Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 24 gennaio 2015

Qe, mistero a sinistra

Roberto Errico. fonte "il manifesto" del 24/01


Che i mer­cati e gli espo­nenti poli­tici del Par­tito Unico dell’Austerità festeg­gino il pro­gramma di Quan­ti­ta­tive Easing (Qe) varato dalla Bce non dovrebbe stupire.
Lascia ester­re­fatti, invece, che in ambito sin­da­cale e negli ambienti «di sini­stra», ci sia chi saluti posi­ti­va­mente una mano­vra carat­te­riz­zata da almeno quat­tro grosse criticità.

1.    Il fatto che solo il 20% degli acqui­sti di titoli di Stato e bond pri­vati siano garan­titi dall’istituto di Fran­co­forte, men­tre il restante 80% debba essere garan­tito dalla sin­gole ban­che cen­trali nazio­nali rap­pre­senta una vit­to­ria cla­mo­rosa dei fal­chi tede­schi della Bunde­sbank. In sostanza, gli Stati si faranno garanti di una quota mag­gio­ri­ta­ria anche dei pro­dotti emessi da aziende pri­vate del loro ter­ri­to­rio ed acqui­state dalla Bce, con il rischio di un nuovo aumento del debito pub­blico in caso di per­dite su que­sti strumenti.
2.    La Bce potrà inve­stire solo in obbli­ga­zioni di Stati aventi un rating almeno pari a investment grade oppure sot­to­po­sti ai pro­grammi di «aiuto» del Fondo Monetario. Ciò rap­pre­senta un raf­for­za­mento della linea dell’austerità ed un avver­ti­mento in par­ti­co­lare a Syriza: l’unica con­di­zione per acce­dere al pro­gramma è la con­ti­nuità, nel segno del rispetto dei prin­cipi della supe­rio­rità dei mer­cati finan­ziari sulla sovra­nità nazio­nale e della ine­lut­ta­bi­lità delle «riforme».
3.    Lo stru­mento è poten­zial­mente peri­co­loso. Con il Qe le ban­che cen­trali stam­pano moneta che immet­tono sui mer­cati finan­ziari tra­mite l’acquisto di titoli. Come amplia­mente dimo­strato dal caso Usa, la mag­gior parte del danaro pom­pato rimane all’interno dei cir­cuiti finan­ziari. Indub­bia­mente, la cen­tra­lità assunta dai mer­cati finan­ziari come «crea­tori di ricchezza» rende pos­si­bile nel breve un aumento anche con­si­stente del Pil. Esso è però gene­rato da una cre­scita senza pre­ce­denti dei corsi azio­nari, con il rischio di deter­mi­nare nel medio periodo lo scop­pio di una peri­co­losa bolla sui mer­cati stessi ed una nuova con­tra­zione del Pil.
4.    Il caso ame­ri­cano ci dimo­stra anche che ad una cre­scita del Pil trai­nata dai mer­cati finanziari, cor­ri­sponde un enorme aumento delle disu­gua­glianze tra chi può massicciamente inve­stire sul rally azio­na­rio e chi non detiene risparmi significativi. La stessa forte dimi­nu­zione della disoc­cu­pa­zione negli Usa, è avvenuta gra­zie soprat­tutto ai pro­grammi di resho­ring posti in essere dall’Ammistrazione Obama. Con que­sti pro­grammi, le aziende Usa sono tor­nate ad inve­stire nel loro paese, in cam­bio di con­si­stenti sgravi fiscali, incen­tivi economici e abbat­ti­menti del costo del lavoro che hanno intac­cato soprat­tutto i salari dei nuovi assunti. Si tratta in sostanza della ver­sione a stelle e stri­sce delle riforme che anche Dra­ghi pre­tende come contropartita.
Ecco, spie­gato in breve, la giu­sti­fi­ca­zione dell’entusiasmo dei mer­cati. Come fac­ciano ad essere sod­di­sfatti di que­sta mano­vra coloro i quali vor­reb­bero, almeno a parole, limi­tare lo stra­po­tere dei mer­cati finan­ziari, rimane un mistero.


venerdì 23 gennaio 2015

Brasile: nuova ondata di lotte popolari e operaie

Adriano Lotito

Dallo sciopero dei metalmeccanici
alle proteste contro le tariffe


In questi primi venti giorni dell'anno, il Brasile ha conosciuto una nuova ondata di proteste e scioperi, dopo le grandi mobilitazioni che avevano fatto tremare il governo prima, durante e dopo la Coppa del mondo di calcio.
In realtà, a prescindere dalla copertura mediatica o meno, le lotte di lavoratori e studenti in Brasile non si erano mai fermate: le ore di sciopero continuavano ad aumentare e le tensioni sociali nei confronti delle politiche governative hanno trovato una valvola di sfogo, seppure distorta, nel gioco elettorale che ha dominato gli inizi dell'autunno. Le elezioni stesse infatti hanno confermato quello che da tempo era evidente: l'iniziale scollamento di alcuni settori di massa, seppure ad oggi minoritari, dal consenso nei confronti del Pt, il Partito dei lavoratori di Lula e Dilma, da dieci anni al governo e per molto tempo punto di riferimento quasi assoluto della classe lavoratrice del Paese. Dilma alla fine è stata rieletta, ma ha perso una fetta non irrilevante del consenso popolare.
Le politiche neoliberiste del governo, i numerosi finanziamenti al padronato nazionale e internazionale (che sono stati nuovamente rilanciati poco tempo fa dalla rieletta presidente), il taglio dei servizi pubblici, l'approccio repressivo e militare nei confronti del grave problema delle abitazioni, sono tutti elementi che hanno portato ad una progressiva, e continua, erosione del consenso nei confronti del Pt.
Le tensioni accumulatesi sono poi esplose nelle grandi mobilitazioni che hanno scosso il Paese nel giugno del 2013, a partire dalla protesta contro l'aumento del prezzo dei trasporti, questione centrale anche nelle ultime mobilitazioni. Il processo di lotte e conflitti da allora non si è più fermato ed è avanzato attraverso diversi salti e contraddizioni, per arrivare alle giornate di lotta contro la Coppa mondiale della scorsa estate.
In seguito le mobilitazioni sono continuate fino alle ultime manifestazioni di massa di questi giorni, ancora una volta contro l'aumento del prezzo dei trasporti. Accanto a queste, si affiancano importanti successi ottenuti dalla classe operaia in lotta, come alla Volkswagen di Sao Bernardo do Campo (San Paolo), dove gli 800 lavoratori licenziati sono stati tutti reintegrati dopo una dura lotta.
 
Le mobilitazioni contro l'aumento del prezzo dei trasporti: il 9 e il 16 gennaio
La miccia di questo ultimo slancio delle lotte in Brasile è stato lo stesso che aveva spinto centinaia di migliaia di persone a riversarsi nelle piazze nel giugno del 2013: l'aumento del prezzo dei biglietti di bus e metropolitana.
Nello stato di San Paolo, il prefetto Fernando Haddad, del Pt, ha annunciato un aumento del 16,67% del costo dei biglietti dei bus, approfittando delle vacanze natalizie. Eppure diversi settori popolari sono ugualmente scesi nelle piazze e nelle strade dello stato e la stessa cosa è accaduta in altre città e in altri stati del Brasile, in cui ci sono stati i medesimi aumenti. Dal mese di novembre infatti gli aumenti hanno riguardato 16 capitali dei diversi stati.
La prima grande mobilitazione nazionale si è avuta il 9 gennaio e ha visto diecimila persone marciare per le strade di San Paolo, e altre migliaia manifestare a Recife, Rio de Janeiro, Belo Horizonte e altre città, rifiutando l'aumento del costo dei biglietti e reclamando la riassunzione dei 43 lavoratori della metropolitana di San Paolo, licenziati per aver scioperato nei giorni della Coppa del mondo, creando diversi problemi logistici. Tra le altre rivendicazioni anche quella della nazionalizzazione dei trasporti sotto il controllo dei lavoratori e degli utenti e l'investimento dei grandi capitali privati per il miglioramento dei servizi. Anche la repressione però non è tardata a giungere: la polizia militare ha infatti caricato il corteo pacifico di San Paolo con fumogeni e manganellate e ha fermato e tratto in arresto in modo ingiustificato ben 51 manifestanti. A contribuire alla degenerazione del corteo anche alcuni gruppi, minoritari, di black bloc che hanno approfittato della situazione per sfondare le vetrine di alcune banche e concessionarie, dando adito al prosieguo della repressione poliziesca.
La seconda grande giornata di mobilitazione si è avuta il 16 gennaio ed è stata ancora più estesa e partecipata: al fianco delle altre rivendicazioni anche l'opposizione ai tentativi di governi e polizia di criminalizzare un movimento popolare di massa che vuol far sentire la propria voce. Ma anche questa volta la polizia militare ha dimostrato di non voler concedere nessuno spazio democratico alle masse scese in piazza e ha brutalmente caricato i cortei, in particolare ancora a San Paolo. In ogni caso questi nuovi processi di lotta sono importanti per ricompattare il fronte di classe contro il governo rieletto e in prima fila hanno visto i compagni e le compagne di Csp-Conlutas, il maggior sindacato del continente alla cui direzione ci sono i militanti del Pstu, la sezione brasiliana della Lit-Quarta Internazionale.
 
