Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 18 febbraio 2012

Crisi Ordinate

Giovanni Morsillo


Chi oggi leggerà un giornale saprà che in Italia i salari sono al 22° posto nella graduatoria fra quelli dei paesi europei, mentre i manager (i nostri padroni) sono al 2° posto della graduatoria omologa. Di più: I più alti stipendi di tutto il continente sono percepiti da due italiani, il signori Marchionne e Profumo. Di chi è la crisi, ci chiediamo? Perché ci si ostina ancora a parlare di crisi e di sacrifici socialmente distribuiti? Questi numeri li leggono anche i dirigenti e gli iscritti dei sindacati gialli che hanno compiuto il crimine sociale di Pomigliano e Mirafiori in combutta con l'avversario di classe, o dobbiamo informarli noi? I signori riformisti e buonisti che predicano l'espiazione ed il pentimento (sono tutti ex-qualcosa questi modelli di ignavia) come catarsi e anche panacea delle piaghe che ci affliggono biblicamente, lo sanno che è anche colpa loro? Perché invece di andarsi a nascondere sotto i cumuli di macerie che le loro scelte miopi quando non colluse hanno rovesciato sulle nostre vite, si ripropongono come unica speranza di salvezza? Questi sacerdoti del malaffare spacciato per modernità, della volgarità mostrata come arte, dell'imbonimento che sottomette l'arte e la bellezza, questi stupratori di gruppo di masse di subalterni, questi yuppies tutti festini e finanza, questi senza patria che hanno brindato alla presunta fine delle ideologie salvo quella del mercimonio, davvero pensano che le loro "riforme", le loro regole da opera comica spacciate per elisir miracolosi dopo l'ubriacatura della deregulation possano avere una qualsiasi efficacia sul sistema, se non quella di garantire loro ancora qualche annetto di bagordi alla faccia e sulle spalle di chi soffre e lavora? Questi numeri la dicono assai più lunga e più cruda di tante analisi pur giuste che chi è rimasto sobrio ha prodotto nel corso degli anni. Ci vuole molto a ficcarli sotto il muso di questi ignobili imbroglioni, Dulcamara in ridotto che ancora non si vergognano di circuire le masse dopo averle addormentate con decenni di celentanate e predicozzi?
Eppure c'è ancora chi si illude che questa gentaglia (non solo i politici, per favore!) possa assolvere al compito di "riformare" sé stessa, quasi che quanto è finora accaduto sia stato un incidente, un malinteso, una distorsione imprevedibile di un percorso virtuoso. Sarebbe ora che costoro, ovunque accucciati, si svegliassero, riprendessero coscienza (sensoriale, quella di classe viene dopo) e aprissero gli occhi, e accettassero che questo è invece il risultato di scelte che tutti sapevano dove avrebbero condotto. E si mobilitino, coloro che in buona fede hanno dato consenso a idee di rinuncia in nome del superamento tutto fantasioso delle cosiddette divisioni ideologiche, perché il cambiamento non avverrà spontaneamente né per autoconversione. I responsabili del macello sociale che oggi ci insanguina terranno duro, la loro lotta decide del loro status, pertanto non l'abbandoneranno con troppa facilità. E finché ci si lascerà incantare dai predicatori del sacrificio e delle riforme a difesa del sistema, il risultato non sarà che questo.
Una proposta operativa: andiamo nelle sedi territoriali dei partiti, di tutti i partiti, e se per caso troviamo qualcuno e per di più disposto ad ascoltarci, chiediamogli come sia possibile che appoggino (chi in un modo, chi in un altro) un andazzo che produce queste scelleratezze, chiediamo di dirci perché il salariato italiano è il 22° d'Europa mentre il suo padrone è il primo, massimo il secondo. Queste sono le questioni che devono risolvere, non il fallimento di una banca speculativa.
A presto, spero in posizione eretta.   GM

Controsanremo

Luciano Granieri

Come è consuetudine di Aut, anche quest’anno proponiamo un controsanremo. La tentazione ogni anno è quella di ignorare la kermesse ligure, per evitare di fornire una visibilità seppur limitata alla portata del nostro blog, all’evento. Ma anche quest’anno non mi è riuscito. Per me è odioso vedere usare la musica per scopi che non siano quelli di promuovere la creatività ritmica-armonica-melodica, ma al fine neppure troppo nascosto, di ottenere audience share e ascolti. LA MUSICA E’ ALTRO. La musica è per esempio quella che scaturisce dal concerto che pubblichiamo di seguito . Ovvero un’ora filata di improvvisazione, dove l’unico canovaccio è determinato dalle evoluzioni armonico ritmiche del genio & sregolatezza Keith Jarrett alle tastiere, coadiuvato da Michael Henderson al basso, Leon “Ndugu” Chandler alla batteria , Charles Don Alias e James “Mtume” Forman alle percussioni, i quali consentono ad uno straordinario Gary Bartz al sax alto e soprano e ad un altro genio incontrastato della musica moderna, Miles Davis, alla tromba campionata e con sordina, di sviluppare delle trame improvvisative straordinarie. Non ci sono vincoli, tutto è libero. Ogni musicista si esprime non solo attraverso note e tempi, ma cerca sonorità particolari con l’uso della respirazione circolare (Gary Bartz), con la ricerca di suoni, colori, tutto finalizzato alla massima espressione creativa. Sicuramente i vincoli molto labili da cui si sviluppa l’improvvisazione  determinano un’esecuzione a volte fredda, emotivamente discontinua, ma siamo nell’ambito della sperimentazione estrema. Può piacere o meno. Sta di fatto che questo concerto tenutosi a Berlino nel 1971, è l’icona del conflitto a ciò che Sanremo trasmette. Ovvero l’immagine della creatività umiliata dalle ragioni del mercato, dell’audience televisiva, e della partecipazione diffusa ad un generale impoverimento culturale che travalica la musica, e che è funzionale al processo di imbeotimento della masse. Rispolverando un nostro vecchio slogan “EVADIAMO DALL’EVASIONE” vi invitiamo, considerato che stasera la altre TV in alternativa a Sanremo non propongono molto, a mettervi comodi in poltrona e a godere di questo straordinario concerto.

Good Vibrations




venerdì 17 febbraio 2012

La prevalenza del "comunista"

CopyLeft: Rete Asincrona Democratica Civica Ambientalista di Frosinone [R.A.DE.C.A.]
fonte :http://www.ecodellarete.net/

Alberto Fraja, redattore del quotidiano "La Provincia", risponde all'invio di un nostro comunicato stampa ELEZIONI A FROSINONE: I RIBELLI DELL'IDV INCONTRANO LA RETE ASINCRONA DEMOCRATICACIVICA AMBIENTALISTA"Non pubblico cose dei forcaioli dell'Idv e dei comunisti".Premesso che i "forcaioli dell'IDV" non sono più dell'IDV, in quanto i cittadini con i quali ci siamo incontrati sono usciti da quel partito in polemica con le scelte del direttivo provinciale, per cui, al massimo, essi possono essere "forcaioli" ma, certamente, non più dell'IDV, siamo stati molto sorpresi dall'email del Fraja. Pensavamo, infatti, che Alberto Fraja fosse un giornalista, libero di esprimere le sue opinioni su qualunque fatto, come pure di valutare l'opportunità di pubblicare o meno un comunicato stampa in base alla sua importanza. Quello che ci sorprende è che egli dichiari la sua indisponibilità a riportare una notizia in base a suoi del tutto personali parametri.
Non possiamo assolutamente credere che il direttore Umberto Celani e il redattore Corrado Trento condividano questa impostazione. Oppure sì?

