIS.  Perché ad oggi il radiologo che riceve il paziente deve riscrivere la cartella clinica ex novo con perdite di tempo non certo utili a ridurre  la lungaggine  dell’esame?

Accesso del sistema CUP alla disponibilità di esame delle strutture private accreditate.   Perché ad oggi è  il paziente a perdere  tempo a contattare le cliniche private accreditate per accertarsi che ci sia  un posto nelle loro agende?  

Destinare gli esami di routine semplici alle case della salute, lasciando alla UOC gli esami più complessi  Perché ad oggi nella case della salute cosa c’è?  

Delegare alle strutture private accreditate un numero maggiore di esami. Perché ad oggi non ne svolgono già abbastanza?

Altre delucidazioni in merito al servizio le ha fornite il nuovo primario della UOC di radiologia dott. Germano Scevola, radiologo interventista. Il quale ha annunciato  l’assunzione a tempo indeterminato  tramite concorso di nuovi radiologi in modo da evitare il ricorso a prestazioni per incarico straordinario notoriamente più costose……già  NOTORIAMENTE.  Inoltre verranno acquistati 5 nuovi  ecografi,  e più moderni macchinari per le RMN, oltre ad  un   agiografo per interventi generali, strumento che oggi manca.  Non solo, notevoli si sono rivelate le capacità di mediazione sindacali del dottor Scevola, il quale pare sia riuscito a rabbonire i radiologi attualmente in servizio che protestavano per  l’eccessiva lunghezza dei propri turni e l’impossibilità di usufruire delle ferie natalizie. Pensate i dottori radiologi in subbuglio sono diventati agnellini tanto da rinunciare alle vacanze di natale per migliorare il servizio . Alla domanda se i suddetti medici si siano mostrati d’accordo, la risposta è stata, diciamo così...... evasiva. 

Insomma entro febbraio 2019 il sistema riassorbirà le liste d’attesa e funzionerà meglio . Perché ad oggi  funziona peggio, o non funziona proprio? 

P.S. Alla conferenza stampa non ho potuto fare alcuna domanda perché non sono giornalista, ma solo  un pericoloso bolscevico aderente a Potere al Popolo.

lunedì 17 dicembre 2018

La salute non è una merce. Dibattito pubblico a cura del gruppo salute di Potere al Popolo del Lazio

Luciano Granieri Potere al Popolo Frosinone







Si è svolta ieri presso Intifada in Via Casal Bruciato 15, un dibattito, organizzato dal gruppo salute di Potere al Popolo Lazio, dal titolo “La salute non è una merce. A 40 anni dalla 833, dalla 194,e dalla 180 cosa è rimasto? Bilancio tutto negativo. Le proposte di Potere al Popolo a difesa della Sanità Pubblica". Sono intervenuti: Elisabetta Canitano, Rita Chiavoni, Daniele Malagnino, Paolo Marotta, Francesca Perri e il sottoscritto.

In base all’analisi dello stato della sanità pubblica regionale visto dalle esperienze professionali e di volontariato dei relatori, unanime è stata la conclusione che ormai la gestione della sanità corre velocemente verso la completa privatizzazione, in particolare verso le strutture religiose. Con un progressivo deterioramento della qualità del servizio a fronte di un aumento dei profitti verso gli operatori privati. Di seguito la relazione su cui ho basato il mio intervento.

La legge 833  del 1978 istitutiva del Sistema Sanitario Nazionale è stato l’atto legislativo più efficace  per rendere effettivo il diritto  alla salute sancito dall’articolo 32 della costituzione.
Un principio secondo me  fondamentale della norma risiede nell’assunto per cui “La tutela della salute psichica e fisica deve avvenire nel rispetto della dignità della libertà della persona umana.  Il  richiamo all’articolo 3 della costituzione è evidente, laddove una persona in salute, può effettivamente partecipare all’organizzazione  politica sociale ed economica del Paese.  Dunque un servizio sanitario efficiente è fondamentale per  contribuire a curare le malattie   ostacoli di fatto  al pieno sviluppo della persona umana.
Una riorganizzazione, efficace nell’assicurare la tutela della salute in tutta Italia senza differenza fra territorio e territorio, ma che ben presto, a fronte di un lenta ed inesorabile disarticolazione della progressività fiscale, aggravata da elusione ed evasione tributaria presentò  nel tempo   bilanci in rosso.
Fra  le fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80 andava diffondendosi il mantra dell’efficienza dell’ organizzazione di tipo aziendale, attenta in particolar modo all’economia d’esercizio e al mercato .

