Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 30 luglio 2011

No alla strumentalizzazione partitica dei movimenti

Luciano Granieri



La situazione generale alla metà di questa strana estate, per  noi gente comune, è in netto peggioramento .  Ci troviamo in presenza di un’aggregazione da parte di tutte le èlite politico-amministrative attorno ai desiderata del capitale finanziario e alla dittatura del mercato borsistico.  La fazione neoliberista, fautrice e diretta beneficiaria della speculazione finanziaria selvaggia, ha convinto la parte riformista ad accettare i ricatti del potere finanziario aggredendo i debiti da titoli sovrani . In questo senso si spiegano le politiche  lacrime e sangue  della Grecia, della Spagna e anche dell’Italia, che non ha alla guida un governo riformista, ma che di fatto è riuscita a scaricare sull’opposizione di centro sinistra la responsabilità della macelleria sociale che si sta determinando a seguito dalla manovra varata da Tremonti.  Il tutto con la benedizione del Presidente Napolitano il  quale quando parla di coesione ci fa venire i sudori freddi. Non è dal Presidente della Repubblica che può arrivare la speranza di uscire dal tunnel. E’ da escludere che il governo  possa guidarci  fuori dal porto delle nebbie, intanto perché è la causa principale delle nebbie, poi perché ormai il Presidente del Consiglio non governa più. L’unico impegno è quello di imporre leggi  necessarie a risolvere i suoi guai giudiziari, usa il parlamento, quelle poche volte che lo frequenta, come dorato dormitorio e la sua accozzaglia di parlamentari e ministri non osa disturbarlo, malgrado qualche mal di pancia leghista. Infatti   i cialtroni sanno  che senza il capo la loro insipienza e le loro beghe giudiziarie presto li trascinerebbero  verso un tombale oblio. Nessuna speranza arriva dall’opposizione che abbaia ma non morde, anzi,  ad ogni stormir di fronda quirinalizia  si adegua.  Ancor più grave è il comportamento dei sindacati, per  i quali non è fondamentale mobilitare la piazza contro la finanziaria targata Tremonti-Napolitano-Bersani-Di Pietro, ma  si  impegna a stringere un patto mortale con imprenditori e banchieri per defenestrare Berlusconi  vero ostacolo,  secondo loro per la sua cialtroneria e incapacità, alla realizzazione definitiva del progetto di disgregazione sociale del nostro Paese determinato dal capitale finanziario. Le cose non cambiano nemmeno a livello locale.  In ogni  territorio loschi accordi fra politica locale grande imprenditoria  spesso infiltrata dalle cosche, partoriscono orribili mostri come la TAV,  o per rimanere nel nostro territorio L’Aeroporto Ferentino-Frosinone.  E’ quindi tutto perduto c'è ancora qualche speranza ?  La speranza arriva  dai territori.  Proprio  qui  albergano  germi di  opposizione vera. Nelle regioni, nelle province, nelle città da anni vivono e combattono movimenti comitati impegnati  nel difendere i diritti dei cittadini minacciati dalla voracità del connubio politica locale-grande impresa-finanza.  Che siano i No Tav o i vari movimenti contro gli inceneritori, o il comitato No Aeroporto Ferentino-Frosinone,  la pratica politica è sempre la stessa . E’ il popolo che decide della propria  vita, nessuno può impadronirsi del  diritto   ad un lavoro dignitoso e ad una vita decente priva di veleni nell’aria e nell’acqua. La politica dei movimenti ha avuto un grande successo anche a livello nazionale. La vittoria nei referendum ha mostrato  come  le mobilitazioni popolari organizzate riescano ad imporsi . Ecco dunque che in assenza di qualsiasi difesa contro le aggregazioni e i soprusi  delle  èlite i movimenti dovranno farsi carico  di una responsabilità che va oltre la lotta per l’acquisizione di singoli diritti, e che sfocia in un percorso  di riconquista della democrazia  . Ciò è possibile se ogni formazione o comitato si connette con gli altri e pianifica un percorso di lotta comune.  I rischi sono molti, le forze di contrasto sono enormi, vanno dalla violenza delle forze dell’ordine,  al discredito sparso a piene mani dai media di regime. Ma c’è un pericolo ancora più subdolo:   La strumentalizzazione politica. Spesso  i movimenti  vengono usati da quelle forze politiche, aggregate attorno al potere imprenditoriale e finanziario, per perseguire i loro scopi di  bottega ed elettorali, indebolendo di fatto la forza del movimento stesso.  Un esempio chiaro di questa pratica è dato dal sindaco  di Sant’Antonino un paese della Val di Susa.  Antonio Ferrentino, questo è il suo nome, esponente di Sel, all’epoca della sua elezione era parte del movimento No Tav, oggi  al contrario denigra quel movimento ed è a favore dalla Tav, forse  in vista qualche accordo con il Pd?  Possiamo proseguire con alcuni episodi che riguardano il nostro territorio.  Durante la campagna di  raccolta  firme  per i referendum sull’acqua pubblica, ricordiamo  l’iperattività in appoggio al comitato referendario di Frosinone, del consigliere Pdl del comune di Frosinone  Dott.Carlo Gagliardi.   Il consigliere, forse in cerca di maggiore visibilità allo scopo di  ottenere la candidatura a sindaco per le prossime comunali, era sempre presente alle assemblee del comitato, lo abbiamo visto affianco di Alex Zanotelli   perorare la causa dell’acqua pubblica, salvo poi scomparire durante la campagna referendaria vera e propria. Il capo aveva ordinato a tutti i Piddiellini di andare al mare quella domenica. Concludiamo con un esempio recentissimo.  In questi giorni si riaccende la lotta contro l’insano progetto dell’Aeroporto Ferentino-Frosinone.  In sinergia al  già costituito  comitato  di Ferentino si sta formando  quello di Frosinone.  Oltre a Rifondazione, Italia dei Valori ed altri movimenti, ha dato la sua adesione Sinistra ecologia e libertà .  Dopo una prima riunione in cui Domenico Belli, membro del comitato politico ciociaro del partito di Vendola , sembrava condividere totalmente gli aspetti della questione, compresa la lotta contro la probabile  speculazione edilizia sui terreni  della stazione ferroviaria lasciati liberi a seguito dello spostamento della stessa vicino all’aeroporto, abbiamo preso atto da parte sua  di  un balbettio, si è materializzato un distinguo sulla questione dello scalo ferroviario che doveva essere avulso   dal contrasto all'aeroporto.   Ci è stato rivolto un invito da parte di Belli  ad abbassare i toni  ad essere meno ideologizzati  .  Dopo aver letto un articolo su l’edizione di ieri di Ciociaria Oggi la nostra sorpresa  su tale comportamento è svanita.  Il giornale riportava di una incontro fra Nazzareno Pilozzi,  coordinatore provinciale di Sinistra Ecologia e Libertà e il segretario Provinciale del Psi Domenico Iafrate . Nel corso dell’incontro  i due dirigenti locali avrebbero quasi concluso l’alleanza per le prossime elezioni comunali, svincolandosi dal Pd di Marini. Ma il Psi non era a favore dell’aeroporto???  Ne fece un suo punto programmatico forte nella campagna elettorale per  le provinciali o ricordiamo male?   Come si conciliano dunque queste due posizioni diametralmente opposte sullo scalo Frusinate fra i prossimi alleati Psi e Sel ? Semplice  Nazzareno Pilozzi   ha precisato che la posizione di Sinistra Ecologia e Libertà non è pregiudizialmente contraria all’aeroporto, anzi l’opera si può fare basta che non sia sproporzionata rispetto al transito dei passeggeri previsti , e che si inserisca nella VAS (valutazione ambientale strategica)  come  un’opera dall’impatto ambientale non troppo  elevato UN AEROPORTO??? .   Non era e non è questa la posizione del comitato, dunque quale è il fine vero della presenza di Sel nel movimento?  Ci  preoccupa ancora di più che uno dei membri fondatori del comitato  di Ferentino “No Aeroprto” , uno dei più convinti nella lotta contro questo opera malsana, Marco Maddalena, sia membro del coordinamento provinciale di Sel, il partito che non è PREGIUDIZIALMENTE CONTRARIO ALL’AEROPORTO. In conclusione rivolgiamo un appello a tutti coloro i quali militano   in  organizzazioni popolari . Facciamo attenzione a non rovinare le potenzialità di restaurazione democratica e difesa dei diritti espressa dai movimenti . Difendiamoli da quelle  infiltrazioni strumentali che hanno  il solo scopo di non fare gli interessi di chi in quegli stessi movimenti spera.

