Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 18 gennaio 2014

Onore al merito

Aniello Prisco

Vedo un movimentismo sulla sanità ciociara senza precedenti. Decreti di trasferimento votati dal PD regionale, mozioni del PD contro il decreto votato dal PD stesso, richieste al ministro della sanità, interrogazioni, ispezioni, comunicati stampa di ogni genere, raccolte firma e chi più ne ha più ne metta. Tutto ciò sollecitato da pochi cittadini che hanno deciso di organizzare alcune forme di protesta. Onore al merito, nel silenzio però. Mi rendo sempre più conto che la politica insegue i problemi, non li vede, non li capisce e non sa risolverli.

foto clip Luciano Granieri


Happy birthday to Al Foster

Jazz Corner

Happy birthday to Al Foster, Bobby Broom and Steve Grossman all who played with Miles Davis and Al and Bobby also played with The Official Sonny Rollins Page. "As a member of the Davis band from 1972 to 1985, Foster's contribution to Davis' music is articulated by Davis himself in his 1989 autobiography, Miles: The Autobiography, where Davis describes the first time he heard Foster play live in 1972 at the Cellar Club on 95th Street in Manhattan: "He knocked me out because he had such a groove and he would just lay it right in there. That was the kind of thing I was looking for. Al could set it up for everybody else to play off and just keep the groove going forever." Miles' "All Blues" with Al Foster, Chick Corea, Steve Grossman Official Artist Page, Dave Holland, Bill Evans Sax.

venerdì 17 gennaio 2014

Scacciamo gli angeli e i demoni dall'Ospedale "Fabrizio Spaziani"

Luciano Granieri.

Per non rimanere vittima anche tu degli Angeli e dei Demoni, nel deprecabile caso dovessi capitare nel pronto soccorso dell'ospedale Fabrizio Spaziani di Frosinone......

Partecipa al Sit-in organizzato da cittadini presso l’ospedale di Frosinone DOMENICA 19 gennaio dalle ore 11:00 alle ore 15:00 per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sullo stato della sanità in ciociaria.

Anche il comitato "Salviamo l'ospedale di Anagni" al Sit-In del 19 gennaio davanti all'ospedale di Frosinone

IL COMITATO SALVIAMO L’OSPEDALE DI ANAGNI

Il Comitato Salviamo l’Ospedale di Anagni e l’Associazione Diritto alla Salute invitano tutti i cittadini a partecipare al sit in di protesta davanti all’Ospedale Fabrizio Spaziani di Frosinone domenica 19 gennaio 2014,  DALLE ORE 11.00 ALLE ORE 15.00. Mentre attendiamo il giudizio del TAR del Lazio che si riunirà mercoledì 29 gennaio p.v. per decidere le sorti dell’Ospedale di Anagni, non possiamo ignorare la situazione di profondo degrado in cui versa la sanità in provincia di Frosinone. Una situazione che si aggrava di giorno in giorno come testimonia chi è costretto a recarsi al pronto soccorso del nuovo ospedale di Frosinone dove si attendono ore e giorni prima di essere soccorsi a causa delle gravi carenze organizzative,  di personale e di posti letto nei reparti di degenza. La chiusura di sette ospedali, determinata dal piano Polverini, non ha portato alcun beneficio, anzi ha creato una carenza strutturale di posti letto che non è assolutamente compensata dalla strana media delle macroaree. Per questo riteniamo, come ci ricorda Anna Natalia nella lettera indirizzata al Presidente Zingaretti che riportiamo in calce alla presente, assolutamente necessaria la riapertura dell’Ospedale Civile di Anagni, senza del quale gli ottantamila cittadini della zona nord della provincia di Frosinone rimarranno privi di assistenza sanitaria.
Anche in questi ultimi mesi, nonostante l’avvicendamento al governo regionale, in provincia di Frosinone non abbiamo registrato alcun cambiamento positivo nella gestione della sanità, nessun potenziamento dell’offerta di servizi. L’ultima notizia è ancora una brutta notizia e riguarda il trasferimento al Policlinico di Tor Vergata del Centro medico trasfusionale, una delle poche eccellenze dell’Ospedale F. Spaziani di Frosinone.
Dopo il caos della guerra dei direttori generali il Presidente Zingaretti ha nominato il nuovo Direttore generale nella persona della Dott.ssa Isabella Mastrobuono, ex dirigente proprio dell’Ospedale di  Tor Vergata. Sarà solo un caso?


LETTERA DELLA PROF.  ANNA NATALIA PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE ANAGNI VIVA AL PRESIDENTE DELLA REGIONE LAZIO NICOLA ZINGARETTI

Presidente Zingaretti,

sono una cittadina di Anagni, elettrice di sinistra da sempre, ho votato per lei con fiducia nelle sue doti di politico e di amministratore, ed anche per la simpatia che lei comunica.
Faccio parte del  Comitato " Salviamo l' Ospedale di Anagni "che si batte da  anni per impedire,con gli strumenti di legge e con l'impegno dei cittadini, la chiusura della  struttura ospedaliera decisa dal Piano Sanitario della  Polverini, che ha avuto conseguenze drammatiche per la tutela della salute, in particolare nell' area  nord della  provincia di Frosinone.
Di tale situazione lei è a conoscenza, infatti, nella sua  campagna elettorale, si è impegnato, in modo inequivoco, ad assicurare il riordino dei servizi sanitari, da distribuire secondo le effettive esigenze delle popolazioni residenti nel territorio ed ha riconosciuto, anche dopo la sua elezione alla presidenza regionale, il fatto che la provincia di Frosinone è stata privata  dell' assistenza sanitaria di base, poiché il Piano Polverini, con la chiusura di ben  7  Ospedali su 11,  ha di fatto azzerato i livelli essenziali di  assistenza.
Le  iniziative del  Comitato hanno ottenuto un risultato rilevante nell' agosto del 2011,quando un'ordinanza del Consiglio di Stato ha riconosciuto la  necessità di mantenere operativo l' Ospedale di Anagni, la cui chiusura avrebbe arrecato danni molto gravi all'ampia area di utenza, circa 80.000 cittadini, per la quale 
l' Ospedale, da sempre, ha rappresentato un indispensabile presidio sanitario.
Paradossalmente, dall'autunno 2011 è iniziato il sistematico e inesorabile smantellamento dell' Ospedale che, con le decisioni della  ASL , sempre giustificate come "temporanee", è stato svuotato di personale e attrezzature, dirottati negli Ospedali di Frosinone e di Alatri.
Il primo, come è ben noto, presumibilmente  anche a  lei, non riesce a rispondere alle richieste di cura  e assistenza per i pazienti che vi si rivolgono a causa delle insufficienti capacità ricettive e del disordine organizzativo.
Il secondo, che dista da  Frosinone circa 10 Km, assolve ad un servizio sanitario poco più che "locale" e il tentativo di rafforzarlo ha ridotto l' ospedale di Anagni ad un punto di Primo Intervento di dubbia  utilità e non  ha prodotto alcun  beneficio alla popolazione dell'area nord della provincia che aveva come riferimento l' Ospedale di Anagni e non certo quello di Alatri, per elementari ragioni di collocazione 
territoriale. Sono così cresciute a dismisura le spese di "mobilità passiva" gravanti sul precario bilancio aziendale e, in presenza di urgenze di ogni tipo,il paziente deve sperare di arrivare vivo a Frosinone, di poter essere ricoverato e curato.
Come è del tutto evidente, caro Presidente, dal momento del suo insediamento ad oggi, nulla è cambiato nella situazione conseguente allo scellerato Piano Polverini! 
Non solo. La  mancata applicazione dell' ordinnza del Consiglio di Stato, i ricorsi al Tar, promossi dal Comitato,segnalano la mancanza della garanzia dei  diritti, in particolare del Diritto alla  salute, costituzionalmente sancito per tutti i cittadini della  Repubblica.
Abbiamo chiesto di poterla  incontrare, sollecitando i rappresentanti politici e i parlamentari  eletti nella provincia, per esporle tali gravi problemi: abbiamo avuto attestati di  buona volontà e null' altro.
E'dunque più facile incontrare  Papa Francesco che il Presidente della Regione.
Quello che vorremmo chiederle è semplice:
a) quali decisione prevede il Nuovo Piano Sanitario per assicurare la presenza di un presidio efficiente  per i cittadini di Anagni e dei paesi  limitrofi? 
b) gli interventi previsti per il riordino della Sanità provinciale considereranno l'esigenza di adeguare   il  rapporto abitanti/posti letto, di assicurare la presenza dei Pronto Soccorsi, di verificare l' uso razionale delle risorse disponibili, quelle professionali e quelle finanziarie, finora notoriamente  male utilizzate ?
Ho ancora una riserva di fiducia, Presidente, e come  me  molti altri cittadini.
Non ci deluda.

