Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 16 luglio 2016

Guerra civile: solidarietà operaia

Fulvio Lorefice 


1936-2016. Chi erano le brigate? Lavoratori di 53 nazioni riuniti in formazioni militari in appoggio al governo repubblicano

Come ha scritto Eric Hobsbawm «la guerra di Spagna resta la sola causa politica che, anche a considerarla retrospettivamente, mantiene la purezza e la cogenza ideale che ebbe nel 1936». A scolpirla nella memoria fu la più importante prova di solidarietà internazionale nella storia del movimento operaio, le Brigate Internazionali: le formazioni militari, composte da lavoratori di cinquantatré nazioni, che combatterono in appoggio al governo repubblicano spagnolo.
Nonostante siano passati ottant’anni ormai da quel fatidico 17 luglio la disputa politica sulle ragioni della sconfitta spagnola non è mai cessata. Alimentata da una floridissima memorialistica, nella quale può scorgersi la passione e lo slancio dell’epoca, ha finito tuttavia per assumere contorni romanzeschi. L’intero conflitto è stato ridotto infatti alla contrapposizione guerra-rivoluzione, in seno al fronte repubblicano, ignorando completamente i fattori esogeni. Un contributo alla comprensione degli avvenimenti, suggeriva già trent’anni fa Luciano Casali, può derivare dalla rilettura degli scritti di alcuni fra i più avveduti dirigenti politici dell’epoca, come Berneri, Rosselli, Togliatti e Nenni. Depurati dall’acrimonia di quegli anni possono scorgersi temi e questioni, elaborati in seguito con la Resistenza: i legami con le masse, la capacità di organizzarne la lotta, le forme della partecipazione politica, la disamina dei rapporti di forza, la definizione degli obiettivi di medio e lungo periodo. Ma la guerra di Spagna va soprattutto inserita nelle relazioni internazionali dell’epoca. Nel trittico della crisi dell’ordine di Versailles rappresentò, infatti, la tavola centrale: lo spazio in cui più nitida si fece la trama politica ordita dai fascismi, dopo l’occupazione giapponese della Manciuria e l’annessione italiana dell’Etiopia.
Benché le cause originarie del conflitto spagnolo fossero prevalentemente nazionali lo svolgimento e la sua soluzione risentirono profondamente della situazione internazionale. Decisivo fu quindi il meccanismo delle alleanze costituitosi attorno ai contendenti: da una parte Germania, Portogallo e Italia, dall’altra l’Unione Sovietica e il Messico. La decisione delle principali potenze occidentali, coagulatesi attorno al Comitato di Non-Intervento, di vietare la vendita di armi alle fazioni in conflitto avvantaggiò i franchisti che non ebbero difficoltà a procurarsele tramite i loro alleati, penalizzando il legittimo governo impossibilitato ad organizzare un’efficace difesa. Il Comitato di Non-Intervento, ebbe a scrivere l’ambasciatore statunitense in Spagna Alexander Bowers, «fu una vergognosa truffa concepita con cinica disonestà». Uomini e materiali, finché la guerra lo consentì, arrivarono dall’Unione Sovietica il cui prestigio crebbe enormemente. Nel giro di poche settimane su un fazzoletto di terra si ritrovarono così i più validi dirigenti e quadri politico-militari che il movimento operaio all’epoca esprimeva. Immediatamente si era posto infatti il problema militare. Esiguo era il numero di alti ufficiali e di reparti delle forze armate regolari che erano rimasti fedeli al governo legittimo, il Quinto Reggimento divenne così il nucleo dell’esercito regolare, la prima Compañías de Acero venne composta per intero da operai metallurgici.
L’eco del conflitto scosse gli operai italiani, rapporti allarmati alle autorità fasciste ne diedero conto a Milano, Genova e Taranto. Per molti giovani intellettuali, in parte provenienti dal GUF, la Spagna fu uno spartiacque: rotti gli indugi passarono alla lotta antifascista. Un primo afflusso di volontari si registrò nel corso dell’estate ‘36, il meccanico bolognese Nino Nannetti fu probabilmente il primo italiano che giunse dall’estero. Partecipò all’attacco a Huesca bombardando la città con un cannoncino da 76 montato su un camion, insieme ad un altro compagno si spostavano rapidamente per dare l’impressione ai fascisti che all’opera fosse un’intera batteria. Morirà sul fronte di Bilbao un anno dopo: aveva trentuno anni. Dalla fine del settembre ‘36 il Comintern prese ad occuparsi quasi esclusivamente della costituzione delle Brigate Internazionali. Parigi divenne quindi la centrale mondiale per lo smistamento dei volontari: da un piccoloALBERGOhttp://cdncache-a.akamaihd.net/items/it/img/arrow-10x10.png sulla rive gauche, Josip Broz, il futuro Maresciallo Tito, avviava le reclute attraverso la cosiddetta «ferrovia segreta».
Ma chi erano dunque i combattenti delle Brigate? Non erano mercenari e neppure avventurieri, erano «portatori di un sogno di libertà» scrisse Giuliano Pajetta. Combattevano per una causa di progresso ed emancipazione sociale, internazionale. Ad Albacete – ricorda Giovanni Pesce – approdavano professionisti, operai, contadini, minatori; anziani e giovani; militanti comunisti, anarchici, socialisti, repubblicani; uomini che avevano abbandonato casa e posto di lavoro, miseri braccianti del mezzogiorno d’Italia, della Croazia, delle pianure d’Ungheria, minatori tedeschi. Più simile agli odierni foreign fighters era invece il drappello di volontari, irlandesi e romeni, che, animato da un senso di crociata e di rivolta contro il mondo moderno, andò in Spagna a combattere a fianco delle forze di Franco, Mussolini, Hitler e Salazar.