ger-manie (di grandezza) - seconda parte

Giovanni Morsillo

Ci rifanno! Per caso qualcuno ha inoltrato il link al post ger-manie di grandezza  al Governo tedesco? Sembra fatto apposta: non facciamo in tempo a dire del nostro disappunto per la loro inflessibilità etica così umiliante per i nostri poveri dirigenti politici (ma anche economici, non sia mai detto!), che questi rincarano la dose. Fanno dimettere il Presidete federale Wulff per un prestito ottenuto a tasso agevolato e un paio di notti di vacanza pagate da un tizio che casualmente fa l'imprenditore.
Che rabbia! Sai le risate che si stanno facendo tutti assieme, in un'orgia bipartisan dopo questo colpo. Ma mica ridono del Presidente dimissionario: ridono di noi! Pensate alla scena che deve essersi svolta nel Bundestag: socialdemocratici che brindano con pinte di birra da cinque litri cariche di schiuma insieme a democristiani panciuti e con gli zigomi rossi, deputati verdi e irriducibili della Linke che si abbracciano intonando i canti della Oktoberfest ed inneggiando a Metternich, al Kaiser Guglielmo ed alle glorie prussiane, e poi tutti a ballare i valzer di Strauss alternandoli a polke geometriche ed all'ascolto di Wagner con le lacrime a gli occhi. Belle e propserose vivandiere che portano avanti e indietro robusti vassoi di legno colmi di crauti e salumi, tirolesi in costume che dalle tribune del Parlamento intonano jodel festosi, anzi addirittura jauchzer e si percuotono le cosce nude e i petti fino a far avvampare la loro pelle diafana. E Angela Merkel che si fa fotografare senza nessuno che le faccia le corna da dietro, e senza Sarkozy fra i piedi, ché questa vittoria è tutta sua; sua e del popolo tedesco.
E noi qui, ancora una volta umiliati di fronte alla tracotante etica protestante di questi vichinghi del terzo millennio, che sotterra il perdonismo a senso unico della nostra malintesa tolleranza. Poveri provinciali, abitanti di questa periferia d'Europa che da campagna s'è fatta dormitorio, dove speculazione edilizia e mazzette soffocano le persone, noi qui a subire l'oppressione dell'impotenza. E le mafie che abbiamo esportato anche da loro, ma che da noi abbiamo elevato a sistema di potere, e che con prudenza donabbondiana evitiamo di nominare, dirigendo il nostro sguardo censore pieno di sabbia solo e soltanto contro la generica categoria dei "politici", evitando anche qui di specificare, di pesare, di "scegliere". Cosa dovremmo fare  noi, per essere ammessi al consesso europeo senza doverci prolungare in interminabili e continue giustificazioni, visto il livello di "commistione" che affari e politica registrano nelle nostre istituzioni? Un prestito a condizioni agevolate da noi non fa notizia, guardate lo spazio che ha avuto la questione del ministro Severino e suo marito in quanto banchieri dai caratteri singolari: nessuno! Cosa volete che sia un prestito di fronte ad una dazione, cos'è il plagio di un pezzo di tesi di laurea di fronte ai titoli vantati e mai acquisiti (Santanché ed altri), cosa sarebbero le dimissioni di certi figuri a confronto delle loro imputazioni (o condanne)?
Qualcuno tempo fa incitava il paese ad avere fiducia in sé stesso, esclamando: "Forza, Italia!" Purtroppo gli hanno creduto.
Saluti umilissimi.



giovedì 16 febbraio 2012

In neve veritas

Luciano Granieri


Dopo la neve il deserto. Non si può nascondere che l’evento meteorologico    sia stato inusuale, ma gli scenari che ci ha lasciato ancora oggi dopo 15 giorni sono di una desolazione disarmante. Se le scuole  del capoluogo potranno riaprire solo domani cioè dopo oltre  due settimane dalle precipitazioni nevose, significa che il problema va oltre la nevicata, e interessa più direttamente le strutture. Il sottoscritto abita in una casa che è stata costruita 50 anni fa, il tetto è intatto, anche i cornicioni sono rimasti al loro posto senza il minimo danno. Ciò vuol dire che  evidentemente lo sviluppo edilizio della città si è evoluto attraverso qualità  costruttive infime con investimenti al ribasso per la realizzazione del massimo profitto.. La domanda è;  se un istituto scolastico non è in grado di sopportare una nevicata anche importante e necessita di verifiche minuziose come potrà resistere  in presenza di une evento più drammatico tipo un terremoto?  Da questa osservazione scaturisce un altro dubbio. Nella nostra città, negli ultimi anni, il processo di urbanizzazione ha subito un’accelerazione inaspettata e sproporzionata rispetto alla domanda abitativa. Perché sono state costruite case vuote?  Ma soprattutto, l’edificazione di questi edifici è stata realizzata tenendo conto della sicurezza del territorio e del manufatto stesso? Le recenti vicende che hanno visto l’intervento della magistratura su alcune lottizzazioni, non dipanano questi dubbi, ma anzi li amplificano.  E’ bene sempre tener presente  che quando una area della città viene resa edificabile e messa a disposizione dell’impresa edile di turno, non è mai il cittadino a guadagnarci. Infatti se da un lato il cittadino è costretto a subire un esproprio di territorio comune, magari corredato di spazi pubblici usufruibili da tutta la comunità, con svalutazione del proprio immobile,   dall’altro l’impresa che si aggiudica il diritto di edificare realizza sin da subito  un rendita fondiaria, dovuta al cambio di stato d’uso  del terreno da non edificabile   a edificabile, inoltre l’iter di costruzione, con i vari appalti e subappalti, produce ulteriori profitti. In pratica anche in questo caso si realizza la pubblicizzazione degli oneri urbanistici  e la privatizzazione dei profitti realizzati. Se è sufficiente una semplice nevicata per far emergere tale desolazione, è bene che si rifletta  su come  cambiare il modo di pensare la  città.  Dal 1992, ossia da quando la Direzione del Territorio del ministero dei lavori pubblici (Direttore generale l’architetto Carlo Fontana  che dirigerà poi la ricostruzione del centro storico dell’Aquila dopo il terremoto) cancellò di fatto l’urbanistica pubblica a favore della contrattazione urbanistica con i grandi imprenditori edili, lo sviluppo delle città si è sempre assoggettato alla speculazione fondiaria in disprezzo alle esigenze dei cittadini. La  cura di un’abitazione è una delle attività attraverso la quale l’abitante di una comunità diventa artefice del benessere della comunità stessa. Diventa attore dello sviluppo urbanistico comune, partecipa al progetto della propria città. Oggi tutto questo non esiste più. La contrattazione urbanistica degli amministratori locali con i grandi costruttori, ha imposto un’accelerazione alla cementificazione, con il proliferare di quartieri ai quali è necessario, in tutta fretta e senza pianificazione alcuna fornire i servizi necessari acqua, luce, gas. Questa urgenza  nel fornire i servizi determina, in presenza di un evento meteorologico come le nevicate recenti, una estrema difficoltà nel gestire l’erogazione dei servizi stessi, diventa difficile trovare la cabina elettrica guasta fra le tante aggiunte alla rinfusa per supportare una crescita urbanistica ipertrofica e disordinata.  Per rendersi conto della fragilità del tessuto urbano determinato  dall’urbanistica contrattata e dall’insipienza degli amministratori pubblici basta girare per Frosinone. Si è ovunque in presenza di cornicioni cadenti, di capannoni abbattuti, di cumuli di neve ormai diventati ghiaccio cementificato, rami di alberi divelti pericolosamente  adagiati sulle luminarie di Natale , che alle soglie di carnevale pendono ancora sulle strade della città. Solo i parcheggi a pagamento sono liberi dalla neve (ma guarda un po’) . I marciapiedi sono ancora invasi dal ghiaccio. Ma l’immagine più emblematica è  vedere  la villa comunale, fiore all’occhiello della giunta Marzi deturpata dalle macerie del capannone che ospitava la pista di pattinaggio sul ghiaccio. Ghiaccio distrutto da ghiaccio, ironia della sorte.  Al  di là dei disagi arrecati forse la neve ha avuto il merito di far emergere in tutta la sua desolazione una città preda del cemento e dell’incuria. Forse è tempo di pensare ad un’altra città possibile.

