Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 25 gennaio 2014

Iniziati i seminari della Scuola di formazione politica e sociale Don Gallo, a cura dell'osservatorio Peppino Impastato

Osservatorio Peppino Impastato Frosinone



Ieri pomeriggio, sabato 25 gennaio,  è iniziato il programma di seminari organizzati dall’Osservatorio Peppino Impastato per la scuola di formazione Politica e Sociale Don Gallo. Il seminario con la quale si è aperto il programma aveva come argomento: Storia delle mafie e del movimento antimafia. Quello di ieri è stato il primo dei tre incontri in cui si divide il seminario, gli altri due sono previsti per il 1 e 8 febbraio, sempre presso la saletta dei soci del supermercato della Coop in Via dei M.ti Lepini.  Il relatore Mario Catania  ha illustrato, in questo primo incontro,  la nascita e l’evoluzione sociale della Mafia, della Camorra e della N’drangheta. Nella trattazione si sono bene evidenziate le grandi differenze che contraddistinguono le tre organizzazioni criminogene e il loro notevole condizionamento della vita politica ed economica del Paese. Parallelamente Mario Catania ha illustrato la storia e lo sviluppo dei movimenti antimafia cresciuti in contrasto ai fenomeni mafiosi stessi, ha spiegato, rivelando anche eventi  storici poco conosciuti,  l’influenza che questi hanno avuto nella società civile e il loro radicamento all’interno delle popolazioni . Come è comprensibile la tensione del primo  giorno di lezione ha attanagliato tutti noi organizzatori dei seminari. Non sono mancate difficoltà tecniche, fortunatamente risolte. Ma l’interrogativo principale era relativo alla quantità e alla qualità della partecipazione. Ebbene da questo punto di vista non possiamo che essere moderatamente soddisfatti. In relazione ai  numeri  questi  si sono confermai come  ci aspettavamo, anzi forse un po’ superiori alle attese. Ciò che invece ci ha positivamente ed inaspettatamente sorpreso è stata la composizione dei partecipanti. Molti giovani, studenti, ma anche insegnanti hanno preso posto nella saletta. Abbiamo visto facce nuove. E questo è per noi motivo di grande soddisfazione. Anche il dibattito che ne è scaturito si è rivelato estremamente interessante.
Patendo dai temi della legalità  il discorso, sentito e partecipato, si è allargato alle questioni della politica, della rappresentanza  della necessità del  coinvolgimento di ogni singolo cittadino nel diffondere il valore della legalità. Ci siamo consolati nel vedere confermate alcune nostre sensazioni, cioè che la società civile non è completamente dormiente, che ci sono molti giovani desiderosi di conoscere e confrontarsi su temi importanti. Ci siamo convinti ancora di più che si può tornare a fare politica nel senso più allargato e civilmente impegnato del termine. Nel senso cioè dell’animazione della polis, del luogo dove ci si scambiano informazioni, prospettive e, perché no, sogni di un modello di società più giusto e includente. Il prossimo appuntamento sarà per sabato prossimo 1 febbraio a partire dalle ore 16,00 sempre nella saletta dei soci Coop. Speriamo che la voglia di conoscere e partecipare possa contagiare molte altre persone. 

Luciano Granieri (Aut) intervista Francesco Notarcola presidente della consulta delle associazioni

Claudio Martino

Ringrazio l'amico Claudio Martino per aver ripreso questa intervista. La sua collaborazione è come sempre preziosa
Luciano Granieri


I territori fulcro del cambiamento

di Giuseppina Bonaviri
Per definire un percorso programmatico alternativo interpretando la necessità di cambiamento per un avvio delle politiche di coesione della Ciociaria bisogna incontrare le periferie così come per proseguire su un livello alternativo alle caste di intendere  la buona politica bisogna essere capaci di contaminarsi di un progetto che – chiamato Patto di solidarietà provinciale- viene offerto direttamente ai cittadini sui servizi di comunità e prossimità.
 Le periferie debbono essere il fulcro focale del cambiamento.  Il patto tra programmi di governo e territorio locale, prima delle prossime elezioni ( europee o nazionali non fa differenza) sarà fortemente contrassegnato da scelte in linea con partecipazione democratica e civismo cosa che potrà, di per se , fortificare intere coalizioni. In questa direzione, premiare le città virtuose su procedimenti trasparenti rispondenti agli standard richiesti per le azioni dell’Unione europea ha un valore inequivocabile. La crescita, se non potesse trovare sfogo nella diffusione sul territorio del paese in modo uniforme, diverrebbe necessariamente stratificata sulle governance locali meritevoli.
I nostri territori  soffrono delle arretratezze tecnologiche causate anche da una classe politica che ha svenduto le periferie a favore delle città metropolitane, territori che vogliano tornino ad essere il vero cantiere d’innovazione promuovendo sburocratizzazione, semplificando le procedure, favorendo l’era digitale e quella delle energie, della mobilità urbana sostenibile con la valorizzazione dei beni culturali. Serve una sana politica con una regia ampia che tuteli l’interesse pubblico. Affidabilità, competenza, serietà sono l’unico modo per combattere l’attuale decadimento dei territori.
Accettiamo la scommessa  sull’inclusione ed il rinnovamento  e crediamo che la vitalità di un elettorato stanco e deluso per ritornare a sognare non possa fare a meno di questi progetti  inclusivi. La politica non può dimenticare che proprio dai territori ricchi di esperienza civica nasce il successo della riscossa. L’organizzazione di Comitati spontanei  cittadini a favore di percorsi alternativi ai canoni decadenti e vanificatori della cattiva gestione amministrativa porta in se il germe del rinnovamento.
Il Patto provinciale di solidarietà sociale sta valutando la messa a regime di un’azione sinergica dell’intero territorio finalizzata alla difesa e alla prevenzione delle tante razzie perpetuate in questi  anni ai danni della nostra gente attraverso una azione congiunta tra diversi attori istituzionali, realtà associative di categoria, di volontariato e privato sociale, liberi cittadini, enti, amministrazioni. Risulta di fondamentale importanza, per l’esclusione sociale e la disuguaglianza, la nascita di quel percorso di equità sociale a tutela dell’unità nazionale ed europea e per una giusta ridistribuzione delle ricchezze del nostro Paese. C’è un'unica prospettiva che può riportare le nostre terre in un alveo di vivibilità: quella di attivare politiche intelligenti di recupero e riqualificazione.
La Provincia come BENE COMUNE  prefigura una metropoli media dove lo sviluppo urbanistico sia  commisurato alle necessità abitative della comunità, dove gli spazi  destinati all’utilizzo dei cittadini non vengano svenduti alla speculazione edilizia.Questa visione è legata ad una  idea inclusa dell'intelligenza collettiva, dell'intelligenza distribuita, della participatory democracy, dei processi collaborativi di problem-solving. L’obiettivo principale della Civic Intelligence, che è il nostro, è far sì che ognuno si senta significativo e che giochi un ruolo importante nelle scelte che riguardano il proprio territorio, in modo che non siano soltanto le istituzioni a compiere le decisioni importanti. Ambiamo a dare vita ad un progetto di “Human Smart City”  legato al cambiamento e centrato sull'aspetto umano. Dare vita ad una piattaforma tecnologica che renda il sistema più equo ed efficace sarà il primo tassello. Questo progetto è incrementale e di progettazione partecipativa ed integra la mobilizzazione sperimentale e formativa della comunità all'interno di un orientamento comune in cui i cittadini potranno indirizzare i problemi come quello del degrado ambientale, degli abusi dei diritti umani o quello dell'ingiustizia economica( tematiche che solitamente le istituzioni e le imprese sono incapaci di governare). Le decisioni devono essere prese per le persone ma dobbiamo fare in modo che anche le persone stesse siano parte di questo processo.
Ridare slancio e risorse ai servizi destinati ai cittadini è prioritario. Ecco allora che il progetto “Città intelligenti”- macro studio dello sviluppo italiano verso un modello policentrico basato sulle città di medie dimensioni per la definizione strategica dell’area frusinate attorno alle potenzialità derivanti dal bacino del Mediterraneo ed in particolare dai settori della logistica, del commercio internazionale e delle infrastrutture europee- è tra i primi che porteremo all’attenzione della nostra base pensante.

venerdì 24 gennaio 2014

Ministro Lorenzin salvi l'Ospedale di Frosinone!!!!

