Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 16 gennaio 2016

Inquinamento a Frosinone. Informazione ai cittadini o passerella del sindaco?

Luciano Granieri


Foto di Daniele Riggi
Premessa: Gli assenti hanno sempre torto, e anche il sottoscritto, parziale assente all’incontro informativo sull’inquinamento che affligge il Capoluogo ha inevitabilmente torto. Per altro chiedo scusa alle associazioni che, unitamente al nostro blog, Aut-Frosinone  e all’Osservatorio Peppino Impastato di cui faccio parte, hanno organizzato l’incontro, tenutosi ieri presso il palazzo della Provincia, per la mia mancata partecipazione, o meglio per il prematuro abbandono dell’assemblea. 

In realtà le mie aspettative, sull’evento di ieri riguardavano il rispetto delle finalità e le modalità di svolgimento decisi da tutti noi e riportate nel comunicato  di presentazione. Cioè l’obbiettivo condiviso era quello proposto dall’Associazione medici di Famiglia per l’ambiente di Frosinone, finalizzato ad una  “più ampia informazione, nella Città più inquinata d’Italia,  sui rischi e sulle conseguenze che si ripercuoteranno sulla salute delle persone. E a dare  indicazioni su come difendersi”. 

Entrando, nella sala della Provincia mi sono accorto che all’uditorio non si stavano fornendo le informazioni citate, ma gli astanti  erano  in balia della trionfale passerella del sindaco Nicola Ottaviani.  Il Primo Cittadino, microfono alla mano, provava a conquistare la platea, esaltando i provvedenti da lui emanati in difesa della salute dei cittadini,   gabellando per falsa narrazione, tesa a screditare la città Frosinone, la notizia  che il comune di Ciociaro  sia il più inquinato d’Italia. La faccenda è diventata insostenibile quando il Paladino della nostra salute, citando i dati dell’Arpa, relativi  allo stato dell’inquinamento in anni precedenti 2002-2006, ha svelato lo scoop secondo cui i riscontri  di oggi  mostrano un quadro migliore.  Naturalmente il sindaco non ha sbracato del tutto attribuendosi i meriti dell’aumentata salubrità dell’aria dal 2006 ad oggi, ha semplicemente constatato che ciò probabilmente è il frutto di contingenze  del caso. 

A questa ennesima teatrale  rappresentazione, lo confesso, non ho retto. Il primo impulso è stato quello di protestare, poi per rispetto degli amici co-organizzatori,  con Aut, dell’evento, ho preferito  lasciare la sala. Sono, fra l’altro,  rimasto notevolmente sorpreso dall’inaspettato cambio delle modalità,  rispetto a quanto concordato da tutti noi, sullo svolgimento dell’assemblea. Si  era stabilito, che  sarebbe stata concessa parola   agli amministratori  presenti, (sindaci, assessori, presidenti di enti),  qualora ne avessero fatta richiesta,  solo dopo gli interventi dei relatori e con gli stessi diritti di assemblea dei cittadini che avessero voluto intervenire.  Invece il primo a sproloquiare è stato proprio l’amministratore principe del territorio. 

Qui devo fare ulteriore ammenda. Probabilmente, essendo arrivato in ritardo, non sono stato consultato, come membro di un’associazione (anzi di due) organizzatrice,   sull’opportunità di  cambiare le regole, né sono a conoscenza se vi sia stato  un confronto fra gli organizzatori affinchè ciò avvenisse. Ho il sospetto che un mio rifiuto non avrebbe cambiato la questione. Resta il fatto che ho provato fastidio come redattore di Aut-Frosinone, e come membro dell’Osservatorio Peppino Impastato, nello scoprirmi , mio malgrado, strumento  per l’autoincensamento  del sindaco. Francamente non so se nel prosieguo dei lavori le tesi del primo cittadino siano state confutate, ma reputo sia un punto trascurabile. Ritengo invece che quell’intervento concesso ad Ottaviani in apertura dell’assemblea fosse completamente fuori luogo e fuori dallo spirito divulgativo con cui è stata decisa la manifestazione. 

Cosa ci sarebbe stato da confutare al sindaco? Ad esempio che l’ordinanza 21/2016 con cui si sospendono per sei mesi gli effetti dell’autorizzazione, rilasciata dal  Comune ( DAL COMUNE) e non dagli altri enti (Arpa, Asi, Regione, Provincia)  alla realizzazione dell’impianto per la produzione di energia elettrica da biomasse di Via Mola D’Atri a Frosinone, è la classica pezza peggiore del buco. Le ragioni adottate per il provvedimento riguardano le procedure sulla necessita,  o meno, della valutazione d’impatto ambientale per tali impianti. La risposta potrebbe arrivare dal TAR della Marche che sta valutando un analogo caso sollevato dal Comune di Macerata. Se fra sei mesi il Tar delibererà che le procedure  Via sono applicabili all’impianto di Frosinone? Se la ditta Società Bioenergia Srl, qualora ricorresse anch’essa al Tar  vincesse il contenzioso? E poi cosa è cambiato dal 18 dicembre 2015, data dell’autorizzazione da parte del Comune alla realizzazione dell’impianto di cogestione delle biomasse, al 15 gennaio 2016 data dell’ordinanza di rinvio? Quali le cause di questo tardivo ripensamento? La volontà di calmare la popolazione fino a quando fra sei mesi, l’oblio cittadino e magari un leggero miglioramento della situazione ambientale,  darà via libera alla costruzione dell’inceneritore senza provocare  tanti casini?

