Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

venerdì 30 settembre 2011

Per rinnovare la politica

Francesco Notarcola

I n v i t o –sabato 1° ottobre 2011- ore 16,30
Sala Consiglio comunale  - Viale Mazzini - Frosinone


Sabato 1° ottobre una serie di persone e organizzazioni convocano un’ assemblea per la costituzione di FROSINONEBENECOMUNE.
L’invito a partecipare parte dalla necessità di reagire di fronte al gravissimo momento economico-politico che il Paese vive, ma forse che il sistema capitalistico sta vivendo.
 Le conseguenze di questa “crisi” viene pagata sempre più a caro prezzo dall’intera popolazione non invitata al lauto banchetto che i governanti e i padroni si servono ogni giorno.
 Localmente la situazione si presenta difficile: migliaia di persone perdono lavoro e reddito; la qualità della vita peggiora; il modello di sviluppo continua a mangiare risorse e ambiente; la cultura, l’istruzione, rappresentano sempre più un accessorio di lusso;  la politica diventa il mastino che difende aspramente l’attuale sistema economico.
Rispetto ad un quadro di degrado, di impoverimento e di saccheggio del territorio e delle sue risorse l’Ente locale si rivela
strumento di promozione e di difesa del privilegio.

 FROSINONEBENECOMUNE potrebbe rappresentare una sintesi di tante lotte e riflessioni e un momento di rilancio di una azione politica coordinata sul territorio.  
Ti invitiamo perché c’è bisogno del tuo prezioso contributo per una nuova stagione dei diritti. 

Cobas e FROSINONE BENE COMUNE

Lorenzo Rea

La Confederazione Cobas di Frosinone, insieme ad altre Associazioni e Movimenti, da tempo lavora ad un progetto di unificazione delle diverse anime del movimento cittadino al fine di rendere più incisiva l'opposizione alla gestione affaristica-clientelare-parentale della Cosa Pubblica nella nostra Città.
Il degrado urbano e sociale a cui ci hanno condotto decenni di mala-politica è sotto gli occhi di tutti.
E' giunta l'ora di riapprpriarci dei nostri spazi democratici, dell'aria che respiriamo, dell'acqua che beviamo, delle scuole, degli ospedali..., insomma di tutti i beni comuni che costituiscono la ragione sociale dello strare insieme, l'identità di una comunità.
SABATO 1 OTTOBRE, presso la Sala Consiliare del Comune di Frosinone, dalle ore 16.30 si presenta il MOVIMENTO FROSINONE BENE COMUNE.
Invitiamo tutti i nostri simpatizzanti e quanti ci sono stati vicini in questi anni nei momenti di lotta a essere presenti e dare una spinta affinché le cose in questa Città possano cambiare veramente.
Un saluto.

Appuntamento con il rinnovamento

Luciano Granieri

Collaborare a la progetto "Frosinone bene comune" mi rende molto orgoglioso, La mia avventura iniziata in rete con Aut, e nelle piazze lottando affianco di studenti, lavoratori e disoccupati si è basata ed evoluta tutta intorno ad una idea di gestione partecipata della cosa pubblica. Il sogno, l’utopia di una comunità che autonomamente decide del proprio destino senza deleghe in bianco, il sogno e l’utopia di una comunità locale che ha la presunzione di contrapporsi con il proprio progetto di autogoverno , al dilagante sistema di gestione dei beni pubblici che si alimenta e si arricchisce ai danni dei cittadino attraverso l’osmosi di interessi fra management politico e management imprenditorial-finanziario , CON L’IDEA FROSINONE BENE COMUNE può diventare realtà. Anche a Frosinone come in molte altre città, la crisi economica ha prodotto un’ ulteriore drammatico impoverimento delle classi popolari , parte di questo fenomeno ha avuto come elemento catalizzatore proprio l’amministrazione comunale che al pari di altre realtà locali, in mancanza dei fondi erogati dal governo centrale, ha appesantito ancora di più il carico del risanamento sui servizi sociali, lasciando intatti i privilegi di una classe imprenditoriale sempre più affamata di territori e risorse da saccheggiare. I problemi sul tappeto sono innumerevoli, dalla determinazione delle tariffe della mensa scolastica, alla qualità del trasporto scolastico, alla salvaguardia dei beni archeologici e culturali, fino ad arrivare alla questione morale che sembra riguardare molto da vicino anche il nostro comune. In questi ultimi anni nelle frequentazioni e nell’organizzazione della protesta nelle piazze - per l’acqua pubblica, per il salario minimo garantito, per la salvaguardia dei posti di lavoro dei dipendenti della Multi servizi, e della Videocon , contro il rischio che il piano Marchionne irrompa anche a Cassino, contro l’appropriazione da parte del privato di siti archeologici di valore, bene esclusivo della comunità, contro l’assurdo e dannoso progetto dell’aeroporto, contro lo sciagurato accorpamento degli istituti scolastici - ho condiviso rabbia e insoddisfazione con un numero sempre maggiore di persone. Questa condivisione diffusa lascia ben sperare circa la nascita di una forza che possa imporre un modello di organizzazione sociale opposto all’attuale sistema capitalistico il quale trae spinta dal suo stesso fallimento spargendo dosi massicce di povertà presso tutta la comunità. Spero proprio che tutte le persone incazzate incontrate nella varie lotte possano raccogliere il messaggio di rinnovamento politico di FROSINONE BENE COMUNE e possano contribuire a farlo crescere facendo confluire le proprie esperienze personali di lotta in una vera proposta alternativa per il bene della città, ma soprattutto per il bene di tutti noi che in questa città viviamo subendone quotidianamente i difetti. Do quindi appuntamento a tutti compagni di lotta e di viaggio, gente che condivide il nostro modo di concepire la città a domani 1 ottobre ore 16,30 presso la sala del consiglio comunale di Frosinone. NON MANCATE!!!!


UE: cittadini vs. banche

Alex, Iain, Antonia, Emma, Alice, Maria Paz, Pascal e il resto del team di Avaaz

Cari amici in Europa,

Il vergognoso piano di salvataggio della Grecia, scritto direttamente dai banchieri, riempie le tasche di questi ultimi e degli speculatori di soldi nostri, mentre lascia la Grecia in mutande. I nostri ministri delle finanze si riuniscono fra 3 giorni: costringiamoli con il nostro appello a tornare al tavolo delle trattative, per partorire un piano che salvi effettivamente la Grecia e non le banche:

Incredibile, lo stanno facendo di nuovo: i nostri governi stanno riempiendo con i soldi nostri le tasche delle banche!
Dobbiamo dare il via libera al fondo salva-stati il prima possibile per salvare la Grecia, l'Europa e l'euro. Tuttavia l'attuale fondo salva-stati fa sì che siamo noi contribuenti a rimborsare le banche del 90% dei loro investimenti forsennati. I greci non vedranno nemmeno un euro di tutti i soldi che stiamo per destinare ai ricchi banchieri. Peggio ancora: il 30% dei nostri soldi andrà agli speculatori, che faranno profitti enormi dalla speculazione sul fondo salva-stati!
Come può essere che i nostri governi abbiano siglato il fondo salva-stati, che ricopre d'oro banche e speculatori e lascia la Grecia in mutande? La risposta è semplice: i governi hanno chiesto anche ai banchieri di firmare il patto. I nostri ministri delle finanze s'incontreranno fra 3 giorni e decideranno del piano: lanciamo un appello enorme a loro e ai nostri parlamenti per tornare al tavolo delle trattative per salvare la Grecia e non le banche:
In un momento in cui ovunque c'è una grossa stretta sul credito e fette importanti della nostra spesa sociale vengono tagliate con l'accetta, i governi cedono davanti all'altare della lobby dei banchieri. Si giustificano dicendo che sono preoccupati che alcune banche non saranno in grado di assorbire la perdita degli investimenti in Grecia, e che senza gli aiuti fallirebbero. Ma se siamo noi ad avere bisogno di aiuto, e di conseguenza ci rivolgiamo alle banche, non riceviamo soldi gratuitamente, bensì prestiti. Ora le banche sono in difficoltà e si sono rivolte a noi: perché dovremmo trattarle diversamente da come fanno loro? Anziché dare via i nostri soldi gratuitamente, facciamo prestiti o investimenti nelle banche, e chiediamo che ci vengano restituiti a un buon tasso d'interesse!
Questo è quello che hanno fatto Gordon Brown nel Regno Unito e Barack Obama negli Stati Uniti: quando le banche stavano per fallire, non le hanno salvate con finanziamenti a tasso zero, ma con prestiti e investimenti. E nel giro di un anno i contribuenti ci hanno persino guadagnato!
Questo accordo è corruzione pura e semplice. Non c'è ragione alcuna legata all'interesse pubblico per fare questo regalo a banche e speculatori, mentre ci sono miliardi di buoni motivi per provare a proteggere i conti pubblici. Invece di dare via quei soldi, possiamo investirli in Grecia e nella capacità delle nostre società di uscire dalla crisi finanziaria e cominciare nuovamente a crescere. E' arrivato il momento per i nostri politici di non nascondersi più dietro argomentazioni complicate scritte dai banchieri: questo gioco è finito. Urliamo il nostro no a questo scandaloso fondo salva-stati e  CHIEDIAMO UN NUOVO PATTO
Troppo spesso ormai il futuro dell'economia e dei nostri bambini viene deciso nelle segrete stanze da interessi corrotti che vogliono solo fare profitto. I cittadini sono totalmente tagliati fuori: è ora di dire basta. I banchieri e i politici ritengono che tutto questo sia troppo complicato perché le persone possano capire o interessarsene. Dimostriamo loro quanto si sbagliano.
Con speranza,

I VERTICI DI USB CONFERMANO L’ESPULSIONE DI FABIANA STEFANONI

Il Coordinamento Nazionale di Unire di Lotte – Area Classista Usb

Totalmente ignorato lo straordinario risultato della campagna internazionale
per il reintegro: centinaia di firme di attivisti di Usb
e di altri sindacati sono state cestinate dai vertici di Usb.
 La grave e palese violazione dei più elementari principi di democrazia
sindacale in Usb costituisce un duro colpo a tutto il sindacalismo conflittuale:
la base del sindacato deve farsi sentire.
Unire le lotte organizza assemblee in tutta Italia:




Nonostante il grande successo della campagna per il reintegro di  FABIANA STEFANONI- attivista delle lotte dei precari della scuola e coordinatrice nazionale della minoranza interna “Unire le lotte-Area Classista Usb” - i vertici di Usb hanno deciso di confermare l’espulsione della compagna.
La cosiddetta Commissione Nazionale di Garanzia di Usb (ultima istanza di giudizio) ha giudicato Fabiana Stefanoni in contumacia, rifiutandosi di concordare una data per l’audizione; ha prodotto un testo pieno di accuse false e tra loro contraddittorie con il quale si espelle definitivamente da Usb una compagna riconosciuta per il suo impegno in prima fila a difesa dei lavoratori e delle lotte, come ha dimostrato anche il successo della campagna per il reintegro che ha visto il sostegno di centinaia di attivisti di Usb e di altri sindacati, in Italia e internazionalmente, di comitati di lotta e strutture di classe.
Unire le lotte – Area Classista Usb vuole anzitutto ringraziare proprio le centinaia di compagni e compagne che hanno sostenuto questa campagna. La sigla Usb significa Unione sindacale di base: questa vicenda ha dimostrato che per i vertici la base del sindacato conta ben poco. Vogliamo ricordare che la richiesta di ritiro del provvedimento di espulsione non è venuta solo dalla nostra area. Anche attivisti e dirigenti che sostengono posizioni spesso diametralmente opposte alle nostre hanno richiesto il ritiro del provvedimento di espulsione giudicandolo grave e del tutto ingiustificato (pensiamo, ad esempio, alla componente interna a Usb che fa riferimento a un’area dei centri sociali che ha diffuso un testo con raccolta firme in cui chiedeva la “revoca del provvedimento”). Con la conferma del provvedimento di espulsione i vertici di Usb, eletti in un congresso che non prevedeva nemmeno il confronto tra documenti politico-sindacali differenti, di fatto negano qualsiasi caratterizzazione del sindacato come sindacato di base: gli attivisti e gli iscritti non hanno voce in capitolo, i vertici decidono tutto.
Facciamo appello a tutti coloro che hanno sostenuto la campagna per il reintegro, ma più in generale a tutti i lavoratori e gli attivisti delle lotte che hanno a cuore le sorti del sindacalismo conflittuale in Italia, a mandare mail di protesta all’Esecutivo nazionale di Usb (usb@usb.it), che ha voluto questa espulsione al solo scopo di eliminare una componente interna ritenuta “scomoda”. Ci chiediamo se il tentativo di zittire Unire le lotte non sottintenda l’intento di traghettare il sindacato verso nuovi pericolosi lidi, in una nuova stagione di “dialogo” con il cantiere aperto di un futuro governo di centrosinistra (al fine di ristabilire qualche piccolo privilegio perduto per qualche dirigente). Solo così possiamo spiegarci l’accanimento dei vertici contro la nostra componente interna.
Soprattutto, chiediamo agli attivisti di Usb che ci hanno sostenuti in questa campagna, di porre all’ordine del giorno, nelle assemblee locali del sindacato, la questione dell’espulsione; di votare, in ogni riunione, ordini del giorno che chiedano l’annullamento del provvedimento di espulsione; di organizzare, a livello locale, assemblee aperte a tutti coloro che credono che la democrazia sindacale non sia un optional, ma la linfa stessa di un sindacato, soprattutto di un sindacato che si dice alternativo al sistema dei sindacati concertativi. Sappiamo che tanti degli attivisti di Usb che hanno sostenuto la campagna per il reintegro hanno ricevuto pesanti pressioni dai vertici di Usb, i quali non hanno esitato a usare falsità e calunnie, negando la realtà dei fatti e costruendo un castello di bugie che non regge nemmeno a una rapida lettura dei testi di questo processo kafkiano (testi che pubblicheremo integralmente sul nostro sito www.sindacatodiclasse.org nei prossimi giorni).
Questa vicenda, a nostro avviso, chiude una pagina del sindacalismo di base, e ne apre un’altra. Crediamo che solo con la crescita, anche nel nostro Paese, delle lotte sarà possibile mettere veramente in discussione i piccoli apparati che antepongono la propria autoconservazione all’esigenza di far crescere il sindacato nei luoghi di lavoro sulla base di una reale democrazia interna. Ma qualche potere gli iscritti e gli attivisti dei sindacati ancora ce l’hanno: quello di ribadire sempre - in ogni riunione, in ogni lotta, in ogni assemblea - che i sindacati sono prima di tutto dei lavoratori in lotta, e non degli apparati. Senza democrazia sindacale ogni sindacato, anche quello più combattivo, è destinato a finire in un vicolo cieco e a non servire alla crescita delle mobilitazioni.
Per Unire le lotte – Area Classista Usb la battaglia non si ferma qui. Organizzeremo già nelle prossime settimane assemblee dell’area aperte a tutti coloro che non si arrendono davanti al delirio di onnipotenza di un piccolissimo gruppo dirigente che considera il sindacato come proprietà personale. Tanto più in questa nuova fase, caratterizzata da un attacco senza precedenti del governo e dei padroni contro i lavoratori, ma anche dalla ascesa delle lotte, dai Paesi arabi all’Europa, crediamo che i temi che Unire le lotte ha sostenuto in questi mesi siano più che mai attuali: l’unità del sindacalismo di base nella prospettiva di un unico grande sindacato di classe (che unifichi anche i settori classisti negli altri sindacati); l’unità nelle lotte di tutta la classe lavoratrice, a partire dall’unità tra i lavoratori immigrati e nativi; il superamento del settarismo negli scioperi; l’indipendenza sia dai governi di centrodestra che da quelli di centrosinistra, in una prospettiva anticapitalista.

