Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 13 agosto 2016

Senato virtuale e Senato esiziale

Luciano Granieri





Nei  rari momenti in cui si discute nel merito della riforma Renzi-Boschi, un ruolo preponderante rivestono le riflessioni   sul   potere del nuovo Senato. Un'assise , ridotta nella sua composizione a 100 membri, in luogo dei 315 attuali, non eletti dal popolo ma dai consiglieri regionali,la cui possibilità di incidere nella formazioni delle leggi è notevolmente diminuita. 

Ma siamo sicuri che l’attuale Senato,quello descritto nella Carta del ’48 e che si vuole cambiare   abbia reali poteri,  così come gli organi parlamentari delle altre Nazioni,  espressione delle sovranità popolari? In Europa, ad esempio,  da quando  il processo decisionale sulle questioni cruciali è stato affidato alla burocrazia di Bruxelles,  e ai poteri finanziari che rappresenta, le Camere elettive   nazionali non contano più nulla.  

A tal proposito, è utile richiamare la figura del Senato virtuale così come la descrive lo scrittore Noam Chomsky. Secondo il saggista americano i senatori che lo compongono sono prestatori di fondi, investitori internazionali, che continuamente intervengono sulle politiche dei diversi Paesi e le condizionano. Se tali politiche sono contrarie ai propri interessi i senatori virtuali votano contro, determinando fughe di capitali, attacchi speculativi e altre manovre a danno  delle istituzioni nazionali e in particolare del loro Stato Sociale.  

Tanto più è forte la valenza democratica e di partecipazione dei popoli ai propri destini, tanto più è virulento l’attacco speculativo. Il  disprezzo per la democrazia è totale come si è reso manifesto nelle vicende della Grecia di Tsipras . Nel 2015 si ebbe una feroce reazione all’idea stessa che il popolo greco potesse determinare le sorti della propria vita esprimendosi in un referendum contro il memorandum imposto dalla Troika.  All’indomani, del rifiuto da parte dei  greci dello politiche lacrime  sangue dettate da Unione europea, Bce, Fmi,  si registrò il voto contrario dei senatori virtuali attraverso una corposa fuga di capitali dalle banche greche. Sciagura  che costrinse  le istituzioni elleniche, per evitare un tracollo immediato,  e una povertà ancora più crudele,  a ignorare l’espressione democratica dei propri cittadini e soccombere alla volontà della comunità finanziaria. 

In realtà questa fantomatica  istituzione internazionale, non eletta da nessuno, oltre che il potere di condizionare le politiche nazionali, ha la prerogativa di incidere nel le dinamiche di regolazione democratica  inscritte nelle varie Costituzioni.  Depotenziamento, se non annullamento, della sovranità popolare, accentramento assoluto del potere decisionale, questi i principali diktat ai nuovi  costituenti.

 La riforma Renzi-Boschi recepisce in pieno tali prescrizioni. La più evidente si esprime con  l’espropriazione dell’elezione dei Senatori ai cittadini. La seconda  si realizza con l’accentramento della prerogativa legislativa in capo al Governo, il quale è padrone assoluto della Camera.  Questo iter in realtà si realizza, non solo perché l’Esecutivo  attivando la clausola di supremazia statale può imporre disegni  di legge agli enti locali, in barba alla tanto decantata prerogativa di territorialità del Senato, ma anche perché il Senato può a maggioranza assoluta richiedere alla Camera di procedere all’esame di ogni progetto di legge. 

La Camera si pronuncerà entro 6 mesi dalla data di deliberazione del Senato. Cosa accadrebbe se, soprattutto nei casi di norme complesse  che richiedono di essere disciplinati con provvedimento diversi (i decreti millerproghe ad esempio)  le  Camere non si accordassero sul procedimento da seguire. Cosa accadrebbe se non fossero rispettati i tempi previsti?  Saranno i presidenti di Camera e Senato a risolvere i numerosi casi controversi . Ma manca una norma che possa dirimere i conflitti tra di loro. Il che renderà certo l’incremento di ricorsi alla Corte Costituzionale sulla divisione delle competenze, fino alla probabile paralisi del Parlamento.  

La conseguenza sarà il quasi totale trasferimento al Governo dell’attività legislativa,  eventualità prevista e ribadita nel nuovo testo.  Si realizzerà così, né più e né meno, quanto auspicato dai membri del Senato virtuale, cioè gli investitori internazionali i quali, per vedere realizzati i loro interessi  nel nostro Paese, non avranno bisogno di ricorrere ad attacchi speculativi e o ad altri stratagemmi simili.  Ergo  se proprio si vuole sabotare, provare ad ostacolare i giochi del Senato virtuale è necessario bloccare il  nuovo Senato della Riforma Boschi-Renzi e votare No  a tutto il suo dispositivo. 

