Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 26 marzo 2011

In piazza per l'acqua pubblica contro la guerra e contro il nucleare

di Fausta Dumano  e Luc Girello

 26 marzo 2011 In piazza:
Per evitare che il profitto di pochi faccia morire di sete 
Per evitare che il profitto di pochi faccia morire di radiazioni
Per evitare che il profitto di pochi faccia morire di  bombe umanitarie.

Noi non vogliamo morire per il profitto di pochi.....La dignità umana passa attraverso il libero acceso all’acqua, attraverso la scelta di un  tipo di energia compatibile con l’eco sistema e non con i dividendi azionari. La dignità e la vita umana valgono molto di più delle azioni delle multinazionali che trafficano con la distribuzione idrica  , che fanno affari con la costruzione  di centrali nucleari o che scommettono sul rialzo del prezzo di petrolio  e gas
La piazza del 26 marzo a Roma ha dettato una nuova agenda politica  ed è da queste necessità ed aspirazioni   della gente comune che un qualsiasi movimento che si dica di sinistra deve ripartire.

I brani che accompagnano le foto sono:
 Tra Cielo e Terra : Cisco e  La Casa del Vento
 Atomica cinese : Modena City Ramblers



Appello: fermiamo la guerra in Libia

 Appello: Sinistra

Dopo una vergognosa campagna mediatica, che ha negato fin dal principio qualsiasi ipotesi di soluzione diplomatica, eccoci oggi sprofondati nel tunnel della guerra. Sotto le bombe muoiono così non solo i cittadini di Tripoli ma gli ideali stessi che hanno portato in piazza tanti giovani nei Paesi arabi.

La prima vittima di una guerra è sempre la verità, perché solo con la menzogna e l’inganno è possibile giustificare l’uso della forza contro i popoli al fine di depredarli delle loro risorse. Anche nel caso della Libia i motivi che spingono gli Stati Uniti, la Francia, la Gran Bretagna e anche l’Italia a far rullare i tamburi di guerra riguardano le immense ricchezze del sottosuolo: gas e petrolio.
In Libia oggi è in corso un’autentica guerra civile, con uno scontro politico tribale e tra fazioni, in cui si mescolano anche le giuste aspirazioni dei giovani a liberarsi da ogni forma di oppressione e di ingiustizia sociale. I tratti autoritari e repressivi del regime di Gheddafi e le violenze degli scontri armati di questi giorni non ci faranno cadere nel tranello bellico. Noi ripudiamo la guerra e affermiamo la nostra contrarietà ad ogni tipo di intervento armato in Libia, ivi compresa la no-fly zone.
Non vogliamo assistere in silenzio ad una nuova “guerra umanitaria”.
Chiediamo l’immediato cessate il fuoco. Facciamo appello alla comunità internazionale affinché si ponga fine ad ogni ingerenza straniera e rilanciamo l’ipotesi di una soluzione diplomatica che veda protagonisti i Paesi del sud del mondo ad iniziare da quelli africani e sudamericani.
Nel pieno rispetto dell’art.11 della nostra Costituzione, chiediamo al Parlamento e al governo di fermare la guerra impedendo l’utilizzo delle basi italiane e di sostenere la soluzione negoziale alla crisi.
Facciamo appello ai movimenti, alle associazioni, ai comitati, alle forze politiche e sindacali e a tutte le cittadine e cittadini affinché si adoperino a far crescere le mobilitazioni unitarie contro la guerra, anche con una grande manifestazione nazionale.


Per aderire all'appello firmare su  fermiamolaguerra@gmail.com

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DOMENICA 27 MARZO DALLE ORE 10 ALLE ORE 13 SAREMO A FROSINONE, PARCHEGGIO DELL’ASCENSORE INCLINATO, PER RIBADIRE IL NOSTRO NO AD OGNI TIPO DI GUERRA.


Partito della Rifondazione Comunista federazione di Frosinone

Giovani comunisti provincia di Frosinone, 
Blog popolare Aut-Frosinone.




La corte di Strasburgo legittima l'omerta' di stato.

di Vittorio Agnoletto



La sentenza della corte di Strasburgo è estremamente grave perché legittima il rifiuto delle istituzioni italiane di ricercare la verità sulla morte di Carlo Giuliani. Lo Stato italiano ha avuto paura ad affrontare un pubblico dibattimento in un'aula giudiziaria.
Infatti dove i processi hanno potuto svolgersi le conclusioni non hanno lasciato dubbi sulle responsabilità delle forze dell'ordine nella gestione dell'ordine pubblico e in gravi atti di violenza: 44 tra forze dell'ordine, guardia di finanza e personale sanitario condannati per le torture di Bolzaneto, 24 poliziotti condannati per la notte cilena della Diaz, numerosi altri poliziotti condannati per violenze di strada a carico di pacifici manifestanti, oltre alla condanna per istigazione alla falsa testimonianza dell'allora capo della polizia.
Il processo per la morte di Carlo Giuliani avrebbe potuto far emergere delle verità "scomode" e ulteriori gravi responsabilità su chi allora gestì l'ordine pubblico; oltre a verificare se fu effettivamente Placanica a sparare o se il giovane carabiniere fu utilizzato per coprire la responsabilità di qualcuno ben più alto in grado.
La Corte di Strasburgo con la sua sentenza ha coperto questa omertà di Stato.
La decisone della Corte risulta ancora più inaccettabile alla luce della sentenza dei giudici genovesi nel processo dei 25: in quella sentenza i magistrati hanno definito "ingiustificato e illegittimo" l'attacco dei carabinieri al corteo autorizzato delle tute bianche, attacco in seguito al quale fu ucciso Carlo Giuliani.
Se l'attacco fu ingiustificato a maggior ragione avrebbe dovuto essere aperta un'inchiesta sulle responsabilità nella gestione dell'ordine pubblico.
Sorge spontanea la domanda su quanto peso abbia avuto la realpolitik sulla sentenza della Corte.
Patetica risulta la pretesa dei rappresentanti del governo di oggi e di allora e di alcuni sindacati di polizia di utilizzare la sentenza odierna per cambiare la realtà di quanto avvenne in quelle giornate genovesi.
Resta una semplice verità oggi ai massimi vertici dei nostri servizi segreti e delle forze dell'ordine vi sono persone condannate in appello per reati gravi: le loro dimissioni restano un obbligo morale e politico

venerdì 25 marzo 2011

Una scommessa partita da Genova

di Roberto Burdese , presidente di Slow Food Italia  www.slowfood.it


Se il 12 e 13 giugno i due referendum contro la privatizzazione dell’acqua raggiungeranno il quorum, potremo veramente iniziare a ragionare di una  nuova stagione della politica nel nostro paese. Ben prima che prenda forma la terza Repubblica ( e con l’incubo che si porti dietro le scomode eredità della prima e soprattutto della seconda), la società civile italiana ha già iniziato a guardare avanti, dimostrando una sorprendente capacità di interpretare i bisogni della collettività. Nonostante le trappole distribuite sul cammino referendario, si avverte forte la sensazione che questa volta il quorum sarà raggiunto e conseguentemente assisteremo ad una larghissima affermazione dei si. In particolare per i due quesiti dedicati all’acqua, sarà  questo l’esito finale di una straordinaria avventura politica che ha poco per volta contagiato tutto il paese e le cui radici si ritrovano in eventi tutt’altro che recenti . Un pezzo importante di questa storia, infatti, la si è iniziata a scrivere almeno 10 anni fa, nelle drammatiche  eppure fondamentali giornate del luglio di Genova: non nelle stanze chiuse del G8, ovviamente, ma nelle sale aperte del social forum dei movimenti e della società civile, che fecero emergere con chiarezza  (e con largo anticipo) quei temi strategici oggi sotto gli occhi di tutti.  Tra questi temi vi era senza dubbio  quello dei beni comuni, minacciati già allora dal liberismo sfrenato e per i quali oggi è giunta l’ora della verità: o si riesce, in questi giorni e in questi mesi di lotte, a salvaguardarne il carattere pienamente pubblico oppure i diritti di accesso e utilizzo saranno appannaggio di una minoranza per molte generazioni a venire.  Acqua, aria, sementi, educazione, salute, fertilità dei suoli, bellezza dei paesaggi , creatività, non si possono privatizzare, devono per forza di cose essere gestite, tutelate, curate,  come beni che appartengono a tutta la comunità. Una appartenenza che non è, però, da intendersi come proprietà, quanto piuttosto come responsabilità:  appartiene a tutta la comunità la responsabilità di gestire questi beni comuni, avendo cura di non sfruttarli eccessivamente, limitandosi a soddisfare  gli effettivi bisogni della collettività, pensando allo stesso tempo alle future generazioni e alla loro possibilità di avere uguali diritti di  quelli garantiti a noi. Ecco dunque che il voto di giugno diventa molto più importante del già rilevante risultato che avrà, nel garantire che l’acqua rimanga un bene pubblico: avremo dimostrato la nostra capacità di organizzarci, come cittadini  e realtà della società civile , per difendere i nostri beni più preziosi, i nostri diritti più sacri. Il cammino di questi anni del Forum italiano, dei movimenti per l’acqua sta facendo vedere anche ai più scettici  che si può diventare soggetto politico decisivo. E non dovremo aspettare troppo tempo o cercare in giro più di tanto per trovate nuove battaglie da affrontare. I movimenti e le organizzazioni della società civile iniziarono a prendere coscienza della loro forza  e della loro importanza a cavallo tra li fine del XX e l’inizo del XXI secolo , tra le manifestazioni di Seattle in occasione dei meeting del Wto e il già ricordato luglio genovese . Qualcuno ha pensato che tutto fosse finito in piazza Alimonda: invece oggi possiamo forse dire che è iniziato da lì. Senza  dimenticare il dolore di chi c’era  e ha subito violenze inaccettabili, guardando indietro a questi dieci anni scopriamo che dagli incontri , dai forum, dalle discussioni di quegli anni sono scaturite una forza e una consapevolezza straordinarie da molte delle organizzazioni che a quell’epoca erano protagoniste o lo stavano diventando . Qualcuno dice “abbiamo perso, ma avevamo ragione”. Io credo che quando si ha ragione non si perde mai e la manifestazione di domani , che apre in grande stile la campagna referendaria per il 12 e 13 giugno, deve anche dire questo. Avevamo ragione , abbiamo ancora ragione , e non è troppo tardi per cambiare . Perché se 10 anni fa dicevamo che “un altro mondo è possibile” oggi forse ci dobbiamo correggere per avvertire che “un altro  mondo è necessario” . E cosa c’è di più giusto che cambiare in meglio questo nostro mondo proprio partendo dall’acqua che copre il 70% della superficie del pianeta ma compone anche il 70% del nostro organismo?