Vorrei solo ricordare al sindaco e a tutti noi, che nel rispetto del decreto legislativo 155/2012 il quale prevede l’obbligo da parte dei sindaci di “ "mantenere la qualità dell'aria ambiente, laddove buona e migliorarla negli altri casi"   quella autorizzazione non doveva mai  essere rilasciata, altro che rinvio di sei mesi.  Siamo all’inizio dell’ennesima battaglia che ci vede impegnati  per la salvaguardia della nostra salute e della nostra dignità. Mi sembra però che stiamo precorrendo le stesse strade che hanno prodotto  brucianti sconfitte, (sanità docet). Errare è umano, ma perseverare è diabolico.

venerdì 15 gennaio 2016

Colleferro, Città del Disarmo o ancora Città d’Armi? Sfogliando il catalogo della produzione bellica Nexter-Mecar-Simmel Difesa.

Retuvasa


Colleferro città d’Armi o città del Disarmo? Come intendiamo qualificarci in riferimento alla nostra storia e soprattutto al nostro futuro?

Con tali quesiti riproponiamo temi già affrontati più volte negli scorsi anni, organizzando o collaborando a incontri pubblici, mostre, comunicazioni sui media.

Ricordiamo en passant che Colleferro è nata come città d’armi a Segni Scalo, intorno a uno stabilimento per la fabbricazione di esplosivi militari e industriali della Società “Bombrini Parodi Delfino”. Tracce di armamenti prodotti dall’azienda madre (e arrivati a destinazione attraverso complesse e diaboliche triangolazioni) si rinvengono in numerosi conflitti, a partire dall’entrata in guerra del nostro paese nella prima guerra mondiale (1915) fino al conflitto legato alla “primavera araba” in Libia(2011), passando, solo per ricordarne alcune altre, per la seconda guerra mondiale, la guerra Iraq-Iran degli anni Ottanta, la seconda guerra del Golfo (2003) e l’intervento della coalizione internazionale in Afghanistan (2005).

Senza dubbio la produzione di armi è parte integrante della storia cittadina. E non se ne può certo andar fieri, pensando ad esempio alle mine antiuomo BPD-SB33 che provocano ancor oggi morte e mutilazioni ai bambini dell’Afghanistan, oppure ai proiettili d’artiglieria da 155mm e ai razzi da 122mm Firos 25-30 venduti a Saddam Hussein insieme alle istruzioni per trasformarli in vettori di armi chimiche con corredo dei risultati delle simulazioni compiute nell’area industriale colleferrina, o ancora alle famigerate Cluster Bombs.

Molti credono ancor oggi che lo sviluppo di Colleferro debba essere molto grato alla produzione bellica e che se le armi, in particolare quelle più “sporche”, fossero state prodotte altrove in Italia sarebbero arrivate ugualmente a destinazione. Non pochi, per fortuna, ribattono che non è mai giustificabile scambiare il posto di lavoro con il sangue di altri popoli, tacendo tra l’altro dei problemi ambientali apportati dall’industria bellica al nostro territorio.

Ripercorriamo alcuni dei nodi più significativi del nostro passato prossimo, non noti ai più.

Nel 2000 il testimone di alfiere dell’industria bellica locale passa alla Simmel Difesa SPA. Nel 2007, l’azienda è assorbita dalla multinazionale britannica Chemring Groups PLC, che considera tale acquisizione come strategica per coprire settori assenti dalla sua produzione. I presupposti non sembrano però dare i frutti sperati, visto che nel 2014 la multinazionale cede la Simmel Difesa, insieme alla belga Mecar, alla francese Nexter, leader d’oltralpe e azienda di Stato. La cessione coinvolge tanto le attività produttive di Colleferro (Rm) quanto quelle di dismissione di armamenti di Anagni (Fr) [entrambe le aree sono oggi inserite nella nuova perimetrazione del Sito di Interesse Nazionale “Bacino del fiume Sacco” in fase di ultima definizione, insieme al distaccamento della ex BPD di Ceccano (Fr)].

Dopo le manifestazioni di rimostranza contro le Cluster Bombs nel 2004, la Simmel Difesa chiude il proprio sito al pubblico accesso. Il Coordinamento Contro la Guerra Valle del Sacco e Monti Lepini è comunque in gran parte riuscito a ricostruirlo, attraverso foto e descrizione delle caratteristiche degli armamenti in produzione. Tale report è stato pubblicato da Peacelink .


 Oggi siamo riusciti a reperire il nuovo catalogo Nexter, suddiviso per aziende collegate.
Siamo purtroppo assuefatti a questi odiosi strumenti di morte. Ma non tutti saranno felici di apprendere che troviamo ancora in produzione a Colleferro alcuni articoli che dovrebbero essere categoricamente esclusi dalla vendita per il loro possibile utilizzo criminale.
Si tratta dei sempiterni razzi da 122mm Firos 30 e dei proiettili da artiglieria da 155mm, come già ricordato utilizzati illegalmente anche come vettori di armi chimiche, in possesso di molte nazioni attualmente in guerra civile o impegnate in conflitti esterni, come l’Iraq, la Libia, la Siria e l’Arabia Saudita. E non va dimenticato il rischio sempre più concreto che tecnologie del genere finiscano in mano al terrorismo internazionale, magari ricadendoci addosso...

È dunque essenziale, anche alla luce dell’attualità di una produzione bellica locale dai tratti inquietanti, continuare a far crescere una memoria storica robusta, critica e consapevole, aggiornandola continuamente e cercando di sviluppare l’identità di città del Disarmo. Intendiamo mantenere viva l’attenzione su queste tematiche e sollecitare nuovi filoni di ricerca, proponendo a studiosi e attivisti di sviscerare i risvolti storici, occupazionali e sociali delle aziende che hanno lasciato segni dolorosi e negativi nel nostro passato e che continuano a rischiare di inquinare eticamente e ambientalmente il nostro futuro.

