Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 10 marzo 2012

Forza Luca

Simonetta Zandiri


Di ritorno dal CTO, dove abbiamo potuto abbracciare Emanuela, la compagna di Luca, ed avere sue notizie. Emanuela è straordinaria, ha una forza ed un'energia che certamente le permettono di vivere con serenità questo momento difficile, fatto di un mix di paura, rabbia, con momenti di grande gioia quando sente la vicinanza di tutti noi e la straordinaria partecipazione di tutta l'Italia! Questa solidarietà è importante, ed è arrivata anche a Luca, dalle parole di Emanuela. Nel reparto di rianimazione c'è una grande umanità oltre ad un ottimo livello di professionalità quindi possiamo stare tranquilli, Luca sta ricevendo le migliori cure. La sua scelta di vita gli ha garantito una tempra molto resistente, non avendo mai assunto farmaci i trattamenti ai quali oggi viene sottoposto sono efficaci e, reagendo bene, sta uscendo da una situazione che sembrava quasi disperata, nei primi giorni. Si sta riprendendo, aumentano i momenti di dialogo con i parenti e con la compagna e, pur non ricordando nulla dell'incidente, vuole sapere come stanno procedendo le cose. Non gli hanno ancora raccontato tutto, perché aspettano che la sua situazione migliori, ma Luca è Luca... ed è già pronto a riattivarsi! AH AH! Troppo forte... Le ustioni non sono cosi' gravi, dovrà subire altri interventi, ma anche le terapie stanno facendo effetto. I danni agli organi interni stanno rientrando, gradualmente. Le fratture alle vertebre e alle costole lo costringeranno ancora ad una immobilità totale, ma respira autonomamente e mi sa che presto bisognerà "tenerlo fermo", perché conoscendolo cercherà di fare il possibile per potersi riattivare! Nei prossimi mesi Luca si riprenderà, gradualmente, tifiamo perché possa riprendersi al 100% e dobbiamo continuare a fargli sentire la nostra presenza, la nostra vicinanza, in qualsiasi modo. Al momento possono stargli accanto i parenti più stretti, ma anche passare al CTO a fare loro un saluto può essere d'aiuto! Continuare questa lotta, seguendo il suo esempio e la sua straordinaria generosità sarà certo il modo migliore per gridargli il nostro "FORZA LUCA!". In attesa di vederlo presto tra noi, con il suo immancabile entusiasmo e quel suo sorridente "PRESI BENE!"



Ilva: stabilizzare tutti i contratti precari!

di Michele Rizzi  Pdac
 
Quella degli ex somministrati dell'Ilva è una vertenza in atto ormai da più di un anno e che al momento non trova ancora una soluzione dignitosa per questi lavoratori, sfruttati e scaricati dal potente capitalista dell'acciaio, Emilio Riva.
L'Ilva (ex Italsider) fu un regalo fatto dal primo governo Prodi, nell'ambito del primo pacchetto di privatizzazioni che doveva portare in pochi anni alla svendita di buona parte del settore industriale italiano. La gestione Riva diventa poi la storia del ricatto padronale e di confinamenti punitivi di lavoratori combattivi in palazzine abbandonate dell'enorme struttura industriale, di tantissime cause per mobbing e per articolo 28, di cause contro l'inquinamento e di una diossina che ormai avvolge l'aria della città jonica e che causa ogni anno decine e decine di morti, oltre alle morti bianche continue.
L'Ilva è anche la lotta di un gruppo di precari (gli ex somministrati) che dopo averci lavorato per mesi con contratti a tempo determinato, decidono di dire basta ai contratti "a chiamata" delle agenzie di lavoro interinale e iniziano (quasi un anno fa) una lotta per ottenere una stabilizzazione che desse loro un minimo di garanzia lavorativa e di prospettiva di vita. Così occupano un ponte esterno all'azienda che passa sulla strada statale 100 Bari-Taranto e vi rimangono per sei giorni e sei notti, costringendo la regione Puglia a fare un accordo con sindacati confederali e direzione aziendale per la stabilizzazione di tutti gli ex somministrati che avevano lavorato in azienda per almeno due anni.
Da quell'ottobre 2010, solo una parte di precari sono riusciti realmente ad essere assunti, mentre la gran parte rimane ancora fuori, nonostante un accordo e tante promesse. La Fiom e Rifondazione, che avevano strumentalmente sostenuto la loro lotta, li hanno scaricati al loro destino, in ossequio alle direttive aziendali e al loro opportunismo politico-sindacale per cui non bisogna scontrarsi con Riva e la direzione aziendale.
Qualche settimana fa, le avanguardie di lotta dei precari rimaste ancora fuori dalla stabilizzazione, decidono di riprendere la lotta, rioccupando lo stesso ponte che aveva visto cominciare la loro vertenza. La richiesta è sempre la stessa, ossia la stabilizzazione in azienda.
I compagni del Pdac pugliese si sono recati sul ponte al fianco dei precari per sostenerli e verificare con loro nuove coordinate di lotta, anche perché nel frattempo filtravano voci secondo quali la direzione Ilva non avrebbe intenzione di reintegrare i capi della lotta, quale forma di ritorsione nei confronti della lotta stessa. Il tutto mentre dalla regione i vendoliani si lavano le mani, le stesse con le quali concedono spesso ricchi finanziamenti pubblici a Riva su fantomatiche "riduzioni dell'inquinamento" dell'aria tarantina.
La vertenza dei precari sta proseguendo, seppur in altre forme, anche in questi giorni. L'obiettivo è quello di ottenere la riassunzione di tutti i lavoratori ex somministrati e sconfiggere l'arroganza della direzione Ilva, come così già ottenuto con la Bar.sa a Barletta e con altre aziende pugliesi dove il Pdac ha partecipato in prima fila alla lotta per sconfiggere la precarietà, il padronato e i suoi uomini nelle giunte (che qui è incarnata dalla sinistra riformista e governista).
 