Appello di nocensura.com ai No Tav: LASCIATELI SOLI

www.nocensura.com


Gli alpini, da Kabul a Chiomonte... oltre mille tra poliziotti, carabinieri, e altri appartenenti alle forze dell'ordine, che dovrebbero essere in strada, per la sicurezza dei cittadini,  mentre invece vengono impiegati CONTRO i cittadini, per imporre a una valle che non la vuole, un'opera costosa quanto inutile e dannosa  . Per difendere il cantiere di quest'opera che danneggerà la Val Susa, vengono impiegati persino gli uomini del Corpo Forestale, che la natura dovrebbero tutelarla.

La questione del TAV non riguarda solo la Val di Susa, il cui patrimonio naturalistico deve esser considerato un bene comune di tutti gli italiani; perché l'opera VERRA' PAGATA con i SOLDI PUBBLICI; quella dei fondi dell'unione europea è una favoletta bella e buona, visto che  sborserà solo 600 milioni, a fronte di una spesa di oltre 20 miliardi, DESTINATA A LIEVITARE, come sempre... basta pensare che i lavori coinvolgono anche aziende che "non hanno dato bella mostra di se" nell'ambito dei cantieri infiniti dell'autostrada Salerno - Reggio Calabria...  SENZA CONSIDERARE QUANTO COSTA DISPIEGARE UN NUMERO DI FORZE DELL'ORDINE COSI' INGENTE, in molti casi agenti alla quale va corrisposta anche l'indennità per la trasferta, mentre dobbiamo ancora capire a che titolo sono lì gli Alpini, e per esempio, se percepiscono un'indennità di missione.In un periodo di crisi così grave, con tagli alla sanità, all'istruzione, alla SICUREZZA, e molti altri ambiti; chiusure di ospedali, NUOVE TASSE, investire nel TAV è PURA FOLLIA.Lo stato vuole IMPORRE il TAV con il MANGANELLO. E quello che è ancora più vomitevole è constatare quanto l'informazione venga manipolata ad arte per far credere agli italiani che quest'opera sia fondamentale, nascondendo tutti gli aspetti negativi, che sono veramente, obbiettivamente assai prevalenti.Ai cittadini della Valle, vogliamo proporre una "forma di protesta" che hanno caldeggiato molti militanti dei comitati NO TAV stessi; una forma di dissenso civile, e che sicuramente non causerà danni o feriti...LASCIATELI SOLI! Abbandonate i presidi, per una-due settimane, magari quelle più torride dell'estate, e andatevene al mare... dedicatevi a voi, alle vostre famiglie..LASCIATELI SOLI Ad annoiarsi, magari a riflettere. Dedicate questo periodo a fare la maggiore informazione possibile: PUBBLICATE LE VOSTRE RAGIONI (senza spammare) su tutti i gruppi, su tutti i forum, su tutte le pagine di Facebook; chiedete "ospitalità" anche alle pagine Facebook/twitter che parlano di argomenti molto diversi; cercate di dare la maggiore visibilità possibile alle Vostre risorse, affinché un numero sempre maggiore di cittadini capisca e condivida le VOSTRE ragioni. Fate vergognare chi vi ha definito "anarcoinsurrezionalistifascisticomunistiviolenti" etc etc...


LASCIATELI SOLI nel loro amato cantiere; 


LASCIATELI SOLI con i loro lacrimogeni al CS, proibiti da tutte le convenzioni internazionali per l'uso in GUERRA, che vengono sparati ai cittadini.


LASCIATELI SOLI con i loro scudi; con i loro manganelli; con le loro violenze. 


LASCIATELI SOLI e tornate al Vostro presidio dopo qualche giorno, CON ANCORA PIU' ENERGIE.
Ai comitati NO TAV che lottano pacificamente contro quello scempio di opera, diciamo GRAZIE...


) L'immensa provincia di ROMA è controllata solo da 50 pattuglie: vedi quel

Si è spento il faro pacifista in Ciociaria

Associazione Oltre L'occidente

Gioele Fuligno animatore delle campagne per la pace con decisa e ferma avversità a tutte le guerre, assertore dell'uguaglianza tra i popoli e le religioni, sostenitore di campagne per l’antirazzismo, che ha accettato il comunismo dei beni, delle ricchezze, della scienza, della conoscenza delle culture di tutti i popoli della terra, faro di una etica del rapporto fra gli uomini, ci ha lasciati ieri notte, giovedì. Pastore protestante presso la Chiesa Evangelica Battista di S.Angelo in Villa, torinese, univa l'impegno religioso a quello politico, vicino all'allora partito Comunista, poi PDS. Gioele si faceva promotore sin dalla fine degli anni '80 dei movimenti e delle campagne nella nostra provincia contro il nucleare, contro la prima guerra in Iraq, per la pace in Yugoslavia, cercando di sensibilizzare il territorio ad una visione diversa del mondo e dei valori della pace e della solidarietà tra i popoli. Grande studioso di teologia, organizzatore di convegni di livello internazionale sul tema della mondialità, la globalizzazione, i diritti umani, Gioele ha fatto parte anche del Consiglio Ecumenico Mondiale delle Chiese, a testimonianza della elevata levatura e preparazione. Ha contributo alla conoscenza del pensiero e promosso la riflessione su grandi del '900 come Roland Barth, Dietrich Bonhoffer, Martin Luther King cercando nel loro pensiero chiavi di lettura, di analisi e di applicazione alla nostra realtà. Persona sempre disponibile, sempre attento a ciò che succedeva e a ciò che altri si impegnavano a fare confrontandosi con l'umiltà, sua caratteristica, e il sorriso coinvolgente che aveva. Mai una parola fuori posto, sempre concreto, sempre in ascolto, sempre pronto a prendersi quelle responsabilità che altri allontanavano, non perdeva mai la speranza di coinvolgere le istituzioni, di cui aveva sempre profondo rispetto: divenne coordinatore e fautore della più bella campagna contro la guerra del 2003 in occasione della quale a Frosinone si svolse la più grande manifestazione che in questa città si ricordi con oltre 5000 persone e alla testa gli stendardi di Comune e Provincia che scelsero la protesta contro la guerra convinti dall'opera infaticabile di Gioele.Probabilmente in quell'occasione si convinse ancor di più della necessità del dialogo interreligioso, si fece promotore del tavolo interreligioso di Frosinone, nella speranza di incontrare le altre confessioni su un piano di parità. Fraterno amico del locale Imam musulmano e dei cistercensi di Casamari, oltre che di tutte le chiese protestanti, organizzò a Casamari nel 2003 una bellissima giornata di preghiera comune contro la guerra all'Iraq. Negli ultimi anni, pur ammalato, era coinvolto nella difesa della costituzione e nel movimento di difesa del diritto alla salute, non disdegnando mai una attiva partecipazione. Anche in pensione animava raccolte fondi con la Chiesa Evangelica Battista di S.Angelo per popolazioni lontane ma che necessitavano condivisione nelle difficoltà. Gioele riusciva ad avere, proprio per questa sua impareggiabile capacità di donare e donarsi, una partecipazione agli eventi anche politicamente e religiosamente lontani. Recentemente Gioele rilanciava l’idea della necessità di un movimento pacifista aderendo, come al solito con serietà e partecipazione, al gruppo di lavoro per la Casa della Pace di Frosinone, che ha animato e coordinato fino a che la malattia non gli ha impedito di partecipare, e che emerge dalle seguenti parole: «E’ tanto ormai che rifletto nella solitudine sul messaggio di pace che qualcuno deve lanciare in ogni epoca. Che io rifletta nella solitudine e non possa condividere con nessuno questa preoccupazione, “dove sono i pacifisti” e “come viene proposta la parola e l’idea - pace - oggi?, non serve a niente. Ho letto sull’Unità di qualche giorno fa un’intervista ad Ingrao, il quale tra altre cose importanti, diceva che non esiste più un movimento pacifista in Italia, e ancora di più ho sentito la necessità di riaprire questo tema, e questo eterno discorso che rasenta sempre l’utopia, ma che utopico non è». Domenica 31 luglio alle ore 15 lo ricorderemo tutti insieme nella chiesa di S.Angelo in Villa.