Luciano Granieri 




Per l’arrivo del ministro Beatrice  Lorenzin l’ospedale di Frosinone si è dato una ripulita e ha assunto la parvenza di un ospedale quasi normale. Fuori la protesta di cittadini e associazioni, dentro i ragazzi della scuola infermieri con la divisa  d’ordinanza tutti in fila ad omaggiare la salvifica Beatrice. Una visita del ministro è sempre un evento mediatico notevole, dunque ha attirato i media, anche nazionali, amministratori e politici presenti a vario titolo. Raggiante il sindaco Ottaviani ha accompagnato l’onorevole   ministro della stessa sua schiera politica (Nuovo centro destra) nei reparti e al tanto bistrattato pronto soccorso, per poi presiedere ad un incontro con personale medico, paramedico e alcune rappresentanze sindacali. Sul piazzale dell’ospedale  il popolo dei cittadini e delle associazioni rimaneva  in trepidante attesa di un cenno  di una parola, di una minima promessa.  L’attesa non è andata delusa. Dopo la visita all’ospedale il ministro Lorenzin ha partecipato ad un incontro pubblico in cui hanno preso la parola, oltre al sindaco, onnipresente, il  direttore generale facente funzioni -   in attesa  dell’insediamento della titolare indicata dalla Regione D.ssa Matrobuono, che pare abbia avuto qualche problemino in merito ai requisiti necessari per svolgere l’incarico  - Mauro Vicano.  Oltre al sindaco e al manager sono intervenuti, Francesco Notarcola, presidente della consulta delle associazioni, finalmente una voce ferma e decisa fuori dal coro di melassa che stava invadendo la sala,  la Professoressa Maddalena Murchio  dell’AIL di Frosinone, politicamente affine al ministro,  il presidente dell’ordine dei medici di Frosinone Dott. Fabrizio Cristofari. Last but not least…. Lei la Meg Ryan  de noantri  il ministro della salute Beatrice Lorenzin.  Ad onor del vero c’è da dire che questi alfaniani ministeriali una volta liberatisi dell’idolatria berlusconiana, si lasciano anche ascoltare. Insomma qualche cazzata in meno la dicono.  Il tema forte della serata riguardava l’ultimo furto che sta per essere messo in atto ai danni della sanità ciociara, ossia il trasferimento del centro trasfusionale da Frosinone a Tor Vergata. Una trappola ordita da Zingaretti, dunque di provenienza centro-sinistra.  Il che ha aperto un gioco al massacro, condotto sottotraccia in modo intelligente, bisogna ammettere contro l’attuale commissario della sanità laziale, nonché governatore della regione Zingaretti.  Della serie non è sempre colpa della Polverini.  Il tutto giocato sulla tesi che il fratello di Montalbano  favorirebbe i malati di Roma succhiando il sangue a quelli di Frosinone.  Era presente in sala il gotha del centro sinistra ciociaro, dai Senatori Francesco  Scalia e Maria Spilabotte, al consigliere regionale Mauro Buschini.  Proprio il silenzio di quest’ultimo è stato quanto mai assordante.  Mauro Buschini  in qualità di consigliere della Regione, che è l’ente competente in materia di sanità,  sarebbe dovuto intervenire, era il più titolato a fornire spiegazioni, o addirittura a prendere l’impegno, nei confronti della cittadinanza,  ad invitare anche il commissario alla sanità laziale Zingaretti.  Nulla di tutto ciò è accaduto. Le argomentazioni del ministro Beatrice Lorenzin, sono state precise, circostanziate, appropriate, condivisibili, peccato che tutto il ragionamento si sia snodato a livello nazionale, l’area evidentemente che è di competenza del ministero della salute. L’unica concessione è stato l’impegno a chiedere spiegazioni al commissario, sulla decisione di trasferire il centro trasfusionale da Frosinone a Roma, sponda Tor Vergata.  Nulla è stato detto  per giustificare la chiusura di sette ospedali della provincia, lascito della Polverini, né dei milioni di euro che si regalano alle strutture private come la Città Bianca di Veroli  o il San Raffaele di Cassino che si è mangiato 86 milioni di denari pubblici. Nulla è trapelato sui 6 milioni di euro spesi per l’acquisto di prestazioni aggiuntive e straordinarie, una spesa che avrebbe consentito di assumere quei medici che oggi mancano alla struttura pubblica. Nessuno, ministro, manager e politici vari, a parte Luca Frusone deputato del Movimento5Stelle,  che abbia  chiesto conto dei 200milioni di euro sottratti alla sanità pubblica ciociara e trasferiti  in parte alle cliniche private convenzionate e in parte fagocitate dalla mobilità passiva e dagli sprechi, leggi macchinari e strutture inutilizzate.  Nessuno che si sia chiesto se la remunerazione di 10-15 mila euro al mese percepita dai manager che hanno portato la Asl allo sfascio, gravandola tra l’altro di spese legali per risolvere i contenziosi creati dalla mala gestione , sia giustificabile. Di questo si deve parlare davanti ai cittadini di Frosinone se si vuole realmente salvaguardare il diritto  alla salute costituzionalmente sancito. Altrimenti si rischia di ripercorrere all’infinito il solito sentiero lastricato di promesse e belle parole. Una strada che sicuramente non porta giovamento ai cittadini.

Di seguito l'intervento della Lorenzin e quello di Francesco Notarcola presidente della consulta delle associazioni:




Comica Finale: Quelli che corrono dietro al ministro.

giovedì 23 gennaio 2014

“STORIA DELLE MAFIE E DEL MOVIMENTO ANTIMAFIA”.

SABATO 25 GENNAIO 2014 DALLE ORE 16,00 ALLE ORE 19,30 PRESSO LA SALETTA SOCI DEL SUPERMERCATO COOP AVRA’ INIZIO IL SEMINARIO “STORIA DELLE MAFIE E DEL MOVIMENTO ANTIMAFIA”.
IL SEMINARIO E’ COSTITUITO DA ALTRE DUE LEZIONI CHE SARANNO SVOLTE SABATO 1 E 8 FEBBRAIO 2014 SEMPRE ALLO STESSO ORARIO.
IL seminario cercherà di ricostruire il contesto, l’evoluzione del fenomeno mafioso, il comportamento delle istituzioni e il quadro sociale e culturale. Si discuterà di strategie da mettere in atto per affrontare la corruzione, analizzeremo il significato e la portata delle azioni mafiose che vengono perpetrate nel nostro territorio, cercheremo di avere un quadro preciso della presenza delle mafie nella nostra Provincia e nella nostra Regione.
Inoltre ripercorreremo il periodo storico in cui si è sviluppato il movimento antimafia, perché in Sicilia, in Calabria, in Campania, in Puglia non ci sono solo le mafie c’è anche, e da più di un secolo, la lotta alle mafie.
Cercheremo di ricostruirne la storia, dai Fasci Siciliani ai giorni nostri, lotte nate dapprima come forma specifica dello scontro di classe, e divenute negli ultimi decenni espressione di un impegno civile esteso a tutto il territorio nazionale.
Cercheremo di essere rigorosi e fuori dagli schemi, analizzeremo un fenomeno a volte falsato da mitizzazioni e stereotipi, per restituire una memoria storica troppo spesso trascurata.
Affronteremo il tema della legalità partendo dal principio che la legalità è la prima barriera contro la sopraffazione del forte sul debole, è lo strumento attraverso cui si afferma il principio dell’uguaglianza. La legalità, tuttavia, non è semplicemente solo rispetto formale delle norme: è partecipazione attiva e critica dei cittadini alla vita politica e sociale, è rispetto reciproco e collaborazione tra istituzioni e società civile, è trasparenza di rapporti, è distribuzione equa e solidale di risorse e di possibilità, è tutela dell’ambiente, è condivisione delle regole perché e condivisione del loro fondamento.
Il seminario è dedicato a tutte le vittime delle mafie.                                               