Non dovevamo fermarci e non dobbiamo fermarci! -"Outing" di fine estate...

Bruno Roveda

Ho vissuto una serata - quella del 29 settembre 2011 - che pensavo impossibile vivere.

Impossibile perché qualche tempo fa mi sono iscritto ad un Partito, che ho "curato" fin da quando nasceva come "movimento", che enunciava propositi e delineava comportamenti assolutamente condivisibili per me (che sono della generazione della nonnina in foto).
Di quella generazione che da tempo cercava un "bimbo" cui affidare il proprio destino sociale, non per delega, ma dentro una partecipazione forte, determinata e vissuta con l'entusiasmo e la carica di quel bimbo appena nato alla vita che alza il pugno per sollevare, insieme con altri, la bandiera della giustizia sociale, della democrazia, della libertà.
Credevo impossibile che un bimbo dato alla luce proprio per "sparigliare", per scompaginare, per agire una rivoluzione culturale, per dire un alfabeto fatto di segni necessari per il terzo millennio, per narrare nuove "narrazioni", così come in tantissimi abbiamo creduto, divenisse...

Qualche avvisaglia sin da subito, certo.

La necessità (sic!) di mantenere gli equilibri tra componenti di provenienza ostacolava in partenza quella predisposizione all'inclusione pure sin da subito dichiarata.
Tante vicende di "posizionamento" hanno caratterizzato la processualità dell'incontro con l'altro.
Con l'altro stanco e disilluso, con l'altro amareggiato e rabbioso, con l'altro motivato ed entusiasta, con l'altro dell'altro mondo possibile.
Ritardi, incongruenze, velleitari tentativi di forzature progettuali, cannibalismi specie-specifici da accaparramento di "responsabilità", discussioni vivaci ma solo tra pochi intimi, spropositata e perdente attenzione piuttosto al "vecchio" esistente che al "nuovo" comunque anche stentatamente emergente.
Comunque con "passione", comunque esponendo "corpi" e vissuti, mettendo sempre la faccia in ogni dove ed in ogni quando.
Fino ad incontrare le tornate elettorali.
Non quelle "politiche", che andranno affrontate non so più in che modo, enunciando quale progetto di società e praticandolo "qui e ora" in ogni istante della militanza per il "futuro possibile", proprio per affermare nei fatti e nei vissuti, e non solo nel dire, la piena corrispondenza tra mezzo e fine (un sogno?).
Quelle "locali". Quel luogo delle bramosie di ogni fattezza tutte incardinate sul bisogno di prestigio, sul bisogno di potere, anche sul bisogno di "ricchezza", per conquistare uno stile di vita accattivante e di grande tornaconto individuale.
Dove i volti cambiano volto, dove i "corpi" frequentano corridoi e ristoranti, piuttosto che campi aperti e orizzonti senza fine.
Non più l'interesse generale, non più i bisogni collettivi, non più il desiderio di massa, non più il "benessere" per tutti, unico "goal" che può proporsi una società (una società!) orientata verso il conseguimento di un fine.
Quando si giocano le partite elettorali, quando comincia a contare su tutto il "risultato" di corto respiro, l'alfabeto impoverisce, le "narrazioni" mancano la suggestione, il "corpo" (il partito) rischia l'afasia: avanzano assordanti le truppe compatte, si radicano con forza - anche violentemente - vecchie e nuove aspiranti "tecnocrazie".

Che cercano alleati, dentro e fuori dal corpo che le ha allevate ed alimentate.

Sì, allevate ed alimentate, perché non c'è più - nel partito - il bisogno di società: c'è un nuovo (vecchissimo!) bisogno, che porta sempre lo stesso nome. Tutti lo chiamiamo - indistintamente - potere.
E così l'Assemblea Provinciale (le assemblee provinciali?) di "Sinistra Ecologia Libertà", quella del frusinate, agisce il confronto politico... in silenzio!Schermaglie procedurali preliminari, per ripristinare un codice di reciprocità legittimante gli uguali che non sono più tali.Saltano le regole, alcune non sono proprio condivise: per qualcuno proprio non ci sono!Il partito assomiglia sempre di più ad una "fattoria" (proprio quella fattoria lì!) e sempre di meno alla costituenda polis, intendo quella progettata e "affidata" ai quattro venti.
Venti appunto, che sanno solo trascinare un suono, una parola, un "verbo": non sanno mica sentire né coerenza né contraddizione, tanto meno interpretare significati e sensi.
Quindi si tace. Il cuore non c'è più, resiste solo la fredda razionalità calcolatrice.
Due proposte in dichiarata alternativa tra di loro, per progettualità, per comportamenti da assumere nel campo, per vissuti incorporati nello scritto... nessuna discussione!
Solo un voto, peraltro in assenza di "numero legale" (ma hanno senso le mobilitazioni post it "contro" la feroce riduzione degli spazi democratici nel Paese?). Non serve: la maggioranza silenziosa, qualsiasi maggioranza silenziosa - "perfetta o imperfetta" - fa comunque testo, fa la "linea".
Così come fa testo e fa la linea una "Conferenza di Organizzazione" - di fatto un Congresso cittadino straordinario! - che agisce subito dopo, nella stessa sede fisica ma in "presenza" (sic!) di altra platea, il secondo tempo della propria "partita".
In "assenza" di Presidenza, in presenza di un signore - seduto al tavolo della presidenza - che alla domanda "dov'è la Presidenza?" (tre signori insediatisi come tali al fischio d'inizio del primo tempo della partita), fatta allo scopo di garantire a tutti quella reciprocità di cui dicevo prima (reciprocità di regole, di legittimazioni e di prerogative) - la cronaca dispensa miseria! -, risponde con fare candido e virile al contempo: "la Presidenza sono io!".
Chi di voi, come me intenzionato ad attraversare il "sociale" provando l'orientamento con il dubbio e con la passione, con la mente e con il cuore bisognosi e desiderosi di democrazia e di libertà, quindi di "giustizia", può aiutarmi a trovare un motivo, una ragione, un "senso" perché io possa continuare ad esistere e resistere dentro il Circolo "Sinistra Ecologia Libertà" di Frosinone e dentro l'Assemblea provinciale di "Sinistra Ecologia Libertà" della provincia di Frosinone?.
Attendo una risposta e conservo la mia tessera di Partito.