Adesione alla manifestazione del 26 marzo a Roma

da associazione politico culturale "20 ottobre"



“L’Associazione Politico-Culturale “20Ottobre” aderisce alla manifestazione a favore della gestione pubblica dell’acqua e contro nucleare e legittimo impedimento  promossa dal comitato referendario per sabato 26 a Roma”.
A rendere nota l’adesione dell’Associazione è il suo esponente di spicco: Oreste Della Posta.
“ Quella organizzata a Roma è una manifestazione molto importante come fondamentali e di vitale importanza sono i temi in questione. Noi – dice Della Posta – siamo a favore della gestione pubblica dell’acqua che, in quanto bene pubblico, non può e non deve essere gestito da privati che guardano solo ai profitti. È inaccettabile. Così come è inaccettabile che il governo Berlusconi voglia fare del nostro paese, definito più volte il  “giardino d’Europa”, una Nazione nucleare. È davvero anacronistico. Ora , più che mai dopo la decisione della Germania di chiudere le centrali nucleari e dopo il disastro del Giappone. La direzione giusta è quella di incentivare le rinnovabili.”
“ provvedimenti privi di criteri così come lo è il legittimo impedimento: norma ad personam che va nell’interesse del singolo e non del paese”.
“Per questo  - conclude Della Posta- faccio un appello a tutti, ai partiti, alle associazioni, agli uomini e alle donne, perché sabato prossimo scendano in piazza a favore del referendum previsto per il 12 ed il 13 giugno”. 

giovedì 24 marzo 2011

Ci risiamo

 Partito della Rifondazione Comunista federazione di Frosinone 
Giovani comunisti provincia di Frosinone

Ci risiamo, di nuovo alle prese con l’ennesima guerra imperialista, giustificata con il nome di “missione umanitaria”. Ci siamo caduti con l’Afghanistan e l’Iraq e ci ricadiamo con la Libia.
Il Partito della Rifondazione Comunista e i giovani comunisti si dichiarano nettamente contrari ad un'altra corsa al petrolio, camuffata sotto il paravento della difesa, a colpi di bombe, dei diritti civili di un popolo della cui libertà fino a poche settimane fa a nessuno importava niente, non si può difendere un popolo facendo ricorso alla guerra, alle bombe ed alla violenza. 
Rivendichiamo il diritto all’autodeterminazione dei popoli e alla loro sovranità come unico mezzo per contrastare le prepotenze imperialistiche di Stati Uniti e Unione Europea. Inoltre rivendichiamo con forza il pieno rispetto dell’art.11 della Costituzione Italiana.
Questa guerra va fermata subito, va creata una coalizione internazionale di pace che avvii le trattative tra ribelli e regime libico.
Lanciamo questo appello di mobilitazione a tutte le forze politiche, sindacali e sociali, democratiche e antimperialiste, affinché si contrasti ogni forma di intervento militare in Libia.
DOMENICA 27 MARZO DALLE ORE 10 ALLE ORE 13 SAREMO A FROSINONE, PARCHEGGIO DELL’ASCENSORE INCLINATO, PER RIBADIRE IL NOSTRO NO AD OGNI TIPO DI GUERRA.

La situazione ambientale di Anagni nel contesto della alta e media Valle del Sacco

Ufficio stampa Retuvasa

A Colleferro il risanamento ambientale appare per lo più mera propaganda, al di là della messa in sicurezza della fonte di contaminazione di beta-HCH, considerato che l’amministrazione continua a sostenere impiantistica ad alto impatto ambientale, specie legata al ciclo dei rifiuti.

Paliano dimostra grande attivismo nel promuovere il Monumento naturale de La Selva – Mola Piscoli che, orientando in termini opportuni le potenzialità del parco di divertimenti Magic Rainbow di Valmontone, può costituire uno dei primi motori per il rilancio turistico dell’Alta e Media Valle del Sacco.

Il Comune di Anagni, confinante con i precedenti, esercita insieme a Paliano un ruolo chiave nella congiunzione di un’Alta Valle del Sacco pressoché incontaminata e di una Media Valle del Sacco alla ricerca di una nuova identità, che a nostro avviso non può che essere incentrata sul risanamento ambientale, ecodistretti industriali, promozione turistica e valorizzazione dell’agricoltura.

Mentre stenta a decollare a livello regionale e provinciale un disegno coerente in tal senso, l’amministrazione Noto ha mosso alcuni significativi passi in questa direzione a livello locale. Ma anche qui c’è ancora molto da fare.

Ci soffermiamo su alcuni degli aspetti salienti.

Per quanto riguarda lo studio di “Monitoraggio dell’inquinamento per il recupero ambientale della Valle del fiume Sacco” appena presentato pubblicamente, riservandoci di esprimere prossimamente un giudizio più circostanziato, esso non può che valutarsi positivamente nell’ottica di un’analisi strutturale dei terreni e delle acque di una vasta area che, non potendo da sola esaurire le intere problematiche del territorio anagnino, offre una serie di dati di rilievo diretto e indiretto di indubbia importanza.  Ci limitiamo ad aggiungere che sarebbe però stato opportuno un maggior confronto con le associazioni, nella fase iniziale di elaborazione del progetto.

Circa il depuratore consortile, osserviamo che tutto sommato la gestione da parte del Consorzio di Sviluppo Industriale Asi si può forse ritenere il male minore. Tra un ente notoriamente incapace perfino di assicurare la manutenzione delle strade consortili, e un altro soggetto, l’Acea Ato 5, che sarebbe rimasto per anni inchiodato a causa dei contenziosi. Dopo l’aggiudicazione del II lotto con gara d’appalto europea, sembra si stia entrando nella fase finale, quella in cui i reflui industriali si devono collegare a quelli civili per far funzionare un’opera attesa da un ventennio e costata oltre 20 milioni di euro. Riscontriamo un notevole impegno al proposito da parte dell’assessore all’ambiente comunale.

Riguardo alla Marangoni Tyre, oltre al ruolo decisivo del Comune e della Provincia per la bocciatura dell’inceneritore di car fluff grazie a motivazione tecniche supportate da una opportuna linea politica in termini ambientali, in sinergia con la grande mobilitazione messa in atto dalle associazioni ambientaliste anagnine, positiva la difesa di tale linea dai ricorsi presentati dall’azienda. Ricordiamo che anche Retuvasa è presente insieme ad altre associazioni anagnine nelle sedi giudiziarie, così come con altre associazioni nazionali nei vari processi sull’inquinamento della Valle del Sacco. Approviamo l’iniziativa comunale di condurre altri monitoraggi sui terreni risultati contaminati in località “Quattro Strade”, in una cabina di regia con Arpa e ASL. Riteniamo però sarebbe importante anche cercare di convincere l’azienda ad adottare per l’inceneritore di pneumatici un sistema di monitoraggio in continuo i cui risultati non sono alterabili, con medie semiorarie oltre a quelle giornaliere e rimando dei dati ad un pannello sinottico fisso visibile alla cittadinanza e on-line; un Dioxin Monitoring System dal costo del tutto sostenibile che consentirebbe di comprovare o meno la reiterata affermazione del direttore dell’azienda circa l’assoluta estraneità presente e futura dell’azienda all’inquinamento dell’area. Opportuno inoltre che al prossimo rilascio di autorizzazione AIA da parte della Provincia relativa a tale inceneritore vengano ridotti i valori limite di emissione per le diverse sostanze implicate, in conformità all’art. 8.1 del D. Lgs. 18 febbraio 2005 n.59 (Attuazione integrale della direttiva 96/61/CE relativa a prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento).  Tale norma è già stata applicata per gli inceneritori di Colleferro, dopo ripetute infrazioni pregresse. Naturalmente ciò potrebbe avere un significato più strutturale in occasione del varo del Piano di Risanamento Provinciale della Qualità dell’Aria.

