Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 31 dicembre 2011

L' INSOGNATA e gli auguri per l' anno che verrà......

Fausta l'insognata Dumano


31 DICEMBRE......insognata più che mai, Con le farfalle allo stomaco, Ci vuole coraggio per fare gli auguri di buon anno, Guardando con obiettività lo scenario che ci circonda ma la speranza è l' ultima dea che fugge, direbbe UGO FOSCOLO,E allora che il nuovo anno sia un album di 365 fogli da colorare per narrare le emozioni, le sensazioni,il grande sogno di UN ALTRO MONDO è POSSIBILE.Il mio augurio di buon anno è quello che i più non hanno , ti auguro tempo per divertirti,per ridere, per il tuo fare e il tuo pensare,Ti auguro tempo per correre dietro  le emozioni,senza affrettarti, guardando l' orologio.Ti auguro tempo non per trascorrerlo , inseguito dalla noia e dalla banalità della quotidianeità, ma tempo per stupirti e non guardare la sabbia che scende dalla clessidra.Tempo peramare e amarti, tempo per la follia  nella fortuna degli amori e delle passioni, ti auguro di avere il senso del tempo che hanno le stelle con la tenacia delle formiche,ti auguro di averegambe che non invecchiano per scovare  con la tua creatività  la lineadel confine illimitato ,inseguendo il raggio verde,''BUON ANNO SPECIALE .E SE LEGGENDOMI .vedi  i fuochi d' artificio dal balcone della camera dove tieni  il computer , stappa lo spumante per un brindisi speciale in privato, perchè mentre riannodo i fili degli affetti  e degli incontri  tu sei nel mio brindisi......con tutto l' affetto possibile fausta

Glückliches neues Jahr da AUT.

Luciano Granieri.

IL TITOLO DOVREBBE SIGNIFICARE BUON ANNO IN TEDESCO. MA PER I POCHI CHE ANCORA NON AVESSERO IMPARATO LA LINGUA TEUTONICA LO RIPETIAMO IN ITALIANO

BUON ANNO A TUTTI!!!!!



venerdì 30 dicembre 2011

Jazz e rivoluzione

a  cura di Luciano Granieri


Chiudiamo l’anno proponendo la storia di un rivoluzionario. Una personalità che ha fatto la sua rivoluzione nell’arte e nel sociale. Nella storia di “Bird” Charlie Parker, si trovano intatti tutti i germi di una forza  rivoluzione vera. La rivolta contro il mercato, che dettava le regole della composizione musicale, il più possibile semplice e fruibile per vendere il maggior numero di incisioni ad uso e consumo dei bianchi , vide protagonista Parker con  un tipo di musica che rivoluzionò le regole armonico- ritmiche in vigore.  A questa si unì la rivolta contro il potere anche culturale dei bianchi. Parker fece diventare la musica afro-americana vero patrimonio culturale ed espressivo dei neri. La sua rivolta coinvolse anche la borghesia americana bianca ed arrivò anche in Europa. La beat  generation è cresciuta con la musica di Bird,  i romanzi di Jack Kerouac e le poesie di Allen Ginsberg, i quali trasposero, l’originalità e le fluidità del fraseggio musicale di Parker nella composizione letteraria e poetica. Dunque si può tranquillamente affermare che la rivoluzione di Parker andò oltre la musica. Coinvolse l’intero mondo artistico, intellettuale e anche popolare dal dopo guerra fino all’avvento del free jazz e delle rivolte nere degli anni ’60. Il testo che segue è di Arrigo Polillo, uno dei più autorevoli esperti di musica jazz.  La clip è composta da alcuni quadri della graphic novel “Prima il  jazz era ballabile, poi venne Bird”  dedicata  alla vita di Parker  con i testi di Angelo Leonardi e i disegni di Gaspare e Gaetano Cassaro .  I brani sono “Wee” e a “Night in Tunisia” Ad accompagnare un Charlie Parker in forma smagliante ci sono Dizzy Gillespie alla tromba, Bud Powell al pianoforte, Charlie Mingus al contrabbasso, Max Roach alla batteria. I brani sono stati registrati durante un concerto al Massey Hall  di Toronto nel 1953

Good Vibrations e 
buon anno a tutti
Luciano Granieri

Prima il jazz era ballabile, poi venne Bird

Arrigo Polillo

Sul fatto che Charlie Parker sia stato uno dei tre geni del jazz sono tutti d’accordo. Gli altri due sono, per comune consenso,  Louis Armstrong che fu il primo grande solista, quasi il fondatore del jazz-arte ( e non più musica folklorica), e Duke Ellington, che del jazz fu il più dotato compositore e il miglior capo orchestra, il più notevole esponente, insomma del jazz orchestrale, in cui composizioni e assoli improvvisati convivono. Parker fu il rivoluzionario, l’innovatore che cambiò improvvisamente il corso del jazz proprio nel momento in cui sembrava che il processo evolutivo della musica afro-americana fosse giunto a conclusione e la sua decadenza fosse iniziata. Comparve alla ribalta, Parker, nei primi anni quaranta, quando era poco più di un ragazzo. Era arrivato a New York da Kansas City, una delle piccole capitali del jazz (allora però già decaduta): veniva da una poverissima famiglia negra e aveva compiuto la sua educazione , se così si può dire per le strade della sua città mescolandosi ai disperati del ghetto negro. Da qualcuno di loro fu iniziato alle droghe dure, che segnarono tragicamente la sua esistenza e alla fine lo uccisero in giovane età. Da altri, dai musicisti di jazz che si potevano ascoltare nei molti locali notturni di Kansas City, imparò a suonare il sassofono; nell’aria respirò il blues. Quando intorno al 1940, cominciò ad essere ascoltato dai colleghi più anziani in qualche locale di Harlem, il suo stile era praticamente formato: era uno stile nuovissimo pur essendo fondato sul blues e derivato, in parte, da quello di Lester Young, il grande sassofonista di Count Basie . Il fatto è che Parker – anzi “Bird”, come tutti lo avevano chiamato – aveva scardinato molte delle regole consacrate del jazz come tutti lo avevano conosciuto: ne aveva fatto saltare i più convenzionali moduli armonici e ritmici, e così facendo aveva trasformato (con la collaborazione però di qualche altro a cominciare dal trombettista Dizzy Gillespie)  il jazz da musica ballabile , divertente, sempre orecchiabile, in musica complessa e raffinata, da ascoltare soltanto. Dopo la rivoluzione operata da Parker e da coloro che gravitavano nella sua orbita, i musicisti negri non furono più i giullari dei bianchi, come erano stati per anni; da allora suonarono anzi tutto per sé e per chi è in grado di apprezzare la loro musica. Del grosso pubblico non si sono più preoccupati: ha fatto eccezione Gillespie  che, burlone per temperamento, ha voluto anche divertire gli spettatori, a cui comunque  ha dato sempre del grande jazz. Gli altri, coloro che si sono proposti solo di piacere alla massa, non contano per i veri jazzmen.  Charlie Parker esercitò un’enorme influenza sui musicisti jazz venuti dopo di lui. Per molti anni gli altosassofonisti di tutto il mondo si rifecero, più o meno consapevolmente, al suo stile. Si dovette aspettare l’arrivo di John Coltrane, che si affermò definitivamente dopo il 1960, perché gli uomini del jazz trovassero un nuovo leader, un nuovo modello (senza però dimenticare il grande infelice Bird) 