venerdì 9 marzo 2012

sonni e sortilegi

Giovanni Morsillo



Nel fragore del russare del popolo, che dorme saporitamente il sonno degli ignavi, il colpo di mano procede, e dopo un quasi-ventennio di assolutismo mediatico-malavitoso e l'ovvio epilogo del congedamento della politica per accertata inabilità al servizio, si prosegue speditamente sulla strada privata della sepoltura definitiva del cadavere dello stato di diritto e della fondazione sulle sue macerie della società di mercato puro. Ovviamente gli addormentati sognano, e quindi il popolo si addandona all'onirica sensazione di gradevole freschezza del nuovo e, cullato dal premuroso Morfeo si compiace della prospettiva libersita scambiandola per nuova libertà, e ne sorride placido, nel sonno. Continua, il popolo dormiente, a sognare valli fiorite dove passeggiare felici con le fuoriserie fiammanti grazie alla magia dei maghi del castello fatato chiamato Borsa, che con un sortilegio tramuta la disoccupazione in una pioggia continua e lieve di sfavillanti merci inutili e desiderabili, e lascia fuori dalla valle i miserabili, i pezzenti che disturbano quel bel vedere.
E mentre il popolo sovrano dei suoi sogni ronfa e si accuccia al tepore primaverile, i maghi ben svegli preparano la loro mefistofelica mistura, la loro pozione prodigiosa, capace di trasformare i diritti in merci, i privilegi in legge, l'impunità in sistema. Per fare questo hanno atteso, hanno cantato ninne-nanne per decenni, hanno incantato naviganti e guerrieri, colpendo per vincere non i loro muscoli, ma le loro pance. E hanno raccolto sapientemente gli ingredienti del pastone miracoloso, nascondendoli in fondo al sacco coperti da uno strato di riforme che ne celasse il mucchio. Hanno messo la rappresentanza sotto una balla di governabilità, la cittadinanza attiva ben camuffata da spesse coltri di delega, la politica partecipata e responsabile dietro mucchi di qualunquismo (tanto so' tutti uguali), e così i diritti occultati dalle opportunità, i bisogni e i diritti nascosti da gestioni privatizzate dei servizi.
Dormiva, il popolo, e sognava un mondo dove la concorrenza sostituiva la solidarietà e realizzava non il benessere, ma il piacere di tutti e si beava, il popolo, di nuovi modelli di riferimento, immaginava di emulare i capi nei loro lussuosi bordelli, una sorta di aldilà in anticipo, dove le vergini si offrivano a saziarne i più squallidi istinti di bestie, un mondo maschile e senza debolezze quali il rispetto dell'equità, della giustizia, della dignità.
Ma i maghi vegliavano notte e giorno, passavano da un aereo all'altro per scambiarsi formule e ingredienti del brodo portentoso, fino a perfezionarne la ricetta e raggiungere l'ebollizione che fa evaporare il diritto e materializza il mercato.
In tutto questo periodo, gli insonni hanno tenuto gli occhi aperti, hanno denunciato, si sono mobilitati, ma il popolo dormiva e sognava isole e grandi fratelli, mentre i maghi mandavano gli sceriffi a bonificare la foresta dentro cui gli insonni si nascondevano. E cercavano di addormentare anche questi malati, spargendo dal cielo nuvole di Napalm soporifero a base di primarie, di Onlus, di lotterie elettorali.
Quando saranno pronti, ed avranno ormai fatto strame del vecchio ordine costituzionale, sveglieranno il popolo, che si troverà nel Paese dei Balocchi prigioniero di negrieri senza più difese, con i magistrati messi a lavare i pavimenti lordi delle sozzure dei bagordi dei banchieri, con i parlamenti ufficialmente trasformati in alloggi per i lacché, con i padroni senza regole e senza vincoli, un Paese dove vige l'arbitrio.
Solo allora diranno che la libertà, come la sicurezza sul lavoro, è un "lusso che non possiamo permetterci". 


 Se il popolo non dormisse potremmo riflettere insieme sul fatto che oggi chi difende la Costituzione è descritto come "inaccettabile", mentre chi la demolisce passa per statista, potremmo studiare con il popolo cosa vuol dire il pareggio di bilancio in una Costituzione nata all'insegna della solidarietà, potremmo indagare congiuntamente basi e funzioni di diritti come l'istruzione, la salute, il lavoro, la libertà e capire se valga la pena rinunciarvi per non avere la seccatura di assumersi una responsabilità civile. Ma il popolo dorme della grossa, e quelli che stanno svegli sono fuori dai giochi: nemmeno la loro delega vale più nulla, semplicemente il consenso non ha più valore, basta e avanza la forza.