La mobilitazione operaia a San Paolo
Un'altra importante mobilitazione, questa volta a carattere strettamente operaio, si è avuta a Sao Bernardo do Campo, sempre nello stato di San Paolo, dove per 11 giorni centinaia di operai del sindacato Abc hanno bloccato lo stabilimento della Volkswagen reclamando la riassunzone degli 800 operai licenziati. Lo sciopero ha paralizzato il 100% della produzione e ha avuto la solidarietà di molti altri operai, della Mercedes, della Ford, e anche di altre categorie e organizzazioni sindacali come Csp-Conlutas, la Cut, il Sindacato dei lavoratori della metro di San Paolo, i metalmeccanici di Sao Jose dos Campos e gli studenti di Anel e della Usp oltre ai rappresentanti dei docenti in lotta di Santo André, San Paolo e San Bernardo.
Alla fine i padroni sono stati costretti a negoziare un accordo per la riassunzione di tutti i lavoratori. Un accordo che non mette fine ai problemi e non rappresenta totalmente la volontà e gli interessi degli operai, ma che dev'essere considerato ugualmente una vittoria, importante per aver rafforzato la partecipazione e la coscienza operaia, e di conseguenza la loro lotta. 
Adesso la parola d'ordine della lotta, per i compagni del Pstu che vi hanno partecipato, è quella di collegare questa vertenza, conclusasi con un successo, con una campagna di opposizione ai licenziamenti che smascheri la vera natura di classe del governo Dilma. Infatti si chiede al governo di garantire la stabilità di impiego dei lavoratori di fronte alle minacce padronali di licenziamento. Stabilità di impiego che non è garantita dai continui regali che il governo fa alle aziende, tra finanziamenti diretti e indiretti, ma solo da una legge, sostiene il Pstu, che proibisca i licenziamenti. E' evidente che il governo non potrebbe far approvare una legge simile se non a prezzo di rompere con gli interessi dei colossi privati. Una rottura che non è negli interessi del Partito dei lavoratori, un partito che da anni gestisce gli interessi del capitale nazionale e internazionale e che oggi, non a caso, è citato dal riformista Tsipras (il dirigente di Syriza che si prepara ad andare al governo in Grecia, dopo le elezioni di domenica) come proprio punto di riferimento.
 
L'incontro nazionale dello Spazio di unità di azione
Organizzare la lotta contro il governo nell'anno appena cominciato è anche l'obiettivo di Csp-Conlutas e di altri movimenti che hanno convocato per il 30 gennaio un nuovo incontro nazionale dello Spazio di unità di azione, il fronte unito nato contro il governo lo scorso anno e che ha organizzato le mobilitazioni di Na Copa Vai Ter Luta contro i mondiali di calcio.
Come spiega Cacau Pereira, del coordinamento nazionale di Csp-Conlutas, in un'intervista rilasciata al sito del Pstu, “l'obiettivo dell'incontro è quello di preparare azioni di resistenza della nostra classe per il 2015, discutere lo scenario politico ed economico, avanzare politiche concrete di organizzazzione e di mobilitazione dei lavoratori e dei settori alleati, organizzando un campo di lotta e di opposizione alle politiche padronali e governative che ci minacciano” (1).
L'incontro coinvolgerà i rappresentanti di diversi sindacati e movimenti oltre a Conlutas, come il Mls – Movimento de luta socialista, la Condsef, Feraesp, Conafer, la Cobap e gli studenti di Anel, insieme ad altri gruppi operai e settori popolari.
All'ordine del giorno, tra i diversi problemi, ci sarà la questione Petrobras, la compagnia petrolifera brasiliana che è stata travolta da un gigantesco scandalo di tangenti che ha messo in luce il blocco profondamente corrotto tra la grande borghesia del Paese, gli interessi delle multinazionali e la burocrazia del Pt al governo. Lo scandalo ha inciso non poco sulla crisi di popolarità di Dilma Roussef, la quale nonostante tutto è riuscita ugualmente a uscire vincente dal gioco elettorale, a dimostrazione di quanto quest'ultimo costituisca una lente profondamente distorta delle contraddizioni reali.
La rivendicazione centrale di Conlutas e del Pstu è in questo caso la ripubblicizzazione completa della Petrobras sotto il controllo di lavoratori e collettività e il monopolio del settore, così da rompere i legami con gli interessi imperialistici.
 
La crisi economica e politica pone le premesse per un 2015 di lotte
Tutti questi processi che si delineano sul terreno sociale e politico, nel quadro di una crisi economica che si approfondisce sempre di più, rendono sempre più reale un inasprimento del conflitto sociale e la possibilità che nascano nuove lotte contro questo governo.
Il Brasile di oggi sta attraversando infatti un periodo di decelleramento della crescita, dopo anni di boom, di pressioni inflazioniste, di impoverimento delle famiglie oltre ad una crisi energetica che ha portato alcune zone del Paese alla mancanza di acqua e cibo. Politicamente è sempre più evidente la corruzione dei vertici del sistema e il combinarsi dell'aspetto economico con quello politico ha portato ad una forte instabilità sul terreno sociale e ad una progressiva polarizzazione. La risposta dei governi e dei padroni a queste inevitabili tensioni è stata unicamente poliziesca e repressiva: il caso del licenziamento politico dei 43 lavoratori della metro di San Paolo come anche la brutale repressione delle manifestazioni di questi giorni ne costituiscono un esempio.
E' in questo scenario di alta conflittualità che i rivoluzionari si trovano a intervenire e ad agire per unificare le mobilitazioni e costruire in esse una prospettiva alternativa, a partire dalla difesa dei salari, del diritto al lavoro, del diritto alla casa, del diritto ad un servizio pubblico di qualità.
La lotta dei diritti passa per la lotta contro questo sistema sociale ed economico: per questo motivo bisogna lavorare anche in Italia alla costruzione di due importanti strumenti che la classe lavoratrice ha a disposizione per difendere sé stessa e conquistare la propria emancipazione: un partito di avanguardia e un organismo di fronte unico che unifichi le avanguardie di lotta più combattive contro gli attacchi che i governi di ogni colore, da Dilma a Renzi, muovono contro le categorie sociali più deboli. In Brasile la costruzione di questi due strumenti è già in marcia da molto tempo e i successi ottenuti negli ultimi due anni confermano a nostro modo di vedere la giustezza delle nostre concezioni. Infatti alla testa delle mobilitazioni di questi ultimi tempi, come è già stato detto, due organizzazioni in particolare si sono distinte e hanno acquisito peso e credibilità politica: il Pstu, partito d'avanguardia basato sul programma trotskista, e Csp-Conlutas, organizzazione che riunisce alcuni dei più radicali settori operai e popolari che lottano contro il governo.
 
Note
1) Consigliamo la lettura dell'intervista nella sua versione integrale al seguente link (in portoghese):www.pstu.org.br/node/21227

Programma iniziative giornata della memoria

ANPI - Comitato provinciale di Frosinone.

Vi diamo di seguito il calendario delle iniziative programmate dall'ANPI provinciale insieme ad altre associazioni ed istituzioni  per i prossimi giorni in occasione della Giornata della Memoria:

Sabato 24/01/2015: A Ceprano saranno presentati i lavori di ricerca storica e documentale di alcuni studenti del Liceo Scientifico e Linguistico di Ceccano, su fatti e personaggi di rilievo nel loro territorio durante l'occupazione tedesca. La manifestazione si terrà nella Sala consiliare, dalle ore 16.00 in poi. la presentazione dei lavori, con proiezione di filmati ed altro materiale visivo realizzato dagli studenti, sarà seguito da interventi di approfondimento e riflessione sui temi dello sterminio, della deportazione, del razzismo e del concentrazionismo, con particolare riferimento agli accadimenti del nostro territorio. L'iniziativa è organizzata dal gruppo politico Prima Ceprano, con il patrocinio e la collaborazione dell'ANPI. Alleghiamo la locandina con maggiori dettagli.

Martedì 27/01/2015: A Boville Ernica sarà celebrata la Giornata della Memoria con un recital di poesia e di letture da testi della deportazione. la celebrazione, ricca di momenti di rievocazione scenica, di commenti musicali dal vivo e di contributi di riflessione e di memoria di vari soggetti, fra cui l'ANPI provinciale. La manifestazione si terrà alle 18:30 presso il santuario di S. Liberata; è organizzata e sarà gestita dalle associazioni Il Ponte Levatoio di Isola del Liri e Libertà è partecipazione di Boville. Alleghiamo l'invito con i dettagli del programma.