2012- GLI AUGURI DI BUON ANNO

Francesco Notarcola


Sappiamo tutti che il 2012 sarà l’anno di lacrime e sangue. Così voluto dai provvedimenti adottati dal governo Monti, sostenuto da una larghissima maggioranza che interpreta e difende gli interessi del capitale finanziario e delle banche.  .
Le banche, per salvarsi, avrebbero potuto vendere  i grandi patrimoni immobiliari accumulati in danno delle imprese e dei cittadini trovatisi in difficoltà.
Gli evasori ed i corrotti continueranno a frequentare i salotti buoni della gente per bene e le segreterie politiche ed istituzionali che contano.
I poveri saranno più poveri, pagheranno le tasse, mangeranno di meno, non potranno curarsi, ma avranno salvato l’Italia.   
La  Città capoluogo è allo sbando, dominata  dal caos amministrativo, sommersa  dagli scandali e dalle inchieste della magistratura ( cimitero, forum, piazza Risorgimento, casa della cultura,ecc.)
Gli arresti e gli inquisiti eccellenti di questi ultimi giorni sono l’evidenza dello sfascio e della debolezza della politica che non governa, dell’asservimento ai poteri forti, del saccheggio del territorio e delle sue inestimabili risorse culturali, paesaggistiche ed archeologiche.
Una Città povera di servizi sociali e sanitari dove sprechi e malgoverno la fanno da padroni.
Si respinge il 50% delle domande per gli asili nido e  le tariffe rasentano il doppio di quelle della capitale d’Italia.
In questi anni abbiamo assistito ai rimpasti continui della giunta e della maggioranza per rincorrere il potere, defenestrando coloro che erano stati eletti e votati da centinaia e migliaia di elettori.
Si è  soppresso, per questi giochetti puerili, anche l’assessorato alla trasparenza.
 Mentre nella nostra provincia la disoccupazione giovanile supera il 30%, la gestione clientelare della cosa pubblica trova sempre il modo per assumere parenti ed amici.
 I lavoratori socialmente utili si lasciano volutamente in condizioni precarie e difficili. Se si fossero affidati a loro certi servizi, ad esempio la numerazione civica e la toponomastica, invece che darli in appalto, i cittadini avrebbero risparmiato  ed i lavoratori avrebbero guadagnato.
Il fallimento di questa amministrazione  è completo e vistoso. Manca il coraggio e la dignità delle dimissioni.
 Per restituire un futuro ed una prospettiva di crescita sociale e civile al nostro Capoluogo occorre pulizia morale e politica.
C’è bisogno di  un profondo rinnovamento per affermare trasparenza, partecipazione, correttezza e legalità.
Per salvare  il Capoluogo i cittadini debbono trovare il coraggio dell’impegno e dell’unità, al disopra e al di fuori di quelle formazioni politiche, di maggioranza e di opposizione,   che da 15 anni governano insieme contro i cittadini e contro la Città, a favore del privilegio e della speculazione.
Chi condivide questa necessità  e queste valutazioni ci comunichi la sua volontà di impegno e trasmetta questo messaggio a tutte le persone che possono dare un contributo serio e costruttivo, disinteressato e volontario.  