giovedì 8 marzo 2012

Il 9 marzo in piazza contro l’attacco ai lavoratori e il governo Monti

Rete dei Comunisti

La manifestazione e lo sciopero dei metalmeccanici del 9 marzo è un importante momento di resistenza dei lavoratori contro l’attacco apertamente dichiarato dal governo Monti, dalla Bce e dall’Unione Europea.
Il governo Monti si è vantato a Bruxelles di aver realizzato la controriforma delle pensioni con solo “tre ore di sciopero da parte dei sindacati”. E’ evidente come in gioco non ci sia solo la difesa dell’art.18 oggetto, tra l’altro, di un attacco strumentale ma decisivo. Nella trattativa in corso sul mercato del lavoro e che governo e Cgil Cisl Uil vogliono chiudere entro marzo con o senza un accordo, la posta in gioco è l’intero sistema di comando del capitale sui lavoratori per renderli totalmente subalterni ai tempi, alle condizioni e ai salari imposti dalla competizione globale. Il modello Marchionne negli stabilimenti Fiat sta a indicare esattamente questa linea di condotta che il padronato vuole estendere all’intero mondo del lavoro e in tutta la società.
I lavoratori, i precari, i disoccupati, i giovani, oggi non hanno alcuno strumento di difesa se non la loro organizzazione indipendente. Il dato politico conseguente allo sfilarsi di tutte le anime del Pd dalla manifestazione del 9 marzo perché saranno presenti anche i No Tav, è indicativo del fatto che niente sarà più come prima e che l’indipendenza politica e sindacale siano oggi una scelta di prospettiva inevitabile da affermare seriamente per rappresentare, per davvero, gli interessi di classe nel nostro paese.
Lo sciopero convocato dalla Fiom è un segnale importante come quello avanzato dall’Usb che già aveva scioperato il 27 gennaio scorso. Tali espressioni di mobilitazione e di lotta sono segnali di resistenza significativi che vanno sostenuti da tutte le forze politiche e sociali che intendono opporsi apertamente al governo Monti e ai suoi sostenitori interni ed internazionali.

il signor Marcegaglia

Giovanni Morsillo


Oggi è l'8 marzo, e per rispetto delle donne avevamo deciso fermamente di non parlare di loro, che si difendono benissimo da sole. E quindi, fedeli a questo impegno con noi stessi e con le donne, parleremo di Marcegaglia. Il Presidente di Confindustria ha espresso ieri una dichiarazione degna della sua mascolinità, anche dal punto di vista della tontaggine, nella quale scopriva l'acqua tiepida dell'Italia che, tanto per non perdere lo standard, è indietro sulla presenza di donne nei posti che contano. Il leader degli industriali italiani ne è un esempio: nata femmina, facendo l'industriale si è trasformata assumendo nel tempo caratteristiche che ne facevano sospettare quanto meno l'androginia, fino al salto finale con l'assunzione di un ruolo fino ad allora riservato ai maschi (più o meno, visti alcuni di loro anch'essi un po' sui generis), e con grande successo. Siccome non ci risulta che gli industriali italiani siano orientati alle tesi dell'emancipazione e poiché, a parte Bombassei e il suo mecenate tutti sembrano dirne un mare di bene dentro la loro associazione pur non essendo seguaci stretti di Aleksandra Kollontaj, qualche interrogativo il capo dei padroni dovrebbe pur porselo. Ma forse non è più in grado di ragionare in termini di emancipazione , solidarietà, questione di genere ecc, proprio perché ormai irrimediabilmente mascolinizzata. Siamo naturalmente nel campo delle imprressioni, nessuna certezza, e men che mai valutazioni di merito: che sia meglio o peggio, non ci riguarda né siamo in grado di stabilirlo. Solo ci sembra sia così, e chiediamo conforto o smentita a chi avesse impressioni diverse o, meglio, prove a suffragio di queste tesi o del contrario.
Quello che però ci sentiamo di affermare con una certa dose di sicurezza è che il più industriale degli industriali italiani dovrebbe chiedersi se i suoi rappresentati facciano qualcosa per rimuovere questo odioso primato italiano, o se invece magari ne siano almeno in minima parte responsabili. Perché si fa presto a denunciare l'evidenza (in questo vogliamo rassicurare il Dott. Marcegaglia: ci eravamo accorti anche noi, e da tempo, che le donne sono discriminate, si tranquillizzi che non ci era sfuggito) ma poi bisogna capire chi e cosa la determina. Risulta ad esempio al re degli industriali che è pratica diffusa far firmare le dimissioni in bianco alle assunte per prevenire spiacevoli casi di gravidanza non desiderata (dal padrone, non dalla lavoratrice)? Le risulta che spesso e volentieri le donne devono dimostrare più degli uomini per ottenere lo stesso incarico? Lo sa che nelle aziende le donne, nonostante siano ritenute più produttive sono quelle che di norma vengono fatte fuori prima in caso di riduzione? 
Comunque è già confortante che un dirigente del calibro di Marcegaglia avverta il problema. Magari Susanna Camusso, che è donna, potrebbe aiutare questo dirigente un po' confuso a ritrovare un filo di ragionamento in un campo che certamente non le compete: quello del sociale, che esula ovviamente dalle preoccupazioni di un padrone. 
 
Saluti asessuati.