Giovedì 29/01/2015: ad Alatri, presso il Liceo Classico si terrà una conferenza sul tema dello sterminio, organizzata dallo SPI-CGIL e dalla Rete degli Studenti Medi. Anche qui sarà presente l'ANPI Provinciale, che porterà il suo contributo alla riflessione ed alla memoria. Siamo in attesa del manifesto, che trasmetteremo non appena ricevuto.

Venerdì 06/02/2015: a Ceprano, ore 10:00 presso la Sala consiliare, si terrà una conferenza sulla Memoria dell'Olocausto organizzata dall'Amministrazione comunale e destinata agli studenti delle scuole ed ai cittadini. La conferenza sarà tenuta da Lello Dell'Ariccia e dal nostro Presidente provinciale. Lello Dell'Ariccia, ebreo scampato alla deportazione che narrerà, oltre agli aspetti storici e generali della persecuzione del suo popolo, le vicende della sua famiglia e delle vittime dello sterminio fra i suoi parenti (anche una cuginetta di pochi anni che subì la sorte della deportazione e della morte nel campo di concentramento. Giovanni Morsillo affronterà il tema della comprensione degli avvenimenti storici al fine di costruire non solo una memoria ma una consapevolezza dei rischi che l'umanità corre e delle responsabilità che su essa gravano per impedirne il verificarsi. Alleghiamo il manifesto con tutti i riferimenti necessari.

Siete tutti invitati a partecipare ed a farci avere ogni commento utile a migliorare per il futuro le nostre iniziative. 

giovedì 22 gennaio 2015

LA GESTIONE PUBBLICA DEI SERVIZI COME CONTRASTO ALLA ILLEGALITÀ

Comitato di Lotta per il lavoro

Lettera aperta

La difesa dei servizi pubblici dal “modello” della privatizzazione ad ogni costo deve segnare, con l’inchiesta mafia-capitale, una riflessione profonda in merito alla gestione della cosa pubblica, soprattutto negli enti della provincia di Frosinone, protagonisti di una accelerazione nella gestione privatistica dei servizi.

Nonostante le indicazioni della Corte dei Conti, già dal marzo 2011, non escludessero il recupero della società Frosinone Multiservizi e, in una successiva delibera, la stessa Corte esprimesse parere favorevole sulla nascente Servizi Strumentali srl che appariva l’altro possibile obiettivo per il mantenimento delle maestranze della Frosinone Multiservizi in liquidazione, si seguì, invece, la strada delle cooperative sociali (delibera di GC 96/2013 del Comune di Frosinone Approvazione avviso pubblico per la manifestazione di interesse da parte delle cooperative sociali di tipo B iscritte nell’elenco generale), a cui fece seguito l’avviso pubblico del 9/3/13.
Eppure importanti esponenti della maggioranza consiliare, sino all’estate 2012, ribadivano con convinzione la necessità di una nuova società pubblica anche davanti alle malriposte perplessità di altri enti nella costituzione di una società partecipata pubblica.

La Confederazione Cobas, con note del 12 aprile 2013 ed una successiva del 26 aprile 2013, richiamava l’attenzione dell’ente sulle forzature che si andavano creando nella esternalizzazione dei servizi riguardanti l’iter amministrativo, le motivazioni economiche e l’eventuale passaggio dei lavoratori.

Si ricordano brevemente:
a)         Lo strumento previsto dalla AVCP (oggi Autorità Nazionale Anticorruzione) det. n.3 del 1/8/12 Linee guida per gli affidamenti a cooperative sociali ai sensi dell’art. 5, comma 1, della legge n. 381/1991prevedeva uno specifico iter per il reinserimento di lavoratori svantaggiati, che però non riguardava i lavoratori della Frosinone Multiservizi spa, che sì provenivano dal bacino dei lavoratori socialmente utili, ma dopo i 60 mesi di stabilizzazione perdevano le caratteristiche previste dal d.to l.vo 468/97.
b)         L'operazione di ricorrere alle cooperative risultò essere un vero e proprio “subentro”, Tale subentro doveva effettuarsi secondo condizioni contrattuali, con modalità di trasparenza e coinvolgimento delle parti sociali ai fini della tutela dei lavoratori. Cosa non avvenuta.
c)         Il bando, redatto per ricorrere alle cooperative sociali, allegato alla delibera di GC 96/2013 del Comune di Frosinone, stabiliva, ai Criteri di Selezione, che il personale che la società dovrà impegnarsi ad assumere sarebbe dovuto essere quello «del bacino LSU confluito nella società Frosinone Multiservizi spa in liquidazione»… cosa che non è accaduta.

Sorda a questi richiami, l’Amministrazione procedeva con estrema rapidità all’affidamento temporaneo dei servizi, presentando ragioni indefettibili ai lavoratori: il risparmio complessivo, il mantenimento delle maestranze e il non abbassamento del reddito. L’esternalizzazione dei servizi invece oggi costa di più, introduce l’idea del profitto contraria al concetto di servizio pubblico; riduce le risorse per i lavoratori precarizzandoli senza un orizzonte di continuità certo. Si sono spacchettati servizi e parti di essi rendendoli non convenienti, non efficienti, non flessibili organizzativamente, tanto da dover ricorrere ad altre indispensabili attività collaterali che a loro volta sono appaltate all’esterno con maggiori costi per l’Ente. Si è ridotta l’autonomia di gestione per l’Ente che non controlla più l’efficacia dei servizi e non opera nella redistribuzione di risorse e reddito attraverso il lavoro.

Contestualmente i lavoratori ponevano all’Amministrazione proposte alternative meno onerose, più certe e meno precarie riuscendo a coinvolgere altri attori, facendo impegnare soldi dalla Regione e individuando una possibile strada per gli eventuali esuberi. I lavoratori, altresì, sono e rimangono disponibili alla riduzione della parte più consistente del debito della Frosinone Multiservizi che riguarda vertenze di lavoro. La pressione dei lavoratori è sfociata in un accordo politico tra gli enti lo scorso 12 dicembre, che seguiva quello regionale e quello della Commissione consiliare del Comune di Frosinone di giugno.
Ma le scelte dell’Ente sono inesorabilmente quelle dell’utilizzo dell’istituto della proroga per quasi due anni nell’affidamento dei servizi alle cooperative sociali.

Due di questi appalti Affidamento servizi di supporto alla gestione degli impianti sportivi e agli eventi culturali e di spettacolo e Servizi di supporto al Museo Archeologico, Biblioteca Comunale ed altre strutture aventi finalità culturali sono stati aggiudicati a seguito di bando alla cooperativa Sol.Co., stesso soggetto che aveva “temporaneamente” gestito gli affidamenti fin dalla esternalizzazione dei servizi.
Il secondo di questi, l’affidamento dei servizi di supporto al Museo Archeologico, Biblioteca Comunale ed altre strutture aventi finalità culturali, ha subito un tormentato iter di aggiudicazione a seguito di un ricorso amministrativo, accolto dal TAR in primo grado, di un contendente, classificatosi primo in graduatoria, escluso pur avendo fatto l’offerta migliore - a causa della “elevata differenza tra i ribassi tra l’impresa prima in graduatoria e le successive”. La successiva sentenza del Consiglio di Stato diede invece modo di aggiudicare la gara definitivamente alla Sol.Co., seconda classificata.

Con l’inchiesta “mafia-capitale” ed altre connesse, le perplessità di cosa possono rappresentare facili e spregiudicate esternalizzazioni sono diventate terribili certezze, che coinvolgono indirettamente anche soggetti che oggi sono oramai in pianta stabile nella città di Frosinone. Le inchieste che partono dalle intercettazioni al comune di Roma vedono citata in almeno cinque filoni di indagine la cooperativa Sol.Co. e alcuni suoi dirigenti.

  1. Nell’appalto dei giardini delle ville storiche di Roma, “di cui una conversazione tra Buzzi (uno degli indagati eccellenti dell’indagine romana) e Monge  (presidente Sol.CO.) secondo i Pm evidenzia «in maniera inequivocabile come Buzzi vantasse una notevole influenza nei confronti delle cooperative concorrenti, tanto che il Presidente del Sol.Co., di fronte a Buzzi che gli manifestava il proprio disappunto per il fatto che “stai proprio su di me”, si giustificava manifestando piena disponibilità a “trovare una soluzione se c’è un problema”»” (da www.osservatorelaziale.it);
  2. con le contestazioni in merito al non ben chiaro utilizzo dei beni espropriati alla mafia, come il Nuovo Cinema Aquila di Roma (da www.osservatorelaziale.it);
  3. in merito ad una non meglio precisata gara da 60 milioni (http://www.iltempo.it/roma-capitale/2014/12/04/dalle-indagini-spuntano-altri-politici-per-avvicinare-gli-eletti-in-campidoglio-pure-l-idea-di-formare-una-lista-civica-bonifici-alla-fondazione-de-gasperi-frattini-non-so-nulla-c-era-panzironi-1.1353366);
  4. riguardo alla gestione dei flussi migratori e dei centri di accoglienza per i richiedenti asilo (INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA CAMERA 12/11/2014 348 4 306304 PALAZZOTTO ERASMO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 12/11/2014 PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI MINISTERO DELL'INTERNOPRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI MINISTERO DELL'INTERNO);
  5. nella vicenda dei vestiti usati prelevati dai cassonetti gialli, nel quale è “Buzzi «il raccordo terminale delle consorterie che si dividono l’affare dei rifiuti tessili a Roma», e lo farebbe tramite un imprenditore, tale Mario Monge, presidente dell'importante consorzio Sol.co (…). Così come la stessa cooperativa Horizons, che fa parte di Sol.co e che gestisce quello che un tempo era il quartier generale di Enrico Nicoletti, il cassiere della banda della Magliana” (da L’Espresso del 15/1/15). In questa inchiesta viene arrestato Roberto Monti amministratore di fatto della ditta “New Horizons onlus” e vice presidente del consiglio di amministrazione della “Sol.Co.” (www.cronachecittadine.it).