E se  si volesse neutralizzare  anche il senato virtuale? Bisognerebbe limitare se non abolire  la liberalizzazione dei movimenti di capitali,  ma questa è un’altra storia e attiene alla narrazione antiliberista e anticapitalista.


venerdì 12 agosto 2016

Colleferro, riparte il processo inceneritori: il Tribunale di Roma faccia giustizia.

 Rete per la tutela della Valle del Sacco. Retuvasa


Del processo inceneritori a Colleferro se ne erano perse le tracce, dopo la decisione con la quale il Tribunale di Velletri aveva dichiarato nell’udienza di fine marzo 2015, dopo quattro anni tra fase preliminare e dibattimentale, la propria incompetenza territoriale in favore del Tribunale di Roma.
Il 16 luglio dello scorso anno in Prefettura a Frosinone in occasione della nostra audizione presso la Commissione Bicamerale sul traffico illecito di rifiuti e sullo stato delle bonifiche ci erano state chieste notizie del processo e noi avevamo semplicemente ribaltato la richiesta alla Commissione medesima.
In realtà il Tribunale di Roma ha lavorato in quest’anno e con i documenti a disposizione comprese le intercettazioni di allora, ha riattivato il procedimento giudiziario con gli avvisi a comparire per imputati e parti offese all’udienza preliminare che si terrà il 12.10.2016 alle ore 10.00 presso il Tribunale di Roma in Via Golametto n. 4, Aula B.
I reati contestati dalla Direzione distrettuale Antimafia che prevedono il rinvio a giudizio artt. 416, 417 c.p.p., sono per 28 soggetti tra dirigenti e legali rappresentanti legali del 2008 degli due società di gestione degli inceneritori, Mobilservice ed EP Sistemi società dell’ex Consorzio GAIA, i legali rappresentanti di alcune società di certificazione analisi dei rifiuti, di controllo delle emissioni da remoto, di intermediazione, l’allora procuratore di AMA e il responsabile della raccolta multimateriale presso l’impianto AMA di Rocca Cencia.
Assolutamente rilevante l’applicazione dell’art. 416, associazione per delinquere, ai capi di imputazione formulati nei confronti dei dirigenti di allora degli impianti, in relazione ai delitti di traffico illecito di rifiuti, falso in analisi e formulari, reati informatici e di truffa in Colleferro ed altre località dal 2005 al 2008. Da tener presente che alcuni di loro ancora ricoprono cariche chi nel Consorzio GAIA, ancora in Amministrazione Straordinaria, chi nella gestione degli impianti di Colleferro e ci chiediamo quotidianamente se ciò sia possibile, lecito o quanto meno, opportuno!.
Infine è stato anche riammesso come parte offesa il GSE, stralciato nel procedimento precedente, per un danno allo stesso di oltre 40 milioni di euro pari al contributo che l’Ente erogava sotto forma di valorizzazione economica dell’energia prodotta e fornita dagli impianti.
Rileggendo le intercettazioni allegate al procedimento c’è da rabbrividire, non sono passibili di interpretazioni le frasi di alcuni degli imputati, ne delineano ruoli e responsabilità nella gestione criminale degli impianti. Si sono persi cinque anni ma ci auguriamo che il Tribunale di Roma recuperi questo tempo e faccia giungere a conclusione il processo, prima delle eventuali prescrizioni di rito, per restituire giustizia agli abitanti di un territorio fortemente compromesso dal punto di vista ambientale e sanitario.
Potenti interessi puntano a fare profitto ad ogni costo sullo smaltimento dei rifiuti, il quadro descrittivo che emerge dalle inchieste e dal processo ci fornirà dunque informazioni essenziali a fare le scelte necessarie per realizzare un ciclo di gestione dei rifiuti a garanzia della salute delle persone e dell’ambiente, fondato sui principi della riduzione, del riciclo e del riuso.

