Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 29 ottobre 2011

Fusi gli esattori elettronici

Luciano Granieri




Scusi  quale è la strada per  l’aeroporto?”  “Allora vede qui dal semaforo?    Stia pronto 5-4-3-2-1. Go.   500 metri,  sesta  piena, si tenga stretto destra larga 6+, alleggerisca dosso ,ancora destra larga 6+ in dritto 300 mt.,  destra stretta 3 – in sinistra a chiudere 2+ ….” potremmo  continuare , ma per percorre via Armando Fabi , visto che gli autovelox  rimarranno semplice colonnine luminose  da Luna Park,  si potranno  usare le note di una prova speciale di Rally . E’ già gli esattori elettronici del comune di Frosinone NON FUNZIONANO. O meglio funzionano solo di giorno. Bisogna rifare tutto daccapo un’altra ditta provvederà ad armare  le malefiche macchinette. Nel frattempo, piloti ciociari sbizzarritevi  (attenzione!!  Dopo  la sinistra  larga con il relativo allungo da sesta piena c’è l’ospedale)  Il comune infatti avendo già buttato quattrini  in questo ulteriore sciagurato appalto, non avrà problemi a rinunciare ai soldi delle multe. Per  recuperare, basta tagliare  qualche corsa dello scuolabus ,  incassare le quote dei pasti non consumati ma pagati  dai genitori che hanno inscritto i propri figli alla mensa scolastica  o aumentare l’irpef comunale “ Tanto ci sarà sempre chi pagherà le spese in questo benedetto assurdo Bel Paese”  per dirla alla Guccini.  Ma è possibile che chi  ha sempre pagato le spese in questo assurdo bel paese cominci a stancarsi  di tale solerzia esattoriale e  continui la lotta più forte di  prima. Io  con i compagni che con me hanno condiviso più di un anno di lotte CI SAREMO.

ATTENZIONE SCOOP DI AUT.
Abbiamo ripreso la vettura del comune mentre provava la funzionalità degli autovelox. A GUIDARLA IL SINDACO IN PERSONA ANCHE SE NON SI VEDE. 

venerdì 28 ottobre 2011

Acqua Pubblica il percorso auspicato da sempre

Fulvio Pica

Cari amici e amiche,
ricevo e vi inoltro la mozione sulla gestione del S.I.I., che il comune di San Donato Val Comino, con un consiglio comunale indetto per domani alle ore 11.30 circa avvia il percorso da noi auspicato da sempre.
Si pone una questione urgente ed importante.
Considerato che fino ad oggi siamo stati inermi, difronte alla questione delle tariffe, non possiamo permettere che strumentalmente e demagoggicamente continuiamo a tacere sapendo bene come stanno le cose.



































In risposta al gruppo di maggioranza è stata presentata una mozione del coordinamento

Gli indignati buoni e i "CATTIVI"

Toni Negri : fonte  www.controlacrisi.org

Ero e sono fuori, in queste settimane, in Spagna ed in Portogallo. Non ho seguito direttamente quello che è avvenuto a Roma. Ma sono stato sorpreso, direi sbalordito, nel leggerne cronache e commenti.

1) La divisione tra gli “indignati” e gli altri, i “cattivi”, è stata fatta prima di tutto da La Repubblica, l’organo di quel partito dell’ordine e dell’armonia che ben conosciamo (per non dire degli altri media). Non sembra che il comitato organizzatore della manifestazione si sia indignato molto per ciò. C’era forse un peccato originale alla base di questo oltraggio: chi aveva organizzato la “manifestazione degli indignati” non aveva molto a che fare con le pratiche teoriche e politiche che dalla Spagna si sono estese globalmente, talora in maniera massiccia, altre volte minoritaria: il rifiuto della rappresentanza politica e sindacale, il rigetto delle costituzioni liberali e socialdemocratiche, l’appello al potere costituente. In Italia, invece, un gruppo politico al limite della rappresentanza parlamentare si è appropriato il nome degli Indignados … E ora reclamano: “Lasciateci fare politica”.

2) Ma allora, si dirà, gli indignati “veri” sono i ragazzi che incendiano le macchine e fanno quel gran casino contro la polizia a San Giovanni? Certo che no. Qui nasce tuttavia il grande, se non l’unico problema. Chi possono essere gli unificatori del movimento? Chi costruisce oggi, in Italia, l’unità degli sfruttati, degli indebitati, dei non-rappresentati?

Le risposte a questi interrogativi sono molteplici. Tanti anni fa, Asor Rosa avrebbe detto: quei ragazzi pieni di rabbia appartengono alla “seconda società”, essa è inorganizzabile, essa è la non-politica. Oggi, alcuni rappresentanti del “movimento” diranno: sono estremisti, anarchici e insurrezionalisti, quindi pericolosi, quindi inorganizzabili. È forse vero. La conseguenza sarà allora la medesima che ne trasse Asor trent’anni fa: sono irrappresentabili? Anche qui: forse sì. Ma per questo li escludiamo per principio, prima ancora di aver capito perché erano tanti e di cosa erano l’espressione? Noi non crediamo che il ritornello di Asor Rosa possa valere come pregiudizio. A chi ce lo presentasse come tale, ci rivolgeremmo allora agli Indignados spagnoli ed universali per avere un’altra risposta. Gli Indignados sono un movimento dei poveri – sono anni che andiamo indagando e parlando di precarizzazione lavorativa e esistenziale, di pauperizzazione generalizzata, di esclusione e declassamento, di espropriazione finanziaria, di emarginazione sociale. Tutto questo è prodotto dal Capitale. E a noi sembra che queste lotte debbano essere e siano innanzitutto lotte contro il Capitale.

Dobbiamo ricordarci che laddove, in altri paesi d’Europa che pur conoscono grandi tradizioni di lotta, si è data l’incapacità a mettere insieme tutte le facce della nuova povertà, la sconfitta è stata generale, anche quando i movimenti erano duraturi e forti. La Francia, per esempio, non produce più lotte vincenti da quando il movimento studentesco ha smesso di congiungersi con quello delle banlieues. In Germania, non c’è più lotta da quando i Grünen Realos-pragmatici hanno isolato e liquidato i Fundis – gli occupanti delle case, quelli che lottavano assieme ai migranti, e avevano assunto la dimensione dei quartieri per tentare la costruzione di istituzioni del comune. Dobbiamo tornare a costruire un fronte dei poveri – tutti i poveri, dalla classe media immiserita in giù.

C’è dunque una bella differenza fra stare con i poveri, anche se spaccano tutto, e non starci – considerarli intoccabili, lebbrosi. Loro – quelli che spaccano – hanno diritto a dirci di no, a rifiutarci, a preferire l’isolamento. Ma noi, non per questo li consideriamo estranei alla povertà. Il 14 dicembre, il 15 ottobre, e tante altre volte, li abbiamo visti in azione: alcune periferie della povertà sono scese in piazza. La polizia e i media le hanno immediatamente riconosciute: il potere è spesso bieco ma non è stupido. Perché i movimenti non potrebbero anche loro chiedersi chi sono, e provare a capire prima di giudicare? Forse perché dietro alla puzza al naso degli organizzatori, senti un rigetto di pelle?

3) Il colmo della cecità e della provocazione dei media (e, subito dopo, del Ministero degli Interni) è stato toccato quando hanno scelto di attaccare i movimenti NoTAV e San Precario – vale a dire le due realtà di movimento attualmente più forti. Forse le uniche che non abbiano aperture politiciste e che non siano interessate alla rappresentanza parlamentare, ma che piuttosto sono democraticamente piantate nel reale, nella società civile, e che producono effetti concreti immediati.

Dobbiamo stringerci attorno ai compagni che subiscono queste provocazioni – cosi come attorno agli incarcerati, di cui chiediamo la liberazione senza se e senza ma. Cos’altro fanno gli Indignados di Barcellona per gli arrestati dopo la tentata occupazione della Camera regionale catalana? Hanno riconosciuto che si trattava di un errore politico evidente, ma li difendono comunque in nome dell’unità del movimento. Vogliamo continuare a caricaturare i comportamenti pacifici degli Indignados spagnoli alla maniera di pecore gentili?