Osservatorio Peppino Impastato


Scuola di formazione sociale e politica Don Gallo


mercoledì 22 gennaio 2014

Scampato per miracolo agli angeli o ai demoni dell'ospedale di Frosinone

Luciano Granieri



Non c’è niente da fare quando uno è professionale non lascia nulla  al caso. Come è noto Aut, tramite l’Osservatorio Peppino  Impastato sta appoggiando con tutte le forze la protesta per il pronto soccorso di Frosinone e per una sanità decente.  I problemi sono noti,  i quotidiani sono pieni di foto e articoli che denunciano lo stato di degrado del pronto soccorso frusinate, ma professionalità di reporter  vorrebbe un esperienza diretta  sul campo  per toccare con mano la triste realtà.  Ed eccomi pronto a vivere di persona una giornata al pronto soccorso.  Cerco  di essere professionale, ma non sono scemo, dunque   devo ammettere che l’esperienza di ieri l’altro   è stata disgraziatamente propiziata da mio padre. Sono  circa le tre del pomeriggio squilla li telefono.  Dall’altra parte del filo mia madre molto preoccupata mi avverte che papà sta male. Scendo le scale di corsa, i miei abitano al piani di sotto. Mio padre, 90 anni da compiere a ottobre è adagiato sul letto. Lamenta forti dolori alla schiena e al braccio   sente il cuore battere fino in gola. Misuro le pressione, papà è da sempre un po’ ipocondriaco per cui lo sfigmomanometro è sempre a portata di mano. 170/101 e il battito cardiaco è frenetico, aritmico. Non ho dubbi, pur cosciente di cosa potrà significare l’esperienza del pronto soccorso chiamo l’ambulanza. Il medico del 118 conferma aritmia e fibrillazione, comincia la corsa verso il Fabrizio Spaziani.  Arrivo dietro l’ambulanza, papà viene preso in accettazione, fortunatamente la barella su cui è arrivato torna all’ambulanza, significa che ci sono altre   barelle disponibili al pronto soccorso. “N.63 codice giallo, in attesa”, la condizione dell’anziano genitore così viene codificata su un display che indica per ogni codice, rosso, giallo, verde e bianco i pazienti in attesa e in visita. Sono le 16,57. I degenti  in visita sono 47, quelli in attesa 7 fra cui papà. Quel display per ora è l’unica fonte di informazione. Alle 17,45 ll n. 63 passa dalla colonna dei malati in attesa a quella dei malati in visita, poco meno di un ora per essere visitato da un dottore. Il tempo trascorre lento,  il flusso degli arrivi è abbastanza costante;  un paio di donne incinte,  qualche anziano lamentoso, una signora urlante in preda ad una crisi di nevi,  fortunatamente i codici rossi sono solo tre, tutti già in osservazione. Qualcuno esce con il foglietto di dimissioni, comincia anche il via vai dei parenti  in visita a degenti entrati in pronto soccorso il giorno prima. Sono le 19,10 arrivano in rapida sequenza  tre ambulanze da cui scendono due ragazze ed un signore tutti immobilizzati da un collarino rigido, subito dopo una giovane  zoppicante. E’ il risultato di un incidente accaduto sul’autostrada nei pressi di Anagni.  Se  nella città dei Papi  fosse stato attivo il pronto soccorso,  la conseguenze di questo incidente non sarebbero gravate su Frosinone. Una giovane accompagna il proprio compagno che si tiene il braccio sbrindellato con un asciugamano. Vengono da Ceprano il ragazzo stava mungendo una mucca in campagna quando l’animale, scivolando sulle zampe posteriore gli crolla sul braccio. Altro codice giallo in attesa di lastre. 19,30 squilla il cellulare. E’ mio padre che vorrebbe avvisarmi  del fatto che è in attesa di essere trasferito al reparto di cardiologia, ma la voce si perde, va e viene. Si scopre che nell’ospedale Fabrizio Spaziani non c’è campo almeno fra due cellulare che cercano di dialogare fra di loro nell’area del nosocomio. Così papà ripete la comunicazione chiamando mia moglie che è a casa, e che da li mi richiama rendendo comprensibile la comunicazione.  Alle 19,40 cominciano ad arrivare i parenti delle vittime dell’incidente sull’autostrada, che nel frattempo sono aumentati di tre unità. Chi cerca una sorella, chi un figlio, chi un padre e chi…..la propria vettura.  Sembra che al pronto soccorso di Frosinone arrivi di tutto, anche le macchine oltre che i cristiani. Succede che a un tizio coinvolto nell’incidente, la polizia abbia rimosso la vettura senza comunicargli presso quale meccanico o carrozzeria l’avrebbe ricoverata, per cui il signore, allarmato ma incolume,  si precipita al pronto soccorso per parlare con qualche poliziotto che sia in grado di metterlo in contatto con chi gli ha rimosso la macchina, incredibile.  Sono le 20,10 dalla guardiola del pronto soccorso non trapela nulla. Chiedo lumi all’ausiliaria di guardia. Non ci sono vecchi in attesa di essere visitati per cui secondo lei mio padre è al reparto. Gli comunico che questo già lo so, ma vorrei sapere notizie dal reparto. Piccola consultazione al computer e viene fuori che mio padre è stato ricoverato, perché deve ripetere gli esami del sangue a mezzanotte e alle sei.  Mi incazzo e non poco! E’ possibile che nessuno si fosse degnato di avvisarmi! La signora mi invita alla calma. Chiama il reparto per telefono le notizie cambiano ancora. Il mo anziano genitore  nonostante le cure è ancora in fibrillazione atriale . Le analisi sono negative, ma bisogna attendere che il cuore si stabilizzi. Prima di allora non si può decidere né per le dimissioni né per il ricovero.  Sono ormai le 21,30 provo a tentare una telefonata. Papà mi risponde, ma non sente, passa il cellulare ad un infermiera, che rendendosi conto dell’agitazione mia e del mio anziano genitore, mi invita a raggiungerlo al reparto. Penserà lei a farmi entrare.  Giunto a cardiologia, l’infermiera mi accoglie, e mi introduce nella stanza di mio padre, dopo avermi fatto indossare delle calosce copri scarpe. Papà è abbastanza tranquillo. A fianco al letto una macchina registra la frequenza cardiaca, sul tavolino tre elettrocardiogrammi.  Parlo con il cardiologo il Dott. Savona. Il medico, molto gentile e scrupoloso mi spiega che il cuore di papà e ancora instabile.  Si sta tentando  di stabilizzarlo con la terapia farmacologia . La cosa potrebbe riuscire nel giro di poche ore, comunque nel caso in cui la fibrillazione dovesse permanere si dovrà intervenire attraverso una stimolazione elettrica, intervento che non potrà avvenire prima della mattina seguente.  E’ chiaro che papà dovrà passare la notte in ospedale. Resto con lui fino alle 22,00 circa per fargli un po’ di compagnia , non ha mangiato ma è abbastanza tranquillo, mi prega  di portargli la colazione l’indomani mattina.  Alle 22,10, dopo più di 5 ore passate nel ventre del Fabrizio Spaziani,  mi accingo a tornare . In macchina la radio mi ricorda che c’è Roma-Juve di coppa Italia , me ne ero completamente dimenticato. Il  radiocronista dell’emittente romanista che trasmette la partita è incazzato nero. La juve sta mettendo in piedi un catenaccio pazzesco e i nostri attaccanti non riescono a sfondare. E’ ancora zero a zero.  Arrivo a casa, passo  da  mia madre per tranquillizzarla.  Giusto il tempo di godermi il gol di Gervinho che ci dà la vittoria e sbatte fuori la Juve dalla coppa, di farmi una doccia, mangiarmi un toast e subito cerco di addormentarmi pensando alla lotta che mi aspetterà domani.  Alle 7,00 sono a cardiologia ho una borsa con qualche indumento di papà. Squilla il cellulare. Mia moglie mi avvisa di aver ricevuto la telefonata di mio padre che dice di essere stato trasferito al pronto soccorso in attesa di essere dimesso.  Torno al pronto  soccorso. Mi informo dall’ausiliaria di turno.  Mi conferma che papà è in attesa di dimissioni. Chiedo allora di poter entrare a portargli i vestiti.  Non è possibile stanno facendo le pulizie. Passa mezz’ora. Le pulizie saranno finite, posso entrare? Chiedo.   Lei può e entrare- mi dicono-  ma il problema è che non sappiamo dove  stia suo padre. Al computer risulta in pronto soccorso ma noi non l’abbiamo visto. Sant’iddio questi si perdono i malati. Entro imprecando. Lo scenario che si presenta è quello riportato da innumerevoli fotografie. Malati gettati su barelle, lettini, disperati alla ricerca di uno sguardo amico. Mi faccio tutto il corridoio,  di mio padre neanche l’ombra. Ma che se lo son persi davvero?  Finalmente sento la sua voce. Mi giro, sta in piedi parlando con il medico, ha l’aria stanca. Il dottore ci spiega che la fibrillazione si è risolta, il quadro clinico è stabile, ma è prassi trattenere il malato almeno per dodici ore dal momento del ricovero al pronto soccorso. Significa che papà dovrebbe restare fino al pomeriggio.  Riteniamo una precauzione prudenziale corretta. Dunque papà tornerà al reparto?  “Ma che sciocchezza! Al reparto non c’è posto-  comunica il medico   - suo padre – aggiunge - rimarrà in osservazione qui al pronto soccorso”. “Ma come buttato su una barella?”  Domando “See magari- risponde il medico- no sulla poltroncina dove è rimasto seduto fino ad ora”  Io e papà rimaniamo allibiti. Meglio tornare a casa subito che rimanere in quella bolgia conveniamo.  Papà firma e lo carico in macchina. Ma mentre sto guidando verso casa comincia a venirmi qualche dubbio. Domando a papà: “Ma tu non stavi a letto, stavi su una sedia quando sono arrivato?” La risposta è affermativa. “Da quanto tempo?” Incalzo io. E’  allora che mio padre mi racconta i fatti: “Il cuore si è stabilizzato a mezzanotte rendendo superfluo l’intervento di elettrostimolazione, mi sono addormentato.  Alle quattro un dottore mi sveglia, gli dispiace ma gli serve il letto perché sta per essere ricoverato un infartuato grave. Mi carica sulla carrozzina, mi riporta al pronto soccorso e mi  lascia  su una sedia, letti non ce ne sono ”. “Fammi capire papà – grido io indignato- tu sei rimasto dalle quattro di stamattina fina a quando   sono arrivato io, cioè alla 8,00 su una sedia del pronto soccorso?” “Si Luciano – risponde lui – adesso sbrighiamoci a tornare perché sono stanco e la schiena non mi regge”  Dunque all’ospedale Fabrizio Spaziani di Frosinone succede che un novantenne ricoverato per problemi cardiaci, con  altre patologie legate alla tiroide e artrosi diffusa, venga buttato giù dal letto alle quattro di mattina e lasciato su una sedia in balia dei dolori di schiena, fino alle otto. Vorrei tornare indietro, denunciare l’accaduto, ma papà mi supplica di lasciar stare e di portarlo subito a case, è stanco, ha dolori alle ossa e ha fame.  Giro la macchina verso casa, dallo specchietto mi pare di scorgere un filo di fumo uscire  da una caldaia dell’ospedale. Guardo meglio quel fumo pare disegnare le forme di un angelo anziano.  Si scorge l’aureola che sovrasta un viso barbuto e scavato dalle rughe e le ali che si saldano su una schiena gobba.  E’ un segnale. Per poco mio padre non è finito in balia di quell’angelo che insieme al demone spesso si occupa degli ammalati del pronto soccorso. Varrà la pena raccontare questa storia al ministro della salute in visita oggi alle 15,30 presso l’ospedale di Frosinone? Penso di si. E’ per questo che con le associazioni saremo in sit-in ad aspettare il ministro Lorenzin  dalle ore 15,00 davanti al nosocomio.