venerdì 29 luglio 2011

Nasce movimento Patria Sociale

Osservatorio democratico sulle nuove destre


Nelle pieghe della crisi che sta attraversando l'estrema destra milanese, tra vecchi e nuovi litigi, ha anche visto la luce l'ennesimo raggruppamento. Pomposo il nome: Movimento Patria Sociale. Come simbolo un cerchio tricolore sormontato da un'aquila rampante, in verità un pò striminzita.
A costituirlo, per scissione, quasi tutti i giovani e i pochi militanti provenienti da La Destra di Francesco Storace, che così nei fatti scompare dal capoluogo lombardo. L'atto di fondazione si è celebrato venerdì 19 luglio in corso Concordia 14, presenti alcuni reduci di Salò (Armando Santoro presidente dell'Uncrsi e Stelio Tagle, un tempo nella Decima Mas), i rappresentanti della riaccesa Fiamma Tricolore (Attilio Carelli), Francesco Lauri dell'Anai (Associazione nazionale arditi d'Italia), il paracadutista Conte Alessandro Romei Longhena e il solito Roberto Jonghi Lavarini. In sala diversi ultras, soprattutto Guerrieri ultras del Milan. Il gruppo, che sarà ufficialmente guidato da Carlo Lasi, ex segreteraio regionale giovanile de La Destra, ha anche raccolto qualche reduce di Casa Pound e Cuore Nero.
Nella nota inviata alla stampa si è sottolineato il fatto che il movimento "ha già buoni rapporti con i rappresentanti locali del Popolo della libertà, della Lega nord e della Fiamma tricolore".
Prima uscita pubblica: un pullman per Predappio, sulla tomba del duce, dove a fine luglio, in occasione dell'anniversario della nascita di Mussolini, sono state programmate diverse manifestazioni nostalgiche per iniziativa del sedicente Ordine dell'Aquila Romana (gestito da Guido Mussolini e Giacomo Bertoletti), e soprattutto della Guardia d'Onore Mussolini, rinata grazie al sostegno di Monica Mussolini, vedova di Vittorio.

5 proposte per un fronte comune contro il governo unico delle banche.