Considerando che l’Amministrazione è già dovuta intervenire nel recente passato in merito alle note vicende inerenti l’appalto dei rifiuti; visti gli affidamenti con l’ennesima proroga fino a tutto aprile dei servizi già della Frosinone Multiservizi (verde, assistenti scuolabus, asili nido, cimitero, ausiliari del traffico, manutenzioni, segnaletica, viabilità); alla luce delle inchieste in corso e degli arresti; richiamando l’attenzione riguardo le preoccupazioni della magistratura sulle procedure e le eventuali ulteriori modalità con le quali soggetti esterni possano acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici [tratto dall’inchiesta mafia-capitale], si chiede l’attivazione di tutte le misure precauzionali necessarie inerenti sia gli affidamenti in proroga, sia gli appalti già aggiudicati della coop. Sol.CO..

I lavoratori della ex Multiservizi, coloro rimasti fuori dal lavoro dopo 17 anni, ma anche quelli che sono all’interno di questi appalti, attendono le iniziative dell’Ente affinché sia sgomberato il campo da qualsiasi dubbio, da qualsiasi macchia, da qualsiasi alone di cattiva o superficiale amministrazione.
Tutto questo a tutela dell’ente, della trasparenza amministrativa, della legalità nella città di Frosinone e per tutti i cittadini che, anche loro, ogni giorno si rimboccano le maniche per affrontare umilmente ed onestamente la propria quotidianità.

Cordiali saluti.
 Frosinone 22 gennaio ’15

mercoledì 21 gennaio 2015

SIN Valle del Sacco, il Ministero dell’Ambiente ricorre al Consiglio di Stato. Nel frattempo trionfano l’incompetenza e l’inerzia amministrativa.

RETE PER LA TUTELA DELLA VALLE DEL SACCO

Nonostante il nostro prudente scetticismo, le tenui speranze e tutte le dolorose esperienze pregresse, non avremmo mai concepito, a cinque mesi dalla riclassificazione del Sito di Bonifica di Interesse Nazionale (SIN), risultati peggiori di quelli finora conseguiti.
Nella Conferenza dei Servizi di lunedì scorso, 19 gennaio, in cui eravamo presenti come uditori, ARPA Lazio, per conto della Regione Lazio, ha presentato una proposta di perimetrazione preliminare del SIN palesemente incoerente con i criteri previsti dalla normativa.
E non è la prima volta.
Stesso ente e stessa dirigenza tecnica furono responsabili della sub-perimetrazione del SIN precedente, altrettanto incoerente.
Sulla Conferenza di Servizi torneremo nei prossimi giorni fornendo ulteriori elementi di dissenso sull’operato della macchina amministrativa.

Da parte sua, il Ministero dell’Ambiente, il 16 gennaio, tre giorni prima della Conferenza di Servizi e in extremis sui tempi tecnico-giuridici, ricorre in appello al Consiglio di Stato, a nostro avviso senza alcun fondamento, contro la sentenza del TAR Lazio sede di Roma n. 7586/2014 che ha annullato il declassamento del SIN operato dallo stesso Ministero, il quale rimane nel frattempo, a pieno titolo, autorità titolare nella gestione del SIN.

Tutto ciò - a dispetto, non va dimenticato, della serietà di pochissimi tecnici, isolati e in enorme difficoltà nell’incidere positivamente in un contesto desolante - è il risultato di una sconcertante inefficienza, incompetenza e inerzia amministrativa.

La conferenza di servizi ha evidenziato come sia essenziale il ruolo dell’istituzione regionale e degli enti di controllo, nonostante titolare fosse il ministero. Di fronte all’emergenza ambientale della Valle del Sacco - in più con il passaggio da una gestione straordinaria ad una ordinaria - è necessario uno sforzo ulteriore di coordinamento e trasparenza dell’azione di caratterizzazione e bonifica, al contrario di ciò che si è manifestato nella riunione.
Altrettanto necessario è il confronto con normative nazionali che non facilitano certo le azioni di intervento. Per questo è fondamentale l’azione coordinata già svolta dalle associazioni territoriali nei confronti della legge ‘Sblocca Italia’.

Le rappresentanze politiche ai vari livelli potrebbero giocare un ruolo fondamentale, mentre agendo senza una strategia ed un progetto, non svolgono una funzione efficace quando non ricadono nella vecchia  logica di tipo clientelare.

La perimetrazione del SIN e la definizione dei ruoli che competono alle diverse istituzioni sono due passaggi necessari per far ripartire l’azione di bonifica, anzi delle bonifiche che si affrontano primariamente con la normativa vigente, integrata dai diversi strumenti che la legge offre per risanare i territori.

Ci auguriamo nella prossima Conferenza di Servizi del prossimo 12 febbraio di non trovarci nuovamente a dover assistere a una situazione kafkiana come quella da noi appena vissuta. E’ necessario fare sostanziali passi avanti nei lavori di perimetrazione.

D’altro canto se il Consiglio di Stato, nei mesi a seguire, dovesse ribaltare la decisione del Tar Lazio, il SIN tornerebbe a competenza regionale e in quel caso ci troveremmo nuovamente nel limbo.
Per questo motivo chiediamo agli enti locali locali di dare un segnale di presenza, partecipando al giudizio in appello, opponendosi al ricorso del Ministero e sostenendo l’assunzione di responsabilità diretta dello Stato nella gestione della bonifica della Valle del Sacco.

Per info sul procedimento in appello al Consiglio di Stato contattare:
l’Avv. Vittorina Teofilatto - 3389213916

L'uomo di Sssnistra

Oreste Scalzone


Massì, semel in anno...Colpo-di-testa, scriviamo prima di essere riafferrati dallo scrupolo, scriviamo come tutti gli zoticoni alla Renzi, che sparano pensieri in rigoroso format sotto le 142 battute....
Uno dei soliti pensierini, solo stavolta lo scrivo.
" Ecco finalmente chiara l'identità dell'Uomo Politico di Sinistra. Se l'associazione dei padroni chiede, affinché ripartano crescita e occupazione, facoltà di esercitare "jus primae noctis'' su nuovi assunti, apprendisti, dipendenti di ogni genere, come incentivo meritocratico ; se il Governo Governamentale dell'Uomo di Sssinistra fa un decreto per introdurre ope legis questo diritto tipico di una civiltà liberale, agli stolti, ideologici, old fashioned epperchénno' terroristi che sollevano obiezione, di metodo e di merito, l'Uomo di Sssinistra & i suoi trombettieri e trombettiere "logo/petomani" risponderà che il decreto è DDS, "davvero di sssinistra", poi che se non si offre a Padroni, nonché ali marcianti speculatrici &tcetera, questo incentivo che rende attrattivo l'investimento, quelli non investiranno, dunque non creeranno ricchezza, non "daranno Lavoro", e via così. Ergo, la quintessenza dell'interesse precipuo di proletari e proletarie, con o senza prole, è anticipare l'antico sogno " " dei Borghesi -- come dice da qualche parte Marx --, che sono in bilicfra l'utopia dell'automazione totale e della 'messa a Valore' di macchine ("automates") e la nostalgìa della schiavitù e forme varie di servaggio " "... Da Ferdinand Lassalle in giù, chiamandosi nei modi più diversi, questi "nov.linguisti" sono, in fondo, sempre gli stessi. (E se poi tirano troppo la corda, niente paura : ci sono Salvini, Le Pen, Meloni, teppe svariate e diverse, da TorSapienza all'ISIS, per canalizzare l'urlo, il furore, esorcizzando comunque una insurrezione ''comunarda''. Insomma, i 'teppismi' tipo SA di ogni sfumatura, come "soluzione di riserva".... " ".
Bon, salut! Se terminologia e concetti non sono ''theorically correct'', posso sempre esibire certificato medico, TAC che certifica polmonite, febbri e notti di tosse...
(La prossima 'sparata', sulla perfetta imbecillità dell' "ideologia francese"... Non posso impedirmi di pensare con angoscia al mondo che preparano ai miei nipotini Fabio e Maïa, e a tutti/e i bambini e bambini coetanei/e nel mondo...). Salut! o.s.