Lamentiamo il ritardo nell’installazione del “naso elettronico” nel quartiere di Osteria della Fontana, per cui si è impegnato l’assessore all’ambiente provinciale. Considerato che tutto è ormai tecnicamente predisposto per l’installazione. Peraltro, la proposta dello stesso Prof. Antonio Palleschi, ordinario di Chimica Fisica all’un. di Tor Vergata, di un successivo più sistematico monitoraggio tramite deposimetri con analisi dei dati in convenzione con l’ISS ci sembra offrire una soluzione più radicale. In tale vicenda ci siamo limitati a supportare l’ottimo operato del Comitato di quartiere. 

Ricordiamo che a nostro avviso è essenziale che l’inceneritore di Bonollo Energia non acquisisca nuovi codici di rifiuto che potrebbero notevolmente aggravare l’impatto delle sue emissioni.

Apprezziamo le intenzioni espressaci dal sindaco circa il destino dell’ex deposito militare, acquistato opportunamente dall’amministrazione, ovvero una sua valorizzazione in termini ambientali, culturali e turistici.

Circa impianti legati al ciclo dei rifiuti nella zona di Castellaccio, gravanti in termini di emissioni sull’abitato di San Bartolomeo, ricordiamo gli impegni assunti in passato da diverse forze politiche, e apprezziamo la posizione contraria a tali impianti espressa ufficialmente da alcuni esponenti dell’amministrazione comunale, che ci auguriamo abbiano seguito nei fatti.

In conclusione, rivolgiamo un plauso all’attività delle forze dell’ordine, e in particolare ai nuovi comandi dei Carabinieri di Anagni e Frosinone, che da diversi mesi costituiscono un interlocutore ancora più recettivo ed efficace per le segnalazioni da sempre inoltrate dalle associazioni ambientaliste.    

Viva la rivoluzione araba!