giovedì 11 agosto 2016

Ciociaria la land of drummer che fu

Luciano Granieri


Impazza l’estate ciociara di musica e fotografia  per citare il “cantante”. Non c’è che dire, folk, rock, jazz, festival delle chiacchiere, a cui i ragazzi dei conservatori hanno fatto da spalla, hanno riempito le piazze di note e noie. Tutto bello, ma un po’ in ribasso. Atina jazz, dopo i fasti  del passato , culminati con il concerto di Ornette Coleman, eroe del free jazz , pur offrendo un cartellone di tutto rispetto,  quest’anno ha mostrato  il fiato corto. Anche Liri Blues non è al massimo. Addirittura Il  bluesman  Eric Bibb ha dovuto subire l’irrispettosa intrusione, durante la sua performance,   di  fuochi d’artificio esplosi  da improvvidi sposini. E’ stato costretto a  smettere di suonare  in paziente  attesa che gli spari di nozze terminassero. Eppure c’è stato un tempo in cui  la nostra terra ha ospitato musicisti straordinari, oltre che ad Atina jazz e Liri Blues,  anche in altre manifestazioni. In particolare la kermesse, Colfelice Blues ha portato in terra ciociara  batteristi leggendari. Fra il 2009 e il 2011 il festival  ha ospitato fra Colfelice, Alatri e Monte San Giovanni Campano, drummer del calibro di Carl Palmer, Billy Cobham, e Dave Weckl  oltre che gli straordinari Horacio “El Negro” Hernandez, batterista di Carlos Santanta,  Marco Minnemann,   Virgil Donati, inventore del metodo di utilizzo del doppio pedale, collaboratore di jazzisti come George Cables e Branford Marsalis . Drummer che hanno tenuto delle apprezzate clinics cui anche il sottoscritto, ha partecipato. Nonostante dalle parti di Palazzo Chigi si continui a dire che  siamo usciti dalla crisi è un fatto che certe straordinarie kermesse sono sparite, proprio per la cronica mancanza di fondi che colpisce gli enti locali . Escluso il comune Capoluogo evidentemente, il quale si permette di spendere 75 mila euro per il festival delle chiacchiere celebrative del sindacorum latinorum e dei sui valletti,  con i ragazzi del conservatorio che fanno da spalla, 25 mila euro per rievocazioni religiose e altri svariate migliaia di euro per sbicchierate teatrali e folkloriche mentre i servizi ai cittadini sono inesistenti  e la povertà aumenta. Tornando a ciò che interessa questa trattazione, cioè alla Ciociaria like a land of drummer,  pubblichiamo di seguito tre video relativi ai festival del 2009, 2010 e 2011. Nel 2009 ad Alatri era di scena il gruppo del chitarrista Mike Stern alla guida di un quartetto comprendente, oltre a Stern, Bob Franceschini al sax tenore, Tom Kennedy al basso e uno straripante Dave Weckl alla batteria. Le soluzioni  ritmiche di Weckl sono sontuose. Sempre ad Alatri nel 2010 si esibiva  una  leggenda  della batteria Billy Cobham. L’autore di Spectrum era alla guida di un gruppo comprendente lo stesso  Cobham  , Jean Marie Ecay alla chitarra, Fifi Chayeb al basso, Junior Gill alle percussioni e allo steel pan, Cristophe Cravero alle tastiere, così come alle tastiere suonava  Camelia Ben Naceur. Nel 2011 è stata la volta di un’icona del prog-rock. Carl Palmer protagonista con Keith Emerson, purtroppo scomparso di recente, e Gregg Lake dei mitici Emerson Lake & Palmer. Il batterista si è esibito a Monte San Giovanni Campano alla guida di un trio comprendente i giovani talentuosi Paul Bielatowicz alla chitarra e Simon Fitzpatrick al basso. I video sono stati girati dal sottoscritto. Un estasiato appassionato il quale era più attento a non perdersi una battuta dei suoi maestri, che a curare la qualità della ripresa. Per cui, sia le immagini che li sonoro,  non sono il massimo visto che a disposizione avevo la mia a storica piccola videocamera a dischetti, strumento tutt’altro che professionale. Comunque  l’intento  dei video è proprio quello di rendere le emozioni di chi sta assistendo all’esibizione dei propri  celebrati beniamini, speriamo di esserci riuscito.  

Good Vibrations.








mercoledì 10 agosto 2016

Ragionamenti sul "combinato disposto"

Luciano Granieri



Dopo le ultime elezioni amministrative il partito del 41% è diventato il partito delle 41 fetecchie. Un bel problema, visto che il famoso “combinato disposto” (legge elettorale-riforma costituzionale) era stato concepito dal partito del 41% per il partito del 41%. Mo’ ci sta il partito delle 41 fetecchie. Non va bene. 

Qualche giornalista, a libro paga dei giornaloni, aveva già subodorato l’impiccio subito dopo le elezioni , ma quando a tuonare contro il “combinato disposto” è stato   Re Giorgio  Napolitano, monarca assoluto delle riforme ultraliberiste, Renzi e la sua congrega di servi hanno dovuto seriamente preoccuparsi. Secondo Re Giorgio con il “combinato disposto attuale” visto che il partito del 41% è diventato il partito delle 41 fetecchie, si rischia seriamente di dare in mano ai grillini, Governo, Presidente del Consiglio, Presidente della Repubblica, Giudici Costituzionali e tutto il cucuzzaro . “Giammai!!!! Non si può consegnare  il Paese   ad un’accozzaglia di sbarbatelli istituzionalmente ignoranti ….. loro. 

Che  fare? (non scusate così è troppo comunista).  Ripeto.   Che si fa? La riforma  costituzionale non si può toccare. Renzi  e la Boschi c’hanno messo la faccia, fra esautorazione in commissione al Senato,   super canguri, evocazione di tragedie carestie e terremoti, in caso di fallimento del referendum,  con che coraggio si andrà a  dire agli Italiani -a settembre, ottobre, novembre, dicembre o quando sarà  - non votate la nostra riforma perché ci siamo sbagliati. Poi J.P. Morgan si inalbera. 