4) Oggi solo un progetto costituente può unificare tutti nel movimento. Non un “programma minimo” – un programma che non dia obbiettivi concreti ma solo linee di alleanza sindacale e parlamentare. Perché stupirsi che molti sentano questo programma minimo come un “opportunismo massimo”?

Centrale è invece oggi un progetto costituente che unifichi politicamente, e quindi sappia anche reagire alle eventuali componenti distruttive del movimento. In Spagna, l’elemento qualificante di questa unificazione è stato senz’altro l’acampada. Il vivere insieme nelle piazze. Poi si sono sviluppati comitati di quartiere su cui si sono assommate le funzioni dell’emancipazione concreta del proletariato moltitudinario. Si tratta di camere del lavoro metropolitano e di centri di occupazione e di autogestione delle istituzioni del Welfare ormai disertate dallo Stato.

Ma c’è ben altro. La chiave del modello costituente nella vita condivisa sta nella distruzione della “paura” che troppi ancora sentono, non appena si tratta di stare insieme. Una distruzione praticata con esperienze pacifiche, collettive, di massa – quando questo è possibile -, ma senza mai cedere alla facilità di abbandonare i poverissimi della società, i senza tetto, gli ipotecados, gli indebitati, i nuovi poveri, e tutte le altre vittime del saccheggio capitalistico odierno.

Non aver paura è resistere al potere ed esprimere potenza d’invenzione, di produzione sociale e politica. I ragazzi – quelli che hanno fatto casino – esprimono, con la loro rabbia, non la capacità ma l’incapacità di rispingere la paura del potere. Si può tuttavia probabilmente vincere gli eventuali caratteri distruttivi di alcuni settori del movimento dei poveri – a condizione che si abbia un programma positivo, maggioritario, materialmente definito. Oggi quel programma del comune si è già ampiamente manifestato nei referendum e nelle elezioni municipali, contro le macchine partitiche. Si tratta di procedere su questo terreno.

Svolgere il tema del comune costituente nella lotta rappresenta dunque oggi forza maggioritaria. A Reggio Emilia nel 1960, e a Genova nel 2001, dei compagni sono stati uccisi – ma il movimento non aveva paura, era unito, vinse perché non escludeva nessuno a priori, mise polizia e governi davanti all’evidenza di un irresistibile ostacolo. Oggi, volendo presentarsi con un programma minimo, cercando alleanze in una parte del ceto politico screditata e corrotta quanto lo è il ceto politico di destra, si è finito per rafforzare Berlusconi. Tutti dunque sembrano consapevoli che siamo giunti ad una impasse. Un’impasse di programma prima che di metodo. Ma come metterlo nella testa di coloro che vedono un insorto in ogni povero che non ha più paura?

5) Siamo infine anche di fronte ad un’impasse di metodo. Non erano stati dati obbiettivi al corteo di Roma. Di contro, a Madrid, sono stati i palazzi del potere e le banche ad essere assediate da mezzo milione di Indignados. Gli stessi che, immediatamente dopo, hanno ripreso le loro attività di quartiere, uniti da un’unica organizzazione orizzontale, usando reti, socialnetworks e twitts in modo astuto, chiamando tutti dove c’era bisogno, su uno sfratto come nelle scuole occupate, o negli ospedali autoamministrati.

A Barcellona, duecentomila persone si sono ritrovate: poi si sono formati tre cortei, l’uno ha occupato un ospedale, l’altro l’università ed un terzo un enorme magazzino per farne un centro sociale. A Piazza San Giovanni bisognava invece arrivare per ascoltare i politici di prima, seconda e terza generazione? Vi stupisce che nasca il bordello che c’è stato? Qual è stato il metodo, qual è stata la gestione politica del comune in quel caso?

Attorno al metodo – è bene sottolinearlo – i movimenti italiani conoscono un limite di fondo: mai sono stati capaci di cogliere nell’orizzontalità, nella massificazione del movimento, la singolarità della decisione – la decisione voluta da tutti, e che nasce solo quando se ne parla prima, quando se ne discute a lungo, quando se ne dibatte senza la paura di esser ascoltati, senza aver voglia di esser subito intervistati. Speriamo che quanto è avvenuto non rappresenti l’ultima avventura dei movimenti nati negli anni novanta, che riconobbero nella forma-manifestazione l’evento decisivo. C’è un nuovo movimento oggi, che considera il comune costituente come il suo orizzonte e la discussione senza paura e senza autorità come il suo metodo. Si tratta di lasciargli spazio e voce.

“Lasciateci fare politica”, dicono alcuni. Certo. Intanto, noi proviamo a costruire il movimento degli Indignados.

C'è indignazione e indignazione

Luciano Granieri

E’ stato più volte detto.  La crisi economica che sta marginalizzando parti sempre più considerevoli di cittadini non è un episodio ciclico ma è sistemico. Dunque il largo giro che compie il debito, dagli istituti finanziari alle banche, agli Stati, ai cittadini  che non lo hanno contratto ma che sono chiamati a pagarlo attraverso il dissolvimento delle tutele sociali e il  deperimento del reddito procapite,  lascia sul terreno una povertà sempre più diffusa.  E’  la prova provata che il sistema che chiamiamo capitalistico non funziona. Non  è in grado di svolgere quella funzione di promozione sociale che era stata paventata quando si volle imbrogliare la popolazione mondiale  convincendola che il mercato era l’elemento regolatore di tutto.  La parola d’ordine era  ed è:  se aumenta la ricchezza aumenta il benessere per tutti. Non ci si rese conto, e neanche oggi  lo si vuole capire  alla luce dei disastri immani cui ci troviamo di fronte, che il capitalismo avendo  come suo principale fine l’accumulazione delle risorse finanziarie, prevede un ’utilizzo di tali risorse esclusivamente finalizzato a ottenere ulteriore accumulazione. L’impiego di capitali a fini sociali o anche la minima fuoriuscita di questi dal sistema non è prevista.  Il capitalismo è  per forza di cose liberista, NON LIBERALE. E’ dunque pura illusione attribuire agli stati  o  a organismi politico-amministrativi più alti come l’unione europea compiti di regolazione politica del sistema.  Anzi la componente statuale è diventata parte integrante del ciclo capitalista, assicurando il travaso dei capitali realizzati  con il  lavoro e  necessari per il sostentamento del benessere di tutti, dallo stato sociale all’accumulazione finanziaria.  Non è  un caso che grazie alle  politiche lacrime e sangue imposte a tutti i cittadini  europei  si va costituendo il fondo salva  Stati di mille miliardi che l’unione europea  ha destinato , non al salvataggio degli Stati ma delle banche.  Le borse  volano  e gli industriali italiani, a seguito degli impegni presi sotto dettatura europea dal governo nostrano  in merito alla facilità di licenziamento, gongolano. Il tutto in nome di una crescita che è sempre e comunque a vantaggio di quell’1% che detiene la maggior parte della ricchezza mondiale e a svantaggio dell’altro 99% che per esempio nel nostro paese subisce  un’ulteriore arretramento  del  lavoro ridotto a merce in saldo . Dunque o si è contro il sistema capitalistico complessivo   finanza, e classe politica al governo o all’opposizione che ne garantisce lo sviluppo  inclusa,  o si è indignati per finta. Questo è il motivo di certa diffidenza  suscitata da alcune forze politiche e sindacali , che il 15 ottobre erano in piazza ma che non disdegnerebbero accordi  con quella classe politica oggi all’opposizione in Italia  e pronta a garantire la funzionalità del sistema  attraverso percorsi diversi dalla melma Berlusconiana ma sicuramente più efficaci nell’assicurare il veloce fluire dei capitali. E la strumentalizzazione di un grande movimento come quello degli indignati  reca molto più danno al movimento stesso che non la violenza dei black bolc.  Ma ormai il vizio di occupare le piazza e strillare contro il sistema, salvo poi favorirlo quando si tratta di votare provvedimenti nelle sedi istituzionali è molto diffuso, l’ho potuto constatare personalmente frequentando le piazze della mia città. Sapeste quante volte amministratori locali gridavano più di me fuori dalle sedi istituzionali, salvo poi cambiare opinione all’interno delle stesse e chinare la testa!