Dal Caos all'Internazionale

Luciano Granieri


Quando il  processo di degrado della rappresentanza, arriva ad un punto di non ritorno, tanto da escludere i cittadini dal processo democratico,  l’aggettivo “partecipato/a”  diventa inflazionato in molti discorsi e ragionamenti inerenti la politica. Inutile negarlo la deriva autoritaria che si sta materializzando  attraverso le riforme di Renzi  e Berlusconi - attraverso   una legge elettorale dove la Camera sarà infarcita di “nominati” e un’ antidemocratica sterilizzazione  del Senato, non  più elettivo,  ma  composto egualmente  da “nominati” provenienti degli enti locali - pone con forza la questione della rappresentanza , se non addirittura  della partecipazione  politica . 

L’aggettivo partecipato/a ha qualificato diversi  elementi relativi alle dinamiche di governo della Cosa Pubblica o anche ad altre branche delle attività sociali. Dal bilancio partecipato di una comunità, alla gestione partecipata di beni e servizi inerenti la collettività,  all’urbanistica partecipata, al giornalismo partecipativo,  fino al sommo concetto di democrazia partecipata.  Alla fine degli anni ’90 e agli inizi del 2000, la democrazia partecipata si era proposta  prepotentemente nel progetto di governo di una società . Un movimento importante era riuscito ad imporsi, all’attenzione mondiale.  Ma, come è noto, per l’ èlite politico-finanziaria la partecipazione è da evitare come la peste e si è  scatenata una violenta contro rivoluzione  , in cui  questa imponente galassia di organizzazioni,   o è stato infettata, corrotta e inglobata  dal sistema capitalistico, o repressa con la violenza di Stato. 

Non tutti sanno però che negli anni ’70 l’aggettivo partecipato/a avrebbe potuto tranquillamente qualificare la musica. Accadde nel  1976 quando il gruppo degli Area, nell’ultimo concerto del festival del parco Lambro,  tentò un esperimento di “MUSICA PARTECIPATA”. Non una jam session aperta, ma proprio un’esecuzione a cui partecipò tutto il pubblico. In realtà, l’intento  dichiarato era più articolato e ideologicamente connotato.  Si basava, secondo Stratos e compagni,   sull’applicazione del materialismo storico all’estetica del suono per permettere alla dimensione sociale esistente di modificare  la realtà  sonora .   Ma l’esito finale desiderato era proprio quello della partecipazione totale di tutto il pubblico. 

Spieghiamo brevemente come la cosa si sia potuta realizzare tecnicamente.  Durante l’esecuzione del  brano “Caos 1° parte” due fili elettrici, collegati a due oscillatori del sintetizzatore di Paolo Tofani, furono portati in mezzo al pubblico da Patrizio Fariselli. 

Toccando i fili  e prendendosi per mano, o sfiorandosi  fra di loro gli spettatori chiudevano il circuito  e intervenivano con la propria termodinamica sull’intensità e la frequenza del suono emesso dal sintetizzatore. Crearono così una sequenza ritmico sonora su cui poi il gruppo sviluppò la propria improvvisazione. Imporvvisazione che  sfociò  nel tema  de “L’Internazionale” (quelli si che erano compagni veri).  

Ma l’happening non finì lì, perché una ragazza salì sul palco e iniziò a ballare sulle ultime note degli Area.  Altri musicisti si aggiunsero e dettero vita ad una jam session assolutamente improvvisata suonando tamburi, percussioni ed ogni elemento che potesse produrre suono.  Dal Caos, all’Internazionale, alla  jam session aperta, un’evoluzione potente se tradotta in programma politico. Rivoluzione, comunismo, comunitarismo. Bello no?

martedì 20 gennaio 2015

Landini e Marchionne Una nuova intesa sulla pelle dei lavoratori

Alberto Madoglio


Nei giorni scorsi l’amministratore delegato di Fca (il nuovo gruppo automobilistico nato dalla fusione tra Fiat e Chrysler), Marchionne, ha annunciato che presso lo stabilimento di Melfi verranno fatte un migliaio di nuove assunzioni e che tutti gli operai della fabbrica ancora in cassa integrazione a breve ritorneranno in produzione.
Tra i molteplici commenti entusiasti che hanno accolto l’annuncio, spicca certamente quello di colui che nell’immaginario collettivo è il “peggior nemico” di Marchionne, il segretario della Fiom Landini.
In un’intervista apparsa sul quotidiano Repubblica del 14 gennaio, già il titolo non lasciava spazio a fraintendimenti “Bravo Sergio, ora gli investimenti, noi (la Fiom ndr) pronti a voltar pagina”.
L’articolo non solo non contraddice, come spesso accade, il titolo, ma anzi lo rafforza con tutta una serie di virgolettati che sono una vera e propria resa incondizionata da parte del sindacato ai diktat che la multinazionale ha imposto negli ultimi cinque anni.
 
Landini getta la maschera
Al giornalista che gli chiede se quella di Marchionne è una buona notizia, il segretario dei metalmeccanici risponde senza tentennamenti: ”E’ un’ottima notizia, diciamo bravissimo a Marchionne…” Quando gli viene fatto notare che verrà utilizzato il Job’s Act, la riposta è la seguente: ”Lo capisco, assume le persone con meno diritti di prima ed è ovvio dal punto di vista dell’impresa… Noi continueremo a contestare quei contratti in tutte le sedi…” Se Landini discutesse delle vicende arbitrali del campionato di calcio probabilmente userebbe toni più duri, e qui si sta parlando delle condizioni di vita e dei diritti di migliaia di lavoratori, non di un semplice gioco!
Infine riguardo al rispetto degli accordi (compresi, si intende, quelli che, imposti col ricatto, peggiorano le condizioni del lavoratori): ”La Fiom è disposta ad accettare le scelte dei lavoratori…”
Più che a una semplice intervista ci troviamo davanti alla sigla di una resa senza condizioni e, come sempre accade, il prezzo non lo pagherà lo Stato maggiore (Landini e burocrati vari) ma la truppa (gli operai e i semplici delegati di fabbrica).
Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza e di riportare alle giuste dimensioni il “rivoluzionario annuncio” fatto da Marchionne.
 
Una finta svolta
Come ricorda lo stesso giorno il Fatto quotidiano, nel 2003, all’alba dell’era dell’Ad in maglioncino blu finto casual, la Fiat aveva 175000 operai a livello mondiale, di cui 44600 in Italia.
Oggi, dopo la fusione con Chrysler, gli operai sono 225000, 23000 in Italia di cui ben la metà in cassa integrazione (sistema che lungi dal tutelare il lavoratore, consente alle aziende di far pagare ai dipendenti il prezzo della crisi, alla faccia della concorrenza e del libero mercato da loro tanto decantato). Nel frattempo è stato definitivamente chiuso lo storico impianto di Termini Imerese, in Sicilia.
Ma non basta. Ben prima del Job’s Act e dell’accordo sulla rappresentanza del 10 gennaio 2014 la Fiat si è creata il proprio contratto di lavoro, uscendo da Federmeccanica (associazione delle imprese metal meccaniche), per avere mano libera in materia normativa e salariale.
Marchionne è stato molto chiaro quando ha affermato che oggi sussistono le condizioni per questo genere di investimento (segnali di timida ripresa del mercato in Europa e Italia, e prime difficoltà per il colosso del settore, la tedesca Volkswagen) e che se a giugno le condizioni favorevoli verranno meno, non avrà problemi a licenziare i nuovi assunti (assunti con un contratto precario).
Tutto questo avviene mentre oggi i disoccupati superano i tre milioni, cifra che raddoppia se si considerano i cassa integrati.
 
Finita la recita, si scopre il vero scopo dei burocrati
Certo l’intervista stupisce per il fatto che non lascia dubbi su quali siano le intenzioni di Landini, e molto probabilmente gela una volta per tutte le speranze di chi vedeva nel segretario della Fiom l’ultimo baluardo in difesa delle classi subalterne. Tuttavia non è una svolta, solo l’ennesimo tassello in un progetto di subalternità del sindacato alle esigenze del capitale. Così come non è rimasto nulla degli intenti barricadieri riguardo l’accordo del 10 gennaio (la Fiom sta andando ai rinnovi delle Rsu accettando nei fatti un accordo che fino a poco tempo fa denunciava come liberticida), oggi non rimane nulla di quella volontà di continuare la lotta contro il Job’s Act e la precarizzazione del mondo del lavoro annunciata nemmeno un mese fa, in occasione dello sciopero del 10 gennaio.
E’ significativo che da allora Landini, di solito prolifico in interviste e dichiarazioni, abbia taciuto, e la prima intervista sia stato questo elogio sperticato a un vero nemico dei lavoratori come Marchionne.
Così come è significativo che nel direttivo del 9-10 gennaio la segretaria della Cgil Camusso, che come Landini faceva appello alla lotta, ora proponga un percorso di riavvicinamento alla Cisl, sindacato che ha elogiato il Job’s Act di Renzi, abbia cancellato l’idea di un altro sciopero contro i decreti attuativi del Job’s Act, avanzando la proposta di contrastarlo nei luoghi di lavoro, quando ne sarà proposta l’adozione.
Questo, che agli occhi di qualche illuso, o sprovveduto, potrebbe sembrare un modo differente di articolare le mobilitazioni, è in realtà il tentativo di addossare a altri le responsabilità della disfatta.
Quali possono essere oggi le fabbriche a far da traino a una lotta generalizzata? La Mirafiori dove gli operai lavorano pochi giorni al mese, o l’Ilva di Taranto devastata da un privatizzazione criminale e da un cogestione delle burocrazie sindacali, Fiom in testa?
Succederà come alla Fiat nel 2010. Dopo aver diviso gli operai, accettando il terreno di scontro scelto dal nemico di classe, si dirà: noi volevamo lottare ma gli operai non ci seguono, quindi non possiamo far altro che accettare il fatto compiuto.
 