Dunque tocca all’Italicum soccombere . Proprio quella legge elettorale per cui già il giorno dopo la consultazioni si sa chi ha vinto. Appunto.  Il  problema è che vincono quegli altri. Oddio anche per l’Italicum si è assistito ad epurazioni  dei dissenzienti in commissione, questa volta alla Camera, e ad un’approvazione a colpi di fiducia.  Ma per votare quella  legge elettorale che tutti ci invidiano  si può tranquillamente derogare su un po’ di regole istituzionali!. Già però la legge va cambiata Re Giorgio dixit. Ma come? 

E ‘ comunque un problema, perché modificare quella norma che tutto il mondo ci invidia significa dare fiato a quei gufi che la menavano con la storia che questa fosse troppo uguale al Porcellum bocciato dalla Consulta. Cedere sull’Italicum significherebbe rianimare l’asfittica  minoranza Dem la quale ha già decretato il suo voto contrario alla Deforma Costituzionale se il Porcello Italico non verrà cambiato. E poi la cialtronesca sbruffonaggine di Renzi e del suo cerchio magico subirebbe uno smacco non da poco per una tale marcia indietro. Dunque neanche sull’Italicum è possibile  cedere. 

A meno che a togliere le castagne dal fuoco a Renzi non ci pensi la Corte Costituzionale e gli odiati professoroni del Tribunale di Messina, che hanno  presentato alla Consulta ricorso di incostituzionalità dell’Italicum, per  gli stessi vizi del Porcellum, . Il 4 ottobre la Corte analizzerà il ricorso e, quasi sicuramente potrebbe  dare ragione ai ricorrenti e decretare, così come per il Porcellum, anche l’incostituzionalità dell’Italicum. 

Ecco la quadratura del cerchio. La  nuova legge elettorale andrà cambiata,   non perché lo dice la minoranza dem o i gufi, ma perché a decretarlo sono i Giudici Costituzionali, e Renzi salverebbe, capra,  cavoli e la sua cialtronesca sbruffonaggine.

 Ma, la domanda sorge spontanea, in caso di bocciatura dell’Italicum da parte della Corte,,  un Governo che non è stato in grado di fare nemmeno l’unica cosa che avrebbe dovuto fare, come la legge elettorale, che tipo di riforma costituzionale  avrà partorito? Infatti il dispositivo Renzi-Boschi è proprio figlio di un Esecutivo   del tutto  ignorante ed incapace, basta leggerlo per rendersene conto .Dunque  sul come votare al referendum mi sembra chiaro.  No tutta la vita. 

martedì 9 agosto 2016

Colleferro, per il TMB la Regione Lazio annulli la VIA.

Retuvasa e Comitato Residenti Colleferro



La torrida estate dei rifiuti capitolini vede la nuova giunta comunale affrontare l’ennesima emergenza rifiuti, conscia che la soluzione non può andare a ricercarsi tra i cassonetti e gli impianti cittadini, ma deve gioco forza interessare il territorio regionale come sempre è stato, vista la dotazione impiantistica a servizio. Colleferro è uno di questi luoghi con le due linee di incenerimento in perenne affanno strutturale, una discarica in previsione di chiusura a meno di colpi di coda, un cementificio che potrebbe tornare alla carica nello smaltimento dei CSS (Combustibili Solidi Secondari).
A questi si aggiunge la questione della realizzazione dell’impianto di Trattamento Meccanico Biologico (TMB), ancora pendente al TAR del Lazio, cui sono ricorsi l’Associazione Rete per la tutela della Valle del Sacco (Retuvasa) e il Comitato Residenti Colleferro (CRC) per chiedere di riconoscere la illegittimità della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), in pratica l’annullamento della conseguente determinazione regionale del 05/05/2014, adottata peraltro dopo quasi quattro anni dalla richiesta dell’allora proponente Agensel SRL, società dell’ex Consorzio Gaia.
In questa fase processuale Retuvasa e CRC sono stati chiamati a presentare osservazioni ai verificatori dell’Università “La Sapienza” di Roma, nominati dal Tribunale, per avvalorare o meno i fatti e gli atti contestati. Ma andiamo per ordine.
Il progetto venne presentato da Agen.s.e.l. s.r.l., ex Consorzio Gaia, (oggi Lazio Ambiente S.p.A.), il 20 agosto del 2010, con il benestare della precedente Amministrazione comunale, approvato con la determinazione G06494 del 05/05/2014 della Regione Lazio, area Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), sulla quale Retuvasa e CRC hanno presentato ricorso al Tar del Lazio, n. 10076/2014, contro la Regione Lazio, il Comune di Colleferro, Lazio Ambiente SpA, Ministero dei Beni e Attività Culturali.