Dichiarazione della Lega Internazionale dei Lavoratori – Quarta Internazionale


Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha votato una zona di non volo ("no fly zone") per la Libia. Questa misura fa parte della risposta dell'imperialismo contro il processo rivoluzionario in Nord Africa e nell'intero Medio Oriente. Per l'imperialismo, l'avanzare della rivoluzione araba è una minaccia molto grave, poiché mette in discussione un pilastro centrale dell'ordine mondiale, la zona in cui si trovano le fonti di petrolio e di gas più importanti del mondo e perché minaccia l'esistenza dello Stato di Israele, il gendarme militare dell'imperialismo in Medio Oriente.
Di fronte al fatto che le rivoluzioni non si fermano, minacciando di estendersi anche all'Arabia Saudita, l'imperialismo ha deciso di intervenire militarmente e contenere il processo ad ogni costo, prima di perdere completamente il controllo. Per ciò, dopo discussioni ed esitazioni, ha votato per un intervento militare in Libia. Ciò è parte di un contrattacco militare coordinato su più fronti, sotto forme diverse, ma con lo stesso obiettivo.
In Bahrein, dove ha sede la Quinta Flotta degli Stati Uniti, di fronte all'occupazione della Piazza principale della capitale da parte delle masse che minacciavano di rovesciare la monarchia, e con la crisi dello stesso esercito dell'emiro, incapace di reprimere efficacemente, l'imperialismo ha deciso di intervenire attraverso le truppe della monarchia saudita e degli Emirati Arabi Uniti, entrambi suoi agenti fedeli. Nello Yemen, sta stimolando la feroce repressione del dittatore Saleh, che solo questa settimana ha fatto più di 40 morti.
La "no fly zone" in Libia  
In Libia, l'imperialismo ha preso la decisione di intervenire militarmente con le proprie forze e sotto la copertura dell'Onu, decretando una "no fly zone" che diventa di fatto una licenza per l'intervento militare. Ciò significa che le forze armate dell'imperialismo attraverso la Nato sono autorizzate ad attaccare qualsiasi installazione militare in Libia.
Al contempo, preoccupato per l'erosione del consenso provocata dai suoi interventi in Irak e dall'occupazione in corso in Afghanistan, l'imperialismo nordamericano ha cercato di trovare un ampio fronte a sostegno del suo intervento militare, coinvolgendo gli altri imperialismi, e la Russia e la Cina, attraverso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, includendo la stessa Lega Araba. Per fare ciò ha utilizzato come scusa il genocidio scatenato da Gheddafi, visible in tutto il mondo sugli schermi televisivi, con i massacri perpetrati dal dittatore. Ma se fosse vera questa motivazione, come spiegare che allo stesso tempo l'imperialismo appoggia le monarchie dell'Arabia Saudita e del Bahrein e il dittatore dello Yemen che stanno reprimendo e assassinando i manifestanti di questi due ultimi Paesi?
Qual è l'obiettivo dell'intervento imperialista? 
Pertanto, dobbiamo essere chiari: se il pretesto di questo intervento militare, sotto l'ombrello dell'Onu, sono i massacri di civili che compie Gheddafi in Libia, la vera ragione è, approfittando dell'indignazione generalizzata contro Gheddafi, tornare a intervenire militarmente in forma diretta in una regione in cui la rivoluzione araba è in pieno svolgimento e assicurarsi il controllo della regione in un punto critico: la Libia.
Tale è il grado di radicalizzazione dello scontro del popolo libico contro Gheddafi, che l'imperialismo interviene per evitare che la guerra civile si estenda e per impedire che la rivoluzione araba si radicalizzi ulteriormente, sia nel caso di una vittoria militare immediata di Gheddafi, che aprirebbe la possibilità di una guerra di guerriglia, sia nel caso di una guerra civile prolungata in un Paese centrale per l'approvvigionamento di petrolio e che potrebbe generare movimenti di appoggio e incendiare tutta l'area.
Con lo stesso cinismo con il quale lo hanno sostenuto per anni, con cui lo hanno ricevuto nelle capitali europee con cerimonie d'onore, ora che la popolazione si è alzata in armi contro il dittatore, le potenze imperialiste sono passate a un'altra tattica: ritirargli l'appoggio per imporre un soluzione che stabilizzi la situazione e imponga i loro interessi, come hanno fatto in passato con Gheddafi, ma controllando direttamente la situazione. Quello che è cambiato per l'imperialismo non sono stati i massacri operati da Gheddafi: è stato lo scoppio di una rivoluzione e di un'insurrezione armata contro il dittatore sostenuta dalla maggioranza della popolazione: è per questo che l'imperialismo necessita di stabilizzare la situazione.
Ma il governo di Obama è preoccupato anche per la situazione politica e per il discredito degli Usa, tanto nei Paesi arabi come all'interno stesso degli Usa, a causa dell'occupazione dell'Irak e dell'Afghanistan. E' per questo che ha provato, prima di espandere il fronte imperialista, a ottenere l'appoggio dei popoli arabi, e di quello libico in particolare, per questo intervento. Da qui anche l'importanza di assicurarsi il sostegno della Lega Araba alla decisione di decretare la zona di non volo.
La reazione degli insorti
All'inizio dell'insurrezione i ribelli hanno catturato un elicottero con ufficiali inglesi che volevano negoziare con loro, ma li hanno subito espulsi. C'era un'ostilità chiara al coinvolgimento dell'imperialismo nella lotta del popolo libico. L'imperialismo sperava che cambiasse questa situazione, approfittando di un calo del morale del popolo libico per i massacri e le sconfitte militari che hanno dimostrato una netta superiorità di armamenti e equipaggiamenti a favore di Gheddafi. Contro i comitati popolari di lavoratori privi di esperienza nel maneggio delle armi prese all'esercito regolare, ci sono le Brigate Khamis, divisioni ben armate e addestrate che combattono per Gheddafi.
L'imperialismo ha approfittato di un momento, della guerra civile, in cui si è avuta un'offensiva delle truppe di Gheddafi contro le città liberate dai ribelli che avevano perso buona parte delle loro conquiste e si sentivano accerchiati. Questo ha creato un atteggiamento di attesa di aiuti esterni da parte del popolo libico minacciato dai massacri di Gheddafi. Al contrario dei primi momenti, quando i comitati popolari respingevano l'intervento imperialista con striscioni e dichiarazioni, ora ci sono espressioni di sostegno popolare all'intervento dell'Onu, alla "no fly zone", che si sono riflesse anche in striscioni a Bengasi.
Dobbiamo denunciare i dirigenti borghesi libici dell'opposizione, che in gran parte provengono dalle file del governo di Gheddafi, che chiedono di sostenere le decisioni dell'Onu e fanno appello apertamente all'intervento militare imperialista con truppe di terra. Questo dimostra come sono disposti a servire da agenti dell'imperialismo e a tradire la rivoluzione libica.
Noi della Lega Internazionale dei Lavoratori siamo al fianco della rivoluzione libica contro Gheddafi, nonostante la posizione proimperialista di vari dirigenti dell'opposizione. E' da questa posizione che vogliamo allertare i manifestanti di Bengasi: le truppe imperialiste, una volta entrate in Libia, saranno i nuovi occupanti del Paesi e la prima misura che prenderanno sarà disarmare i comitati popolari per assicurare che il governo che si formerà in Libia garantisca gli interessi dell'imperialismo. Anche se entrano con i caschi azzurri dell'Onu il loro compito sarà questo. E chiunque si opporrà sarà represso da queste truppe.
La presenza di truppe straniere servirà a garantire all'imperialismo un controllo sulla Libia come quello imposto in Iraq o in Afghanistan. La conferma di ciò ci viene dal sostegno che l'imperialismo fornisce alla sanguinosa repressione in Bahrein e Yemen e che ha lo stesso motivo di fondo: imporre una stabilizzazione fondata sui loro interessi. Per questo siamo totalmente contro questo intervento e chiamiamo gli insorti a ripudiarlo e a combattere la sua presenza. I fatti hanno prodotto due nemici da combattere contemporaneamente: Gheddafi e l'imperialismo che arriva per controllare il Paese utilizzando la maschera dell'"aiuto umanitario" e della "pace". Inoltre, paradossalmente, l'intervento imperialista serve da scusa a Gheddafi per presentarsi come una vittima, e come "difensore della sovranità nazionale".
Due polemiche
In questo momento ci sono due tipi di posizioni nella sinistra che devono essere combattute duramente: attorno a Fidel Castro, Daniel Ortega e Chavez, gli "amici di Gheddafi", si è formata una posizione che afferma che è necessario sostenere Gheddafi perché l'imperialismo gli sarebbe nemico e perché Gheddafi sarebbe antimperialista. Ma questo è completamente falso: l'imperialismo ha sostenuto Gheddafi, lo ha armato e addestrato negli ultimi anni. Inoltre Gheddafi ha detto ai governi imperialisti, ripetendolo ancora durante i combattimenti, che solo lui avrebbe potuto continuare a garantire gli interessi dell'imperialismo rispetto al petrolio, continuare a combattere il terrorismo di Al Qaeda in collaborazione con le potenze imperialiste e continuare a collaborare funzionando come distaccamento della polizia dell'Unione Europea per impedire che gli immigrati "clandestini" dall'Africa arrivino in Europa.
Gheddafi, che in passato, così come la direzione cubana e quella sandinista, ha avuto duri scontri con l'imperialismo (per poi diventarne un socio) sta reprimendo nel sangue le mobilitazioni popolari, a tal punto che ha provocato una guerra civile.
Ma Fidel Castro, Hugo Chávez e Daniel Ortega stanno dalla parte del genocida Gheddafi in questa guerra. Quei dirigenti, che si dicono rappresentanti della sinistra, continuano a difendere un macellaio che era amico dell'imperialismo. Continuano a negare o a dubitare (parlano di guerra mediatica) che vi siano stati gli attacchi contro i civili e le stragi che pure erano visibili su tutti i mezzi di stampa del mondo, su internet, sulle foto trasmesse dai telefonini, ecc. Peraltro proprio lo stesso Gheddafi ha confermato cinicamente che "ha fatto come Israele a Gaza", ovvero massacri genocidi contro la popolazione civile. La realtà è che Gheddafi e la sua pratica genocida hanno dato argomenti all'imperialismo per intervenire militarmente.
Alcuni sostenitori di questa posizione arrivano a dire che la decisione del Consiglio di Sicurezza conferma la loro analisi. Viceversa dobbiamo guardare al di là delle apparenze: se ora tutti gli imperialismi si risolvono a intervenire, con il beneplacito di Russia e Cina, è solo per garantire gli accordi che avevano con Gheddafi perché lui, per quanto vorrebbe, non è più una garanzia.
L'altra posizione nella sinistra che costituisce una grave capitolazione all'imperialismo è quella di coloro che salutano l'intervento dell'imperialismo come una " difesa dei civili", o come un mezzo "per fermare il massacro". Alcuni si limitano a sostenere la "no fly zone" approvata, altri si spingono a sostenere l'intervento diretto, con truppe "di pace", dell'imperialismo. Questi ultimi confidano nelle truppe dell'Onu come portatrici di "pace". La tesi comune è che per fermare il massacro è necessario fare appello alle istituzioni internazionali.
Ma chi propone come soluzione l'intervento imperialista si dimentica di quale è stato il ruolo dell'Onu in Afghanistan, in Palestina, in Iraq e in tutte le occupazioni presunte "umanitarie". Sono gli stessi che vedono in Obama un volto "più umano": nonostante continui l'occupazione dell'Iraq e dell'Afghanistan e a bombardare il Pakistan.
Si tratta di una posizione nefasta perché cerca di convincere i lavoratori a sostenere un intervento imperialista in Libia che sarà la base per l'occupazione e l'oppressione del popolo libico e un avamposto per attaccare l'insieme delle rivoluzioni arabe. Al contrario, è necessario che nei Paesi imperialisti si sviluppi una forte campagna contro l'invio di truppe, smascherando la campagna che stanno facendo per giustificare l'intervento militare, e mobilitandosi contro i governi che partecipano ai piani di occupazione.
La soluzione: la rivoluzione araba 
L'intervento militare imperialista ha come scopo seppellire la rivoluzione: ecco perché chi sostiene la rivoluzione deve contrastare l'intervento. Il nuovo occupante reprimerà chiunque gli si opporrà.
Alle masse libiche dobbiamo ricordare che la loro rivoluzione è parte della rivoluzione araba e per questo incontra un grande sostegno in Nord Africa, in Medio Oriente e tra i lavoratori di tutto il mondo, soprattutto dell'Europa, dove il rapporto è molto stretto per la presenza di una forte comunità di immigrati arabi e del Nord Africa. E' qui, tra i lavoratori e le masse popolari, che bisogna cercare sostegno. Però è necessario trasformare questa solidarietà, sulla quale può contare in tutto il mondo arabo la rivoluzione libica, in forza di combattimento per sconfiggere Gheddafi con l'azione di massa di tutta la regione. Bisogna chiamare alla più ampia solidarietà con la rivoluzione. Nei Paesi arabi il primo compito è quello di pretendere che i governi ritirino l'appoggio all'intervento imperialista approvato dalla Lega Araba. È necessario chiamare alla solidarietà attiva delle masse arabe, con l'invio di armi e volontari per combattere la dittatura assassina di Gheddafi.
In particolare, nei Paesi in cui la rivoluzione ha avuto un forte sviluppo e che sono vicini alla Libia, come Egitto e Tunisia, è necessario denunciare questi governi per la loro posizione attuale e pretendere che ritirino l'appoggio all'intervento votato dalla Lega Araba, e che rompano con il dittatore Gheddafi facilitando l'invio di appoggi in alimenti, medicinali e armi per gli insorti.
L'esempio della guerra civile spagnola, e di quella nicaraguense per rovesciare Somoza, hanno mostrato che quando si tratta di una guerra civile tra due parti, in cui da una parte c'è una dittatura assassina e dall'altra le masse popolari armate, è possibile che attivisti di tutto il mondo si uniscano per combattere a fianco della rivoluzione, con brigate internazionali di appoggio. Soprattutto nel mondo arabo, che vive una rivoluzione, è possibile organizzare migliaia di lavoratori e giovani perché vadano a combattere contro questa dittatura assassina. Questa forza deve avversare, e deve essere pronta a combattere, qualsiasi intervento imperialista che tenti di dominare il Paese e di schiacciare l'insurrezione.
E' anche urgente l'appoggio alla rivoluzione in Bahrein e nello Yemen. La rivoluzione araba è un processo unico, il risultato in ogni singolo Paese influirà sul risultato d'insieme. Il futuro della rivoluzione egiziana e tunisina si gioca anche lì.