Se, quindi, la guerra di Spagna fu il nocciolo duro di uno scontro di portata internazionale, culminato nella seconda guerra mondiale, vale la pena in conclusione rammentare chi – tra gli altri – quello scontro lo combatté in tre diversi continenti: Ilio Barontini. La qualifica di «cavaliere della libertà dei popoli» se l’era guadagnata sul campo di battaglia. Dopo aver appreso le tecniche di guerriglia dalle forze di Mao in Cina ed essersi distinto in Spagna, al comando del battaglione Garibaldi a Guadalajara, il suo impegno era continuato prima in Etiopia, ove aveva organizzato, insieme a Bruno Rolla e Anton Ukmar, la resistenza popolare contro l’occupante italiano. E poi in Francia nei Francs-tireurs partisans e in Italia alla direzione del Comando militare unificato Emilia-Romagna. Un internazionalismo il suo, che non fu dunque mera aspirazione ideale ma parte costitutiva del più importante progetto di emancipazione dei subalterni nella storia.
fonte Alias del 16/07/2016.

Solidarietà e vicinanza all'azienda ABC Napoli, ai lavoratori e al Presidente, Maurizio Montalto, da parte del movimento per l'acqua

Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua


Apprendiamo con preoccupazione del vile atto intimidatorio subito dall'azienda ABC Napoli.

Mercoledì 13 luglio intorno alle 10.00 è stato fatto esplodere un ordigno, seppur rudimentale, nel parcheggio aziendale provocando il danneggiamento di un veicolo in sosta.
Un fatto di inaudita gravità che solo accidentalmente non ha causato il ferimento di nessun dipendente in quel momento presente.

Appare evidente come si tratti di una chiarissima minaccia rivolta ad un'azienda che garantisce un servizio pubblico essenziale e che costituisce un'esperienza unica in tutto il panorama nazionale essendo l'unico caso di ripubblicizzazione della gestione del servizio idrico in applicazione dell'esito referendario del 2011 e della volontà popolare.

ABC Napoli rappresenta anche un positivo laboratorio di gestione partecipativa di un bene comune come l'acqua attraverso il quale la collettività rafforza la propria consapevolezza e si riappropria di uno strumento decisionale fondamentale.
Come movimento per l'acqua abbiamo sempre sostenuto che la gestione pubblica non deve rimanere confinata ad un’idea, pur essenziale, relativa alla natura giuridica di diritto pubblico del soggetto gestore, ma deve essere connotata dal procedere e dallo sviluppo della partecipazione della comunità locale. Detto in altri termini il processo di ripubblicizzazione è fortemente connesso all’idea di democrazia partecipativa.

Probabilmente sono proprio questi gli elementi che caratterizzano la gestione di ABC Napoli e che spaventano i soliti poteri forti.