Con l’udienza del 05/05/2016 il Tar del Lazio emette l’ordinanza n. 05289/2016, che recita: ” … lo sviluppo processuale della contrapposizione argomentativa, relativamente a tali circostanze [ndr, nel frattempo il Comune di Colleferro sostiene le tesi dei ricorrenti], non risulta da sola idonea, allo stato, a rendere prevalente una tesi rispetto all’altra; l’organismo che deve procedere alla verificazione può utilmente individuarsi nell’Università di Roma La Sapienza …[ndr, nel Rettore che può avvalersi di Professori dell’Ateneo]”.

L’Università nomina i verificatori mentre i ricorrenti si avvalgono dell’ausilio di un loro consulente, con un primo incontro avvenuto il 30 giugno scorso nel quale si è ipotizzata la chiusura del procedimento, entro fine anno.

Ad oggi sono state presentate dai ricorrenti diverse osservazioni documentali contro un progetto osteggiato da sempre dalla comunità locale con osservazioni e manifestazioni, anche durante la fase di approvazione in Consiglio comunale.

Tra l’altro Retuvasa e CRC erano già ricorsi al TAR del Lazio contro il conferimento di tal quale nella discarica di colle Fagiolara e nell’ordinanza del 30 luglio 2014 il TAR aveva affermato: “Considerato che dalla relazione prodotta dalla Regione Lazio non emerge in maniera inconfutabile l’assoluta incapienza di impianti TMB nella regione, tale da costituire il presupposto di cui all’art. 191 c. 1 del D.Lgs 152/2006 ...”
Vale a dire che nella nostra Regione ci sono TMB  impianti che non lavorano a pieno regime e potrebbero trattare anche i rifiuti destinati a Colle Fagiolara; quindi, non è necessario costruire un nuovo impianto.

Ciò è stato ulteriormente confermato dall’ormai famosa DGR 199 del 22/04/2016 “Determinazione del Fabbisogno” sui rifiuti nel Lazio che ribadisce  “Per entrambi gli scenari ipotizzati si è evidenziato che gli impianti di trattamento TMB sono già dal 2016 sufficienti per le esigenze di trattamento del rifiuto urbano indifferenziato della Regione. Pertanto non è necessario pianificare nuovi impianti oltre quelli esistenti.

Le parole definitive che escludono l’ipotesi di costruire un nuovo impianto vengono date dall’Assessore di competenza della Regione Lazio, Mauro Buschini, nel consiglio straordinario regionale del 18/07/2016 sulla questione prospettata di nuova emergenza sul trattamento dei rifiuti quando dice “Con riferimento, invece, in generale alla questione dei rifiuti di Roma, si precisa che l’impiantistica della regione Lazio è sufficiente a trattare il rifiuto indifferenziato prodotto nel territorio regionale.

Non è facile individuare i motivi per i quali, nonostante tutti i nuovi elementi fin qui illustrati, la Regione Lazio continua a difendere la realizzazione del TMB a Colleferro, attraverso la società di sua proprietà e gli enti autorizzatori. E’ certo che l’impianto non è più necessario, anche perché è in controtendenza  rispetto ai previsti aumenti delle percentuali di raccolta differenziata e rappresenta un ulteriore impegno economico che difficilmente Lazio Ambiente SpA potrà sostenere, visti i ricorrenti deficit di bilancio.

Da tempo abbiamo interessato il Tavolo di Coordinamento dei Sindaci della Valle del Sacco e in seguito all'incontro del 22 giugno scorso, a Serrone (Fr), abbiamo chiesto all’Assessore Mauro Buschini la fissazione di una data per un tavolo tecnico sui rifiuti per il nostro bacino la d’area, come da lui riproposto al termine dei lavori su sollecitazione dell’Assessore all’Ambiente del Comune di Colleferro, Giulio Calamita.

Risposte ad oggi non ce ne sono state ma ovviamente ci auguriamo che ve ne siano e che possano essere occasione di confronto anche rispetto alla nostra ipotesi di bacino autonomo locale dei rifiuti, che abbiamo intenzione di presentare in forma pubblica agli amministratori, come unica soluzione per uscire dalla subordinazione ad una logica emergenziale, che sulle necessità del momento si appresta ad imporre l’eterna soluzione fondata sull’incenerimento ed i mega impianti, logica supportata dalle scelte nazionali sugli inceneritori e confermata dalle dichiarazioni del ministro dell’ambiente a commento della ennesima emergenza capitolina: e qui si chiude il cerchio.

lunedì 8 agosto 2016

Chi è senza peccato scagli la prima pietra

Luciano Granieri



Finalmente un’analisi chiara sulle cause della grave crisi occupazionale ed economica della Provincia di Frosinone. Ad avanzarla è il Circolo del Pd di Coreno , secondo il quale il mancato utilizzo del marmo  di Coreno  , in luogo della pietra di Trani scelta dal sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani  per pavimentare la piastra antistante la chiesa della Sacra Famiglia, costituisce un grave atto di depauperamento del tessuto economico provinciale. 

