Foto di Daniele Riggi |
Premessa: Gli assenti hanno sempre torto, e anche il
sottoscritto, parziale assente all’incontro informativo sull’inquinamento che
affligge il Capoluogo ha inevitabilmente torto. Per altro chiedo scusa alle associazioni
che, unitamente al nostro blog, Aut-Frosinone
e all’Osservatorio Peppino Impastato di cui faccio parte, hanno organizzato
l’incontro, tenutosi ieri presso il palazzo della Provincia, per la mia mancata
partecipazione, o meglio per il prematuro abbandono dell’assemblea.
In realtà
le mie aspettative, sull’evento di ieri riguardavano il rispetto delle finalità
e le modalità di svolgimento decisi da tutti noi e riportate nel comunicato di presentazione. Cioè l’obbiettivo condiviso era
quello proposto dall’Associazione medici di Famiglia per l’ambiente di
Frosinone, finalizzato ad una “più ampia informazione, nella Città più inquinata
d’Italia, sui rischi e sulle conseguenze che si ripercuoteranno sulla
salute delle persone. E a dare indicazioni su come difendersi”.
Entrando, nella sala della Provincia mi sono accorto che all’uditorio
non si stavano fornendo le informazioni citate, ma gli astanti erano in balia della trionfale passerella del
sindaco Nicola Ottaviani. Il Primo
Cittadino, microfono alla mano, provava a conquistare la platea, esaltando i provvedenti
da lui emanati in difesa della salute dei cittadini, gabellando per falsa
narrazione, tesa a screditare la città Frosinone, la notizia che il comune di Ciociaro sia il più inquinato d’Italia. La faccenda è
diventata insostenibile quando il Paladino della nostra salute, citando i dati
dell’Arpa, relativi allo stato dell’inquinamento
in anni precedenti 2002-2006, ha svelato lo scoop secondo cui i riscontri di oggi mostrano un quadro migliore. Naturalmente il sindaco non ha sbracato del
tutto attribuendosi i meriti dell’aumentata salubrità dell’aria dal 2006 ad
oggi, ha semplicemente constatato che ciò probabilmente è il frutto di contingenze del caso.
A questa ennesima teatrale rappresentazione, lo confesso, non ho retto. Il
primo impulso è stato quello di protestare, poi per rispetto degli amici co-organizzatori,
con Aut, dell’evento, ho preferito lasciare la sala. Sono, fra l’altro, rimasto notevolmente sorpreso dall’inaspettato
cambio delle modalità, rispetto a quanto
concordato da tutti noi, sullo svolgimento dell’assemblea. Si era stabilito, che sarebbe stata concessa parola agli amministratori presenti,
(sindaci, assessori, presidenti di enti), qualora ne avessero fatta richiesta, solo dopo gli interventi dei relatori e con
gli stessi diritti di assemblea dei cittadini che avessero voluto intervenire. Invece il primo a sproloquiare è stato proprio
l’amministratore principe del territorio.
Qui devo fare ulteriore ammenda.
Probabilmente, essendo arrivato in ritardo, non sono stato consultato, come
membro di un’associazione (anzi di due) organizzatrice, sull’opportunità
di cambiare le regole, né sono a
conoscenza se vi sia stato un confronto fra gli organizzatori affinchè ciò
avvenisse. Ho il sospetto che un mio rifiuto non avrebbe cambiato la questione.
Resta il fatto che ho provato fastidio come redattore di Aut-Frosinone, e come
membro dell’Osservatorio Peppino Impastato, nello scoprirmi , mio malgrado,
strumento per l’autoincensamento del sindaco. Francamente non so se nel
prosieguo dei lavori le tesi del primo cittadino siano state confutate, ma reputo
sia un punto trascurabile. Ritengo invece che quell’intervento concesso ad
Ottaviani in apertura dell’assemblea fosse completamente fuori luogo e fuori
dallo spirito divulgativo con cui è stata decisa la manifestazione.
Cosa ci
sarebbe stato da confutare al sindaco? Ad esempio che l’ordinanza 21/2016 con
cui si sospendono per sei mesi gli effetti dell’autorizzazione, rilasciata
dal Comune ( DAL COMUNE) e non dagli
altri enti (Arpa, Asi, Regione, Provincia) alla realizzazione dell’impianto per la
produzione di energia elettrica da biomasse di Via Mola D’Atri a Frosinone, è
la classica pezza peggiore del buco. Le ragioni adottate per il provvedimento
riguardano le procedure sulla necessita, o meno, della valutazione d’impatto ambientale
per tali impianti. La risposta potrebbe arrivare dal TAR della Marche che sta
valutando un analogo caso sollevato dal Comune di Macerata. Se fra sei mesi il
Tar delibererà che le procedure Via sono
applicabili all’impianto di Frosinone? Se la ditta Società Bioenergia Srl, qualora
ricorresse anch’essa al Tar vincesse il
contenzioso? E poi cosa è cambiato dal 18 dicembre 2015, data dell’autorizzazione
da parte del Comune alla realizzazione dell’impianto di cogestione delle
biomasse, al 15 gennaio 2016 data dell’ordinanza di rinvio? Quali le cause di
questo tardivo ripensamento? La volontà di calmare la popolazione fino a quando
fra sei mesi, l’oblio cittadino e magari un leggero miglioramento della
situazione ambientale, darà via libera
alla costruzione dell’inceneritore senza provocare tanti casini?
Vorrei solo ricordare al sindaco e a tutti
noi, che nel rispetto del decreto legislativo 155/2012 il quale prevede l’obbligo da
parte dei sindaci di “ "mantenere
la qualità dell'aria ambiente, laddove buona e migliorarla negli altri
casi" quella autorizzazione
non doveva mai essere rilasciata, altro che rinvio di sei mesi. Siamo all’inizio dell’ennesima battaglia che
ci vede impegnati per la salvaguardia
della nostra salute e della nostra dignità. Mi sembra però che stiamo
precorrendo le stesse strade che hanno prodotto brucianti sconfitte, (sanità docet). Errare è
umano, ma perseverare è diabolico.
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