SIGNOR PRESIDENTE LE... RISCRIVO

Newsletter n° 5 del Comitato Provinciale Acqua Pubblica di Frosinone

Il gioco di affidare alla Segreteria Tecnica Operativa lo studio sulla richiesta di ACEA di far assorbire Acea Ato 5 S.p.A.  da parte di Acea Ato 2 S.p.A. e di attendere che la Segreteria relazioni il 28 gennaio, cioè a “babbo morto”, è l'espediente con cui la Consulta d'Ambito (Pompeo e i sindaci che la compongono), colta con le mani nel sacco dalla lettera pubblica che abbiamo inviato ieri, punta a guadagnare tempo nel solo interesse di Acea.
Che la fusione per incorporazione si possa fare è scritto a chiare lettere nelle modifiche alla normativa fatte esattamente a questo scopo dal Governo nazionale.
Per impedire che il progetto della multiutility Acea S.p.A. abbia successo sono a questo punto indispensabili due cose.
1. Che l'Assemblea dei sindaci deliberi subito la risoluzione per colpa della convenzione.
2. Che la Regione Lazio approvi senza ulteriori ritardi la norma attuativa della legge n. 5 del 2014, ovvero la proposta di legge n. 238/2015 che istituisce i nuovi Ambiti di Bacino Idrografico e detta le regole che ne assicurino il governo democratico e partecipato.
Questo perché restando l'attuale ATO e le attuali regole, una volta cacciata ACEA ATO 5 S.p.A. finiremmo per ricadere sotto il tallone di ACEA S.p.A. sia nel caso di una soluzione regionale alla toscana o alla campana (ATO unico) e sia nel caso di una nuova gara che vedrebbe ACEA S.p.A. in realtà senza concorrenti, in quanto nella spartizione che si sono fatta le quattro multiutility italiane, noi siamo una “proprietà” Acea.

Dunque...

Al Presidente
dell'Autorità dell'Ambito Territoriale Ottimale
 n. 5
Lazio Meridionale – Frosinone
dott. Antonio Pompeo

Ai Sindaci dei Comuni
dell'Ambito Territoriale Ottimale n. 5
Lazio Meridionale – Frosinone

Agli organi di stampa

Oggetto: gestore del Servizio Idrico Integrato

Ci vediamo costretti a riscriverLe dopo le notizie comparse sulla stampa in ordine alle
 decisoni assunte nel corso della Consulta d’Ambito di ieri 14 gennaio 2016.
Preliminarmente Le alleviamo la fatica in ordine agli approfondimenti richiesti alla
 Segreteria Tecnica Operativa rispetto al quesito presentato dal gestore.
Nulla impedisce al gestore di mettere in atto il suo progetto anche e soprattutto perché le
 relative regole sono state modificate dal Governo proprio per consentire operazioni di
 questo genere e cioè sottrarre al controllo democratico la gestione dei servizi pubblici e di
 un servizio fondamentale come quello di erogazione dell’acqua.
Fatta questa necessaria premessa quello che Lei come presidente e gli 86 sindaci dell’Ambito devono decidere senza ulteriori indugi è l’unico atto che possa vanificare il
 progetto di Acea S.p.a: la risoluzione del contratto. In questo non dia ascolto alle sciocchezze di qualche illustre primo cittadino che, in nome di supposti procedimenti
 legali, vorrebbe continuare a ciurlare nel manico (ci scusiamo per il tecnicismo legale) e convochi prima del 28 gennaio 2016 la Conferenza dei sindaci per deliberare la risoluzione del contratto sulla base delle inadempienze già certificate dalla STO nell’anno 2013 Qualunque posizione diversa da questa mostrerà solo a tutti i cittadini la Sua mala fede in ordine ad una vicenda per la quale ieri ha già dimostrato la Sua reticenza.
Cogliamo l’occasione quindi per invitare tutti i sindaci e i consiglieri comunali alla conferenza stampa che avrà luogo giovedì 21 gennaio p.v. presso l’aula consiliare del Palazzo della Provincia a sostegno della necessità di una rapida approvazione della proposta di legge n. 238/2015, per la piena attuazione della legge regionale n. 5/2014
 ‘Tutela, governo e getione pubblica delle acque’.

Distinti saluti

                          Comitato provinciale acqua pubblica Frosinone


giovedì 14 gennaio 2016

SIGNOR PRESIDENTE LE SCRIVO...

Newsletter n° 4 del Comitato Provinciale Acqua Pubblica di Frosinon


Al Presidente
dell'Autorità dell'Ambito Territoriale Ottimale n. 5
Lazio Meridionale – Frosinone
dott. Antonio Pompeo

Ai Sindaci dei Comuni
dell'Ambito Territoriale Ottimale n. 5
Lazio Meridionale – Frosinone

Agli organi di stampa

Oggetto: gestore del Servizio Idrico Integrato

Le trasmettiamo in allegato la nota del 23/12/2015 di ACEA ATO2 S.p.A. protocollata dalla
 Segreteria Tecnica Operativa dell'A.A.T.O. 2 di Roma (prot. n. 1388-15) in data 28/12/2015, con laquale detta società chiede a quell'Autorità d'Ambito il benestare per assorbire mediante fusione per incorporazione ACEA ATO 5 S.p.A. e, quindi, al subentro quale gestore del servizio nell'AmbitoTerritoriale  nel quale Lei svolge le funzioni di Presidente.