Anna Natalia






Augurio di buon lavoro al nuovo direttore della Asl di Frosinone D.ssa Mastrobuono

Il segr. Prov. Del PdCI FROSINONE
Oreste Della Posta

La nomina della dottoressa Isabella Mastrobuono a direttore generale dell’ASL di Frosinone , nominata dal Governatore del Lazio, a noi sembra un’ottima scelta ed esprimiamo l’augurio di un buon proficuo lavoro. I comunisti italiani si augurano che con la sua nomina cessino tutte le diatribe che la sanità ciociara ha attraversato negli ultimi tempi, che definirle indecoroso è veramente un eufemismo. Noi riteniamo che il suo primo impegno sia quello di affrontare la tragica realtà del pronto soccorso  dell’ospedale di Frosinone, che è la prima vera emergenza. Questo si può fare solo potenziando i pronto soccorso degli altri ospedali evitando così il sovraffollamento di quello di Frosinone.
La sanità ciociara ha bisogno di una vera lotta agli sprechi sia di strutture, di strumenti e risorse umane, facendo tutto senza guardare in faccia a nessuno. Va premiato quel personale sanitario che ogni giorno fa l’impossibile per assicurare un servizio minimo ai malati.
Nella nostra visione di servizio pubblico riteniamo che la sanità sia del malato e non certo dei medici e degli ospedali. Siamo convinti che questa sia Anche la Sua visione e quindi metta al centro di tutto il paziente e tutto funzionerà meglio. Noi sappiamo che in un ospedale della nostra provincia esistono delle attrezzature che sono all’avanguardia per l’analisi del sangue, ma vengono utilizzate nemmeno al 40% delle proprie potenzialità. Se invece  verrebbero utilizzate al 100% si ridurrebbero i tempi di attesa e si avvatterebbero i costi per le analisi eseguite da strutture private con un notevole risparmio economico.
Su questo noi nel tempo la giudicheremo, sapendo bene che nessuno ha la bacchetta magica.
Faccia in modo che fra un anno incontrandoci, possiamo affermare che ha fatto un buon lavoro. Se Lei mi permette vorrei darle un consiglio, non si faccia ingabbiare dalle clientele che PD e PDL sono maestri in questo campo, ma vada diritto per la Sua strada, quella del cambiamento fondato su onestà, competenza e trasparenza.

