Diamo i numeri . Abitanti
in Ciociaria: 489.042, iscritti presso i centri per l’impiego: 150.000, più una
quantità imprecisata di inattivi (coloro i quali, hanno rinunciato a trovare un
lavoro). Risultato: più della metà dei Ciociari è disoccupata. Il reddito
procapite medio annuo di una famiglia della
Provincia di Frosinone è di 13.756 euro, contro
la media Italia di 18.380 euro , un verdetto che ci pone agli ultimi posti (85°) della classifica sul reddito.
Tralasciando i dati
sull’inquinamento e sul costo dei servizi, che pure rimandano il quadro di un
territorio disastrato, la situazione nella nostra Provincia è drammatica.
Numeri terribili che allarmano e gettano in una profonda prostrazione i
cittadini, soprattutto quelli senza
lavoro, ma che lasciano quasi indifferenti gli eletti (Senatori, Deputati,
Consiglieri regionali e provinciali) ciociari.
L'assenza dei consiglieri regionali di maggioranza, all'incontro richiesto dai disoccupati del
Comitato Promotore Vertenza Frusinate l’11 gennaio scorso presso la sede della
Provincia, è stato uno scandalo. E’ scellerata dimostrazione che certi desolanti numeri non
sono considerati priorità se non si è in vista di una qualche tornata
elettorale. L’occupazione del Palazzo di Piazza Gramsci da parte degli ex
lavoratori del Comitato Promotore Vertenza Frusinate, non è stato un atto così
rivoluzionario, ma semplicemente una reazione più che legittima di fronte all’indifferenza
di chi dovrebbe operare per il benessere dei cittadini .
La lotta paga? Forse. La presa di posizione delle vittime della spietata strategia di appropriazione indebita di salario e dignità, in favore
della speculazione finanziaria, ha sortito la convocazione del consiglio
regionale del Lazio, il quale ha approvato all’unanimità un Odg, che impegna la Giunta Zingaretti a trovare in
tempi brevi soluzioni per il rilancio economico occupazionale della Ciociaria.
L’Odg in questione non è altro che l’annacquamento
di una mozione presentata dal M5S nella quale si impegnava la stessa Giunta a rimodulare e finanziare la legge
4/2009 sul sostengo al reddito di che è rimasto senza lavoro, e a
utilizzare i fondi europei per la
localizzazione delle imprese nei siti dismessi. Inoltre gli ex dipendenti di
Vdc, Mersen, Marangoni, Ilva, sono riusciti
a rappresentare la drammatica situazione di un padre, o una madre di
famiglia a privi di reddito, all’assessore
regionale del lavoro Lucia Valente. In
questo frangente si è decisa l’apertura di un
tavolo istituzionale con la presenza della stessa assessora e del presidente della
Provincia Antonio Pompeo per avanzare proposte e trovare soluzioni .
E’ la
classica montagna che ha partorito il topolino. La battaglia intrapresa da dal
Comitato Promotore Vertenza Frusinate è meritoria, straordinaria. Oltre a
gettare brutalmente sui tavoli istituzionali, l’odioso problema della disoccupazione,
ha fatto emergere la codardia dei sindacati che, alla chetichella,
uno dopo l’altro si sono sfilati dall’impiccio.
Resta però il fatto che senza i soldi non si canta messa. Quali dovrebbero essere
le soluzioni per il rilancio economico e occupazionale del territorio? Il già fallito accordo quadro che ha distribuito un po’ di milioni alle grandi aziende senza un
aumento significativo dell’occupazione , così come ammesso dalla sottosegretaria
alla commissione lavoro, nonché senatrice
della Repubblica Maria Spilabotte? O il
misero stanziamento di 4milioni e
settecento mila euro, proveniente dai fondi europei usato per
finanziare il contratto di ricollocazione, che porterà a giugno poco meno di
900 euro in saccoccia ai fortunati disoccupati rientrati nel programma (2000 su
150.000 sic.) e qualcosa come 2.500 euro a lavoratore nelle casse delle agenzia
interinali private?
Già perché sperare
che attraverso questo contratto si
riesca a collocare qualche disoccupato è
esercizio fantasioso quanto inutile . Le
aziende assumeranno solo se,
eventualmente, dovesse ripartire l’economia (seriamente non dello
zero virgola), e lo faranno quasi
esclusivamente attraverso le regalie del Jobs Act: 24 mila euro per lavoratore
assunto secondo il contratto che istituzionalizza il lavoro precario. Lo
stabilimento Fiat di Melfi ne è un chiaro esempio.
Per il rilancio dell’occupazione in Ciociaria,
servono soldi, soldi pubblici. Il privato non ha interesse ad investire in
attività produttive, mira ad accaparrarsi i servizi (Acea docet), o ad avvelenare il territorio con gli
inceneritori, grazie alla liberalizzazione di tali letali marchingegni concessa
dal governo Renzi, attraverso il decreto sblocca Italia. Hanno le risorse Stato
e Regione per finanziare direttamente attività eco compatibili, processi di riqualificazione del territorio,
di promozione del turismo, dell'agricoltura e dell’enogastronomia? E’ in grado qualche eminente manager
istituzionale di presentare piani industriali, orientati al rilancio dell’economia
reale, con conseguente aumento dell’occupazione, piuttosto che subire
supinamente la tirannia delle grandi imprese e delle lobby finanziarie? Senza
risposte positive a questi quesiti, i
tavoli rimarranno all’ Ikea gli ordini
del giorno si perderanno nelle polverose scrivanie di qualche ufficio della
Pisana.
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