giovedì 27 ottobre 2011

Un antenato degli indignati

BIS PENSIERO

Se il regime ti permette di giocare

Se un regime ti permette di giocare è perchè sicuramente ci guadagna qualcosa. "Evito di fare "satira politica": se mi limito a dire che Andreotti è gobbo e Fanfani è corto finisco per fare il loro gioco". Prigioniero della "comicità ufficiale, di stato" cui sapeva di appartenere, si sarebbe vergognato di sfruttare la propria privilegiata posizione di visibilità, in maniera così banale, senza ottenere alcuno scopo se non quello di far guadagnare alla politica quell'immagine di democraticità che in fondo era il vero motivo per cui si permetteva un certo innocuo sfottò. Al culmine della sua carriera, poco prima di girare il suo ultimo capolavoro (Il Postino) Massimo Troisi racconta la propria visione della satira e dell'impegno politico da parte dei comici. Quanto mai attuale




Perché non ci piace la piattaforma FIOM

Rsu FIOM Piaggio



Lavoratori, in un momento in cui vengono messi in discussione diritti e conquiste fondamentali, è della massima importanza ragionare e possibilmente intervenire sugli obiettivi e i contenuti delle piattaforme che verranno presentate per il Contratto Nazionale e che necessariamente toccano questioni critiche, che avranno conseguenze importanti e durature. La FIOM sottopone in questi giorni alla valutazione dei lavoratori la sua piattaforma, che va a nostro avviso esaminata sia per quello che prevede sia per quello che non dice. 

 Quello che dice: 

 - Acconsente alla richiesta dei padroni di prevedere nel CCNL il rinvio di intere materie alla contrattazione territoriale, di filiera, aziendale.
 - Prevede la attivazione, nelle relazioni con le aziende, di procedure di confronto che includono il blocco preventivo degli scioperi, senza neppure chiarezza su chi e con quali modalità abbia titolo a stabilirle.
 - Sui contratti atipici si chiede solo la riduzione a 24 mesi per la stabilizzazione e una indennità alla fine del rapporto di lavoro, pari a tre volte il TFR
 - Le richieste salariali, 206 euro lordi in tre anni ( pari a 68 lordi l’anno, cioè 45 netti) non superano l’inflazione attuale; al Governo verrà richiesto, in concerto con i padroni, di ridurre le tasse sugli aumenti salariali ma anche i relativi contributi a carico delle aziende, con la diminuzione perciò delle entrate INPS che incideranno sulle pensioni. 
 - Si prevede il Referendum per l’approvazione degli accordi, nazionali e aziendali, ma solo su richiesta di una OS o su raccolta delle firme del 5 per cento dei lavoratori interessati (quota ben difficile da raggiungere per i contratti nazionali) 
 - Si prevede il rinnovo generalizzato delle RSU, finalizzato però anche a definire rappresentatività e certificazione degli iscritti, previsti dall’intesa del 28 Giugno per dare legittimità ad accordi separati. 
 - Si chiede alle Aziende un aumento del loro contributo per la previdenza integrativa, che non spetterà ai lavoratori che non hanno aderito.

 Quello che NON dice: 

 - Nessun elenco di materie NON RINVIABILI alla contrattazione territoriale e aziendale. 
 - Nessun limite alle QUOTE DI LAVORO ATIPICO 
 - Nessun vincolo su FLESSIBILITA’ E STRAORDINARI
 - Nessuna iniziativa seria sulla sicurezza, solo il rinvio alla legge, ignorando che la sua applicazione richiede precisi diritti di intervento delle RLS e adeguate sanzioni
 - Nessun riferimento al recupero salariale rispetto all’accordo separato del 2009 Sono soprattutto preoccupanti:

L’ ASSENZA DI IMPEGNI ESPLICITI CONTRO L’INSERIMENTO NEL CONTRATTO DEI CONTENUTI DELL’ACCORDO DEL 28 GIUGNO E AL CONTRARIO L’ACCETTAZIONE DEI RINVII AI CONTRATTI AZIENDALI L’ ACCETTAZIONE DELLA POSSIBILITA’ DI PORRE VINCOLI ALLO SCIOPERO E L’AMBUIGUITA’ SU CHI LI DECIDE, CHE RAPPRESENTA UN VERO CEDIMENTO AI PADRONI SUL DIRITTO DI SCIOPERO L’ ACCETTAZIONE DELLA VALIDITA’ TRIENNALE DEL CCLN E DEI LIVELLI SALARIALI PREVISTI DALL’ULTIMO CONTRATTO SEPARATO 

 Per questo motivi riteniamo questa piattaforma insoddisfacente negli obiettivi, del tutto inadeguata rispetto alla offensiva padronale in corso e alla pratica ricorrente degli accordi separati, e inaccettabile nella sua apertura al compromesso sui diritti fondamentali dei lavoratori.

VOTIAMO NO

Politiche Giovanili - La Provincia di Frosinone fa dietro front

Sel Frosinone


Frosinone, 26 ottobre 2011. Dopo mesi di incertezze e di blocco dell’attività amministrativa in una Provincia già disastrata pesantemente, il Presidente Iannarilli ha rinominato la Giunta, che tra vecchi e nuovi Assessori dovrebbe garantire gli equilibri politici fino alla scadenza del mandato elettorale. All’appello mancano però le Politiche giovanili.
“Noto con dispiacere che ancora una volta i giovani sono stati messi da parte, le loro esigenze e bisogni totalmente inascoltati. Eppure in tutte le campagne elettorali e in tutte le pubbliche occasioni i politici si riempiono la bocca di parole come giovani, futuro, lavoro, istruzione” – così Marina Kovari, SEL Circolo di Frosinone. “Dopo la battaglia che abbiamo condotto per il corretto utilizzo dei fondi legati ai Piani Locali Giovani, che pure hanno subito a torto il rallentamento del loro iter a danno dei Comuni beneficiari, assistiamo oggi all’ennesima sconfitta: l’Assessorato alle Politiche giovanili non risulta nella nuova nomenclatura di Iannarilli; di conseguenza al posto di un Assessore (che poteva godere di un capitolo di bilancio con oltre un milione di euro) ci sarà un consigliere con delega. Insomma: si torna indietro. Stop alle Politiche Giovanili.”
In completa controtendenza con le altre Provincie italiane, che ben hanno sfruttato i fondi legati ai PLG con progetti strategici su imprenditoria, formazione, cultura, la Provincia di Frosinone si merita la maglia nera. Non richiede fondi, non spende quelli che possiede, non sostiene le giovani generazioni sul territorio con azioni concrete. Nulla di nulla. Ancor più grave è la mancata convocazione da circa due anni di un organo della Provincia, la Consulta dei Giovani, che in teoria doveva essere il fuoco propulsivo delle Politiche Giovanili a Palazzo Gramsci mentre in pratica è diventata solo cenere. Con un piccolo fondo di circa 80.000 euro, la Consulta, costituita da 43 associazioni, avrebbe dovuto (in sintesi) scrivere progetti a valere su bandi regionali, nazionali ed europei, raccogliere sistematicamente dati per l’Osservatorio sui Giovani, organizzare la rete delle Associazioni giovanili, dialogare con Enti pubblici e privati, creare occasioni di formazione e scambio di buone pratiche, incentivare a tutti i livelli le Politiche giovanili.
Così, il percorso avviato dalla precedente giunta Scalia, che vedeva le Politiche Giovanili come materia intersettoriale rispetto a temi quali Turismo, Cultura, Istruzione e Formazione, Società e Ambiente, Lavoro e Occupazione, Cooperazione Internazionale subisce una inaspettata battuta d’arresto. Miopia dovuta all’età che avanza?
“Spero che il Presidente Iannarilli colmi immediatamente questa terribile omissione – conclude Marina Kovari. “Anche perché che ne sarà dei fondi che la Polverini ha già promesso per rimpinguare i PLG? Che ne sarà dei Bandi dell’UPI (per i quali la Consulta dei Giovani aveva scritto 3 progetti, per ben due volte sono arrivati sul tavolo del Presidente Iannarilli senza nemmeno una risposta) o dei progetti europei che sostano impolverati in attesa di una firma?” 