Cassino bilancio politico del 2011

PRC/FDS CASSINO

Ci accingiamo a chiudere un anno quello del 2011 che è stato disastroso soprattutto per le classi meno abbienti. La tecnocrazia e la finanza speculativa in sostituzione della politica ha fatto il resto anche per la classe media. Il governo Monti non ha compiuto un operazione di risanamento ma un operazione di macelleria sociale colpendo pensioni e stato sociale, ha aumentato l’IVA, ha introdotto l’IMU, insomma tutto a carico della classe lavoratrice e dei pensionati. Inoltre, Monti ha volutamente spostato l’attenzione sull’art 18 proprio per affermare il pensiero unico del liberismo e delle regole imposte dalla BCE e dall’asse franco-tedesco, chiudendo quotidiani importanti come il nostro:  LIBERAZIONE  che ha accompagnato 20 anni di storia del PRC.
In questo clima di austerità dove i grandi patrimoni non fanno parte dei sacrifici richiesti, l’amministrazione di centro-destra della regione Lazio ha approvato l’aumento indiscriminato dei vitalizi e l’estensione degli stessi agli assessori di nomina esterna. Uno sfregio materiale e morale che non ha eguali. Pensare che tali provvedimenti sono stati votati anche dall’UDC che siede sia in maggioranza con la Polverini che nell’amministrazione Petrarcone.  Non è possibile per noi concepire un’operazione di tale natura senza che venga dato conto a chi insieme a noi sta governando la città di Cassino.
Quando Petrarcone decise le alleanze “post-primo turno” con la conseguente, ingenerosa e scorretta, mancata “investitura politica” al nostro partito, lo stesso giustificò il fatto che sarebbe stato più conveniente preferire a noi  un “canale regionale” come UDC (senza dimenticare Mario Abbruzzese)  per poter meglio favorire finanziamenti per la città. Risultato di questo primo scorcio ammnistrativo regionale: tagli al welfare, controriforme nel sistema sanitario e sociale, soppressione del finanziamento al reddito minimo e per quanto riguarda Cassino c’è il rischio di perdere il finanziamento dei parchi tematici. La presenza di questi canali preferenziali, di fatto, sembra quindi non aver prodotto alcun risultato positivo per il nostro territorio.
In questo anno, quello del 2011, registriamo, però, e, per la prima volta nella storia della nostra città, l’elezione nella maggioranza di governo di un consigliere comunista che, oltre ad avere una straordinaria rilevanza politica, apre contemporaneamente la prospettiva di cambiamento e discontinuità con il vecchio modo di fare politica. Ciò però è reso difficile proprio dalla ambiguità di alcuni partiti politici che si collocano contemporaneamente sia nel centro-destra che nel centro-sinistra, anche se oggi il pensiero dominante, dal PD al PDL, è quello di sostenere il governo Monti, contro il quale noi, invece, come partito, avendo aderito al comitato NO DEBITO, proponiamo a tutta la cittadinanza e a tutte le forze politiche e associazioni  il NO DEBITO DAY.
Per ciò che riguarda questa prima fase di amministrazione Petrarcone rileviamo che il nostro partito ha svolto prima, durante e dopo la campagna elettorale un ruolo importante nell’azione politica e amministrativa, facendo per es. approvare dal consiglio comunale 3 mozioni che riguardano rispettivamente: GAP (gruppi di acquisto popolare), miglioramento della biblioteca comunale e richiesta di sopralluogo da parte degli organi competenti presso la facoltà di Lettere e Filosofia di via Zamoch per una verifica sulle reali condizioni sanitarie dell’ambiente lavorativo in considerazione di diversi decessi avvenuti tra i dipendenti della facoltà, per sopraggiunte neoplasie. Come pure siamo orgogliosi che la prima commissione presieduta dal nostro consigliere  ha licenziato il primo regolamento dell’amministrazione Petrarcone che riguarda l’albo pretorio on-line in conformità con quanto detto in campagna elettorale ed in seguito ratificato nel programma di Bene Comune e cioè il principio di trasparenza degli atti pubblici. Come pure per aver favorito l’avvio della fase di discussione per l’istituzionalizzazione dei comitati di quartiere. Non per questo dobbiamo sottacere che su alcuni atti e alcuni metodi attuati ci sentiamo profondamente in disaccordo politico. Vogliamo rimarcare all’uopo , l’apertura  che proviene dal presidente della commissione servizi sociali, Andrea Velardocchia, alle nostre motivate rivendicazioni di maggiore coinvolgimento e partecipazione alle decisioni, stesso appello che abbiamo rivolto direttamente al sindaco Petrarcone per ribadire l’importanza di una preventiva discussione con i partiti di maggioranza. Questo dovrebbe essere il modus operandi del governo Petrarcone che per noi rimane un obiettivo dirimente. Vorremmo ricordare a chi si rifugia in altre organizzazioni, associazioni e ai cittadini tutti che i partiti sono stati, sono e saranno importantissimi per la vita democratica del paese ed anche a Cassino dovremmo far rinascere la stagione dei partiti che insieme agli altri attori del territorio siano in grado di elaborare il progetto politico-amministrativo.
Se avessimo ragionato bene insieme non saremmo arrivati come si è arrivati con l’introduzione dei voucher di cui abbiamo argomentato approfonditamente la nostra contrarietà e siccome ne cogliamo bene solo la loro sperimentazione, chiediamo  a tal proposito una attenta verifica proponendo il coinvolgimento da subito anche dei cittadini-utenti che fruiscono di tali strumenti e con una attenta discussione preventiva con le forze politiche di maggioranza e opportunamente orientate dall’Osservatorio sociale del quale se ne richiede l’istituzione.

Mentre Velardocchia apre alle  considerazioni politiche avanzate dal nostro partito, l’assessore Di Russo,  decide, in deroga anche a quanto previsto dal programma di Bene Comune, di indicare nell’Osservatorio Sociale, la direttrice della Casa Circondariale di Cassino, anziché indicare, come peraltro evidenziato dal nostro partito, i patronati  ed i rappresentanti del terzo settore.  Un assessore (nominata come tecnico) dovrebbe recepire bene le indicazioni politiche ed invece continua a muoversi autonomamente senza sentire nessun consiglio. Noi non ci stiamo. Bisogna cambiare metodo. Per esempio bisogna prendere posizione sul progetto 7 adulti per i quali chiediamo un incontro urgente con il sindaco Petrarcone per individuare per loro delle soluzioni atte a riprendere il percorso intrapreso ed interrotto coinvolgendo la regione Lazio (vedi i richiami prima menzionati) per chiedere un co-finanziamento adeguato per portare a compimento gli obiettivi prefissati.
                Vogliamo inoltre riferire ancora circa la validità della iniziativa che la CGIL Roma e Lazio    per una petizione popolare finalizzata alla richiesta del rifinanziamento del reddito minimo garantito (obiettivo 100.000 firme in tutto il Lazio). Altro che Piano della Povertà proposto dalla regione Lazio! (che favorisce solo la Caritas, tanto che è stato presentato oltre che dalla Polverini e dall’assessore Forte anche dal direttore della Caritas Diocesana di Roma, Enrico Feroci.   Il nostro partito, invece, ha già presentato emendamenti al Bilancio regionale  proprio per rifinanziare uno strumento economico che rappresenta,  specie per momenti di crisi come quello attuale,  un’ancora di salvezza  per le persone più bisognose. La CGIL di Cassino è pronta per la raccolta della firme e nei prossimi giorni verranno pubblicizzate date e luoghi ove è possibile firmare ed il nostro partito è pronto per fissare con la gente che ne ha beneficiato una assemblea pubblica nei prossimi giorni. Daremo informazioni di merito.
                Vogliamo inoltre ribadire che la mozione presentata dal consigliere Durante per riversare le entrate previste dalla reintroduzione della TOSAP sui passi carrabili (cifra prevista circa 100.000 €) sui servizi sociali non saranno imputate ai voucher anche perché vorremmo richiamare che secondo l’art. 149 della legge 191 del 2009, secondo cui: ”il ricorso a prestazioni di lavoro accessorio da parte di un committente pubblico e degli Enti Locali è consentito nel rispetto dei vincoli previsti dalla vigente disciplina in materia del contenimento delle spese di personale e ove previsto  dal patto di stabilità interno”, di conseguenza, i contratti del tipo in discussione seguono la disciplina per il contenimento delle spese del personale anche se parliamo di lavoro non subordinato. Questo potrebbe causare scompensi nella disciplina dei rapporti di lavoro all’interno del comune in quanto le spese sostenute dai voucher non vanno inserite nel capitolo delle spese sociali ma al contrario, essendo un rapporto di lavoro, devono essere per legge imputate al capitolo di bilancio riguardante le spese del personale. Pertanto il nostro partito non si metterà mai contro i dipendenti comunali che con i voucher si vedranno decurtate risorse imputabili alla base imponibile per chiedere rinnovi contrattuali a partire dal salario accessorio. Anche sulla gestione del personale quindi come il resto delle questioni chiediamo coinvolgimento.

