Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

mercoledì 23 marzo 2011

Il ruolo delle fabbriche di armamenti di Colleferro nella guerra civile libica

da Ufficio Stampa Retuvasa    





Le fabbriche di armamenti storicamente operanti a Colleferro hanno un ruolo da protagoniste anche nella guerra in corso in Libia?
È quanto ci sembra suggerire inequivocabilmente la foto che alleghiamo, con evidenziati i dettagli in questione, pubblicata su La Repubblica del 22 Marzo 2011, pp.10-11. In essi si legge chiaramente la sigla BPD e parzialmente SIMMEL (SIMM). In causa sarebbero, rispettivamente, BPD per le cariche di lancio delle munizioni di artiglieria da 155mm (1-16-84 verosimilmente indica la data del lotto di produzione; due anni prima del raid aereo americano su Tripoli); Simmel per il proiettile.
Il ruolo della Snia BPD di Colleferro, ora in amministrazione straordinaria, nell’aggiramento delle convenzioni internazionali sulle armi di distruzione di massa è stato evidenziato da G. Di Feo, VELENI DI STATO, Milano 2009, BUR, in part. pp.47-48,  232-234. Vendita di armamenti, tra cui anche i 155mm all’Iraq di Saddam Hussein, poi modificati in loco grazie a disegni e test prodotti nei laboratori della Snia BPD, il tutto per costruire alcune delle più tristemente celebri armi chimiche,  utilizzate poi dallo stesso dittatore nella guerra Iran-Iraq.
L’azienda madre di Colleferro aveva un mercato fiorente nel nord Africa, nel Mediterraneo orientale e nella penisola arabica. Come sarebbero arrivati i proiettili da 155mm in Libia? Direttamente o tramite triangolazioni? Probabilmente in modo diretto nel periodo 1980-1986. E anch’essi furono forniti con le modifiche e le istruzioni necessarie a trasformarli in vettori di gas chimici?
Essendo ormai accertato che la Snia BPD fornì all’Iraq proprio nei primi anni ’80 componentistica e tecnologia per assemblare armi in grado di alloggiare sostanze chimiche, è sensata la congettura che ciò sia avvenuto anche in altri paesi.
Come potrebbe essere verosimile anche la vendita di razzi Firos, come già avvenuto in Iraq, per lanciatori MLRS (Multiple Launch Rocket System), razzi con gittata dai 25 ai 30Km, anch’essi modificabili con gas chimici e oltremodo contenenti sub-munizioni che le identificherebbero come cluster bombs.
La stampa nazionale e internazionale dei giorni scorsi pullula di articoli sul cospicuo quantitativo di armi chimiche ancora in mano a Gheddafi, residuo di quanto non ancora distrutto in seguito all’intesa del 2003, quando la Libia riconobbe le proprie responsabilità civili per la strage di Lockerbie e terminò l’embargo stabilito dalla risoluzione 748/92 dell’ONU.
Per quanto riguarda la Simmel, sicuramente non si tratta dell’attuale formazione societaria, ma della vecchia azienda, fondata nel 1948 e acquisita nel 1988 dal gruppo Fiat con successivo passaggio societario alla Simmel Difesa SpA ora di proprietà Chemring Group PLC.
Gli armamenti che si riconoscono nella foto sono proiettili di artiglieria da 155mm con relative cariche modulari, fiore all’occhiello della produzione locale ed ancora nel catalogo on line alcuni anni fa (consultabile solo in area riservata dal 2004), in tre tipologie: standard range, long range, BCR (Bomblets Cargo Round ovvero Cluster Bombs). Lo stesso dicasi per i razzi Firos dei quali 513 unità di ricambio sono state vendute dalla stessa Simmel Difesa SpA all’Arabia Saudita nell’anno 2006 (transazione bancaria su autorizzazione MAE 12457).
Curioso che la legge 185/90, che regola il transito di armamenti, venne approvata proprio in seguito ad uno scandalo derivante dal coinvolgimento della filiale statunitense di una grande banca italiana nella vendita illegale di armi all’Iraq di Saddam Hussein.
Valuteremo l’opportunità di richiedere agli enti preposti che venga istruita un’indagine internazionale volta all’accertamento di eventuali arsenali di armi chimiche situati nei paesi che hanno usufruito della tecnologia bellica proveniente da Colleferro.
Ci auguriamo che i nostri concittadini aprano gli occhi sui perversi destini di morte e di ingiustizia potenzialmente o concretamente legati alle produzioni belliche cittadine.

Colleferro, 23.03.11

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