Rilevato come i termini per esprimere detto giudizio siano fissati in trenta giorni dalla ricezione della richiesta e che in assenza vige il silenzio assenso, e come per quanto attiene i 102 comuni dell'ATO 2 al momento la cosa sia stata portata a conoscenza della sola Città Metropolitana, con la presente le rivolgiamo le seguenti domande. Quale Presidente ha ricevuto analoga missiva da parte del gestore del Servizio Idrico Integrato? Se sì, quando? Se no, quali azione intende porre in essere a tutela degli interessi del territorio e dei cittadini che  rientrano nell' ATO 5? Se ha ricevuto la missiva, quando intende portare la questione all'attenzione degli 86 sindaci? E' di tutta evidenza sia la gravità di quanto prospettato e sia l'eventuale condotta reticente ed omissiva che sarebbe in essere qualora il gestore o la controllante di questi – ACEA S.p.A. - avesse formalmente avanzato l'istanza.
Non sfugge sicuramente a nessuno come proprio in queste settimane un numero sempre maggiore di
 Comuni e di Consigli Comunali stiano formalmente assumendo la determinazione di sostenere
 senza ulteriori indugi la risoluzione per colpa della Convenzione di Gestione sottoscritta con ACEA
 ATO 5 S.p.A. Oggi, con questa operazione, dinanzi al comportamento dilatorio della regione Lazio che non provvede a dare seguito alla legge 5/2014, con l'individuazione dei nuovi Ambiti di Bacino
 Idrografico e la definizione delle nuove regole di governo dei medesimi, è la multiutility ACEA
 S.p.A., che rompe gli indugi puntando decisamente a portare a compimento il disegno contenuto nei
 provvedimenti del governo nazionale a partire dallo “Sbocca Italia” del dicembre 2014: dividere la
 gestione del servizio idrico tra le quattro multiutility del paese - di cui ACEA S.p.A. è la più grande
 - in modo da garantire a queste società capacità finanziarie adeguate per competere aggressivamente
 sui mercati internazionali.
La vita e la salute dei cittadini, il destino dei territori, il controllo democratico dei cittadini e delleautonomie locali sono solo un dettaglio da liquidare, come insegnano le leggi della Toscana e dellaCampania in cui, non ai cittadini, ma agli stessi sindaci è riconosciuto - e solo a qualcuno di loro – un mero diritto di tribuna.

ACEA S.p.A., controlla già i gestori della Toscana e dell'Umbria e oltre alla fusione di ACEA ATO 2 ed ACEA ATO 5, vuole acquistare Acqualatina e punta ad assumere la gestione dell'ATO 1 di
 Viterbo.

Noi crediamo che sull'acqua le mire finanziarie di una società che ha come unico scopo il profitto
 non devono passare e chiamando i Sindaci alla rivolta, le assicuriamo la più dura opposizione dei cittadini.

Distinti saluti

                                                           Comitato provinciale acqua pubblica Frosinone


mercoledì 13 gennaio 2016

La Regione Lazio decisa ad affrontare l'emergenza lavoro in Ciociaria......forse

Luciano Granieri


Diamo i numeri .  Abitanti in Ciociaria: 489.042, iscritti presso i centri per l’impiego: 150.000, più una quantità imprecisata di inattivi (coloro i quali, hanno rinunciato a trovare un lavoro). Risultato: più della metà dei Ciociari è disoccupata. Il reddito procapite medio annuo  di una famiglia della Provincia di Frosinone è di 13.756 euro,  contro la media Italia di 18.380 euro , un verdetto che ci pone agli ultimi  posti (85°) della classifica sul reddito. 

Tralasciando i dati sull’inquinamento e sul costo dei servizi, che pure rimandano il  quadro di un territorio disastrato, la situazione nella nostra Provincia è drammatica. Numeri terribili che allarmano e gettano in una profonda prostrazione i cittadini, soprattutto quelli  senza lavoro, ma che lasciano quasi indifferenti gli eletti (Senatori, Deputati, Consiglieri regionali e provinciali) ciociari. 

L'assenza dei consiglieri regionali di maggioranza, all'incontro  richiesto dai disoccupati del Comitato Promotore Vertenza Frusinate l’11 gennaio scorso presso la sede della Provincia,  è  stato uno scandalo. E’ scellerata  dimostrazione che certi desolanti numeri non sono considerati priorità se non si è in vista di una qualche tornata elettorale.  L’occupazione del  Palazzo di Piazza Gramsci da parte degli ex lavoratori del Comitato Promotore Vertenza Frusinate, non è stato un atto così rivoluzionario, ma semplicemente una reazione più che legittima di fronte all’indifferenza di chi dovrebbe operare per il benessere dei cittadini . 

La lotta paga? Forse. La presa di posizione delle vittime della  spietata strategia di appropriazione indebita di salario e dignità, in favore della speculazione finanziaria, ha sortito la convocazione del consiglio regionale del Lazio, il quale ha approvato all’unanimità un Odg,  che impegna la Giunta Zingaretti a trovare in tempi brevi  soluzioni per il rilancio economico occupazionale della Ciociaria. L’Odg  in questione non è altro che l’annacquamento di una mozione presentata dal M5S nella quale si impegnava la stessa  Giunta a rimodulare e finanziare la legge 4/2009 sul  sostengo al  reddito di che è rimasto senza lavoro, e a utilizzare i fondi europei  per la localizzazione delle imprese nei siti dismessi.  Inoltre gli ex dipendenti di Vdc, Mersen, Marangoni, Ilva, sono riusciti  a rappresentare la drammatica situazione di un padre, o una madre di famiglia a privi di reddito,  all’assessore regionale del lavoro Lucia Valente.  In questo frangente si è decisa  l’apertura   di un tavolo istituzionale con la presenza della stessa assessora e del presidente della Provincia Antonio Pompeo  per avanzare  proposte e trovare soluzioni  .  