L'arresto di Orfeo Goracci e Maria Cristina Ercoli

 fonte www.ecodellarete.net

L'arresto di Orfeo Goracci e Maria Cristina Ercoli, noti ed importanti personaggi di Rifondazione Comunista: intervista skype a Moreno Pasquinelli, esponente eugubino del Movimento Popolare di Liberazione (MPL) 15-02-2012



L'arresto di Orfeo Goracci e Maria Cristina Ercoli, esponenti di punta del PRC, scuote la sinistra italiana. La domanda alla quale nessuno può sottrarsi è: il Goracci è un uomo di potere che, come tutti i rappresentanti della "casta", ha "azzuppato il biscottino", oppure piccole e marginali vicende di favoritismo, seppur esecrabili, vengono gonfiate ad arte, e strumentalizzate, per condurre un attacco politico ad una delle ultime roccaforti della sinistra italiana? Mutatis mutandis, e per parlar fuori dai denti: anche il sindaco di Frosinone, Michele Marini, deve essere arrestato e accusato di associazione a delinquere per il sospetto, adombrato da alcuni, di aver favorito l'assunzione di qualche "operatore della sicurezza urbana"? C'è proporzione tra le ipotesi (si sottolinea: ipotesi) di reato, e l'accusa di associazione a delinquere? C'è del marcio nell'eugubino, o siamo davanti ad una lotta di potere nella quale è coinvolta anche la magistratura umbra? Per cercare di rispondere a questa domanda, abbiamo intervistato Moreno Pasquinelli, nostro amico ed esponente eugubino del Movimento Popolare di Liberazione, certamente non sospettabile di accondiscendenza nei confronti del PRC, nei confronti del quale, anzi, ha espresso numerose volte osservazioni molto critiche.
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magistr(e)ati

Giovanni Morsillo


Il CSM ha graziato il Procuratore aggiunto di Palermo Ingroia (ma ha trasmesso gli atti alla commissione che vigila sulle carriere) per aver pronunciato una frase in cui si definiva "Partigiano della Costituzione", aggravata da due fatti: primo, dalla sua dichiarazione di imparzialità di fronte a soggetti politici che "quotidianamente" operano per introdurre "privilegi e immunità" nel corpo giuridico e sociale del nostro paese; secondo, e assai più grave, averlo fatto in una sede riprovevole quale il congresso del PdCI. Saltiamo l'articolo 21 della Costituzione perché c'è poco da commentare: la libertà costituzionale di esprimere il proprio pensiero è garantita a tutti e tanto basta. Certo, se poi la libertà di espressione la si usa per esprimere concetti in conflitto con l'assetto democratico del paese, l'atto va perseguito ma su ben altri presupposti. Ad esempio, le scemenze pericolosissime sfornate a ritmo continuo da certi pseudopolitici che vorrebbero restaurare sotto varie forme il fascismo sarebbero da considerare con atteggiamento un pochino più sensibile da parte dello stato e della stessa magistratura. Ma Ingroia ha detto solo che si sente in dovere di difendere partigianamente la Costituzione. Questo non dovrebbe essere un assunto straordinario di un magistrato quasi deviato, ma rappresenta il minimo richiesto a chi esercita quella professione, che non può essere esercitata in modo equilibrato se non con la dedizione totale alla Carta.
La magistratura italiana è degna di rispetto, ed il CSM ha dato infinite prove di autonomia. E'opportuno quindi che la conservi, che anzi le alimenti, senza soffrire di eccessi di prudenza nei confronti delle polemiche dei soliti mestatori che approfittano di qualsiasi cosa pur di gridare allo scandalo. Che ad alcuni dia fastidio la dichiarazione di Ingroia non è solo comprensibile, ma anche auspicabile: che certi giornali coinvolti fino all'ultima prebenda nei traffici da sottogoverno che Inngroia denunciava nel suo intervento, non può stupire. Noi cittadini abbiamo bisogno di Ingroia, non di costoro, quindi ci sentiamo confortati dalla certerzza che i magistrati continuino per la loro strada, preoccupandosi di garantire la separazione dei poteri in questo paese sotto attacco e facciano tesoro di giudici come Ingroia che hanno il coraggio di schierarsi non per un partito, ma per la battaglia fra democrazia ed autoritarismo, e se per farlo ricordano con gratitudine coloro che hanno conquistato le condizioni perché questo avvenga, bisogna essergliene riconoscenti.
Dovrebbe produrre scandalo invece la commistione fra i poteri, ad esempio con la partecipazione di parlamentari (Legislativo) e magistrati (Giudiziario) al governo (Esecutivo), e altri intrecci simili, il tutto in barba appunto al principio ed alla pratica della separazione dei poteri. Pensino a Montesquieu, e si avvalgano del contributo di persone come Ingroia che a Palermo fanno vita di frontiera, e magari sentono nella loro missione la motivazione a resistere. Resistere, appunto, da partigiani.
 
Saluti

ASSEMBLEA PUBBLICA REDDITO MINIMO – CASSINO – sala Restagno - 17 FEBBRAIO 2012-

Riccardo Palma Segretario Circolo Cassino PRC/FDS

Oggi viviamo un momento storico particolare dove vengono offuscate questioni politiche importantissime come la vicenda della FIAT. L’informazione è orientata verso un pensiero unico. Vengono chiuse diverse testate giornalistiche tra le quali “Liberazione”. La crisi sembra essere usata per portare avanti un determinato modello sociale, culturale e politico. Il modello liberista che è lo stesso che ha portato al disastro il paese. E’ andato via Berlusconi ed ora abbiamo un governo tecnico che conferma lo stesso modello liberista del precedente. Invece di sconfiggere il precariato si propina una situazione difficilissima per i giovani ai quali si alza il requisito anagrafico per andare in pensione, fissandolo a 70 anni ed un prelievo contributivo che passa dal 33% al 27% invece di aumentarlo visto che si applica per loro il sistema contributivo che già di per sé è meno conveniente del retributivo con tagli oltre il 30% di rendimento con il solo scopo di istituire fondi previdenziali che servono solo per far crescere il capitalismo finanziario-assicurativo. Insomma vengono peggiorate di gran lunga le condizioni di lavoro. Oggi la condizione lavorativa è stata ridotta a pura merce.
E’ senza ombra di dubbio una crisi della rappresentanza politica e sociale. Il collegato al lavoro e l’art. 8 della manovra Berlusconi è stato tolto anche dall’agenda politica della CGIL e quindi la FIAT applica agevolmente il piano Marchionne ed ovunque si tende di estendere lo stesso anche fuori dalla categoria dei metalmeccanici. Come dimostra i lavoratori delle strisce BLU di Cassino.
Una crisi anche della democrazia come dimostra la vicenda della FIOM-CGIL il piu grande sindacato dei lavoratori metalmeccanici che, con l’applicazione del piano Marchionne, verrà estromessa da ogni fabbrica in Italia. Domani è importante l’assemblea dei delegati che pubblicizzerà lo sciopero nazionale di categoria, ai quali lavoratori gli va la più ampia solidarietà.

