Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 19 maggio 2018

SEGNERI (M5S) "E’ NECESSARIO E URGENTE INDIRE UN NUOVO BANDO PER LE PULIZIE DELLE SCUOLE"


On. Enrica Segneri MoVimento 5 Stelle



“Giovedi scorso i lavoratori addetti alle pulizie dei plessi scolastici del lotto 5 (province di Latina e Frosinone), hanno manifestato davanti la sede del Miur per rivendicare il loro diritto al lavoro e ad essere retribuiti. Durante la mattinata è stato indetto dal MIUR stesso un tavolo d’urgenza in cui ho partecipato insieme al mio collega Raffale Trano e ai sindacalisti delle sigle Filcams Cgil, Uiltrasporti Uil e Fisascat Cisl.

A seguito della revoca dell’appalto alla RTI (Rete Temporanea d’impresa) formata da Maca (capofila), Smeraldo e Servizi Generali, da parte di Consip nel dicembre scorso, “per gravi inadempimenti nella condotta e gestione del contratto (tra cui il mancato pagamento degli stipendi dei lavoratori)”, la situazione si trova ora in grave stallo.

Il Miur in questi mesi è intervenuto con un provvedimento che dà mandato ai dirigenti scolastici ai pagamenti in surroga dei lavoratori, pagando gli arretrati fino a dicembre 2017. Questo grazie al lavoro in sinergia che il MIUR sta attuando con l’Ispettorato del lavoro di Frosinone e Latina e con le sigle sindacali.

Ad oggi in provincia di Frosinone hanno aderito ai pagamenti in surroga 52 circoli su 59, i lavoratori sono in attesa di una totale adesione dei dirigenti. In provincia di Latina, sembrerebbe che la situazione si stia sbloccando in queste ore.
Nel frattempo la Maca ha impugnato sia la revoca dell’appalto contro Consip, sia i provvedimenti del MIUR. A giorni la sentenza del Tar di Latina.
I sindacati in queste ore denunciano che durante scioperi e manifestazioni, i lavoratori nelle scuole verrebbero sostituiti da interinali forniti proprio da Maca. La situazione sarebbe totalmente fuori controllo e priva di qualsiasi legalità. Oltre il danno la beffa. Una situazione inaccettabile che segnalerò all'ANAC e al MEF.
Intanto è stato convocato per lunedì prossimo un nuovo incontro presso il MIUR.”

Lo straniero non va a tempo

Paolo Apolito 

Dialoghi sull'uomo. C'è una dimensione ritmica negli esseri umani: «Rompere il ritmo. Condivisione e inclusione» 


Quando nasce, il bambino ignora tutto dell’angolo di mondo dove è finito. E deve apprendere tutto, il più in fretta possibile. Possiede una formidabile risorsa in proposito, la mimesi. Che immediatamente  mette in opera per entrare in relazione con la madre o chi si prende cura di lui. Relazione ritmica. Per la sopravvivenza del neonato, entrare in ritmo con la madre è altrettanto importante che prendere il latte che lo nutre. Il piccolo animale umano deve necessariamente apprendere i ritmi materni, e poi dell’ambiente in cui vive e vivrà, poiché solo in tal modo sarà riconosciuto come uno del «Noi» e non un estraneo.


Gli esseri umani sono animali ritmici e i ritmi sono culturali, segnano i perimetri delle comunità, dividono insiders e outsiders. La base ritmica è il corpo umano, ritmici i suoi processi, ritmico il suo movimento secondo l’«incorporazione» infantile. Ma la posta in gioco per gli esseri umani non è semplicemente seguire i propri ritmi, bensì andare a tempo con gli altri. Cioè sincronizzarsi. E trascinarsi reciprocamente alla sincronia. Andare a tempo nelle relazioni con gli altri è condividere un «beat» nelle azioni comuni o in compresenza. È svolgere un lavoro poliritmico, in cui i movimenti e le azioni assomigliano a sequenze musicali, intrecciate o a contrasto, polifoniche o all’unisono, corali o in contrappunto. 

Innanzitutto è la comunicazione umana ad essere «musicale». Per la specie umana essa è la proto-musica fondamentale. I cui punti di connessione e comune fonte con la «musica» letteralmente intesa sono affascinante oggetto di studi. Dialogo verbale, per esempio: giochi ritmico-sonori di scambi semantici. Ma non solo il dialogo verbale, ogni azione umana condotta insieme ad altri ha tratti di «musicalità». Sguardi, gesti, movimenti, espressioni emotive, dai sorrisi al pianto. Soprattutto tra persone che hanno o stabiliscono relazioni emotivamente positive. Quella tra madre e bambino è prototipica, ma poi quelle tra innamorati, tra amici, tra colleghi che si scelgono tra gli altri. E tra membri di associazioni, di comunità, di villaggio. L’«intimità» culturale si esprime in tratti ritmico-musicali.