E’ la classica montagna che ha partorito il topolino. La battaglia intrapresa da dal Comitato Promotore Vertenza Frusinate è meritoria, straordinaria. Oltre a gettare brutalmente sui tavoli istituzionali, l’odioso problema della disoccupazione, ha  fatto emergere  la codardia dei sindacati che, alla chetichella,  uno dopo l’altro si sono sfilati dall’impiccio. Resta però il fatto che senza i soldi non si canta messa. Quali dovrebbero essere le soluzioni per il rilancio economico e occupazionale del territorio?  Il già fallito  accordo quadro che ha distribuito  un po’ di milioni alle grandi aziende senza un aumento significativo dell’occupazione , così come ammesso dalla sottosegretaria alla commissione  lavoro, nonché senatrice della Repubblica Maria Spilabotte?  O il misero stanziamento di 4milioni  e settecento mila   euro, proveniente dai fondi europei usato per finanziare il contratto di ricollocazione, che porterà a giugno poco meno di 900 euro in saccoccia ai fortunati disoccupati rientrati nel programma (2000 su 150.000 sic.) e qualcosa come 2.500 euro a lavoratore nelle casse delle agenzia interinali private?  

Già perché sperare che attraverso questo contratto  si riesca a collocare qualche disoccupato  è esercizio  fantasioso quanto inutile . Le aziende assumeranno  solo se, eventualmente, dovesse ripartire l’economia  (seriamente  non dello  zero virgola),  e lo faranno quasi esclusivamente attraverso le regalie del Jobs Act: 24 mila euro per lavoratore assunto secondo il contratto che istituzionalizza il lavoro precario. Lo stabilimento Fiat di Melfi ne è un chiaro esempio.  

Per il rilancio dell’occupazione in Ciociaria, servono soldi, soldi pubblici. Il privato non ha interesse ad investire in attività produttive, mira ad accaparrarsi i servizi (Acea docet),  o ad avvelenare il territorio con gli inceneritori, grazie alla liberalizzazione di tali letali marchingegni concessa dal governo Renzi, attraverso il decreto sblocca Italia. Hanno le risorse Stato e Regione per finanziare direttamente attività eco compatibili,  processi di riqualificazione del territorio, di promozione del turismo, dell'agricoltura  e dell’enogastronomia?  E’ in grado qualche eminente manager istituzionale di presentare piani industriali, orientati al rilancio dell’economia reale, con conseguente aumento dell’occupazione, piuttosto che subire supinamente la tirannia delle grandi imprese e delle lobby finanziarie? Senza risposte positive a questi quesiti,  i tavoli rimarranno all’ Ikea  gli ordini del giorno si perderanno nelle polverose scrivanie di qualche ufficio della Pisana.