La domanda la faccio anche alla piazza del primo ottobre 2011 a Roma: "Ora tocca a noi".

La tessera la conservo per continuare a confrontarmi con il Partito: temo, però, che non me ne sarà data la possibilità.

Frosinone 30 settembre 2011 Bruno Roveda

tessera numero 00000049/2011
 
IO STO CON LORO

giovedì 29 settembre 2011

NATIVI E IMMIGRATI: UNA SOLA CLASSE UNITA CONTRO LA BORGHESIA

Partito di Alternativa Comunista (Pdac) Lega Internazionale dei lavoratori


Il 24 settembre, a Milano, un corteo, di lavoratori nativi e immigrati, si è snodato per le vie del centro storico, per manifestare durante la cosiddetta “2° giornata della collera” (dopo la 1° giornata della collera con sciopero generale del 15 aprile scorso), organizzata dal sindacato Cub (Confederazione Unitaria di Base) e dal Comitato Immigrati in Italia. La manifestazione ha rappresentato una delle tappe nel percorso di lotta in vista di uno sciopero generale; “un vero sciopero generale da costruire con un ampio fronte sociale”, recitava il volantino distribuito dalla Cub.
Milano è la città del sindaco Giuliano Pisapia, ex parlamentare di Rifondazione Comunista che votò durante il governo Prodi a favore della creazione dei Cpt (Centri di permanenza temporanea) per gli immigrati (ora diventati Cie Centri d’identificazione ed espulsione), sindaco sostenuto pubblicamente dalla borghesia economica e finanziaria milanese, da Unicredit e dal gruppo De Benedetti, oltre che da Sinistra e Libertà di Vendola, Rifondazione Comunista, alcuni centri sociali e quasi tutta la sinistra (con l'eccezione del Pdac).
Milano è la città che si prepara a gestire l’Expo 2015, un enorme affare economico e finanziario per i padroni lombardi, ed è la città in cui, con “buona pace” del cosiddetto popolo della sinistra che ha creduto che con Pisapia ci sarebbe stata la vera alternativa alla gestione di Letizia Moratti, continuano a governare i poteri forti: grande borghesia, banche, Comunione e Liberazione e Compagnia delle Opere… Per fare solo qualche esempio, la gestione Pisapia si è distinta per l’aumento dei biglietti dei trasporti, per il taglio delle spese sociali e per aver concesso il centro di Milano alla celebrazione dello Stato sionista.
Erano numerose le bandiere palestinesi che sventolavano nel corteo di sabato, a ricordare che i lavoratori erano in piazza per i loro diritti ma con lo sguardo e il cuore rivolto alla situazione internazionale, ai nostri fratelli palestinesi e ai compagni combattenti della “primavera araba”.
Un corteo che ha visto l’eterogenea presenza di lavoratori di diverse nazionalità (lavoratori senegalesi, algerini, tunisini, italiani, e di numerosi diversi altri paesi), lavoratori che ogni giorno di più sono colpiti dalla crisi economica internazionale del capitalismo, crisi che banchieri e padroni intendono far pagare ai lavoratori e alle masse popolari; una crisi che, aumentando il numero di licenziati, disoccupati, poveri, svela con i fatti le bugie razziste della Lega Nord che, lungi da essere il partito che rappresenta il “popolo”, è parte attiva di un governo che colpisce indiscriminatamente i lavoratori, sia del sud sia del nord, a vantaggio dei poteri forti.
Il Partito di Alternativa Comunista, unico partito presente (con un nutrito spezzone) al corteo di sabato, ha distribuito un volantino che ribadiva la necessità di una piattaforma e di una lotta comune dei lavoratori nativi e immigrati contro la borghesia e i suoi governi, sia di centrodestra sia di centrosinistra. Una piattaforma che respinga l’attacco violento ai diritti e alle condizioni materiali di vita di tutti i lavoratori e che contenga al contempo rivendicazioni specifiche per i lavoratori immigrati: parità di diritti tra lavoratori italiani e immigrati, diritto d'asilo ai rifugiati in fuga dalle guerre, dalla fame e dalle dittature, permesso di soggiorno e di cittadinanza per tutti. Gli stessi temi sono stati ripresi da Patrizia Cammarata che è intervenuta nei comizi conclusivi della manifestazione. La Cammarata ha anche ribadito come sia necessario arrivare al più presto ad uno sciopero generale prolungato contro il governo Berlusconi. Un vero sciopero generale che la burocrazia sindacale della Cgil non ha nessun’intenzione di proclamare (perché mira a tornare al tavolo della concertazione con il padronato e a salvare il capitalismo) e che è ostacolato anche dalla frammentazione del sindacalismo di base (spesso alimentata dal settarismo di vari gruppi dirigenti).
Dopo la manifestazione diversi compagni del Pdac e altri partecipanti alla manifestazione si sono recati in piazzale Selinunte, nella zona San Siro di Milano, dove due ragazzi, un marocchino e un egiziano, entrambi senza permesso di soggiorno, da sabato 10 settembre, trascorrono i loro giorni e le loro notti sopra una torre termica. La protesta di questi compagni è rivolta contro la “sanatoria truffa” (legge 102/09) e più in generale contro la vita di paura, precarietà e sfruttamento di migliaia d’immigrati nel nostro Paese.
Questa vita di paura, di precarietà e di sfruttamento è stata testimoniata anche dal racconto di diverse donne, sia native sia immigrate, arrivate alla manifestazione da diverse città d’Italia, con i loro bambini. Lamia, ad esempio, una donna algerina con tre figli piccoli, ha raccontato ai giornalisti che le chiedevano il motivo della sua presenza alla manifestazione:
“ Mio marito è stato licenziato, non siamo stati più in grado di pagare le bollette della luce, del gas, dell’acqua. Non siamo più stati in grado di pagare l’affitto, per questo siamo stati sfrattati. L’Amministrazione comunale di Vicenza ci paga un albergo, paga tanti soldi per mantenerci in un albergo, per fare dormire in un albergo i miei bambini, mio marito ed io. Vivere in un albergo non è per noi un lusso, non è un privilegio, per noi è molto triste e difficile: dormiamo in due camere separate, io e mio marito, perché non c’è una camera per tutti e cinque. Non posso cucinare, devo comperare il cibo al supermercato, arrangiandomi.  Non posso lavare gli indumenti, devo farlo fuori, trovare delle soluzioni. I miei bambini non hanno uno spazio in cui giocare, sono costretta a passare l’intera giornata fuori per non disturbare gli altri ospiti dell’albergo. Come farò quando arriverà l’inverno? Ci basterebbe un appartamento, anche piccolo: l’Assessore dice che non c’è. Credo che questa sia una politica per incoraggiare il rimpatrio. Tutto è cominciato quando mio marito è stato messo in cassa integrazione, pensavo che si sarebbe risolto, invece la cassa integrazione è stata il primo passaggio per il licenziamento. Poi non c’è stato più niente da fare, non è stato più possibile lottare, è stato troppo tardi. Non bisognava accettare la cassa integrazione”.
Parole, queste, che confermano la giustezza della battaglia contro la cassa integrazione e i licenziamenti condotta dal nostro partito dall’inizio della crisi. Una battaglia che ci ha visto isolati a sinistra, con compagni che ci rimproveravano di “non capire le esigenze dei lavoratori, il loro diritto alla sopravvivenza”.
La nostra avversione nei confronti del sistema capitalista, che altri pretendono di voler curare con un programma moderato di “cinque punti”, è totale. Per questo motivo siamo impegnati, con i compagni di altri 24 Paesi nel mondo, alla costruzione della Lega Internazionale dei Lavoratori e della Quarta Internazionale; l’internazionale che si ponga l’obiettivo di radunare sotto la medesima bandiera i lavoratori in lotta di ogni Paese, per la liberazione dallo sfruttamento e dal razzismo, per il socialismo. Affinché ad ogni bambino sia concesso il diritto di vivere con la propria famiglia in una casa e non in un dormitorio, affinché nessun altro ragazzo sia costretto a trascorrere i suoi giorni e le sue notti sopra una torre per sperare di vivere con dignità.