Sit-in in attesa del ministro

Le associazioni della città di Frosinone valutano positivamente la manifestazione che si è tenuta domenica 19 gennaio davanti l'ospedale di Frosinone che ha visto una numerosa ed agguerrita partecipazione dei cittadini e delle associazioni stesse. Questo risultato importante e positivo deve costituire il punto di partenza e di impegno dei cittadini, di tutti gli operatori sanitari e dei rappresentanti delle istituzioni, per risolvere il problema del Pronto Soccorso e per arrestare la decisione del trasferimento del Centro Trasfusionale da Frosinone a Roma. Nell'incontro con il Ministro della sanità che avverrà giovedì prossimo, con i rappresentanti delle istituzioni locali e con le associazioni si insisterà per avere immediatamente provvedimenti urgenti, per mettere fine al dramma e vergogna del Pronto Soccorso. Se così non sarà metteremo in piedi tutte le iniziative necessarie affinché il problema sia risolto. Le associazioni fanno appello a tutti i cittadini affinché alle ore 15 di giovedì 23, ci sia una presenza massiccia davanti all'Ospedale del capoluogo, per dimostrare al Ministro Lorenzin l'interesse e l'importanza del problema

 Le 24 associazioni e comitati aderenti:- Consulta delle associazioni della Città di Frosinone – Francesco Notarcola- Cittadinanzattiva - Tribunale difesa diritti malato- Renato Galluzzi- Associazione Italiana Pazienti anticoagulati e cardiopatici – Antonio Marino- Associazione di Volont. Frosinone Bella e Brutta, Onlus – Luciano Bracaglia- Associazione Diritto Alla Salute - Sandro Compagno – Anagni- Associazione Valerio nel cuore – Loredana Naddei- Gruppo Civico Vitaminex – Mauro Meazza –Anagni- Associazione “Alle Venti” – Amedeo Di Salvatore- Osservatorio Peppino Impastato – Mario Catania- Coordinamento Frosinone “Salviamo il paesaggio” – Luciano Bacaglia- Associazione “Mountain Village” – Fabio Colasanti- Associazione “Città del sole” – Fabio Colasanti- Associazione Oltre l'Occidente - Paolo Iafrate- Comitato Salviamo l'ospedale di Anagni - Piero Ammanniti- Associazione Forming Onlus - Riccardo Spaziani- Associazione zerotremilacento – Luigi Criscuolo- Comitato Amici della Pescara- Lucio Lamarra- Coordinamento provinciale Acqua Pubblica – Severo Lutrario- Comitato Colle Cottorino – Dario Martini- Associazione Madonna della Neve Colle Cottorino – Fulvio Pica- Ass. italiana familiari e vittime della strada (AIFVS) – Onlus – Franco Cocco e Claudio Martino- Cofile Sportello Antiusura Bancaria Soc.Coop.Onlus – Antonio Mattia- Comitato Amici della Pescara- CDS Focus

martedì 21 gennaio 2014

Sgurgola dove è finita la democrazia?

Piera Giovannini

In data 16 Dicembre 2013 a Sgurgola il gruppo consiliare denominato “ Con Luciana Perfetti uniti per il futuro di Sgurgola” ha subito una vera e propria metamorfosi.
Al suo posto si è autocostituito il gruppo consiliare del Partito Democratico con a capo la dott.ssa Luciana Perfetti.
Dopo tre anni di Amministrazione, i cittadini di Sgurgola che avevano votato la lista civica “ Con Luciana Perfetti uniti per il futuro di Sgurgola” si trovano di fronte a un qualcosa che loro stessi non hanno votato, senza neanche essere stati avvisati ed ascoltati.