COMUNISTI UNITI



5 proposte per un fronte comune contro il governo unico delle banche.
 Incontriamoci il 1° ottobre a Roma
 E’ da più di un anno che in Italia cresce un movimento di lotta diffuso. Dagli operai di Pomigliano e Mirafiori agli studenti, ai precari della conoscenza, a coloro che lottano per la casa, alla mobilitazione delle donne, al popolo dell’acqua bene comune, ai movimenti civili e democratici contro la corruzione e il berlusconismo, una vasta e convinta mobilitazione ha cominciato a cambiare le cose. E’ andato in crisi totalmente il blocco sociale e politico e l’egemonia culturale che ha sostenuto i governi di destra e di Berlusconi. La schiacciante vittoria del sì ai referendum è stata la sanzione di questo processo e ha mostrato che la domanda di cambiamento sociale, democrazia e di un nuovo modello di sviluppo economico, ha raggiunto la maggioranza del Paese. A questo punto la risposta del palazzo è stata di chiusura totale. Mentre si aggrava e si attorciglia su se stessa la crisi della destra e del suo governo, il centrosinistra non propone reali alternative e così le risposte date ai movimenti sono tutte di segno negativo e restauratore. In Val Susa un’occupazione militare senza precedenti, sostenuta da gran parte del centrodestra come del centrosinistra, ha risposto alle legittime rivendicazioni democratiche delle popolazioni. Le principali confederazioni sindacali e la Confindustria hanno sottoscritto un accordo che riduce drasticamente i diritti e le libertà dei lavoratori, colpisce il contratto nazionale, rappresenta un’esplicita sconfessione delle lotte di questi mesi e in particolare di quelle della Fiom e dei sindacati di base. Infine le cosiddette “parti sociali” chiedono un patto per la crescita, che riproponga la stangata del 1992. Si riducono sempre di più gli spazi democratici e così la devastante manovra economica decisa dal governo sull’onda della speculazione internazionale, è stata imposta e votata come uno stato di necessità. Siamo quindi di fronte a un passaggio drammatico della vita sociale e politica del nostro Paese. Le grandi domande e le grandi speranze delle lotte e dei movimenti di questi ultimi tempi rischiano di infrangersi non solo per il permanere del governo della destra, ma anche di fronte al muro del potere economico e finanziario che, magari cambiando cavallo e affidando al centrosinistra la difesa dei suoi interessi, intende far pagare a noi tutti i costi della crisi. Nell’Unione europea la costruzione dell’euro e i patti di stabilità ad esso collegati, hanno prodotto una dittatura di banche e finanza che sta distruggendo ogni diritto sociale e civile. La democrazia viene cancellata da questa dittatura perché tutti i governi, quale che sia la loro collocazione politica, devono obbedire ai suoi dettati. La punizione dei popoli e dei lavoratori europei si è scatenata in Grecia e poi sta dilagando ovunque. La più importante conquista del continente, frutto della sconfitta del fascismo e della dura lotta per la democrazia e i diritti sociali del lavoro, lo stato sociale, oggi viene venduta all’incanto per pagare gli interessi del debito pubblico che, a loro volta, servono a pagare i profitti delle banche. Di quelle banche che hanno ricevuto aiuti e finanziamenti pubblici dieci volte superiori a quelli che oggi si discutono per la Grecia. Questo massacro viene condotto in nome di una crescita e di una ripresa che non ci sono e non ci saranno. Intanto si proclamano come vangelo assurdità mostruose: si impone la pensione a 70 anni, quando a 50 si viene cacciati dalle aziende, mentre i giovani diventano sempre più precari. Chi lavora deve lavorare per due e chi non ha il lavoro deve sottomettersi alle più offensive e umilianti aggressioni alla propria dignità. Le donne pagano un prezzo doppio alla crisi, sommando il persistere delle discriminazioni patriarcali con le aggressioni delle ristrutturazioni e del mercato. Tutto il mondo del lavoro, pubblico e privato, è sottoposto a una brutale aggressione che mette in discussione contratti a partire da quello nazionale, diritti e libertà, mentre ovunque si diffondono autoritarismo padronale e manageriale. L’ambiente, la natura, la salute sono sacrificate sull’altare della competitività e della produttività, ogni paese si pone l’obiettivo di importare di meno ed esportare di più, in un gioco stupido che alla fine sta lasciando come vittime intere popolazioni, interi stati. L’Europa reagisce alla crisi anche costruendo un apartheid per i migranti e alimentando razzismo e xenofobia tra i poveri, avendo dimenticato la vergogna di essere stato il continente in cui si è affermato il nazifascismo, che oggi si ripresenta nella forma terribile della strage norvegese. Il ceto politico, quello italiano in particolare coperto di piccoli e grandi privilegi di casta, pensa di proteggere se stesso facendosi legittimare dai poteri del mercato. Per questo parla di rigore e sacrifici mentre pensa solo a salvare se stesso. Centrodestra e centrosinistra appaiono in radicale conflitto fra loro, ma condividono le scelte di fondo, dalla guerra, alla politica economica liberista, alla flessibilità del lavoro, alle grandi opere. La coesione nazionale voluta dal Presidente della Repubblica è per noi inaccettabile, non siamo nella stessa barca, c’è chi guadagna ancora oggi dalla crisi e chi viene condannato a una drammatica povertà ed emarginazione sociale. Per questo è decisivo un autunno di lotte e mobilitazioni. Per il mondo del lavoro questo significa in primo luogo mettere in discussione la politica di patto sociale, nelle sue versioni del 28 giugno e del patto per la crescita. Vanno sostenute tutte le piattaforme e le vertenze incompatibili con quella politica, a partire da quelle per contratti nazionali degni di questo nome e inderogabili, nel privato come nel pubblico. Tutte e tutti coloro che in questi mesi hanno lottato per un cambiamento sociale, civile e democratico, per difendere l’ambiente e la salute devono trovare la forza di unirsi per costruire un’alternativa fondata sull’indipendenza politica e su un programma chiaramente alternativo a quanto sostenuto oggi sia dal centrodestra, sia dal centrosinistra. Le giornate del decennale del G8 a Genova, hanno di nuovo mostrato che esistono domande e disponibilità per un movimento di lotta unificato. Per questo vogliamo unirci a tutte e a tutti coloro che oggi, in Italia e in Europa, dicono no al governo unico delle banche e della finanza, alle sue scelte politiche, al massacro sociale e alla devastazione ambientale. Per questo proponiamo 5 punti prioritari, partendo dai quali costruire l’alternativa e le lotte necessarie a sostenerla:
 1. Non pagare il debito. Bisogna colpire a fondo la speculazione finanziaria e il potere bancario. Occorre fermare la voragine degli interessi sul debito con una vera e propria moratoria. Vanno nazionalizzate le principali banche, senza costi per i cittadini, vanno imposte tassazioni sui grandi patrimoni e sulle transazioni finanziarie. La società va liberata dalla dittatura del mercato finanziario e delle sue leggi, per questo il patto di stabilità e l’accordo di Maastricht vanno messi in discussione ora. Bisogna lottare a fondo contro l’evasione fiscale, colpendo ogni tabù, a partire dall’eliminazione dei paradisi fiscali, da Montecarlo a San Marino. Rigorosi vincoli pubblici devono essere posti alle scelte e alle strategie delle multinazionali.
2. Drastico taglio alle spese militari e cessazione di ogni missione di guerra. Dalla Libia all’Afghanistan. Tutta la spesa pubblica risparmiata nelle spese militari va rivolta a finanziare l’istruzione pubblica ai vari livelli. Politica di pace e di accoglienza, apertura a tutti i paesi del Mediterraneo, sostegno politico ed economico alle rivoluzioni del Nord Africa e alla lotta del popolo palestinese per l’indipendenza, contro l’occupazione. Una nuova politica estera che favorisca democrazia e sviluppo civile e sociale.
3. Giustizia e diritti per tutto il mondo del lavoro. Abolizione di tutte le leggi sul precariato, riaffermazione al contratto a tempo indeterminato e della tutela universale garantita da un contratto nazionale inderogabile. Parità di diritti completa per il lavoro migrante, che dovrà ottenere il diritto di voto e alla cittadinanza. Blocco delle delocalizzazioni e dei licenziamenti, intervento pubblico nelle aziende in crisi, anche per favorire esperienze di autogestione dei lavoratori. Eguaglianza retributiva, diamo un drastico taglio ai superstipendi e ai bonus milionari dei manager, alle pensioni d’oro. I compensi dei manager non potranno essere più di dieci volte la retribuzione minima. Indicizzazione dei salari. Riduzione generalizzata dell’orario di lavoro, istituzione di un reddito sociale finanziato con una quota della tassa patrimoniale e con la lotta all’evasione fiscale. Ricostruzione di un sistema pensionistico pubblico che copra tutto il mondo del lavoro con pensioni adeguate.
 4. I beni comuni per un nuovo modello di sviluppo. Occorre partire dai beni comuni per costruire un diverso modello di sviluppo, ecologicamente compatibile. Occorre un piano per il lavoro basato su migliaia di piccole opere, in alternativa alle grandi opere, che dovranno essere, dalla Val di Susa al ponte sullo Stretto, cancellate. Le principali infrastrutture e i principali beni dovranno essere sottratti al mercato e tornare in mano pubblica. Non solo l’acqua, dunque, ma anche l’energia, la rete, i servizi e i beni essenziali. Piano straordinario di finanziamenti per lo stato sociale, per garantire a tutti i cittadini la casa, la sanità, la pensione, l’istruzione.
5. Una rivoluzione per la democrazia. Bisogna partire dalla lotta a fondo alla corruzione e a tutti i privilegi di casta, per riconquistare il diritto a decidere e a partecipare affermando ed estendendo i diritti garantiti dalla Costituzione. Tutti i beni provenienti dalla corruzione e dalla malavita dovranno essere incamerati dallo Stato e gestiti socialmente. Dovranno essere abbattuti drasticamente i costi del sistema politico: dal finanziamento ai partiti, al funzionariato diffuso, agli stipendi dei parlamentari e degli alti burocrati. Tutti i soldi risparmiati dovranno essere devoluti al finanziamento della pubblica istruzione e della ricerca. Si dovrà tornare a un sistema democratico proporzionale per l’elezione delle rappresentanze con la riduzione del numero dei parlamentari. E’ indispensabile una legge sulla democrazia sindacale, in alternativa al modello prefigurato dall’accordo del 28 giugno, che garantisca ai lavoratori il diritto a una libera rappresentanza nei luoghi di lavoro e al voto sui contratti e sugli accordi. Sviluppo dell’autorganizzazione democratica e popolare in ogni ambito della vita pubblica. Questi 5 punti non sono per noi conclusivi od esclusivi, ma sono discriminanti. Altri se ne possono aggiungere, ma riteniamo che questi debbano costituire la base per una piattaforma alternativa ai governi liberali e liberisti, di destra e di sinistra, che finora si sono succeduti in Italia e in Europa variando di pochissimo le scelte di fondo. Vogliamo trasformare la nostra indignazione, la nostra rabbia, la nostra mobilitazione, in un progetto sociale e politico che colpisca il potere, gli faccia paura, modifichi i rapporti di forza per strappare risultati e conquiste e costruire una reale alternativa.
Aderiamo sin d’ora, su queste concrete basi programmatiche, alla mobilitazione europea lanciata per il 15 ottobre dal movimento degli “indignados” in Spagna. La solidarietà con quel movimento si esercita lottando qui e ora, da noi, contro il comune avversario.
Per queste ragioni proponiamo a tutte e a tutti coloro che vogliono lottare per cambiare davvero, di incontrarci. Non intendiamo mettere in discussione appartenenze di movimento, di organizzazione, di militanza sociale, civile o politica. Riteniamo però che occorra a tutti noi fare uno sforzo per mettere assieme le nostre forze e per costruire un fronte comune, sociale e politico che sia alternativo al governo unico delle banche.
Per questo proponiamo di incontrarci il 1° ottobre, a Roma, per un primo appuntamento che dia il via alla discussione, al confronto e alla mobilitazione, per rendere permanente e organizzato questo nostro punto di vista.