Se questa è mensa

   Al Sindaco
    All’Assessore della Pubblica Istruzione
    Al Responsabile della “Serenissima Ristorazione”
    Alla Dott.ssa Menichetti
    Al Dirigente Scolastico IV Circolo

SERVIZIO MENSA PRESSO LA SCUOLA AI CAVONI (IV CIRCOLO)

In seguito alle continue lamentele dei genitori i cui bambini usufruiscono del servizio mensa e delle insegnanti stesse. E’ stato fatto un sondaggio su “il perché i bambini non mangiano” e “perché quelle volte che mangiano quando escono hanno fame”. E’ stato evidenziato  :
1)       Quantità dei pasti non sufficiente. La suddivisione di ogni piatto non è equa per tutti. Molto spesso quando ci sono i “minestroni” capita che è più brodaglia che carboidrati; oppure nel piatto “primavera” i pezzi di mozzarella sono pochissimi… Bisogna fare più attenzione nella suddivisione dei pasti e dare il dovuto ad ogni bimbo.  
2)        Qualità dei pasti. Ci sono alcune portate come la mozzarella, le verdure sembrano non fresche ed i bambini non li mangiano perché hanno un cattivo sapore. Le zucchine per esempio quando si apre la confezione emana un brutto odore e già questo spinge il bimbo a non assaggiarla
3)       La presentazione dei pasti. Le portate non sono ben presentate, nei piatti c’è troppo un misto di cose ed il bambino non è neanche stimolato a mangiare. Es. giovedì 20 ottobre è stato servito come secondo “l’insalata di pollo”, nel piatto c’erano tanti pomodori tagliati, qualche patate a fette (crude), una spruzzatina di carote e n. 3 pezzi tagliati di petto di pollo. Un piatto presentato in questo modo esorta il bambino a rimanere digiuno.
4)     Più condimento. Nelle portate sembra mancare olio, sale, quello che insaporisce il pasto.
5)    Piatto unico. La scelta del piatto unico non sembra una buona idea perché non li sazia. Se poi a un bimbo non piace quel tipo di menù rischia il digiuno.
6)       La scelta. C’è bisogno assolutamente della scelta perché se non piace la prima portata hanno la possibilità di sceglierne un’altra e quindi non digiunare.
7)       Varietà nel menù.
8)      Latte. E’ stato tolto il latte e sostituito con che cosa? Con l’acqua? Non mi sembra che l’acqua ha lo stesso valore nutritivo del latte. In questo caso ne avrebbero proprio bisogno così vanno a parare da qualche parte.
9)      Apertura delle confezioni. Chi deve aprire le confezioni? Molto spesso capita che i piatti non vengono aperti e quindi i bambini non possono mangiare.
1   0       Mancanza di proteine. Con il menù estivo le proteine si sono viste poco.

Con quello che paghiamo il servizio è veramente scarso. E i nostri bimbi tornano a casa affamati. Come possono queste creature affrontare la loro giornata di lavoro se non vengono neanche nutriti


Maria Cozzolino 
Scuola Cavoni ( IV Circolo )

Diamoci da fare perché vinca la Vita!

Alex Zanotelli
Napoli: Hasta la victoria, siempre!
26 ottobre 2011 

E’  un momento questo di gioia e di festa per Napoli perché è diventata la capitale italiana dell’acqua pubblica, la Parigi d’Italia. Infatti oggi 26 ottobre 2011, il Consiglio Comunale di Napoli , in seduta pubblica e solenne al Maschio Angioino, vota la ripubblicizzazione del servizio idrico, che sarà gestito da un Ente di Diritto Pubblico, “Acqua Bene Comune Napoli” in sostituzione dell’Arin Spa. Napoli diventa così la prima grande città italiana che decide di “obbedire”al Referendum sull’acqua (12-13 giugno 2011), ripubblicizzando la propria acqua e ripudiando la formula della Spa. E’  una grande lezione che questa città così bistrattata dona a tutto il
paese. Per questa vittoria siamo grati al nostro sindaco L.De Magistris e al prof. A. Lucarelli, assessore ai Beni Comuni, ma soprattutto dobbiamo dire grazie alla tenacia e alla grinta dei Comitati Campani per l’acqua pubblica. Sono loro i veri artefici di questa straordinaria vittoria: è la cittadinanza attiva di questa città e regione, che si è impegnata a fondo e per lunghi anni, per difendere la Madre, l’acqua, la madre di tutta la vita. Infatti è dal 2004, quando i 150 comuni di Napoli e Caserta avevano votato la privatizzazione dell’ acqua, che i comitati si sono battuti per ottenerne la ripubblicizzazione. Uno straordinario impegno dei comitati è riuscito, in meno di due anni, a rovesciare quella decisione. Il 31 gennaio 2006 i sindaci di Napoli e Caserta ne votarono la ripubblicizzazione. Fu però una vittoria di Pirro, perché non fu mai tradotta in atto amministrativo per la netta opposizione di Bassolino-Iervolino. Ma il movimento non si è mai arreso e, aiutato da notevoli figure come il prof. A. Lucarelli e l’avv. M. Montalto, è riuscito a contenere le forze privatizzatrici. La svolta è arrivata con l’elezione di De Magistris a sindaco di Napoli (l’acqua
pubblica era uno degli obiettivi della sua campagna elettorale) e con la vittoria del Referendum sull’acqua . Infatti il primo atto da sindaco è stato quello di scegliere il prof. A. Lucarelli come Assessore ai Beni Comuni (il primo in Italia!) con delega sull’acqua. Ed è Lucarelli che ci ha
portato a questa grande vittoria. Dobbiamo celebrare, fare festa, sia per la vittoria del Referendum, sia per questa vittoria tutta napoletana. Invece incomprensioni, sospetti, intolleranze hanno preso il sopravvento nel movimento. Questo è grave perché siamo lo straordinario popolo dell’ acqua che ha vinto con il referendum, una vittoria che tutto il mondo ci invidia. Smettiamola di guardarci l’ombelico, rimbocchiamoci le maniche: il lavoro che ci attende è enorme. E lo faremo se sapremo stare uniti, lavorare insieme, fare rete. Quando inizieremo a premere su Milano, Torino, Genova, Roma  perché si ripeta il “miracolo” di Napoli? Tocca a noi, ai comitati locali, al Forum nazionale. E’ un compito immenso quello che ci attende:tradurre localmente il Referendum, in barba ai
partiti, in barba ai potentati economico-finanziari. Per continuare l’impegno sull’acqua, il FORUM nazionale dei comitati dell’ acqua ha indetto una manifestazione nazionale a Roma, il 26 novembre e in questa occasione, lancerà una campagna di “Obbedienza civile”: si invitano tutti i cittadini/e ad “obbedire” alle decisioni referendarie. Una di queste è che non si può guadagnare sull’acqua , per cui chiederemo a tutti i cittadini/e di autoridursi le bollette del 7%.Infatti quel 7% , dato per la remunerazione del capitale, è stato abolito dal Referendum. Il lavoro che ci attende è immenso ,e interesserà non solo l’Italia, ma anche l’Unione Europea.  Per questo, proprio sull’onda della grande vittoria napoletana, il 10-11 dicembre 2011 si terrà a Napoli il primo incontro della Rete Europea dei comitati per l’acqua pubblica. Questo per portare un milione di firme al Parlamento Europeo perché dichiari l’acqua un bene comune (A Bruxelles le multinazionali fanno una pressione enorme sul Parlamento perché dichiari l’acqua una merce). 
Ma il nostro deve essere un impegno mondiale. Dobbiamo prepararci ad andare a marzo a Marsiglia dove si terrà il Consiglio Mondiale dell’ acqua che è nelle mani della Banca mondiale e delle multinazionali dell’ acqua. Noi dobbiamo forzare l’ ONU a convocare il suo Consiglio Mondiale dell’Acqua per proclamare al mondo che l’acqua è un diritto fondamentale umano,è un bene
comune che deve essere gestito come “ patrimonio dell’umanità. Con i cambiamenti climatici in atto, con gli scioglimenti di ghiacciai e nevai, con sempre meno acqua potabile disponibile per una crescente popolazione , rischiamo di avere ,oltre ai 50 milioni di morti per fame, 100 milioni di morti per sete all ’anno. L’impegno per l’acqua è un impegno per la vita. Nel nostro pianeta ogni forma di vita può nascere e svilupparsi solo in presenza di acqua-ha scritto molto bene Roberto Lessio - che si tratti di un germoglio di un seme nella terra, dell’incubazione di un uovo,della
fecondazione e dello sviluppo di un embrione in utero. L’acqua è il punto di congiunzione tra il nulla, la vita e il Creato. 