Ma non è solo il sindaco del Capoluogo ad essersi macchiato della colpa  di portare al fallimento la Ciociaria. In passato  il circolo del Pd di Coreno ha accusato della stessa nefandezza  il rettore dell’Università degli Studi di Cassino, reo di non aver utilizzato il marmo autoctono per il completamento della facoltà di Ingegneria e il Comune  di Pignataro il cui Commissario, allora seduto sulla poltrona di Primo Cittadino, preferì, per il completamento della piazza principale del paese, il marmo di Trani. Anche le rotonde del Cosilam realizzate all’uscita dell’A1 e quelle dell’Astral  progettate quando in Regione comandavano Polverini ed Abruzzese, sono state realizzate senza utilizzare il marmo di Coreno. 

E’ arrivato il momento –scrivono  in una lettera i  dem di Coreno-che le istituzioni locali cambino passo e credano nella qualità ornamentale della pietra locale. Purtroppo con questo ennesimo schiaffo al nostro territorio, ancora una volta è sotto gli occhi di tutti il sostegno al settore marmifero  dei sindaci di Forza Italia, colleghi di partito del sindaco di Coreno e del consigliere regionale (Abruzzese ndr) di Forza Italia”. Dunque il Pd della cittadina corenese valuta  l’ ostracismo nei confronti del perlato locale  un sonoro schiaffo al territorio. 

Può anche essere una considerazione legittima . Ma come valutare l’accordo di programma fatto approvare nel 2013  dalla Senatrice  Democratica ciociara   Maria Spilabotte,    vice presidente della commissione lavoro al Senato per il nostro territorio? Furono stanziati  40 milioni di euro per agevolare le assunzioni in Provincia con particolare attenzione agli ex operai Videocon . C’era il piccolo problema, però,  che per accedere a questi fondi le aziende oltre a dimostrare di assumere personale avrebbero dovuto anticipare un contributo compreso fra i 7 e i 20 milioni di euro. Un piano scritto su misura per le grandi aziende, le uniche ad avere la possibilità di sborsare una somma così elevata, e del tutto inaccessibile per la piccola e media impresa vero motore economico del territorio. 

 Tali stanziamenti  pare siano stati ad appannaggio esclusivamente delle multinazionali farmaceutiche Sanofi Aventis e Acs Dobofar . Sembra  che le due aziende abbiano ricevuto i 40 milioni, nel 2015 senza peraltro dimostrare se l’utilizzo di questi fondi sia stato impiegato per incrementare l'occupazione. Infatti ad oggi i disoccupati  sono oltre 135mila e gli ex operai Vdc stanno  ancora per strada. 

Se ignorare il marmo di Coreno nell’utilizzo degli arredi urbani da parte dei sindaci è uno schiaffo al territorio, l’accordo di programma della Sapilabotte è un attacco nucleare  con i droni. A proposito dei disoccupati ex Videocon, Marangoni, Ilva, etc.etc. La Regione sta attivando un piano per cui qualsiasi azienda dovesse assumere uno di questi ex lavoratori godrà di un contributo pari a 8milla euro. Ci sono, inoltre,  per le imprese che dovessero assumere disoccupati rientrati nel programma di ricollocazione al lavoro,  progetto finanziato dai fondi europei Por Fesr, altri 5mila euro di finanziamento. 

L’esperienza del jobs act dovrebbe insegnare che tali misure sono insufficiente quanto inutili. Infatti  nonostante un contributo di 24 mila euro per assunzione,  elargito alle imprese l’occupazione a livello nazionale , checchè ne dicano i soloni del Governo è aumentata di un’inezia,  e solo per la prima fase del jobs act, quando i contributi erano maggiori . Si è realizzata,  per lo più, la trasformazione dei contratti, da tempo determinato, a  tutele crescenti, cioè a tempo determinato secondo Renzi.  Se quello di Coreno è uno schiaffo questo nuovo programma che si sta preparando come lo vogliamo definire: una gragnuola di  cazzotti al basso ventre?   C’è da dire, ad onor del vero, che gli ex lavoratori Videocon, Marangoni etc., dopo aver incontrato in settimana  la Boschi    e aver ricevuto la benedizione con imposizione delle mani  di Santa  Mariaelena, se voteranno Si al referendum costituzionale sicuramente troveranno un lavoro e anche ben retribuito. 

Per ritornare alla lettera di protesta che i Dem di Coreno  hanno recapitato a Nicola Ottaviani  c’è da rimarcare la risposta del "sindacorum latinorum", secondo il quale la scelta della pietra di Trani in luogo del marmo di Coreno per pavimentare la piazza davanti alla chiesa della Sacra Famiglia, non è il frutto di una sua decisione ma il risultato della necessaria gara d’appalto vinta dal fornitore della pietra di Trani . Siccome sono le gare d’appalto a determinare gli affidamenti per l’acquisizione di beni e servizi c’è poco da protestare. 

