Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 28 novembre 2015

Ambiente e decoro di Anagni

Il Coordinamento per l’Ambiente di Anagni e il Gruppo Anagni   Siamo noi

Per il coordinamento: Associazione  “Anagni Viva”,  Associazione  Diritto alla Salute DAS,  Associazione Terra  Dolce, Legambiente Anagni, Comitati di quartiere Ponte del Papa, Osteria della Fontana, Vox Populi.

Il Coordinamento per l’Ambiente di Anagni e il Gruppo di cittadini Anagni siamo noi hanno incontrato il Sindaco dott. Fausto Bassetta nella serata di mercoledì  25 novembre u.s. per discutere alcune questioni inerenti il decoro cittadino e le criticità ambientali della città e del territorio di Anagni.
Massimo Sangiorgi, Alba Di Maggio e Cinza Belardi per il gruppo Anagni siamo noi, hanno informato il Sindaco delle iniziative che il gruppo spontaneo di cittadini ha messo in atto per la pulizia ed il ripristino delle condizioni igieniche di parti del territorio comunale, non adeguatamente coperte dal servizio di nettezza urbana. Le aree oggetto degli interventi sono aree di uso collettivo come i parcheggi, i piazzali di pertinenza scolastica, le circonvallazioni. Hanno informato anche che sono state programmate altre azioni per il futuro immediato. E’ importante che anche il Sindaco e l’amministrazione comunale aderiscano a queste iniziative per dare più forza mediatica all’evento, spingendo il maggior numero di cittadini ad impegnarsi per il decoro della città, sia quotidianamente che  almeno una volta l’anno in maniera collettiva.
Il sindaco prende atto delle iniziative e assicura che solleciterà la ditta appaltatrice ad una maggiore presenza operativa. Si studieranno modalità efficaci per estendere a tutta la popolazione questa sensibilità al decoro urbano.
Rita Ambrosino per Legambiente, chiede chiarimenti sugli sviluppi della richiesta V.I.A. Ipercompost, dopo la conferenza di servizi in Regione, lo scorso 3 novembre.
Il Sindaco conferma la volontà del Comune di Anagni di opporsi alla richiesta e ribadisce la volontà di valutare la situazione ambientale in un ambito territoriale più ampio, appoggiando la richiesta di moratoria di impianti impattanti presentata da Legambiente.

Anna Natalia  e Luciano Marinelli  per l’Associazione  Anagni Viva hanno ribadito la  necessità di intervenire per una maggiore  efficienza organizzativa dei servizi  di pulizia e  di raccolta  urbana dei  rifiuti, così come  segnalato da “Anagni  siamo  noi “ e chiedono chiarimenti sulla richiesta alla  Regione del Piano Controlli sulle  aree comprese  nella  perimetrazione  SIN e sulle Ordinanze esistenti per  determinate aree. Il Sindaco informa che si lavora ad una  Convenzione  con Arpa Lazio e conferma che la  richiesta di moratoria, peraltro avanzata da  tempo dal Coordinamento, verrà considerata, così come  quella per l’ adesione al Piano “Rifiuti zero”. Infine si chiedono informazioni sulla accessibilità all’ area dell’ ex- deposito di munizioni  di Anagni, dopo la  rimozione di un ordigno segnalato, perché l’ Associazione Anagni Viva, come  è noto da  tempo, ha elaborato diversi progetti di utilizzo. Il Sindaco ritiene che queste proposte possano essere  presentate in occasione del  bando pubblico di idee che il Comune sta per emanare. Poiché quell’ area va considerata un  Bene  Comune si  chiede di avere contatti regolari con il referente di Labsus e con l’ Ufficio Ambiente.
          Alessandro Compagno per l’Associazione Diritto alla Salute loda i cittadini che prestano gratuitamente un servizio ai fini del maggior decoro di Anagni. Ritiene che sia necessario da parte dell’amministrazione comunale stringere un maggior coordinamento con questi volontari che funzionano come della vere e proprie sentinelle del territorio. Non è raro infatti che nel lavoro di bonifica delle aree degradate ci si imbatta in vere e proprie discariche ad alta pericolosità batteriologica, possibili fonti di infezioni causa di vere e proprie pandemie. L’intervento di bonifica in questi casi deve essere immediato e necessariamente portato a termine con strumentazione adeguata. Compagno inoltre richiama l’attenzione sulla prossima chiusura del laboratorio analisi dell’Ospedale di Anagni: un altro duro colpo al sistema di medicina preventiva in un’area come la Valle del Sacco ormai additata come la più inquinata d’Italia. Se chiude il Laboratorio analisi a seguire subito dopo verrà chiuso il punto di primo intervento e il reparto di nefrologia.  Tutte le associazioni presenti sollecitano quindi una decisa presa di posizione dei sindaci della zona nord sulla questione Sanità, vista la gravità della  situazione   di soccorso, di cura e di prevenzione, mentre da parte Asl non c’è  la percezione oggettiva della sofferenza della popolazione di questo territorio e, di conseguenza,  manca un concreto progetto sul fabbisogno di servizi sanitari essenziali per circa  80.000 cittadini.