Tutto questo è un vero e proprio tradimento per quei cittadini che hanno votato una cosa e che invece, adesso ne hanno imposta un’altra e che ora, quindi, si chiedono dove è finita la DEMOCRAZIA.


Un bulldozer all'interno di un campo Palestinese

Luciano Granieri


Legge elettorale,  abolizione del titolo V della Costituzione, fine del bicameralismo perfetto con la derubricazione del Senato  camera degli enti locali. Prendere o lasciare, se no salta tutto. Renzi procede impalcabile come un  bulldozer israeliano sulle  case palestinesi.  Tutti contenti, a parte la minoranza del suo partito, soprattutto Berlusconi. Certo è singolare che il segretario di un partito produca provvedimenti condivisi dalla forza antagonista per eccellenza piuttosto che dai suoi stessi compagni (ops…scusate il compagni non volevo insultare). L’accordo Berlusconi- Renzi non sorprende più di tanto, nè vale la pena commentare  la nuova legge elettorale.  Il modello ispanico, di base, soddisfa i partiti grandi, le liste bloccate vanno  bene a Berlusconi, il quorum del 35% per staccare il premio di maggioranza in mancanza  del quale si va al II turno , più o meno accontenta le schegge centriste dal Nuovo Centro Destra fino a Fratelli d’Italia, passando per la diaspora montiana. La nuova legge potrebbe stare bene anche al  Movimento 5 Stelle, l’idea che i grillini  riescano   arrivare al ballottaggio e vincere , non  è  per niente peregrina. Di ciò che giova  ai cittadini non è  potuto fregare di meno a nessuno, e il concetto di rappresentanza è finito sotto la suola della scarpe. Del resto qualsiasi legge elettorale è buona se elegge persone per bene ed è cattiva se elegge gaglioffi, per cui è inutile perdere tempo in ulteriori valutazioni. Ciò che lascia invece basiti è l’aura di insigni statisti e padri della nuova patria   che costoro si  attribuiscono.  Se non passa l’intero pacchetto così com’è salta tutto duce….  pardon scusate il refuso freudiano, dice Renzi. Non viene in mente al sindaco di Firenze che il Parlamento potrebbe votare contro la sua proposta? Secondo me è un’opzione che non è  neanche presa in considerazione tanto il parlamento non esiste. Di solito in una democrazia parlamentare come quella  italiana   i partiti,  attraverso i propri parlamentari democraticamente  eletti, presentano le proposte di legge elettorale  alla  commissione affari costituzionali, la commissione redige il provvedimento che dovrebbe essere la sintesi delle proposte presentate, quindi il disegno di legge passa al vaglio delle camere per essere votato e diventare la legge elettorale definitiva. Non mi pare che questa procedura sia stata rispettata . Qui ci siamo trovati di fronte a un sindaco, segretario di partito, ma non eletto in parlamento, che ha concordato la legge elettorale, ma soprattutto un nuova struttura dello stato, con un pregiudicato che in parlamento ci stava, ma ne è stato cacciato perché condannato in via definitiva per reati gravi. Vogliamo ridurre i costi della politica? Aboliamo le commissioni parlamentari, tanto le proposte di legge le presentano altri. E poi basta con certe ipocrisie, aboliamo completamente il parlamento. Alle prossime elezioni si  elegge direttamente il presidente, Renzi o Berlsuconi, e chi vincerà, governerà  fino a che giustizia la trionferà, evviva la democrazia.


lunedì 20 gennaio 2014

A sinistra, una lista per Tsipras


 L’Europa è a un bivio, i suoi cit­ta­dini devono ripren­der­sela. Dicono i cul­tori dell’immobilità che sono solo due le rispo­ste al male che in que­sti anni di crisi ha fran­tu­mato il pro­getto d’unità nato a Ven­to­tene nell’ultima guerra, ha spento le spe­ranze dei suoi popoli, ha risve­gliato i nazio­na­li­smi e l’equilibrio fra potenze che la Comu­nità doveva abbat­tere.
La prima rispo­sta è di chi si com­piace: passo dopo passo, con aggiu­sta­menti minimi, l’Unione sta gua­rendo gra­zie alle tera­pie di auste­rità. La seconda rispo­sta è cata­stro­fi­sta: una comu­nità soli­dale si è rive­lata impos­si­bile, urge ripren­dersi la sovra­nità mone­ta­ria scon­si­de­ra­ta­mente sacri­fi­cata e uscire dall’euro. Noi siamo con­vinti che ambe­due le rispo­ste siano con­ser­va­trici, e pro­po­niamo un’alternativa di tipo rivo­lu­zio­na­rio. È nostra con­vin­zione che la crisi non sia solo eco­no­mica e finan­zia­ria, ma essen­zial­mente poli­tica e sociale. L’euro non resi­sterà, se non diventa la moneta di un governo demo­cra­tico sovra­na­zio­nale e di poli­ti­che non calate dall’alto, ma discusse a appro­vate dalle donne e dagli uomini euro­pei. È nostra con­vin­zione che l’Europa debba restare l’orizzonte, perché gli Stati da soli non sono in grado di eser­ci­tare sovranità.

A meno di chiu­dere le fron­tiere, far finta che l’economia-mondo non esi­sta, impo­ve­rirsi sem­pre più. Solo attra­verso l’Europa gli euro­pei pos­sono ridi­ve­nire padroni di sé.
Per que­sto fac­ciamo nostre le pro­po­ste di Ale­xis Tsi­pras, lea­der del par­tito uni­ta­rio greco Syriza, e nelle ele­zioni euro­pee del 25 mag­gio lo indi­chiamo come nostro can­di­dato alla pre­si­denza della Com­mis­sione euro­pea. Il suo paese, la Gre­cia, è stato uti­liz­zato come cavia durante la crisi ed è stato messo a terra: in quanto tale è nostro por­ta­ban­diera. Tsipras ha detto che l’Europa, se vuol soprav­vi­vere, deve cam­biare fondamentalmente.
Deve darsi i mezzi finan­ziari per un piano Mar­shall dell’Unione, che crei posti di lavoro con comuni piani di inve­sti­mento e colmi il diva­rio tra l’Europa che ce la fa e l’Europa che non ce la fa, offrendo soste­gno a quest’ultima. Deve dive­nire unione poli­tica, dun­que darsi una nuova Costi­tu­zione: scritta non più dai governi ma dal suo Par­la­mento, dopo un’ampia con­sul­ta­zione di tutte le orga­niz­za­zioni asso­cia­tive e di base pre­senti nei paesi europei.