 
Vi regalo due citazioni, così ci ricordiamo che non tutti i gatti sono grigi, nemmeno di notte:
 
  • Il rovesciamento del matriarcato segnò la sconfitta sul piano storico universale del sesso femminile. L'uomo prese nelle mani anche le redini della casa, la donna fu avvilita, asservita, resa schiava delle sue voglie e semplice strumento per produrre figli
(F. Engels, L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato )
 
 
  • La donna deve obbedire. [...] Essa è analitica, non sintetica. Ha forse mai fatto dell'architettura in tutti questi secoli? Le dica di costruirmi una capanna, non dico un tempio! Non lo può! Essa è estranea all'architettura, che è la sintesi di tutte le arti, e ciò è un simbolo del suo destino. La mia opinione della sua parte nello Stato è in opposizione ad ogni femminismo. Naturalmente essa non dev'essere una schiava, ma se io le concedessi il diritto elettorale, mi si deriderebbe. Nel nostro Stato essa non deve contare.
 
Citato in Emil Ludwig, Colloqui con Mussolini

8 marzo festa della donna? SIAMO SICURI

Luciano Granieri



Oggi 8 marzo, festa della donna. Sembrerebbe l’inizio di un tema che in questa giornata un qualsiasi alunno delle scuole medie potrebbe essere chiamato a svolgere. Un piccolo tema vorrei svolgerlo anch’io come semplice contributo alla giornata internazionale della donna. Nonostante la ricorrenza abbia origini lontane nel tempo, si iniziò a festeggiare l’8 marzo sin dagli inizi del secolo scorso, non sono molto convinto che dedicare un festa ad un genere possa contribuire a far si che tale genere non sia più discriminato. Anzi sembra quasi un riconoscimento di gratitudine ipocrita che di fatto sancisce,  conferma e rende ineluttabile lo stato di ingiustizia sociale che le donne hanno dovuto subire, stanno e dovranno PURTROPPO subire per molto tempo ancora se veramente non ci si mette in testa di fare una rivoluzione vera. La rivoluzione vera è quella di rovesciare la società patriarcale che in epoca fordista e ancora di più post fordista,  ha inasprito le condizioni sociali delle donne. Da sempre i processi di  produzione, ossia i sistemi atti a  fornire beni e servizi sono stati  prerogativa degli uomini,  mentre alle donne sono riservati  i processi di riproduzione, ovvero tutte quelle attività che prevedono la cura delle persone, degli anziani, dei bambini, della casa. Oggi l’overdose di produzione determinata  dal regime capitalista, ha imposto che anche le donne debbano partecipare ai processi produttivi, pur non abbandonando le loro incombenze relative alla riproduzione. Dunque ci troviamo in una società in cui il genere donna deve occuparsi di produzione, con condizioni di lavoro peggiori di quelle riservata agli uomini, ma anche di riproduzione, attività che non viene retribuita e diventa anche più faticosa  da svolgere visto il tempo minore che la donna può dedicarle pur dovendo fare le stesse cose  . C’è da dire che nell’ultimo decennio anche la riproduzione ha assunto un valore di mercato perché affidata, sotto compensi comunque infimi, a donne immigrate (sempre donne)   che  subiscono un’ingiustizia sociale ancora più forte di quanto riservato alle native.  Accade poi che quando il lavoro viene ridotto a merce pura e semplice e si tolgono i diritti ai lavoratori le prime a subire lo sfruttamento che ne deriva sono le donne. Dunque per cambiare questo stato di cose non serve l’8 marzo, serve una rivoluzione  che intanto ridistribuisca il tempo fra attività produttive e riproduttive a favore di queste ultime. Il tempo da dedicare alla  cura delle persone all’educazione dei bambini  alla cura dei luoghi dove si abita, case, città,   con l ’obbiettivo  di ridare una dignità alla propria vita  deve essere uguale se non maggiore a quello dedicato alla produzione di beni e servizi e alla loro mercificazione . Poi, tanto le donne quanto gli uomini, devono potersi occupare in egual misura sia delle attività produttive che di quelle produttive.  E’ necessario uscire dalla schiavitù dell’iperproduzione e del mercato e rimettere al centro la dignità della vita in modo da determinare un sistema sociale  in cui tutti uomini e donne possano contribuire al progredire della collettività un progredire di benessere e non di Pil . Senza questo strappo continueremo sempre a festeggiare l’8 marzo  ma il 9 marzo tutto rimarrà come prime e le donne saranno sempre più sfruttate.

Video dedicato a tutte le donne

Il brano è Easy Rider eseguito da una straordinaria vocalist dalla voce ipnotizzante Cassandra Wilson, accompaganta da Colin Linden -- Slide Guitar, Keiith Ciancia -- Tastiere, Reginald Veal -- basso, Jay A. Bellerose: batteria e percussioni