Italcementi Colleferro e il business dei rifiuti

Retuvasa, Raggio Verde, Ugi, Comitato Residenti, A.MA., Gruppo Logos

Anno nuovo, vita vecchia o progetti vecchi: Italcementi Colleferro ha ripresentato il 7 gennaio 2014  alla Regione Lazio presso l’Area di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) il suo vecchio, lucroso quanto pericoloso progetto: bruciare “fanghi prodotti dal trattamento delle acque reflue urbane”, pneumatici fuori uso (PFU), residui di materie plastiche non clorurate.
Ricordiamo che la società aveva presentato un anno fa analogo progetto, ma gli uffici preposti della Regione Lazio, dando ragione alle osservazioni delle associazioni che segnalavano l'estremo degrado ambientale della zona e la pericolosità di tali combustibili proposti, avevano rinviato il progetto alla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), necessitando di ulteriori e maggiori approfondimenti.
I rifiuti che Italcementi vorrebbe bruciare rientrano nella tipologia dei Combustibili Solidi Secondari (CSS), che potrebbero essere utilizzati in parziale sostituzione dell’attuale sistema di alimentazione (Petcoke). I CSS sono la nuova frontiera del business dei rifiuti, dai quali i cementifici possono trarre esclusivo beneficio economico: minor utilizzo del tradizionale e costoso petcoke. Ricordiamo che i CSS sono stati introdotti dal ministro Clini (governo Monti) e pende sulla loro legittimità  un ricorso al TAR presentato dalle associazioni, la cui udienza non è ancora fissata, che puntano il dito sulla nocività dei materiali che verrebbero bruciati e su alcuni difetti normativi. Inoltre per i cementifici c’è una maggior tolleranza nei valori di emissione rispetto ai tradizionali impianti di termodistruzione. Nello specifico delle plastiche non clorurate (i cloruri sono sostanze molto pericolose in quanto precursori delle diossine), diversi studi ribadiscono la difficoltà a separare plastiche che li contengono da quelle che ne sono esenti. 
Il governo Letta, persistendo sulla stessa strada, ha effettuato una ricognizione sul suolo nazionale indicando sia i possibili impianti per la produzione di CSS, sia le attività industriali che possono accogliere tali combustibili. 
Per comprendere meglio i reali interessi sottesi ad un disegno così grave dal punto di vista ambientale, abbiamo letto gli atti prodotti dal Ministero dell’Ambiente e ripercorso le fasi che hanno portato alla deleteria introduzione del CSS nei cicli di produzione. 
L'impressione che si ha è che la regolamentazione con la quale l'allora Ministro dell'Ambiente ha stabilito quando il rifiuto cessa di essere tale e diventa CSS-Combustibile sia stata “partorita” in tutta fretta, evidentemente sotto la pressione dell'emergenza rifiuti nel Lazio. Infatti al Prefetto Sottile l'allora Ministero dell'ambiente ha immediatamente conferito speciali poteri con un provvedimento, pure impugnato dalle associazioni,  per spingere sull'introduzione del CSS-Combustibile. Il CDR è ora inoltre pressoché sostituito dal CSS. Vengono coinvolte le società di trattamento rifiuti, tra cui l’AMA la municipalizzata di Roma, che dovrebbero predisporre il CSS, e le industrie cementiere che, in piena crisi produttiva, accolgono a braccia aperte l’invito. L’AMA si dichiara pronta ad avviare la produzione di CSS, ma vuole avere garanzie che questo materiale venga poi smaltito negli impianti, visto che ci sono nuove regole da seguire e qualche difficoltà tecnico-normativa rispetto al vecchio CDR. Peraltro emerge un certo fraintendimento tra ciò che è CSS e ciò che è CSS-Combustibile, quando non si tratta di termini equivalenti.
Il Ministero dell’ Ambiente il 17 aprile 2013 comunica ad AMA gli impianti sul suolo nazionale potenzialmente disponibili ad accogliere CSS: Guidonia e Colleferro per il Lazio,Salerno e Maddaloni per la Campania, Castrovillari e Marcellinara per la Calabria,Isola delle FemmineAugusta e Ragusa per la Sicilia, Matera per la Basilicata,BarlettaGalatina e Taranto per la Puglia. Tutti cementifici, alcuni dei quali stanno già utilizzando CSS.
Il contatto tra AMA e AITEC, l’associazione dei cementieri, forse dietro accelerazioni del Prefetto Sottile per scongiurare il rischio di emergenza, è immediato e si avviano le consultazioni tecniche tra le parti per cercare di “aiutare a risolvere l’emergenza dei rifiuti nel Lazio”.
Intanto la Regione Lazio rilascia alcune autorizzazioni agli impianti di TMB per la trasformazione di rifiuto indifferenziato in CSS mentre vengono presentate mozioni alla Camera e al Senato da parte del M5S e SEL per l’annullamento del Decreto Clini, purtroppo senza risultati positivi.
Se tanta solerzia e rapidità fossero state poste per diminuire la produzione di rifiuti e migliorare la raccolta differenziata, da tempo saremmo usciti dall’emergenza rifiuti, con minori spese e meno fonti di inquinamento.
Contro questo ennesimo scriteriato metodo di risoluzione dei problemi, che valorizza unicamente l’aspetto economico dei cementifici anziché adottare soluzioni più rispettose dell’ambiente e della salute delle persone, chiediamo ai Comitati e Associazioni presenti sul territorio nazionale di aderire al ricorso contro il Ministero dell’Ambiente.
Chiediamo inoltre ai cittadini di Colleferro e della Valle del Sacco di partecipare alle iniziative che verranno proposte contro l’ennesimo insensato progetto ad alto impatto ambientale e sanitario sul nostro territorio, per promuovere azioni concrete contro l'inquinamento, mentre ci sembra paradossale che la stessa Italcementi che intende incenerire CSS propongaincontri nelle scuole per parlare di sicurezza e polveri sottili nell’aria. Anche l’opuscolo prodotto dall’Amministrazionecomunale, riepilogativo dello stato dell’ambiente a Colleferro, ci sembra assai limitato e deficitario. L’impressione è che si tratti sostanzialmente di spot pubblicitari a difesa del proprio operato, senza contraddittorio, su questioni delicate come la Salute pubblica.
Si auspica che ci sia un impegno collettivo con la collaborazione delle autorità locali per tutelare l'ambiente e la salute pubblica, che sono beni primari di tutta la comunità.


giovedì 16 gennaio 2014

Renzi and the "Ishikawa Fishbone Diagram"

Luciano Granieri


 Il nuovo amministratore delegato   del Pd Matteo Renzi,  sta tenendo fede, da buon manager, al ruolo per cui è stato incoronato dal suo popolo di piccoli azionisti.  Efficienza e produttività. Riunione di primo mattino per nominare il   consiglio di amministrazione, redazione di una bozza  di business plan,  ridefinizione dei quadri dell’azienda,  conferimento delle cariche rappresentative, ma poco incisive, alla cordata  di minoranza, nuove  direttive per i dipendenti presenti nel governo, compreso il presidente del consiglio, queste le prime decisione dell’Ad del Pd.  Nel secondo step, Renzi  ha convocato un brain storming  con il suo chief board    questa volta in una location più consona, cioè l’election headquarter fiorentino,  con tanto di brunch firmato,  frutto di una operazione di co-branding (Pd – Eataly) .  Nel corso del briefing  si sono meglio definiti   i contenuti del business plan :   pianificazione delle prime fasi operative e programmatiche, partnership , applicazione del diagramma di  Ishikawa  in base al quale è emerso il problema Fassina, subito eliminato.   


  Jobs act, ius soli, coppie di fatto,  legge elettorale, sono gli steps del business plan. Vediamoli meglio:

 Jobs Act:  un asset già consolidato ma  con la  necessita dell'ingresso   di nuovi azionisti (leggi FIOM). Per questo il collaudato sistema: “diritti in cambio di lavoro” è stato riqualificato con un operazione di marketing concernente la proposizione di una finta riscrizione della tipologia  contrattuale. Il successo sembra assicurato, infatti al consolidamento azionario fornito da industriali e istituzione finanziarie europee pare si aggiunga  la disponibilità  del nuovo azionista FIOM.
Ius soli e coppie di fatto:  I diritti civili sono un asset consolidato in Europa, ma debole in Italia. L’impegno   è strategicamente utile per fornire un contentino alla componente riformista, la quale crederà di aver ottenuto una rivalutazione delle proprie quote azionarie e non farà problemi su altre operazioni potenzialmente più  pericolose.  Una contro indicazione potrebbe arrivare dalla crisi che questo investimento tenderebbe ad aprire con la  partnership del  nuovo centro destra, ma le potenzialità della nuova compagine derivata dalla parcellizzazione dell’azienda Pdl, sono giudicate scarse e dunque vale la pena rischiare.
Legge elettorale: E’ un elemento di improduttività  che va assolutamente rimosso anche per espressione della Corte Costituzionale .  Per coinvolgere tutte le  partnership  le proposte sono ben tre. E’ intenzione dell’amministratore delegato del Pd, dialogare con tutti, in particolar modo con la partnership  berlusconiana.  La decisione rischia di mettere in crisi i rapporti di collaborazione con il socio del Centro destra e con ampi segmenti della propria cordata di minoranza.  Da analisti non nascondiamo il nostro scetticismo in merito a quest’ultima operazione. Solitamente per raggiungere il pieno successo di un investimento  sarebbe auspicabile sviluppare una partnership con una compagnia affidabile e ferrata sul programma che si intende svolgere.  La compagine berlusconiana, oltre a non fornire alcuna garanzia in relazione all’affidabilità, è la meno adatta anche per ciò che attiene al merito. Come si può chiedere consulenza sulla legge elettorale ad una compagnia responsabile   della più orrenda  legge elettorale che si stata mai scritta? Un dispositivo che ha infettato il paese dal 2005 ad oggi alterandone ogni dinamica di rappresentanza democratica.  Sarebbe come affidare il proprio capitale al peggiore bancarottiere del mondo. E’ sicuro Renzi di questa collaborazione? Non è che alla fine, la tanto ventilata operazione novità porterà   ad identificare come risultato del diagramma di Ishikawa, proprio il Pd. Sarebbe un film vecchio,  già visto e rivisto.