Per converso, lo straniero è un estraneo ritmico-musicale. Uno che non va a tempo. E che non conosce le «melodie», cioè i flussi di azione noti, performati e riconosciuti. O gli «accordi» ritmici e melodici. L’estraneità ideologica, simbolica, culturale si esprime nell’estraneità «musicale». Ed è quest’ultima che colpisce a caldo nelle relazioni, più di tutto il resto.
Un bel problema, costitutivo dell’intera storia della specie umana. 

Animali affascinati dall’intimità musicale e al tempo stesso animali spinti a incontrare gli altri. Per curiosità. Ma anche per definire i confini del Noi rispetto ai non-Noi. E dunque millenni di scontri, ma anche di incroci. Di quelli che possiamo chiamare meticciamenti. In giro per il mondo, e non da oggi: non esiste «cultura» autentica, siamo tutti meticci. Incrociati. Ibridati. In gradi diversi, ma tutti. E lo siamo in forme ritmiche. Non facili, non neutrali. Rotture, rifiuti, estraniazioni, dissonanze. Ambiguità tra attrazione e rifiuto. E linee di potere (perché l’attrazione mimetica tra gruppi diversi e reciprocamente alieni non è mai stata neutrale, ha sempre segnato le linee di asimmetria di potere). 

Ma poi ricomposizioni creative in nuovi alfabeti ritmici e melodici. Viene innanzitutto da pensare agli incroci musicali. Il jazz per esempio. La cui storia di formazione è un complicatissimo incontro di tradizioni musicali diverse e lontane. Africa sì, ma Nuovo Mondo, neri sì, ma bianchi, «alieno» sì, ma «nostro». Ma non solo jazz, e non solo musica. Quando il tè è arrivato in Europa non ha semplicemente aggiunto il suo gusto a quelli preesistenti, ma ha modificato i ritmi di vita sociale. E non è forse un caso che il tè abbia attecchito soprattutto dove non c’era il vino. Altra struttura ritmica, risultata impermeabile alla nuova del tè. 

La grande storia degli incroci ritmici è ancora tutta da scrivere. E non è solo storia. C’è una contemporaneità di meticciamento ritmico che è sotto i nostri occhi e che sfugge, poiché le narrazioni prevalenti sono degli scontri. La globalizzazione non è omologazione, ma meticciamento. Ritmico. Ancora una volta la musica. Il rock dei grandi concerti nelle capitali del mondo, ibridato in forme locali da indagare etnograficamente. E ancora una volta non solo musica. Quale formidabile fucina sotterranea di ibridazioni ritmiche, per esempio, è stato ed è l’Erasmus degli studenti universitari europei?

fonte: alias 19 maggio.

venerdì 18 maggio 2018

Perché i palestinesi protestano a Gaza?

Agenzia stampa Infopal



A cura del GPI. Perché i palestinesi protestano a Gaza?
95% dell’acqua non è potabile.
4 ore di elettricità al giorno.
45% disoccupati.
46% dei bambini soffrono di anemia acuta.
50% dei bambini non esprimono la volontà di vivere.
2 milioni di persone private della libertà di movimento.


giovedì 17 maggio 2018

Comitato di Conciliazione

Felice Besostri 



 Partiamo da concetti elementari di democrazia come potrebbe essere la sua definizione nell'Enciclopedia Treccani :  Forma di governo che si basa sulla sovranità popolare e garantisce ad ogni cittadino la partecipazione in piena eguaglianza all’esercizio del potere pubblico (Enciclopedia Treccani).

Già questa definizione va, però, adattata alla nostra Costituzione, che dice, anche se Riotta non lo sa, che la sovranità appartiene al popolo, ma questo non significa che ogni cittadino partecipa "in piena eguaglianza all'esercizio del potere pubblico", che presupporrebbe una democrazia diretta di tipo assembleare, che sopravvive in alcuni cantoni della Svizzera interna. La nostra Costituzione, infatti, aggiunge che il popolo esercita la sovranità che gli appartiene " nelle forme e nei limiti della Costituzione": quindi essenzialmente, in una democrazia rappresentativa con forma di governo parlamentare, con l'esercizio del voto. Questo diritto è stato sottratto con due leggi elettorali dichiarate incostituzionali in parti essenziali, la 270/2005, per il premio di maggioranza e le liste bloccate e la 52/2015 per il premio di maggioranza attribuito con ballottaggio. La sorte della  legge n. 165/2017 sarà di fatto decisa il prossimo 4 luglio, se fosse dichiarato ammissibile un conflitto di attribuzione tra il corpo elettorale e il potere legislativo e quello esecutivo. Oltre che per il contenuto, il primo motivo è la stessa procedura di approvazione grazie a 8 voti di fiducia, chiesti dal Governo. e, purtroppo, accordati dalle presidenze delle Camere in violazione dell’art. 72.4 Cost..