mercoledì 23 marzo 2011

l' insognata si è scompaginata nello spazio e nel tempo

di Fausta Dumano

 L' INSOGNATA oggi ha scritto un' altra delle sue avventure surreali......ha trascorso la mattina alla villa comunale, osservando i suoi studenti che realizzavano ''i vagoni BONAVIRI'', quei vagoni rossi , pieni di ruggine,che erano diventati grazie a Cristina ed Ivana, un biglietto poetico,c on i versi che BONAVIRI aveva scritto nel dondolio dei treni.....poi quei vagoni sono stati demoliti.......lei osservava la ricostruzione sul pannello, con la mente ha cominciato a viaggiare, immaginando una storia d' amore consumata in quei vagoni, ricordandosi di quella scritta mai cancellata alla stazione ''C' è CHI IMPIEGA UNA VITA A TROVARE UNA DONNA, A ME SONO BASTATI 1300 KM''.....ha cominciato a pensare da dove  fosse partito, poi all' improvviso ha cominciato a pensare che nei vagoni demoliti c'era anche il diario della loro storia, rapita dall' insognamento ha dato appuntamento a ROBERTO, un altro prof al ristorante vicino scuola. Ha accompagnato ELENA alla stazione, e poi con JESSICA verso il ristorante.....ovviamente chi frequenta l' insognata subisce incosciamente il contagio dell' insognamento . Premesso che FROSINONE non è NEW YORK, l' insognata riesce sempre a smarrirsi....entra nel ristorante, si siede con JESSICA,  allo stesso tavolo dove ci sono due amiche, incontrate per caso, velocemente arriva la ragazza con il blocco notes per l' ordine del menù ''CHE STRANO CHE ROBERTO NON SIA ANCORA ARRIVATO, è partito prima di noi.....''All'improvviso chiede ''MA COME SI CHIAMA QUESTO RISTORANTE????''LUNA ROSSA''Ops per la paletta ROBERTO ci aspetta all'ALBA ROSSA........''Tranquilla non sta solo , gli altri colleghi oggi sono andati tutti all'ALBA ROSSA''.Prende il cellulare''sms scusami ho sbagliato ristorante ,è già arrivata la ragazza per l'ordine ''Di rimando ''FORSE UN GIORNO SALIRAI SULLO STESSO TRENO''Come è ironico, ROBERTO, pensa l'insognata.......Intanto ROBERTO sta ad ALBA ROSSA, preoccupato, pensando che le sia successo  qualcosa, non riesce neanche a mangiare, un 'insalata veloce .......davanti al piazzale della scuola appena vede l' insognata vorrebbe mangiarla viva, lei prova a spiegare ''MA COME TI HO MANDATO PURE UN SMS.....''In quell' istante arriva la prof quella che insogna pure lei che confonde MONTECATINI con CHIANCIANO scoppia a ridere , squilla il cellulare è l' altro ROBERTO........''Il caffè si è raffredato , ti stavo aspettando al bar della villa, non avevo capito che arrivavi all' ora di pranzo ''Solare due ROBERTI nella stessa giornata non è da tutti pensa l' insognata, ma non è colpa sua  accanto alla villa ci sono due bar , accanto a scuola ci sono due ristoranti, insognata come è ha sbagliato semplicemente porta, il problema è che i vagoni erano due , comunicanti, è salita sui vagoni e si è scordata che nel mondo fuori i vagoni non sono comunicanti, ei ha trasorso la giornata in un viaggio  onirico, con film proiettati sulle onde del mare, telecamere che filmano l' infima realtà tra i fili di lana di un materasso, sguardi che frugano nei meandri degli atomi,l' insognata si è scompaginata nelle leggi del tempo e dello spazio.

Giuseppe Bonaviri itinerario letterario fra immagine e poesia

di Luciano Granieri


Ieri presso la Villa Comunale di Frosinone è  stata presentata in anteprima la mostra dedicata allo scrittore poeta siciliano, Giuseppe Bonaviri . L’esposizione dal titolo    “Walking Backwards with Giuseppe Bonaviri literary way, trough image and poetry” (Camminando a ritroso con Giuseppe Bonaviri  itinerario letterario fra immagine e poesia)  presenta una ricca  documentazione raccolta dal Centro Studi Internazionale Giuseppe Bonaviri e da Giuseppina Bonaviri.   Sarà possibile visitare la mostra fino a  domenica 27 marzo. Si è già svolto nel dicembre scorso  un ciclo di eventi dedicato  al celebre scrittore  nato a Mineo in provincia di Catania .  Una manifestazione culturale itinerante  dal titolo“Letture Giuseppe Bonaviri”  . Nello specifico sono stati organizzati  quattro diversi incontri,  presso la sala convegni della Provincia, presso   librerie e associazioni culturali della città dedicati all’attività letteraria del poeta con lo scopo  di riviverne l’opera e la vita. Oggi a due anni esatti dalla morte, Bonaviri  ci ha lasciati il 21 marzo del 2009, assistiamo con piacere e con un pizzico di emozione a questa nuova iniziativa presso la Villa Comunale in cui è possibile accedere ad una vasta e suggestiva documentazione dedicata allo scrittore ciociaro d’adozione,  in cui attraverso fotografie, scritti, oggetti, libri, emerge la reale e immaginaria personalità di Bonaviri. Reale e immaginario apparentemente è un ossimoro, ma nella vita di Giuseppe spesso la realtà diventa immaginario, poesia. Mi fermo qui. Non sarei minimamente in grado di valutare la valenza letteraria di un autore. Sono un accanito lettore ma  riesco solo ad esprimere giudizi  assolutamente soggettivi e per nulla autorevoli su un’opera. Dunque le note che seguiranno sono semplicemente frutto delle sensazioni di un appassionato lettore che ha assistito agli eventi di dicembre e alla mostra che ha avuto inizio ieri.  Il primo elemento ad emergere prepotentemente è la grande partecipazione e coinvolgimento dei giovani durante tutto lo svilupparsi delle manifestazioni. Ciò grazie alla dedizione di Giuseppina Bonaviri figlia dello scrittore e alla sua famiglia,  grazie al  lavoro della giovanissima  dottoressa  Camilla Pulcinelli laureatasi brillantemente con una tesi su Giuseppe Bonaviri, all’inventiva della professoressa, nonché redattrice di Aut, Fausta Dumano,  le quali sono riuscite a trasmettere a giovani e giovanissimi tutta la passione e la lucidità espressiva che trasuda dalle pagine dello scrittore candidato più volte al premio Nobel per la letteratura. La stessa presentazione della mostra ha registrato il coinvolgimento degli alunni delle elementari (quarto circolo di Frosinone), delle medie (Istituto Aldo Moro) e del Liceo Artistico A. Bragaglia. Con molta partecipazione i ragazzi hanno letto pagine e testimonianze su Giuseppe Bonaviri, mentre gli studenti del Liceo Artistico hanno realizzato un quadro. Un'altra aspetto preponderante   è  stato, più che  l’internazionalità di Bonaviri, la sua GLOCALITA’ . Il pupo siciliano e la copertina del libro “O Rio de Pedra”  -versione tradotta in spagnolo del “Fiume di Pietra” - Il carretto siciliano e la versione inglese di “Silvinia”, le foto di Mineo, la sua fida macchina da scrivere e “L’Hystoire incroyable d’un crane” - versione in Francese dell’” Incredibile storia di un cranio” - sono la dimostrazione di come la grandezza dello scrittore riesca a trasformare le sue intime emozioni, l’amore per la sua terra e per i suoi affetti in emozioni e affetti universali. L’amore e la passione per il suo locale diventa patrimonio culturale globale. Ma la sensazione più forte è stata la commozione che ha colto il sottoscritto durante la proiezione della clip a lui dedicata. Il fluire  di immagini commentate da musiche care  allo scrittore,  come la marcetta    “Vecchio Scarpone”  -canzone resa famosa nel primo dopoguerra da Gino Latilla -  i ragazzi affascinati seduti in religioso silenzio attorno allo schermo, hanno determinato un pathos tale che una lacrimuccia è scappata anche a me orso comunista un po’ acido.   Non so  se le sensazioni che ho riportato saranno condivise, ma un cosa è certa; andate a visitare la mostra allestita presso la Villa Comunale fino al 27 marzo, ne vale veramente la pena. Nel video che segue commentato dal brano di Pat Metheney Last train home è possibile avere un piccolo assaggio di ciò che si potrà ammirare dal vivo.  


NON MI RASSEGNO ALLA GUERRA

di Severo Lutrario

 Martedì 29 marzo alle ore 18.00 a Frosinone, presso la sede
dell'U.S.B. e del Coordinamento Acqua Pubblica della provincia di
Froninone, in via Marittima 225, riunione aperta a tutti gli
interessati per programmare iniziative sul territorio contro la
guerra.

Siete inviati tutti ad intervenire e ad estendere l'invito
.