La rivoluzione moderata e la nascita del nuovo politico

Alberto Asor Rosa,  fontehttp://ilmanifesto.it/

Renzi e non solo. Per contrastare il riconoscimento tra il leader nascente e le masse mutanti solo una proposta altrettanto moderna e radicale può tentare l’impresa. E ricostruire una nuova cultura politica della sinistra 

 Prima di entrare nel merito della deli­cata mate­ria poli­tica, cui que­sto arti­colo intende fare rife­ri­mento, devo con­fes­sare una mia per­so­nale dif­fi­coltà, o sto­rico disa­gio, che potrebbe ren­dere quanto segue alta­mente opi­na­bile. E cioè: quando il dis­senso poli­tico diventa abis­sale, si tra­sforma in una dif­fe­renza antro­po­lo­gica, che lo fonda e giu­sti­fica. Per quanto mi riguarda è così che io guardo Mat­teo Renzi, il nuovo e bril­lante lea­der della sini­stra ita­liana. E’ come se lui ed io appar­te­nes­simo a mondi diversi, inco­mu­ni­ca­bili. Per­ciò dicevo della mia dif­fi­coltà di costruirci un discorso ragio­ne­vole sopra. Sarebbe come se al mar­ziano di Fla­iano si fosse chie­sto di for­mu­lare un ocu­lato giu­di­zio poli­tico sui fre­quen­ta­tori dei caffè di Via Veneto, o anche vice­versa (ai tempi suoi, s’intende: adesso anche lì è tutt’altra cosa).
Tutto ciò — lo dico senza iro­nia e senza nes­suna auto­con­di­scen­denza affa­bu­la­to­ria — pende gra­ve­mente a mio sfa­vore. Lui è il nuovo che avanza, con tutta la forza dirom­pente della sua totale (anche ana­gra­fica) igno­ranza del pas­sato. Io sono il pas­sato che guarda con sbi­got­ti­mento al pre­sente, con la pre­tesa, oggi total­mente, anzi comi­ca­mente vana, che la cono­scenza del pas­sato, e il tenerne conto, come si faceva una volta, pos­sano por­tare ancora qual­che pic­colo ele­mento di pre­vi­sione, e di azione, per il pre­sente. Ma allora, se della poli­tica abbiamo due nozioni e cre­denze net­ta­mente oppo­ste, per­ché pre­su­mere di giu­di­care una delle due poli­ti­che dalla spe­cola di osser­va­zione di una con­ce­zione della poli­tica che le è esat­ta­mente oppo­sta? Sap­pia per­ciò il let­tore — lo dico per one­stà intel­let­tuale — che que­sto arti­colo sarà mar­cato nega­ti­va­mente da que­sta forte pregiudiziale .
Ridurrò il resto ad alcune con­si­de­ra­zioni basi­lari, anzi, a que­sta sparsa “let­tura del testo”, che illu­mini (forse) il punto in cui siamo.
1. L’ho già detto in altre occa­sioni, ma in esor­dio voglio tor­nare e ricor­darlo. Renzi, e il ren­zi­smo, il quale già gli è nato e anzi pro­spera vigo­ro­sa­mente accanto, rap­pre­senta l’approdo finale della lunga para­bola ini­ziata ven­ti­cin­que anni fa con la Bolo­gnina di Achille Occhetto. Qual è l’essenza di que­sta para­bola? L’essenza di que­sta para­bola è la can­cel­la­zione, oggi ormai totale e irre­ver­si­bile, della tanto vitu­pe­rata “diver­sità comu­ni­sta” (cioè della pre­tesa, abo­mi­ne­vole agli occhi di molti, di fare poli­tica in modo diverso per obiet­tivi diversi).
Que­sta can­cel­la­zione incide tanto più pesan­te­mente sul pano­rama poli­tico ita­liano in quanto non ha dato luogo, come si poteva pen­sare e spe­rare, alla nascita di un’opzione socia­li­sta. Il crollo del vec­chio socia­li­smo, in ragione fon­da­men­tale (ma non solo) della cam­pa­gna giu­di­zia­ria di Mani pulite, e il rifiuto, da stu­diare ancora fino in fondo, della diri­genza post-comunista di suben­trar­gli in quel ruolo, hanno pro­dotto que­sto uni­cum nella sto­ria euro­pea degli ultimi due secoli: l’Italia è l’unico paese in Europa in cui non esi­ste un par­tito socia­li­sta.
Il con­ti­nuo decalage auto­de­fi­ni­to­rio — Pci, Pds, Ds, Pd… — e cioè in buona sostanza l’incertezza pro­fonda su cosa si è e soprat­tutto su cosa si vuole essere o diven­tare, ha pro­dotto la per­dita di qual­siasi iden­tità cul­tu­rale e ideale. Il ren­zi­smo replica: che biso­gno ce n’è? La poli­tica ne pre­scinde. Intanto andiamo avanti a tutta birra. Poi, even­tual­mente, si vedrà.
2. Come già accen­navo, la chiave di tutta que­sta sto­ria sta nell’incredibile serie di errori com­messi dalla vec­chia diri­genza post comu­ni­sta (che non abbiamo né spa­zio né voglia di appro­fon­dire in que­sta sede, ma diamo ormai per sto­ri­ca­mente appu­rati). L’ultimo sopras­salto iden­ti­ta­rio si veri­fica quando Ber­sani scon­figge net­ta­mente Renzi alle pri­ma­rie del 2012. Il genio del ren­zi­smo con­si­ste nell’avere colto il momento in cui lo sfi­ni­mento del vec­chio gruppo diri­gente lascia aperte le porte al più dra­stico dei rove­scia­menti. Tale rove­scia­mento con­si­ste essen­zial­mente di tre aspetti:
a) Renzi sosti­tui­sce la forza ple­bi­sci­ta­ria del con­senso alla gerar­chia orga­niz­zata e sca­lare (e tal­volta un po’ omer­tosa) del Par­tito. Cioè, in sostanza, nega l’utilità e l’opportunità in re del Par­tito, il quale resta come un puro guscio, la ban­diera da sven­to­lare (ma nean­che troppo, spesso quasi per niente) nelle occa­sioni uffi­ciali. Cioè: cam­bia la nozione stessa di demo­cra­zia, che que­sto paese bene o male ha pra­ti­cato dal ’45 a oggi (tute­lata, se non erro, da certi aspetti non irri­le­vanti della nostra Costituzione);
b) Insieme con l’utilità e l’opportunità del pro­prio Par­tito (e, più in gene­rale, della forma par­tito in quanto tale), nega l’utilità e l’opportunità della rap­pre­sen­tanza par­la­men­tare. Infatti, tra­di­zio­nal­mente, fra il corpo degli eletti, i quali, almeno teo­ri­ca­mente, dovreb­bero rap­pre­sen­tare l’autentica volontà popo­lare, e la dire­zione del Par­tito cor­ri­spon­dente c’è sem­pre stata (almeno dopo la chiu­sura, per il Pci, della fase sta­li­niana) una dia­let­tica di con­fronto e di scam­bio. Oggi la rap­pre­sen­tanza par­la­men­tare viene trat­tata alla stre­gua di una sem­plice ese­cu­trice dei dik­tat pro­ve­nienti dalla dire­zione renziana;