In conclusione, queste nostre analisi di richiesta e partecipazione democratica alla vita amministrativa dovranno essere prese in considerazione. Pertanto chiediamo al sindaco un adeguato riconoscimento politico del nostro partito nelle decisioni amministrative e se non saranno prese in considerazione le nostre legittime rivendicazioni saremo costretti a trarne le dovute  conseguenze politiche.

La sopravvivenza dell'ANEI è in pericolo, dobbiamo intervenire tutti

Franca Dumano

Ciao Luciano, ho ricevuto questa e-mail dalla lista deportatimaipiù, cui sono iscritta e da cui imparo tante cose che non sapevo sulla Resistenza; mi sembra giusto inoltrarla ad AUT e vedere se qualcuno può aiutarli a non chiudere.




C'è un grosso problema circa l'Associazione Ex Internati (militari nei Lager nazisti) A.N.E.I., associazione che è stata fondata dal 1946 quando i superstiti sono rientrati in Italia. Ora, con la crisi, sembra che tale associazione stia per chiudersi. Dal Ministero della Difesa dal quale dipendiamo c'è stato risposto che "dobbiamo vergognarci a chiedere contributi in questa situazione". Io lavoro lì da anni ed ho sistemato i diari e le testimonianze dei sopravvissuti, ma se l'A.N.E.I. chiuderà ho paura che tale materiale venga disperso. Non chiedo aiuti, so che non è possibile, in realtà non so davvero perchè ne parlo, forse solo perchè mi sembra giusto comunicare la possibilità di un tale avvenimento e perchè in un futuro non vorrei sentirmi dire "ma perchè non ce lo avevi detto".
    L'indirizzo dell'A.N.E.I. è Via San Franceco di Sales, 5 00165 Roma telefono 06 68301203, email info@anei.it  il Presidente dell'Associazione è l'Avvocato Raffaele Arcella - Via Livio Andronico, 121 80126 Napoli tel. 081 7672441 - il Segretario Generale è Dott. Stefano Caccialupi. Il sito è www.anei.it 
Esiste un tesseramento e non ha una tassa precisa, si chiedono 10 euro di minimo e comprende anche la ricezione del bollettino "Noi dei Lager" che esce  (o meglio usciva) quadrimestralmente. Non c'è una quantità di soldi precisi che ci servono, noi abbiamo la sede gratis offerta nella Casa della Memoria e della Storia dal Comune di Roma, non paghiamo affitto, ma abbiamo l'obbligo di organizzare qualche manifestazione (presentazione di libri, seminari per gli insegnanti o per i ragazzi, ecc.)  e la pubblicazione del Bollettino che è la spesa più importante; quindi le necessità pratiche in effetti sono poche, dobbiamo pagare il telefono, la cancelleria, e ogni tre o quattro anni un congresso di cui però se ne può fare anche a meno. I diari sono tutti all'ANEI ordinati e ben conservati. Le testimonianze (sono diverse dai diari: sono flash, episodi dell'internamento, brevi periodi) sono a volte molto significative.

Maria Trionfi

giovedì 29 dicembre 2011

Spunta il forcone con Monti

Una produzione ME-TRO  (Merighi &Troja)




IL FUTURO E' NEI REBBI

IL CITTADINO CHE NON C’E’ Migrazioni, stranieri, minoranze

Associazione "Oltre l'Occidente"

Domani a Frosinone alle 17 Oltre l’Occidente nella propria sede di l.go Paleario 7 ospiterà Giuliana Sgrena suo malgrado protagonista di funesti eventi durante la guerra in Iraq ed oggi testimone di esperienze di pace e di lotta per i diritti, in primo luogo quelli della donna, nel mondo islamico. «La lotta per affermare i propri diritti è legata alla battaglia per la democrazia, quindi non può basarsi su una evoluzione della religione che affida comunque le scelte a Dio – interpretate poi da uomini – e non alla maggioranza della popolazione. Questo vale per tutte le religioni. La lotta delle donne si colloca all’interno della lotta più ampia della secolarizzazione dell’Islam, un processo difficile, anche a causa del contesto internazionale dove prevale il fanatismo religioso, non solo islamici. Un processo che il cristianesimo ha già attraversato ed è stato – è bene ripeterlo – altrettanto sanguinoso».
Così conclude Giuliana Sgrena il testo “Il prezzo del velo La guerra dell'islam contro le donne” un viaggio attraverso il mondo islamico al femminile per ribadire la necessità dell’affermazione della identità della donna.
Domani a Oltre l’Occidente di questo si parlerà in un incontro alle 17 dal titolo “La donna nel mondo arabo, la donna araba nel mondo occidentale”.

Sabato 31 conclusione con serata multietnica e concerto dei Damm&dong .Il vecchio proverbio formiano “damm e dong... amic' te song'” battezza questo gruppo di straordinario talento che genera e ricerca i suoni del mediterraneo, del mondo dell'ulivo, producendo un diluviante etno-altro, con vigore, impegno, cuore e ritmo ancestrali eppure futuribili. La colonna sonora ideale per un capodanno che voglia esorcizzare la paura dell'anno a venire.


L’Iniziativa realizzata con il contributo della Regione Lazio Assessorato Cultura, Spettacolo e Sport” e con l’aiuto delle associazioni la Lanterna di Arce, Godere Operaio di Isola del Liri, la Casa dei Diritti Sociali di Frosinone e la Cantina Mediterraneo.