Serve una vera alternativa per i lavoratori
In questo Camusso e Landini sono totalmente in sintonia, e le schermaglie del passato sono sempre più un pallido ricordo. Se condividiamo l’analisi che il portavoce nazionale dell’opposizione di sinistra in Cgil, Bellavita, fa del dibattito in Cgil, della volontà del sindacato di non opporsi alle scelte di governo e imprese, non concordiamo con le conclusioni. Landini non deve "scegliere da che parte stare": perché questa scelta l’ha già compiuta. Ha deciso di stare contro i lavoratori, a difesa della governabilità borghese e del dominio assoluto del capitale nei confronti dei lavoratori. Ha deciso di salvaguardare gli spazi, sempre più ridotti, della burocrazia, invece di tentare di organizzare il malessere e il ripudio verso decisioni politiche basate sull’austerità e i sacrifici a senso unico che in Italia, come nel resto d’Europa, stanno sempre più crescendo.
Quanto questa politica sia, alla lunga, controproducente anche per gli stessi apparati sindacali è un dettaglio che non ci riguarda. Per parte nostra, l’obiettivo e il compito immediato è quello di organizzare il dissenso, evitare che fornisca linfa e nuove energie a proposte politiche reazionarie, xenofobe e razziste, dimostrare che solo con il protagonismo delle masse operaie è possibile porre un freno agli attacchi che da più parti vengono sferrati.

lunedì 19 gennaio 2015

DE-LIBERIAMO ROMA, ASSEMBLEA CITTADINA IN CAMPIDOGLIO CON CAPIGRUPPO

De-Liberiamo Roma


Segnate la data: mercoledi 21 gennaio alle 15 nella sala della Protomoteca in Campidoglio si apre una nuova fase per Roma.  Le tantissime realtà cittadine che compongono la rete di De-Liberiamo Roma indicono una grande assemblea per aprire il confronto con la città e con i capigruppo sulle delibere popolari.

Un’altra idea di città: la sottrazione al mercato dell’acqua, il rilancio della scuola d’infanzia pubblica, l’uso sociale del patrimonio edilizio insieme alla messa in discussione del Patto di stabilità e all’uso sociale di Cassa Depositi e Prestiti. Sono questi i temi che insieme rilanciano una nuova stagione di diritti sociali, creazione di lavoro e rinascita culturale per Roma.

Un’altra idea di governo: la partecipazione dei cittadini. Questa è la sostanza di tutte le delibere, e la ragione dell’assemblea del 21. Tante infatti saranno le realtà e i cittadini che daranno voce ai drammi connessi con le privatizzazioni e il taglio dei servizi in tutti i campi.

Dall’impossibilità di trovare un posto nella scuola d’infanzia pubblica alla vergognosa gestione delle mense dopo il bando Alemanno che la nuova giunta non ha saputo cancellare, dai 1000 distacchi al giorno di un servizio essenziale come l’acqua mentre Acea gonfia la bolletta dei costi milionari dovuti ai profitti dei suoi azionisti e, oggi si scopre, agli appalti di personaggi come Mancini e Monaco.  Dai continui sgomberi di situazioni abitative mentre 55.000 famiglie non trovano risposta alla domanda di una casa popolare, a quelle che offrono alla città servizi e cultura rispondendo ad una domanda sempre più urgente, ricreando tessuto sociale di fronte al degrado delle istituzioni.

Un’assemblea che fa da spartiacque: scegliere la strada dei beni comuni, vero investimento sociale e culturale in grado di rispondere ai bisogni dei cittadini e avviare il risanamento economico del bilancio, o continuare con la gestione privatistica del bene pubblico. La stessa che ha portato a Mafia Capitale. Questo è il bivio nel quale siamo, e il Comune non può sprecare l’occasione.


Mercoledi 21 gennaio alle ore 15 nella sala della Protomoteca in Campidoglio
Sono invitati a intervenire singoli cittadin*, associazioni, comitati, sindacati, forze politiche. 
Partecipano i capigruppo dell'Assemblea Capitolina.


*Le delibere di iniziativa popolare prevedono:
1. la ripubblicizzazione di Acea-ATO2, che gestisce il servizio idrico di Roma Capitale, in osservanza dei referendum del 2011
2. l'esclusione dei finanziamenti alla scuola private e la garanzia dell'accesso alla scuola dell'infanzia comunale per tutti i bambini
3. no alla vendita del patrimonio ed uso sociale del patrimonio pubblico e privato abbandonato per rispondere ai bisogni di casa, lavoro, servizi, cultura, finanziato con una tassa sui grandi patrimoni
4. la ricontrattazione del debito del comune con Cassa Depositi e Prestiti, ripubblicizzazione della CDP, esclusione degli investimenti per i servizi dal patto di stabilità interno 

La buona scuola ci scrive

Marina Boscaino

Si sono messi "in ascolto", dice Davide (Faraone). E poi a scrivere: lettere, agli insegnanti. Una l'ha ricevuta Marina Boscaino, che ce la racconta.


Davide ci scrive. Chi è Davide? È Davide Faraone, PD, da qualche mese sottosegretario all’Istruzione. Renziano di ferro, fa parte di quella folta schiera di personaggi fidatissimi che il premier ha portato alla ribalta come manovalanza e claque dell’ardita opera di rottamazione di cui si è fatto promotore. 
Per la verità, a porsi alla ribalta Faraone ci ha pensato da solo, considerando la recente esternazione, reiterata, sulle occupazioni scolastiche. Esternazione in cui – con incauto atteggiamento, certamente non istituzionale – rivendicava (in un nemmeno velato tentativo di captatio benevolentiae nei confronti degli studenti, che naturalmente non hanno abboccato) l’importanza delle occupazioni come momento di crescita personale; ricorreva a romantiche rievocazioni personali con tanto di amori e motorini; e sosteneva infine, in un pot pourri imbarazzante di civismo, elogio della partecipazione, banalizzazione paternalistica di un tema serio, giovanilismo di risulta e reminiscenze nostalgiche: «Il governo crede così tanto nell’autonomia scolastica che pensiamo che i singoli istituti potrebbero prevedere, se lo ritenessero utile, momenti simili, di autogestione programmata, come esperienza curricolare da far fare ai ragazzi». 
Risultato: imbarazzo del governo, una petizione per chiederne le dimissioni, contestazioni accanite da parte di alcuni dirigenti scolastici.