Occorre far partire una mobilitazione con al centro la democrazia, il lavoro, il superamento della precarietà attraverso:
1)      l’abolizione dell’art. 8 della manovra Berlusconi con ripristino di norme costituzionali sulle libertà sindacali attraverso una legge sulla rappresentanza sindacale;
2)      l’estensione dell’art. 18 dello statuto dei lavoratori a tutte le aziende anche quello con meno di 15 dipendenti;
3)      l’estensioni di ammortizzatori sociali;
4)      l’introduzione del reddito minimo indicato anche dal Parlamento Europeo e finanziato dalla fiscalità generale.

Occorre sostenere due movimenti importanti:

1)      il Comitato NO DEBITO che si prefigge di combattere contro il pagamento del debito e per una politica tesa alla nazionalizzazione delle banche;
     2)   il Movimento BENI COMUNI – importante la Piattaforma Politica per la realizzazione di una rete dei comuni per i Beni comuni prodotta a Napoli su iniziativa del sindaco  De Magisteri. Assemblea svolta in data 28 gennaio scorso. La piattaforma tende non solo all’applicazione dei quesiti referendari. E qui riprendo l’appello lanciato da Massimo Rossi coordinatore nazionale della Federazione della sinistra che dice:”…. Quella piattaforma deve essere la base per comporre centinaia e centinaia di forum permanenti in ogni angolo d’Italia. Forum aperti e inclusivi, senza discriminazioni o pregiudizi reciproci, dove viga l’assoluta parità tra persone con o senza tessere in tasca. Forum da intrecciare con straordinari laboratori come il Comune di Napoli ed altri Municipi disposti a lavorare verso il medesimo orizzonte; fornendo così ad essi un forte e indispensabile sostegno, e ricevendo in cambio “prototipi di alternative praticabili”, sperimentazioni concrete di “altra economia”, pratiche di governo dei beni comuni, nuove formule di welfare, modelli partecipati di gestione delle risorse primarie, dell’energia, della mobilità, del paesaggio, della produzione.
D’altro canto sarebbe assolutamente riduttivo limitarsi a delegare quella piattaforma alla pur preziosa azione dei Comuni, magari continuando a considerare i movimenti come soggetti con cui “mantenere il confronto” e non invece come attori protagonisti con cui condividere “istituzionalmente” e pariteticamente i processi decisionali.
Lancio allora un’ultima provocazione. Invece di una lista civica nazionale o cose del genere, costruiamo sulla base della piattaforma di Napoli e a partire da una rete capillare di forum locali, un grande movimento dei beni comuni e del lavoro.
Sì, anche del lavoro. Non perché il lavoro non sia contemplato nella piattaforma (forse un po’ incidentalmente) o perché non sia anch’esso un bene comune che vorremmo demercificare. Ma perché in un mondo capitalistico imperniato sul paradigma della crescita illimitata, il tema enorme del “cosa, come e quanto produrre” diventa base fondativa, per qualsiasi azione di tutela dei beni comuni dalla distruzione e dalla privatizzazione. Senza addentrarci in dibattiti infiniti, credo che sia ormai palese a tutti noi che, se da un lato un mero laburismo parasindacale è un limite al nostro agire, dall’altro non è più possibile derubricare dall’intervento sui commons l’elemento centrale del conflitto tra le classi, la cui attualità ce la ricordano proprio i principali avversari dei beni comuni, siano essi al vertice di gruppi finanziari, di grandi aziende o di governi nazionali e territoriali. Tanto più di fronte all’attacco del governo Monti alla stabilità del contratto di lavoro e all’articolo 18, il popolo dei beni comuni non può mostrarsi impreparato e deve impegnarsi in una controffensiva che abbia come cardine la richiesta di abrogare tutti i contratti precari e di istituire, come correttamente chiede la piattaforma, un reddito di cittadinanza.”
Infatti la situazione è difficilissima. Nella provincia di Frosinone abbiamo uno dei più alti tassi di disoccupazione e in occupazione e per Cassino sembrano peggiorare la situazione. Infatti a Cassino oltre 6.000 persone hanno perso il posto di lavoro nell’arco di due anni. La crisi economica che sta devastando il cassinate vede ogni giorno decine di persone che perdono il posto di lavoro. Molti di essi non hanno prospettive concrete di essere ricollocati e soprattutto molti di loro  proprio perché sono licenziamenti individuali non hanno ammortizzatori sociali normati e vivono quindi da soli il dramma del licenziamento. A questo si unisce il non rifinanziamento del reddito minimo da parte del il governo regionale di Centro destra della Polverini. Reddito minimo che a Cassino almeno sosteneva 331 unità ed era rivolta a oltre 1800 potenzialmente finanziabili. La Federazione della Sinistra attraverso il consigliere regionale Peduzzi ha presentato due emendamenti durante la discussione del bilancio di previsione per l’anno 2012 Il primo prevede di destinare gli introiti legati all’aumento del bollo auto (circa 50 mln di euro), all’attuazione della legge sul reddito minimo ed il secondo, prevede invece uno stanziamento diretto della regione, con propri fondi. Entrambi sono stati respinti.
La Federazione della Sinistra, inoltre, ha aderito alla campagna della Cgil Roma e Lazio per una petizione popolare finalizzata alla richiesta del rifinanziamento (l’obiettivo 100.000 firme già abbondantemente superato e ancora si continua a firmare visto l’interesse e la partecipazione)
Oggi, nel “postfordismo”, il lavoro fisso diventa una chimera per pochi , soprattutto per i giovani. Si è iniziato a parlare di precarietà del lavoro e della vita quale risvolto negativo della flessibilità introdotta da questo nuovo sistema del lavoro. Quindi, oggi i lavoratori flessibili e precari si trovano di fronte alle esigenze della propria esistenza privo della pur minima protezione sociale. Ciò comporta, forti squilibri soprattutto nella gestione della vita presente e nelle scelte per il futuro. Oggi, è compito della politica riesaminare l’ordine delle questioni in gioco e porre termine a questa anomalia. L’introduzione di una legge che definisca il diritto al reddito costituisce, in questo momento storico, un tema rilevantissimo. L’introduzione di un reddito di cittadinanza sarebbe l’obiettivo a cui tendere ma già che si incominciasse a parlare di reddito garantito sarebbe un buon passo in avanti per poter appunto garantire a reintegrare un reddito per la popolazione che si trova sotto una certa soglia di povertà. In tal senso questo tipo di misura sociale universale – ossia svincolata dalla prestazione lavorativa  dovrebbe garantire un reale ed effettivo esercizio dei diritti di cittadinanza azzerando i limite socio-economici che la limitano. Questa non deve essere vista come un’utopia ma un possibile strumento socio-economico dei moderni sistemi di welfare.
Altro che piano alla povertà che la Polverini ha licenziato. Occorre ripartire con un altro modo di fare politica sociale per esempio qui a Cassino siamo stati l’unica forza politica che si è opposta alla somministrazione dei VOUCHER  che questa amministrazione ha introdotto. Per sintetizzare la contrarietà su questi strumenti basti pensare che i Voucher sono stati introdotti dalla Legge Biagi. Immaginiamo con quale limitatezza possano risolvere i problemi alla gente questi benedetti voucher. Noi pensiamo, invece che bisogna restituire alla politica sociale locale la classica “PRESA in CARICO” per progetti individualizzati per lavorare insieme alla persona ad obiettivi con un progetto personale con tanto di nome e cognome. Siamo contrari ai voucher  perché è prevista perfino una graduatoria per la somministrazione dei voucher senza aver considerato preventivamente un osservatorio che misurasse la reale dimensione del disagio economico sociale dei cittadini. I voucher, così come proposto, rischiano di essere un sassolino in un “oceano di disagio sociale” che potrebbe portare solo ad inasprire i rapporti con i cittadini “utenti” e aggravare una situazione di per sé già difficile. A tal proposito, si vuole  ricordare che il nostro partito ha avanzato nelle osservazioni agli indirizzi generali di governo che, nel previsto osservatorio sociale, vi fossero presenti oltre alle ASL, all’Università, alla Magistratura, alle Forze dell’Ordine, i rappresentanti del terzo settore, i patronati e gli altri servizi sociali del territorio, constatando che queste nostre osservazioni, a tutt’oggi, non sono state ancora recepite. Noi pensiamo a tal proposito che il progetto 7 adulti va ripreso per come era nato ovvero il compiuto reinserimento socio-lavorativo.  Vorremo puntualizzare alcune considerazioni sulla mozione della reintroduzione della TOSAP sui passi carrabili, come peraltro ha ben spiegato il nostro consigliere comunale Durante. Gli introidi previsti (circa 100.000 € all’anno) saranno destinati alle politiche sociali specificando che non devono essere assolutamente impiegati per i voucher.