Sanità ciociara in decomposizione e complice silenzio delle istituzioni locali

Francesco Notarcola – Coordinamento provinciale della sanità  


L’aria che tira nell’ospedale del Capoluogo è sempre più brutta e può portare uno tsunami. Se non saranno adottati urgenti provvedimenti, i  reparti o Unità Operative Complesse di pediatria e di neonatologia che si trovano, da tempo, in una condizione di forte precarietà, rischiano di  morire …….per cause naturali. Perché accade tutto ciò? Quali strategie o disegni  si celano dietro comportamenti incomprensibili che non giovano certamente ai cittadini?  Com’è  noto, per essere stato denunciato da tempo, in pediatria operano 3 medici di cui solo uno abilitato per i turni notturni; a neonatologia lavorano 3 medici di cui uno è in malattia e solo uno è idoneo per i turni notturni. Vale a dire che due medici debbono sobbarcarsi i turni notturni per un’intera settimana nei due reparti  e soddisfare  le consulenze del pronto soccorso.
  Con  la nuova normativa europea questo non è possibile perchè i “primari” o “responsabili” come vengono oggi definiti, non si assumono la responsabilità di firmare ordini di servizio  che contrastano con la normativa suddetta. Se lo facessero, infatti, dovrebbero pagare di persona una multa salatissima. Questa nuova realtà ha spinto  i direttori dei distretti, dei presidi ospedalieri e dei dipartimenti della asl  a far sentire la loro voce, perché la normativa europea li pone di fronte a nuove  responsabilità.
Da sottolineare che a UOC di neonatologia è l’unico reparto di patologia neonatale tra Roma e Latina.  Se una donna con gravidanza a rischio o un bambino al disotto di un mese di età, residenti in qualsiasi comune della provincia, si sentono male vengono portati al “Fabrizio Spaziani”. Se questo reparto non funziona e non dimostra efficienza e qualità bambini e donne incinte, a rischio, saranno costretti a recarsi Roma oppure a Latina. E tutti sanno che la tempestività degli interventi è decisiva per salvare la vita alle persone.
Ma il sindaco della nostra Città, Presidente  della Conferenza locale della sanità quando si decide ad intervenire? E l’intero Consiglio comunale del Capoluogo amministra il comune di Vattelaapesca  o il nostro Capoluogo? Perché dorme di fronte a tanto sfacelo e a tanta desolazione? Cosa c’è più importante della salute per un cittadino? E l’Ordine dei medici perchè continua a restare muto?La situazione dell’organizzazione sanitaria degli ospedali e del territorio è tragica. In tale contesto la salute e la vita dei cittadini sono a rischio.

 Per arrestare lo sfascio in atto e per  risalire la china occorrono grande senso di responsabilità e buon senso. Soprattutto servono unità di intenti e di proposta da opporre ad una politica sciagurata voluta da Zingaretti , condivisa e sostenuta dai sindaci dei centri maggiori e dai consiglieri regionali di questa provincia. Urge un incontro per un confronto serio, questa volta, senza credere più alla befana. Occorre mettere alle corde coloro che hanno remato contro e che si sono dimostrati incapaci di risolvere la grandi questioni(sanità-lavoro-gestione idrica-rifiuti-Valle del Sacco, ecc.) del nostro territorio.

Video di  Luciano Granieri

venerdì 27 novembre 2015

NON TI PAGO!