Ebbene, Davide – così confidenzialmente si firma – ci scrive. Scrive agli insegnanti. Io ho trovato la sua mail nella mia casella di posta elettronica, qualche giorno fa. Ma voi potete leggere direttamente qui il contenuto del messaggio.
Si sono messi "in ascolto", ci dice Davide (Faraone), sottosegretario all'Istruzione. L’enfasi e la retorica sono quelle cui siamo abituati – diverse qualitativamente, ma non meno euforiche e invasive dello stile Berlusconi. D’altra parte, anche l’ex premier amava inondare i nostri spazi privati di messaggi, spedizioni, gadget, richiami al Verbo, attraverso una sapiente interpretazione del marketing e della comunicazione. Emozione, senso di responsabilità, entusiasmo, determinazione, fiducia: questi i sentimenti che hanno accompagnato i primi due mesi di mandato di Davide all’istruzione. Approvazione per il lavoro delle "buone scuole" visitate nei tour; vicinanza per quelle con problemi
Si sono messi "in ascolto", ci dice Davide. Ancora una volta convinto – come Renzi, come Giannini, come Puglisi – che dire "ascolto" significhi ascoltare davvero. Quanto tra il dire e il fare ci sia di mezzo il mare lo ha dimostrato Matteo Renzi solo pochi giorni fa, con un video che, sorvolando accuratamente sul flop in cui la campagna mediatica e il sondaggio sulla Buona Scuola si sono concretizzati, annunciava senza alcuna esitazione che entro il 28 febbraio "scriveremo il decreto e il disegno di legge" estrapolati al documento La Buona Scuola, quello ignorato o bocciato dalla maggior parte dei partecipanti al famigerato "ascolto". Contro il quale sono state raccolte in pochi giorni e da un manipolo sparuto di volenterosi 200 delibere di collegi dei docenti. Ma, nel loro strano mondo, dire "ascolto" automaticamente comporta la messa in atto di tutte quelle pratiche democratiche da parte di un Governo che, con il proprio stesso nascere, le ha eluse piuttosto evidentemente. 
Dobbiamo ricordare – a futura memoria – alcuni passaggi della lettera di Davide: «le riforme non possono essere calate dall'alto. […] Non si può non tenere conto di chi opera ogni giorno per il futuro degli studenti e del Paese, ma la scuola non è una casa del Grande Fratello. Per questo abbiamo tirato fuori la scuola dalla palude del linguaggio tecnico/sindacale che capiscono solo gli addetti ai lavori e lo abbiamo portato tra i cittadini». Che vuol dire, concretamente? In che modo lo avrebbero fatto? Con un sondaggio "pilotato", i cui esiti – a distanza di quasi due mesi dalla chiusura – non sono ancora chiari e trasparenti? Quali cittadini? I sedicenti 207 mila che avrebbero partecipato al sondaggio medesimo (a fronte di un pubblico potenziale di 10 milioni di persone (tra docenti, studenti, Ata e genitori): questo il magro bottino (peraltro con qualche legittimo dubbio) che il Governo avrebbe portato a casa?
Le riforme non possono essere calate dall'alto. Non si può non tenere conto di chi opera ogni giorno per il futuro degli studenti e del Paese, ma la scuola non è una casa del Grande Fratello - Che vuol dire, concretamente? Dopo l’ottimismo e la rivendicazione democratica, Davide passa all’analisi dei successi del Governo nel campo dell’istruzione. E, dopo l'ennesimo tentativo di tirare un colpo al cerchio e uno alla botte, ai buoni propositi: ammesso che «ovunque, nel Paese, c’è oggi una buona scuola […] dobbiamo dare ai protagonisti della scuola tutti gli strumenti e le risorse (non solo economiche, ma anche economiche) per poter lavorare. Individueremo le buone pratiche e favoriremo la loro diffusione, porremo le condizioni perché sia sempre più forte il collegamento tra scuola, università, territorio, imprese: la scuola è società, la società deve tornare a curarsi della sua scuola». Avete mai sentito un Governo che parlasse con toni e argomentazioni differenti? Però, scrive Davide, «sulla valutazione degli insegnanti nessun passo indietro. Oggi “todos caballeros” e scatti per tutti per anzianità, senza alcuna valutazione dell’attività svolta. Ora basta. Certo si dovrà tenere conto anche dell’anzianità tra gli elementi di valutazione, ma non può, né deve essere, l’unico parametro». La minaccia – al solito – non supportata da alcun piano preciso, considerando che la quota del 66% dei meritevoli – proposta dal Piano Renzi sulla Buona Scuola – è l’unica cosa che il Governo ha pubblicamente ammesso essere stata cassata dai partecipanti all'"ascolto". 
Rivendica – Davide – legittimamente l'assunzione dei 150.000 nuovi insegnanti, dimenticando di far il benché minimo riferimento alla sentenza di novembre della Corte di Giustizia che rende quelle assunzioni inevitabili. Si sfoga contro la "supplentite" e promette una riforma del sostegno; il capitolo dell’edilizia scolastica si concretizza in una operazione matematica: «Nel 2015 apriremo circa 1.600 cantieri di scuole sicure + 1.600 cantieri di scuole nuove + circa 600 di efficientamento energetico + circa 100 nuove scuole (fondi Inail). Infine, in 15.000 scuole, si interverrà con il progetto "scuole belle", con interventi di manutenzione e abbellimento». Chissà se avranno tempo di occuparsi anche del soffitto dell’asilo nido di Settimo Torinese, crollato il 13 dicembre, o di quello ancor più recente della scuola dell’infanzia del IC Rovani, di Sesto San Giovanni. Entrambi, fortunatamente, senza conseguenze fatali. Ma per mere casualità.
Continua – Davide – a parlare delle promesse in ambito universitario. Ma, per quanto ci riguarda (la scuola), basta così. Da notare che la lista iniziava con la seguente domanda: «Cosa è stato già fatto e cosa continueremo a fare per scuola, università e ricerca?» e che le differenti voci (al netto delle assunzioni, per le quali sono stati stanziati nella legge di stabilità 1000 milioni, di cui 500 immediatamente disponibili) sono solo delle promesse: ancora del potere taumaturgico della parola.

Ma la parte più interessante della missiva di Davide è la conclusione: «Vogliamo fare con voi, di volta in volta, il punto su quello che facciamo e che ci proponiamo di fare: per questo Cambiamenti verrà aggiornato ogni mese. Siamo solo all’inizio e c’è tanto da fare. Non manca, però, la voglia di lavorare, di mettersi in discussione, di pensare che ciò che immaginiamo di buono per il nostro Paese possa essere realizzato. E non siamo pazzi o visionari: sappiamo che da qualcosa bisogna pur cominciare. E lo stiamo già facendo con l’aiuto – sotto forma di critiche o di consigli – di chi si è messo e si mette in dialogo con noi per una scuola, un’università e una cultura, volano della ripresa del nostro Paese. Vi chiedo di continuare a farlo scrivendomi a segreteria.faraone@istruzione.it. Non sempre riesco a rispondere a tutti, ma ogni vostro consiglio o critica viene letto, valutato, messo in relazione con quello che stiamo facendo. Grazie davvero».
Mi permetto di riproporre questa esortazione a coloro che leggeranno la comunicazione del sottosegretario da queste pagine. Noi del Comitato per la Riproposizione della Lip una risposta l’abbiamo data. Io qui pubblicamente, associandomi a quelle dei miei compagni di principi e di battaglia politica, che lo hanno fatto direttamente sulla mail di Davide, e che troverete in parte pubblicati sulla pagina FB Adotta la Lip. Ecco alcuni suggerimenti:


"Esiste già in Parlamento una proposta di Legge scritta da centinaia di docenti, genitori, studenti e sottoscritta, documento controllato alla mano e non online, da 100.000 cittadini, una scuola “per la Repubblica” che adempia al dettato costituzionale.
Se si volesse davvero ascoltare basterebbe partire da qui. Ma lo si vuole davvero o è solo una dichiarazione propagandistica?
Cordiali saluti".
Giovanni Cocchi, insegnante e papà


"Gentile sottosegretario, rispondo all’invito proposto nella sua mail per segnalarle che, se davvero volete porre attenzione a chi la scuola la vive ogni giorno, potete farlo occupandovi seriamente della proposta di Legge, depositata in Parlamento, sia alla Camera che al Senato, scritta da centinaia di docenti, genitori, studenti e sottoscritta con firme regolarmente certificate da 100.000 cittadini. È nata come Legge d’iniziativa popolare per una buona scuola per la Repubblica, facendo propri i dettami costituzionali, ed è stata ripresentata nei due rami del Parlamento con il seguente titolo: "Norme generali sul sistema educativo d'istruzione statale nella scuola di base e nella scuola superiore. Definizione dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di nidi d'infanzia". Se volete veramente ascoltare partite da qui.
Cordiali saluti".
Carlo Salmaso, insegnante di scuola superiore e papà


"Ci meravigliamo che a tutt'oggi Lei non abbia ascoltato una voce profonda che proviene da numerosi Collegi dei docenti e da altre espressioni della società civile a sostegno dei principi costituzionali contenuti in una proposta di legge forte di ben 100.000 firme raccolte.
Mi riferisco alla LIP- Legge di Iniziativa Popolare per una Buona Scuola per la Repubblica- che addirittura è già da mesi un ddl del Parlamento.
Confidiamo in una Sua prossima attenzione a quel testo, che può trovare iscritto sia al Senato che alla Camera".
Antonia Sani, insegnante e genitrice


"Ma Lei lo sa che in Parlamento "giace" una proposta di Legge scritta da centinaia di docenti, genitori, studenti e sottoscritta e certificata da 100.000 elettrici ed elettori? Il suddetto DL, presentato sia alla Camera che al Senato, si intitola "Una buona scuola per la Repubblica” e si ispira correttamente al Dettato Costituzionale. Un vero ascolto presupporrebbe che questa proposta uscisse fuori dai cassetti dei Presidenti dei due rami del Parlamento, per essere discussa dai rappresentanti del popolo sovrano. La invito, pertanto, a voler cortesemente adoperarsi perché ciò avvenga. 
La ringrazio per l'attenzione e La saluto distintamente."
Matteo Viviano, Coordinatore Ligure dell'Associazione Per la Scuola della Repubblica.