Giusto. Peccato che anche per l’affidamento di servizi di manutenzione alla  città Capoluogo,  del valore superiore ai 300mila euro, sarebbe stato necessario  indire una gara,  invece Il sindacorum latinorum su questo capitolo ha chiuso più un occhio,  a danno degli ex lavoratori della Multiservizi che si sono visti estromessi dal loro posto di lavoro.

 Indipendentemente dagli schieramenti: Pd, Pdl, Forza Italia, Partito della Nazione, nessun membro istituzionale del territorio può dirsi estraneo al disfacimento sociale ed economico della Provincia. Chi è senza peccato scagli la prima pietra, ma almeno che sia di marmo di Coreno .

domenica 7 agosto 2016

San Raffaele di Cassino. Accertato in appello un danno erariale di 31 milioni di euro.

Luciano Granieri



Vi ricordate,  settembre di due anni fa quando in piena bagarre per la presentazione in Regione dell’atto aziendale della Asl, contestavamo la totale destrutturazione dei servizi sanitari pubblici in favore dei presidi privati?  L’impoverimento  delle prestazioni erogate dal servizio pubblico a favore delle convenzioni con le cliniche private era ben   sancito nel documento redatto dalla Mastrobuono, allora direttore generale della Asl di Frosinone, e confermato dalla conferenza dei sindaci  capitanati dal primo cittadino del Capoluogo Nicola Ottaviani. In particolare, sempre in quel documento, si rafforzava la collaborazione con La Casa di Cura  San Raffaele di Cassino, al quale veniva completamente affidato  il comparto delle terapie riabilitative. Contestavamo questo affidamento al nosocomio di proprietà del ras delle cliniche private, renziano dell'ultima ora,  nonché editore del quotidiano Libero  Antonio Angelucci, perché proprio in quel periodo (settembre 2014) la Corte dei Conti con sentenza di Primo Grado contestava al management della Casa di Cura la fatturazione alla Regione di prestazioni inappropriate per il biennio 2007-2009.   (vedi il nostro post in merito) In particolare risultava la  somministrazione di cure riabilitative su pazienti non in grado di riceverle, o perché in fin di vita o perché deceduti poche ore prima. Altra irregolarità riguardava i tempi di applicazione delle cure medesime inferiore alle tre ore giornaliere per paziente come prescritto dalle linee guida stabilite  dal Ministero della Sanità. In primo grado i giudici contabili quantificarono  un risarcimento alla Regione  pari a 41 milioni e mezzo circa. Altre  indagini erano state avviate  per   presunte irregolarità inerenti il periodo 2010 -2011. Rilevando  l’inopportunità per la Asl  di proseguire la collaborazione con un soggetto  già condannato in primo grado alla restituzione di soldi indebitamente percepiti, fummo accusati di giustizialismo. Infatti il garantismo è il faro della nostra Costituzione, per cui si è innocenti fino al terzo grado di giudizio. La settimana scorsa, intanto,  è arrivato il giudizio di secondo grado. La prima sezione d’Appello della Corte dei Conti ha certificato un danno erariale per i fatti contestati in primo grado, pari a 31milioni di euro. Il reato è il risultato di servizi dichiarati, ma non realizzati  in conformità con le linee guida sancite dal ministero della sanità. Però  noi siamo garantisti. Fino al pronunciamento della Cassazione tutto va bene madama la marchesa, continueremo a farci spolpare . Come canta  Vasco Rossi: E va bene così……senza parole. 

Solidarieta’ a Nicoletta Dosio del Movimento No Tav e al Comitato Cassintegrati e Licenziati Fiat di Pomigliano!

 Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo.





I partecipanti al dibattito “Difendere e applicare la Costituzione: le amministrazioni locali che servono”, tenutosi il 30 luglio scorso nell’ambito della VI edizione della Festa di Riscossa Popolare presso il Parco dei Camaldoli di Napoli, esprimono piena e incondizionata solidarietà all’esponente del movimento NO TAV, Nicoletta Dosio, e agli operai del Comitato Licenziati e Cassintegrati Fiat di Pomigliano.

L’appello al dibattito ha visto decine e decine di adesioni in tutta Italia e ha visto la partecipazione di numerosi comitati di lotta: dagli operai dell’Ilva di Taranto agli operai della FCA di Melfi, dai disoccupati organizzati del VII Municipio di Roma al Comitato degli Insegnanti Precari, da esponenti del movimento NO TAV e del nascente coordinamento per la sanità pubblica in Campania, dall’ex OPG Je so pazz’ al Comitato per l’acqua Pubblica, dai collettivi studenteschi al Comitato Cassintegrati e Licenziati Fiat di Pomigliano. Diversi sono stati i rappresentanti istituzionali che sono intervenuti: la consigliera comunale Eleonora De Majo e l’assessore Carmine Piscopo esponenti dell’Amministrazione Comunale di Napoli, Michele Tripodi sindaco di Polistena (RC), il portavoce di Paolo Maddalena presidente emerito della Corte Costituzionale.