Comitato Provinciale Acqua Pubblica Frosinone

NON TI PAGO!
Incontri di formazione collettiva

Quando si arriva a privare i cittadini di un bene essenziale come l’acqua per mano di un gestore privato con l’avallo di un tribunale amministrativo, bisogna chiedersi cosa sta succedendo nel nostro territorio e nel nostro paese. I comitati acqua pubblica si incontrano per approfondire e discutere sulla trasformazione dei diritti e dei servizi essenziali in bisogni da comprare sul mercato; sulla crisi della democrazia in termini di allontanamento dei cittadini dal governo dei beni comuni e dei servizi pubblici; sulla costruzione di un nuovo modello di gestione partecipativa di un servizio essenziale, che è ora praticabile in attuazione della legge regionale n.5/2014 sull’acqua.

1° INCONTRO
Ha da passà 'a nuttata
Da cittadini a clienti: l’effetto delle privatizzazioni
Sabato 28 novembre 2015, ore 15.30
Veroli, Galleria comunale La Catena, c/o Mostra Acqua come Aria

2° INCONTRO
Te piace 'o Presepe?
Mercatocrazia: chi governa i servizi pubblici?
Sabato 5 dicembre 2015, ore 15.30 - Sede da definire

3° INCONTRO
Lucarie’, scètate songh’e nnove!
Sentieri e strategie di comunità: RIPRENDIAMOCI L’ACQUA
Sabato 19 dicembre 2015, ore 15.30 - Sede da definire

e-mail: comitatoacquapubblicafrosinone@gmail.com, fb: Comitato provinciale acqua pubblica Frosinone



Per la Giunta Zingaretti il tempo dell'acqua sta per scadere!

Coordinamento Regionale Acqua Pubblica

Due iniziative pubbliche, a Roma e Frosinone, sono state l'occasione per i comitati dell'acqua di intercettare l'Assessore Refrigeri e i vertici regionali del Pd, per ricordare loro gli impegni non mantenuti sul riordino del servizio idrico nel Lazio.

A settembre infatti, con la messa in sicurezza della Legge 5/2014 sulla gestione pubblica dell'acqua nel Lazio, la Giunta si è data 90 giorni di tempo per formulare una proposta sulla definizione dei nuovi Ambiti di Bacino idrografici, attraverso un tavolo partecipato.

In caso contrario, è pronta da mesi la proposta di legge 238, costruita dalle comunità locali e sostenuta da consiglieri di maggioranza e opposizione.

Cosa aspettano Zingaretti e Refrigeri?

In sospeso l'eterna domanda: Il Pd sta con l'acqua pubblica o con i profitti di Acea SpA? In Campania ha scelto la seconda strada, nel Lazio cosa farà? In entrambe le regioni i comitati e il forum italiano dell'acqua rimangono mobilitati Per questo il coordinamento regionale del Lazio sostiene la manifestazione di sabato 28 a Napoli

Di seguito il Comunicato Stampa



Dalla Campania al Lazio, vogliamo una gestione pubblica e partecipativa dell'acqua

Nel nostro paese le nuove leggi regionali  sul servizio idrico integrato stanno diventando il terreno di scontro tra i fautori delle “nuove privatizzazioni” e coloro che si oppongono alla consegna al mercato del bene comune acqua.
Diversi casi risultano emblematici: l'impugnativa da parte del Governo della legge siciliana,  quella della legge laziale (n. 5/2014) e in ultimo il fatto più grave, ovvero l'approvazione della legge De Luca/Bonavitacola sul riordino del servizio idrico integrato in Campania che limita, fino quasi ad annullare, i poteri decisionali dei Comuni accentrandoli in un unico ente, svilisce la partecipazione della cittadinanza e punta diritto alla privatizzazione della gestione dell'acqua, oltre a svendere le sorgenti e mettere sotto attacco l'esperienza di ABC Napoli.
Come Coordinamento Regionale Acqua Pubblica Lazio, in particolare, intendiamo segnalare il nostro sostegno ai comitati campani che hanno convocato una manifestazione per sabato 28 maggio al fine di denunciare con forza quanto la legge approvata sia contraria alla volontà espressa con il voto referendario del 2011, favorisca le lobbies e penalizzi il diritto umano all'acqua.