"Sarebbe un grande segnale di attenzione se voleste prendere in considerazione l'atto 1583 del Senato e 2630 della Camera, proposta di Legge, depositata in Parlamento, scritta da centinaia di docenti, genitori, studenti e sottoscritta con firme regolarmente certificate da 100.000 cittadini.
È  nata come Legge d’iniziativa popolare per una buona scuola per la Repubblica, facendo propri i dettami costituzionali, ed è stata ripresentata nei due rami del Parlamento con il seguente titolo: "Norme generali sul sistema educativo d'istruzione statale nella scuola di base e nella scuola superiore. Definizione dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di nidi d'infanzia".
Ecco, questo sarebbe un gran bel gesto nei confronti di tutte quelle cittadine e cittadini di questa Repubblica che, avendo a cuore la scuola pubblica statale, hanno investito energie e sogni per progettare una legge che contenga e valorizzi le pratiche migliori delle nostre aule. 
Provateci!"
Marta Gatti, maestra scuola primaria statale


"La prego di rispondermi, di rispondere a tutti coloro che la pensarono, costruirono e condivisero e agli oltre centomila cittadini che la firmarono.
Se veramente volete ascoltare, allora fatelo sul serio, ascoltate coloro che scrissero quella proposta, confrontatevi, ascoltate quanto scritto in centinaia di documenti redatti da altrettanti Collegi Docenti e costruiamo una Scuola laica inclusiva, rispettosa dei tempi di apprendimento al fine di creare dei cittadini consapevoli.
Prof. Orazio Sturniolo, Physicist - docente di matematica e fisica


Essendo maestro elementare sono particolarmente interessato alle parole e al loro significato. Quindi le chiedo: come può definire "ascolto" la compilazione di un questionario on-line?
Come riesce ad affermare che "abbiamo tirato fuori la scuola dalla palude del linguaggio tecnico/sindacale che capiscono solo gli addetti ai lavori e lo abbiamo portato tra i cittadini" quando il documento cosiddetto "La Buona Scuola" è caratterizzato da molti vocaboli appartenenti ad un linguaggio tecnico/aziendale?(Solo per citarne alcuni: Barcamp, Blended Learning, Bring Your Own Device, Co-design Jams, Coding, Content and Language Integrated Learning, Crowdfunding, Decision Making, Design Challenge, Digital Makers, Early leavers, Gamification, Hackathon, Matching Fund, Nudging, Opening Up Education, Service Design, Social Impact Bonds, School Bonus, School Essendo maestro elementare sono particolarmente interessato alle parole e al loro significato. Quindi le chiedo: come può definire "ascolto" la compilazione di un questionario on-line? Guarantee, World Cafés). Un buon percorso di ascolto, nel presente, potrebbe essere quello di partire da una proposta, organica e rispettosa del dettato costituzionale, contenuta nella Legge di Iniziativa Popolare (LIP) per una Buona Scuola per la Repubblica già depositata sia alla Camera che al Senato, dal titolo: "Norme generali sul sistema educativo d’istruzione statale nella scuola di base e nella scuola superiore. Definizione dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di nidi d’infanzia".
Salute e saluti"
Mauro Presini, maestro elementare


"...e se leggeste la #‎LIP?, se vi confrontaste con la #LIP?, e se ascoltaste la #LIP? se leggeste tutti i documenti approvati dai collegi dei docenti? 
...e se l'obbligo scolastico iniziasse nel 5° anno della scuola dell'infanzia e proseguisse fino a 18 anni?
...e se fosse abrogata la legge Gelmini e fossero restituiti alla scuola gli 8 miliardi tolti?
...e se fossero restituiti alla scuola primaria moduli e tempo pieno e fossero abrogati i voti anche nella media?
...e se fosse restituito all'INVALSI il compito di ricerca e sostegno alle scuole e ai docenti per il miglioramento della didattica e della valutazione?
...e se si dicesse e dimostrasse concretamente che la fonte che ispira e fonda giuridicamente la scuola è la nostra Costituzione?
...e se si riaffermasse il principio che il compito della scuola è quello di formare persone e cittadini prima ancora che lavoratori?
[...] [seguono molte altre - sensate - domande, NdA]
#megliolaLIP che a tutto queste domande dà una risposta chiara, precisa, concreta, fattibile anche subito.
Gentile sottosegretario, gentile ministro, gentile governo adottate la LIP anche voi, altrimenti non volete bene alla scuola e al Paese come pure dichiarate in modo altisonante da tutti i microfoni e da tutti i media generosi solo con voi, perché solo a voi danno "ascolto", non agli insegnanti, genitori, studenti che pure qualcosa hanno da dire, hanno detto con la LIP e continueranno a dire, spero non vostro malgrado".
Cosimo De Nitto
docente in pensione


Ecco alcuni spunti. Rimarranno lettera morta, come le 200 delibere dei collegi dei docenti, che abbiamo inviato con posta certificata presso tutti gli Usr, a ministro, sottosegretari – anche a Davide! – premier, responsabile scuola del Pd circa un mese fa? 
Per favore, Davide. Questa volta, se ci sei, batti un colpo.

domenica 18 gennaio 2015

Il nuovo nome del Liceo Artistico. Meglio "Coca Cola" o "Mela di Odessa" ?

Luciano Granieri


Avvertenza. Il post che segue, dedicato alle vicende relative al  cambio di nome del Liceo Artistico oggi intitolato ad Anton Giulio Bragaglia,   è politically scorrect e volutamente provocatorio. Ne sconsigliamo quindi la lettura agli equilibristi riformisti che vedono la pagliuzza del cambio di un nome, ma non la trave della disastrosa riforma denominata   “Buona Scuola”, in approvazione a Febbraio,  che devasterà ulteriormente il sistema dell’istruzione pubblica.  

Infatti proprio nel suddetto decreto, targato Pd,  ed evoluzione privatistico-aziendalista della legge Aprea di gelminiana memoria, si attribuiscono al dirigente scolastico poteri di vita o di morte verso  gli insegnanti su cui comanda, decidendo chi e perché  deve usufruire  dello  scatto di stipendio, prima erogato per anzianità di servizio. Una selezione  basata evidentemente sul grado di  servilismo dei proprio sudditi. 

A tale presidente del consiglio di amministrazione scolastica e ai soci di provenienza  privata - che avranno il diritto di sedere  nel direttivo, non per competenze didattiche, ma perché hanno scucito denari - sarà demandata anche la scelta del nome della scuola. Infatti se domani la Coca Cola decidesse di finanziare il minestrone “Liceo Artistico –IPSIA”, dotando l’istituto  dei laboratori e delle attrezzature didattiche necessarie, hai voglia a rivendicare l’identità culturale della città legata al nome di Anton Giulio Bragaglia!   Quella scuola si chiamerà “Istituto omnicomprensivo Coca Cola” con buona pace di sindaci, presidenti di Provincia, studenti ed insegnanti. 

Il programma di destabilizzazione e discredito  della scuola pubblica, teso a favorire gli istituti privati e  funzionale  alla  selezione degli studenti basata sulla classe sociale di provenienza, è in atto da decenni. La “Buona Scuola” di Renzi non è altro che l’ultimo attacco, in ordine di tempo, al sistema dell’istruzione pubblica di qualità. Un processo avviato da così lungo tempo non può essere fermato se non attraverso un atto rivoluzionario. 

 E qui arriva la provocazione. Perché non partire proprio dal cambio del nome del Liceo Artistico per segnare un primo atto simbolico di ribellione?. Perché non dedicare il Liceo al pittore dadaista Apple? Il nome potrebbe essere: "Liceo Artistico Statale La Mela di Odessa”. Il  testo dell’omonimo  brano degli Area, un gruppo rock-jazz degli anni ’70, rivela questa storia straordinaria. Apple, pittore Dadaista attivo in Germania nei primi del ‘900, voleva raggiungere la Russia per festeggiare la rivoluzione comunista . Non riuscendo ad ottenere il visto dal suo paese per partire, nel 1920 il pittore  s’impossessò di un transatlantico da crociera, pieno di ricchi borghesi  e lo dirottò verso Odessa.  Approdato nella cittadina ucraina, i russi lo accolsero con tutti gli onori e destinarono i ricchi croceristi borghesi alla vendetta del proletariato. 

"Mela" è la traduzione italiana del nome  del pittore dadaista e Odessa  è la città dove questi fu portato in trionfo dai Russi. Da qui il titolo “La mela di Odessa”. La provocazione non è nuova, risale al settembre del 2010 dove per altre questioni  mi venne in mente la suggestione del  Liceo Artistico denominato “La mela di Odessa” . Utopia? Certamente. Provocazione eccessiva e fuori luogo? Forse. Ma se si continua supinamente a sopportare senza ribellarsi, duramente, la protervia della moderna classe finanziario-borghese che oggi ha assunto le sembianze della dirigenza Pd, oppure si fa finta di protestare, depistando con rivendicazioni insignificanti la vera direzione del conflitto, la devastazione dei diritti riconosciuti dalla costituzione, compreso quello ad un’istruzione pubblica efficiente, sarà completa. Svegliamoci dal torpore, perché "se credi che il mondo sia piatto,  sei arrivato alla fine del mondo, se invece credi che il mondo sia tondo, allora sali, sali,  incomincia il girotondo".