_______________________________

 
E’ ancora e di nuovo guerra.
La primavera sull’altra sponda del Mediterraneo quest’anno era arrivata prima.
Come i gelsomini, in Egitto, Tunisia, Algeria, Libia una fioritura nuova, fatta di giovani che si conoscono in rete, è spuntata in piazza per il pane e la libertà.
Certo, questa fioritura non nasce in un’aiuola dissodata d’un giardino, nasce spontanea nell’oasi del deserto, tra erbe infestanti e predatori. Nulla può assicurarci che non sia una fioritura stagionale
(e il ruolo dei militari in Egitto, il nuovo governo in Tunisia, gli ex ministri di Gheddafi dirigenti “provvisori” degli insorti in Libia, ne sono il sintomo).
Ciò non di meno chi nella vita ha scelto di essere di parte, di essere dalla parte dei diseredati, degli sconfitti e di chi non ha voce, non può che stare dalla parte dei gelsomini, dalla parte di chi chiede
pane e libertà.
Poi avviene che il Colonnello Gheddafi, lo stesso che imprigiona e tortura i migranti africani, lo stesso che manda a morire nel deserto i migranti respinti in mare dalla marina italiana, a differenza degli altri dittatori della regione (come lui, al soldo dell’occidente), non si perora di scatenare la repressione più feroce e sanguinaria contro il suo popolo e scatena un’aggressione fatta con caccia bombardieri, elicotteri, carri armati, artiglieria pesante e mercenari.
E’ guerra. E’ già guerra. E’ guerra civile. E’ l’annuncio di un bagno di sangue con cui il regime che sino a ieri contava le proprie partecipazioni in Fiat e Unicredit punta a diserbare quell’aiuola di
gelsomini.
Che ha fatto, intanto, l’occidente? E’ rimasto a guardare perplesso alla finestra. Non comprende il senso, la direzione e la misura di una fioritura al di fuori degli schemi imposti nell’ultimo decennio dalla coppia di potenza Bush / Bin Laden.
Balbetta incerto di quale sia la strategia migliore, per i propri interessi.
E’ in gioco una nuova geografia mediterranea, è il gioco il petrolio e il gas.
Gli Stati Uniti sono freddi e di fatto subiscono il protagonismo interessato delle europee, Gran Bretagna e, soprattutto, Francia. Nuovo neo-colonialismo?
Non necessariamente.
Un Mediterraneo che non sia “frontiera” è nell’interesse anche dei paesi rivieraschi che subiscono il cuore germanico di un’Europa orientata ad est ed ad ovest ma non a sud...
L’Italia è sempre stata “mediterranea” più che europea, ma la satrapìa del baciatore di mani la relega al ruolo di piattaforma logistica degli altri.
Poi la situazione precipita e le parti, tutte le parti, nel giuoco, riassumo le proprie rassicuranti parti.
E’ guerra.
E’ la guerra umanitaria degli occidentali, mai commossi dalle soluzioni saline delle lacrime degli sterminati in cento angoli del mondo e sempre incapaci di resistere alle lacrime d’idrocarburi. E’ la
guerra santa contro i crociati di chi, meno di ventiquattr’ore prima dichiarava di battersi contro Bin Laden.
E’ la guerra ingiusta di chi in barba agli assediati di Misurata e Bengasi cincischia del mai esistito diritto internazionale e di “Stato sovrano”.
E’ l’operazione di polizia internazionale di chi, prendendo a pretesto l’incolumità della popolazione, è pronto ad ogni danno collaterale per la testa del Colonnello e i pozzi e per qualche base nel nord d’Africa
E’ guerra.
Ed io non mi rassegno alla guerra.
Non mi rassegno alle bombe intelligenti e ai morti ammazzati negli obiettivi militari.
Non mi rassegno al massacro degli insorti che ci sarebbe stato a Bengasi senza l’attacco dei francesi.
Non mi rassegno e sto’ dalla parte delle vittime, di tutte le vittime.
Delle vittime innocenti e delle vittime colpevoli, perché è sempre il boia il peggiore degli assassini.

Il ruolo delle fabbriche di armamenti di Colleferro nella guerra civile libica

da Ufficio Stampa Retuvasa    





Le fabbriche di armamenti storicamente operanti a Colleferro hanno un ruolo da protagoniste anche nella guerra in corso in Libia?
È quanto ci sembra suggerire inequivocabilmente la foto che alleghiamo, con evidenziati i dettagli in questione, pubblicata su La Repubblica del 22 Marzo 2011, pp.10-11. In essi si legge chiaramente la sigla BPD e parzialmente SIMMEL (SIMM). In causa sarebbero, rispettivamente, BPD per le cariche di lancio delle munizioni di artiglieria da 155mm (1-16-84 verosimilmente indica la data del lotto di produzione; due anni prima del raid aereo americano su Tripoli); Simmel per il proiettile.
Il ruolo della Snia BPD di Colleferro, ora in amministrazione straordinaria, nell’aggiramento delle convenzioni internazionali sulle armi di distruzione di massa è stato evidenziato da G. Di Feo, VELENI DI STATO, Milano 2009, BUR, in part. pp.47-48,  232-234. Vendita di armamenti, tra cui anche i 155mm all’Iraq di Saddam Hussein, poi modificati in loco grazie a disegni e test prodotti nei laboratori della Snia BPD, il tutto per costruire alcune delle più tristemente celebri armi chimiche,  utilizzate poi dallo stesso dittatore nella guerra Iran-Iraq.
L’azienda madre di Colleferro aveva un mercato fiorente nel nord Africa, nel Mediterraneo orientale e nella penisola arabica. Come sarebbero arrivati i proiettili da 155mm in Libia? Direttamente o tramite triangolazioni? Probabilmente in modo diretto nel periodo 1980-1986. E anch’essi furono forniti con le modifiche e le istruzioni necessarie a trasformarli in vettori di gas chimici?
Essendo ormai accertato che la Snia BPD fornì all’Iraq proprio nei primi anni ’80 componentistica e tecnologia per assemblare armi in grado di alloggiare sostanze chimiche, è sensata la congettura che ciò sia avvenuto anche in altri paesi.
Come potrebbe essere verosimile anche la vendita di razzi Firos, come già avvenuto in Iraq, per lanciatori MLRS (Multiple Launch Rocket System), razzi con gittata dai 25 ai 30Km, anch’essi modificabili con gas chimici e oltremodo contenenti sub-munizioni che le identificherebbero come cluster bombs.
La stampa nazionale e internazionale dei giorni scorsi pullula di articoli sul cospicuo quantitativo di armi chimiche ancora in mano a Gheddafi, residuo di quanto non ancora distrutto in seguito all’intesa del 2003, quando la Libia riconobbe le proprie responsabilità civili per la strage di Lockerbie e terminò l’embargo stabilito dalla risoluzione 748/92 dell’ONU.
Per quanto riguarda la Simmel, sicuramente non si tratta dell’attuale formazione societaria, ma della vecchia azienda, fondata nel 1948 e acquisita nel 1988 dal gruppo Fiat con successivo passaggio societario alla Simmel Difesa SpA ora di proprietà Chemring Group PLC.
Gli armamenti che si riconoscono nella foto sono proiettili di artiglieria da 155mm con relative cariche modulari, fiore all’occhiello della produzione locale ed ancora nel catalogo on line alcuni anni fa (consultabile solo in area riservata dal 2004), in tre tipologie: standard range, long range, BCR (Bomblets Cargo Round ovvero Cluster Bombs). Lo stesso dicasi per i razzi Firos dei quali 513 unità di ricambio sono state vendute dalla stessa Simmel Difesa SpA all’Arabia Saudita nell’anno 2006 (transazione bancaria su autorizzazione MAE 12457).
Curioso che la legge 185/90, che regola il transito di armamenti, venne approvata proprio in seguito ad uno scandalo derivante dal coinvolgimento della filiale statunitense di una grande banca italiana nella vendita illegale di armi all’Iraq di Saddam Hussein.
Valuteremo l’opportunità di richiedere agli enti preposti che venga istruita un’indagine internazionale volta all’accertamento di eventuali arsenali di armi chimiche situati nei paesi che hanno usufruito della tecnologia bellica proveniente da Colleferro.
Ci auguriamo che i nostri concittadini aprano gli occhi sui perversi destini di morte e di ingiustizia potenzialmente o concretamente legati alle produzioni belliche cittadine.

Colleferro, 23.03.11

Che COSA vediamo oggi?