mercoledì 7 marzo 2012

La Wind non si ferma

Gianni Agametti,  Andrea Onorati 

Sabato alle ore 07.30 nonostante la richiesta dell’Amministrazione di sospendere i lavori accogliendo le istanze del Comitato di difesa dalle antenne Ripi-Boville Ernica, la Wind con un blitz ha accelerato l’installazione sul sito in località Castello.
Durante le operazioni di montaggio non sono mancati momenti di tensione tra la popolazione
radunatasi in manifestazione e gli operatori della Wind; prolungati gli interventi delle forze
dell’ordine. Il suddetto blitz è stato considerato un’azione impropria, in quanto sia la Commissione Antenne che il Comitato, nel corso dell’ultimo incontro, avevano deciso di intraprendere la strada del dialogo con le società di telecomunicazioni.
Infatti era previsto un incontro, con la stessa Wind, per il 7 marzo, ma data l’urgenza della stessa si è anticipato alla giornata di oggi.
Dall’incontro a cui erano presenti Wind, Amministrazione Comunale, la Commissione Antenne ed i rappresentanti del Comitato Cittadino è emersa “l’ipotesi” da parte di Wind di venire incontro allebvrichieste sulle future installazioni.
Il Comitato Cittadino, fin dall’inizio, ha ribadito con forza le seguenti richieste:
  • Sospensione dei lavori per l’installazione Wind
  • Piano di riassetto delle Emissioni Elettromagnetiche
  • Delocalizzazione dei siti esistenti
  • Dialogo tra Amministrazione e Gestori di telefonia volto alla programmazione e lo studio dei piani annuali
  • Intesa Intercomunale con Amministrazioni Limitrofe per pianificazione installazioni
  • Sistema di Monitoraggio continuo, volto al controllo delle Emissioni gestito dal comune di Ripi
  • Interdizione delle contrattazioni tra Gestori e privati a favore delle sole installazioni su siti comunali

Nel contempo il Comitato, in attesa di avere un riscontro alle proprie richieste, rivendicando il diritto alla salute ed riscontrando poca chiarezza in alcuni procedimenti, ha provveduto a depositare un esposto presso gli Enti competenti.

Affinchè il sindaco Ciotoli aderisca alla campagna di liberazione per Rossella

Forum delle Donne
P.R.C. Ceccano                                         Egregio Sindaco di Ceccano
                                                                      Antonio Ciotoli
                                                                                  Piazza del  Municipio
                                                                                                                                    
                                                                      Ceccano, 3 marzo 2012



oggetto: Richiesta di adesione a campagna per la liberazione di Rossella Urru.


 Egregio Sindaco,
Le scriviamo per invitarLa ad impegnarsi a sostegno della campagna per la liberazione di Rossella Urru, la giovane cooperante italiana, appartenente alla Ong CISP, rapita tra il 22 e il 23 ottobre 2011 nei campi profughi Saharawi in Algeria, insieme a due colleghi spagnoli.

L'Amministrazione da Lei guidata, si è sempre mostrata particolarmente sensibile ai temi della pace e del volontariato, lo dimostrano i tanti anni di collaborazione con il Forum delle Donne per il Premio Antonella Cecconi per il Volontariato e la Solidarietà, l'adesione alla Fondazione Angelo Frammartino e la partecipazione alle Marce della Pace, per questo siamo fiduciose che risponderà positivamente al nostro appello, mettendo in atto tutte le attività di sensibilizzazione nei confronti delle autorità competenti e del mondo politico, nonché, come atto concreto di solidarietà nei confronti di Rossella e la sua famiglia, l'esposizione dell'immagine della giovane cooperante sia sulla facciata del Palazzo Municipale, sia sul sito internet del Comune.

Ringraziandola per l'attenzione La salutiamo cordialmente


                                                                                     
                                                                         per il Forum delle Donne
                                                                                    Nicla Langiu


La partecipazione alla vita democratica della città deve essere di tutti

Rete Asincrona DEmocratica Civica Ambientalista


La  Rete Asincrona Democratica Civica Ambientalista (PRC e Colomba) è pronta ad accogliere e candidare tutti i cittadini, di qualsiasi nazionalità, che ne condividano il programma.
 Esprimiamo tuttavia sconcerto, e sorpresa, alla notizia della formazione di una lista civica denominata “Rumeni per Marini”.
 Sconcerto perché riteniamo sbagliata la partecipazione alla vita democratica su base etnica, e sorpresa per il superficiale entusiasmo con il quale il sindaco Michele Marini ha salutato l’iniziativa.
 Sosteniamo con assoluta convinzione il diritto dei cittadini comunitari ed extracomunitari alla completa integrazione giuridica e politica, ma riteniamo che la formazione di una lista, nella cui denominazione compare un riferimento alla nazionalità di origine, rappresenti un ostacolo, piuttosto che un aiuto, alla piena integrazione. Questo non significa, naturalmente, che i cittadini rumeni, o di altra nazionalità, non abbiano il diritto di preservare le loro tradizioni culturali, la loro lingua, i loro usi e costumi; ad esempio attraverso la costituzione di associazioni culturali.

Tuttavia, per quanto riguarda la partecipazione alla vita politica cittadina e nazionale, il nostro auspicio è che i cittadini rumeni, come di ogni altra nazionalità di origine, vi prendano pienamente parte, entrando nei partiti e nei movimenti esistenti, oppure fondandone di nuovi, sulla base delle loro idee, dei loro valori, nonché degli interessi di classe di cui si sentono espressione, e non dell’origine etnica.  