Isola del Liri e la sua memoria

Angelino Loffredi

Con qualche anno di ritardo ho letto il bel libro scritto da Bruno Ceroli “ Comm’era Lìsera ‘na uota e che me recòrde je. Viaggio nella mia memoria e in quella collettiva di Isola del Liri “
Se in un primo momento il dialetto mi appariva come ostacolo, una volta ben concentrato e deciso a comprendere il lavoro realizzato ho avuto la sensazione che è il dialetto stesso a nobilitare i pensieri riportati, a rendere ancora più chiare le descrizioni e più vivace i dialoghi.
Da questa storia, ricostruita a più voci, viene fuori una affascinante Chanson de Geste per le esperienze riportate, per le genuine descrizioni di momenti fondamentali della vita, per la comunicazione e i ragionamenti sempre diretti e immediati e, infine, per le speranze contenute e senza pretese.L’unico sentimento assente è la rassegnazione, il ripiegamento intimistico.
Nel libro si mescolano saggiamente sentimenti e storia della città, vicende personali e familiari con lo sviluppo industriale e più in generale con il sapere tecnologico ed il ruolo stesso della classe lavoratrice. Si, è proprio il lavoro che unisce, amalgama, organizza la vita della città, rende le donne di Isola del Liri emancipate ed autonome. L’impegnativa ricerca è riuscita a dare una risposta al fondamentale quesito: come Isola del Liri sia divenuta capitale ed avanguardia del lavoro nel Lazio.
L’autore, infatti, ha saputo ben unificare ed evidenziare lo sviluppo della città nel diciannovesimo e ventesimo secolo con l’utilizzo delle risorse idriche e delle nuove tecnologie e l’apparire sulla scena cittadina di uomini apparentemente modesti ma di grande talento e più in generale ha ben unificato il capitale industriale con il capitale umano.
Mi ha colpito il fatto che Bruno Ceroli eviti ogni agiografia ed ogni retorica sulle persone che hanno diretto il comune, anche se un particolare ma moderato riconoscimento lo riserva al sindaco Valente. Sindaci come Di Piro, Fiorini, Sperduti, Bartolomucci, consiglieri provinciali come Pizzuti, Natalizio e Antonelli, il sindacalista Pantano sono presenti ma ben incastonati nell’insieme generale quasi a confermare la coralità e l’epopea di una città. La coralità, l’affermazione di una comunità coesa attorno ai propri valori di solidarietà si evidenzia dalle interviste raccolte che non sono mai staccate una dall’altra ma sempre ben fuse e ben amalgamate nell’interno della ricerca. Storie vive, cruciali e sentimenti costituiscono l’essenza della ricerca per farne un bellissimo libro, che procede sempre con uno stile asciutto ed essenziale, ben raccontato in oltre duecento pagine, corredate da 500 fotografie e duecento note esplicative. Tutto ciò è stato riportato con precisione, senza sbavature, per assicurare il senso compiuto ed una eccezionale fonte storica da cui poter attingere a piene mani per studiare ed approfondire. La postfazione di Eugenio Beranger “ I fatti di Isola Liri del febbraio 1949” evidenzia un modo esemplare di fare ricerca storica che completa compiutamente il lavoro di Ceroli. Essa è composta da oltre dodici pagine che raccolgono ricerche e d approfondimenti su giornali d’epoca, sempre accompagnate da note e commenti puntuali e rigorosi che uniscono e fondono la grande eccezionale solidarietà cittadina a fianco degli operai che le Meridionali voleva licenziare con le tecniche, gli inganni della repressione scelbiana e le manipolazioni della ideologia dominante, quella cioè che indicava in ogni difesa del lavoro, ogni sussulto di dignità come atto preparatorio per il sovvertimento dello Stato ed alle sue leggi. Un modo di pensare e una realtà non molti lontani dalle filosofie ancora dominanti.

mercoledì 28 settembre 2011

7 emendamenti per salvare il Web. Firma per disinnescare il comma "ammazza-blog"

Luca Nicotra   http://www.agoradigitale.org


Ebbene si', abbiamo un modo per disinnescare il nuovo tentativo di estendere a tutti i "siti informatici" compresi blog e siti amatoriali, la rigida regolamentazione della carta stampata in particolare relativamente all'obbligo di rettifica.
Firma per chiedere ai tuoi deputati di sostenere gli emendamenti che disinnescano il comma "ammazza-blog".
L'iter del famoso comma "ammazza-blog" è ripreso assieme a quello del ddl intercettazioni in cui è contenuto e, se approvato, prevederà che qualsiasi persona pubblichi testi in rete, anche in modo amatoriale e per ristrette cerchie di amici, possa ricevere una richiesta di rettifica quando tali contenuti siano ritenuti scomodi da qualcuno. In caso di mancata pubblicazione della rettifica entro due giorni, scatterà una sanzione fino a 12.500 euro. Facile ipotizzare la possibilità di utilizzare in modo intimidatorio tale strumento: qualunque cittadino scriva in rete, non avendo un giornale organizzato con struttura legale disposta a difenderlo, sarà certamente spinto ad accettare richieste di rettifica anche se ritiene di aver scritto fatti reali, attuando cosi' una forma di autocensura per non incorrere nella sanzione.

È fondamentale restare lucidi e assumerci la responsabilità di percorrere tutte le strade che, nel caso di approvazione della legge, quantomeno evitino la desertificazione del web italiano. Cio' è possibile perchè, assieme all'iter sul provvedimento iniziato alla Camera nel luglio 2010 e poi sospeso in seguito alle forti pressioni contrarie, rientrano in gioco anche tutti gli emendamenti che erano stati presentati oltre un anno fa.

