Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

martedì 6 marzo 2012

Meglio soli che male accompagnati

Luciano Granieri



 Questo è un avviso per tutte quelle forze politiche locali  e movimenti che essendo non propriamente affini al Pdl  stanno trattando con Pd, Idv, Sel per eventuali accordi elettorali in vista delle elezioni amministrative di primavera.  Questa consultazione elettorale primaverile, fra l’altro, è molto più significativa delle precedenti   perché, piaccia o meno,  va a misurare la valenza dei partiti dopo lo tsunami Monti che ha di fatto asfaltato la forma partito esautorata dall’onore e dall’onere di governare e fare opposizione. A dire il vero il processo di  trasformazione  della forma partito, da movimento di rappresentanza a comitato elettorale, è iniziata all’inizio degli anni ’80 con l’idea craxiana del partito liberato dai gravosi dettami ideologici, del partito  leggero, liquido. Da allora ad oggi, passati attraverso il tritacarne  e il tritadiritti del berlusconismo, ci ritroviamo con una forma partito più che liquida, eterea, impalpabile . Dunque le elezioni amministrative della prossima primavera serviranno a capire se le molecole partitocratiche si sono ulteriormente diradate tanto da trasformare la forma partito dallo stato liquido di trenta anni fa, dallo stato gassoso dell’era ante  Monti, al dissolvimento totale di oggi. Ma torniamo al  tema. La lezione delle primarie ci offre un quadro sintomatico di come sta evolvendo il panorama politico . Discettando di primarie intendo riferirmi, non solo al quelle ormai tristemente note del Pd, frutto dell’importazione del  metodo americano voluto da Veltroni posto a palliativo  dello scippo di rappresentanza democratica determinato dall'eliminazione  del sistema proporzionale  in favore di un populista sistema bipolare, ma anche a quelle del Pdl. Per queste ultime giova semplicemente ricordare che il candidato che si mostra  più servo di Berlusconi VINCE!!!  Gli elettori piddiellini non hanno coscienza democratica, non hanno uno straccio di linea  politica per cui il candidato che si presenta alle primarie con più soldi VINCE. A dire il vero neanche il Pd ha una linea politica. Il riformismo, emblema della congrega di Bersani, non è ben definibile.  Si ignora se il dogma riformista  debba assurgere   a  moderatore   del liberismo, oppure, semplicemente, sotto la menzogna del riformismo si nasconde un processo di controllo delle masse  funzionale  a non far deflagrare il conflitto sociale a seguito delle varie manovre lacrime e sangue che il potere finanziario impone ai cittadini. Non è un mistero che gli scioperi di quattro ore, i distinguo sulle proteste dei No Tav non sono un agire  del conflitto  ma una forma di gestione e controllo più o meno efficace   della protesta sociale. Da questa enorme ambiguità e  ipocrisia deriva il drammatico fallimento delle primarie organizzate dal Pd. Infatti, pur di non eleggere il candidato proposto dalla dirigenza Piddina, si sceglie   a concorrere per l’elezione a sindaco una variegata truppa di personaggi con storie diverse,  a volte inquietanti e opposte ad un’idea  quantomeno socialista.  Su questa ambiguità Sel sta costruendo il successo della sua politica in ambito locale. Infatti è molto produttivo vincere le primarie del centrosinistra contro il rappresentante del Pd, quasi sempre perdente, e capitalizzare i vantaggi di una campagna elettorale gestita sfruttando  i mezzi del grande partito. Perché quasi mai  Sel presenta un esponete proprio e si fa la campagna per conto suo? Sta di fatto che quando Sel e addirittura l’Idv nelle primarie appoggiano il candidato ufficiale del Pd sono destinate a perdere  anche loro come dimostra il risultato delle consultazioni in Sicilia. Non è bastata la convergenza fra Idv, Pd e Sel, non è bastata l’autorevolezza di un personaggio importante e significativo per Palermo come Rita Borsellino. Il popolo del centro sinistra ha conferito il mandato per la corsa a sindaco della città al liberista  Fabrizio Ferrandelli, uno che non è propriamente di sinistra  . E’ uno dei tanti flop alla Scilipoti dell’Onorevole   Di Pietro,  passato armi e bagagli, a quella fazione del Pd che appoggia l’Udc e il fiancheggiatore berlusconiano, terzo polista Raffaele Lombardo. La gravità della questione però sta nel fatto che mentre a Genova e in altre città a scippare la vittoria al Piddino ufficiale e anche a quello ufficioso è stato un’esponente collocato un po’ più a sinistra a Palermo l’ha spuntata un uomo liberale, diciamolo pure, di destra. Un’altra evidenza è emersa dall’esperienza  di Palermo. Ormai è chiaro che gli elettori tendono a mettere l’Idv  e Sel sullo stesso piano perdente del Pd. Le narrazioni di Vendola se a livello nazionale hanno ancora un minimo di seguito, a livello locale sono sempre più depotenziate, e Di Pietro  dissolto il nemico Berlusconi non sa più a chi rivolgere i propri strali. Ecco perché se veramente si ha l’ambizione di presentare una lista per le elezioni è indispensabile evitare primarie  o ancora peggio alleanze con i reduci di Vasto. Come si dice? Meglio soli che male accompagnati.


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