porta e sopporta

Giovanni Morsillo


Berlusconi non va a Porta a Porta. Alfano non va da Monti. Ufficialmente: Berlusconi per non danneggiare l'immagine di Alfano, Alfano per non parlare di giustizia e RAI (danneggiando così gli interessi di Berlusconi). In pratica, il partito finora di maggioranza relativa rifiuta di partecipare ad una discussione di vertice politico dell'area di governo dimostrando l'inconciliabilità dei suoi disegni con una gestione opportuna del servizio pubblico televisivo e con un'idea democratica dell'amministrazione della giustizia, sebbene assai " di compromesso". Questo per noi non è una novità, pertanto non ci scandalizziamo come pur giustamente fa il segretario del PD Bersani, e preferiamo concentrarci sull'altra vicenda, quella più importante sotto il profilo istituzionale vista la sede, ossia il forfait di Berlusconi dal Bar Sport di Bruno Vespa. Non ci preoccupa tanto la sequela di scempiaggini da cui (si parla per esperienza vissuta, ovviamente) ci aspettavamo di essere inondati, di quella facciamo a meno con molta grazia sia noi che il nostro fegato. Ci angoscia invece la tranquillità con cui viene accolta la motivazione, che se ha qualcosa di straordinario è il livello della sua banalità: ma come, il padrone assoluto del partito su misura ci viene a raccontare che non ci va per non far sfigurare Alfano, che essendo segretario di nomina regia non deve sembrare essere esautorato dall'Imperatore in persona? E quando mai un funzionario si è sentito scavalcato dal padrone? In altre occasioni abbiamo apprezzato il comportamento dell'On. Alfano, che non ha mai perso occasione per ribadire, direttamente o velatamente, che il suo ossequio verso il Visir era assoluto e riconoscente; oggi proprio il padrone del serraglio di Arcore viene a dirci che non vuole danneggiarne l'immagine confrontandosi con Bersani eludendo il protocollo? E rincara pure la dose dicendo che "tutto il partito" gli ha chiesto di non andare! E da quando in qua Berlusconi non diciamo prende ordini, ma ascolta qualcuno? I suoi dipendenti-elettori, poi? 

Qualche gonzo potrebbe credere che si tratti di una piccola scusa per non affrontare Bersani, ma anche questa ipotesi è del tutto insostenibile, viste le condizioni cagionevoli del convalescente da febbre primaria. Le ragioni probabilmente stanno altrove, e quando saranno svelate avremo processioni di politologi e giornalettisti che ci spiegheranno il perché e il come tutto avvenne. Per ora, noi che siamo notoriamente maligni e prevenuti, ci limitiamo a pensare che la resa dei conti interna, i problemi del Pirellone, l'avvicinarsi delle prossime elezioni siano ragioni più plausibili per questa serrata. Da un po' di tempo, i capi del PdL non rispondono nemmeno alle domande di Ballantini travestito da Maroni o di Fabrizio nei panni del Vespone, figurarsi se si sbottonano in luoghi così istituzionali e compromettenti (non tanto il vertice da Monti quanto Porta a Porta). 
L'unico luogo dove il buon Angelino è andato è stato da Fabio Fazio a "Che tempo che fa", e ci è andato pure senza giacca e cravatta a dimostrazioen di quanto fosse a suo agio in un luogo in cui nessuno gli avrebbe chiesto conto delle malefatte del suo partito. Fazio, dimostrando tutta la sua educazione e confermandosi galante servitore del potere, non ha tradito la sua fiducia, surclassando così perfino Bruno Vespa e affiancando Emilio Fede nella graduatoria degli intervistatori più graditi al Sultano nano.