Nel 1992, la legge 502 di modifica del SSN  intese  perseguire questo obiettivo attraverso l’aziendalizzazione del sistema.  
Vorrei  porre a confronto due definizioni inerenti  i due dispositivi  . Nella normativa 833 si legge:
Il servizio sanitario nazionale è costituito dal complesso delle funzioni, delle strutture, dei servizi e delle attività destinati alla promozione, al mantenimento ed al recupero della salute fisica e psichica di tutta la popolazione senza distinzione di condizioni individuali o sociali e secondo modalità che assicurino l’eguaglianza dei cittadini nei confronti del servizio.
Se andiamo a ricercare la definizione di azienda  secondo il codice civile italiano art. 2555 si legge che essa è :” Organismo composto di persone e beni, diretto al raggiungimento di un fine economico, d'interesse sia pubblico sia privato…”

Semplificando, la 833 si pone l’obiettivo di tutelare la salute fisica e psichica delle persone , la legge 502, introducendo l’aziendalizzazione intende perseguire un fine economico, con buona pace della Costituzione.
Alla  fine è vero che una gestione aziendale attraverso le Asl, non assicura   la tutela della salute,  ma è altrettanto vero che persegua  un fine  economico? Prendendo ad esempio la Asl di Frosinone sembrerebbe proprio di no.

La criticità del servizio  , più o meno comune alle altre realtà della Regione, sono note  (affollamento del pronto soccorso, con una percentuale di abbandono del 15% ben oltre la media nazionale.  Carenza di posti letto, sono  rimasti solo gli ospedali di Frosinone –Alatri , Cassino, Sora. Medicina di prossimità inesistente,  le case della salute sono scatole vuote perché manca il personale che le mandi avanti.  I tempi d’attesa sia per le visite specialistiche che per gli esami strumentali sono biblici con le agende di prenotazione già chiuse dall’estate anche per i malati oncologici ).

Ma non è su questo che vorrei soffermarmi.

 Preferirei concentrarmi proprio sugli aspetti di gestione manageriale.  
Ad esempio la mobilità passiva extra regionale, cioè i pazienti che per disorganizzazione  della Asl si rivolgono fuori regione, provoca una perdita di 38 milioni l’anno. Migliorare la somministrazione delle cure per  permettere ai malati residenti di rimanere nella propria provincia, costerebbe molto meno oltre a non arrecare   disagio a chi dovrà sobbarcarsi chilometri per andare a curarsi. Non è pensabile che una delle cause più numerose di mobilità passiva sia il parto senza complicazioni un cosa assolutamente naturale e semplice.  

Per la gestione dei posti  letto il cui numero è inferiore di 435 unità rispetto ai livelli essenziali definiti per legge (3 per 1000 abitanti) si è creata la figura del  bed manager. Un tizio  ben retribuito, con tanto di software e applicazione  dedicate  denominati Arianna ADT incaricato di   migliorare il rapporto dimissioni ricoveri. Nel 2017, la media giornaliera dei ricoveri era pari alle dimissioni.  Con l’assunzione del bed manager, nel 2018  la media giornaliera dei ricoveri  è superiore rispetto alle dimissioni. Il numero di dimissioni è calato di tre pazienti al giorno.  Mantenendo questo trend a fine  anno si conterà un numero   di giornate di degenza  di molto superiore    all’anno precedente con conseguente aggravio dei costi e disagio per i pazienti in attesa di ricovero. E c’hanno messo Arianna  per ottenere questo risultato!!  Il bed manager non ha pensato che   dotare  i reparti di una Discharge Room  - un’area dove i pazienti in dismissione possano attendere di ricevere documentazione  e terapie  domiciliari necessarie, avendo liberato il letto per un altro malato - sia una cosa più semplice che  interrogare  Arianna?

Ad aumentare  i giorni di ricovero contribuisce  l’attesa eccessiva per alcuni esami diagnostici RMN, Holter cardiaco, ecografia addome , ecocardiografia, per l’inadeguatezza degli strumenti diagnostici  e la carenza di sale operatorie.  Ne funzionano 5 su 7 a scartamento ridotto, compresa quella dedicata al blocco parto. Ciò  per la mancanza di anestesisti. Inoltre    è attivo un unico  amplificatore di brillanza  che viene trasferito da una sala all’altra a seconda delle necessità.

La gestione delle apparecchiature è  stata affidata, tramite un appalto di cui non sono noti i termini di gara,  ad  una società  privata  il cui compito è solo quello  di contattare l’azienda del macchinario fuori uso e contrattare i costi di ripristino, ovviamente comprensivi del proprio compenso d’intermediazione, per la determinazione del quale spesso parte una trattativa infinita che allunga i tempi dell’intervento. Assumere del personale dedicato costerebbe  sicuramente  meno e i   tempi di riparazioni sarebbero  più brevi.