Come movimento per l'acqua, soprattutto dopo questo fatto increscioso, intendiamo ribadire che ci sentiamo ancor di più mobilitati al fine di evitare che questa esperienza diventi preda di mire speculative, clientelari e affaristiche.

Intendiamo anche ribadire il sostegno, la solidarietà e la vicinanza di tutto il movimento per l'acqua ai lavoratori e alle lavoratrici, al Presidente Maurizio Montalto e all'azienda nel suo complesso, convinti che è necessario proseguire la lotta a difesa dell'acqua e per una sua gestione pubblica e partecipativa proprio perchè si tratta di una battaglia di civiltà che rifiuta la violenza e riafferma principi quali democrazia, solidarietà e il rigetto della supremazia del mercato e del profitto.

Si scrive acqua, si legge democrazia!

venerdì 15 luglio 2016

Raccolta firme per i referendum istituzionali e costituzonale

Mauro Beschi


Cari componenti dei Comitati, con oggi si è chiusa la campagna di raccolta firme per i tre quesiti referendari.
Vi allego la tabella delle firme raccolte per Regione e Provincia.
In primo luogo vi informo che essa contiene oltre ai dati raccolti entro il 4 luglio (che il verbale inviato riportava a circa 418.000 per il Premio di Maggioranza e 422.000 per i Capolista) anche quelli riguardanti le firme (diverse migliaia) che ci sono arrivate dopo quella data. Ci è parso giusto, anche per sottolineare il lavoro dei Comitati, conteggiare tutte le firme pervenute.
Sono riportate anche le firme sul Referendum costituzionale.

Per la lettura dei dati è opportuno che esponga come sono stati rendicontati e i limiti che abbiamo avuto.
In primo luogo abbiamo suddiviso i dati per Provincia poichè non è stato possibile farlo per singoli comitati.
Nelle rispettive Province abbiamo riversato le firme che ci provenivano dai Comitati, comprese quelle di quei soggetti (come il M5S, ANPI, Arci, ecc.) che nel territorio hanno lavorato insieme a noi.
Nelle stesse Provincie abbiamo inserito anche le firme che provenivano, in autonomia, da iniziative di raccolta al di fuori dei Comitati, anche qui in primo luogo il M5S, ma anche ANPI, PRC e SI.
Infine ci sono giunti moduli con firme direttamente da diversi Comuni, non un numero altissimo ma con una propria consistenza, e, anch'essi, sono confluiti sul conto provinciale.

I dati vanno, inoltre, letti avendo presente un limite: Si può trovare, in alcune Regioni, che il Capoluogo abbia assorbito parte delle firme di altri territori della medesima Regione.
Ciò è dato dal fatto che, nel controllo e nella sistemazione dei moduli, qualche volta è capitato (tenete conto che i volontari addetti a questo compito hanno agito un quadro alquanto caotico, visto che la maggior parte dei moduli è arrivata a ridosso del 4 luglio) che invece di suddividere le firme per Provincia si siano accorpati diversi territori evidenziandone solo la appartenenza regionale. Nella impossibilità di recuperare la ripartizione territoriale delle firme si è deciso, con un criterio che ci è sembrato quello con le minori controindicazioni, di assegnarle al Capoluogo di regione. Di qui la possibilità di un suo sovradimensionamento a danno di alcuni territori.
Queste le necessarie spiegazioni per la lettura della tabella.

Desidero, poi, inviare un ringraziamento formidabile ai Comitati locali, ai tanti volontari che hanno, in condizioni difficilissime, svolto un lavoro enorme.
Voglio subito dire (questa è la mia radicata convinzione) che, pur non avendo raggiunto l'obbiettivo, io considero il risultato un mezzo miracolo.
Un risultato che per me è tutt'altro che deprimente e che, anzi, svela come questo nostro lavoro abbia smosso le acque, creato nuove relazioni, più discussione e più partecipazione. Si è costruita una comunità di donne e di uomini che, senza interessi personali, hanno creato le premesse per riversare nella campagna per il Referendum costituzionale una spinta che non ci sarebbe stata senza la esperienza di questi mesi.
Accudiamo con cura a questa nostra creatura, non solo per noi, per le nostre idee, ma perchè sta svolgendo un ruolo importante per le sorti del nostro Paese.
Un grande abbraccio.