Nel Lazio, nonostante l'impugnativa sulla Legge 5 sia stata superata, la Giunta regionale continua a ritardarne l'applicazione, ostacolando così la partecipazione delle comunità locali sulla gestione dell'acqua, e aprendo la strada ad ulteriori privatizzazioni.
Anche nel Lazio sono infatti fortissime le spinte alla creazione di un ATO unico regionale con un conseguente gestore unico che appare scontato, ovvero ACEA S.p.A.. Ciò provocherebbe un allontanamento dei luoghi decisionali dai territori, risulterebbe in esatto contrasto con i principi sanciti dalla legge regionale n. 5/2014, promossa e voluta da comitati e enti locali, e si configurerebbe come un primo passo utile verso la grande fusione del centro Italia di cui ACEA stessa sarebbe protagonista e la Campania uno dei territori coinvolti.
Pertanto ci teniamo a ribadire l'urgenza e la necessità di dare attuazione alla legge 5/2014, definendo i nuovi Ambiti di Bacino Idrografico e adottando la nuova convenzione di cooperazione che ne indichi le forme di governo.
C'è un'alternativa possibile e praticabile per riportare l'acqua e la democrazia nelle nostre comunità, contenuta nella proposta di legge 238, ancora sepolta in commissione ambiente.
Annunciamo, a partire dal sostegno alla manifestazione campana, che metteremo in campo una mobilitazione forte e decisa affinché tale alternativa si traduca in atti concreti da parte dell'amministrazione regionale.

giovedì 26 novembre 2015

Inceneritore di pneumatici di Anagni. Quale futuro?

Il Coordinamento per l’Ambiente di Anagni e  l’Associazione l’AltrAnagni

Per il coordinamento: Associazione  “Anagni Viva”,  Associazione  Diritto alla Salute DAS,  Associazione Terra  Dolce, Legambiente Anagni, Comitati di quartiere Ponte del Papa, Osteria della Fontana, Vox Populi.

Il prossimo anno scadrà l’autorizzazione regionale per l’esercizio dell’inceneritore di pneumatici fuori uso realizzato dal Gruppo Marangoni presso il sito industriale di Via Anticolana ad Anagni.
In vista di tale scadenza, ed anticipando le possibili iniziative della proprietà per il rinnovo dell’autorizzazione, le Associazioni ed i Comitati aderenti al Coordinamento per l’Ambiente hanno inoltrato alla Società una lettera aperta, indirizzata anche a Regione, Provincia e Comune, per chiedere chiarimenti circa le intenzioni al riguardo, e per rappresentare l’auspicio che ogni attività di termocombustione di pneumatici o di qualsivoglia altro rifiuto, come quella esercitata sino ad oggi, possa essere definitivamente dismessa.
A convincere di questa necessità, da un lato la localizzazione dell’inceneritore in un’area ormai orientata al commercio ed al terziario piuttosto che all’industria, densamente abitata ed oltretutto prossima a vaste aree ancora a vocazione agricola, con produzioni di notevole qualità, come il vino e l’olio. Dall’altro lato, la constatazione che l’impianto industriale al cui servizio l’inceneritore era stato posto, è ormai fermo da anni, senza che vi siano purtroppo prospettive credibili di una sua riattivazione nel settore della produzione di pneumatici. Ed infine, la permanenza delle gravi problematiche ambientali emerse proprio in quella porzione di territorio comunale, con le ordinanze del sindaco che interdicono ogni forma di coltivazione e allevamento.
Da qui la volontà di prendere posizione e sollecitare gli imprenditori industriali ed i responsabili istituzionali del nostro territorio ad orientare investimenti e progetti di sviluppo in una direzione finalmente sostenibile e compatibile con le emergenze ambientali che il territorio sconta, e che sono ancora oggi ben lontane dall’essere risolte.

Commissario Marchitella gli anticoagulati attendono un segnale di serietà e di impegno efficiente.

Francesco Notarcola -- Presidente onorario dell’AIPA.