martedì 6 marzo 2012

Meglio soli che male accompagnati

Luciano Granieri



 Questo è un avviso per tutte quelle forze politiche locali  e movimenti che essendo non propriamente affini al Pdl  stanno trattando con Pd, Idv, Sel per eventuali accordi elettorali in vista delle elezioni amministrative di primavera.  Questa consultazione elettorale primaverile, fra l’altro, è molto più significativa delle precedenti   perché, piaccia o meno,  va a misurare la valenza dei partiti dopo lo tsunami Monti che ha di fatto asfaltato la forma partito esautorata dall’onore e dall’onere di governare e fare opposizione. A dire il vero il processo di  trasformazione  della forma partito, da movimento di rappresentanza a comitato elettorale, è iniziata all’inizio degli anni ’80 con l’idea craxiana del partito liberato dai gravosi dettami ideologici, del partito  leggero, liquido. Da allora ad oggi, passati attraverso il tritacarne  e il tritadiritti del berlusconismo, ci ritroviamo con una forma partito più che liquida, eterea, impalpabile . Dunque le elezioni amministrative della prossima primavera serviranno a capire se le molecole partitocratiche si sono ulteriormente diradate tanto da trasformare la forma partito dallo stato liquido di trenta anni fa, dallo stato gassoso dell’era ante  Monti, al dissolvimento totale di oggi. Ma torniamo al  tema. La lezione delle primarie ci offre un quadro sintomatico di come sta evolvendo il panorama politico . Discettando di primarie intendo riferirmi, non solo al quelle ormai tristemente note del Pd, frutto dell’importazione del  metodo americano voluto da Veltroni posto a palliativo  dello scippo di rappresentanza democratica determinato dall'eliminazione  del sistema proporzionale  in favore di un populista sistema bipolare, ma anche a quelle del Pdl. Per queste ultime giova semplicemente ricordare che il candidato che si mostra  più servo di Berlusconi VINCE!!!  Gli elettori piddiellini non hanno coscienza democratica, non hanno uno straccio di linea  politica per cui il candidato che si presenta alle primarie con più soldi VINCE. A dire il vero neanche il Pd ha una linea politica. Il riformismo, emblema della congrega di Bersani, non è ben definibile.  Si ignora se il dogma riformista  debba assurgere   a  moderatore   del liberismo, oppure, semplicemente, sotto la menzogna del riformismo si nasconde un processo di controllo delle masse  funzionale  a non far deflagrare il conflitto sociale a seguito delle varie manovre lacrime e sangue che il potere finanziario impone ai cittadini. Non è un mistero che gli scioperi di quattro ore, i distinguo sulle proteste dei No Tav non sono un agire  del conflitto  ma una forma di gestione e controllo più o meno efficace   della protesta sociale. Da questa enorme ambiguità e  ipocrisia deriva il drammatico fallimento delle primarie organizzate dal Pd. Infatti, pur di non eleggere il candidato proposto dalla dirigenza Piddina, si sceglie   a concorrere per l’elezione a sindaco una variegata truppa di personaggi con storie diverse,  a volte inquietanti e opposte ad un’idea  quantomeno socialista.  Su questa ambiguità Sel sta costruendo il successo della sua politica in ambito locale. Infatti è molto produttivo vincere le primarie del centrosinistra contro il rappresentante del Pd, quasi sempre perdente, e capitalizzare i vantaggi di una campagna elettorale gestita sfruttando  i mezzi del grande partito. Perché quasi mai  Sel presenta un esponete proprio e si fa la campagna per conto suo? Sta di fatto che quando Sel e addirittura l’Idv nelle primarie appoggiano il candidato ufficiale del Pd sono destinate a perdere  anche loro come dimostra il risultato delle consultazioni in Sicilia. Non è bastata la convergenza fra Idv, Pd e Sel, non è bastata l’autorevolezza di un personaggio importante e significativo per Palermo come Rita Borsellino. Il popolo del centro sinistra ha conferito il mandato per la corsa a sindaco della città al liberista  Fabrizio Ferrandelli, uno che non è propriamente di sinistra  . E’ uno dei tanti flop alla Scilipoti dell’Onorevole   Di Pietro,  passato armi e bagagli, a quella fazione del Pd che appoggia l’Udc e il fiancheggiatore berlusconiano, terzo polista Raffaele Lombardo. La gravità della questione però sta nel fatto che mentre a Genova e in altre città a scippare la vittoria al Piddino ufficiale e anche a quello ufficioso è stato un’esponente collocato un po’ più a sinistra a Palermo l’ha spuntata un uomo liberale, diciamolo pure, di destra. Un’altra evidenza è emersa dall’esperienza  di Palermo. Ormai è chiaro che gli elettori tendono a mettere l’Idv  e Sel sullo stesso piano perdente del Pd. Le narrazioni di Vendola se a livello nazionale hanno ancora un minimo di seguito, a livello locale sono sempre più depotenziate, e Di Pietro  dissolto il nemico Berlusconi non sa più a chi rivolgere i propri strali. Ecco perché se veramente si ha l’ambizione di presentare una lista per le elezioni è indispensabile evitare primarie  o ancora peggio alleanze con i reduci di Vasto. Come si dice? Meglio soli che male accompagnati.


lunedì 5 marzo 2012

Sit in treni notte, Francesco Guccini con gli operai

Binario 21
Ha scritto 'Auschwitz' nel novembre 1964 e 'La locomotiva' (1972): Francesco Guccini, di passaggio a Milano ha incontrato ieri, 1 marzo, una delegazione dei lavoratori licenziati dei treni notte che dallo scorso 8 dicembre sono in presidio alla Torre Faro e sulla pensilina sottostante, in Stazione Centrale a Milano.
Durante l'incontro - che ha riunito intorno ad un tavolo Guccini, Carmine Rotatore (49 giorni sulla torre) e Massimo Morichi - il cantautore - si legge in una nota - ha espresso piena solidarieta' ai lavoratori licenziati, sostenendo che i treni sono un servizio pubblico che non dovrebbe essere toccato per soli motivi economici. ''Auspico che, come minimo, si cominci un tavolo per le trattative e posso concludere - dichiara Guccini nel comunicato - che il servizio pubblico, come tale, non dev'essere assolutamente toccato: il servizio pubblico e' servizio pubblico e tale deve rimanere''.

Frosinone, 4 marzo 2012 / Svoltasi fiaccolata sulla “Monti Lepini” in ricordo delle vittime della strada

Claudio Martino


Nel tardo pomeriggio di domenica 4 marzo 2012, presso il quartiere Cavoni di Frosinone, si è svolta una fiaccolata, seguita da una messa presso la chiesa di San Paolo, in memoria di tutte le vittime della strada.
Si è trattato di un appuntamento, divenuto ormai abituale da quando, il 20 febbraio 2004, sulla “Monti Lepini”, morì in un incidente stradale il giovane Roberto Cocco ed i suoi familiari ed amici decisero di dar vita, ogni anno, attorno a quella data, ad una manifestazione, in ricordo di lui e di tutte le vittime della strada.
Intorno alle ore 18, il corteo, scortato dagli agenti della polizia municipale Giuseppe Rea e Massimo Compagno, è partito da viale Madrid, raggiungendo il cippo posto sulla “Monti Lepini”, a ricordo del giovane Renato Fabrizi, deceduto nel 1999 a causa di un incidente stradale colà verificatosi. Sul piccolo monumento è stato posto un mazzo di fiori dalla madre di Roberto Cocco.
Presenti, tra i numerosi partecipanti, il sindaco di Frosinone Michele Marini e l’assessore comunale Massimo Calicchia.