“Non perdiamo tempo, allora. Mettiamo in rete la piattaforma del Forum di Napoli ed apriamo una grande sottoscrizione in cui chi firma si impegna nel contempo a mettersi al lavoro dentro un grande cantiere sociale diffuso dell’alternativa, insieme a quanti altri lo faranno, a partire dagli stessi luoghi. Costruiamo dal basso una vera e propria Costituente dei beni comuni e del lavoro. Questa potrebbe essere forse l’ultima occasione o, più ottimisticamente, l’occasione buona.”

mercoledì 15 febbraio 2012

Elezioni a Frosinone: i ribelli dell'IDV incontrano la Rete Asincrona DEmocratica Civica Ambientalista

Una delegazione della "Rete Asincrona DEmocratica Civica Ambientalista", nel pomeriggio di martedì 14 febbraio, si è incontrata con una delegazione della Rete Indipendente dei Comitati” Nuove idee per Frosinone” in vista delle prossime elezioni amministrative del capoluogo.
Preso atto della concordanza su alcuni punti programmatici quali: rifiuto della logica bipolare, ostilità all'aeroporto e a qualunque altro progetto divoratore di territorio, necessità di procedere ad una riscrittura del piano regolatore cittadino, riaffermazione del principio di legalità, indisponibilità alla privatizzazione dei beni comuni, tutela del patrimonio artistico locale, sviluppo sostenibile, si è esaminata la possibilità di costruire un'aggregazione che possa esprimere un candidato a sindaco unitario.
L'incontro è stato giudicato molto soddisfacente da entrambe le delegazioni, che si sono date appuntamento per l'inizio della prossima settimana, con l'obbiettivo di meglio definire gli aspetti programmatici e le modalità organizzative della discesa in campo.

Andrea Cristofaro, Fiorenzo Fraioli, Luciano Granieri e Claudio Martino per la Rete Asincrona DEmocratica Civica Ambientalista

Mariano Zomparelli per la Rete Indipendente dei Comitati” Nuove idee per Frosinone”
Lina Arduini, Giuseppina Bonaviri, Michele Mastandrea

nec panem, nec circenses

Giovanni Morsillo

Il no del Tecnopresidente Monti alle Olimpiadi di Roma del 2020 è cosa saggia, ma non porta voti. Ne condividiamo quindi lo spirito e la sostanza, poiché siamo pochissimo preoccupati della stabilità del quadro politico che ci ha portati alla fame e molto favorevoli all'abbattimento di pratiche e strumenti di propaganda populistica. Siamo consapevoli di vivere in un paese nel quale molti antepongono il consumo di alcuni sport a qualsiasi altra dimensione della vita, sappiamo anche che intorno allo sport non in quanto pratica salubre ed igienica ma in quanto spettacolo ruotano affari con volumi da vertigine, la cui ricaduta sociale è però di modeste dimensioni, forse addirittura insignificante. E lo è senz'altro se paragonata a quella potenzialmente ottenibile se quelle risorse fossero utilizzate per attività concretamente e veramente sociali. Basta vedere che fine abbiano fatto le prospettive di sviluppo abbagliante promesse da Chiamparino e soci per le XX Olimpiadi invernali di Torino del 2006: un fiume di soldi spesi per impianti che hanno funzionato per 16 giorni, poi abbandonate a marcire e inquinare, e tutto il resto è rimasto tale e quale. Nessuna ricaduta economica che tenga quindi, con buona pace del piduista Cicchitto, che di buchi di bilancio ha una certa esperienza anche se oggi parla come se fosse un economista di chiaro valore.
Intendiamoci: anche a noi che non soffriamo di tifo né di altre malattie infettive, piace godere delle performances di atleti di tutto il mondo e ci spiace dover prendere atto delle condizioni del nostro paese anche in questa occasione: un paese che, grazie alla corruzione (perché non lo si dice chiaramente invece di spiegare ogni volta la situazione attraverso complicate contorsioni verbali sui flussi macroeconomici e sui derivati finanziari?) è ridotto con le pezze alle ginocchia, scaduto dal declino al degrado tanto da non potersi permettere più di ospitare un evento importante non solo per lo sport ma anche per i risvolti civili e politici che può avere, a cominciare dai temi della pace e dell'incontro fra i popoli.
Ma l'illusione è finita davvero, e non si possono più chiudere gli occhi e stringere le spalle continuando come se niente fosse a ignorare il problema. Del resto, da anni tagliamo fondi allo spettacolo e siamo ridotti a chiudere teatri lirici o di prosa presitgiosi, con una storia ed un significato non comuni ma quetso fa arrabbiare solo gli artisti e gli affezionati, non diventa tema sociale dato che non sviluppa consensi di massa e non coinvolge investimenti miliardari da parte degli sponsor.
Una cosa buona, quindi, Monti l'ha fatta: non avendo bisogno di riconferma da parte degli elettori, ha deciso che dopo aver dato una robusta accettata al panem, riproporre i circenses non sarebbe stato saggio. Per una volta lo sparagnismo bancario del Tecnico nazionale ci trova d'accordo. Ma il segnale che questa prudente decisione evidenzia è davvero tremendo: non sappiamo se nel 2020 potremo sostenere i costi di un'olimpiade, mentre ci raccontano che la crisi si sta superando e che stiamo diventando addirittura la garanzia del mantenimento dell'Euro (vedi recente visita di Monti agli speculatori americani).
Un suggerimento, tanto per approfittare di un momento "favorevole": perché non aboliamo anche il Festival di Sanremo insieme ad una lunga lista di spettacoli demenziali, anacronistici, spesso ridicoli e assai costosi? Magari, insieme alla dignità internazionale recuperiamo pure qualche miliardo di Euro, che può far comodo.

