Che i diritti umani e
i diritti civili, vengano molto dopo gli interessi di bottega del potere è un fatto. La vicenda sull’abolizione
del reato di immigrazione clandestina e l’approvazione della legge sulle unioni civili, compresa la
stepchild adopition, ne è una palese
testimonianza.
La depenalizzazione del reato di immigrazione clandestina, da illecito
penale ad infrazione amministrativa, inserita in una legge delega, approvata nel maggio 2014, non è stata
esercitata dal governo, nonostante un’ulteriore pressioni delle commissioni
parlamentari , sull’esecutivo affinchè ciò si realizzasse. Magari la stessa cosa si fosse verificata per
il Jobs Act! Ma questa è un’altra storia. Il governo è rimasto sordo agli allarmi di Procure
e Prefetture sull’inapplicabilità, non solo dei risvolti penali, ma anche delle
sanzioni pecuniarie a carico degli immigrati clandestini. L’Escutivo ha
trascurato l’intralcio ampiamente dimostrato
che questa normativa pone sulle indagini
per smascherare gli scafisti. Ne il mulo Renzi si è fatto impietosire dal fatto che il
reato di immigrazione clandestina, sia contrario ai principi sanciti dalla giustizia europea come stabilito dalla Corte
di Strasburgo.
In verità il
contrabbandiere di Rolex arabi, a capo del Pd e del Governo, ha riconosciuto gli
effetti deleteri , inutili ed onerosi
per le casse dello Stato di tale norma,
peraltro ampiamente dimostrati dalla sua entrata in vigore nel 2009. Però ha ritenuto che gli attuali scenari, in cui
orde di maschi extra comunitari (ma anche maschi non extra comunitari, ma anche maschi e basta) , insidiano le donne
tedesche, sconsiglino la depenalizzazione del reato di immigrazione clandestina
. Ciò per non diminuire la percezione di sicurezza che un tale provvedimento
potrebbe indurre nei cittadini.
Se il fallimento della legge sull’immigrazione
clandestina è accertato, confermato e quantificabile in anni di attuazione ,
altrettanto non si può dire sulla percezione di sicurezza. Di quanto
diminuirebbe questa percezione da parte dei cittadini? Qual'è l’unità di misura
in base alla quale si misura la quantità di sicurezza percepita? E’ sensato confermare una norma il cui
fallimento è ampiamente dimostrato dai fatti, solo per rafforzare un’entità
labile, eterea e non misurabile come la “percezione”? La risposta va da
se. Allora, o l’attuale Presidente del
Consiglio è al di fuori di ogni procedimento logico, o è un cialtrone. Propendiamo per la seconda
ipotesi.
Analogo discorso riguarda la legge sulle unioni civili. Nell’intervento
di fine anno, fra slide e sbugiardamento di gufi, in cui il premier,
magnificava l’operato del suo governo nel 2015, l’approvazione della normativa
sulle unioni civili era annotata nella colonna delle priorità per il 2016. All’uopo,
già il 18 gennaio era stata convocata una direzione del Pd, per discutere il
merito della legge e convincere i 27 senatori dem a votare il decreto Cirinnà, stepchild adoption compreso.
Evidentemente le scorribande montanare
in braghe corte devono aver ibernato le cervella del premier, il quale ha annacquato la sua
risolutezza nei confronti dell’approvazione della legge. La normativa andrebbe licenziata
, ma anziché imporre la dittatura del
capo, attraverso la solita direzione bulgara del Pd, l’agnellino Matteo ha preferito
annullare l’incontro del 18, evitare il
passaggio della legge in consiglio dei ministri, per presentarla direttamente in aula
il 26 gennaio, lasciando ai suoi la
possibilità di votare secondo coscienza. Della serie: “Caro Angelino, non posso farci
niente se la stepchild adoption è passata con i voti dei grillini”
Anche questo
parziale dietro front sa molto di
cialtroneria. Perché usiamo il termine cialtroneria per definire i
comportamenti del contrabbandiere di Rolex arabi? Semplice, perché l’atteggiamento
ostile verso la depenalizzazione del reato di immigrazione clandestina, e verso
l’approvazione delle unioni civili, non interessa minimamente il merito delle
questioni. La cialtroneria consiste nell’obbiettivo nascosto, ma non troppo, di
non irritare la suscettibilità dei cari alleati alfaniani, centristi di varia
provenienza e pasdaran verdiniani, preziosi come non mai per la vittoria del referendum
costituzionale che si terrà in ottobre.
Quello è il nocciolo della questione .
Nessun premier come Renzi si è trovato
ad un passo da realizzare il sogno di J.P.Morgan e della P.2 della buonanima Licio Gelli, consistente nell’abolire
la Costituzione repubblicana. Non vi riuscirono gli attentati fascisti e le
stragi di Stato, non vi riuscì Berlusconi. Oggi Renzi è a un niente dall’ottenere il tanto agognato risultato per
cui è stato messo sulla poltrona di Palazzo Chigi dal potere capitalistico
finanziario.
E’ noto che i demo-fascisti
di varia estrazione, contraggono l’orticaria
al solo pensiero di una Nazione in
cui vengano riconosciuti i diritti degli
immigrati, dei gay e delle coppie di fatto. I Demo-fascisti, da oggi fino al
referendum costituzionale, sono da riverire
e venerare in quanto merce preziosissima
nel mobilitare le loro truppe cammellate a favore del si al stravolgimento
della Costituzione.
Tutta la potenza di fuoco delle major mediatiche deve
essere schierata contro le ragioni del no al referendum costituzionale , e anche
il più piccolo endorsment centrista è benedetto. Rassegniamoci, la campagna
referendaria è iniziata. Tutta le iniziative di governo, da oggi alla
consultazione dell’autunno 2016, saranno finalizzate a non contrariare i bigotti
alleati, altro che tutela dei diritti civile e umani!
Ecco dunque che per smascherare e mandare a
gambe all’aria il piano di tali cialtroni è necessario, sin da subito, iscriversi
nei comitati per il no allo stravolgimento della Costituzione. E il fatto che il cialtrone contrabbandiere
di Rolex arabi, abbia legato la sua abusiva permanenza a Palazzo Chigi al
risultato positivo del referendum deve costituire un motivo in più per bocciare
la disintegrazione costituzionale presentata dal governo (non dal Parlamento).
Votare no significa salvaguardare i valori democratici scaturiti dalla
resistenza partigiana e mandare a casa
il cialtrone con tutta la sua viscida corte.
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