In provincia di Frosinone mobilitiamoci contro la guerra in Libia

da Associazione politico-culturale 20 ottobre


“Non cadete nel tranello della campagna mediatica orchestrata sulla Libia”.
A parlare è Oreste Della Posta, esponente di spicco dell’Associazione Politico Culturale “20 Ottobre”.
“Lo stesso metodo è stato già usato per giustificare le guerre in Kosovo ed Iraq. Nel segno della usuale ipocrisia:chi oggi demonizza Gheddafi, fino a ieri vi intratteneva relazioni politiche ed economiche. Tante sono le potenze straniere interessate al petrolio ed al gas libico, a partire dall’Italia. Spirano forti venti di guerra.”
“L’Associazione “20 Ottobre” – dice Della Posta – è contro ogni tipo di intervento militare in Libia da parte degli Usa, dell’UE e della Nato. Contro le violenze della guerra civile e l’involuzione autoritaria di  Gheddafi. Noi siamo – spiega – per l’autodeterminazione del popolo libico, senza ingerenze imperialiste”.
“Dobbiamo evidenziare con profondo rammarico – dice – che in provincia di Frosinone non c’è stata nessuna manifestazione di dissenso rispetto ala guerra imperialista che è stata scatenata in Libia. Per questo – conclude Oreste Della Posta- facciamo appello a tutte le forze politiche, a tutti le associazioni, i sindacati, agli uomini ed alle donne di pace, per  mobilitarci tutti insieme, senza se e senza ma, contro questa guerra e per ristabilire la pace e la verità”.

23/03/2011, Frosinone

martedì 22 marzo 2011

Joe Morello il drummer gentile

di Luciano Granieri



It is with great sadness that we report 
Joe's passing on March 12, 2011.
His impact on the world of music 
and on all those whose lives he touched 
will live forever.

Con grande tristezza annunciamo la morte di Joe, sopravvenuta il 12 marzo. Il suo impatto sul mondo della musica e su tutte le persone viventi  che l’hanno incontrato vivrà per sempre.

Questo è l’annuncio che compare sul sito di Joe Morello, l’ultimo batterista della storica  vecchia guardia dei Max Roach, Art Blakey , Philly Joe Jones, Buddy Rich. Morello si è spento nella sua casa di Irvington New Jersey all’età di 82 anni. Il  suo drumming era  veramente particolare. La sua batteria da strumento ritmico poteva trasformarsi in una fonte di armonia soprattutto nell’uso delle spazzole. Paul Desmond, formidabile alto-sassofonista che con Dave Brubeck al piano, Gene Wright al contrabbasso e Joe alla batteria costituì uno dei più grandi quartetti di tutta la storia del Jazz, sosteneva che nessuno come Morello riusciva a dare fluidità alle esecuzioni, con l’uso eccellente delle spazzole, ma anche con le bacchette forniva un supporto ritmico prezioso privo di smagliature  o rolls sopra le righe. Allo stesso modo Dave Brubeck, apprezzava la sua completa disponibilità a percorrere nuovi sentieri armonico-ritmici. Non è un caso che nello storico album “Time Out” inciso dal quartetto nel 1959 Joe Morello accettò la sfida di variare le misure dei brani. Si passa dal classico quattro quarti  al tre quarti di Katy’s Waltz, fino ad arrivare ad un incredibile  e inusuale scansione in cinque quarti del brano forse più famoso della storia del jazz, quel Take Five che prende il nome proprio dal particolare beat di Joe Morello, e che è diventato spesso sigla di jingle pubblicitari. Morello mostra un intuito pazzesco. Riesce sempre a capire e ad anticipare le idee armoniche di chi gli suona accanto. L’ingresso nel famoso quartetto di Brubeck risale al 1957 e segnerà la storia del cool jazz per 11 anni fino al 1968 data delle scioglimento del gruppo. La particolare sensibilità armonica di Morello deriva dai suoi studi e inidrizzi  musicali. Nato nel 1928 a Springfield Massachussets, a causa di una malattia della vista che lo rese ipovedente fin dalla nascita usciva di casa raramente, preferiva dedicarsi agli studi , in particolare alla musica. All’età di sei anni comincia a studiare violino e tre anni più tardi diventa  membro dell’Orchestra Sinfonica di Boston. Sarà violino solista nell’esecuzione del concerto per violino di Mendelsson. Ecco da dove viene la sua straordinaria capacità nell’intuire le variazioni melodiche e armoniche. Fortunatamente per noi e per il mondo dal jazz, ascoltando il suo  idolo ,  il grande violinista Jasha Heifetz , capì che non sarebbe  mai riuscito a suonare come lui e quindi a quindici anni decise di cambiare strumento e inizò lo studio della   batteria. Con lui scompare uno degli ultimi grandi jazzisti della guardia storica. La sua abilità unica nel far volare le spazzole su tamburi e piatti, la sua fluidità e originalità nello swing oltre a segnare in modo notevole l’evoluzione della batteria, rimarranno sempre nella memoria di chi ama questo strumento ma in generale di tutti i musicisti. Ciao Joe

Il primo video mostra  l’ esecuzione di   Take Five del quartetto di Dave Brubeck . Con Joe Morello alla batteria, Gene Wright al contrbbasso, Paul Desmond al sax alto e lo stesso Brubeck al Piano.
Il secondo è una clip di foto in cui si ascolta una stupenda esecuzione di Autumn Leaves Con uno strabiliante Morello alla batteria suonata con le spazzole e il contrabbassista Gary Mazzaroppi.
Buona visione.





domenica 20 marzo 2011

FACCIAMO FRONTE COMUNE CONTRO LA REPRESSIONE !

di Luc Girello

La pratica della violenza gratuita (lo stupro, come la tortura, la mortificazione del corpo e della dignità) è un fatto odioso, comunque e dovunque. Ma ancor più lo è se commesso in una caserma di polizia, in un centro di identificazione, in un carcere, con abuso della posizione di superiorità di chi è preposto alla custodia e nella convinzione che tale ruolo assicuri anche l'impunità (spesso a ragione ché l'esperienza giudiziaria dimostra quanto siano rare le denunce di violenze da parte di chi è ristretto e quante volte i lividi e le lesioni più evidenti siano attribuiti a liti con altri detenuti, a cadute, a fatti precedenti la detenzione...). Eppure accade; e non basta dire che si tratta di casi isolati.      Quando le violenze coinvolgono più persone (come attori o come spettatori indifferenti se non compiaciuti) questo rilievo non può appagare. Le violenze di Bolzaneto, le percosse a Stefano Cucchi, lo stupro del Quadraro - per limitarsi agli episodi più noti - sono (anche) il frutto di una cultura diffusa nella società e nelle forze dell'ordine. È la cultura della diseguaglianza, secondo cui gli "sbandati", i devianti (o presunti tali), i marginali sono "non persone" o, quantomeno, persone prive della pienezza dei diritti, nei cui confronti tutto è lecito. Quando la guerra alla povertà lascia il posto alla guerra ai poveri, questi ultimi diventano inferiori, ostili, nemici. E ciò li espone a ogni forma di sopruso e violenza. Dapprima a livello istituzionale (che senso ha arrestare per un furto di due maglie?) e poi, via via, nei comportamenti e nelle prevaricazioni dei singoli, considerati per lo più, se scoperti, "peccati veniali". Come è accaduto nel caso del Quadraro in cui i carabinieri coinvolti sono stati, prima che la vicenda emergesse sui media, semplicemente "trasferiti altrove e assegnati a compiti di ordine pubblico" (sic!). Se non si coglie questo collegamento nel profondo, il pur doveroso intervento punitivo nei confronti dei singoli non impedirà il ripetersi di fatti analoghi. 

AD UN MESE ESATTO DALLO STUPRO
MERCOLEDI 23 MARZO ORE 19
METRO “A” PORTA FURBA (QUADRARO)
FIACCOLATA CONTRO GLI ABUSI:
LO STATO STUPRA,
(CHI SARA’ IL PROSSIMO?)
FERMIAMOLI!!!


                         Assemblea Contro la Repressione Roma 15 Marzo 2011

Casetta dell'acqua

COMUNE DI FROSINONE
SETTORE AMBIENTE - MOBILITA’-MANUTENZIONI
U.O. SERVIZI AMBIENTALI E IGIENE


LA GIUNTA COMUNALE

PREMESSO  CHE:
-          Nel territorio nazionale da tempo si sta sviluppando una rete di distribuzione di acqua erogata dalla rete idrica e trattata, refrigerata nei gusti naturale e frizzante, che consente la promozione di comportamenti ecologicamente sostenibili, la riduzione dei rifiuti derivanti dalle bottiglie di plastica, e la diminuzione delle emissioni inquinanti causate dalla produzione e trasporto delle bottiglie di acqua minerale;
-          Il Comune di Frosinone intende fornire ai cittadini un nuovo servizio di distribuzione automatica di acqua naturale filtrata, refrigerata e gassata nel rispetto dei parametri di potabilità di cui al D.Lgs. 31/2001, e s.m.i;
-          Tale servizio di distribuzione acqua potabile potrà costituire fonte di risparmio per le famiglie, dovuta al minor costo di acquisto in relazione ai vari prezzi di mercato applicati dai distributori di vendita;
TENUTO CONTO che a tale scopo è possibile procedere alla individuazione, tramite avviso pubblico, del soggetto/ditta specializzata nel settore, che possa fornire in comodato d’uso ed a tempo determinato, tutte le attrezzature e gli impianti necessari per l’erogazione dell’acqua potabile trattata;
RITENUTO che la proposta dovrà contenere i seguenti elementi minimi e indispensabili, indicati nello schema di avviso pubblico allegato alla presente proposta e che ne forma parte integrante e sostanziale:
-          Dovrà essere utilizzata esclusivamente acqua proveniente dalla rete pubblica comunale ed erogata  previa filtrazione, refrigerazione e con possibilità di essere addizionata ad anidride carbonica per renderla gassata;
-          L’impianto dovrà essere tipo self service a gettoniera o chiavetta ricaricabile e dovrà essere inserito sotto il profilo architettonico nel contesto ambientale ove verrà collocato;
-          L’affidatario del servizio, dovrà individuare in contraddittorio con il Comune, il sito idoneo per l’installazione di almeno un’ impianto, procedere alla installazione e fornitura delle attrezzature dell’impianto erogatore, garantire la copertura assicurativa per tutto il periodo di locazione, procedere all’adeguata pubblicizzazione e comunicazione dell’iniziativa, valutare la possibilità di ampliamento della rete il altre zone della città;