Saluti austeri.

martedì 14 febbraio 2012

Incontro con gli studenti del liceo artistico

Comitato provinciale ANPI Frosinone




Carissimi,
diamo informazione circa l'incontro che si è svolto questa mattina con gli studenti delle classi quarta e quinta nella Sede di Cassino del Liceo Artistico.
L'incontro è stato organizzato nell'ambito delle attività che l'ANPI di Frosinone conduce anche quest'anno in alcune scuole della Provincia sui temi della legalità e della partecipazione. Quest'anno l'attività è svolta in collaborazione con altre Associazioni democratiche del territorio, quali il Presidio di Libera di Cassino, Verdi Ambiente e Società ed altri volontari.
L'incontro di oggi, tenuto dal nostro Presidente provinciale Giovanni Morsillo, ha trattato del rapporto fra potere politico e Costituzione. Hanno preso parte ai lavori in maniera attiva circa quaranta studenti.
Dopo una breve ricognizione sulle origini del costituzionalismo con particolare attenzione alla vicenda italiana risorgimentale e repubblicana, sono stati osservati alcuni aspetti dell'evoluzione e dell'attuazione pratica dei caratteri dello stato di diritto, anche attraverso riferimenti e confronti fra realtà e storie diverse.
Per quanto possibile dato il tempo limitato, è stato analizzato il portato della nostra Costituzione nell'attualità, e tentata una riflessione sulla sua incidenza sulla vita reale di ciascun cittadino e della società italiana nel suo complesso.
L'ANPI di Frosinone, nel ringraziare i giovani allievi del Liceo Artistico e l'Insegnante Prof.ssa Fornino che ha organizzato l'incontro, esprime sincera soddisfazione per il livello di partecipazione offerto dagli studenti, che hanno ascoltato con interesse e interloquito per tutta la durata della conferenza in maniera davvero costruttiva.
Questo ci rafforza nel convincimento che i giovani hanno grande interesse alle proposte serie, e dimostrano la volontà di mettere a disposizione le loro forze per la difesa dei valori democratici e per la costruzione di condizioni favorevoli al confronto. Più volte hanno espresso la necessità di comunicare i loro bisogni in forma organizzata, più volte hanno richiamato il tema della pace come condizione per lo sviluppo della civiltà, più volte hanno posto l'accento sul pericolo che anche la gioventù si rassegni a pratiche di malaffare per l'ottenimento delle condizioni minime di vita e di diritti fondamentali quali il lavoro o l'assistenza sanitaria.
Ci è sembrata una assemblea assai consapevole, anche se si conferma la necessità che a giovani come questi sia resa disponibile la formazione necessaria a formarsi una coscienza civile.
Alcuni di quei giovani sono già impegnati in associazioni che si occupano di varie tematiche, e ci hanno invitati a partecipare alle loro iniziative. Lo faremo con estremo interesse.

 Fraterni saluti
ANPI Frosinone
Comitato Provinciale

primarie aggravate

Giovanni Morsillo

L'esito delle primarie del PD di Genova non era scontato, rappresenta un dato importante, ma a quanto pare viene preso dal verso sbagliato da Marta Vincenzi. Non sappiamo se abbia studiato insieme a PIERLUIGI BATTISTA, ma il fatto che veda la sua sconfitta da parte della base elettorale del centrosinistra come un elemento di maschilismo, lo farebbe supporre. Non devono essere molti i pensatori e politici italiani tendenti a vedere in ogni confronto in cui sia coinvolta una donna subdole manovre sessiste, tese a confinare le donne in riserve guardate a vista, e se in pochi giorni ne sentiamo addirittura due vuol dire che quanto meno gli autori si frequentano. Stavolta, il povero Doria potrebbe essere addirittura tacciato di comportamento aggravato, una sorta di bi-maschilismo, perché di donne ne ha sconfitte due! E' vero che ha goduto della complicità di quell'altro macho impenitente di don Gallo, il che potrebbe anche configurare il reato di violenza di gruppo (recentemente declassata, purtroppo per le sconfitte) ma la sostanza non cambia: il capo-branco è lui, questo maschione cattivissimo e oltretutto colpevole di dedicarsi ai libri ed alla cultura. La Vincenzi, infatti, lo taccia di intellettualismo, trascurando il fatto che si tratta di un porfessore universitario, e nemmeno dei peggiori, per cui gli spetta per dovere essere un intellettuale, non è un abuso. Un nostro conoscente un po' sempliciotto ci ha esternato l'impressione che considerare l'essere colto come un difetto gli faceva venire in mente altri modelli politici che lui, essendo anziano, ha fatto in tempo a sperimentare, e ci ha chiesto se per caso si potesse definire Marta Vincenzi non certo fascista, ma magari un pochino reazionaria. Lo abbiamo subito zittito con energia, ricordandogli che si parlava di un sindaco democratico di lunga esperienza politica, che ha ricoperto ruoli prestigiosi anche in passato, e che se ha detto quelle cose un po' confuse lo ha fatto in un momento di profondo scoramento. La povera Vincenzi era sicuramente provata perché, ritenendo che Genova non debba essere privata della fortuna di un sindaco donna-a-prescindere, si disperava al pensiero di cosa poteva accadere alla sua città se fosse caduta preda di un muscoloso intellettuale maschio senza scrupoli (come dimostra il fatto di aver battuto due donne contemporaneamente senza fare una piega). Un duro, insomma, uno che se avesse potuto avrebbe fatto fare alle sue contendenti la fine della povera Ipazia (che, come Marta Vincenzi sa, fece quella fine orribile proprio perché colta, essendo matematica, filosofa ed astronoma in tempi in cui queste attività erano riservate agli uomini, secondo i cristiani che la smembrarono e la bruciarono in una chiesa di Alessandria).
Ma al di là delle preoccupazioni così elegantemente espresse dal Sindaco di Genova, vorremmo sommessamente e con tutta umiltà ricordare un'angoscia che ci affligge personalmente e che a suo tempo avevamo ampiamente esternato, ovviamente senza alcun risultato. Si tratta di questo: il PD ha introdotto nel nostro sistema democratico l'istituto delle elezioni primarie, celebrate peraltro in modalità differenti di volta in volta, con modifiche che ne migliorassero nelle intenzioni dei promotori l'efficacia. A sostegno di questa scelta, che ancor oggi è sostenuta da sempre maggiori proseliti e anche in altre aree della topografia politica che conta, si adducevano forti elementi di fiducia e si descriveva un sistema in grado di selezionare democtraticamente ed in mdoo condiviso i quadri da presentare alle elezioni delle varie istituzioni territoriali e nazionali. Trattandosi di una selezione interna ma il cui risultato va poi sottoposto al giudizio di tutti gli elettori, si discusse a lungo su chi dovesse avere il diritto di voto, e con quali modalità, su chi potesse candidarsi, e così di seguito. Erano molti i temi caldi su cui ci si impegnava con spirito costruttivo a trovare soluzioni efficaci, innovative ma non sconvolgenti, moderne ma non azzardate, efficienti ma non disumane. Ci rendevamo conto allora, e ci rendiamo conto oggi che voler innestare una pratica di puro spirito anglosassone in un corpo civile come quello mediterraneo è un'impresa che non riuscì (per altri casi) nemmeno a Churchill, che con tutto il rispetto in quanto a capacità politiche era un pochino avvantaggiato rispetto a Veltroni e Bersani. Ma purtroppo si sa che quando si fa una scelta ideologica, più è scollegata dalla realtà, più la si ritiene necessaria e si fa di tutto perché la realtà stessa la smetta di seccare e si adegui alla scelta saggiamente imposta dai capi del partito. E quindi sappiamo anche che nulla farà recedere i vertici del PD e degli altri partiti che sostengono le primarie dai loro propositi. Ma possiamo adesso chiedergli di fare un bilancio sereno di quanto siano unitarie e corroboranti queste primarie benedette? Ci avevano spiegato (senza convincerci) che con questo strumento il partito si sarebbe rafforzato perché più candidati avrebbero messo in campo più idee e più forza che, sommate, ne avrebbero determinato una inevitabile crescita di consensi e di capacità. Ora, se le idee sono viste come ostacoli, se la forza è cristallizata per battagli fratricide anche dopo la fine delle primarie, se in sostanza le reazioni sono quelle di Marta Vincenzi, non è il caso di chiedersi se l'obiettivo è stato almeno in parte raggiunto? Se ogni volta che si fanno le primarie il risultato mette in crisi perfino la leadership complessiva del partito o dei livelli più esposti di esso (le dimissioni in Liguria sono eloquenti), se Napoli, la Puglia, Milano e Genova creano problemi di stabilità dei gruppi dirigenti, siamo certi che il risultato ottenuto con le primarie corrisponda a quello desiderato da chi le ha introdotte? Se è vero che servono a selezionare dal basso i dirigenti e gli amministratori, perché ogni volta che ci si rsprime diversamente da quanto pianificato dalle segreterie si parte con le diatribe?
Per noi, rimane valida l'idea che l'omologazione forzata del sistema rappresentativo italiano al modello calvinista americano non è una soluzione, ma una delle cause della sterilizzazione del ruolo dei cittadini che, non a caso, hanno sempre meno fiducia nel sistema, non lo sentono loro, e non partecipano più non solo alle decisioni, ma neppure alla delega. Tutto si può sostenere, fuorché questo serva a rafforzare un sistema basato sul consenso.