Riportiamo i video di  due momenti della conferenza che Giuliana Sgrena tenne la primavera scorsa ad Anagni.
Luciano Granieri



mercoledì 28 dicembre 2011

Il primo consiglio comunale dopo il Big Bang

Luciano Granieri


Frosinone. Mercoledì 28 dicembre, ore 18,00.   Si riunisce in seconda seduta, il primo consiglio comunale “DOPO CRISTO” ossia dopo la bufera giudiziaria abbattutasi sull’amministrazione Marini. La curiosità è molta perché, anche se all’ordine del giorno c’è la votazione della delibera sulla costituzione della  nuova società che andrà ad assorbire parte degli addetti  in quota al comune di Frosinone che lavoravano presso la Multiservizi, lasciata andare in malora, e l’approvazione di piccoli  aggiustamenti di bilancio,  si vuole vedere le reazioni di consiglieri, assessori, sindaco e affini sull’”affaire” Lacava e Gallon. Il tutto viene affidato ad un qustion  time richiesto dai banchi dell’opposizione sui cicloni  “occhi vigile” e urbanistica.  Purtroppo le aspettative di una grande discussione e di rivelazioni eclatanti lasciano il posto ad uno squallido e prevedibile gioco della parti. Si comincia con il  presidente del consiglio comunale, dott. Norberto Venturi, che snocciola l’ordine del giorno. Al primo punto la nomina dei nuovi consiglieri che andranno a sostituire i dimissionari Gianfranco Pizzutelli e Paolo Lacava vittime sacrificali di “quer pasticciaccio brutto de P.zza VI dicembre”. Sono  rispettivamente, Giuseppe Scaccia per Pizzutelli e Nicoletta Lombardi per Lacava.  Subito si verifica  il primo intoppo. Il sindaco Michele Marini, ancora prima, che si dia inizio ai lavori e anticipando la bufera che incombe dai banchi dell’opposizione,  prende la parola per dire la sua sulla questione. E’ tutta una sequela di luoghi comuni. “Siamo tutti rattristati e addolorati per l’accaduto, ma esiste la presunzione di innocenza, abbiamo piena fiducia nei magistrati, e comunque Majora Premunt (azzo che cultura)  per cui andiamo avanti con fiducia, che la giunta continui a governare. In  fondo cosa  è successo?  Nulla a parte un consigliere colto da infide telecamere mentre intasca  l’anticipo di una mazzetta e un altro consigliere, insieme con un funzionario, scelto direttamente dal sindaco, indagato per corruzione, non c’è nulla di che preoccuparsi nonostante le deleghe assessorili siano divenuti peggio dei titoli subprime, cioè spazzatura,  e non le vuole più nessuno. Il consigliere di minoranza Fabio Tagliaferri già bello carico, si scaglia imbufalito contro il sindaco urlando che il suo intervento non vale una cippa in quanto proferito quando ancora i nuovi consiglieri non erano stari nominati,  quindii rivolto ad un’assise non formalizzata.  Si accende la bagarre il presidente Venturi sbraita minacciando l’espulsione di Tagliaferri, il consigliere Smania inveisce contro Tagliaferri  manco fosse al congresso del circolo di Rifondazione di Frosinone Carlo Giuliani.  Ritorna la calma anche perché ci si rende conto che gli astanti soprattutto i lavoratori  della Multiservizi,  loro si alle prese con i problemi veri, sono in preda alla nausea più totale .  Si ratifica la nomina dei due nuovi consiglieri ai quali viene concesso un intervento di saluto. Scaccia preferisce non intervenire in un atmosfera incandescente,  Nicoletta Lombardi non riesce neanche a leggere le quattro parole messe in croce che qualcuno gli ha scritto su un foglietto. Inizia il question time. Il consigliere Pdl Magliocchetti  chiede notizie  su  come e a chi verranno riaffibbiate le deleghe assessorili, chiede lumi sul terremoto politico che sta attraversando la maggioranza. Gli viene risposto che il consiglio comunale non è il luogo dove i partiti che appoggiano Marini devono discutere del proprio destino.  Tradotto in Italiano  “Che  ne vuoi sapere tu che  sei della minoranza? Sono cazzi nostri”.  Il consigliere Tagliaferri  rifatto il pieno di adrenalina  ricomincia a caricare a testa bassa: chi governa Frosinone?  Non ci sono più gli assessori,  non ci sono più i consiglieri, si sono dimesse pure le donne delle pulizie  e lo sciacquone del cesso della sala consiliare non funziona, IL COMUNE E’ ALLA PARILISI. Viene facile rispondere che anche la Provincia governata dal partito di Tagliaferri è alla paralisi pur non essendoci alcun dimissionario. Ma qui siamo in Comune e comunque ci penserà il consigliere Quaresima a ricordare a Tagliaferri l’”iperattività” del consiglio provinciale. Il sindaco forte di una calma montiana risponde con  un berlusconiano “ghe pensi mi”. Piacentini sempre dai banchi dell’opposizione riporta la calma e fa un intervento tutto basato sul “noi però vi avevamo avvertito  e ve l‘aveva detto anche un vostro consigliere attraverso un’informativa del marzo 2010, che la pratica della lottizzazione di via Mastruccia era impicciata ma voi niente”. Gualdini transfuga Pd approdato a Sel timidamente si permette di rilevare che il suo piccolo, ma che dico piccolo, minuscolo movimento ritiene che le azioni poste in essere dal comune per lavare i panni non siano sufficienti neanche ad un prelavaggio. Quindi irrompe il consigliere di maggioranza Pierluigi Quaresima, il quale sbraca  affermando che in fin dei conti qualche sbaglio in buona fede si può fare, infatti Lacava mica lo sapeva perché gli stavano mettendo in mano una mazzetta di 25mila euro, credeva fosse un funzionario dello stato che gli  stesse consegnando la vincita del gratta e vinci. Poi Quaresima si riprende e dice due cose sensate. La prima”Sulla questione morale si giocano le fortune elettorali del centro sinistra” la seconda rivolto ai banchi dell’opposizione “se continuiamo così la genti non vota più né voi né noi”.  Ecco su questo secondo punto inviterei a riflettere i cittadini. Forse è veramente giunto il momento di andare oltre la semplice scelta  fra centro destra e centrosinistra, non è più sufficiente scegliere fra questo  o quel candidato,  fra questo o quel programma, non è più il tempo delle scelte fra proposte preconfezionate da burocrati  che tutto hanno a cuore tranne che il benessere dei cittadini. E’ tempo di  proporre noi cittadini un programma di governo è tempo di decidere  noi cittadini come dovranno essere gli scenari futuri. Sono passate le 20,00 nauseato vado via. I lavoratori della Multiservizi sono ancora li per conoscere il proprio destino.