Non cancellate i murales di via Ciamarra

Paolo Iafrate  Associazione Oltre l'Occidente






 La scrivente Associazione fa appello per la difesa dei murales di via Ciamarra che sono oggetto di progetti di cancellazione.
16 anni fa un’idea diventava un progetto artistico collettivo a cui partecipavano decine di artisti e che coinvolgevano decine di volontari nell’abbellimento della nostra città e nella promozione di giovani artisti.  Il progetto, fatto proprio dall’ente comune, ebbe anche un riconoscimento delle alte cariche cittadine.  I murales di via Ciamarra dopo settimane partecipate e coinvolgenti diventavano decoro oltre che arte per tutta la città. I giovai artisti vi parteciparono orgogliosamente e gratuitamente. Il bando di selezione, le decine di bozzetti, la partecipazione collettiva di giovani e associazioni, la creazione della superficie dove pitturare, la stesura delle opere, la mostra e premiazione finale e l’incontro con Bragaglia, che con i dovuti scongiuri, inaugurava l’opera, hanno fatto vivere alla città di Frosinone dei momenti emozionanti e di avvicinamento ad una città che spesso allontana. Tanti altri progetti di convergenza tra arte e decoro cittadino vennero immaginati e purtroppo mai realizzati…  e oggi, che qualcuno riflette, su questa tematica l’unico pensiero che gli viene è che tra tanti kimlometri di mura spoglie e orrende solo il muro di via Ciamarra possa essere di nuovo teatro di questa espressione artistica? Certo i murales sono stati abbandonati al degrado; ma ancora alcuni di essi mostrano la qualità delle opera. Ma se pure ciò non fosse, è il recupero delle opere esistenti che deve spronare l’Amministrazione e i cittadini (e soprattutto gli artisti): non si cancellano opere fatte, si possono solo migliorare o valorizzare, ma non distruggere. E se proprio la politica non ne riconosce la validità, allora tali opere devono rimanere esposte così come sono, proprio a testimonianza della pochezza della politica e dei nostri amministratori che riescono a non considerare l’arte e la bellezza come valori prioritari e abbandonano il decoro a elemento ! indiffer ente per una migliore qualità di vita. In ogni caso non tutti gli artisti sono stati interpellati sul futuro delle loro opere. Non pensiamo che alcuni siano favorevoli.  Ci sorprende che qualcuno abbia acconsentito alla distruzione della propria opera! La scrivente Associazione ha partecipato con grande gioia e impegno all’aiuto alla realizzazione dell’intera iniziativa e in particolar modo del primo murale in alto a sinistra: non accetteremo la cancellazione dello stesso. Ci appelliamo quindi affinché 
1.    non ci sia alcuna cancellazione delle opere esistenti 
2.    vi sia anzi il recupero delle stesse 
3.    di accertarsi, al massimo, delle volontà degli artisti, che devono dare liberatoria formale (mettere per iscritto), al rifacimento della propria opera. Non contestiamo la volontà di espressione artistica, crediamo che l’arte dei murales abbia il dovere di manifestarsi in tutte le altre parti della città, perché abbellisce, avvicina, esprime vitalità e emozione;  non capiamo però perché tale espressione venga fatta a discapito di altri artisti che pure, belle o brutte che siano le loro opere, hanno avuto un riconoscimento, sono da 16 anni in vista e hanno tutto il diritto di essere rappresentate. 

Cordiali saluti. Frosinone 26 luglio 2011                    

foto di Polo Iafrate
video di Luciano Granieri 




Invitiamo tutti a inviare mail con scritto: NON CANCELLATE I MURALES DI VIA CIAMARRA 
a Sindaco di Frosinone fax 0775-251355, sindaco.marini@comune.frosinone.itsindaco@comune.frosinone.it
Ass. alla Cultura fax 0775-852196, mail infocultura@comune.frosinone.it 
Mail dei consiglieri comunali di Frosinone:
cons.morel li@comune.frosinone.it,cons.turrizianim@comune.frosinone.itcons.arduini@comune.frosinone.itcons.contardi@comune.frosinone.it,cons.venturi@comune.frosinone.itcons.celani@comune.frosinone.itcons.gentile@comune.frosinone.it,cons.baldanzi@comune.frosinone.itcons.coniglio@comune.frosinone.itcons.testa@comune.frosinone.it,cons.marini@comune.frosinone.itcons.piccoli@comune.frosinone.itcons.caparrelli@comune.frosinone.it,cons.mansueto@comune.frosinone.itcons.facci@comune.frosinone.itcons.galassi@comune.frosinone.it,cons.gallon@comune.frosinone.itcons.lacava@comune.frosinone.itcons.ciotoli@comune.frosinone.it,cons.raffa@comune.frosinone.itcons.piacentini@comune.frosinone.itcons.lunghi@comune.frosinone.it,cons.spaziani@comune.frosinone.itcons.desantis@comune.frosinone.itcons.bracaglia@comune.frosinone.it,cons.pizzutelli@comune.frosinone.itcons.straccamore@comune.frosinone.itcons.ceccarelli@comune.frosinone.it,cons.magliocchetti@comune.frosinone.itcons.roscia@comune.frosinone.itcons.gagliardi@comune.frosinone.it,cons.tagliaferri@comune.frosinone.itcons.zaccheddu@comune.frosinone.itcons.mastrangeli@comune.frosinone.it,cons.turriziania@comune.frosinone.itcons.altobelli@comune.frosinone.it,

giovedì 28 luglio 2011

Fine del trasporto pubblico ciociaro

Associazione Politico-Culturale 20 ottobre


“Ribadendo la nostra ferma opposizione al piano industriale per il Cotral voluto dalla Regione Lazio, facciamo appello alla riconosciuta capacità di risposta dei pendolari, dei lavoratori dell’azienda, di tutte le organizzazioni sindacali, per rivendicare e costruire una risposta alternativa mirata allo sviluppo del trasporto collettivo e al rilancio dell’azienda pubblica, quale bene comune così come richiesto dal risultato del recente referendum sui servizi pubblici. Alla Presidente Polverini ed all’assessore Lollobrigida ricordiamo che il piano industriale della Società regionale Cotral deve essere valutato e approvato nella sete naturale del Consiglio Regionale”.
Appello, quello di Nobile e Peduzzi, esponenti della Federazione della Sinistra nel Consiglio Regionale, condiviso e fatto proprio anche dall’Associazione Politico Culturale “20 Ottobre” , che , per voce del suo esponente di spicco, Oreste Della Posta, esprime preoccupazione per la situazione soprattutto in Provincia di Frosinone.
“Siamo veramente preoccupati dal piano Polverini-Lollobrigida che sta assumendo le sembianze di una vera e propria stangata per il trasporto pubblico ed i pendolari ciociari”.
“Questo piano industriale – continua – altro è solo un’operazione ragionieristica fatta di astratte previsioni di riduzioni di costi a danno delle condizioni di lavoro e a detrimento del servizio. Tutto per favorire l’avvento dei privati.  Mentre si apprestano a massacrare la propria società pubblica Polverini e Lollobrigida nulla hanno fatto e nulla hanno programmato riguardo alla complessiva questione della mobilità della Regione: nulla è all’orizzonte sul piano dell’integrazione dei servizi, ferro-gomma, urbano-extraurbano, per migliorare la qualità della vita dei cittadini e per garantire il diritto alla mobilità”.
“ La Presidente Polverini- conclude Della Posta- sta preparando un altro dei suoi regali alla Provincia di Frosinone: dopo la chiusura degli ospedali,ora arriverà anche la fine del trasporto pubbloco ciociaro. Niente male”.