La discussione ha messo in luce che la Costituzione nata dalla vittoria della Resistenza sul fascismo non è mai stata applicata fino in fondo e che in particolare negli ultimi 40 anni si è avviato un processo di crescente e sistematica violazione dei principi e delle prescrizioni in essa contenuti, a fronte dell’avanzare della seconda crisi generale del sistema capitalista e dell’azione dei governi asserviti al Vaticano, alle Organizzazioni Criminali e ai capitalisti.

Il referendum contro la “riforma” con la quale Renzi mira ad accelerare lo smantellamento della Costituzione é una battaglia contro il suo governo, portavoce degli interessi della Comunità Internazionale, degli affaristi e speculatori USA, UE e sionisti che operano nel nostro Paese. Il governo Renzi vuol portare a compimento l’opera criminale della P2 di Gelli e quella dei governi che lo hanno preceduto.

Bisogna votare NO al referendum per la modifica della Costituzione ma il voto è solo uno degli aspetti della lotta. La principale arma della battaglia sono e saranno le azioni di mobilitazione e di organizzazione che si metteranno in campo per applicare realmente la Costituzione (lavoro, casa, diritto di sciopero e di manifestazione)! Le organizzazioni politiche e sindacali che già oggi organizzano la resistenza delle masse popolari agli effetti peggiori della crisi e alle misure del governo Renzi, gli esponenti della società civile che non intendono chinare il capo di fronte all’arroganza e ai soprusi del governo centrale, le Amministrazioni Locali nate col mandato esplicito di fare gli interessi delle masse popolari senza se e senza ma, insieme possono e devono operare per far saltare i piani reazionari che sottendono alla riforma costituzionale, possono e devono organizzare e mobilitare le masse popolari per attuare le misure concrete oggi necessarie a risolvere i problemi generati dalla crisi e aggravati dalle misure del governo centrale. E’ così che oggi possiamo e dobbiamo costruire l’alternativa di governo allo stato di cose presenti, che possiamo avanzare e guadagnare terreno cacciando il governo Renzi e preparare la strada alla riscossa popolare sul piano nazionale.

Il primo passo da compiere è prendere posizione e compiere azioni di sostegno verso coloro che vengono colpiti dalla repressione perché con il proprio attivismo lottano per l'applicazione della Costituzione. Nel particolare della discussione del 30 luglio è stato messo in luce che è necessario sostenere la posizione di rottura che l’attivista NO TAV Nicoletta Dosio ha assunto nel sottrarsi alle misure restrittive cui è stata condannata dal tribunale di Torino. Il movimento NO TAV in questi anni è stato e continua ad essere un esempio da diffondere e da emulare su come le masse popolari possono effettivamente scompaginare i piani speculativi e mettere in crisi istituzioni ad essi asservite. Oggi Nicoletta con il suo esempio ci insegna che è giusto e legittimo fare ciò che è negli interessi della maggioranza anche quando è illegale!

E' parimenti necessario sostenere gli operai e compagni del Comitato Cassintegrati e Licenziati Fiat di Pomigliano che il prossimo 20 settembre andranno a discutere in Cassazione se è legittimo o meno contestare con una manifestazione rappresentativa della violenza repressiva che il gruppo FCA esercita quotidianamente contro gli operai e che in questi anni ha indotto diversi operai al suicidio. Giustamente questi compagni hanno richiamato l’attenzione sull’articolo della Costituzione che sancisce la libertà di espressione e hanno rivendicato la legittimità di ogni manifestazione. Hanno denunciato il licenziamento e il processo che hanno subito quale aperta violazione del più elementare dei diritti democratici affermando che se si vuole veramente difendere la Costituzione bisogna difendere gli operai che lottano schierandosi dalla loro parte. In particolare i rappresentanti istituzionali che sono per il NO al Referendum sulla Costituzione devono partecipare al processo e alle mobilitazioni che si metteranno in campo in loro sostegno per creare un movimento di opinione pubblica di condanna senza se e senza ma di tali abusi di potere!

E’ evidente che organizzare la mobilitazione per non lasciare impuniti questi atti repressivi è necessario e indispensabile non solo a evitare lo sdoganamento su ampia scala di tali misure da parte del governo centrale, ma soprattutto per dare carne ed ossa alla battaglia in difesa della Costituzione!

In tutti i processi che vedono imputati coloro che oggi si battono per esercitare i principi costituzionali dobbiamo ribaltare il tavolo, saremo noi gli accusatori dei Renzi e dei Marchionne che vogliono fare carta straccia della Costituzione.

Tutti i difensori della Costituzione, a partire da coloro che hanno poteri istituzionali, sono chiamati a sostenere in ogni modo la lotta di questi compagni! Tutti i difensori della Costituzione, a partire da coloro che hanno poteri istituzionali, sono chiamati a sostenere moralmente, politicamente e praticamente questi compagni!