Inquinamento a Frosinone: che fare


Le associazioni scriventi, hanno appreso dagli organi di stampa, l'invito ai cittadini da parte dell'assessore all'Ambiente di inoltrare proposte ​atte a combattere l'inquinamento atmosferico​ con il sostegno della mobilità sostenibile. Dal momento che esiste l'albo comunale delle associazioni, sarebbe stato opportuno ​il ​coinvolgimento delle stesse da parte dell'assessore, che ha il dovere di dare sia ​alle associazioni che ai cittadini, la più ampia informazione al riguardo. Sarebbe stato ed è opportuno pubblicare  sugli appositi schermi luminosi, dislocati in città, ogni giorno i valori delle polveri sottili PM10 e PM2,5 con indicazioni e consigli su come affrontare i conseguenti rischi. 
Ma, nulla è stato fatto. Le associazioni ritengono che l'inquinamento non sia un castigo di Dio ma derivi da responsabilità precise di chi ha governato e governa il territorio, ​non tutelando gli interessi ed i bisogni della popolazione. Autorizzare un impianto per BIO MASSE significa, nella data realtà, aggravare  notevolmente  il rischio salute. Si ritiene che la più alta percentuale d’inquinamento atmosferico provenga direttamente dal caotico traffico stradale, ma anche da politiche urbanistiche “scellerate” che hanno consumato terreni, vegetazione e boschi. Possiamo ora solo cercare di ridurre i livelli d’inquinamento assumendo decisioni urgenti opportune e necessarie e su questo problema portiamo il nostro contributo con una serie d’interveti.
1.      Rilevamento Gas inquinanti
Monitorare e conoscere il livello dei gas inquinanti in città giorno per giorno, area per area è il primo ed essenziale parametro per poter sviluppare incisive azioni di interventi.
a) Monitoraggio ambientale a basso costo:
-Temperatura
-Umidità relativa
-Monossido di carbonio (CO)
- Biossido di azoto (NO2)
- L'ozono (O3)
- Rumore
- Particolato
mediante una rete di centraline fisse, distribuite nella città connesse fra loro via radio. Tutti i parametri acquisiti verranno archiviati in appositi database e resi pubblici attraverso un sito web e consultabili via internet anche tramite App;
b) Così come per il monitoraggio dell'aria con le centraline fisse, è possibile monitorare una serie di parametri ambientali su una più vasta area della città mediante l'installazione di centraline sui veicoli del trasporto pubblico, nonché favorire ulteriori informazioni per l'utente finale come la posizione degli autobus e orari di arrivo stimato alle fermate;
Questo è anche realizzabile tramite progetti di rilevamento che la SeeLab
www.seelab.net,  (associazione no –profit di Frosinone) sta sviluppando a costi contenuti, o progetti similari.
2. Mobilità
a) Creazione di aree di parcheggio nelle zone periferiche della città:
- Stadio Casaleno -Via A. Fabi;
- Parcheggio Viale Napoli;
- Via Maria confine con Castelmassimo in aree adiacenti il fiume Cosa;
- Aree antistanti il Cimitero;
dove far confluire tutto il traffico extra-urbano che giornalmente per lavoro o scuola si riversa sulla città ingolfando le strade e producendo una grande quantità di Pmx Queste Aree, dovranno essere servite da Bus ecologici.
b) Potenziamento del servizio di trasporto urbano con bus ecologici che possano raggiungere anche le periferie della città, i
stituendo un biglietto unico integrato a basso costo, per tutto il giorno, per incentivare l’uso dei mezzi pubblici (Geaf e Cotral) che transitano sul territorio comunale;
c) Riduzione dell'impatto delle automobili, incentivando il Car-Sharing, l'auto elettrica.
Sostituzione del parco auto del Comune e delle amministrazioni pubbliche, con auto elettriche (Vedi comune di Bari);
d) Evitare il transito di mezzi pesanti sulla Monti Lepini;
e) Collegare le stazioni di Bike Sharing con una pista ciclabile “SICURA” e prevedere ogni agevolazione per incentivare la mobilità sostenibile, oltre ad adottare il progetto Piedibus in tutte le scuole primarie del capoluogo;
3. Urbanistica
a) Salvaguardia di tutte le aree boschive e rivierasche del fiume Cosa.
- Messa a dimora di siepi ed alberi antismog in aree pubbliche e private
- Assumere decisioni che impediscano il taglio di alberi per la costruzione di nuovi immobili, incentivando  il recupero di immobili esistenti sopratutto nel centro storico, per conseguire l’obiettivo  “Cemento zero” come da programma elettorale  del sindaco;
4. Impianti Termici
a) Elaborazione di progetti per l'autonomia energetica di tutti gli impianti degli edifici pubblici, eliminando quelli a gasolio ed attuando un piano di controlli delle temperature negli uffici pubblici, applicando e rispettando quanto previsto dalle normative vigenti;
b) Incentivi per l'installazione di moderni sistemi di climatizzazione a pompa di calore che non richiedono canne fumarie e non emettono inquinanti, oltre all'adozione di filtri anti particolato per stufe e camini aperti o chiusi;
5. Censimento Impianti inquinanti
a) Il Comune, insieme all’Amministrazione Provinciale deve assumere delibere che vietino inderogabilmente in tale territorio la realizzazione e potenziamento d’impianti che inquinano, anche se la realizzazione di tali impianti fosse agevolata da leggi nazionali (decreto sblocca Italia) o da accordi particolari Stato-Regioni ;
b) Sollecitare gli enti competenti a fornire il catasto delle emissioni inquinanti. Si chiede Inoltre il r
ispetto e l’applicazione della normativa antinquinamento, (es. direttiva Seveso) che si applica alle attività industriale particolarmente nocive;

Le associazioni restano a disposizione per un confronto aperto e costruttivo, al fine di contribuire all'arricchimento di proposte e di progettualità partecipate e condivise. Proposte inerenti sia in merito al problema inquinamento, sia ai sistemi di controllo e monitoraggio, devono essere verificati anche da parte di associazioni e cittadini, affinché tali suggerimenti vengano realmente messi in atto.

Si ricorda infine alle associazioni, cittadini e chiunque lo vorrà, di partecipare alla manifestazione sul tema che si terrà sabato 16 gennaio con inizio alle ore 15:00, presso l'Amministrazione Provinciale e di farci pervenire ulteriori proposte e contributi preziosi.

Le Associazioni

Associazione medici per l’ambiente; Osservatorio Peppino Impastato; ​Associazione di Volontariato Frosinone Bella e Brutta; ​Salviamo il Paesaggio Difendiamo il Territorio di Frosinone; Associazione italiana pazienti anti-coagulati (AIPA); Associazione amici della Pescara; Associazione alle venti; Associazione Oltre l’Occidente; Comitato di lotta per il lavoro; AUT Frosinone; Associazione Forming; Confederazione Cobas; Giovani impegnati; GASP (Gruppo di Acquisto Solidale Partecipativo), Legambiente

lunedì 11 gennaio 2016

Diritti civili e cialtronerie costituzionali

Luciano Granieri

Che  i diritti umani e i diritti civili, vengano molto dopo gli interessi di bottega  del potere è un fatto. La vicenda sull’abolizione del reato di immigrazione clandestina e l’approvazione  della legge sulle unioni civili, compresa la stepchild  adopition, ne è una palese testimonianza. 

La depenalizzazione del reato di immigrazione clandestina,   da illecito  penale ad infrazione  amministrativa,  inserita in  una legge delega, approvata  nel  maggio 2014, non è   stata esercitata dal governo, nonostante un’ulteriore pressioni delle commissioni parlamentari , sull’esecutivo affinchè  ciò si realizzasse.  Magari la stessa cosa si fosse verificata per il Jobs Act! Ma questa è un’altra storia.  Il governo è rimasto sordo agli allarmi di Procure e Prefetture sull’inapplicabilità, non solo dei risvolti penali, ma anche delle sanzioni pecuniarie a carico degli immigrati clandestini. L’Escutivo ha trascurato  l’intralcio ampiamente dimostrato  che questa normativa pone sulle indagini per smascherare gli scafisti.    Ne  il mulo Renzi si è fatto impietosire  dal  fatto  che  il reato di immigrazione clandestina,   sia contrario  ai principi sanciti dalla  giustizia europea come stabilito dalla Corte di Strasburgo. 