Audit sul debito, istruzioni per l'uso

Guido Viale.Fonte "il manifesto" del 28/12


Il costo del debito pubblico italiano non è sostenibile: 8585miliardi di euro all’anno di interessi su 1.900miliardi di debito complessivo, che l’anno prossimo saranno probabilmente di più: 90-100; a cui dal 2015 si aggiungeranno (ma nessuno ne parla) altri 40-50 miliardi all’anno, previsti dal patto di stabilità europeo, per riportare progressivamente i debiti pubblici dell’eurozona al 60% del Pil. Ma questa è solo la parte nota del nostro debito pubblico; ce n’è un’altra “nascosta”, che forse vale quasi altrettanto e che emergerà poco per volta, mano a mano che verranno a scadenza impegni che lo Stato o qualche Ente pubblico hanno assunto per conto di operatori privati sotto le mentite spoglie di una finanza di progetto. Il Tav (treno ad alta velocità) è l’esempio e il modello più clamoroso di questo sistema; comporta per la finanza pubblica – finora,ma non è finita qui, e Passere ci si è messo d’impegno – un onere nascosto di circa 100 miliardi di euro. Ma secondo Ivan Cicconi dietro la circa 20 mila Spa messe in piedi dalle diverse amministrazioni locali si nasconde  un numero indeterminato di “finanze di progetto” , i cui oneri verranno alla luce poco per volta nei prossimi anni. Doppia insostenibilità Colpa della Politica? Certamente. Ma soprattutto colpa delle privatizzazioni, che non sono un’alternativa agli sperperi della Politica, ma il loro potenziamento a beneficio della finanza privata e di profittatori di ogni risma. La vera alternativa alla cattiva politica è la trasparenza e il controllo dal basso della spesa e dei servizi pubblici: la loro riconquista come beni comuni.
Finora gli interessi sul debito pubblico italiano sono stati pagati ogni anno, in tutto o in parte, con nuovo debito (che infatti è in larga parte il prodotto non di veri  investimenti, mai fatti, ma di interessi accumulati nel corso del tempo). Ma con il pareggio di bilancio in Costituzione, quegli 85-100 e poi 130-150 miliardi all’anno, dovranno essere ricavati interamente da un taglio ulteriore  della spesa pubblica o da maggiori entrate fiscali. Finchè il sistema finanziario globale è stato stabile, il debito italiano (ora al 120 per cento del Pil) non creava problemi: era una cuccagna sia per coloro che incassavano gli interessi, sia, soprattutto, per l’evasione fscale (120 miliardi) e la corruzione (altri 60 miliardi; altro che le pensioni troppo generose!). Quei costi e quegli ammanchi venivano infatti coperti dal Stato, indebitandosi. Ma da quando il sistema finanziario è diventato turbolento ( e nei prossimi anni lo sarà sempre di più) fare fronte a quel debito è sempre più difficile e costoso; e prima o dopo la corda si spezza. E’ un po’ quello che è successo con i mutui subprime, per anni hanno reso bene a chi li concedeva, a chi li rivendeva impacchettati a milioni nei cosiddetti Cdo, e a chi li comprava, ripartendo il rischio  -  come sostiene la teoria economica  - su tutto il pianeta: in particolare, per quello che riguarda l’Europa, tra le banche inglesi, francesi, e tedesche, che ne sono ancora oggi piene. Ma un debito non può crescere e accumularsi all’infinito; prima o dopo arriva la resa dei conti. Con i mutui subprime la si è in parte attutita e in parte nascosta finanziando a man bassa, con migliaia di miliardi di denaro pubblico, le banche che li detengono perché non fallissero. Con i debiti pubblici dei paesi dell’Europa mediterranea la Bce di Draghi ha deciso di fare la stessa cosa: finanziare le banche a tassi scontati perché riacquistassero i debiti pubblici in scadenza, a tassi  cinque-sette volte maggiori .  E le banche lucrano la differenza . Ma è un gioco che non può durare in eterno; nemmeno se, per miracolo, la Bce fosse autorizzata a comprare quei titoli  direttamente (“stampando” – come si dice, me le cose non stanno proprio così – moneta). Che cosa c’è allora , alla stazione di arrivo di questo binario? O la “crescita” o il default. Ecco perché politici ed economisti (e gli economisti-politici) si sbracciano a snocciolare  ricette inconsistenti  e persino ridicole per la “crescita”.Ma quale crescita? Con il pareggio di bilancio  - e in un contesto in cui gli interessi sul debito non vanno a sostenere la domanda, ma volano a gonfiare la bolla finanziaria  - per tornare a crescere il Pil italiano dovrebbe aumentare a un tasso superiore all’incidenza del servizio del debito (interessi più ratei di rimborso) . Ritmi cinesi ( e di una Cina che non c’è più) se lo spread resta ai livelli attuali; ma anche, a partire dal 2015, se tornasse a livelli giudicati “normali”. Ma niente di questo è in vista: invece di crescere , l’Italia è già in recessione; l’Europa sta per entrarci: le economie emergenti non “tirano” più e il mondo intero sta correndo incontro a un disastro ambientale irreversibile. Per questo il default non è fantascienza ma , ahimè, una prospettiva sempre più probabile; non ci siamo abituati, ma non sarebbe né il primo né l’ultimo della storia. Meglio dunque prepararsi. E prepararsi vuol dire negoziare a livello europeo una ristrutturazione del debito (di molti paesi; e di molte banche; anche quelle dei paesi più forti). E per  ristrutturare i debiti bisogna sapere come si sono formati , chi li detiene, e come isolare le conseguenze più negative di un loro congelamento, di una loro riduzione (il cosiddetto haircut: taglio di capelli) o di un loro annullamento selettivo (larga parte del debito italiano è classificato come “odioso” e “illegittimo” a seconda delle categorie coinvolte. E’ l’audit del debito: un programma che dovrebbe vederci impegnati per i prossimi mesi e forse anni; ma con cui è possibile costruire in forme condivise una piattaforma alternativa di governo dell’economia. In altri paesi – in Europa, Grecia, Irlanda, Spagna; e in altri in America Latina – questo lavoro è già in corso. Da noi potrebbe assumere dimensioni più vaste e profonde. Non si tratta infatti soltanto di coinvolgere un gruppo di economisti -  il più vasto possibile -  disposti a impegnarsi in questo esercizio; di rivendicare l’accesso ai documenti mai resi pubblici; e di diffondere i risultati della ricerca con una grande campagna di informazione . Per essere esauriente l’audit dovrebbe ricostruirne non solo il passato – come si è formato il debito – ma scavare nel presente  e, per i motivi spiegati prima, anche nel futuro. Cioè portare alla luce come viene gestita la spesa pubblica nella sua dimensione operativa. Per condurre un audit in questo modo bisognerebbe costruire in ogni città e in ogni ente un nucleo di persone disposte e interessate a rendere pubblico – senza violare per ora alcun obbligo di riservatezza – il modo in cui concretamente si formano le decisioni relative all’erogazione della spesa in cui il loro ufficio o il loro servizio è coinvolto; e di includere in questa disamina una rappresentanza dei cosiddetti stakeholder, gli utenti, siano essi pazienti, fruitori, soggetti di registrazione o controlli, o contribuenti; le imprese che accedono a qualche servizio o che ne sono fornitori; le altre banche, correlate, della pubblica amministrazione. Chiunque abbia lavorato in o a contatto con organismi pubblici sa che tra le leggi che disciplinano una materia e la loro applicazione operativa c’è un’infinità di passaggi, alcuni normati in forma di regolamento, altri gestiti in modo discrezionale, alcuni del tutto inutili o facilmente semplificabili, e molti sottoposti ai condizionamenti delle lobby legali che di attività illecite. In più, chiunque abbia lavorato in questo contesto sa che in certi ambiti  una parte del personale è veramente superflua , perché l’organico risponde esclusivamente  a una logica di potere della gerarchia; mentre in altri è decisamente insufficiente  o insufficientemente qualificata; e che anche la mobilità interna potrebbe essere gestita molto meglio, e in modo non vessatorio, con il coinvolgimento non episodico e non condizionato sia di chi il lavoro lo svolge tutti i giorni che di chi ne fruisce o concorre al suo risultato come fornitore o utente.  Si tratta di portare tutto questo alla luce, connettendo, mano a mano che l’analisi procede, al contesto dell’elaborazione macro sul debito sviluppata dagli economisti. Una riforma democratica della spesa pubblica e del debito non può prescindere da un’operazione del genere. Ma non può prescindere nemmeno una vera riforma della pubblica amministrazione fondata sui principi della partecipazione. Quella spending review che Brunetta ha varato interpretandola come licenza di bastonare  sadicamente i lavoratori e Tremonti cone programma di “tagli lineari” a cui sottoporre in modo indiscriminato e devastante tanto gli organici della pubblica amministrazione quanto la dotazione di risorse gestita da ogni servizio, i lavoratori del pubblico impiego la potrebbero prendere nelle loro mani. Per farne la base tanto di una piattaforma rivendicativa per una riorganizzazione dal basso del loro lavoro, quanto di una informazione dirompente del modo in cui si forma giorno per giorno la spesa e giorno per giorno si accumula il debito. E’ una proposta irrealizzabile o è il completamento irrinunciabile di un programma di conversione ecologica?