Deve respin­gere il fiscal com­pact che oggi puni­sce il Sud Europa con­si­de­ran­dolo pec­ca­tore e adde­stran­dolo alla sud­di­tanza, e che domani punirà, pro­ba­bil­mente, anche i paesi che si sen­tono più forti. Al cen­tro di tutto, deve met­tere il supe­ra­mento della disuguaglianza, lo stato di diritto, la comune difesa di un patri­mo­nio cul­tu­rale e arti­stico che l’Italia ha mal­ri­dotto e mal­trat­tato per troppo tempo. La Banca cen­trale euro­pea dovrà avere poteri simili a quelli eser­ci­tati dalla Banca d’Inghilterra o dalla Fed, garan­tendo non solo prezzi sta­bili ma lo svi­luppo del red­dito e dell’occupazione, la sal­va­guar­dia dell’ambiente, della cul­tura, delle auto­no­mie locali e dei ser­vizi sociali, e dive­nendo prestatrice di ultima istanza in tempi di reces­sione. Non dimen­ti­chiamo che la Comu­nità nac­que per debel­lare le dit­ta­ture e la povertà. Le due cose anda­vano insieme allora, e di nuovo oggi.
Oggi abbiamo di fronte una grande que­stione ambien­tale di dimen­sioni pla­ne­ta­rie, che può tra­vol­gere tutti i popoli, e un insieme di poli­ti­che tese a sva­lu­tare il lavoro, men­tre una corretta poli­tica ambien­tale può essere fonte di nuova occu­pa­zione, di red­diti ade­guati, di mag­giore benes­sere e di riap­pro­pria­zione dei beni comuni. È il motivo per cui contesteremo dura­mente il mito della cre­scita eco­no­mica così come l’abbiamo fin qui cono­sciuta. Esi­ge­remo inve­sti­menti su ricerca, ener­gie rin­no­va­bili, for­ma­zione, tra­sporti comuni, difesa del patri­mo­nio cul­tu­rale. Sap­piamo che per una ricon­ver­sione così vasta avremo biso­gno di più, non di meno Europa.
Pro­prio come Tsi­pras dice rife­ren­dosi alla Gre­cia, in Ita­lia tutto que­sto signi­fica rimet­tere in que­stione due patti-capestro.
Primo, il fiscal com­pact: il pareg­gio di bilan­cio che esso pre­scrive è entrato pro­di­toriamente nella nostra costi­tu­zione, l’Europa non ce lo chie­deva, limi­tan­dosi a indi­care sue «preferenze».
Secondo, il patto di com­pli­cità che lega il nostro sistema poli­tico clep­to­cra­tico alle domande dei mer­cati: chie­diamo una poli­tica di con­tra­sto con­tro le mafie, il rici­clag­gio, l’evasione fiscale, la pro­te­zione e l’anonimato di capi­tali grigi, la cor­ru­zione, in un’Europa dove non sia più con­sen­tito opporre il segreto ban­ca­rio alle inda­gini della magistratura.
Signi­fica infine difen­dere la Costi­tu­zione nata dalla Resi­stenza, e non vio­larne i prin­cipi base come sug­ge­rito dalla JP Mor­gan in un rap­porto del 28 mag­gio 2013, cui i gover­nanti ita­liani hanno assen­tito col loro silen­zio. Signi­fica met­ter fine ai morti nel Medi­ter­ra­neo: i migranti non sono un peso ma il sale della cre­scita diversa che vogliamo. Signi­fica darsi una poli­tica estera, non più al rimor­chio di un paese – gli Stati uniti – che perde potenza ma non pre­po­tenza. La pax ame­ri­cana pro­duce guerre, caos, stati di sor­ve­glianza. È ora di fon­dare una pax euro­pea.
Le lar­ghe intese, le rifiu­tiamo in Ita­lia e in Europa: sono fatte per con­ser­vare l’esistente. Per que­sto diciamo no alla grande coa­li­zione par­la­men­tare che si pre­para fra socia­li­sti e demo­cri­stiani euro­pei, pre­sen­tan­doci alle ele­zioni di mag­gio con una piat­ta­forma di sini­stra alter­na­tiva e di rot­tura. Nostro scopo: un Par­la­mento costi­tuente, che si divida fra immo­bi­li­sti e inno­va­tori. Siamo sicuri fin d’ora che gran parte dei cit­ta­dini voglia pro­prio que­sto: non l’Unione mal ricu­cita, non la fuga dall’euro, ma un’altra Europa, rifatta alle radici. La chie­diamo subito: il tempo è sca­duto e la casa di tutti noi è in fiamme, anche se ognuno cer­casse rifu­gio nella sua tana  minu­scola e illusoria.
L’Italia al bivio
Que­sto è l’orizzonte. A par­tire da qui avan­ziamo la pro­po­sta di dare vita in Ita­lia a una lista che alle pros­sime ele­zioni euro­pee fac­cia valere i prin­cipi e i pro­grammi delineati.
Una lista pro­mossa da movi­menti e per­so­na­lità della società civile, auto­noma dagli appa­rati par­ti­tici, che sia una rispo­sta radi­cale alla debo­lezza italiana.
Una lista com­po­sta in coe­renza con il pro­gramma, che can­didi per­sone, anche con appar­te­nenze par­ti­ti­che, che non abbiano avuto inca­ri­chi elet­tivi e respon­sa­bi­lità di rilievo nell’ultimo decennio.
Una lista che sostiene Tsi­pras ma non fa parte del Par­tito della Sini­stra Euro­pea che lo ha espresso come can­di­dato. I nostri eletti sie­de­ranno nell’europarlamento nel gruppo con Tsi­pras (Gue-Sinistra Uni­ta­ria euro­pea). Una lista che potrà essere soste­nuta, come nel refe­ren­dum acqua, dal più grande insieme di realtà orga­niz­zate e che non si man­terrà con i rim­borsi elettorali.
Una lista che con Tsi­pras can­di­dato mobi­liti cit­ta­dine e cit­ta­dini verso un’Altra Europa.
Andrea Camil­leri, Paolo Flo­res d’Arcais, Luciano Gal­lino, Marco Revelli, Bar­bara Spi­nelli, Guido Viale

Oggi ren­diamo pub­blico que­sto appello cor­re­dato dalle sole firme dei suoi esten­sori. Nei pros­simi giorni ren­de­remo pub­blica la lista delle ade­sioni che si stanno raccogliendo.











domenica 19 gennaio 2014

Secondi d'inverno (Roma-Genoa 4-0)

Kansas City 1927


E insomma, sta vita nuova nostra impone de non preoccupasse (e ogni tanto de scrive na scheda). Sto nuovo approccio vincente da squadra de vertice te detta de pensà different. Allora pensi different, perché sei different rispetto ar te stesso medesimo che eri. Manca er 16 de Ostia? Cazzo! Ennò, think different te dico, no panic, er Lucido è ito away a peso d’oro e amo preso Gongolan, e l’amo preso noi, amo vinto l’asta cor carcio moderno inglese e quello moderno francese e quello moderno italiano, o così c’hanno fatto crede. Manca Gliaìc? Cazzo! Ennò, no alarms and no surprises te dico, gioca sordato Florenzi, caduto momentaneamente in disgrazia ma ansioso de dimostrà ar prossimo de non esse solo un sordato zemagnano ma milite utile per cause più ambiziose.
Manca Barzaretti? Cazzo! None, ormai Dodò è omo fatto, scaricatore de porto Alegre, je so cresciuti pure i primi peletti e se chiude ar bagno. Er 2014 è così, semo i nuovi noi, i principini der mercato, i nuovi leader carismatici de Di Marzio, i #sabatiners che mo se se svejano e non trovano un talento uruguagio o estone o lappone se straniscono mpochetto. Che poi, da secondi in classifica co nallenatore de cui sapevamo sì e no che cantava er porompompero, ndo lo trovamo er coraggio de stranisse?

E però oggi, anzi nello specifico mo, tocca batte er Genova, scarichi dell’ansia che nse ne po perde una. Era fica come ansia eh, tutto sommato ce se poteva convive fino a fine anno, però via er dente via er dolore e via pure er primo posto lontano otto punti, nela stagione perfetta. Che poi sta cosa che quele rarissime vorte nela storia nostra in cui semo perfetti se trova sempre quarche prepotente perfettissimissimo avrebbe pure stuccato, roba che avremmo diritto a na specie de bonus tale per cui ogni tre stagioni perfette ce se riconosca armeno no scudo ar valore, ma tant’è, sticazzi, semo fatti così, stimolamo er prossimo nostro a diventà più stronzo laddove pareva impossibile, so comunque medaglie ar valore.
Ma siccome la perfezione artrui è comunque insana e se spera a termine, tocca fasse trovà pronti a rimasticà punti, co un molare de meno ma più fame de prima. Oggi er menù prevede Grifone, che lo devi sapé cucinà, va detto.

Chef Rudi opta inizialmente pe un fuoco lento de passaggetti e avvolgenza, de manovra e de studio, un tiki che diventa calcio prima de rompe i cojoni cor taka, comunque, più o meno, senza mai tirà in porta. 