CONSIDERATO che tale iniziativa, oltre a raggiungere lo scopo ambientale e di benessere per i cittadini, costituisce altresì una fonte di risparmio per le famiglie;
CHE i costi dell’impianto e di gestione, a carico del proponente, saranno finanziati direttamente dai proventi di prelevamento dell’acqua erogata e che pertanto, per l’Amministrazione Comunale  l’iniziativa avverrà ad invarianza di spesa;
VISTI i pareri favorevoli espressi ai sensi  dell’art. 49 del T.U.EE.LL. 18-08-2000, n. 267 dal Dirigente del settore proponente, Arch. Claudio Ferracci, in ordine alla regolarità tecnica dell’atto e dal Dirigente del Settore Finanze, Dott. Andrea Manchi, in ordine alla regolarità contabile;
Con voto unanime, espresso in forma palese e per alzata di mano

DELIBERA
1.        di approvare, per i motivi espressi in narrativa, lo schema di avviso pubblico, che forma parte integrante e sostanziale del presente atto, per la realizzazione di almeno un impianto per la produzione e distribuzione di acqua naturale e gassata;
2.        di incaricare il Dirigente del Settore Ambiente, Mobilità e Manutenzioni, per le procedure da eseguire per l’applicazione dell’avviso pubblico sopra citato e successivamente per la stipula del relativo contratto, dando informativa alla Giunta Comunale circa l’esito del procedimento;
3.        di stabilire che la presente iniziativa non comporta impegno di spesa per l’Ente;
4.        con successiva e separata votazione unanime, espressa in forma palese, dichiarare la presente urgente ed immediatamente eseguibile, ai sensi dell’art. 134, 4° comma, del T.U. 18-08-2000, n. 267;      

___________________________________________________________________________

Allegato  alla deliberazione G.C. n. 107/2011   del 10 marzo 2011



COMUNE DI FROSINONE
SETTORE AMBIENTE - MOBILITA’-MANUTENZIONI
U.O. SERVIZI AMBIENTALI E IGIENE
                                                                 
AVVISO PUBBLICO PER L’AFFIDAMENTO DELL’INCARICO DI REALIZZAZIONE IMPIANTI DI EROGAZIONE DI ACQUA PUBBLICA NATURALE REFRIGERATA E  GASSATA.

IL DIRIGENTE

RENDE NOTO

Il Comune di Frosinone intende realizzare uno o più impianti di erogazione d’acqua pubblica naturale refrigerata e refrigerata gassata, aventi tecnologie avanzate ed inseriti in  un  contesto architettonico idoneo all’ambiente ove  verrà collocato.
L’iniziativa è finalizzata alla sensibilizzazione dei cittadini rispetto alla qualità dell’acqua erogata dalla rete idrica per il consumo umano, alla promozione di comportamenti ecologicamente sostenibili, alla riduzione dei rifiuti derivanti dalle bottiglie di plastica, e la diminuzione delle emissioni inquinanti causate dalla produzione e trasporto delle bottiglie di acqua minerale;

FINALITÀ:
Il presente avviso pubblico è finalizzato all’individuazione di Soggetti/Ditte specializzate nel settore che forniscano per un tempo determinato da dieci a  quindici anni, tutte le attrezzature e gli impianti necessari per l’erogazione di acqua potabile trattata.

OFFERTA E IMPEGNO:
Il fornitore dovrà impegnarsi a fornire:
-          la struttura e la sua installazione, destinata ad ospitare l’impianto erogatore dell’acqua pubblica;
-          l’impianto di erogazione dell’acqua pubblica e la sua installazione, completo di sistemi di filtrazione, refrigerazione e rasatura;
-          le utenze di acqua e luce;
-          il servizio di manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti nonché garantire il decoro, la pulizia e l’igiene dell’area destinata all’impianto;
-          provvedere alle operazioni di predisposizione dell’area individuata per l’impianto, curando eventuali scavi e sbancamenti, con il carico e trasporto per il recupero e/o smaltimento dei materiali di risulta;
-          la piastra di fondazione necessaria per l’installazione della struttura;
-          posizionamento e fornitura dei pozzetti a perdere con griglie in ghisa e tubazioni di raccordo;
-          polizza assicurativa per la copertura dei danni da responsabilità civile e per episodi di vandalismo;

Il Comune di Frosinone si impegna a:
-          individuare in contraddittorio con il fornitore, una o più aree pubbliche o aperte al pubblico, caratterizzate da comodo e intenso flusso di passaggio e circolazione, ove posizionare la struttura contenitiva e l’impianto di erogazione dell’acqua pubblica;
-          predisporre la predetta area dei necessari allacciamenti idrici, di scarico ed elettrici;
-          concedere le necessarie autorizzazioni e/o permessi di utilizzo e occupazione del suolo pubblico;




REQUISITI E DOCUMENI DA PRESENTARE
I soggetti interessati, unitamente alla richiesta di partecipazione, dovranno presentare i seguenti documenti:

1) Dichiarazione in carta libera, accompagnata da copia del documento d’identità del legale rappresentante, da cui risulti:

a.       Il possesso dei requisiti soggettivi e la capacità tecnica ad effettuare le attività che s’individuano nella proposta di gestione del concorrente;
b.       di essere iscritto alla C.C.I.A.A. per il settore di attività, indicando i soggetti aventi legale rappresentanza e che l’impresa/ditta non si trova in stato di fallimento, di liquidazione coatta amministrativa, d’amministrazione controllata o di concordato preventivo e che non sono in corso procedimenti per la dichiarazione di tali situazioni;
c.       di aver effettuato sopralluogo, con l’assistenza del tecnico incaricato dell’Amministrazione Comunale, nei luoghi ove verrà proposto l’installazione dell’impianto;

2) Una relazione nella quale dovranno essere indicati il materiale e la strumentazione proposta in locazione, la durata della locazione che non potrà essere superiore a quindici anni, i costi di locazione, il costo di erogazione dell’acqua al pubblico, eventuale ripartizione dei proventi economici ed eventuali proposte migliorative relativamente al servizio che l’Amministrazione vuole rendere alla cittadinanza.

MODALITÀ DI PARTECIPAZIONE:
In relazione a quanto in precedenza precisato, i soggetti interessati potranno presentare la propria offerta in busta chiusa indirizzata a: Comune di Frosinone - Settore Ambiente, Mobilità e Manutenzioni – U.O. Servizi Ambientali e Igiene - Piazza VI dicembre, 03100 Frosinone.
Il plico contenente l’atto di partecipazione dovrà essere recapitato, come detto in busta chiusa, all’Ufficio del protocollo generale del Comune entro il termine perentorio delle ore 12.00 del 4 aprile 2011, con l’indicazione del mittente e deve recare nella facciata anteriore la dicitura “Avviso Pubblico per l’affidamento dell’incarico di realizzazione impianti di erogazione di acqua pubblica naturale refrigerata e  gassata.”

AGGIUDICAZIONE
Il soggetto che, a insindacabile giudizio di questa Amministrazione, avrà presentato l’offerta maggiormente rispondente agli interessi dell’Ente, sia sotto l’aspetto economico che rispetto alla qualità del servizio offerto, agli elementi migliorativi e rispetto alla proposta del presente avviso pubblico, verrà successivamente invitato alla sottoscrizione del relativo contratto di servizio.

PUBBLICITÀ E INFORMAZIONE DELL’INIZIATIVA :
Al fine di rendere nota l’iniziativa, copia del presente avviso pubblico, oltre all’affissione all’albo pretorio del Comune, verrà pubblicato sul sito internet www.comune.frosinone.it .
Per ulteriori informazioni è possibile contattare la Segreteria del Settore, telefono: 0775/265486 - fax: 0775/265510 - e-mail: servizi.ambientali@comune.frosinone.it

                                                                                                         

                                                                               
                            IL DIRIGENTE
                        Arch. Claudio Ferracci