Ancora disagi, lunedì 23 e martedì 24  c.m. per l’ambulatorio TAO (Terapia Anticoagulante Orale), una terapia salvavita,  di Viale Mazzini. Commissario e dirigenti non hanno tempo per risolvere problemi. Nemmeno uno non difficile come questo.
Sarebbe sufficiente riunire intorno ad un tavolo tutti gli attori e i protagonisti per trovare una soluzione seria ed efficiente. E invece no. Bisogna soffrire prima di trovare una decisione adeguata.
Finora la ASL di Frosinone si è caratterizzata come “un’impresa di demolizione” perché tanti sono i servizi sanitari soppressi ( Per contarli tutti occorrerebbero tanto spazio e tanto tempo).
Lunedì 23 sono stati effettuati 95 prelievi in loco ed altri 89 sono giunti al laboratorio da altri centri del distretto b. Si dovevano inviare 174 fax ad altrettanti pazienti ma non è stato possibile perché il fax non funziona bene. Per avere la risposta di ricevuta occorrono circa 8 minuti. E martedì 24 una sola infermiera ha dovuto procedere ad inviare circa 50 fax del giorno prima, a fare 70 prelievi ed altrettante registrazioni, oltre ad inviare i fax del giorno (140).
E intanto il Centro TAO continua a non avere una direzione unica con un responsabile. 1500 pazienti, sottoposti ad una terapia salvavita contano meno di un condominio, dove com’è noto, quando l’amministratore FINISCE IL SUO MANDATO ne viene subito eletto un altro.
Ai dirigenti della asl quando tempo occorre per riflettere e per pensare a risolvere questi GRANDI PROBLEMI? Non serve a nulla richiamare  operatori sanitari che hanno  dato prova, ripetutamente della loro responsabilità, della loro capacità e del loro attaccamento al lavoro. Essi   fanno il loro dovere e sacrifici per far fronte ai bisogni dei pazienti e prolungano spesso  l’orario di lavoro senza chiedere la giusta retribuzione.
Occorre una soluzione definitiva. L’AIPA chiede da mesi di affidare il servizio alla UOC di ematologia che nel passato lo ha diretto e gestito con grande soddisfazione dei pazienti. Necessita, però, personale medico e paramedico come previsto nel progetto dei Centri antitrombotici.
La dirigenza non può pretendere che si riduca ancora qualche servizio di ematologia per cercare di portare avanti, alla meglio, in modo molto precario l’ambulatorio TAO.
Vogliamo riunire subito il “Gruppo di lavoro” per procedere alla realizzazione dei Centri antitrombotici secondo quanto deliberato dalla ASL oppure facciamo finta che abbiamo fatto una partita a tressette con il morto? C’è, nella dirigenza asl la consapevolezza che si sta giocando con la salute e, qualche volta, anche con la vita delle persone?
Se non ci sarà un incontro a breve,l’AIPA convocherà per la prossima settimana un presidio davanti alla direzione generale della ASL.
Commissario Marchitella gli anticoagulati attendono un segnale di serietà e di impegno efficiente.
Si deve attendere molto?
Frosinone 25 novembre 2015

mercoledì 25 novembre 2015

La natura fa sempre il suo corso

Luciano Granieri


E’ impressionante come la natura distribuisca in modo perfetto le sue risorse negli spazi, nei  luoghi, negli ambienti. Ed è sorprendente assistere a come tali risorse naturali tornino ad impossessarsi di quei luoghi quando  questi gli sono sottratti da eventi imprevisti.  

Solitamente gli eventi imprevisti sono opera dell’uomo che in nome del  profitto ruba gli alvei ai fiumi, le spiagge ai mari, gli alberi ai boschi. Prima o dopo però la natura torna a liberare quei siti  affinchè le risorse deviate, interrotte, sotterrate tornino ai luoghi loro destinati. Quando accade il fenomeno è rabbioso e pauroso. Alluvioni, mareggiate, frane, restituiscono spazi  e luoghi ai loro legittimi fruitori distribuendo spesso morte e sofferenza fra gli umani.  Ma è la natura,  è la naturale distribuzione degli spazi che prima o poi torna alla sia originaria disposizione. Nonostante ci si impegni a deviarne il corso la natura ristabilisce sempre ciò che originariamente aveva predisposto. 

Ciò ugualmente  avviene  per le variegate tipologie di natura umana che abitano il pianeta. Genti dalla diversa pigmentazione cutanea, dalle caratteristiche morfologiche segnate nei millenni dai processi di adattamento all’ambiente in cui vivono, popolano la terra naturalmente, usufruendo delle risorse che essa mette loro disposizione.  

Anche in questo caso se una mano esterna, tenta di depredare il patrimonio di alcune popolazioni, ne impoverisce la terra, l’acqua, l’aria, è naturale che queste si spostino in luoghi dove vivono altre popolazioni, magari quelle stesse che  hanno sottratto loro le risorse e imposto guerre. 