Diamoci da fare perché vinca la Vita!



mercoledì 26 ottobre 2011

FROSINONE: RINVIO A GIUDIZIO PER IL DIRETTORE PROVINCIALE DELL’ARPA

Alessandra De Giorgi Dipartimento Comunicazione CODICI



CODICI E RETUVASA PARTE CIVILE NEL PROCEDIMENTO PENALE

Codici: sorprendente la mancata costituzione dell’ARPA

Si è tenuta oggi presso il Tribunale di Frosinone l’udienza preliminare del procedimento penale contro il Direttore provinciale dell’Arpa, Addimandi.
Codici e Rete per la tutela della Valle del Sacco (Retuvasa) sono stati ammessi come parte civile. Nel corso dell’udienza è stato disposto il rinvio a giudizio del Direttore.
Addimandi avrebbe abusato del suo ufficio, modificando il valore dello Zinco nel corso di verifiche inerenti lo scarico di acque reflue dell’impianto della Eurozinco Spa. Avrebbe quindi alterato il “registro dei risultati” riportando al parametro “Zinco” il risultato di “0,49 mg/l” in luogo di quello effettivamente accertato di “1,490 mg/l”.
Il fatto è estremamente grave, superare il limite di 0,5 mg/l equivale a commettere un
reato punibile con l’arresto; inoltre il fatto che proprio chi sia deputato ai controlli arrivi a “falsificare le carte”, per lasciare impuniti gli inquinatori, venendo meno al suo ruolo pubblico di tutela dell’ambiente e della pubblica salute, lascia francamente sgomenti.
“Siamo soddisfatti perché la costituzione come parte civile rappresenta un primo passo per il raggiungimento di una giustizia ambientale che spesso nel nostro Paese è fortemente ostacolata e difficile da raggiungere – commentano Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale del Codici e Alberto Valleriani, Presidente di Retuvasa.
“Rimane tuttavia sorprendente l’assenza dell’Arpa e la sua mancata costituzione come parte civile – conclude Giacomelli – Chiederemo spiegazioni in merito”.

Frosinone, 26 ottobre 2011



 




 
 

Valsusa storie di ordinaria intimidazione

Simonetta Zandiri

Sembra surreale, ma non lo è. Succede davvero, in Valsusa. Storie di ordinaria intimidazione, trasformata in repressione. Lascio anonimo l'autore del racconto, ma è una storia vera e, purtroppo, è solo l'inizio.


"Capita un giorno, mentre rientri a casa dopo una settimana di lavoro, di imbatterti in 2/3 blindati della polizia di stato che stanno percorrendo la tua stessa strada andando verso Chiomonte. Solito orario, è il cambio turno. Situazione (non) "normale" dalle nostre parti negli ultimi mesi questo continuo via vai di mezzi blu, neri o grigio verdi che cambiano i turni "incontrandoti" con una precisione tale che neppure se ti dessi appuntamento saresti così preciso nell'incrociarti . Quello che non dovrebbe capitare in questa (non) "normalità" è che in una sera in cui la stanchezza della settimana lascia spazio ai pensieri verso il week end tanto atteso e guidi sereno verso casa ad un certo punto noti che i 3 mezzi alla tua sinistra in sorpasso appena vedono che sei un NO TAV con i tuoi adesivi orgogliosamente in mostra sulla tua auto che fanno?...rallentano, ti affiancano, ti guardano per un attimo e tirando giù il finestrino ti salutano mostrandoti un bel "dito medio in divisa blu" ...ma come??? ti chiedi stupefatto, indispettito e stralunato...queste cose accadono alle volte tra automobilisti indisciplinati! tra cafoni vorrei aggiungere in quel momento! un funzionario dello stato per lo più in servizio, non diresti mai che potrebbe commettere una bassezza del genere! Invece succede e rimani incredulo, senza parole, sono frazioni di secondo, ti rendi conto dell'offesa subita proprio da coloro dovrebbero difendere il tuo interesse e tutelare noi cittadini...e ti chiedi: ma con che arroganza fai questo?? e perchè? quindi un "va a quel paese" mentre prosegui per la tua strada ti sembra il minimo per ringraziare quel "caloroso" saluto. Punto, e accapo, pensi che la tensione forse è un po' alta da parte di tutti in questo periodo, passato lo stupore di quel gesto non ci pensi più e vai avanti nel tuo cammino quotidiano . Invece no, "qualcuno" che ha deciso di "investire" tempo e soldi (nostri) decide dopo quasi un mese dall'accaduto quando tu te ne sei completamente dimenticato, di ribaltare le carte del gioco....per fini politici forse? E così capita che un giorno ti suona il telefono e all'improvviso ti ritrovi catapultato in una realtà completamente diversa, che non conosci affatto, che non sai gestire da solo perchè non ti era mai capitato di ritrovarti all'interno di un ufficio della sezione investigativa della digos di Torino a sentirti dire che quel giorno tu hai oltragiato un pubblico ufficiale facendo lui un gesto offensivo! ti scrutano, ti chiedono, ti parlano mentre tentano di carpire chissà cosa perfino dai tuoi movimenti e ti dicono che quello che ha oltraggiato facendo il dito medio non è la persona in divisa che si sporgeva da quel finestrino, ma sei tu.!!!
Da oggi sono indagato per il reato di "oltragio a pubblico ufficiale" di cui l'art 341 bis del codice penale per un atto che HO RICEVUTO da chi in quel momento andava a rappresentare quello che mi sforzo ancora di voler chiamare lo stato italiano. Inizia un nuovo percorso della mia vita e della mia lotta che in un certo senso avevo anche pensato di dover mettere in conto ma non per una cosa così sciocca e priva di significato. Già...il significato...forse sciocco per me ma evidentemente non sciocco per chi ha deciso che ogni teatrino da montare può essere utile a cercare di metterci i bastoni tra le ruote.
Non dimentichiamoci mai che dobbiamo RESISTERE PER CONTINUARE AD ESISTERE!"

Racconto anonimo ma vero. Succede, purtroppo, in Valsusa.

martedì 25 ottobre 2011

Torniamo a dar fiato alla partecipazione

Giuseppina Bonaviri  Segretaria IdV città di Frosinone

Per dare vigore ed autorità al cambiamento nel nostro territorio come nella nazione è ora di invertire la marcia. l’Italia dei Valori, con le sue battaglie e proposte diviene luogo naturale dove definire un  nuovo modello di intervento ritenendo che il rinnovamento di un processo politico deve essere inclusivo. Tenere insieme istituzioni, esecutivi politici, tessuto sociale, movimenti, indignazione per evitare sommatorie scontate e reazioni devastanti. Non può esistere modernizzazione senza consapevolezza. Il primo tema diviene allora il confronto. Se teniamo a cuore la nostra città, il nostro paese sarà importante da subito attivare processi di sintesi entrando nel merito delle questioni ( urbanistica, ambiente, salute e sanità, welfare, lavoro, famiglie, legalità) e posizionando al centro la partecipazione e l’informazione trasparente, il merito anzicchè le clientele. Le amministrazioni più illuminate e lungimiranti, non da meno la nostra quale capoluogo di provincia, necessitano di scelte che non possono passare dalla semplice individuazione di un nome imposto o deciso a tavolino con giochini di prestigio o ancora da strane alleanze. Rovesciare questa logica  appare urgente partendo dal progetto, non dal candidato -che sarà scelto democraticamente- per produrre riflessioni sintoniche su una piattaforma programmatica dove enti, amministrazioni, palazzi comunali e logiche connesse non rimangano fortino per pochi ma sede di tutti, siti dove responsabilità ed autorevolezza facciano da guida maestra, in grado di dare immediate risposte ai diritti lesi di disoccupati, precari, stranieri, famiglie. Siti dunque dove contino le regole non l’appannaggio ed il tornaconto di coloro che “più portano più pigliano”. Contrapporsi insieme a queste logiche affinché i prossimi amministratori da noi scelti non abbiano a sentirsi soli e, dopo l’approvazione di una sventurata manovra nazionale, solo in qualità di referenti di una anagrafe o di una mappa predeterminata di strutturine debitorie ma tornino ad essere i veri depositari di un grande tesoro che, portato alla luce, va tutelato e protetto, amato in quanto ricchezza comune e storia di una intera comunità.