PROVINCIA Premio Maggioranza Capolista bloccati Rif. Costituzione
Chieti       
L'Aquila  11717 11925 11810
Pescara       
Regione      
Teramo       
Abruzzo 11717 11925 11810
Matera 2148 2192 1869
Potenza  6145 6150 6282
Basilicata 8293 8342 8151
Catanzaro  2637 2683 2571
Cosenza  4468 4579 3736
Crotone  1632 1679 1625
Reggio Calabria  3405 3452 2678
Vibo Valentia  37 36 36
Calabria 12179 12429 10646
Avellino  1526 1578 680
Benevento  762 782 680
Caserta  1968 1977 1819
Napoli  20534 20627 12940
Salerno  7563 7584 4876
Campania 32353 32548 20995
Bologna 12596 12778 8378
Ferrara  1734 1752 1591
Forlì-Cesena  1685 1694 1964
Modena  6096 6135 5647
Parma  4210 4299 3848
Piacenza  727 739 1004
Ravenna  6486 6507 4184
Reggio Emilia 7616 7657 4041
Rimini  989 981 744
Emilia - Romagna 42139 42542 31401
Gorizia  728 379 166
Pordenone  1747 1759 140
Trieste 3444 3473 1860
Udine  4013 6631 2751
Friuli Venezia Giulia 9932 12242 4917
Frosinone  237724081161
Latina  512 516 483
Rieti      632
Roma  23062 23346 16827
Viterbo  3938 3958 1502
Lazio 298893022820605
       
       
PROVINCIA Premio Maggioranza Capolista bloccati Rif. Costituzione
Genova  9137 10677 7195
Imperia  3536 3578 2040
La Spezia 4148 4168 3102
Savona  2435 2447 1709
Liguria 19256 20870 14046
Bergamo  4644 4651 1564
Brescia  7724 7753 4440
Como  3950 3956 1689
Cremona  1765 1792 1671
Lecco  1895 1902 952
Lodi  1565 1569 1187
Mantova  2203 2224 1939
Milano  26028 26272 26814
Monza e della Brianza 1711 1779 1482
Pavia  2624 2660 903
Sondrio  492 501 162
Varese  1013 1044 844
Lombardia 55614 56103 43647
Ancona  4453 4493 950
Ascoli Piceno  438 453 327
Fermo  515 523 940
Macerata  1620 1637 1275
Pesaro e Urbino  1632 1638 1697
Marche 8658 8744 5189
Campobasso  1513 1551 1619
Isernia  815 821 144
Molise 2328 2372 1763
Alessandria  3926 3956 2819
Asti  2314 2336 913
Biella  255 260 150
Cuneo  3330 3334 2281
Novara  1070 1083 1053
Torino  25038 25126 16085
Verbano-Cusio-Ossola 628 633 702
Vercelli  871 882 769
Piemonte 37432 37610 24772
Bari 12376 12383 5118
Barletta-Andria-Trani      2219
Brindisi  1740 1758 1148
Foggia  4424 4433 4001
Lecce 5524 5556 3669
Taranto  855 569 1040
Puglia 24919 24699 17195
       
       
PROVINCIA Premio Maggioranza Capolista bloccati Rif. Costituzione
Cagliari  4817 4858 3544
Carbonia-Iglesias       
Medio Campidano       
Nuoro 1271 1278 1133
Ogliastra  142 149 292
Olbia-Tempio ) 1062 1074 478
Oristano  354 118 322
Sassari  4456 4463 4134
Sardegna 12102 11940 9903
Agrigento  1899 1908 1935
Caltanissetta  1323 1337 2049
Catania  7811 7827 4982
Enna      234
Messina  3735 3752 1884
Palermo  7171 7192 7317
Ragusa  1450 1459 195
Siracusa  297 313 691
Trapani  540 565 566
Sicilia 24226 24353 19853
Arezzo  993 998 1420
Firenze  24440 24489 16291
Grosseto  3212 3240 1933
Livorno  6109 6118 4765
Lucca  3061 3064 2374
Massa-Carrara  2637 2651 1182
Pisa 1938 2041 3527
Pistoia 4197 4205 2577
Prato  1456    
Siena  2460 2474 2018
Toscana 50503 49280 36087
Bolzano  240 243 292
Trento  5016 5022 1267
Trentino Alto Adige 5256 5265 1559
Perugia  6821 6834 5344
Terni  3370 3376 1367
Umbria 10191 10210 6711
Aosta 3848 3834 3900
Valle d'Aosta 3848 3834 3900
       