Questo governo può non piacere per diffidenza  nei confronti dei suoi componenti  o per parti del suo programma, ma è il primo che dispone per voto popolare della maggioranza dei seggi in parlamento e della maggioranza assoluta dei voti validi per liste sopra la soglia: non succedeva dal 1992, quando le liste del pentapartito, pur subendo perdite ebbero il 53,24% del consenso  popolare.  Dal Mattarellum in poi non ha mai governato la maggioranza del voto popolare.

Se la democrazia è il governo dei poteri visibili (Ruffini), poiché, a differenza della democrazia, il potere autocratico non solo si occulta aspirando a divenire invisibile e onniveggente (Panopticon - Foucault), ma anche occulta, il Comitato di conciliazione non è incostituzionale, per il solo fatto, che non sia previsto dall’ordinamento.  Nelle società libere a differenza di quelle autoritarie è lecito tutto ciò, che non sia vietato. Una condizione deve, però, essere osservata la composizione deve ubbidire a criteri prestabiliti e il funzionamento deve essere  trasparente per consentire il controllo dell’opinione pubblica. Non mi convince la tesi che fosse più costituzionale la decisione affidata a vertici di maggioranza, che in assenza di accordo conducevano a crisi extraparlamentari. Men che meno erano costituzionali le crisi, quando erano provocate da dissensi interni ai partiti di maggioranza. Senza l’attuazione  dell’art. 49 Cost. i partiti sono associazioni di diritto privato dominati da un leader o addirittura da un padrone ovvero, nei migliore dei casi da un’oligarchia. 

Là dove il potere è invisibile, lo è anche il contropotere. Il confronto con la democrazia reale deve tener conto della tendenza di ogni dominio alla segretezza (occultare) e al mascheramento (occultarsi), secondo gli insegnamenti del Cardinal Mazarino. Bisogna non far capire i propri obiettivi, per impedire agli avversari ovvero mascherarli dietro promesse, che, come diceva Clemenceau, in politica impegnano soltanto chi le ascolta. Se chi governa ha il consenso della maggioranza degli elettori, questo è un bene in sé, ma non basta bisogna anche essere capaci di mantenere le promesse e particolarmente quelle, che hanno prodotto consenso dal reddito di cittadinanza alla flat tax, che allo stato non hanno coperture, anche con la vecchia formulazione dell’art. 81 Cost. e ne avranno sempre meno, se dovessero aumentare gli interessi sul debito pubblico, che continua a crescere, malgrado l’avanzo primario. Dobbiamo imparare a misurare le parole e per esempio, per quanto i confini siano labili, non confondere la xenofobia con il razzismo, come la critica dura alla politica israeliana all’antisemitismo. I piccoli e medi imprenditori dl Nord est e gli artigiani di tutta Italia non sono il blocco sociale del nuovo fascismo. Gli attentati alla nostra Costituzione sono stati fatti non da plebi aizzate da demagoghi populisti, ma da personaggi presenti nelle istituzioni e ricevuti nei salotti buoni della finanza italiana ed internazionale, con la complicità di tecnici e esperti accreditati in Europa  e da professori universitari al servizio del potere. Sconfitti dal popolo nel referendum costituzionale del 4 dicembre e nelle elezione del 4 marzo cercano la rivincita con una sistematica disinformazione mediatica, per la quale la legge elettorale va cambiata con premi di maggioranza, per consentire alle minoranze di governare, invece di togliere le incostituzionalità più evidenti come il voto vincolato e congiunto per candidati uninominali e liste bloccate o le follie di votare in Campania per il M5S ed eleggere una grillina  in Piemonte( un caso vero).

Bella Ciak!

ANPI provincia di Frosinone



L'Anpi di Frosinone ha concesso il Patrocinio per un cortometraggio prodotto dalla società cooperativa italiana Baburka Production.

Il film è concepito per partecipare ai più importanti festival internazionali del cinema .  Sarà girato in gran parte a Fumone. L'ultima scena sarà ripresa  invece a Trivigliano il 27 maggio 2018.

Il cast sarà  guidato dal regista Faraz Alam, nato in Libia ma cittadino indiano. Per girare la scena di Trivigliano   saranno coinvolti   , nel ruolo di comparse, gli iscritti e i simpatizzanti dell'Anpi di Frosinone, o chiunque voglia misurarsi con un’esperienza che unisce passione per il cinema, militanza, sensibilità sociale, e   voglia di divertirsi per  un evento  che alla fine diventerà  una vera festa.