Se, ad esempio,  i bianchi dispongono impunemente dei territori di neri, rossi, gialli è normale che questi  tentino di trovare altri  ambienti necessari alla loro vita, magari invadendo lo stesso territorio dei bianchi. E’  un fenomeno naturale, come l’acqua dei fiumi che abbatte e travolge ciò che impedisce li suo naturale scorrere.  Dunque non ci sono muri, reti, barriere che tengano.  Nonostante rabbiosi rigurgiti di ignoranza e inciviltà tentino di dimostrare e auspichino il blocco di questa  disperata transumanza, la natura deve fare il suo corso, affinchè bianchi, neri, gialli, rossi possano  trovare un ambiente dignitoso dove vivere.

Desidero ringraziare la mia amica fotografa Hadil che mi ha proposto gli scatti con cui ho editato il video. Foto tratte dalla pagina facebook   Arteide

lunedì 23 novembre 2015

Gli attacchi dentro e contro gli ospedali [denotano] un'assenza di principi morali

Aayesha J Soni

Il 12 di novembre verso le 15, circa 20 uomini sono arrivati all'ospedale Al-Ahly di Hebron su due pulmini e sono entrati con una donna sulla sedia a rotelle dichiarando che era incinta. Era una messinscena. Le videocamere del CCTV da dentro l'ospedale hanno rivelato un nutrito gruppo di uomini, travestiti e armati di pistole e di fucili da guerra, che camminava nei corridoi intimando ai lavoratori dell'ospedale di allontanarsi. Più tardi sarebbe divenuto chiaro che questi uomini erano soldati israeliani travestiti [da palestinesi], che erano entrati nell'ospedale con un falso pretesto e con l'obiettivo di eseguire un omicidio extragiudiziario. L'incursione ha determinato l'omicidio del 27enne Abdallah Shalaldah e l'arresto di suo cugino Azzam, che era in cura nell'ospedale.
Un attacco armato dentro un ospedale è una violazione della Convenzione di Ginevra del 1949, che Israele ha sottoscritto fin dal 1950. (Si tratta di un dato di cui anche gli USA, che hanno attaccato recentemente un ospedale afgano,dovrebbero tener conto). Oltre a violare il diritto internazionale, l'incursione israeliana ha distrutto uno degli ultimi luoghi di rifugio possibili per una popolazione stressata soggetta a una violenza coloniale ininterrotta sia nelle case che nelle strade. Con questa ultima azione omicida Israele ha superato ogni limite.
Perché Israele non è tenuto [ad osservare] gli stessi valori di moralità e legalitàAL PARI del resto del mondo? Questa è una domanda che per lungo tempo è rimasta senza risposta, ma questa più recente flagrante violazione è stata condannata da molte associazioni di diritti umani. Physicians for Human Rights Israel (Medici per i diritti umani di Israele), Medici senza Frontiere e Amnesty International sono solo alcune delle autorevoli associazioni che hanno prestato la loro voce al coro di proteste per una simile barbarie.
“Il fatto che a Abdullah Shalaldah abbiano sparato alla testa e nella parte superiore del corpo fa pensare che sia stata un'esecuzione extragiudiziaria, che si è aggiunta a un inquietante modello di comportamento in recenti incidenti simili da parte delle forze israeliane in Cisgiordania che richiedono un'inchiesta urgente”, ha detto Philip Luther, direttore delprogramma di Amnesty International per il Medio Oriente e il Nord Africa. “Le forze israeliane devono immediatamente cessare l'uso intenzionale di armi letali contro persone che non costituiscono un imminente pericolo di vita”. Il mese scorso in un'analoga incursione forze israeliane travestite sono entrate nell'ospedale di Nablus, nel nord della Cisgiordania, e hanno sequestrato uno dei suoi pazienti. Inoltre, la polizia israeliana e le forze speciali hanno più volte fatto incursioni nell'ospedale Makassed sul Monte degli Ulivi nella Gerusalemme Est occupata e hanno rastrellato altri ospedali palestinesi della città. Infatti, secondo il comitato internazionale della Croce Rossa di Gerusalemme, la resistenza tra lo staff dell'ospedale Makassed e le forze di sicurezza che cercavano di entrare nell'ospedale è culminata nell'uso da parte degli israeliani di gas lacrimogeni e di pallottole rivestite di gomma; un membro del personale e un paziente sono rimasti feriti.
Le azioni brutali dell'esercito israeliano corrispondono al comportamento criminale delle autorità politiche di quel Paese. Le truppe hanno seminato morte piuttosto che salvare vite, che è quello che l'equipe del Al-Ahli fa ogni giorno; gli israeliani invece si sono presi una vita e un ostaggio.
È evidente che la risposta di Israele, decisa dai politici, alla resistenza popolare palestinese manca di qualunque limite morale, legale o di altro genere. La politica [israeliana] vuole intimidire la popolazione che vive sotto una brutale occupazione più dura del solito, di inculcare la sottomissione colpendola non solo sul piano fisico ma anche su quello psicologico, per cui la sicurezza non è garantita neanche nei più accoglienti luoghi di rifugio, quali gli ospedali.
Se l'incursione fosse avvenuta praticamente in un qualunque altro Paese, ci sarebbero state accuse di “crimini di guerra” trasmesse insistentemente dai media occidentali. Condanne di massa, risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU e forse persino una marcia guidata dai leader del “mondo libero” avrebbero provocato titoli scandalizzati. Dato che le vittime di simili crimini sono solamente palestinesi e i colpevoli sono israeliani, l'indignazione mondiale è stranamente silente.
La conclusione è che le affermazioni di Israele che i suoi detrattori stanno tentando di “delegittimare” lo Stato sono inutili; le sue azioni, come questa incursione in un ospedale, equivalgono ad un auto-deumanizzazione e pertanto a un auto delegittimazione. La barbarie delle azioni israeliane deve essere smascherata, e distruggere l'inviolabilità degli ospedali è un limite che non dovrebbe mai essere oltrepassato.
Il dr Aayesha J Soni è un medico e vicepresidente del Media ReviewNetwork (MRN) un'associazione con sede a Joannesburg. Segui dr. Soni su Twitter: @AayeshaJ