       
       
       
       
       
       
PROVINCIA Premio Maggioranza Capolista bloccati Rif. Costituzione
Belluno  415 417 483
Padova 7843 7873 5913
Rovigo      239
Treviso  3893 3900 3233
Venezia  14310 14380 10802
Verona  2398 2399 2357
Vicenza 1911 1936 1649
Veneto 30770 30905 24676
TOTALE 430550 435363 316748

Se 316.000 firme vi sembrano poche

Comitato per il No nel referendum costituzionale.



Abbiamo consegnato le firme raccolte alla Corte di Cassazione per confermare la volontà popolare di sottoporre a referendum le modifiche della Costituzione e di potere - di conseguenza - votare NO.
Questa nostra iniziativa è una facoltà, non un obbligo, in quanto l’articolo 138 della Costituzione prevede che per ottenere l’indizione del referendum basta che uno dei tre soggetti previsti lo richieda: almeno 5 regioni, almeno il 20% dei deputati o dei senatori, almeno 500.000 elettori. Purtroppo non siamo arrivati alle 500.00 firme.
Come è noto i deputati dell’opposizione si erano già impegnati a farlo in numero sufficiente in occasione dell’assemblea nazionale di presentazione delle ragioni del No alla Camera dei deputati l’11 gennaio scorso. I deputati ed i senatori contrari all'approvazione della riforma hanno effettivamente chiesto il referendum dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della legge Renzi-Boschi e quindi il referendum ci sarà.
Il Comitato per il No nel referendum costituzionale ha organizzato la raccolta delle firme tra i cittadini con l’obiettivo di fare entrare anche un protagonista popolare nella scena referendaria, per informare, discutere e coinvolgere.
Del resto il Governo ha capito benissimo che in questo modo si avviava la costruzione di un soggetto referendario attraverso i 400 comitati territoriali (erano 160 all’inizio) e le centinaia di migliaia di cittadini coinvolti che hanno firmato e per questo ha cercato di copiare la nostra iniziativa ispirando una sua raccolta di firme.
Il Comitato per il No nel referendum costituzionale ha ritenuto utile consegnare il 14 luglio le firme raccolte alla Cassazione per la necessaria trasparenza, anche se il numero raggiunto non è 500.000 e quindi è insufficiente.
Perchè è giusto che l’opinione pubblica sappia che centinaia di migliaia di cittadini hanno firmato per chiedere il referendum con l’obiettivo di votare NO alle deformazioni della Costituzione della legge Renzi- Boschi.
Mentre per i referendum su due punti della legge elettorale (Italicum) la consegna delle firme alla Cassazione aveva fondamento solo se si fosse raggiunto il numero necessario per attivare i due referendum, nel caso delle modifiche della Costituzione ha il significato di una sottolineatura politica del valore della partecipazione dei cittadini e della volontà di centinaia di migliaia di loro di votare No nel referendum costituzionale.
Così potremo misurare anche i risultati dell’iniziativa di raccolta firme ispirata dal governo, organizzata attraverso il Pd. Iniziativa nella quale è stata fin troppo evidente la sproporzione di mezzi e di forza mediatica a favore del governo. Diritto all’informazione di tutte le iniziative referendarie, compreso il NO, su cui è opportunamente intervenuta con un forte richiamo la presidente Boldrini.
Non a caso in questi giorni l’Agcom ha richiamato tutti gli organi di informazione ad una rappresentazione di tutte le posizioni in campo sul referendum costituzionale, comprese ovviamente quelle contrarie come la nostra.
Siamo partiti essenzialmente con buone idee, competenze di rilievo, tanta passione civica, politica e sociale e via via abbiamo costruito una comunità e una rete di comitati che oggi coprono tutto il territorio nazionale.
Noi questi mezzi mediatici e finanziari non li avevamo e non li abbiamo, né tanto meno potremo avere il contributo pubblico riservato ai soggetti referendari. Per questo - partendo da un discorso di verità - abbiamo lanciato una nuova sottoscrizione con l’obiettivo di finanziare la prossima campagna elettorale, attraverso il contributo delle persone che vogliono e possono impegnarsi al nostro fianco, le sole che possono aiutarci.
Il risultato raggiunto di 316mila firme presentate in Cassazione è tale da potere essere sottolineato con orgoglio come base di partenza per consolidare e allargare la critica alla legge Renzi- Boschi, con l’obiettivo della vittoria del NO nel prossimo referendum costituzionale.