Una piazza gremita (quella di Trivigliano)  contro l’intolleranza, e il razzismo, una piazza dove la gente è vestita  di rosso, un luogo  pieno di bandiere rosse,   rose rosse , la banda suona e tutti cantano Bella Ciao.  E’ sogno? E’ realtà? E’ un  film che speriamo possa diventare un esempio di nuovo "NEORALISMO". Chi  meglio dei militanti dell’ANPI può rendere una simile esplosione di gioia? 

Non comparse, ma attori abituati  ad esprimere la loro gioiosa volontà di liberazione ed inclusione in ogni momento della propria  vita. 
  
I compagni, gli amici, dell’ANPI (e non)  che volessero partecipare  potranno  rivolgersi ai seguenti contatti:

Simone Campioni 339-3149399
Ivano Alteri 331-3363026

Chiamate numerosi per una giornata di festa da condividere insieme.

BETWEEN THE LINES (titolo provvisorio)

Sinossi  del cortometraggio di Faraz Alam


Faraz Alam

La nonna, sdraiata sul letto, respira a fatica. Lo sguardo perso nella camera da presa.

Indossa una sottana di seta leggermente lisa, ma si capisce che è una di quelle “buone” che durano una vita.

In piedi accanto a lei, Bella, una bambina del colore del cioccolato misto alla vaniglia, le lava con delicatezza le braccia e il collo con una spugna bagnata, canticchiando a bocca chiusa una filastrocca.

Accanto al letto, dove la nonna ora sussurra parole incomprensibili alla bambina, un comodino con una sfilza di medicine una dietro l’altra, raggruppate per i giorni della settimana e divise da foglietti colorati che riportano i numeri da uno a sette. Bella prende la medicina n. 1, attentissima conta 6/7 gocce su un cucchiaio, e si avvicina al letto con il fare di un’equilibrista ancora un po’ incerta. E, “aamm”, dice Bella mentre la imbocca la nonna.

Dopo essersi presa cura della sua adorata nonna, Bella esce di casa ancor prima che faccia giorno: attraversa correndo i campi coltivati circostanti la cittadina in cui vive e torna indietro con tante belle rose rosse tra le braccia, per dirigersi allegra verso il centro. Corre entusiasta, mentre ogni tanto i suoi sandaletti un po’ consumati inciampano nelle pietre medievali che coprono le strade e lei riprende il passo con più concentrazione affinché le rose non le cadano.



Nel silenzio del mattino, Bella sente una voce misteriosa che sussurra qualcosa, la segue fino ad arrivare alla sua fonte e, incantata, si trova di fronte una donna con una travolgente aura di dolcezza e forza, davanti alla quale la bambina resta a bocca aperta. La bellissima donna, dai capelli mossi e gli occhi a forma di luna, è la chiromante. Seppur intenta a leggere la mano di una donna, la chiromante sente la presenza della bambina, che non arriva per lei come una sorpresa: sebbene la veda con la coda dell’occhio, finge di non accorgersi che Bella sta cercando di origliare facendo capolino dal muro all’angolo.

CHIROMANTE
Le difficoltà che stai incontrando, cara, ti arrivano perché ci sono delle possibilità in te.
E’ quello che abbiamo dentro che crea la realtà fuori di noi.

La chiromante è la rivelatrice di una verità importante, con cui per la prima volta la
piccola Bella si trova a confrontarsi. Per quanto paradossale, colei che legge la mano, è anche colei che apre il sentiero verso la consapevolezza dell’importanza delle proprie scelte interiori per cambiare le circostanze esterne.
Il messaggio della chiromante è un messaggio di umanità. In un mondo che è  meccanico e che sembra rendere tutti parte di un sistema che non si vuole più mettere in discussione.

La storia di Bella, seppur “senza tempo”, si colloca in un momento che viene inquadrato in questa allegoria, come inumano, in cui gli uomini e le donne non sono più capaci di scegliere e di sentire, in cui è il fascismo che annebbia gli animi e impedisce alle  persone di risvegliarsi. La chiromante è la voce del cuore e della coscienza umana, la possibilità della comprensione, la forza dell’umanità contro la menzogna del potere.

Quando la chiromante si volta verso Bella e i loro sguardi si incontrano, la bambina scappa via.

Arrivando in piazza, la piccola Bella prova a vendere le rose alle persone che incontra.

Ai tavolini di un bar è seduta una coppia e Bella tenta di convincere l’uomo a comprare una rosa per la sua avvenente moglie, l’uomo fa il gesto di cercare qualche moneta in tasca ma tira fuori solo banconote: troppo per le rose di Bella, non le compra.