Ebbene 26 parlamentari (qui i nomi) di PD (8), Radicali (6), UDC (5), PDL (3), IDV (2) e Gruppo Misto (2) hanno presentato alla Camera ben 7 diversi emedamenti (leggili qui) che in vario modo cercano di limitare ai soli contenuti professionali ed in particolare alle testate registrate la validità del comma incriminato.
Si tratta di un tesoro inestimabile, tanto più per il fatto di avere una caratterizzazione bipartisan. Attorno ad esso abbiamo la possibilità di raccogliere la disponibilità di chi non vuole aggravare l'anomalia informativa italiana.

Qualsiasi parlamentare può, fino al momento della votazione, apporre la sua firma su tutti o solo alcuni di questi emendamenti, se li ritiene condivisibili.

Vogliamo provare a portare gli attuali 26 firmatari verso i 316 della maggioranza necessaria all'approvazione di tali emendamenti alla Camera?
Invieremo a tutti i deputati la richiesta di modifica assieme a tutte le firme.
Gentile Onorevole,
26 dei suoi colleghi di PD (8), Radicali (6), UDC (5), PDL (3), IDV (2) e Gruppo Misto (2) hanno presentato alla Camera ben 7 diversi emedamenti volti a limitare ai soli contenuti professionali ed in particolare alle testate registrate la validità del comma 29 del ddl intercettazioni volto ad estendere anche online la normativa sul diritto di rettifica. Riteniamo pericoloso estendere anche a contenitori amatoriali come blog o generici "siti internet" una normativa pensata per testate registrate e che appare sproporzionato applicare ad un contesto di scrittura amatoriale e rivolta a gruppi ristretti di persone.
Le chiediamo di apporre la sua firma sui sette emendamenti o quantomeno su alcuni di essi, per dare forza alla richiesta di abrogazione  in modo che sia chiaro che la difesa del web, non come luogo di assenza di regole, ma come risorsa anche per l'informazione è condivisa da tutti gli schieramenti politici.
Internet è e sarà una risorsa fondamentale per la nostra democrazia e deve essere tutelata.

INVITIAMO I PARLAMENTARI A FIRMARE GLI EMENDAMENTI



Intervista all'avvocato Guido Scorza sul pericolo rappresentato dal DDL intercettazioni per la libertà della rete. Tra leggi, regolamenti ed interventi vari è in pericolo la possibilità per i blog di continuare a svolgere la loro funzione di denuncia e di contro informazione. Appuntamento per domani 29 settembre alle ore 16 manifestazione a Roma in piazza del Pantheon.

Potere al popolo

Nycky Magdalena Revelli

Chi ci governa vuole riportarci indietro a cent'anni fa

nell'ignoranza, lo sfruttamento, l'oppressione e la povertà
Chi ci controlla paga ai suoi servi il premio fedeltà
poltrona, villa e scorta laggiù dove il bullone non arriverà.
Ma la forza del progresso in una sola direzione va
marcia verso l'orizzonte rosso della libertà
Ex democristiani biscioni e fascisti cacciamoli via
la storia non è stata ancora scritta adesso
è l'ora, potere al popolo!
Chi ci condanna vuole dare una lezione a chi alza la testa
a chi è vissuto sempre come uno schiavo e adesso dice basta
E chi controlla i media è sempre il ruffiano di trent'anni fa
che condannò Valpreda e la verità ha nascosto nella pubblicità.
Ma la forza del progresso in una sola direzione va
marcia verso l'orizzonte rosso della libertà
Ex democristiani biscioni e fascisti cacciamoli via
la storia non è stata ancora scritta adesso
è l'ora, potere al popolo!
E quando sarai stufo e dirai di no
un nuovo giorno per te sarà
E insieme a te ognuno capirà di non avere scelta
un’unica occasione avrai
Cantiere, fabbrica, scuola, ghetto e quartiere
non dormiranno i ribelli delle città.
Non sarà più come vorrà il potente,
sarà il ritorno della civiltà, e si ballerà...
Chi ci governa vuole riportarci indietro a cent'anni fa
nell'ignoranza, lo sfruttamento, l'oppressione e la povertà
Chi ci controlla paga ai suoi servi il premio fedeltà
poltrona, villa e scorta laggiù dove il bullone non arriverà
Ma la forza del progresso nelle nostre mani sta
Il nemico è sempre lo stesso ce vole annientà
Ma i ministri papponi e ruffiani leghisti buttiamoli
via non è più tempo d’aspettare,
ora è già tardi indietro non si tornerà!
Chi ci governa vuole riportarci indietro a cent'anni fa
nell'ignoranza, lo sfruttamento, l'oppressione e la povertà
Chi ci controlla paga ai suoi servi il premio fedeltà
poltrona, villa e scorta laggiù dove il bullone non arriverà
Ma la forza del progresso in una sola direzione va
marcia verso l'orizzonte rosso della libertà
Ex democristiani biscioni e fascisti cacciamoli via
la storia non è stata ancora scritta adesso
è l'ora, potere al popolo!
Chi ci condanna vuole dare una lezione a chi alza la testa
a chi è vissuto sempre come uno schiavo e adesso dice basta
E chi controlla i media è sempre il ruffiano di trent'anni fa
che condannò Valpreda e la verità ha nascosto nella pubblicità.
Ma la forza del progresso in una sola direzione va
marcia verso l'orizzonte rosso della libertà
Ex democristiani biscioni e fascisti cacciamoli via
la storia non è stata ancora scritta adesso
è l'ora, potere al popolo!
E quando sarai stufo e dirai di no
un nuovo giorno per te sarà
E insieme a te ognuno capirà di non avere scelta
un’unica occasione avrai
Cantiere, fabbrica, scuola, ghetto e quartiere
non dormiranno i ribelli delle città

Non sarà più come vorrà il potente sarà
il ritorno della civiltà, e si ballerà...
Chi ci governa vuole riportarci indietro a cent'anni fa
nell'ignoranza, lo sfruttamento, l'oppressione e la povertà
Chi ci controlla paga ai suoi servi il premio fedeltà
poltrona, villa e scorta laggiù dove il bullone non arriverà
Ma la forza del progresso nelle nostre mani sta
Il nemico è sempre lo stesso ce vole annientà
Ma i ministri papponi e ruffiani leghisti buttiamoli via
non è più tempo d’aspettare,
ora è già tardi indietro non si tornerà!



martedì 27 settembre 2011

Una Costituente Popolare della Strada

Frosinone Bene Comune



Dopo decenni  di amministrazioni  comunali  che hanno depauperato  il tessuto sociale della nostra città, svenduto il territorio alla  speculazione edilizia privando i cittadini di spazi pubblici vitali, dobbiamo ripensare Frosinone attraverso nuove idee. E’ necessario considerare Frosinone come città BENE COMUNE. Diciamo  no al saccheggio del territorio e alla distruzione di risorse e di valori che esso esprime per porre fine all’incubo delle mega lottizzazioni . FROSINONE BENE COMUNE prefigura una gestione dalla cosa pubblica che garantisca ai cittadini trasporti pubblici efficienti e a basso impatto ambientale, asili nido, scuole, mense scolastiche, servizio sanitario pubblico di qualità per tutti e il ritorno alla gestione pubblica dell’acqua. Nella FROSINONE BENE COMUNE si risparmia creando nuova occupazione contro il precariato e parentopoli . Frosinone è UN BENE COMUNE che appartiene ai cittadini . E’ il cittadino che deve orientare la politica dell’amministrazione nella legalità e nella trasparenza, deciderne priorità e modalità attraverso assemblee pubbliche nelle piazze e nei quartieri. Per questa nuova città culturalmente moderna e socialmente avanzata si propone la costituzione del movimento : “FROSINONE BENE COMUNE” , un movimento aperto a tutti coloro (cittadini, movimenti, partiti, organizzazioni sociali) i quali condividono questa idea di città. 