La Casa di cristallo

Giuseppina Bonaviri  Segretaria IdV città di Frosinone

C’è tanta voglia di partecipazione.
Ci sono interi settori sociali che vogliono contare non rimanendo patrimonio di una politica che non li rappresenta più in un momento in cui cambiamento, riforme, governabilità, stile di vita appaiono scelte fondamentali per il nostro tempo.
Ci sono nuove soggettività da affermare.
Ci sono tanti silenzi a cui dare finalmente voce: riconsegniamo la parola a chi vuole esserci irriducibilmente.
Serve una svolta radicale, basta con lo spirito di appannata conservazione (veti, privilegi, nominati, conflitti di interessi) basta con l’opulenza dei poteri padronali, con gli arrampicatori frustrati a caccia di candidature, i lacchè, con i bassi profili. La soluzione non può essere l’antipolitica. I partiti non resistano al richiamo che echeggia ovunque e tornino ad essere guida. Diritti civili, Costituzione, libertà di mercato, crescita, risanamento, questione morale, equità sono i cardini da cui ripartire.
Viene naturale fare un appello, accorato, in un momento-luogo in cui crisi economica, sociale, etica ci avviluppa e strangola.
Come figlia d’arte mi rivolgo agli intellettuali della nostra terra- come mio padre fu, poeta e narratore del mondo- che instancabilmente, coraggiosamente proseguono le loro battaglie di contaminazione culturale fuori da ghetti e monopoli.
Voglio rivolgermi poi ai tanti amici dei movimenti referendari che lottano quotidianamente nelle strade delle nostre città, alle associazioni pro-legalità, ai gruppi ambientalisti, ai giovani della rete e dei movimenti che sperano che qualcosa di nuovo avvenga, alle donne che con il loro coraggio e la loro determinazione rimangono baricentro e cerniera tra tradizione e nuovi saperi.
Occorre osare con ambizione ed equilibrio, con audace leggerezza.
Ognuno di noi può giocare un ruolo irripetibile nel rispetto e nella valorizzazione del pluralismo. Chiediamo -a chi ancora dei nostri amministratori sapesse ascoltare- una casa comune che, luogo aperto e flessibile di consultazione possa diventare circolazione di liberi saperi, stimolo per l’organizzazione del confronto e della consapevolezza, per la diffusione delle conoscenze, delle autonomie, delle competenze tutte rigorosamente da tutelare.
Una “casa di cristallo” per repertare sviluppo, sapere, benessere.
Con la nostra presenza, con smalto e dinamismo critico costruiamo, allora, quelle azioni necessarie a realizzare il nostro destino consapevoli che non può esiste libertà senza futuro.



Un ignobile articolo sul sito di Contropiano

Piero Bernocchi

Carissimi/e,

non pensavo più di usare questa lista. ma oggi è successa una cosa che a noi pare di una gravità inaudita e, almeno per quel che mi riguarda, senza precedenti. E' la risposta più brutale e ignobile a chi in questi giorni, a partire da Anna e da tanti/e altri di voi, si domandava se fosse ancora possibile ricostruire una qualche unità all'interno del Coordinamento 15 Ottobre. Nel sito di Contropiano, giornale della Rete dei Comunisti (è un segreto di Pulcinella che questa formazione costituisce da sempre il "braccio politico" della RdB, oggi parte costituente principale dell'Usb) - che nelle settimane scorse aveva continuamente pubblicato e diffuso resoconti delle nostre riunioni per il 15 che accusavano i promotori di S.Giovanni di essere al servizio del centrosinistra per depotenziare e riassorbire la protesta - è comparso questo ignobile scritto, una vera dichiarazione di guerra nei confronti miei, di Luca Casarini e delle rispettive "formazioni politiche".
In esso il sottoscritto e Casarini (e "le loro formazioni politiche") sono dichiarati "nemici di classe...personaggi e forze politiche simili a Noske e a quelli che hanno armato prima e poi protetto le mani degli assassini di Karl e Rosa (n.d.s. Liebknecht e Luxemburg) e che hanno fatto scempio degli spartachisti..che hanno dato un pieno appoggio alla guerra imperialista in Libia..e che lo hanno tradotto sul piano nazionale nel partito della delazione al servizio delle classi dominanti..e che vanno combattuti (n.d.s. manu militari?) in ogni contesto di classe come agenti attivi della borghesia imperialista". C'è poi la accusa, già fatta circolare ossessivamente in questi giorni, sui posti nel "sottobosco politico governativo" che ci sarebbero stati promessi dal centrosinistra, e che è stata il leit-motiv di coloro che, sulla base di questa folle tesi, per un mese hanno bollato la proposta di concludere a P.S.Giovanni come scelta di "collaborazione di classe" e di resa alla borghesia e al centrosinistra.
La pubblicazione del lurido scritto mi pare una testimonianza decisiva e inappellabile sul ruolo svolto da questa gente nell'ultimo mese e sull'insanabilità del conflitto scagliatoci contro in tale periodo. L'aggressione è personificata ma è diretta alle nostre "formazioni politiche". Per quel che mi riguarda neanche i gruppi armati degli anni'70 e '80, malgrado io non ci andassi leggero nei loro confronti, avevano mai scritto o fatto circolare cose di tale virulenza nei miei confronti, che ovviamente invitano alla aggressione fisica anche in forme pesanti, come meriterebbero "assassini alla Noske" o "nemici di classe" con le mani sporche di sangue delle Rose e Karl odierni. Mi pare ovvio che, come COBAS, noi ne trarremo le immediate conseguenze in ogni sede, troncando ogni rapporto con gente del genere e invitando alla massima vigilanza nei confronti di chi osa farci minacce di tale gravità. Ma mi pare altrettanto scontato che nessuno/a può sottovalutare la faccenda. Se gente che è stata nel Coordinamento pubblica materiale infame come questo, che di fatto invita a "combattere" (data la furia e le accuse, questo significa "con ogni mezzo") i Noske odierni, non può non sapere che sta facendo una dichiarazione di guerra nei nostri confronti, mio, di Casarini, dei Cobas, di Global Project, di Uniti per l'alternativa e, aggiungerei, di tutti coloro che si sono battuti per una gigantesco corteo di massa verso S.Giovanni, con accampate connesse. Domani scriveremo una risposta dettagliata in merito come COBAS e la diffonderemo tra voi e in ogni lista utile. Per il momento, spero che la vostra indignazione sia pari alla mia e alla nostra.
Un abbraccio, Piero

Perchè “tanta furia” nel dibattito sulla manifestazione del 15 ottobre?

www.contropiano.org

Una nota redazionale di Contropiano online replica alla lettera di Piero Bernocchi