28/07/2011 Frosinone

It’s time.

Dear Luciano,

It’s time. It’s time, finally, after forty years for the United States to do the right thing for the people of Palestine. Will they? 
During Wednesday’s United Nations Security Council debate about Palestinian statehood, once again, the United States announced that it would stand in the way of a vote for Palestinian self-determination.This isn’t the first time. Nor the second, or tenth or twentieth time. In fact, it’s the forty-first time.Forty-one times during the last forty years, the United States has said no, one way or another, to the Palestinian struggle for human rights. Forty-one times, in votes at the UN Security Council, the United States has been the only country to use its veto to override the votes of every other member. Forty-one times, the US has been the one country to protect Israel no matter how many settlements it builds, orchards it destroys, or acres it takes. The one country to say no to democracy, fairness and justice for Palestinians and yes to more pain and destruction for both Palestinians and Israelis.Now, as soon as this September, the United States will vote one more time.
 It’s up to us to make this the last time. Join me in telling U.S. Secretary of State Hillary Clinton and Ambassador Rice that it’s time for them to vote for justice. They must not veto for the 42nd time.
The whole world will be watching. You. Me. Millions of people from around the world will be watching and hoping that the U.S. will not block UN recognition of Palestine as a member state.
 Our leaders must hear from us: This time, vote yes.
We know that the vote is just one step, and only a beginning.  It won’t stop the growing pace of Israeli settlement in East Jerusalem and the West Bank.  It won’t suddenly mean there is a viable Palestinian state, or freedom for those in Gaza, or a just resolution to the problem of refugees.  But it will recognize the right to Palestinian self-determination, give our movement additional tools in moving toward a truly just resolution, and give fresh hope to all the people of Palestine and Israel who deserve to live in freedom and democracy. Do we think the US will change and finally do the right thing this time? Probably not. The US will likely again stand alone in the Security Council and once again veto, or vote no with the few allies  it can find, like Micronesia and Palau, if the vote goes to the UN General Assembly.  
But this time, they can’t do it quietly. We won’t let them. This time– this 42nd time– let's make sure the United States is not what keeps the Palestinians from determining their own future, and of being citizens of the world.


For freedom,




Rebecca Vilkomerson
Executive DirectorJewish Voice for Peace


Per inviare l'E.Mail a Hilary Clinton o all'ambasciatore Rice, cliccare sulle frasi scritte in rosso del testo in inglese.

---------------------------------------------------------------------------







E’ il momento
E’ il momento finalmente   dopo quarant’anni  per gli Stati Uniti  di fare la cosa giusta per il popoli di Palestina. Lo faranno?
Durante il consiglio delle Nazioni Unite di  lunedì si è dibattuto sullo Stato di Palestina, ancora una volta gli Stati Uniti hanno annunciato che avrebbero ostacolato un voto a favore dell’autodeterminazione  della  Palestina. Non è la prima, né la seconda , ne la decima, ne l’undicesima volta . Infatti è la quarantunesima.  Quarantuno volte negli ultimi quarant’anni che gli Stati Uniti, in un modo o nell’altro  hanno detto no   alla lotta palestinese per i diritti umani . Per quarantuno volte durante le votazione del consiglio di sicurezza  delle Nazioni Unite gli l Stati Uniti  sono stati l’unico  Paese ad usare il veto per bloccare il voto degli altri membri . Per quarantuno volte gli Stati Uniti sono stati il solo Paese a proteggere Israele senza curarsi  di quanti insediamenti sono stati costruiti , frutteti distrutti e acri di territorio occupati.  Il solo paese a dire no alla democrazia  all’equità  e alla  giustizia per i Palestinesi e si  a maggiore dolore e distruzione sia per i Palestinesi che per gli Israeliani. Ora non appena gli Stati Uniti il prossimo settembre dovranno votare ancora una volta .
Tocca a noi fare in modo che questa sia l’ultima volta unitevi  a me nel  fare appello al segretario di Stato Hilary Clinton e all’ambasciatore Rice che è giunto il momento di votare secondo giustizia . Tutto il mondo guarderà voi, me . Milioni di persone da tutto il mondo staranno  a guardare sperando  che gli Stati Uniti non bloccheranno il riconoscimento della Palestina come stato membro . I nostri leader devono ascoltarci, questa volta votino si. Sappiamo che il voto è solo un primo passo ed è solo l’inizio . Non fermerà il ritmo crescente delle  colonie israeliane a  Gerusalemme e in Cisgiordania . Non vorrà subito dire  che esiste uno Stato Palestinese,  libertà per gli abitanti di Gaza o una pronta risoluzione al problema dei rifugiati. Ma riconoscerà il diritto all’autodeterminazione dei Palestinesi darà al nostro movimento ulteriori strumenti  per spingere in avanti una vera e propria risoluzione , darà speranze nuove  a tutta la gente di Palestina e Israele  che desidera vivere in libertà e democrazia . Possiamo credere che gli Stati Uniti cambieranno e finalmente questa volta  faranno la cosa giusta? Probabilmente no. Gli Stati Uniti ancora una volta rimarranno da soli nel consiglio di sicurezza  e ancora una volta porranno il veto , o voteranno contro assieme a quei pochi alleati che potranno trovare come la Micronesia o lo Stato si Palau se il voto approderà all’assemblea generale delle Nazioni Unite . Ma stavolta non potranno farlo tranquillamente . Non vogliamo lasciarglielo fare . Questa volta –la quarantaduesime  volta-  ci assicureremo  che gli Stati Uniti non siano la causa che impedisce ai Palestinesi di determinare il proprio futuro e essere cittadini del mondo.

Contro L'aeroporto e la speculazione AVANTI TUTTA !!!!