c) La poli­tica si dispiega, per il verbo ren­ziano, come la serie di atti che ser­vono a rag­giun­gere il più rapi­da­mente ed effi­ca­ce­mente pos­si­bile quel deter­mi­nato risul­tato. La dire­zione di mar­cia dell’intero pro­cesso, e i suoi riflessi sulla situa­zione sociale, cul­tu­rale ed etico-politica del paese, restano nell’ombra. Pro­ba­bil­mente ci sono, ma meno si vedono e meglio è (o forse, se si vedes­sero, sarebbe molto peg­gio). Come si dice a Roma “famo a fidasse”.
3) Se le osser­va­zioni pre­ce­denti sono mini­ma­mente fon­date, salta all’occhio che le carat­te­ri­sti­che “nuove” del ren­zi­smo (cioè la velo­cis­sima rivo­lu­zione acca­duta negli ultimi due anni nel campo della sini­stra mode­rata) sono enor­me­mente simili a quelle già veri­fi­ca­tesi nel corso degli anni pre­ce­denti nel centro-destra e nella realtà poli­tica del dis­senso e dell’opposizione popo­lari.
Per vin­cere Sil­vio Ber­lu­sconi e Beppe Grillo — cosa che non era sta­bil­mente acca­duta mai alla vec­chia diri­genza post-comunista e post-democristiana — occor­reva seguirli sul loro stesso ter­reno. Que­sto mi pare dav­vero incon­fu­ta­bile: lea­de­ri­smo asso­luto, popu­li­smo ple­bi­sci­ta­rio, discreto disprezzo dei mec­ca­ni­smi isti­tu­zio­nali e costi­tu­zio­nali, rifiuto del sistema-partito e del sistema-partiti, rot­tura degli schemi della vec­chia, logora e con­sunta imma­gine del poli­tico ancien régime, sono i punti di forza del “nuovo poli­tico” al di là e al di qua dei tra­di­zio­nali, anch’essi ter­ri­bil­mente obso­leti, limiti politico-ideali, destra, sini­stra, e quant’altro ci viene dal pas­sato. Il “nuovo poli­tico” non ha avver­sari: ha solo con­cor­renti, da bat­tere più o meno sul loro stesso ter­reno. Fra loro potreb­bero per­sino inten­dersi: e non è detto che almeno su certi ter­reni, per esem­pio la nuova legge elet­to­rale, que­sto non accada.
4. Il dato forse più signi­fi­ca­tivo di tale pro­cesso è che esso ha acqui­sito rapi­da­mente un vasto con­senso popo­lare. Il “popolo” (insomma, più esat­ta­mente, un quo­ziente piut­to­sto vasto dell’elettorato del Pd, con rami­fi­ca­zioni signi­fi­ca­tive negli altri elet­to­rati) segue Renzi su que­sta strada. Da più parti si sente ripe­tere: «Con Renzi si vince». Importa meno sapere “cosa si vince”, pur­ché sia rag­giunta una ragio­ne­vole sicu­rezza che “con Renzi si vince”. Dun­que, lea­de­ri­smo, popu­li­smo ple­bi­sci­ta­rio, liqui­da­zione dei par­titi, un discreto disprezzo per il gioco par­la­men­tare e per le isti­tu­zioni che lo garan­ti­scono, hanno fatto brec­cia in pro­fon­dità. Media — organi di stampa, tele­vi­sioni, opi­nion makers — si alli­neano sem­pre più entu­sia­sti­ca­mente. Uomini ine­qui­vo­ca­bil­mente di sini­stra (Ven­dola, Lan­dini) sem­brano guar­dare con sim­pa­tia alle pos­si­bi­lità di mano­vra, che il “nuo­vi­smo” ren­ziano con­sente loro (per forza, meglio che star fermi, oppure restare per sem­pre marginali!).
5. Dun­que, c’è stato, come sem­pre accade in que­sti casi, un pro­cesso di reci­proco rico­no­sci­mento tra il lea­der nascente e le masse mutanti (ne hanno discorso recen­te­mente Euge­nio Scal­fari ed Erne­sto Galli della Log­gia rispet­ti­va­mente su la Repub­blica e il Cor­riere della Sera: tor­nerò pros­si­ma­mente su tale argo­mento). Si potrebbe ragio­nare a lungo su tali pro­cessi. Quel che conta è però che siano avve­nuti. Con­sta­tarlo non signi­fica però sapere come con­trap­por­visi. Anzi: è dif­fi­cile inter­porsi soprat­tutto nel momento stesso in cui, come accade ora, tale con­giun­gi­mento avviene. E tut­ta­via, il momento in cui il con­giun­gi­mento avviene è però anche quello in cui una pos­si­bile inter­po­si­zione va ela­bo­rata e pre­sen­tata; altri­menti la par­tita è chiusa come minimo per un decen­nio. Ma qui con­ciano i dolenti lai. Non si tratta infatti di con­trap­porre sol­tanto un’ipotesi poli­tica a un’altra, per ora pre­va­lente. Si tratta, per rie­su­mare una vec­chia, dete­sta­tis­sima ter­mi­no­lo­gia, di ricreare una cul­tura poli­tica della sini­stra, anco­rata alla tra­di­zione (tutto quel che c’è di buono al mondo ha un pas­sato e una sto­ria) e al tempo stesso moderna, moder­nis­sima, più dell’altra che, tutto som­mato, non vede molto più al di là della punta del pro­prio naso. Ossia. comin­ciare a dire ragio­ne­vol­mente quel che si vuole e prima di dire come lo si vuole. Resta dun­que qual­cosa del pas­sato: diversi. Ma nuovi: non più comu­ni­sti. Que­sta è la scom­messa. Resta tutto som­mato cre­di­bile dal fatto che in Ita­lia di così ce ne sono tanti, li cono­sco e ci lavoro insieme. Dif­fi­cile è sten­dere la rete fra le loro non sem­pre facil­mente assi­mi­la­bili diver­sità. ma se si deve fare, si farà. In tempi di duris­sima care­stia è esat­ta­mente quello che biso­gna tor­nare a fare.
6. Prima di chiu­dere vor­rei esi­birmi nell’ultima far­ne­ti­ca­zione poli­tica, anzi poli­ti­ci­stica. Se le cose stanno come il pas­sa­ti­sta dice, biso­gne­rebbe evi­tare a ogni costo che il governo Letta cada e si vada, come gli homi­nes novi più o meno con­cor­de­mente auspi­cano, al voto.
Per tre motivi (almeno): a) biso­gna evi­tare che la destra si ricom­patti;b) biso­gna ela­bo­rare una buona legge elet­to­rale che senza equi­voci assi­curi in que­sto paese l’alternanza: il dop­pio turno e le pre­fe­renze (pos­si­bil­mente più di una), sono l’unico sistema in grado di farlo, e per otte­nerlo ci vorrà più tempo di quanto si pensi; c) abbiamo biso­gno di tempo per ela­bo­rare, pro­porre e imporre una nuova cul­tura poli­tica, della sini­stra, con le con­se­guenze che un tale pro­cesso potrebbe avere sull’intero assetto poli­tico e civile del paese.
Sono argo­men­ta­zioni para­dos­sali per uno che invita a resu­sci­tare la vecchio-nuova sini­stra? Sì, è vero. Ma il para­dosso è la nostra attuale con­di­zione di vita — per­sino della vita pub­blica e civile (tal­volta per­so­nale), oltre che poli­tica. Fare a meno del para­dosso oggi non si può. Per­ciò è neces­sa­rio astu­ta­mente governarlo.
                                                                                                                                    