Er Ninja belga dar dna indonesiano, omaggio estremo ala globalizzazione e ale seconde generazioni de tutto er monnonfame, pe fa incazzà ancor de più i leghisti ha deciso de fasse er bagno ner Tevere ar punto che pare essese fatto tutta la trafila de giovanili dela Roma fino a presentasse pe primo ar ritiro de st’estate. Romano d’adozione e d’elezione immediata, dopo 10 minuti non solo se trova a occhi chiusi co tutti ma già dispensa consigli su traffico e uscite del Raccordo. Qualcuno giura de avello sentito dì “Nte infognan sulla Cristoforo Colombolan, pia a Via der Marelan, però attento all’autovelox che là tenculanlan”. 
Kevin “Levatevedarcazzo” Strootman è na branda semovente che sradica e scardina, divelle e diverte, imposta e intimorisce, e come suggerisce l’enigmatico secondo nome affibiatogli in quel di Ridderkerk zona mercato, sbraga gli avversari co la forza del pensiero, la gravità dela scucchia e la parzialità der carcio totale. 
Er Malincosniaco cerca de riannodà i fili dell’intesa Capitana recisi dallo sposalizio calcistico ormai consolidato der 10 co Maicon. Er brasiliano può pure decide de uscì dar campo, dallo stadio, fasse Ponte Duca D’Aosta e annà a fa na sgroppata sulla fascia destra der Flaminio: er Capitano la passerà comunque a lui, per inerzia, pigrizia e affinità generazionale.

Ma ecco, mo che c’è punizione dar limite non je la po passà, queste so le sue, questa ce tira.
Eh, ce tira ma je la piano, je la rimbarzano, e rimane lì a mezz’aria senza senso, na palla persa.

Ma spesso le cose non c’hanno un senso finché qualcuno nun je lo dà, e l’omo chiamato a dajelo è quello che se strugge a pensà se è uomo o caporale, giocatore o soldato, bruco o farfalla, bello o brutto, forte o pippa, nsomma se semo capiti. Oggi pare che è farfalla. Co la palla ancora per aria le recchie se fanno ali e er mondo se capovolge all’occhi de Sandrino da Vitinia, le zampe de sotto je fregano il posto a quelle de sopra, la gravità concede er lasciapassare a sto mezzo quintale de mezzala e, tempo che se ritrova culo per terra, la palla ha fatto er viaggio dar piede alla rete passando pe il palo più lontano. All’atterraggio Florenzi è già membro onorario insieme a Pelè, Parola, Djorkaeff, Rooney e vagonate de Florenzi de tutto er monno co deficit de marketing dell’esclusivo Club De Le Mejo Rovesciate Da Fotografà.

Nce credemo, nce crede manco lui, se mette le mani in testa, core senza sapé ndo core, strilla come no scemo, se fa rosso come la majetta, a noi sui seggiolini ce rimane er dubbio finché lo speaker non dice er nome suo. E siccome de Alessandro ce sta lui, je ricordamo come fa de cognome pe sto momento che nse scorderà finché campa.

Chi rischia de campà POCHISSIMO so nell’ordine prima Gerva e poi Maicone, che nell’entusiasmo dei festeggiamenti inanellano prima na gomitata involontaria e poi un buffetto volontario ai danni de Kevin. In Olanda c'è gente che pe molto meno ancora porta, inutilmente, le foto dei propri cari al "Chi l'ha visto?" orange. Ma sarà la festa pe la rovesciata, sarà che oggi se sente buono, sarà che comunque vattece a mette co Maicon, Er Piovra lascia core.

Tempo che se risedemo dicendoce convinti “Io l’ho sempre detto che questo è da Pallone D’oro, pure quando je dicevo mortaccitua che te sei magnato, ar Crotone devi giocà, addrizate i piedi, era un modo pe candidallo ar prestigioso premio” ed è già ora de rialzasse.

Perché quando Er Tendina pia palla e c’ha almeno 10 metri de campo davanti, tendenzialmente, l’Olimpico se alza, e sta cosa succede solo co lui.
Dice un vecchio proverbio africano che quando uno Gervinho entra in azione, non importa che tu sia leone o gazzella, quello pista comunque de più e qualcosa succederà, ragion per cui egli riceve er cuoio e fa quello pe cui è stato concepito: core. E come spesso accade, core talmente veloce che se deve fermà a aspettà che arivi quarcuno pe dà un senso a tanta inconsapevole superiorità, quarcuno che ce faccia quarcosa co sto strapotere imbarazzante, quarcuno che non s’empressioni de cotanta velocità forte der fatto de esse depositario der cervello carcisticamente più veloce dei cinque continenti.

Il Qualcuno ariva, il qualcosa ce lo fa, il fato fa la sua parte co na deviazione (ma quando succede Arcapitano non è culo, è solo un centesimo che se leva dal conto de gratitudine a scalare che Lui c’ha aperto cor calcio) e dopo 5 minuti è duazzero. Gol numero millesseicentottanta (contando solo quelli nel primo tempo e fatti de destro co na deviazione del difensore) col quale Ercapitano raggiunge Colin Powell, Leonardo Da Vinci, Armin Zöggeler, Bill Gates, Marie Curie, gli U2 e Toni Servillo prima che entrasse ner tunnel dei palloni d’oro (o golden globe). Che non è “gli U2 e poi Toni Servillo”, è proprio una collaborazione sconosciuta ai più, un adattamento in italiano di “Where the streets have no name” intitolato “Sto entrando in galleria, vaffanculo”.

Pure perché puoi fa tutti i firm che te pare, ma senza Roma nessuna bellezza sarà mai abbastanza grande, e senza Capitano nessuna azione potrà mai ripartire per rimanere impressa negli Oscar dei corsi de Coverciano ar paragrafo intitolato “capovorgimento der carcio d’angolo artrui in coreografie de frenetico staffettismo olimpico finalizzate all’autostima de gruppo, ala segnatura armonica e all’evoluzione dell’estetica secondo Rudi”.
Accade difatti, come successe già a Inter, che dar piede Capitano la palla si smisti su Dodò, che come ligio gregario core e apre sul succitato sovreccitato Florenzi, che come Garcia comanda core e arza la testuggine e mette ar centro all’accorrente quarcuno che come da lavagnetta insaccherà.
Perché in questo schema garciano, qualcuno ce deve sta sempre.
Qualcuno mediamente giovane, mediamente voglioso, mediamente in grado de fasse cento metri de campo in 11 secondi scarsi mantendendo la lucidità de stoppà e segnà.
Insomma, in teoria chiunque tranne Maicon, l’uomo dopato de carisma e sicumera, er terzino tarmente gonfio de personalità da dribblà gli avversari cor solo spostamento der sopracciglio e der curriculum (esatto opposto di tutti i nostri più recenti imberbi terzini). A lui de core je va a tratti, ce deve proprio esse bisogno, nse ne deve poté fa a meno. E però non se diventa Maicon a caso. Na corsa così, per un’azione così, per un gol così, fosse pure er il treazzero cor Genoa in casa, è grande bellezza a prescinde. Se deve fa. E lui la fa.

L’intervallo ha il sapore piacevole della profezia confermata, ché a mezza bocca se l’eravamo mezzo detto, all’inizio: “crt ch st prtita srbbe d st trzzro a fne prm tmpo”. Ecco, mo treazzero ce stamo, e sto Genova è talmente poca cosa che la rilassatezza sugli spalti porta namico a proporre “annamo a casa a vedesse er secondo tempo daa juve”. Perché in tutto ciò gli strisciati stanno a faticà a Cajari, e ormai de risultato in bilico che ce interessa quello è rimasto, al che in tanti provano a industriasse co na mano nel passato e l’altra dritta e aperta nel futuro. Bruscolini nella destra, smartphone nella sinistra, e pe qualche minuto le du parole più pronunciate nel settore so “Sky go”. La voce monocorde de nantro amico riporta tutti alla cruda realtà ricordandoce che all’Olimpico già è tanto se riesci a mannà un messaggio, too dai in fronte scaigo.