Saluti proporzionali

lunedì 13 febbraio 2012

Colleferro: un castello di cemento

Rete per la Tutela della Valle del Sacco e Unione Giovani Indipendenti



C’era una volta… un re, direte voi, miei piccoli lettori. E invece c’era un castello, quello di Colleferro. Un castello importante e significativo per la comunità, tanto che le sue arcate sono rappresentate sullo stemma della città e anche nel “monumento” che campeggia al centro della rotatoria all’uscita dell’autostrada, e anche nella facciata della chiesa di Santa Barbara disegnata dall’architetto Morandi, e anche sullo stemma del Colleferro Calcio e anche su… chi più ne ha più ne metta!
Questo castello sorgeva sulla collina davanti al cimitero ed era un bellissimo spettacolo per tutti quelli che passavano in automobile o a piedi per fare una passeggiata nelle aree verdi circostanti.
Ma non c’è più adesso? È stato distrutto? No, piccoli lettori, esiste ancora, ma tante persone vorrebbero distruggerne l’essenza, sapete? Nella sua storia ha subito tanti traumi: la distruzione nel 1431 a opera delle milizie di Giacomo da Caldora, dopo la quale ci sono stati duecento anni di abbandono finché non è diventato un casale di campagna e progressivamente abbandonato di nuovo.
Ma è bello, direte voi, ed è un vero peccato lasciarlo andare in rovina: perché non lo sistemiamo e non lo restituiamo alla comunità? Non ci sono mai stati progetti di recupero? Ebbene, miei piccoli lettori, sì. Ci sono stati.

Nel 2008 è stata presentata e, a quanto pare, anche accolta con entusiasmo dall'amministrazione, la tesi di laurea di un brillante studente in agraria all'università di Pisa. Questo studio suggerisce che l'area venga distinta in due parti:

-         la prima prevede la creazione, nell'area verde alla destra del castello, di un parco tematico unico in Italia: un giardino   medievale, strettamente collegato alle origini del castello. Questo giardino, pensato e progettato sulla base di ricerche storiche molto accurate, è composto di sei ambienti molto suggestivi, tra cui il giardino fiorito in inverno, il pergolato, il paradiso terrestre. Nella parte sinistra dell'area verde è previsto uno spazio ricreativo: area relax con panchine e tavolini in legno, pista da skate per i ragazzi e zona attrezzata per i più piccoli, circondata da muretti ad anfiteatro per facilitare la sorveglianza da parte dei genitori.
-         la seconda parte del progetto prevede la ristrutturazione del castello e la possibilità da parte dei cittadini, grazie alla presenza di uno spazio coperto, di fruire di concerti, convegni, mostre e altre manifestazioni culturali in una cornice suggestiva. La Comunità europea, sensibile al recupero di luoghi e tradizioni locali, ha finanziato in passato progetti rivolti in tale direzione.

Nel 2009 l'amministrazione ha cambiato percorso e ha accolto la proposta del Gruppo Furlan Srl. La differenza sostanziale rispetto al progetto precedente è la seguente: al posto del giardino medievale sorgerebbe una colata di cemento (per la precisione 42.886 mc, come riportato nella delibera di Consiglio comunale n. 85/2009: una quindicina di palazzine vista cimitero) con retrostante parco privato e parcheggio macchine, sempre privato. L'area, destinata a uso agricolo e sottoposta a due vincoli, uno cimiteriale (entro 200 mt, ridotti a 100 mt per permettere il progetto Furlan), l'altro sul castello (150 mt dalla costruzione), ha un valore catastale bassissimo e verrebbe in un attimo rivalutata economicamente in maniera esponenziale, a solo vantaggio del costruttore (oltre al guadagno dalla vendita degli appartamenti).
Ma non finisce qui, perché la parte sinistra dell'area verde, somigliante al primo progetto, valorizzerebbe le stesse nuove abitazioni. Come recita il progetto sul sito internet Furlan: «…le aree aperte, la piazze, il verde del complesso edilizio e del nuovo parco urbano adiacente sono infatti il cuore pulsante di un contesto costruito nel quale la natura è protagonista e consente la realizzazione dell’idea di spazio aperto e vissuto, generatrice di un paesaggio urbano non più schiavo della lava grigia di cemento ed asfalto».
Particolare irrilevante: le palazzine coprirebbero la vista della splendida collina del castello e del castello stesso, che al momento si gode dalla strada.
In cambio della licenza edilizia, la ditta Furlan cederebbe la parte sinistra dell'area e “regalerebbe” alla comunità un parco con campo da calcetto e campo da pallavolo, non a uso pubblico ma da cedere in gestione a privati. Con estrema magnanimità cederebbe anche il castello al Comune, che solamente per la messa in sicurezza dovrebbe spendere di tasca sua, e quindi nostra, ben 2 milioni di euro (delibera di giunta n. 335/2011). L'area che il gruppo cederebbe al comune è di scarso valore anche perché vi incide il vincolo cimiteriale e per questo non è edificabile.
Un bell'affare, non c'è che dire, per il costruttore.
In sintesi: i lavori che la ditta affronta per attrezzare l'area sono di scarso valore e, a compimento dell'opera, non restituisce alla comunità un'area funzionale e sicura senza ulteriori aggravi di spesa per la comunità stessa. Ciliegina sulla torta, il parco non sarebbe agibile fino a quando non fosse messo in sicurezza il castello. Ci domandiamo come mai non compare nel progetto alcuna valutazione dello stato di degrado delle mura della rocca e degli elementi di pericolo da rimuovere. Ricordiamo che non esiste alcuna azione del Comune che inviti il possessore del castello ad almeno puntellare la rocca, un’operazione che avrebbe evitato i crolli degli ultimi anni. Quello che sconcerta è che in questo procedimento, come in altri, non esiste alcuna nota che affermi che l'autorizzazione si concede in quanto l'opera non è in contrasto con la variante di PRG (Piano Regolatore Generale) che si sta adottando. Quindi ci domandiamo se questa amministrazione vuole davvero adottare un nuovo strumento urbanistico o intenda procedere con i patti in deroga, come fa da quasi 20 anni. Un'ultima considerazione va fatta a riguardo delle cubature: le palazzine determinerebbero una cubatura di circa 3mc/mq di suolo (intendiamo i lotti di pertinenza, ovvero quelli che saranno recintati e di proprietà privata), un indice superiore ai 2 mc/mq che caratterizzano le zone di completamento.