  

Ross@ Bologna. "Contro il jobs act" di Renzi

 Ross@ Bologna

Il volantino che Ross@ distribuirà oggi a Bologna.

Jobs Act: ennesimo attacco ai diritti delle lavoratrici e lavoratori Basta con le politiche di ricatto sociale imposte da questa Unione Europea. La proposta avanzata dal nuovo segretario del PD è fondata su una visione della società dove gli interessi del padronato sono totalmente dominanti rispetto ai diritti e agli interessi dei lavoratori e dei disoccupati. La sua proposta di un “nuovo codice del lavoro” è la proposta di nuove schiavitù e ricatti. Per Renzi e per il PD il compito della “politica” è quello di demolire ogni laccio e lacciuolo per il pieno dispiegarsi del ricatto della precarietà e della miseria. Con la solita retorica della incentivazione dell’occupazione, soprattutto giovanile, si attaccano le poche garanzie ancora residuali, estendendo di fatto la precarietà anche ai contratti a tempo indeterminato. Il tutto condito con una nuova proposta peggiorativa su assegno di disoccupazione e cassaintegrazione, e ovviamente nulla riguardo le responsabilità e le carenze strutturali del padronato. La recente Controriforma Fornero, con la demolizione dell’art.18 e degli ammortizzatori, non è ancora pienamente operativa che di nuovo si riparte all’attacco. Siamo alla riproposizione del solito falso scambio tra occupazione e perdita di diritti, uno scambio che più che creare nuovo lavoro ha ben funzionato nel rendere precari e ricattabili i lavoratori del nostro paese. Nel “Renzi pensiero” si nascondono le cause vere dell’attuale crescente disoccupazione, si evidenziano l’accettazione e l’attuazione delle politiche imposte dalla Unione Europea: lo stesso Commissario Ue al Lavoro Lazlo Andor ha immediatamente dichiarato che le proposte contenute nel Jobs Act “sono in linea con le raccomandazioni Ue sul mercato del lavoro". L’esempio evidente è la situazione che si è creata in Grecia come è evidente anche nel caso della Spagna che ha già liberalizzato i licenziamenti e ridotto le tutele dalla disoccupazione e dove non si è creato lavoro ma solo più disoccupazione e miseria, già oggi superiori a quella italiana.Non può esserci ripresa dell’occupazione e recupero dei redditi per i settori popolari senza una rottura dell’obbedienza ai diktat dell’Unione Europea che impediscono qualsiasi vera politica pubblica a favore di lavoratori, precari, disoccupati e pensionati.Non può esserci riscatto per i lavoratori e i settori popolari senza demolire il teatrino del centrodestra e del centrosinistra, oggi rappresentato dal governo delle “basse intese” di Letta e Alfano, senza denunciare il ruolo collaborazionista svolto dai sindacati CGIL-CISL- UIL confermato dalla firma nel nuovo accordo con Confindustria. Contro queste politiche portate avanti sulla nostra pelle in ossequio sempre a comunque degli interessi del padronato nazionale ed europeo e della speculazione internazionale, prepariamo la mobilitazione dei prossimi mesi contro il Governo e contro questa Unione Europea, creiamo una possibile alternativa di classe e popolare. 

mercoledì 15 gennaio 2014

Confidenze da Tuwani, a sud della collina di Hebron


Tuwani(R)esiste
























Finalmente hai potuto vedere, finalmente hai potuto toccare con mano, sentire sulla tua pelle cosa si prova, trovarsi in questo silenzio, sopra questa terra stanca e sotto il cielo pastello tuonante. Forse ora ti senti anche te parte di questa vita in bilico, certo, con il tempo è facile qui, altro che muri, quelli li vogliono solo loro. Aspettavo questo momento, lo aspettavo da prima che arrivassi, da prima e prima ancora, mi ascolti? Abbiamo mangiato lo stesso sale, è vero la tua lingua si contorce ancora, gli occhi ti si strizzano, ma piano piano passerà vedrai, la tua faccia si stenderà, niente più smorfie o sbuffi, tutto passerà, tutto sarà normale. E’ così da sempre, da quando sono nato, quindi cosa vuoi da me? No, non chiedermi cosa starei facendo a quest’ora se blablabla, solo te hai tempo per pensare a queste cose! Ma torniamo a noi, ti dicevo, mi fa piacere che ci sia anche tu. Voglio chiederti una cosa, sì insomma, riguardo a prima, pensi che sia veramente normale? Io vivo con la paura, tutte le mie emozioni sono sfasate dal costante pericolo, poi ci sono anche le botte… ma quelle il più delle volte passano, la paura invece resta.

Lo sai, queste cose te le sto dicendo perché siamo amici, ma vedi, anche adesso, quest’ingiustizia che ti sto raccontando io la racconto come la mia giornata, con gli occhi fermi e lo spirito fiammante. Avrai capito come viviamo qui, il peso che abbiamo sulle nostre spalle noi lo portiamo fieri, dritti con la schiena, e quando questo ci piega noi rialziamo la testa, guardiamo fisso l’orizzonte e cantiamo una canzone che troviamo sempre in fondo al nostro cuore. Loro, quelli che ci fanno la guerra, non l’hanno ancora capito, ma noi siamo già vincenti. Come dici? Ahah forse sì dovrebbero rilassarsi e bere del tè in compagnia. Lo sai perché ti sto facendo questo discorso? E’ per avvicinarmi a te e farti riflettere. Il mio presente è fatto di limiti, quelli veri, li hai visti anche te i muri che abbiamo davanti, ma nonostante tutto, io ho deciso di combatterli. Credo nelle mie radici e non nei confini imposti e, soprattutto, non voglio arrendermi dando per scontata questa violenza, detto in poche parole, resisto. Ma arriviamo al punto.
Dimmi, dopo che hai mangiato con i nostri figli, sei stato curato dalle nostre madri e benedetto dai nostri padri, dopo che hai respirato tutta questa polvere e hai visto il nostro sangue sulle pietre, che cosa pensi di te stesso? Non voglio una risposta subito, riflettici sopra e in tranquillità mi dirai la prossima volta, ma tieni a mente questa cosa, la tua più grande ingiustizia sarà quella di essere infelice.