E però, mentre i rigazzi risgambettano, pensi “ma non avrò esagerato co sta sicumera? Ma non avrò esagerato pure mo a pensà sicumera invece che na parola normale? Guarda mo se nfamo na cazzata e nse deve riaprì sta partita”. Però no. Però Mehdi. L’uomo che presto costringerà i letterati a trovà nalternativa al dare soldi prima del pagamento, perchè chiamà “anticipo” la cosa che fa lui e anche quella è poco rispettoso, non ce vuole sta a sto fatto che Florenzi è capocannoniere. Ma quanto ce piace Mehdi. Ma che giocatore è Mehdi. A questo se je fanno le analisi je trovano tracce de sangue nel fomento.  Ma pure i gò? Ma nsarà troppo? No, quando è troppo lo decide lui, e se nve sta bene je lo andate a dì in faccia. De sicuro Perin, uno che se c’aveva qualche prospettiva è stata immolata sull’altare der Nuovo Buffon, non c’ha er coraggio de dì niente quando se ritrova pe la quarta volta a fa il raccattapalle nella porta sua. Smitraja Mehdi, parla da solo Mehdi, se pia a pizze Mehdi, chiude l’urtimo spirajo de partita Mehdi.

Però the show must go on, e quando la partita non c’ha più niente da dì, solo un grande showman può portà brio in una storia già chiusa. Fortuna vole che uno dei più dotati allievi del maestro Gustav A. Poraccio sia presente in campo e riesca nel giro de du minuti a dà prova de tutto il suo talento. Quando Gasperini chiama il cambio pe Matuzalem gli astri se allineano e succede na cosa bellissima: la Sud fa espelle un ex laziale odiato pure dai laziali pe avé posto fine anzitempo alla carriera da gommista de Brocchi. Perchè quello succede. Come quello fa un passo verso la panchina na pioggia de fischi se abbatte sul rettangolo, e lui invece de fa finta de niente come fanno tutti i professionisti, comincia a fa gesti e provocà. Figurate, c’hai trovato. I fischi se fanno bolgia, la bolgia se fa inferno, Matuzalem se fa espelle ma a cambio già avvenuto, così dopo du minuti l’arbitro ricaccia fuori pure quello che entrato ar posto suo, e quello prova a giustificasse: “Siamo Cofie, è difficile spiegare certe giornate amare, lascia stare”, ma l’arbitro se lo guarda come a dì “o so me dispiace ma non è colpa mia se l’amico tuo è un cojone”. Il subentrato Cofie è così costretto a subuscire per poi risubentrare al posto de nantro. La Kienge si è mossa per molto meno.

E così, dopo sto pezzo de bravura c’è poco altro da pretende. Se fa giusto in tempo a vedè finalmente Giedvai senza tuta e poi è già ora de Grazie Roma e sciarpe ar cielo.
E sarà che in mezzo c’è stata a coppitalia, sarà che in mezzo te sei comprato er Ninja, sarà che oggi hai vinto come te se chiede de vince quando sei più forte, ma pare incredibile che dalla scoppola de Torino è passata solo na settimana. Pare un mese, pare na cosa brutta ma lontana, mentre fino all’anno scorso le cose brutte parevano successe da na settimana pure dopo un mese. 
Ma è così, sta vita nuova nostra impone de non preoccupasse (e ogni tanto de scrive na scheda). 

Sit-in davanti all'ospedale Fabrizio Spaziani di Frosinone per NON MORIRE SU UNA BARELLA

Luciano Granieri


Tanto tuonò che piovve. Dopo  avere interessato, attraverso innumerevoli dibattiti, cariche istituzionali, di varia provenienza  (nazionale, regionale, provinciale e cittadina), per porre all’attenzione la disarmante questione della sanità in Ciociaria, e in particolare del pronto soccorso di Frosinone, movimenti e associazioni  hanno deciso di gridare forte la loro delusione e organizzando  un sit-in davanti all’ospedale Fabrizio Spaziani di Frosinone.  

Il saccheggio era arrivato a minacciare il centro trasfusionale di Frosinone, che in base al piano del governatore del Lazio Zingaretti, si sarebbe dovuto trasferire a  Tor Vergata. Manager in cambio di sangue si potrebbe intitolare questa squallida commedia.    Infatti proprio  il direttore sanitario del Policlinico Tor Vergata, D.ssa Isabella Mastrobuono,  è stata nominata direttore generale della Asl di Frosinone.   

Questa  è stata la  goccia "di sangue" che ha fatto traboccare  il vaso, dopo i danni fatti dalla Polverini con l’istituzione delle macro aeree, la chiusura di sette ospedali,  in  provincia, e il conseguente vergognoso stato del pronto soccorso di Frosinone  che nei giorni scorsi ha visto un affluenza  giornaliera fino a  80 pazienti  con ben dieci codici rossi, in attesa di essere curati. Proprio in relazione al pronto soccorso è stata organizzata dalla consulta  delle associazioni una raccolta di firme per interessare la Procura della Repubblica allo stato di illegalità e di omissione di soccorso nei riguardi dei pazienti che   hanno avuto la sfortuna di entrare nella bolgia del pronto soccorso frusinate.  

E’ stato sufficiente il semplice annuncio della volontà di movimenti sociali e organizzazioni, anche provenienti da Ceccano e Anagni , di manifestare,  per mettere il sale sulla coda dei politici locali. Il gruppo  consiliare della regione Lazio del M5S, ha presentato un interrogazione urgente a risposta scritta al presidente  del consiglio regionale, per avere lumi sulla scellerata ipotesi di trasferire il centro trasfusionale di Frosinone a Tor Vergata, lo stesso ha fatto il gruppo del Pd.  Sembra, secondo quanto riferito nel corso del sit-in dal consigliere  regionale Daniela Bianchi, che il sangue ciociaro rimanga in Ciociaria. Vogliamo assegnare questa piccola vittoria ai cittadini e alle associazioni che hanno protestato?  Non ho dubbi in merito. Certo che si. 

Inoltre grazie al deputato europeo, Alfredo Pallone ex Pdl, oggi vicino al Nuovo Centro Destra di Alfano,  addirittura il ministro della salute Beatrice Lorenzin  verrà di persona a verificare le disastrose condizioni dell’Ospedale Fabrizio Spaziani  per poi proseguire il suo viaggio verso il nosocomio di Sora. La visita è prevista per giovedì  alle ore 15,00. Il ministro, oltre ad incontrare il personale sanitario, si confronterà con una delegazione della associazioni.  Un'altra vittoria dei cittadini?  Forse, ma ne dubito. Infatti sospetto che l’iperattività dell’eurodeputato Pallone miri a contrastare a livello ragionale la fazione forza italiota che ha nella provincia di Latina un punto di forza grazie alla nomina di Claudio Fazzone, il ras berlusconiano  del pontino, a  coordinatore regionale di Forza Italia. E in vista delle elezioni europee La ministra Lorenzin , anche essa precipitata nelle truppe alfanoidi, non poteva tirarsi indietro nel promuovere il suo sodale in terra di Ciociaria.  

Valutazione di piccole   o  grandi conquiste a parte, la manifestazione davanti all’ospedale ha avuto il merito di accendere i riflettori dei   media  sulla scandalosa situazione della sanità a Frosinone e in provincia. Ha sollecitato i politici locali giunti in forze, ad un impegno fattivo per difendere il diritto costituzionalmente riconosciuto dei cittadini ad essere curati decentemente.  

Dal sindaco di Frosinone Ottaviani, ai consiglieri, Calicchia e Pizzutelli, dal consigliere regionale Daniela Bianchi al deputato M5S Luca Frusone,  tutti hanno  condiviso le motivazioni della protesta e hanno promesso  chi più chi meno di impegnarsi maggiormente.  La salvaguardia della salute non ha colore politico, questo è stato il mantra. 

Si spera che il sit-in abbia attivato un precorso di presa di coscienza da parte delle istituzioni della gravità della situazione.  Dopo questo piccolo ma significativo successo è compito della associazioni passare dalla fase propositiva alla fase di pressione e controllo. E fondamentale verificare quale siano le reali intenzioni delle istituzioni in merito al problema della sanità in Ciociaria a cominciare dall’incontro con il Ministro Lorenzin.