SI INVTA  TUTTA LA CITTADINANZA   SENSIBILE  AL RINNOVAMENTO DELLA POLITICA DI QUESTA CITTA’ A PARTCIPARE ALL’INCONTRO CHE SI TERRA’ SABATO PRIMO OTTOBRE A PARTIRE DALLE ORE 16,30 PRESSO LA SALA DEL CONSIGLIO COMUNALE






Peace, my favourite thing

Luc Girello


Il Gruppo di Lavoro casa della Pace di Frosinone  ha partecipato alla marcia Perugia Assisi del 25 settembre scorso .  Quest’anno la partecipazione del movimento pacifista frusinate è avvenuta nel ricordo    di Gioele Fuligno    pastore protestante presso la Chiesa Evangelica Battista di S.Angelo in Villa scomparso alla fine del mese di luglio.  Paolo Iafrate    membro   del gruppo di Lavoro casa della Pace  ricorda Gioele come un fervido  sostenitore     di campagne per l'antirazzismo, una personalità che ha accettato il comunismo dei beni, delle ricchezze, della scienza, della conoscenza delle culture di tutti i popoli della terra. La 50° edizione della marcia è stata molto partecipata con l’adesione di innumerevoli movimenti e associazioni. I temi dell’evento    inevitabilmente si sono intrecciati     con le condizioni di crisi economica e sociale diffusa nel  mondo intero. Le guerre e i conflitti che minano la pacifica esistenza fra le persone   hanno tutte un comune denominatore: L’ingiustizia globalizzata dell’attuale cinismo capitalista che , come sostengono Flavio Lotti e Mario Pianta della Tavola per la pace “UCCIDE PIU’ DELLE BOMBE”    La  diseguaglianza diffusa  provocata da questo perverso sistema economico aumenta  a dismisura il numero delle persone che si trovano in difficoltà nel vivere dignitosamente.  Si produce un ingiustizia debordante  che impedisce il benessere di tutti, e genera profitti illimitati per pochi incrementando le  aeree di sottosviluppo con popolazioni intere ridotte alla fame  in completa balia di malattie e degrado .  Il disagio sociale   generato da questo sistema viene controllato con la violenza delle guerre umanitarie, dall’assalto ai  barconi della speranza che ogni giorno cercano di raggiungere le coste del sud Europa.  Disuguaglianza e disagio sociale hanno infettato ogni comunità, anche quelle inserite nell’opulento occidente globalizzato. L’emorragia costante di denaro  che si trasferisce copiosamente dai redditi di lavoro ai profitti finanziari  genera povertà, e disperazione anche nelle più evolute nazioni occidentali. Non è in queste condizioni che si garantisce uno stato di pace. Promuovere la pace significa cancellare il debito dei paesi in difficoltà che oggi sono  in Europa e non più nel cosiddetto terzo mondo, significa  destrutturare il potere che le istituzioni finanziarie esercitano sulla vita di ognuno di noi. Per promuovere la pace all’interno degli Stati  è necessario ridistribuire le ricchezze offrendo nuova occupazione con riduzione dell’orario di lavoro. Per tutto questo movimenti associazioni e partiti erano sulla strada fra Perugia e Assisi domenica scorsa. Il guaio è che tanti  anni di marce non sono serviti a nulla, perché   le stesse motivazioni di oggi  muovevano  i pacifisti che   14 anni fa che  nella marcia del 1997 già chiedevano UN’ECONOMIA MENO INGIUSTA. Ebbene da allora nulla è cambiato anzi la situazione è peggiorata. E’ per questo motivo che lo sforzo per assicurare una vera pace sociale e una reale solidarietà fra i popoli deve farsi ancora più serrata. Rispetto al 1997 questa consapevolezza è molto più diffusa fra le popolazioni e ciò fa sperare che si sia ancora in tempo per  correggere la rotta verso sistemi di vita più civili e pacifici.  



Già nella clip dedicata a Giole Fuligno abbiamo scelto le improvvisazioni di John Coltrane.  Il sassofonista di Hamlet , uomo mite dotato di una grande spiritualità, trasferiva nel suo fraseggio complesso, ricercato la serenità dell'uomo di pace. In My Favourite Things brano che accompagna questa clip con  Trane  al Tenore e al Soprano  ci sono gli amici di sempre McCoy Tyner al pianoforte,  Steve Davis al contrabbasso, Elvin Jones alla batteria.