Daoud
Fotoclip di Luciano Granieri

La rivoluzione antiscientifica in macroeconomia

di Paul Krugman – 14 gennaio 2014 fronte: http://znetitaly.altervista.org/


Beh, ora sono a Dublino a ricevere il Premio James Joyce; la vita è interessante, anche se tenta a intralciare l’attività sul blog.
Ma ho pensato di riuscire a spremere un paio di minuti per parlare di qualcosa su cui ho riflettuto parecchio ultimamente: la notevole misura in cui gruppi potenti, compreso un discreto numero di economisti, hanno rigettato il progresso intellettuale perché disturba i loro preconcetti ideologici.
Ciò che fa venire in mente questo è il dibattito sull’estensione delle indennità di disoccupazione, che penso offra un momento istruttivo.
C’è una specie di visione standard di questo tema, basata più o meno su modelli keynesiani. Secondo questo punto di vista, un’assicurazione rafforzata contro la disoccupazione crea occupazione quando l’economia è depressa. Perché? Perché l’economia soffre in un inadeguato livello di domanda complessiva e le indennità di disoccupazione mettono denaro nelle mani di persone che probabilmente lo spenderanno, aumentando la domanda.
Si potrebbero, immagino, mettere insieme diversi argomenti contro questa affermazione, o almeno contro la saggezza di aumentare l’assicurazione contro la disoccupazione. Ci si potrebbe, ad esempio, preoccupare dei deficit di bilancio. Io sarei contro preoccupazioni simili, ma almeno sarebbe un confronto più o meno comprensibile.
Ma se si seguono i discorsi della destra – col che non intendo Rush Limbaugh bensì il Wall Street Journal ed economisti famosi come Robert Barro – si riscontra che l’idea che l’aiuto ai disoccupati possa creare occupazione è scartata come un’assurdità evidente. Pensi che si possa ridurre la disoccupazione pagando la gente perché non lavori? Ah ah ah ah!
Trascurando del tutto il fatto che chi ricorre a questo dileggio ha torto marcio e che tale messa in ridicolo ha avuto un effetto maligno sulla politica, pensate a che cosa rappresenta: è pari pari cestinare con noncuranza una delle scoperte più importanti fatte dagli economisti, uno dei maggiori titoli della mia professione per essere utile all’umanità.
Se leggete l’articolo di Barro, quello che costatate è un allegro rigetto dell’intera idea che le economie possano mai soffrire per un livello inadeguato di “domanda aggregata (le virgolette sono sue, non mie, intese a suggerire che si tratta di una nozione sciocca e bizzarra, in conflitto con “l’economia regolare”).
Se non fosse stato o per il Wall Street Journal o per persone come Barro, non avreste mai saputo perché l’economia regolare – l’economia della domanda e dell’offerta, eccetera – è inadeguata.
Ma, vedete, ci sono queste cose che chiamiamo recessioni. E se ritenete che l’economia regolare sia tutto quello che esiste, dovreste trovarle molto traumatizzanti.
Pensate, per esempio, alla Grande Recessione e al suo seguito. L’economia regolare dice che le economie dovrebbero diventare ogni anno più ricche, col crescere della loro forza lavoro e della loro scorta di capitale e i progressi della tecnologia. Ma dopo il 2007 gli Stati Uniti e altri paesi avanzati hanno fatto improvvisamente il contrario, diventando più povere invece che più ricche e anche per un esteso periodo di tempo:













E dunque epidemie hanno sterminato parte della manodopera? Le termiti si sono mangiate parte delle riserve di capitale? La tecnologia ha fatto marcia indietro? No, no, no. Quanto all’ultimo punto, nessuno ha notato che l’iPhone è stato introdotto nel 2007, e che l’intera rivoluzione degli smartphone e dei tablet è più o meno coincisa con un periodo di risultati economici orribili?
Dunque che cos’è successo? Keynes aveva una risposta: è in realtà possibile che le economie soffrano per una scarsità complessiva di domanda. Altri hanno detto cose simili, ma l’economia keynesiana ha posto ciò al centro e in primo piano.
Questa è stata realmente una rivoluzione intellettuale; davvero, anche se in generale io sono contrario alla pretenziosità scientifica, ha rappresentato una rivoluzione scientifica, qualcosa di simile alla tettonica a placche in geologia. Improvvisamente ciò che sembrava inspiegabile – che cosa solleva le catene montuose? Che cosa spiega periodi di regressione economica? – è divenuto comprensibile.
E, sì, la teoria ha fatto previsioni corrette, previsioni sorprendenti che chi non accettava la teoria ha considerato assurde fino a quando non si sono realizzate. Ho scritto molto a proposito di che cosa è successo (o, in realtà, non è successo) all’inflazione e ai tassi d’interesse. Tornate indietro al 2009 e leggete cosa andavano dicendo i soliti sospetti. Dici che la Fed può stampare grandi quantità di denaro senza causare inflazione? Dici che il governo può incorrere in grandi deficit senza spingere al rialzo i tassi d’interesse? Ah ah ah!
Ma ancor più chiara, in un certo senso, è la relazione tra spesa governativa e spesa privata. L’economia del lato della domanda afferma che in situazioni di depressione la spesa governativa non competerà con la spesa privata; in realtà una minor spesa governativa porterà anche a una minor spesa privata. Ah ah ah! Dopotutto il buon senso dice che il governo e il settore privato sono in competizione per risorse scarse. Salvo che se guardiamo all’eurozona, dove alcuni paesi sono stati costretti a una severa austerità mentre altri no, costatiamo questo:












Fatemi dunque sintetizzare: in economia abbiamo avuto una rivoluzione scientifica, una rivoluzione che ha accresciuto in misura spettacolare la nostra comprensione del mondo e ci ha anche dato una cruciale guida pratica riguardo a che cosa fare nelle depressioni. I contorni generali della teoria ideati nel corso di tale rivoluzione hanno retto estremamente bene di fronte all’esperienza, mentre quelli che rifiutavano la teoria perché non corrispondeva alla loro idea di buon senso si sono sbagliati in tutto e per tutto.
Tuttavia una vasta parte della dirigenza politica e di quella economica rifiuta sommariamente l’intera faccenda, perché non le piacciono le conclusioni.
Galileo piange.

martedì 14 gennaio 2014

Angeli e demoni

Luciano Granieri






















              ANgELI  &  DEMONI 
si aggirano nel pronto soccorso di Frosinone pronti ad intervenire prima di un medico o di un infermiere.