Mentre si aggira attorno ai tavolini del bar nella piazza, Bella sente voci allegre di bambini gridare “più veloce, più veloce, più veloce!”, si volta e vede la combriccola correre dietro ad un cerchio fino ad arrivare nella piazza a tutta velocità. Bella ha il sussulto di ogni bambino quando vede qualcosa che vorrebbe fare e si avvicina sorridendo: “Ciao!”, ma nessuno dei bambini la guarda: “CIAO!”, ripete più forte ma nessuno sembra farci caso. Bella ingoia le lacrime, volta le spalle e se ne va.

Prova ancora a vendere qualche rosa ma gli affari sembrano proprio non andare per il verso giusto.

Per non tornare a casa con tutte le rose, Bella si ferma dal fioraio. Lui la guarda a malapena e capisce, come se fosse cosa frequente, che lei vuole fargli comprare le rose; accigliato, le lancia una monetina che Bella ovviamente non riesce ad acchiappare al volo perché ha ancora tutte le rose tra le braccia. Bella gli dà le rose una alla volta con cura, poi si china a prendere la monetina e torna a casa.

Il giorno dopo all’alba, Bella si affretta per andare a vedere se la chiromante è ancora lì, ma fortuna vuole che la misteriosa signora non sia seduta al suo posto.Bella,senza pensarci due volte, si avvicina al tavolo sul quale sono disposti con cura cristalli colorati, un mazzo di tarocchi e una mappa delle linee della mano: Bella la guarda, apre la sua mano cercando di capire e di confrontare le linee con quelle della “mappa” quando, silenziosa come una farfalla, arriva alle sue spalle la Chiromante. Quando Bella sente una presenza dietro di sé si volta e, prima che la chiromante possa dire nulla, corre via all’impazzata.

Alla sera, di nuovo a casa, mentre la nonna già dorme, Bella seduta sul letto, canticchiando a bocca chiusa la solita filastrocca, si guarda la mano e prova ad allargare le linee con due dita; poi fa lo stesso sulla mano della nonna. Ad un certo punto le viene un’idea. Balza giù e tira fuori una vecchia scatola di latta da sotto al letto. La apre con cura finché sul coperchio si rivela una foto di matrimonio color seppia di una coppia sorridente, l’uomo è nero e la donna bianca, lei tiene tra le mani un mazzo di rose rosse. Bella inizia rovistare nella scatola tra tanti piccoli oggetti che hanno evidentemente più valore affettivo che materiale: tra vecchi bottoni, alcune perline, delle cartoline, un vecchio rossetto, c’è anche una crema antirughe.


Nella tinozza in cui fa il bagno, Bella prova a spazzolare vigorosamente il palmo della sua mano, ma le linee sono sempre lì, anzi le sue mani sono ancora più rugose per via dell’acqua! Bella si siede sul bordo della tinozza, avvolta da un grande asciugamano, e comincia a spalmare la crema antirughe con il dito indice su ogni singola linea della mano.

Il giorno dopo, dopo aver dato la medicina alla nonna, Bella esce di casa. Si lascia la cittadina alle spalle e corre tra i campi in un pittoresco scenario bucolico con greggi di
pecore che brulicano indisturbate.
Bella arriva ad una casa isolata nella campagna, di fronte alla quale c’è un bellissimo giardino di rose rosse; si guarda intorno e comincia a coglierne una, due, tre e ancora finché può nasconderle nel suo giacchino.

Tornando in paese, Bella vede un limone rotolare giù per la strada e, pur avendo le rose tra le braccia, riesce ad acchiapparlo e a metterlo nel cestino che una signora sta tirando su dalla finestra con una cordicella. “Buongiorno, signora!”, dice Bella allegra, ma la signora non risponde e chiude la finestra dopo aver tirato dentro il cestino.

Bella continua a camminare per le stradine quando vede un uomo che sta attaccando delle locandine del partito fascista. Bella si ferma: “Ciao signore, ti regalo una rosa!”; l’uomo la ignora mentre lei gli lascia una rosa sul secchio della colla con cui sta lavorando.



In piazza, un montaggio di immagini in cui Bella cerca di vendere le rose ma viene ignorata.

Alla sera, ancora con tutte le rose con sé, Bella passa davanti al fioraio, lo guarda da lontano mentre con i suoi modi sgraziati l’uomo aggiusta i fiori nei vasi. Bella volta le spalle e se ne va. Tornando a casa, decide di fare miglior uso delle rose, anziché darle per una monetina a quel burbero: la bambina lascia una rosa su una porta, una sulle gambe di un signore che sonnecchia sotto un cappello di paglia, una sotto l’immagine
di San Sebastiano, protettore del paese.