giovedì 14 luglio 2016

Drum fest, riconosci i batteristi

Luciano Granieri


La storia che voglio raccontare comincia nel 1803 a New Orleans. Nella città deI Delta del Mississipi il Forte di San Ferdinando, eretto dagli Spagnoli nel centro della città, fu demolito con l’idea di allontanare la febbre gialla che si pensava fosse causata dall’acqua stagnante dei fossati e dagli insetti e animali che li popolavano, oltre che dal sudiciume dei bastioni. In breve tempo, nello spazio così ottenuto, sorse un parco che fu,  prima sede di manifestazioni bandistiche , di circhi equestri, e in seguito parco pubblico aperto allo svago domenicale. Il suo nome era Congo Square. Per gli schiavi neri della città, e in seguito per il proletariato libero di colore, il parco divenne luogo di incontri e unico posto in cui si potevano ricreare le atmosfere festose di una cultura che ormai andava perdendosi, cantando e suonando in piena libertà. Giova ricordare che i padroni bianchi  sequestrarono agli schiavi gli strumenti che qualcuno di loro era riuscito a portare dall’Africa. Ma  ciò non costituì una grande difficoltà. Questi   furono ricostruiti anche se in modo  molto artigianale  e richiamavano alla memoria gli antichi fasti della percussione africana: le bambulas, tamburi fatti con barili e pelli di vacca, la washboard, normale asse da lavare sfregata ritmicamente, le claves, che, percosse tra loro, erano il sostegno ritmico per celebrazioni  dionisiache in cui riti pagani, come il voodoo, si mescolavano a misticismi della nuova religione dominante, il cattolicesimo. Poi a qualcuno venne in mente di radunare gli strumenti a percussione,  compresi quelli di derivazione bandistica europea, (rullante grancassa e piatti) , attorno ad uno sgabello e nacque così la prima batteria. Da qui ebbe  inizio una storia appassionante che ancora oggi non è finita e non finirà mai perché come sosteneva Dizzy Gillespie : “Tutto tornerà da dove è incominciato: un uomo che percuote un tamburo”. Del  resto, a pensarci bene, il primo suono che sollecita le nostre  orecchie è un ritmo: il beat cadenzato del cuore materno che ascoltiamo, prima di ogni altra forma sonora,  quando ancora siamo nella pancia di nostra madre. Considerata dunque la capacità atavica nel  riconoscere un battito , un ritmo, non dovrebbe essere difficile capire  quali sono i sette batteristi che suonano in questa clip. Nel video, confusi fra le foto dei drummer che hanno fatto la storia del jazz e non solo, ci sono le immagini di tutti e sette i nostri eroi. Ci sono quattro americani e tre italiani. 
A voi individuarli.

Good Vibrations





Avete qualche difficoltà? Non siete riusciti a capire chi sono i sette batteristi? Ancora un aiutino. Qui sotto proponiamo  un collage delle loro foto.





























Ormai è chiaro no?   Nooo!

E va bene per quei pochi che ancora non fossero  riusciti ad individuare  i magnifici sette. indichiamo chi sono e quali pezzi hanno suonato.

RULLO DI TAMBURI!!!!! 

Ladies and gentlemen ecco a voi:


Gene Krupa : Sing Sing Sing

Max Roach: The Drum Also Waltzes

Jack De Johnette: Shadow Dance

Billy Cobham: Anxiety, Taurian Matador, Searching for the right Door

Massimo Manzi : The Train for The Moon

Roberto Gatto: Seven steps To Heaven, I got rock

Giulio Capiozzo: Mela di Odessa, Mela di Odessa Parco Lambro

Qualcuno di voi si chiederà  (o forse no): in base a quale criterio sono state scelte queste performance? Semplice. A parte Sing sing sing di Gene Krupa, che è un classico, gli altri sono pezzi le cui straordinarie esecuzioni  hanno impressionato notevolmente un vecchio batterista autodidatta come il sottoscritto.
Così è se vi pare, se no è uguale.