Per non rischiare di morire su una barella, senza dignità,  esangue, nel caos di un girone infernale. Una bolgia  che ristagna dentro un ospedale dove un’illegalità disumana   regna sovrana. Per non rischiare di rimanere vittime di una dissennata politica di  sprechi, clientele e tagli che hanno  determinato la chiusura degli ospedali di Anagni, Ceccano e Pontecorvo,  hanno sancito accorpamenti di reparti e loro ridimensionamenti. Per ribellarsi ad una sanità provinciale disumanizzante indegna di un paese civile. 

Partecipa al Sit-in organizzato da cittadini  presso l’ospedale di Frosinone DOMENICA 19 gennaio dalle ore 11:00 alle ore 15:00 per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sullo stato della sanità in ciociaria.


IL PRONTO SOCCORSO È AL COLLASSO.
Ciò non bastasse, in questi giorni, la regione Lazio guidata da Zingaretti ha deciso di trasferire il Centro Medico Trasfusionale dall’ospedale di Frosinone a Roma Tor Vergata.

ROMA CI PORTA VIA ANCHE IL SANGUE.




La sanità, la tutela della salute è un eldorado. Terra di saccheggio, da un parte di voraci imprenditori privati e dall’altro di dirigenti politici che ne fanno un’opulenta riserva per soddisfare il proprio bacino  elettorale. E’ terra di profitto e di proliferazione di clientele.  Una ricchezza così sconfinata ed infinita non può essere intaccata nella sua integrità dalla pretesa utopica della salvaguardia della salute pubblica. In un sistema ultra liberista la sanità produce  accumulazione e non prestazione sociale.  A questa ferrea  logica sottostà anche la sanità pubblica nella nostra Provincia.  Sprechi  come i 6 milioni di euro spesi in consulenze esterne, quando l’assunzione diretta di personale medico avrebbe avuto un costo minore a fronte di un servizio migliore,  sono la dimostrazione di queste logiche perverse.  Il  girone infernale del pronto soccorso, e  tutte le altre inefficienze, sono necessarie a mostrare  la deriva della sanità pubblica, giustificando l’intervento del privato pronto  dividere con gli amministratori pubblici compiacenti i proventi del commercio della salute. Dopo aver invitato membri delle istituzioni  ad ogni livello, nazionale, regionale, provinciale,  comunale  al confronto con i cittadini, dopo aver proposto ai suddetti amministratori un piano  di riequilibrio della spesa sanitaria, individuando le aeree di spreco , dopo aver suggerito una riorganizzazione logistica e del personale sanitario, necessaria ad una migliore tutela della salute dei cittadini, dopo aver constatato il vuoto che ha accolto queste proposte, si è deciso di cambiare passo.  Al dialogo con le istituzioni, le quali, evidentemente,  non sono mosse dagli stessi interessi dei cittadini, si sostituisce la protesta e la sensibilizzazione della cittadinanza sul loro e nostro sacrosanto diritto ad essere curati al meglio in strutture pubbliche . Ecco dunque la necessità di pianificare un articolato programma di manifestazioni e proteste, di cui il sit-in di domenica 19 non è che la prima tappa.  E’ necessario mobilitarsi  per pretendere che nel pronto soccorso di Frosinone, tornino medici ed infermieri  ad   occupare quegli  spazi che oggi sono  infestati da angeli e demoni. 

Centro trasfusionale dell'ospedale "F.Spaziani" di Frosinone, M5S Lazio

Tavolo sanità Meetup Frosinone (Affinita,Fontana,Ruggeri)


 In seguito all’ ispezione di ieri, il portavoce pentastellato alla regione Lazio Devid Porrello ha depositato assieme al collega Davide Barillari un’interrogazione urgente a risposta scritta avente come oggetto il trasferimento del centro trasfusionale dell’”Ospedale F. Spaziani “ di Frosinone presso il PTV di Tor Vergata. Tante sono le considerazioni da fare, prima tra tutte che lo spostamento non porterà alcun giovamento alla provincia frusinate che rimarrà scoperta di un servizio essenziale; in più  causerà un esborso ulteriore per il SSR dovuto all’aumento di percorrenza per il trasferimento delle sacche di sangue. Tutta questa operazione sembra andare contro la razionalizzazione dei costi del SSR. I portavoce chiedono al Presidente Zingaretti chiarimenti in merito al trasferimento e chiedono informazioni in merito all’eventuale valutazione dei costi dovuto al trasferimento del centro fuori dalla provincia. Tale decisione, se messa in pratica, sarebbe un ulteriore colpo al già precario e per nulla pianificato sistema sanitario provinciale.
Gruppo Consiliare
Regione Lazio



                                          Al Presidente del Consiglio Regionale del Lazio
                                                                                    On. Daniele Leodori



INTERROGAZIONE URGENTE A RISPOSTA SCRITTA


Oggetto: Centro Trasfusionale dell’Ospedale “Fabrizio Spaziani” di Frosinone
                                                                        


PREMESSO CHE

-          Presso l’Ospedale “Fabrizio Spaziani” di Frosinone è presente un centro trasfusionale e che risulta essere l’unico nell’intera area della provincia di Frosinone;
-          Nella provincia di Frosinone sono presenti attualmente quattro poli ospedalieri e che tutti fanno riferimento al centro trasfusionale di Frosinone per le emergenze sangue dovute alle attività degli ospedali e in particolar modo delle sale operatorie;

CONSIDERATO CHE

-          È in atto lo spostamento di quest’unico centro trasfusionale presso il Policlinico di Tor Vergata lasciando praticamente la provincia di Frosinone senza nessun centro trasfusionale;
-          Un trasferimento ad una struttura ospedaliera così distante dai maggiori 4 poli ospedalieri potrebbe causare un mancata risposta immediata alla richiesta;
-          sicuramente il trasferimento porterà ad un maggiore esborso per il Sistema Sanitario Regionale dovuto all’aumento di percorrenza per il trasferimento delle sacche di sangue;


VISTO CHE

-          sul territorio non è stata attuata nessuna azione di informazione per quanto riguarda il nuovo assetto di organizzazione per le emergenze sangue;
-          esistono seri dubbi che sull’effettivo miglioramento del servizio;
-          la sanità nella Regione Lazio è stata commissariata a causa dell’alto deficit economico e che questa soluzione sembra andare contro la razionalizzazione dei costi del Servizio Sanitario Regionale;


TUTTO CIO’ VISTO E PREMESSO

si interroga il Presidente della Giunta Regionale, On. Nicola Zingaretti, affinchè:

-          chiarisca la posizione della Regione Lazio in merito al trasferimento del centro trasfusione dell’Ospedale di Frosinone presso la struttura di Tor Vergata;

-          fornisca informazioni in merito alla eventuale valutazione dei costi dovuto al trasferimento del centro trasfusione fuori dalla provincia di Frosinone;



I CONSIGLIERI SOTTOSCRITTORI

PORRELLO Devid



BARILLARI Davide