Bella si avvicina di nuovo al posto della Chiromante e, di nuovo nascosta dietro l’angolo sente la bella signora bisbigliare ad un altro cliente. L’aura della donna è luminosa e si contrappone alle ombre che accompagnano tutti gli altri personaggi. E’ lei che indica la via del risveglio della coscienza, la voce che rivela la coscienza profonda dell’umanità
in tutta la sua luce.

CHIROMANTE
Devi sapere, mio caro, che più sono oscure le situazioni che ti trovi ad affrontare, più
grande è la luce che puoi e che devi far splendere dal tuo cuore.
Non immagini quante cose meravigliose stanno per succederti.
E’ quello che abbiamo dentro che crea la realtà fuori di noi.



Bella ripete a memoria l’ultima frase della chiromante, bisbigliando anche lei tra sé e sé ma continuando a guardare la scena affascinata.

Una volta a casa, Bella ripete la stessa frase mentre dà la medicina alla nonna. Poi  prende la crema antirughe e la mette con il dito indice sul palmo della mano della nonna, che la lascia fare sorridendole con tenerezza. Finita l’operazione, si infila sotto la coperta accanto alla nonna e si addormenta canticchiando la sua solita filastrocca.

Al mattino dopo, appena sveglia Bella si guarda la mano e salta fuori dal letto: le linee
sono sparite! Si veste al volo, fuori di sé dalla gioia e, senza voltarsi, urla “Ciao Nonna!”
e chiude la porta dietro di sé. La camera da presa rivela la nonna immobile con la bocca semi-aperta. E’ morta.

(Inizia qui la parte strumentale della canzone Bella Ciao).

Bella corre per le strade affollate di gente, con l’aria fiera e le sue belle rose rosse tra le braccia. Tutti la fermano per comprare le rose, le signore la salutano, un uomo con il cappello di paglia ne vuole addirittura cinque: “Queste rose sono belle come te”, le dice.

Bella è radiosa dalla felicità: “Grazie, grazie”. Le rose finiscono e Bella, con il suo entusiasmo di sempre, si volta verso la piccola folla e grida “Torno subitissimo!”. Un bambino le passa la sua bicicletta blu e Bella comincia a pedalare fino alla casa delle rose, ne raccoglie altre ma… è pieno giorno e il padrone di casa la vede e si catapulta fuori. Bella, dopo aver messo le rose nel cestino della bici, comincia a pedalare per scappare via, poi volta e gli fa ciao con la sua manina liscia. L’uomo le sorride e la lascia andare.

Bella torna in paese pedalando per le strade, la gente lancia petali di fiori dalle finestre, la chiromante la guarda e scatta in piedi battendo le mani e lanciandole uno sguardo di una dolcezza tale che Bella si ferma un istante a guardarla, le sorride e riparte.



La piazza è gremita, sono tutti vestiti di rosso, bandiere rosse, rose rosse, i bambini vogliono giocare con Bella, tutti la prendono per fare girotondi, la folla la solleva in aria e Bella ride a crepapelle, mentre la banda suona e tutti cantano Bella Ciao.
FINE

mercoledì 16 maggio 2018

AL NAKBA E LA MATTANZA ISRAELIANA DEL POPOLO PALESTINESE

15 maggio 2018
 Paola Di Lullo fonte l'Antidiplomatico



















Mentre scrivo le agenzie riportano 59 martiri a Gaza. Purtroppo, anche stamattina, mi compaiono solo i 43 nomi già scritti, più un altro.
Leila al-Ghandour, 8 mesi, morta stanotte per eccessiva inalazione di gas lacrimogeni. Otto mesi, infanticidio.
Erano 900 i feriti da inalazione. Ma ciò che conta e che in molti non sanno è che i lacrimogeni sparati dai cecchini israeliani, che si aprono all’impatto con il suolo o direttamente in aria, non contengono solo elementi urticanti, ma agenti altamente tossici che, se inalati per tempo più o meno prolungato, portano ad un arresto respiratorio. Per questo motivo, i villaggi della Cisgiordania, dove ogni venerdì si svolgono manifestazioni che vorrebbero essere pacifiche, ma che vengono disperse dall’uso delle armi israeliane, hanno sempre un’ambulanza dotata di attrezzi per la rianimazione. Il gas penetra nelle vie aeree ed in un primo momento brucia e chiude la gola. Mi direte, scappa, no? E no, perché bruciano e si chiudono anche gli occhi. E stavolta la fonte sono io.










Naturalmente, Leila non poteva scappare. Forse nemmeno dare segno di sofferenza. Forse, quando i genitori se ne sono accorti, era troppo tardi. Sono ipotesi, ma non tropo azzardate. Ora, la domanda è : davvero Israele ha mirato i “terroristi”? O ha usato indiscriminatamente la sua forza armata?
