L'intervento di  KARLA E KAMO sul 15 ottobre che abbiamo pubblicato qualche giorno fa sul nostro giornale, ha sollevato - com'era giusto – commenti diversi. Del resto abbiamo previsto uno spazio “interventi” proprio per sollecitare il confronto anche e soprattutto al di fuori dei confini, spesso troppo stretti, di organizzazione. E in tanti, essendo esclusi proprio dai media mainstream, stanno utilizzando questo spazio di dibattito per intervenire con valutazioni, commenti o interventi veri e propri.
Come ogni lettore di giornali o di siti sa, gli “interventi” non sono “editoriali”. Non necessariamente rappresentano, come dicono i giornali mainstream, il punto di vista della redazione. Possono essere condivisi in parte, totalmente o quasi per nulla; ma sono stati evidentemente considerati “interessanti”, “stimolanti discussione”. Al limite anche “un po' provocatori”. Se non si amano le discussioni ingessate, sono semplicemente necessari.
Piero Bernocchi, non l'unico dei nomi citati nell'intervento, se n'è invece risentito molto. Pubblichiamo anche la sua nota apparsa sulla lista del “Coordinamento 15 ottobre”. E ci sia consentita qualche pacata considerazione.
La prendiamo larga. In Italia, grazie a Berlusconi, e in Occidente (grazie a molti altri soggetti pensanti, think tank o ideologi vari), nell'ultimo ventennio si è fatta strada una retorica che chiameremo “vittimismo aggressivo”. In pratica, consiste nel dichiararsi “vittime” di un attacco violento, intollerante, insopportabile in occasione di qualsiasi divergenza di opinione; per farne poi discendere la “necessità” di mettere al bando (nel migliore dei casi) il/i responsabili di quell’attacco. Certo, è difficile raggiungere le vette del Cavaliere o di alcuni suoi cortigiani (Cicchitto, Stracquadanio, Belpietro, solo per citarne alcuni), ma questo modo di fare ha fatto scuola. “Tira” sia in televisione che sulla carta stampata, ma anche sul web o qualsiasi altro media. E' diventato “senso comune”. “Si fa così...”
Se ne serve anche il buon Piero, con cui ci accomunano 40 anni di attività politica, dissensi aspri, convergenze temporanee, visioni diverse. Senza che mai sia volato un solo schiaffo tra noi.
Ci sorprende e quasi ci diverte – dunque – il fatto che stavolta abbia preso cappello in modo così viscerale e vittimistico, fino a dipingersi come “possibile vittima di un pestaggio”. Se non avessimo guardato per anni gli sketch di Beppe Braida ci saremmo arrabbiati. Ma siamo ormai vaccinati...
Si indigna per essere stato avvicinato a Noske, e lo si può capire. Però, detto amichevolmente, non è carino nemmeno sentirsi catalogati come assaltatori dei palazzi o sabotatori di manifestazioni che abbiamo contribuito a costruire. Basta leggersi l'editoriale “15 ottobre. Fatti, cause, conseguenze” per avere la “posizione ufficiale” della Rete dei Comunisti. Se avessimo avuto una posizione diversa, l’avremmo espressa nero su bianco. Come facciamo sempre.
Non è simpatico neppure affermare come “notorio” che un sindacato (l'Usb) - risultato di un processo unificante ancora incompiuto del sindacalismo di base, cui anche Bernocchi ha fino a un certo punto partecipato per poi tirarsene fuori - sia schiacciato su una posizione politica particolare. Come ognun sa, per aderire a un sindacato (Usb o Cgil, in questo, differiscono poco) non occorre presentare una tessera di partito. Certo, si tengono lontani i fascisti e assimilabili, ma non molto di più. Sappiamo che i Cobas hanno un'idea molto più “simbiotica” del rapporto tra sindacato e partito. La conosciamo, la comprendiamo, ma non è la nostra. E Piero lo sa. Perché creare confusione di proposito?

La redazione di Contropiano online

UN IGNOBILE ATTACCO AI COBAS, L'ANALISI DEL 15 OTTOBRE E COME CONTINUARE

Riportiamo di seguito un intervento firmato Karla e Kamo sulla manifestazione del 15 ottobre. Nello scritto si rileva un  forte attacco ai COBAS e a SEL che si muove sull'asse, BERNOCCHI - CASARINI-VENDOLA. A margine dell'intervento pubblichiamo il link al documento di risposta dei COBAS. La lunghezza dello scritto, non compatibilie con il format del blog, non ci consente di pubblicarlo per intero ma dal link si può leggere l'intera piccata risposta. Ognuno ne tragga le prorie conclusioni.
La redazione.
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Dopo Roma. Appunti per un bilancio



di Karla e Kamo  dal sito  http://www.contropiano.org/

A una settimana dalla “giornata romana” diventa possibile tratteggiare le prime linee di un possibile bilancio. La prima cosa che possiamo notare è l’assenza di presa di parola da parte di coloro che, della giornata, sono stati parte attiva.
Questo, però, non deve sorprendere. A manifestarsi, nella “giornata romana”, è stata un’insorgenza sociale la quale, per sua natura, è ricca di voce ma povera di linguaggio.
Impensabile, pertanto, che una qualche forma di sintesi politica da quell’esplosione prendesse forma. A parlare, e non avrebbe potuto essere altrimenti, sono state tutte quelle realtà che fanno parte della cornice politica. In maniera piuttosto netta si sono delineate due posizioni.
Da un lato l’asse Bernocchi, Casarini, Vendola che, proprio in quel frangente, hanno compiuto un ulteriore passo verso la fondazione di quel “partito della collaborazione di classe” tenuto a battesimo, questo va sottolineato con forza, con l’inizio dell’aggressione imperialista alla Libia. Il pieno appoggio fornito da queste formazioni alla guerra imperialista sul piano internazionale non ha potuto che tradursi, sul piano locale, nel “partito della delazione”. Come tanti novelli Noske in pectore, dentro la crisi, non potevano che porsi immediatamente al servizio delle classi dominanti. I plausi che, se la partita fosse andata secondo i loro piani, stavano per ricevere da banchieri e industriali ne sono una non secondaria esemplificazione. Del resto non è una novità.
Come nella Germania del 1918 tutti si fecero socialisti nell’Italia del 2011 tutti si fanno indignati basta che, questo è il punto, il potere politico rimanga saldamente tra le mani della borghesia imperialista. A tali condizioni un qualche posto nel sottobosco governativo potrebbe essere dato persino a “sovversivi” quali Bernocchi e Casarini mentre, a Vendola, un sottosegretariato, anche in virtù del suo felice rapporto con il fascismo israeliano, non lo negherebbe alcuno.
La “giornata romana”, se non altro, ha permesso di mettere definitivamente a nudo il ruolo apertamente controrivoluzionario che questi leader e le loro formazioni politiche si accingono a svolgere. Non dimentichiamoci mai che sono stati proprio personaggi e forze politiche di queste fattezze a fare scempio degli spartachisti. Non dimentichiamoci mai che personaggi simili hanno armato prima e protetto poi le mani degli assassini di Karl e Rosa. Costoro vanno smascherati, denunciati, contrastati e combattuti in ogni contesto di classe. Non sono l’ala destra del movimento proletario ma agenti attivi della borghesia imperialista. Sono nemici di classe, non compagni che sbagliano.
Una seconda posizione, ben diversa dalla prima, si è però altrettanto velocemente delineata. Senza cadere nell’infantile entusiasmo della rivolta per la rivolta, in molti hanno iniziato a ragionare sulle indicazioni che la “giornata romana” oggettivamente si porta appresso. Centrale, o almeno così sembra, è il riconoscere il ritardo insieme alla necessità e all’urgenza di costruire un organismo politico di classe in grado di agire da partito. Un organismo in grado di dare rappresentanza politica a quelle masse proletarie e subordinate che oggi sono obiettivamente fuori da ogni cornice politica. In altre parole in molti sembrano aver, se non compreso, di certo intuito come la questione dell’esclusione sociale si ponga, oggi, tutta dentro la materialità della classe. A differenza del mondo di ieri, dove i socialmente esclusi si collocavano al di fuori dei processi lavorativi e di valorizzazione del capitale, oggi è il modo di produzione capitalista stesso che genera produttori socialmente esclusi e quindi ben distanti da quella condizione marginale, e in fondo politicamente inessenziale, ai quali classicamente i mondi dell’esclusione rimandano. L’organizzazione politica di queste masse è il nodo che, qui e ora, occorre sciogliere. La strada del riot è un vicolo cieco ma senza l’organizzazione politica è lì che necessariamente le masse andranno a infilarsi.
Avevamo scritto, poco prima del 15 ottobre, che quella scadenza doveva essere vista in funzione dell’accumulo di forza. Un passaggio, importante ma non risolutivo, di una “lotta di lunga durata” dentro gli scenari sempre più inquietanti che la crisi prefigura. Sembra sensato affermare che, in quella giornata, di forza ne è stata espressa non poca. Si tratta, ora, di raccoglierne tutto il potenziale. Organizzarlo e disciplinarlo. Occorre porre, in maniera ordinata, sotto assedio il Governo europeo delle Banche e delle Multinazionali mentre, sul piano locale, far sì che nelle piazze si ponga all’ordine del giorno la caduta del regime per questo, i tempi per l’organizzazione, si fanno sempre più stretti.