domenica 22 novembre 2015

Da che parte stare

Severo Lutrario

Perché una parte da cui stare c'è.
Non è quella degli assassini criminali dell'Isis.
Non è quella del G20 che il mostro Isis ha generato con una storia di prevaricazione e violenza.
Non è quella della guerra “esportatrice di democrazia”
e della partita geo-politico-economica giocata nella mezza luna fertile negli ultimi cento anni.
Non è quella dei signori e parvenu della guerra.
E' quella delle vittime.
Dei ragazzi ammazzati un venerdì sera per le strade di Parigi,
come delle migliaia e migliaia di sciiti massacrati mentre erano in preghiera;
dalla parte dei cristiani copti decapitati per la loro fede,
come dalla parte dei nigeriani di qualunque credo ammazzati nel mercato del loro villaggio;
dalla parte dei cristiani e dei yaziti, dei passeggeri di un aereo russo
e dalla parte dei curdi in lotta contro il Califfato e colpiti alle spalle dalla Turchia di Erdogan;
dalla parte di iracheni, siriani, afgani sotto il tallone del califfo e sotto le bombe civilizzatrici,
come dalla parte di chi paga con la vita il non conoscere i versetti del Corano;
dalla parte di iracheni, siriani, afgani in fuga dalla guerra dinanzi al filo spinato ungherese,
come dalla parte degli abitanti di tutte le banlieau del mondo affamati di giustizia.
C'è la parte della guerra.
Quella dell'Isis e del G20
quella dello sfigato della banlieau che cerca la sua rivalsa in un dio assassino
e quella di chi si alimenta di odio e paura, di chi ha bisogno d'avere il “Nemico”.
Quella di Abu Bakr Al Baghdadi, il cosiddetto Califfo
e – scusandomi per il miserabile esempio -
quella di Matteo Salvini, il crociato senza dio, il profeta dell'odio.
Tutti i califfi hanno bisogno dei salvini e tutti i salvini hanno bisogno dei califfi.
E sono loro i maledetti che della guerra si pasciono.
E c'è la parte della pace.
Quella difficile quando è la follia della guerra che impera.
Quando è la guerra che ha prodotto la guerra che ha prodotto la guerra...
… solo la pace produce la pace.
Ed è la pace la parte delle vittime, la nostra parte.
Ma come fare la pace?
Non ho una risposta, ma solo una suggestione.
Proprio quando il califfato proclama la guerra santa,
la “provvidenza” – per chi ci crede – ha posto sul soglio di Pietro
il solo che in settecento anni ha avuto il coraggio o la follia
di chiamarsi Francesco.
E così, nonostante la curia romana, non sarà la croce di Cristo
a segnare gli scudi dell'esercito dei santi cavalieri del mercato.
E' un segno, forse solo un segno.
Non so se un Dio ci sia
ma Francesco c'é
ed è abbastanza.