Luciano Granieri


La lotta contro l’aeroporto va avanti. Dopo L'ASSEMBLEA del 12 luglio scorso convocata  a Ferentino dal comitato “No Aeroporto Ferentino-Frosinone” di Ferentino , ieri ,27 luglio, si sono dati appuntamento  a Frosinone, presso la casa del volontariato in Via Pier Luigi Da Palestrina,  movimenti e liberi cittadini per costituire un comitato analogo anche a  Frosinone. Il costituendo movimento  del capoluogo  ha convocato l’assemblea allo scopo di coordinarsi    con il gruppo  di Ferentino e portare avanti un’azione di  contrasto    meglio   organizzata  e condivisa  con l’obbiettivo di sensibilizzare quante più persone possibili sulla nocività di uno scalo aereo nella  Valle del Sacco .  Erano stati invitati all’incontro membri del comitato di Ferentino,  fra cui,  Il Prof. Francesco Bearzi della Rete per la Tutela della Valle del Sacco, Marco Maddalena del comitato No Aeroporto di Ferentino  e  Fabio Malgiocchetti  di Legambiente .  Dopo un rapido, riassunto della situazione , che era già stata illustrata nell’incontro del 12 luglio scorso, la discussione si è focalizzata sulle azioni necessarie a contrastare le procedure messe in opera da” Aeroporto di Frosinone” e Consorzio Asi, allo scopo di ferire il nostro territorio con uno sfregio speculativo di 300 ettari . Il 7 luglio scorso, è stato pubblicato sul bollettino della Regione Lazio, l’avviso della redazione della variante Asi  aeroportuale intermodale  e della relativa Valutazione Ambientale Strategica. In buona sostanza, Aeroporto di Frosinone e Consorzio Asi  sottopongono alla Regione il piano di variazione di stato d’uso dell’area  sulla quale sorgerà l’aeroporto e  le relative implicazioni ambientali che il progetto comporta.  Dal 7 luglio,  movimenti e  cittadini potranno presentare osservazioni  su questi piani, osservazioni  che dovranno essere prese in considerazione dalla Regione  nel valutare  il progetto. Giova ricordare che la Regione è chiamata ad approvare un documento emesso da un ente (Aeroporto di Frosinone spa) di  cui essa stessa è azionista.  Si può immaginare quindi quale sarà l’esito finale.  Qui si aggancia la prima dura  azione di contrasto. E’ necessario che tutti, cittadini e movimenti, presentino il maggior numero di osservazioni possibili  redatte in modo circostanziato allo scopo di  esercitare pressione sulla Regione affinchè non approvi  la variante e la VAS.  Un secondo atto è quello di coinvolgere quelle forze politiche che attualmente hanno espresso giudizi negativi contro l’aeroporto senza considerare il loro orientamento ideologico .  Attualmente contro l’aeroporto si  sono espressi:  Rifondazione, Verdi, Italia dei Valori e Sel, ma anche la destra di Storace che pur essendo forza di maggioranza nel  consiglio  Regionale,   a sua volta membro dell’ AdF,  si dichiara contro l’opera.  La terza azione è quella di organizzare manifestazioni,  presidi,  flash mob, critical mass, allo scopo di coinvolgere e informare  meglio la società civile. Nell’ambito delle assemblee informative il Dott. Massimo  Parlanti,  urologo, ex assessore alla trasparenza del comune di Frosinone  , ha suggerito  di sensibilizzare alla vicenda  medici  specialisti  per  illustrare alla popolazione,  con pareri clinici autorevoli,  le devastanti conseguenze per la salute  determinate dal l’edificazione di un’opera  dal così  elevato impatto ambientale  .  Individuato il piano d’azione è iniziata la discussione sul come metterlo in pratica. In merito alle osservazioni  sulla variante e sulla Vas, saranno definiti dei documenti tipo,  che ogni cittadino potrà acquisire anche da Aut  o da altri siti dedicati firmarli e protocollarli  . In relazione al discorso del coinvolgimento delle forze politiche,  mi sento, come redattore di Aut  e come membro del circolo di Rifondazione Comunista di Frosinone “Carlo Giuliani”  che aderisce al movimento  No Aeroporto,  di aggiungere qualche osservazione alle perplessità espresse da Fiorenzo Fraioli del blog http://www.ecodellarete.net/ . Fiorenzo metteva in risalto come il coinvolgimento de  “La Destra”  partito vicino agli interessi della maggioranza che governa  la regione   sia  quanto meno sospetto. Io aggiungerei che qualsiasi coinvolgimento di formazioni politiche legate ai partiti mainstream è da prendere con le molle. Ciò  allo scopo di evitare che il movimento diventi strumentale a scopi elettorali o di  bottega  che nulla hanno a che vedere con l’obbiettivo finale .  Per rimanere nella vicenda Aeroporto, ricordiamo l’intervento del consigliere Patrizi del Comune di Ferentino (Pdl) il quale  due anni fa  nel corso delle assemblee cittadine organizzate a seguito della pubblicazione del piano di espropri   si diceva contrario all’opera, e oggi non prende alcuna posizione avversa  al  suo partito che in sede provinciale e regionale appoggia e anzi collabora alla mega speculazione . Per non tacere delle titubanze del circolo cittadino di Sel ,  il quale  appoggia  la campagna contro l’aeroporto,  ma è prudente quando si parla della conseguente speculazione edilizia  che sarà possibile sul sito dell’attuale stazione ferroviaria  liberato dal  trasferimento della stessa  vicino  allo scalo aereo,  VERO  OBBIETTIVO DELL’OPERAZIONE AEROPORTUALE.  Appare invece molto chiaramente dalle posizioni emerse nell’assemblea di ieri, che questo è il vero tema su cui indirizzare le forze di contrasto Stazione e Aeroporto  sono parti integranti di uno stesso imbroglio .  E’ quindi necessario inquadrare la questione aeroportuale  all’interno di un discorso  più ampio che mostra  l’inquietante  quadro  di  una immane speculazione edilizia con   rischi concreti di infiltrazioni camorristiche. E’ auspicabile, inoltre,   partire dall’ affare aeroporto per ridiscutere l’intero piano urbanistico e di sviluppo del nostro territorio. La macchina comunque si è messa in moto. Speriamo  di non fermarci e di coinvolgere nella lotta anche i comuni che sono lungo la direttrice aeroportuale da Colleferro a Ceccano così come suggeriva Pasquale Maiorano dalla Rete per  la tutela della Valle del Sacco.


Nel  video gli interventi di Francesco Bearzi, Marco Maddalena, Fabio Magliocchetti





mercoledì 27 luglio 2011

Genova chiama: No Tav Risponde

Nicoletta Dosio (Movimento No Tav)