martedì 27 dicembre 2011

1961

Lucia Fabi, Angelino Loffredi
Il 1961 è ricordato come l’anno della costruzione del Muro di Berlino e dei primi astronauti che volano nello spazio ( Gagarin, Shepard, Titov ); se vogliamo essere più vicini alla nostra realtà territoriale ricordiamo che è l’anno in cui il Prodotto Interno Lord ( PIL ) in Italia tocca un indice mai più ripetuto ( +8,3% ). Oggi si direbbe una crescita cinese. Ma non era tutto oro quello che luce. Nell’interno di quell’eccezionale risultato c’erano le contraddizioni che riemergevano, prima fra tutte l’emigrazione. Nella provincia di Frosinone mediamente emigravano più di 1.000 persone l’anno. A Ceccano, invece il fenomeno che si stava affermando era quello del pendolarismo. Per gli abitanti delle campagne, infatti, sorgeva la necessità di andare a lavorare nei cantieri romani.Sempre a Ceccano, della magica squadra calcistica di Annunziata rimaneva solo un ricordo. Il nuovo gruppo sportivo militante nelle categorie inferiori non brillava per capacità. E’ solo il torneo rionale che riempe le gradinate del campo sportivo e sollecita antagonismi e passioni. In tale occasione, a giugno, la squadra rappresentante il rione Piazza, allenata da Leandro Mattone, si riconferma la più forte superando quella del Ponte. Sempre nello stesso anno, trascinati dal successo della grande olimpiade romana e dalla sorprendente vittoria di Livio Berruti, si apre un nuovo settore sportivo: non solo calcio ma anche atletica leggera. La squadra si chiama Società Atletica Ceccano che, pur priva di strutture e mezzi finanziari, sarà sulla cresta dell’onda fino a tutto il 1967. Per tutto il periodo costituirà per i cinquecento giovani, saltuari o fissi, che la frequenteranno, un eccezionale centro di formazione fisica e morale: Filippo Ranieri, Franco Del Brocco, Antonio Micheli, Fernando Fabi, Romeo Barletta, Vittorio Masi, ne saranno i protagonisti più affermati, artefici di risultati di valore nazionale.
Se questo è il contesto generale e cittadino, se la scienza porta l’uomo nello spazio è l’economia è in piena espansione e necessario ricordare che rimane sempre aperta la questione nell’interno del saponificio Annunziata dominata dall’arbìtrio e dall’arretratezza. Sono passati, infatti, otto anni dal licenziamento degli undici dipendenti; ne sono trascorsi tre da quando vennero licenziate le cinque donne colpevoli di aver illustrato agli Ispettori del Ministero le drammatiche condizioni di lavoro esistenti e la situazione è rimasta immobile, potremmo dire “ normalizzata”
Nel 1959 circolò solamente un volantino della CGIL che ricordava le terribili condizioni interne. Insomma il commendatore, odiato e temuto, in quel momento rappresentava veramente l’immagine dell’onnipotenza. Il suo potere, per i sostegni governativi di cui godeva, era tanto rafforzato che nel 1960 inventò un sindacato tutto padronale quasi a dimostrare di avere un sostegno operaio.
A luglio del 1961, convinto di aver un potere immenso, presentò una lista per le elezioni della commissione interna. Si prospettava, dunque un voto con lista unica, utile per tacitare gli avversari politici e necessario per dimostrare che in fabbrica esistevano le libertà sindacali.
Quando tutto sembra procedere secondo i suoi piani avviene l’imprevedibile, un fulmine a ciel sereno: la CISL presenta una lista di candidati. Ma ancora più sorprendente è che anche la Uil e la stessa CGIL sono in grado di depositare la proprie.
Improvvisamente sembra che il mondo stia cambiando!
Ma la storia non finisce qui. I mezzi a disposizione di Annunziata sono infiniti. Sente la necessità di reagire e di porre i suoi rimedi.
A tanti anni di distanza è per noi difficile ricostruire in maniera precisa quanto avvenne nell’interno degli uffici; la rabbia e lo sconcerto del servitorame, i tentativi di scarica-barile fra gli stessi e tutte le ipotesi di intervento discusse e prospettate. Quello che possiamo scrivere è che il giorno dopo tanto convulso movimento tre candidati della lista CSL ritirano la loro partecipazione alle elezioni.