In verità il contrabbandiere di Rolex  arabi, a  capo del Pd e del Governo, ha riconosciuto gli effetti deleteri ,  inutili ed onerosi per le casse  dello Stato di tale norma, peraltro ampiamente dimostrati  dalla sua entrata in vigore nel 2009. Però  ha ritenuto che gli attuali scenari, in cui orde di maschi extra comunitari (ma anche maschi non extra comunitari,  ma anche maschi e basta) , insidiano le donne tedesche, sconsiglino la depenalizzazione del reato di immigrazione clandestina . Ciò per non diminuire la percezione di sicurezza che un tale provvedimento potrebbe indurre nei cittadini. 

Se il fallimento della legge sull’immigrazione clandestina è accertato, confermato e quantificabile in anni di attuazione , altrettanto non si può dire sulla percezione di sicurezza. Di quanto diminuirebbe questa percezione da parte dei cittadini? Qual'è l’unità di misura in base alla quale si misura la quantità di sicurezza percepita?  E’ sensato confermare una norma il cui fallimento è ampiamente dimostrato dai fatti, solo per rafforzare un’entità labile, eterea e non misurabile come la “percezione”? La risposta va da se.  Allora, o l’attuale Presidente del Consiglio è al di fuori di ogni procedimento logico,  o è un cialtrone. Propendiamo per la seconda ipotesi. 

Analogo discorso riguarda la legge sulle unioni civili. Nell’intervento di fine anno, fra slide e sbugiardamento di gufi, in cui il premier, magnificava l’operato del suo governo nel 2015, l’approvazione della normativa sulle unioni civili era annotata nella colonna delle priorità per il 2016. All’uopo, già il 18 gennaio era stata convocata una direzione del Pd, per discutere il merito della legge e convincere i 27 senatori dem  a votare il decreto Cirinnà,  stepchild adoption compreso.  

Evidentemente le scorribande  montanare  in braghe corte devono aver ibernato  le cervella  del premier, il quale ha annacquato la sua risolutezza nei confronti dell’approvazione della legge. La normativa andrebbe licenziata , ma anziché imporre la dittatura  del capo, attraverso la solita direzione   bulgara  del Pd, l’agnellino Matteo ha preferito annullare l’incontro  del 18, evitare il passaggio della legge in consiglio dei ministri, per presentarla direttamente   in aula il 26 gennaio, lasciando ai suoi la possibilità di votare secondo coscienza.  Della serie: “Caro Angelino, non posso farci niente se la stepchild adoption è passata con i voti dei grillini” 

Anche questo parziale dietro front  sa molto di cialtroneria. Perché usiamo il termine cialtroneria per definire i comportamenti del contrabbandiere di Rolex arabi? Semplice, perché l’atteggiamento ostile verso la depenalizzazione del reato di immigrazione clandestina, e verso l’approvazione delle unioni civili, non interessa minimamente il merito delle questioni. La cialtroneria consiste nell’obbiettivo nascosto, ma non troppo, di non irritare la suscettibilità dei cari alleati alfaniani, centristi di varia provenienza e pasdaran verdiniani,  preziosi come non mai per la vittoria del referendum costituzionale che si terrà in ottobre. 

Quello è il nocciolo della questione . Nessun premier  come Renzi si è trovato ad un passo da realizzare il sogno di J.P.Morgan e della P.2 della  buonanima Licio Gelli, consistente nell’abolire la Costituzione repubblicana. Non vi riuscirono gli attentati fascisti e le stragi di Stato, non vi riuscì Berlusconi. Oggi Renzi è a un niente  dall’ottenere il tanto agognato risultato per cui è stato messo sulla poltrona di Palazzo Chigi dal potere capitalistico finanziario.  

E’ noto che i demo-fascisti  di varia estrazione, contraggono   l’orticaria al solo pensiero di una Nazione  in cui  vengano riconosciuti i diritti degli immigrati, dei gay e delle coppie di fatto. I Demo-fascisti, da oggi fino al referendum costituzionale,  sono da riverire  e venerare in quanto merce preziosissima nel mobilitare le loro truppe cammellate a favore del si al stravolgimento della Costituzione. 

Tutta la potenza di fuoco delle major mediatiche deve essere schierata contro le ragioni del no al referendum costituzionale , e anche il più piccolo endorsment centrista è benedetto. Rassegniamoci, la campagna referendaria è iniziata. Tutta le iniziative di governo, da oggi alla consultazione dell’autunno 2016,  saranno finalizzate a non contrariare i bigotti alleati, altro che tutela dei diritti civile e umani!  

Ecco dunque che per smascherare e mandare a gambe all’aria il piano di tali cialtroni è necessario, sin da subito, iscriversi nei comitati per il no allo stravolgimento della  Costituzione. E il  fatto che il cialtrone contrabbandiere di Rolex arabi, abbia legato la sua abusiva permanenza a Palazzo Chigi al risultato positivo del referendum deve costituire un motivo in più per bocciare la disintegrazione costituzionale presentata dal governo (non dal Parlamento). Votare no significa salvaguardare i valori democratici scaturiti dalla resistenza partigiana  e mandare a casa il cialtrone con tutta la sua viscida corte.