Vi segnalo un altro caso, Fadi Abu Salmi. Nel 2008, durante Cast Lead aveva perso entrambe le gambe ma la sua menomazione fisica non ha mai domato la sua sete di giustizia. E così, per cinque venerdì si è recato al border, armato della sua piccola fionda. Dev’essere stato un duro affronto per i soldatini israeliani, la sfida di quest’uomo! Con che ardire si permetteva di sfidare loro, lui povero storpio?


E così ieri hanno fatto fuoco. Per uccidere. E con Fadi, chiunque abbia premuto il grilletto, ha perso la sua dignità e la sua umanità, posto ne fosse dotato. Adesso mi piacerebbe non leggere su Breaking the Silence, associazione israeliana che fa un lavoro pregevole, che il soldatino è pentito. Breaking the Silence è stata preziosa fonte di informazioni, almeno per me, durante Protective Edge, l’offensiva israeliana del 2014 contro la Striscia. Tramite i racconti dei soldati presenti all’invasione di terra, e non solo, è stato possibile sapere come erano indottrinati. Ma oggi no. Sei un soldato, presumibilmente nemmeno di leva? Il tuo superiore ti ordina ti sparare ad un handicappato che MAI potrà nuocere né a te né al tuo paese? Diserta, affronta il carcere, salva la faccia, non sporcarti le mani ancor più di quanto non ti facciano credere sia necessario. Non mi serve sapere che dopo aver ucciso Fadi a sangue freddo hai pianto, sei andato ad ubriacarti in uno dei lussuosi bar di Tel Aviv, hai abbracciato mammina e papino. E non serve alla famiglia di Fadi. E non ci fai più pena e rabbia, ma schifo.
Stessa sorte era toccata il 14 dicembre scorso ad Ibrahim Nayef Ibrahim Abu Thurayeh, 20 anni, gambe amputate e cieco. Ibrahim era al border a manifestare contro la decisione di Trump di spostare l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme. Anche in quel caso, un uomo senza gambe fu ritenuto un pericolo imminente per la salvezza dei cecchini che lo freddarono. L’Alto commissario ONU per i diritti umani, Zeid Raad Al Hussein, “scioccato” per il fatto, chiese un’inchiesta indipendente.
Ieri, Il Kuwait, piccolo Paese arabo del Golfo e membro non permanente del Consiglio di Sicurezza, ha annunciato oggi che presenterà una richiesta per una riunione di emergenza dell’organismo esecutivo dell’Onu per i fatti a Gaza. Il Consiglio dovrebbe riunirsi oggi, dopo che Gli Stati Uniti hanno bloccato l’adozione di un comunicato del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che chiedeva un’inchiesta indipendente sugli scontri mortali nella Striscia di Gaza.
Nella bozza di testo che la France Presse è riuscita a ottenere, “il Consiglio di Sicurezza esprime indignazione e tristezza di fronte alla morte di civili palestinesi che esercitano il loro diritto a manifestare pacificamente”.
Il Consiglio “chiede un’inchiesta indipendente e trasparente su queste azioni per garantire” che sia fatta luce a riguardo, ha aggiunto il testo.
Intanto, il Sudafrica ha convocato il proprio ambasciatore, il ministro degli Esteri iraniano,  Mohammad Javad Zarif, ha dichiarato che  “Il regime israeliano massacra innumerevoli palestinesi a sangue freddo mentre protestano nella più grande prigione a cielo aperto del mondo e nel frattempo (il presidente Usa Donald) Trump celebra lo spostamento del’ambasciata illegale Usa. Un giorno di grande vergogna”.
Francia ed Italia condannano le violenze, ma oltre non vanno.
La Turchia ha invece accusato gli Stati Uniti di essere “complici” di Israele per il “massacro” a Gaza, dove oltre 50 palestinesi sono stati uccisi dalle forze israeliane mentre stavano protestando contro il trasferimento del ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme. “Purtroppo, gli Stati Uniti si sono messi a fianco del governo israeliano nel massacro di civili e sono diventati complici di questo crimine contro l’umanità”, ha detto ai giornalisti il primo ministro turco Binali Yildirim ad Ankara. “Condanniamo fermamente questo vile massacro”. In precedenza, il portavoce del governo turco Bekir Bozdag ha dichiarato su Twitter che “l’amministrazione statunitense è responsabile quanto Israele per questo massacro”.
Ed Abu Mazen? Il presidente palestinese si è limitato a  proclamare tre giorni di lutto e  ad affermare che “gli Stati Uniti non sono più un mediatore in Medio Oriente” e che la nuova ambasciata equivale a “un nuovo avamposto coloniale americano” a Gerusalemme.