Speravamo che almeno questa significativa area venisse risparmiata dalle pratiche folli del partito del consumo del suolo. Ci illudevamo che potesse esserci da parte degli amministratori uno scatto di dignità. Constatiamo con amarezza che anche sulle mura di quello che è di fatto l'emblema della nostra comunità deve essere scritta l'ennesima pagina nera delle cattive pratiche.
Ai cittadini devono essere fornite le conoscenze e gli strumenti per partecipare a decisioni sull’uso del suolo e sull’organizzazione del territorio, determinanti per la qualità della vita di ognuno.
Colleferro, 14.02.2012


Link di riferimento:
tesi di laurea: http://etd.adm.unipi.it/theses/available/etd-01072008-091019/


Grecia:Approvate le misure anti-operaie. Ma la lotta continua

di F.R.



Qualche giornale borghese stamattina titola sui "black bloc" che starebbero bruciando mezza Atene. Ma poi negli articoli sono gli stessi inviati (almeno quelli minimamente corretti) a dover ammettere che la battaglia di piazza, ieri, intorno al parlamento, ha coinvolto decine di migliaia di manifestanti. Altro che black bloc!
Peraltro le immagini dei tg non lasciano spazio a dubbi. Nonostante le violentissime cariche delle bande armate del padronato, i manifestanti hanno resistito per ore: anche grazie alla capacità di dare vita a un minimo di servizio d'ordine in grado di difendere il corteo e persino, in vari momenti, di far retrocedere la polizia.
All'interno del parlamento, più che mai simbolo del potere di classe della borghesia, tra scoppi e incendi si è infine approvato il nuovo pacchetto di misure anti-operaie voluto dalla troika. Altri tagli stipendi, riduzione del salario minimo, licenziamenti di massa anche nel pubblico impiego, ancora tagli alle pensioni, tagli a quel poco che resta di servizio pubblico, privatizzazione di tutto, dall'acqua al gas.
Giorgio Napolitano, esprimendo ad alta voce quanto pensano gli impauriti politici borghesi di tutta Europa, ha affermato: "L'Italia non è la Grecia". Una frase che suona più come un esorcismo che come un ragionamento. Lo stesso esorcismo ben poco efficace con cui i governi imperialisti commentavano un anno fa l'esplodere delle rivoluzioni arabe. L'Egitto non è la Tunisia; e poi: la Libia non è l'Egitto. E così via. Peccato per loro che mentre ripetevano queste parole inutili, la rivoluzione incendiasse decine di Paesi, a partire da quelli giudicati più saldi.
I lavoratori e i giovani che vogliono lottare contro l'attacco durissimo con cui i padroni cercano di recuperare i loro profitti, scaricando sulle masse i costi della loro crisi, devono allora rovesciare la frase di Napolitano: fare in Italia come in Grecia! Cioè unificare e sviluppare le lotte contro il governo Monti, fratello gemello del governo Papademos di Atene.
Ma l'ammirazione e il rispetto per quella massa che ieri si scagliava contro il parlamento borghese non deve farci dimenticare il problema vero che riguarda la Grecia come l'Italia come l'Egitto e ogni altro Paese. Il problema di costruire nel vivo delle lotte altre direzioni politiche e sindacali. Anzi: la Grecia è proprio la conferma più evidente che le lotte, per quanto coraggiose, per quanto radicali, per quanto estese, non bastano.
Le burocrazie sindacali, in Grecia come da noi, fanno di tutto per impedire uno sbocco vittorioso per i lavoratori. Certo, in Grecia anche i sindacati più burocratizzati hanno proclamato un elevato numero di scioperi generali: ma lo fanno esclusivamente nel tentativo di non perdere il controllo del movimento; seguono la lotta, quando possono la frammentano; sicuramente non la guidano verso un'ascesa. Lo stesso modo con cui interviene nel movimento, a livello politico, la sinistra riformista e governista: dagli stalinisti del KKE (i cui militanti in varie occasioni hanno fatto da servizio d'ordine a difesa del parlamento) a Syriza (coalizione di Synaspismos con altre sigle minori). Stanno nelle lotte non per portarle al loro logico sviluppo ma per sfruttarne la forza in vista di una loro futura crescita elettorale.
Ecco perché serve invece un sindacato che non frammenti la lotta. Servono strutture di coordinamento democratico e nazionale della lotta. Serve soprattutto costruire quel partito rivoluzionario che manca tanto in Grecia come in Italia. Cioè quell'organizzazione della avanguardia che è indispensabile per battere lo Stato della borghesia senza farsi paralizzare dalle quinte colonne della borghesia nel movimento. Senza una simile organizzazione - è l'esperienza degli ultimi due secoli a dimostrarcelo - nessuna lotta potrà avanzare realmente, né potrà scavalcare i mille ostacoli frapposti e indirizzarsi verso l'unico sbocco realmente vincente: la conquista del potere da parte dei lavoratori. Uno sbocco non all'ordine del giorno qui da noi, dove ancora siamo in una fase arretrata della risposta all'attacco del governo: ma uno sbocco che certo non più una fantasia ad Atene, dove diviene sempre più evidente a larghi settori di massa che l'unico modo per fermare la guerra sociale della borghesia è attaccare il suo governo, il suo parlamento, le sue istituzioni, i suoi palazzi. C'è bisogno di un piano operaio alternativo a quello della borghesia, basato sull'esproprio del grande capitale. Per fare questo è necessario che il potere passi da quel parlamento accerchiato dalle fiamme alla piazza in lotta. Solo un partito rivoluzionario può riuscire in questo compito, che aprirebbe la via ad altre vittorie operaie nel resto d'Europa. In questo senso, oggi più che mai la lotta delle masse in Grecia è la nostra lotta, la lotta di tutti gli sfruttati d'Europa.