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La risposta dei Cobas

 (-) Miserabili farneticazioni staliniste
Nel miserabile e farneticante testo stalinista Bernocchi e Casarini (e "le loro formazioni politiche") sono dichiarati "nemici di classe...personaggi e forze politiche simili a Noske e a quelli che hanno armato prima e poi protetto le mani degli assassini di Karl e Rosa (n.d.s. Liebknecht e Luxemburg) e che hanno fatto scempio degli spartachisti..che hanno dato un pieno appoggio alla guerra imperialista in Libia, e lo hanno tradotto sul piano nazionale nel partito della delazione al servizio delle classi dominanti…che vanno combattuti (n.d.s. manu militari?) in ogni contesto di classe come agenti attivi della borghesia imperialista". C'è poi la accusa, già fatta circolare ossessivamente in questi giorni, su posti nel "sottobosco politico governativo" che ci sarebbero stati promessi dal centrosinistra, leit-motiv di chi, sulla base di questa folle tesi, per un mese ha bollato, nel Coordinamento 15 ottobre e fuori, la proposta di concludere a P.S.Giovanni come scelta di "collaborazione di classe" e di resa alla borghesia e al centrosinistra. La pubblicazione del delirante scritto, che ripropone le peggiori argomentazioni staliniste di parecchi decenni fa, ci pare una testimonianza decisiva e inappellabile sul ruolo svolto da questa gente nell'ultimo mese e sull'insanabilità del conflitto scagliatoci contro in tale periodo. Pensiamo che nessuno/a debba sottovalutare la faccenda. Se gente che è stata nel Coordinamento pubblica tale materiale infame, che invita a "combattere" (con ogni mezzo, si capisce dalla furia delle accuse) i Noske odierni, significa che ha deciso di dichiarare guerra in primis ai COBAS, a Global Project, a Uniti per l'Alternativa ma, più in generale, a tutti coloro che volevano un gigantesco corteo verso S.Giovanni, con accampate successive, come strumento per garantire non solo la più ampia partecipazione ma soprattutto la prosecuzione e l’allargamento della lotta contro la crisi. Il lurido attacco è personificato ma è diretto alle nostre "formazioni politiche" e, data la violenza delle argomentazioni, lascia facilmente intendere che si possa (o si debba) arrivare nei nostri confronti alla aggressione fisica anche in forme pesanti, come meriterebbero "assassini alla Noske" o "nemici di classe" con le mani sporche di sangue delle Rose e Karl odierni. E’ ovvio che, come COBAS, noi ne trarremo le immediate conseguenze in ogni sede, troncando ogni rapporto con gente del genere e invitando alla massima vigilanza nei confronti di chi osa farci minacce di tale gravità. Ma ci pare altresì utile estendere il discorso a una serie di altre infamie nei nostri confronti che, pur non raggiungendo il parossismo violento di questo scritto, spiegano il clima in cui è maturato. (-)

L'INTERO DOCUMENTO DEI COBAS



lunedì 24 ottobre 2011

Berlino. Affonda la sinistra e volano i Pirati

Marco Verruggio : Fonte “Resitenze” Foglio di Controcorrente per una Sinistra dei lavoratori.

In una sinistra italiana che vive di miti usa e getta, dopo il tonfo di Zapatero, e le sconfitte di Obama scricchiola in modo inquietante anche la LINKE tedesca, nata qualche anno fa dalla fusione della WASG di Oskar Lafontaine con la PDS il “partito del socialismo democratico” fondato in Germania est dopo il crollo del Muro. E’ un fenomeno interessante, perché qui da noi la LINKE ha suscitato ( e continua a suscitare) sin dalla nascita gli entusiasmi un po’ di tutta la nomenkaltura di sinistra. Circa un anno e mezzo fa il segretario di Rifondazione Ferrero, al ritorno da Rostock, raccontava il congresso delle LINKE con toni da quindicenne appena tornato dal Luna Park. “Imparare dalla LINKE” era il titolo dell’articolo in cui ci veniva descritta “una sinistra in salute che voleva invertire la tendenza “, un partito che “non sta nei governi del meno peggio” e che veniva presentato come la prova che anche in Italia va costruita una federazione dei partiti della sinistra. E ai primi di settembre , anche Nichi Vendola, ospite a Berlino in occasione della campagna elettorale, addirittura definiva la LINKE “un faro per la sinistra”. Ora, è vero che è tutto relativo e, certo, la LINKE sta alla sinistra italiana come il Barcellona sta all’Albinoleffe . Tuttavia i risultati delle elezioni svoltesi a Berlino a settembre ci dimostrano che gli entusiasmi di Vendola e di Ferrero si fondano più sul disperato bisogno di trovare modelli che legittimino le loro scelte, piuttosto che su un’analisi attendibile dei fatti. Klaus Wowereit vince e dunque sarà sindaco per la terza volta consecutiva, ma l’SPD perde il 2,5% (5 seggi) e la LINKE l‘1,7% (3 seggi) . Crollano i liberali dell’FDP (dal 7,5% al 2%), mentre guadagnano i verdi (+4,5% e 7 seggi), addirittura la CDU (+2,1% e 2 seggi). Ma soprattutto esplode il Partito dei Pirati. Ripetendo l’exploit dei loro omologhi svedesi qualche anno fa, i Pirati, al loro battesimo elettorale, sfiorano il 9% e ottengono 15 seggi (5 meno della LINKE), grazie ad una immagine “alternativa” e a un programma che chiede il salario minimo a 12 euro l’ora, mense scolastiche e trasporti gratuiti, la pubblicazione di tutti i contratti stipulati dall’amministrazione con società private e che dice no alle privatizzazioni - mentre i verdi sono per le privatizzazioni del trasporto pubblico - e all’energia atomica (a qualcuno degli pseudo sinistri della nostra città fischieranno le orecchie ndr). Risultato : SPD e LINKE insieme non hanno più la maggioranza al Senato e, dopo dieci anni di governo rosso-rosso (prima SPD e PDS poi SPD e LINKE), Wowereit scarica la sinistra e prova a sostituirla con i Verdi. Al momento in cui scriviamo i colloqui tra SPD e Verdi, che peraltro avrebbero una maggioranza di due soli seggi, sembrano essere naufragati e si annuncia quindi una possibile Grosse Koalition tra i socialdemocratici e la CDU di Angela Merkel. Una sberla anche per la stampa italiana, che, subito dopo il voto, aveva presentato i risultati elettorali come una “nuova sconfitta della Merkel”. L’elettorato di sinistra a Berlino evidentemente – a differenza dei leader della sinistra italiana – non pensa che il governo rosso-rosso sia stato “un governo del meglio” . La LINKE rispetto al 2006 ha perso 14mila voti e oggi prende la metà dei voti che la PDS aveva prima di entrare nella coalizione di governo . Allo stesso tempo dei circa 130mila voti ottenuti dal Partito dei Pirati (l’8,9%, ma il 17% tra gli elettori di età compresa tra i 18 e i 34 anni) 21mila provengono dall’astensione e 12mila proprio da ex elettori della LINKE. Le ragioni di questa debacle sono nei numeri e nei fatti. Solo nel pubblico impiego i posti di lavoro dal 2001, anno di insediamento dell’alleanza SPD-Sinistra , sono scesi di 48mila a 24mila. Sempre nel 2001 l’amministrazione locale disponeva di circa 400mila appartamenti pubblici e di questi 64mila finiscono in blocco ad un gruppo finanziario partecipato da Goldman Sachs, con l’ovvia conseguenza che gli affitti esplodono. Le scuole vengono chiuse e accorpate e si calcola che vi siano lavori di manutenzione agli edifici scolastici da realizzare per quasi un miliardo di euro. La S-Bahn, il treno di superficie, che insieme alla metropolitana, al tram e ai bus costituisce la spina dorsale del trasporto pubblico locale è nel caos: incidenti, guasti tagli alle linee mettono in moto una campagna per salvare la S-Bahn che ad oggi ha raccolto 10mila firme. Qualche anno fa, quando il movimento per l’acqua pubblica chiede all’amministrazione di rendere pubblici i contratti siglati nel ’99, all’atto della privatizzazione, tra Veolia e l’amministrazione comunale, Wowereit risponde di no e al successivo referendum convocato su questo tema il 98,2% dei votanti si schiera contro di lui. Insomma niente di nuovo sotto il sole. Si tratta ancora una volta della dimostrazione che le alleanze di governo con la sinistra moderata non sono in grado di dare risposte concrete ai lavoratori e ai ceti popolari, producono una crescita della destra, una marginalizzazione della sinistra anticapitalista e persino la sua progressiva espulsione dalle sedi istituzionali. Quando i gruppi dirigenti della sinistra italiana cominceranno a ragionare su questo fatto – ammesso che lo facciano mai- sarà sempre troppo tardi.