Inquinamento a Frosinone: per saperne di più

Le sottoscritte associazioni invitano i cittadini e tutto il mondo associativo del Capoluogo e dintorni,  a partecipare alla manifestazione che si terrà sabato 16 gennaio 2016 – alle ore 15 – presso il salone di rappresentanza dell’ Amministrazione Provinciale.
L’incontro ha lo scopo di dare la più ampia informazione, nella Città più inquinata d’Italia,  sui rischi e sulle conseguenze che si ripercuoteranno sulla salute delle persone. Si cercherà di dare indicazioni anche su come difendersi.
I relatori dell’ Associazione Medici di Famiglia per l’Ambiente di Frosinone illustreranno i seguenti temi: 

Inquinamento aereo: valutazioni fisiche e biologiche.
Dr. Umberto Messia Medico di Medicina Generale

Biomasse: energie rinnovabili?
Dr. Armando Papetti – Medico di Medicina Generale

Le polveri sottili all’origine delle malattie.
Dr.ssa Teresa PetriccaPneumologo,  Responsabile Scientifico dell’Associazione

Il manifesto dell’ Associazione Medici di Famiglia per l’Ambiente: tra etica e pragmatismo.
Dr. Giovambattista Martino – Medico di Medicina Generale
Modera Francesco Notarcola

PARTECIPANO LE ASSOCIAZIONI:

Osservatorio Peppino Impastato – Frosinone Bella e Brutta –  Ass. Difendiamo il Paesaggio - Oltre l’Occidente – Amici della Pescara - Alle Venti – Comitato di lotta per il lavoro – AUT Frosinone – Forming – Giovani indignati – Confederazione Cobas – Legambiente – Ass. italiana pazienti anticoagulati – Gruppo acquisto solidale e partecipativo

domenica 10 gennaio 2016

Valle del Sacco, stop al processo.

Rete per la Tutela della Valle del Sacco (Retuvasa)
Unione Giovani Indipendenti (UGI)


Contrariamente a quanto si attendevano le parti civili del processo Valle del Sacco, il Giudice dott. Mario Coderoni, nell’udienza del 19 novembre scorso ha sospeso di fatto il dibattimento accogliendo l’istanza della difesa sulla legittimità costituzionale dell’art. 157 comma 6 codice penale (ex. Legge Cirielli). Abbiamo atteso questo tempo nel comunicare per ottenere l’atto emesso e valutarne approfonditamente ogni sua parte.
In un’ordinanza di 11 pagine il Giudice ha dichiarato “rilevante e non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale” dell’articolo in questione, nella parte in cui si stabilisce il raddoppio dei termini di prescrizione per il reato di disastro colposo in relazione alla fattispecie dolosa, anche se ha specificato che il caso citato dalla sentenza della Corte non è del tutto identico a quello che riguarda il nostro processo.

Attualmente il nostro sistema giuridico non prevede termini prescrizionali diversi a seconda del dolo o della colpa, ad esempio le lesioni dolose e colpose hanno lo stesso termine prescrizionale.

Il Giudice, però, ha ripreso come esempio la sentenza della Corte Costituzionale, la n. 143 del 28.05.2014, che dichiarava illegittima la disparità dei termini di prescrizione tra incendio doloso e incendio colposo, più lunghi per quest’ultimo di minore rilevanza rispetto al primo.

Prima della Legge ex Cirielli il disastro doloso prevedeva tempi di prescrizione di 12 anni elevabile a 15 anni per la presenza di atti interruttivi; quello colposo era di 6 anni elevabile a 7 anni e 6 mesi.
Con l’introduzione del comma 6 la prescrizione diventa di un massimo di 15 anni per entrambi i reati.

Con la Legge ex Cirielli i termini di prescrizione sono stati resi univoci per entrambi i tipi di reato e ciò può andare a travalicare il principio di uguaglianza sancito dall’art. 3 della Costituzione.
Questa è l’eccezione della difesa.

Di fatto le vicende oggetto del presente processo si pongono a cavallo tra le due discipline della prescrizione succedutosi nel tempo, tra il 2005 e il 2008, prima e dopo la Legge ex Cirielli.
Per quanto riguarda la condotta degli imputati se la Corte Costituzionale dovesse dichiarare illegittimo il comma 6 dell’articolo 157, i termini di prescrizione tornerebbero a 7 anni e 6 mesi, di conseguenza i reati sarebbero prescritti, anche quelli con condotta colposa del 2008.

Inoltre nel decadimento del processo potrebbe ancora intervenire la verifica della data di consumazione del reato che se ricondotta ad anni antecedenti riportati nel capo di imputazione, renderebbe prescritte alcune condotte rilevanti ascrivibili agli imputati, con conseguente decadimento.

Come ci si può rendere conto la materia è abbastanza complessa, di certo è che il processo viene rimandato in decisione alla Corte Costituzionale, con notifica alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Presidente del Senato e al Presidente della Camera dei Deputati.
L’unico dato positivo è che vengono sospesi i termini di prescrizione, quindi le parti civili sotto questo profilo sono salvaguardate.

Tuttavia nelle more della decisione tante cose potrebbero succedere, se ad esempio dovesse cambiare il Giudice, l'intera istruttoria dibattimentale dovrebbe essere rinnovata e in quel caso la prescrizione non sarebbe sospesa.
In conclusione, essendo tale questione già stata proposta alla Corte Costituzionale in altri procedimenti, le parti civili confidavano che il Tribunale l’avrebbe ritenuta infondata per consentire la prosecuzione del processo. Una simile soluzione non avrebbe infatti determinato alcun pregiudizio alla difesa degli imputati e avrebbe salvaguardato la posizione delle parti civili.
Ciò non è stato.

A questo punto è da valutare se non sia davvero il caso di trasferire le azioni delle parti civili nella sede a loro deputata, vale a dire il Tribunale civile e anche nei confronti di soggetti che non sono stati minimamente sfiorati dalle indagini, ma che hanno certamente una grande responsabilità per quanto i cittadini della Valle del Sacco hanno dovuto e continuano a subire.