Altre foto e rassegna stampa relativa alla manifestazione su

MARTINOCLAUDIO WORDPRESS

Visioni, vedute e armonie da Luciana Lisi e Alberto Capasso

Luc Girello



Spesso mi diverto a combinare  immagini di quadri, sculture ed opere d’arte in genere, con  la musica .  I nostri più affezionati  navigatori  sanno come funziona.  Ad una sequenza di quadri  si accompagna  uno o più brani musicali da me scelti secondo le pulsioni emozionali che le opere mi ispirano.  L’esperimento creativo è molto interessante. Alcune opere  si prestano meglio di altre ad essere accompagnate dalla musica. Fra queste ci sono sicuramente i quadri di Luciana Lisi. Nelle opere di Luciana c’è sempre un tratto, un colore, un intreccio cromatico che nel sotto scritto evocano suggestioni  da trasporre, tradurre  in  musica.  Anche Luciana si è accorta della particolare predisposizione armonica dei suoi dipinti, e ha scelto, per accompagnare due sequenze delle sue ultime opere,  la musica del chitarrista Alberto Capasso.  Un musicista della nostra città,  chitarrista compositore  autodidatta  il quale  decide di percorrere le vie del jazz frequentando diversi seminari di chitarra.  Le due clip che seguono contengono ognuna tre brani .  In “Visioni e vedute” si ascoltano:  “Desideri”, “Romantic” e “Sensazioni”.  “Linee confuse” invece è accompagnata dai pezzi “Mistery”,  “Non finisce qui” e “Tarantellatin”.  Lo stile di Capasso è abbastanza ben definito. Ha respirato a pieni polmoni  le variegate sonorità di Pat Metheney  e la pulizia di arpeggio di Earl Klugh.“In desideri” ,particolarmente, ma anche in altri brani come  “Romantic” e “Sensazioni”  emergono le atmosfere di “Collaboration”  un eccellente incisione registrata nel 1987 da due grandi della chitarra, come George Benson e lo stesso Klugh.  Tecnicamente Capasso è impeccabile, del resto per percorrere certe impervie strade armoniche sono necessarie doti tecniche fuori dal comune. Interessante risulta  la fusione fra tarantella e bossa nova del brano Tarantellatin, una suggestione stilistica originale e intrigante. Vi invito quindi i ad ascoltare ed ammirare le due clip perché sono il risultato formidabile della fusione di  arte figurativa e musicale espresse insieme da due autentici talenti della nostra terra.


domenica 4 marzo 2012

Esiste la Magia?

Luciano Granieri (Marxista romanista)

La  Lazio che vince il secondo derby di fila dopo 14 anni,  l' incredibile nevicata  che ha messo in ginocchio la Ciociaria e in particolar modo Frosinone, navi da crociera che si incagliano sugli scogli, aprono scenari inquietanti e ci portano a riflettere. Ciò che sta accadendo è frutto di fenomeni naturali , scientificamente e logicamente spiegabili o  dobbiamo dare ragione ai Maya che hanno previsto la fine del mondo entro il 2012?


ROMA : Flash Mob della Comunita' palestinese per la Giornata internazionale della Dabka

Forum Palestina



Con un flash mob a sorpresa i ragazzi e le ragazze palestinesi della Comunità palestinese di Roma e del Lazio hanno voluto celebrare anche a Roma la Giornata internazionale della Dabka, danza popolare palestinese.
La giornata di sole e gli splendidi scenari di piazza di Spagna, piazza del Popolo e piazza Navona hanno contribuito, insieme alla bravura e alla simpatia dei danzatori, alla riuscita di questa bella e festosa iniziativa, che è stata seguita da tanti italiani amici della Palestina!




Bologna saluta Lucio Dalla, un grande musicista e un ottimo jazzista

Luciano Granieri


Oggi si sono svolti in una Bologna attonita e commossa i funerali di Lucio Dalla. La partecipazione di tanti mondi , oltre a quello musicale, quello  sportivo e quello della gente comune, della gente della sua Bologna  sta ad indicare come Lucio fosse una persona piena di umanità e generosità che gli consentiva di essere l’amico di tutti; musicisti, sportivi gente comune. Di  parole su Lucio Dalla ne sono stata scritte molte dal giorno della sua morte per cui non potrei aggiungere molto di più significativo di quanto non sia già stato detto. Preferisco quindi in questo contributo, ricordare il musicista sanguigno, l’instancabile improvvisatore;  in una parola il jazzista. Già  perché Lucio Dalla è stato un eccellente clarinettista dallo stile asciutto, ma anche caldo,  abile nel fraseggio  capace di  sonorità particolarmente growl. Del resto anche il luogo della sua morte Montreaux è sintomatico perché proprio nella cittadina svizzera si svolge uno dei Festival Jazz Europei più importanti. Da amanti, dal jazz, per ricordare Lucio proponiamo il brano Cervia ‘s Kite  dove il musicista bolognese si esibisce al clarinetto con il pianista e amico Marco di Marco,   Jacky Samson,   al basso e Charles Suadrais alle percussioni.
 Buon ascolto a tutti in ricordo di  Lucio Dalla.