Davvero di più non si poteva? Davvero una denuncia per crimini di guerra, dopo l’istruttoria presentata a L’Aia nel 2015, di cui io ho perso le tracce, non sarebbe stata più adeguata? Che ne è stato della I istruttoria? Congelata, ritirata o boicottata? Non sarebbe giusto che il mondo sapesse se gli eletti governano anche a L’Aia?
Intanto oggi ricorre anche il 70° anniversario della Nakba e sono attesi nuovi scontri, dal momento che nel febbraio 2010 la Knesset ha varato una legge che proibisce ai palestinesi in Palestina di manifestare pubblicamente lutto e dolore in questa data.
Al Nakba, la Catastrofe, è  il temine che sta a designare l’esodo forzoso della popolazione Palestinese costretta ad abbandonare le proprie terre e le proprie case, all’indomani della fine del mandato britannico in Palestina e della fondazione dello stato d’Israele, secondo quanto previsto dal Piano di Partizione della Palestina ( risoluzione 181 del 29 novembre 1947 ). Il 14 maggio 1948, alla scadenza del mandato britannico, David Ben Gurion autoproclamò lo Stato d’Israele.
Il 15 maggio del 1948 l’esercito sionista invase i territori palestinesi, impossessandosi delle terre, delle case e del futuro del popolo palestinese.
L’Inghilterra facilitò la strada agli ebrei, arrivati da Europa, Russia e America, per creare il proprio stato su terreni altrui, per colonizzare lentamente Il territorio palestinese, a poco a poco e con ogni possibile mezzo e modo.
Se risulta vero che immigrazioni di ebrei in Palestina, si erano già registrate sin dagli inizi del 1900, è altrettanto vero che, con la Dichiarazione di Balfour, del 2 novembre 1917, esse si intensificarono. L’allora ministro degli esteri inglese, Arthur Balfour scriveva a Lord Rothschild, principale rappresentante della comunità ebraica inglese, e referente del movimento sionista, di guardare con favore alla creazione di un “focolare ebraico” in Palestina, in vista della colonizzazione ebraica del suo territorio. Tale posizione del governo emerse all’interno della riunione di gabinetto del 31 ottobre 1917.
Al Nakba è stato il giorno in cui il popolo Palestinese si è trasformato in una nazione di rifugiati, in cui almeno 750.000 persone, l’85% dei palestinesi, sono state espulse dalle loro case e costrette a vivere nei campi profughi, sono state cacciate dalla terra che divenne Israele. Molti di quelli che non sono riusciti a scappare, o si sono ribellati, o in qualche modo rappresentavano una minaccia per il progetto sionista, sono stati uccisi.
La comunità internazionale era al corrente di questa pulizia etnica, ma decise, soprattutto in occidente, di non scontrarsi con la comunità ebraica in Palestina dopo l’Olocausto. Le operazioni di pulizia etnica non consistono solo nell’annientare una popolazione e cacciarla dalla terra. Perché la pulizia etnica sia efficace è necessario cancellare quel popolo dalla storia e dalla memoria. Sulle rovine dei villaggi palestinesi gli israeliani costruiscono insediamenti per i coloni chiamandoli con nomi che richiamano quello precedente. Un monito ai palestinesi: ora il territorio è nelle nostre mani e non c’è possibilità di far tornare indietro l’orologio. Oppure costruiscono spazi ricreativi che sono l’opposto della commemorazione: vivere la vita, goderla nel divertimento e nel piacere. È un strumento formidabile per un atto di “memoricidio”.
Si conoscono più di 530 villaggi palestinesi che sono stati evacuati e distrutti completamente, con annesso il tentativo di cancellare addirittura l’esistenza di quegli agglomerati, eliminando foto dell’epoca, documenti e testimonianze di vita e cultura palestinese. Israele oggi continua ad impedire il ritorno a casa di circa otto milioni di rifugiati e continua ad espellere i palestinesi dalla loro terra, attraverso politiche razziste degne del peggiore apartheid. Il tutto sotto lo sguardo complice della “comunità internazionale”.
Queste operazioni assumono di volta in volta forme e nomi diversi, attualmente vengono chiamati “trasferimenti”. I rifugiati palestinesi sono fuggiti in diversi posti e la maggior parte di questi vive nel raggio di 100 miglia dai confini d’Israele, ospite negli stati arabi confinanti; alcuni sono fuggiti nei paesi limitrofi intorno alla Palestina, altri sono fuggiti all’interno della Palestina ed hanno vissuto nei campi profughi, costruiti appositamente per loro dalle agenzie ONU, e altri si sono dispersi in vari paesi del mondo.
Tutti i rifugiati hanno un sogno in comune: ritornare nelle loro case di origine, e questo sogno è sancito da una risoluzione ONU, la 194, una delle oltre 70 che Israele continua impunemente a violare.