lunedì 26 settembre 2011

Aeroporto Frosinone-Ferentino: Risposta all’avv. Gabriele Picano

CODICI – Italia Nostra - Rete per la Tutela della Valle del Sacco


La conferenza stampa tenutasi presso il CESV di Frosinone il 19.09.11, in cui le sottoscritte associazioni hanno presentato pubblicamente le Osservazioni alla Proposta di Piano Variante urbanistica al PTR per l’attuazione dell’area intermodale di Frosinone, ha suscitato vivaci e trasversali reazioni nei promotori dell’opera. Tra di esse, sorprendono in particolare quelle dell’avv. Gabriele Picano, presidente della società ADF. Egli sostiene che i rappresentanti delle associazioni hanno “poca conoscenza tecnica” degli argomenti oggetto della Proposta di Piano. Inoltre, “riservandosi di agire per vie legali”, l’avv. Picano sostiene che alcune affermazioni delle associazioni sono “false e denigratorie”, ovvero:
1.      Il fatto che la torre di controllo dell’aeroporto costerebbe almeno 35 milioni di euro, mentre secondo l’avv. Picano il costo è “di circa 2,5 milioni di euro, così come verificabile dai costi a consuntivo della realizzazione della torre di controllo dell’Aeroporto di Comiso, progettato dagli stessi progettisti dell’Aeroporto di Frosinone”; inoltre, “all’interno del Moscardini esiste già una torre di controllo, con visuale su tutta l’area dell’intervento, che potrebbe essere utilizzata, d’accordo ed in convenzione con l’Aeronautica Militare”.
2.      “ADF spa non ha speso 6,5 milioni di euro per la progettazione dell’Aeroporto di Frosinone, così come affermato dai rappresentanti delle Associazioni, ma, così come invece verificabile dai bilanci della società - che sono pubblici, meno di un milione di euro, nel rispetto dei finanziamenti regionali avuti allo scopo”.
Il presidente ADF evidentemente non si perita di conoscere realmente le Osservazioni, ora pubbliche, ufficialmente presentate in sede preposta dalle associazioni già due settimane fa, cui peraltro dovranno seguire secondo la normativa puntuali Controdeduzioni, ma cerca di screditarle citando articoli di giornale, minacciando per giunta azioni legali.
Ma questo è il meno.
In relazione al primo punto, il presidente Picano non sembra conoscere o ricordare neppure gli atti della conferenza dei servizi preliminare relativa allo Studio di fattibilità dell’aeroporto presentato dalla sua società. In tale occasione, come risulta dai pareri allegati al verbale b , l’Ente nazionale Aviazione Civile lamentò l’assenza nei costi previsti della torre di controllo, il cui costo è di “almeno 35-40 milioni di euro”, oltre al fatto che “appaiono sottostimati i valori globali indicati per ciascuno dei sottosistemi rispetto ai prezzi correnti riscontrati su altri scali”. Il Ministero della Difesa e l’Aeronautica Militare, come testimoniano i pareri allegati e lo stesso verbale della conferenza dei servizi , oltre a sostenere l’incompatibilità dell’aeroporto civile con quello militare, escluse l’utilizzo della propria torre di controllo.
In relazione alla seconda questione, l’avv. Picano, appuntandosi sui termini, in parte ha ragione. Infatti, è improprio affermare, nella sintesi, che il progetto aeroportuale è “costato già oltre 7 milioni di euro”. Non lo è certo quanto sostenuto nelle 55 pagine delle Osservazioni CODICI-Rete per la Tutela della Valle del Sacco   , elaborate dal gruppo di lavoro coordinato dal prof. Francesco Bearzi e dall’avv. Carmine Laurenzano, che citano i relativi atti, per cui “fino ad oggi la progettazione di uno scalo aeroportuale a Frosinone e la formazione del capitale sociale di ADF spa hanno richiesto deliberazioni di spesa della Regione Lazio per 6.850.000 €, cui si aggiungono quelle degli altri enti pubblici componenti ADF”  . Posto che, come con dovizia dimostrato nelle Osservazioni, il progetto aeroportuale è già stato giudicato da enti tecnici competenti e imparziali come non fattibile, c’è da chiedersi quale senso abbia una tale cospicua deliberazione di spesa, di cui, fortunatamente, è stato già speso “meno di un milione di euro”. Invitiamo quindi il presidente Picano a limitare i danni prodotti dalla sua società alle finanze pubbliche, finché è in tempo, dirottando i restanti 6 milioni di euro verso progetti socialmente utili. Lo invitiamo inoltre a rispondere ai gravi rilievi avanzati nei confronti della società da lui presieduta dalla deliberazione 41/2011 della Sezione Regionale di Controllo della Corte dei Conti del Lazio , relativa all’adunanza del 23 marzo scorso. 
Riguardo infine alle azioni legali, valuteremo a nostra volta se non siano in realtà le offensive affermazioni dell’avv. Picano a richiederle.
Siamo certi egli provvederà inoltre a far pubblicare la presente risposta sul sito ADF, in genere attento e puntuale nella sua rassegna stampa.

CODICI onlus – il segretario provinciale, Luigi Gabriele

Italia Nostra onlus – il presidente sezione Ciociaria, Giulio Zinzi

Rete per la Tutela della Valle del Sacco onlus – il presidente, Alberto Valleriani


Frosinone, 26.09.11

Ufficio stampa CODICI

Dott.ssa Monia Napolitano
Responsabile Nazionale Dipartimento Comunicazione e Sociologa CODICI
Tel 06.55301808  Fax 0655307081
Cell 3400584752

Adesione Manifestazione per l'acqua puibblica

Comitato direttivo AIPAC


Il Comitato direttivo dell’Associazione Italiana Pazienti Anticoagulati e Cardiopatici della provincia di Frosinone aderisce alla manifestazione indetta dal Coordinamento provinciale dell’acqua pubblica per sabato 8 ottobre  2011, per rivendicare :
1)   La realizzazione della gestione pubblica dell’acqua chiesta ed approvata da 27 milioni di cittadini nel referendum dello scorso giugno;
2)   La rescissione del contratto con l’Acea Ato 5 spa per colpa del gestore per le continue inadempienze e per una gestione caratterizzata da illegalità ed illegittimità che hanno fortemente danneggiato gli utenti.

L’AIPA chiede al Sindaco ed al Presidente del Consiglio comunale
di  aderire alla manifestazione e di promuovere la riunione del Consesso   elettivo del Capoluogo per porre all’ordine del giorno il rispetto del voto referendario.
L’AIPA fa appello a tutte le associazioni affinché partecipino numerose, con striscioni e cartelli, alla manifestazione dell’8 ottobre.

Frosinone 27. 09.2011

domenica 25 settembre 2011

L’Ama lavora per Cerroni e non per i cittadini.

Ufficio Stampa Fds Regione Lazio

Per Malagrotta subito un’indagine epidemiologica”


“Questa mattina un gruppo di attivisti appartenenti alla Federazione della Sinistra di Roma hanno inscenato un flash mob di fronte allo Sportello Tariffa dell’Ama in via Capo D’Africa”. A renderlo noto è Fabio Alberti portavoce romano della Fds, presente all’iniziativa.
“Gli attivisti – dice - hanno coperto la targa di ingresso (“Sportello Tariffa”) con un cartello riportante “Sportello Cerroni” e aperto uno striscione di fronte all’ingresso con la scritta “No agli sprechi dell’Ama”. Dopo l’intervento delle forze dell’ordine gli attivisti hanno liberato la strada.  ”. “Vogliamo richiamare l’attenzione sul fatto che la politica dell’Ama fa gli interessi di Cerroni e non dei cittadini. Quest’ultima è un’azienda fuori legge – ha spiegato Alberti - non rispetta le normative sulla raccolta differenziata e riciclo e invia in discarica più rifiuti del necessario. In questo modo garantisce lauti profitti all’avv. Cerroni (gestore di discarica e inceneritore di Malagrotta). E’ come se lavorasse per lui. Lo segnaleremo alla Corte dei Conti. Intanto segnaliamo ai cittadini romani che se ci sarà una crisi dei rifiuti questa azienda ne sarà responsabile. La notizia di oggi relativa all’inchiesta avviata dalla Procura di Roma con l'ipotesi di omicidio colposo per stabilire se la morte di quattro persone sia stata provocata dalle esalazioni dell'impianto di smaltimento dei rifiuti di Malagrotta, conferma l’allarme lanciato da tempo. Dal canto nostro denunciamo la gestione non in regola della discarica e chiediamo un’indagine epidemiologica”. “Poi c’è l’aspetto dell’aumento delle tariffe del 30% in pochi anni, senza miglioramento del servizio, per coprire sprechi e assunzioni clientelari. Il rincaro di quest’anno è dovuto all’Iva sulla fattura che l’Ama deve emettere come S.p.a. e che il Comune di Roma scarica sui cittadini. Abbiamo chiesto ai nostri legali di verificare se questo è legittimo. Se, come proponiamo da tempo, si rimunicipalizzasse l’azienda il costo del servizio si ridurrebbe di 64 milioni di euro”.
“Diciamo questo anche in vista della manifestazione che il 28 settembre prossimo vedrà in Consiglio regionale i cittadini dei siti individuati per discariche e inceneritori (Riano, Fiumicino, Albano, Malagrotta, ecc..) che si rifiutano giustamente di accettare il frutto di una politica sbagliata dell’Ama e del Comune di Roma. La Fds è al loro fianco. Ciò che chiediamo - conclude - è l’azzeramento dell’Ama e una nuova Azienda Comunale Partecipata dai cittadini e chiaramente finalizzata all’obiettivo “Rifiuti zero entro il 2020”.