A Genova, il 21 luglio 2001, ci andammo anche noi, quasi un migliaio di persone, dalla Valle di Susa. Era il giorno dopo l’assassinio di Carlo. La nostra opposizione al TAV durava già da oltre dieci anni. Andammo a Genova contro i potenti della Terra, contro quei grandi interessi che, in nome del profitto, volevano trasformare i luoghi della nostra esistenza in corridoi di traffico per le merci e i viaggiatori del mercato globale, desolati inferni di ferro e cemento, dove tutto passa e nulla rimane, negati agli esseri viventi, alla socialità, al lavoro buono e liberato.
Ci andammo anche contro la repressione, le cui immagini ci venivano rimbalzate dai telegiornali. La notizia del giovane ammazzato dalle “forze dell’ordine” aggiunse dolore, indignazione e partecipanti al nostro viaggio .
Tra di noi non c’erano solo militanti, ma anche e soprattutto persone comuni, quelli che, attraverso la lotta contro il TAV, avevano acquisito forza , consapevolezza e generosità.
I robot in assetto antisommossa che battevano a file serrate le strade di Genova li conoscevamo già: li avevamo sperimentati mesi prima, il 29 gennaio, a Torino. Era il giorno in cui i Governi Italiano e Francese si sarebbero incontrati, a Palazzo Reale di Torino, per siglare il trattato sulla linea TAV Torino-Lione. Contro quel trattato eravamo scesi in seimila dalla Valle, con treni e pullman: un’ eterogenea, colorata moltitudine: donne e uomini di tutte le età, compresi i bambini, sindaci in fascia tricolore, striscioni, palloncini, personaggi in costume. Le truppe in assetto antisommossa ci piombarono addosso come un nuvolone, blindandoci lungo via Roma e distribuendo manganellate alla prima fila che premeva contro le transenne. Ai palazzi del potere non giunse neppure l’eco delle nostre voci .
Di quel giorno a Genova nulla abbiamo dimenticato: i blindati ad aspettarci all’arrivo, il popolo di volti e voci che scendeva verso il mare, il solleone e il refrigerio dell’acqua spruzzata dai balconi, il corteo interrotto da un esercito di celerini; poi le manganellate, le grida, la nebbia dei lacrimogeni. Ci trovammo in fondo al corteo, a procedere alla cieca, la gola e gli occhi in fiamme, le gambe sempre più pesanti, e loro dietro, mascherati dalla nube tossica, e il rimbombo cadenzato dei loro passi, il battito funebre dei manganelli sugli scudi. Sopra di noi il rombo dell’elicottero, a tener d’occhio le nostre bandiere NO TAV nuove di zecca, inaugurate a Genova.
Tornati a casa, sentimmo della scuola Diaz, di Bolzaneto, della repressione battente e incontrollata; e tutto questo a protezione di un potere subdolo e violento che fa delle istituzioni il ricettacolo e lo strumento dei propri affari e le usa contro il popolo e il futuro di tutti.
Da allora la nostra lotta continua, si è rafforzata , diventando un segno di speranza che va ben oltre la Valle e parla di liberazione dell’uomo e della natura; la sua forza sta nella concretezza, nella volontà di non delegare la difesa dei beni comuni e del futuro di tutti, nella consapevolezza che non esistono mediazioni possibili tra sfruttatori e sfruttati, sui territori come nei posti di lavoro.
Ora stiamo cercando di riprenderci quella che per quarantacinque giorni è stata la libera repubblica della Maddalena, nel territorio di Chiomonte, e che è diventata il fortino di chi difende l’ordine del capitale: la Valle di Susa torna qd essere, come nel 2005 a Mompantero, zona di occupazione militare: cancelli, filo spinato, truppe in assetto antisommossa impediscono l’accesso alle case, alle vigne, ai prati di lavanda, alla cantina sociale, ai luoghi di un lavoro sicuro ed appagante, su cui vivono decine di famiglie. Il museo archeologico, che ospita reperti di seimila anni fa, ritrovati in loco, è diventato una caserma. Le tombe del sepolcreto neolitico sono sprofondate sotto i cingoli dei mezzi militari. La vita animale e vegetale sta morendo per effetto dei lacrimogeni lanciati a migliaia, ad altezza d’uomo, contro la popolazione che il 27 giugno, dalle barricate, cercò di fermare le truppe di occupazione e, il 3 luglio diede inizio all’assedio del fortino.
In quei momenti di grande resistenza popolare, avvelenati dai lacrimogeni urticanti (vere e proprie armi chimiche, vietate dalle convenzioni internazionali, ma usate contro le popolazioni), sotto i colpi delle ruspe che abbattevano le difese su cui erano abbarbicati donne e uomini di ogni età, assordati dal frastuono degli elicotteri, abbiamo ripensato a Genova. E abbiamo capito che le istanze di allora per un mondo diverso possibile continuavano concretamente con la nostra resistenza.
Abbiamo sentito Carlo con noi e abbiamo gridato anche il suo nome, insieme ai nomi e alle canzoni partigiane, in faccia ai robot che ci assalivano.
Al nostro fianco c’erano ragazzi generosi, venuti da altri luoghi per la resistenza collettiva; alcuni di loro sono stati feriti e incarcerati. Li consideriamo tutti figli nostri, perché con noi hanno condiviso l’esperienza di una società e di un’umanità diversa, con noi l’hanno difesa.
I media di regime, come sempre forti con i deboli e deboli con i forti, hanno tentato le consuete criminalizzazioni, dividendo tra “buoni “ e “cattivi”, “nonviolenti” e “violenti”. Rifiutiamo tali divisioni.
La violenza c’era, pesante, praticata da coloro che ci tagliavano sotto i piedi le barricate, ci inseguivano nei boschi a suon di manganelli e lacrimogeni, usavano botte e paura contro i feriti e i fermati; era prima di tutto nei loro mandanti, gli uomini delle istituzioni, perfettamente trasversali, proprio come il partito degli affari.
Violenza sulle persone e violenza sulle cose: le tende, gli zaini, i libri, gli indumenti di chi per più di un mese aveva difeso quei luoghi sono stati stracciati, lordati di feci e di urina.
Contro tale violenza rivendichiamo il diritto all’autodifesa, popolare, determinata, serena, perché ha la forza della ragione, del cuore, del futuro.





FERRENTINO, SEL: CONTRORDINE AMICI, SI ALLA TAV!

No-Tav Info

Passata Genova 2011, passata la manifestazione riparte il tram tram della politica. E SEL ritorna ad essere SI TAV. 



Ferrentino come un coniglietto dal cilindro spunta al non cantiere 

“Credo sia un gesto doveroso anche alla luce dei fatti, intollerabili, degli ultimi giorni contro gli operai che svolgono il loro lavoro all’interno di quel cantiere”. Così dichiara il sindaco di Sant’Antonino, consigliere provinciale e coordiantore di Sinistra e Libertà. L’ex presidente della comunità montana, da tempo ex tante cose, e pro molte ma molte altre, si è sentito in dovere di andare a visitare il fortino della Maddalena per espriremere la sua solidarietà agli operai che vi lavorano. Strano gesto il suo, visto che non lo abbiamo mai visto nè recarsi nè esprimere la sua solidarietà quando: la Maddalena è stata sgomberata manu militari, quando hanno incendiato il camper notav; quando hanno chiuso l’autostrada trasformandola ad una corsia, quando i viganioli e i coltivatori di lavanda non venivano fatti entrare nei loro possedimenti, quando l’area archeologica veniva rasa al suolo dalle ruspe Italcoge/polizia, quando un manifestante veniva sparato in faccia, e tante altre volte. 

Non lo abbiamo mai visto, ne neanche mai sentito. Ah si forse quella volta in cui voleva denunciare i notav e quando qualche giornalista amico si ricordava dei bei tempi e lo intervistava e lui mai che si lasciava scappare l’occasione di fare la corte a Virano. 

Come un coniglietto lo vediamo spuntare fuori proprio all’interno di quella truffa che dovrebbe essere un cantiere, che evidentemente alui piace tanto, e lo tocca così profondamente, da andarci di corsa. 

Che pena che fai Antonio! Quando Nichi narra di cambiamento, non prenderlo troppo sul serio, tu hai già fatto e ricordati che non è che ti ha portato tanta fortuna, non ti abbiamo visto sotto le luci dei riflettori come piaceva a te! 

I gesti doverosi da parte tua, visto che sei anche sindaco, dovrebbero essere quelli di difendere la tua valle, non di collaborare con chi la vuole distruggere. 

Ciao Antò “as veduma” dalle reti (tu però dall’altra parte…)








CHI E’ Antonio Ferrentino: ex PCI, PDS, PD, SD, oggi coordinatore regionale di Sel, consigliere Provinciale, Sindaco Sant’Antonino, nel periodo della battaglia di Venaus era parte del movimento notav in qualità di raprresentante dei sindaci della Val di Susa. Convinto nella lotta fino a quando non comparve l’osservatorio tecnico di Mario Virano, con il quale inzio un flirt che lo portò a remare contro le istanze del movimento notav, divenatndo di fatto l’interlocutore privilegiato del presidente dell’osservatorio, con il quale fece molti dibattiti pubblici. Insieme all’allora tecnico della Comunità Montana Andrea Debernardi ideò la proposta del F.A.R.E., ovvero  una possibilità tecnica alla realizzazione della Torino Lione a fasi, che oggi è ricalcata dal “Tav low cost” della lobby del tav. Negli ultimi mesi il salto della barricata è veramente palese, dimostrandosi sempre pronto a rilasciare, senza alcun titolo, dichiarazioni ad ogni giornale forcaiolo e minare l’unità dei sindaci della bassa Valle di Susa. Si è spinto oltre di recente, chiedendo di denunciare pubblicamente alcuni esponenti del movimento notav e poi esprimendo solidarietà alle ditte incaricate di realizzare la recinzione del non cantiere della Maddalena.
Isolato dal resto della comunità del suo stesso paese, scalpita ogni qualcvolta si trova di nuovo davanti ai mirononi o ai taccuini dei giornalisti, da quando ha perso la carica di Presidente della Comunità Montana, lavora palesemente contro il programma del presidente eletto Sandro Plano, non risparmiando critiche e dichiarazioni velenose, al pari dei tifose del Tav che non riconoscono la figura del Presidente, democraticament eletto.
Con le dichiarazioni di oggi, perde anche la credibilità, falsificando il passato per guadagnare ancora un briciolo di notorietà.