Teniamo presente che ad aziende private sono stati appaltati altri servizi,  quelli  di pulizia generale e manutenzione dei servizi igienici, il CUP, la vigilanza, l’ assistenza domiciliare,  il CAD. Non si può tacere il fatto che gli appalti e i subappalti sono un sistema di  arricchimento facile per e le imprese e di sfruttamento per i lavoratori. Ben  il 50% delle attività della Asl si svolge in convenzione con le strutture private. Il servizio di riabilitazione, in generale ed in particolare  di riabilitazione intensiva post-acuti è in mano a  strutture come  la Città Bianca ed il San Raffaele.    La sanità privata spadroneggia  senza alcun controllo circa l’appropriatezza delle prestazione, del  periodo di degenza. 

Con ciò voglio   dimostrare che la così detta aziendalizzazione crea   danni economici persino peggiori  del vecchio  sistema della mutue. Quindi viene il sospetto che anche la disorganizzazione manageriale sia indotta  e bene accetta perché funzionale ad un   unico malcelato scopo. Quello di dimostrare che non basta una gestione aziendale del sistema sanitario pubblico per garantire la sostenibilità economica, ma serve privatizzare totalmente il sistema , ad uso e consumo delle grandi multinazionali che vedono nell’erogazione dei servizi fondamentali alla vita un business remunerativo e sicuro.

Sul nostro territorio, inoltre insiste un gravissimo problema ambientale. La Valle del Sacco, che da Colleferro  arriva fino al  sud della Ciociaria, è stata definita la Seveso del Sud. Il fiume che l’attraversa, il Sacco,  ha una storia d’inquinamento atavica e  consolidata nel tempo , dall’interramento dei rifiuti tossici vicino agli argini  dell’ex Snia di Colleferro, agli scarichi nocivi delle zona industriali di Anagni e di Ceccano. Reflui  mai trattati  da una depurazione efficiente perché troppo gravosa per il profitto delle aziende evidentemente più importante della salute delle persone .

Lo studio epidemiologico S.E.N.T.I.E.R.I Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento: sia nel rapporto 2011, che in quello del 2014, ha evidenziato come nelle aree limitrofe al fiume Sacco si riscontri  una mortalità superiore rispetto alle altre zone d’Italia, per tutte le malattie, in particolare per i tumori alle vie respiratorie e per diverse tipologie di leucemie. I rapporti evidenziano come  la grave situazione sanitaria della valle sia pari se non superiore ai livelli riscontarti presso l’Ilva di Taranto.

In base al nuovo modello di politica  sanitaria europea stipulato dai 53 paese facenti parte della Regione Europea dell’OMS, denominato Health 2020 firmato  per raggiungere l’obiettivo di assicurare a tutti i cittadini dei paesi contraenti  un livello di sanità pubblica efficiente,  anche nei territori soggetti a crisi ambientale,  il sistema  sanitario pubblico  deve potenziarsi  per curare più efficacemente  le patologie derivanti dall’inquinamento. Deve  coordinarsi con gli enti pubblici interessati  alla tutela per l’ambiente. Nella Valle del Sacco tutto ciò è totalmente disatteso. I  trattati europei si devono rispettare tassativamente solo per il rapporti deficit/pil, gli altri accordi, soprattutto se riguardano aspetti sociali, possono diventare carta straccia.

La Regione ha deliberato per la nostra Asl la redazione del registro dei tumori.  Il progetto è ancora in alto mare perché non c’è personale sufficiente nell’azienda  per occuparsene.

Quanto ho esposto finora, dimostra che anche la Asl di Frosinone è parte di una strategia unica  orientata alla totale privatizzazione della sanità. Allora il discorso si fa politico e attiene al necessario  sovvertimento dell’attuale sistema economico liberista, che sottomette  alla legge del profitto, anche quegli elementi come terra, acqua, aria e salute, indispensabili per la vita umana.

Per cui se da un lato, gli operatori sanitari, le associazioni di volontariato che agiscono in ambiente sanitario devono adoperarsi per ristabilire i principi costituzionali volti ad assicurare una tutela della salute , dall’altro l’azione politica di Potere al Popolo deve impegnarsi senza se e senza ma al sovvertimento dell’attuale sistema economico ripristinando la preminenza del benessere delle persone rispetto al profitto dei potentati economici.