Anche questo è imprevisto, comunque un colpo durissimo. Dopo qualche ora dalla notizia, il segretario provinciale della CSL, Nicola Sferruzza, insieme con i ceccanesi Osvaldo Rocca e Luigino Santodonato varcano il portone della Questura di Frosinone per presentare una denuncia riguardante l’avvenimento.

Certo è una tempestiva risposta ma fra gli operai incomincia ad aleggiare il fantasma del dubbio: chi saranno i prossimi a ritirarsi ?Quale sarà la lista vincente ? Come andrà a finire ?

Il voto degli operai e degli impiegati è stabilito per il 9 di agosto. Una data decisiva, importantissima. Il giorno precedente per i dirigenti sindacali e per tutti gli operai coinvolti sarà drammatico, caratterizzato da una serie ininterrotta di conferme di impegni solenni proclamati ma anche di diffidenza e di sospetti. La notte prima del voto si prospetta per tutti piena di incubi.

Caro Ferrero, o stai con Cremaschi o stai con Bersani…

Redazione  http://www.controcorrentesinistraprc.org/

Pubblichiamo questa lettera aperta inviata da 20 dirigenti nazionali della sinistra di Rifondazione a Ferrero. Nelle sue conclusioni al dibattito svoltosi al congresso nazionale di Napoli, due settimane fa, il segretario di Rifondazione indicava la necessità di sostenere il movimento No Debito e di contribuire alla riuscita della manifestazione del 17 dicembre a Roma. Meno di una settimana dopo il consiglio nazionale della Federazione della Sinistra approvava – con i voti contrari delle sole compagne Previato e Forenza – la convocazione di una manifestazione contro il governo Monti il 18 dicembre a Roma. Un modo curioso di sostenere il movimento. All’assemblea dei NO Debito peraltro una fugace visita di Ferrero, pochi rappresentanti della maggioranza di Rifondazione e nessun intervento della segreteria nazionale. Se questo è il modo di iniziare la stagione dell’opposizione a Monti siamo ben messi…


Lettera aperta al segretario del Prc Paolo Ferrero.
Caro Segretario, abbiamo appena concluso un congresso del nostro partito che ci ha visto su mozioni distinte, tuttavia i fatti hanno la testa dura: la crisi del capitalismo e la gestione che ne fanno le classi dominanti spinge il partito ad assumere una posizione di contrasto netto al governo Monti. Siamo tutti d’accordo con la necessità di costruire la più ampia opposizione al governo, che peraltro ha appena varato una delle manovre economiche più classiste dei tempi recenti. L’ipotesi da alcuni paventata che il governo potesse godere di una luna di miele, in virtù della soddisfazione della caduta di Berlusconi, si è rivelata in pochi giorni totalmente errata. La controriforma delle pensioni, il blocco degli assegni pensionistici, l’ennesimo aumento dell’Iva, la reintroduzione dell’Ici con tanto di rivalutazioni degli estimi catastali e la demagogia sui costi della politica e sulla tassa ai patrimoni scudati hanno reso chiaro la natura di classe di questo governo, che dà un messaggio politico netto: la crisi deve essere pagata dal lavoro dipendente. L’opposizione sociale stenta ad organizzarsi a causa del sostegno scandaloso da parte delle forze politiche del centro sinistra al governo. La Cgil, costretta a promuovere lo sciopero, balbetta la sua insoddisfazione per gli esiti della “trattativa” con il governo sulla modifica della manovra. Tutta la strategia del sindacato è improntata a non alimentare l’opposizione al fine di garantirsi equilibri politici più avanzati (un governo di centrosinistra) alle prossime elezioni politiche.
In questo contesto come il Partito della Rifondazione comunista intende costruire l’opposizione? La cosiddetta “sinistra liberale” è totalmente allineata alla politica economica del rigore della Bce e del Fmi, insieme alla destra del PdL e al Terzo Polo. Esiste uno spazio enorme alla sinistra del partito unico del governo. In questo solco il nostro partito ha dato la sua adesione al comitato NO DEBITO che ha promosso la sua seconda assemblea nazionale a Roma il 17 dicembre 2011, dopo la prima riuscita iniziativa del 1 ottobre, nella quale tu stesso sei intervenuto. Perché abbiamo dato questa adesione? Ipotizziamo che il nostro sostegno sia determinato dai cinque punti rivendicativi alla base del comitato che possono rappresentare la leva per una riscossa del mondo del lavoro e di tutte le vertenze aperte contro la politica di rapina del capitale. Promuovere mobilitazione, mettersi a sostegno della autorganizzazione del conflitto. Le vertenze non mancano, e sono destinate ad aumentare, lo scontro promosso da Marchionne, gli effetti della crisi economica e degli attacchi del governo, per quanto possano provocare paure e disorientamento, creano le condizioni per l’esasperazione del conflitto sociale. È decisivo pertanto rivolgersi a quei settori di movimento che in contrapposizione al quadro politico istituzionale sono il terreno privilegiato della nostra proposta di costruzione dell’opposizione. Sorprendentemente sabato 10 dicembre scorso il coordinamento della Federazione della Sinistra ha proposto unitariamente un’assemblea nazionale il 18 dicembre 2011 a Roma aperta a tutte le forze politiche “che hanno annunciato l’opposizione alla manovra” e in particolare per proporre un patto di consultazione “alle forze che si oppongono da sinistra alla manovra” dentro e fuori dal Parlamento. Come è noto l’iniziativa viene decisa con il voto contrario di Previato, e l’astensione di Forenza, dopo un dibattito nel quale è stato reso esplicito che l’obiettivo dell’iniziativa è mantenere aperta la prospettiva di una forma di coordinamento con le forze di centrosinistra, Pd incluso.
Ci sembra pertanto che questa iniziativa entri in diretto contrasto con quella del 17 e non solo per motivi organizzativi. Nelle tue conclusioni al nostro congresso nazionale hai ribadito l’importanza della partecipazione al percorso del comitato No debito. Eppure, a pochi giorni di distanza, nulla si fa per promuovere questa partecipazione e al contrario se ne organizza un’altra di segno completamente opposto. Noi chiediamo elezioni subito, quindi siamo per le dimissioni del Governo. Come è possibile proporre un patto di consultazione a forze politiche che hanno votato la fiducia a Monti e di ‘coordinarsi’ con uno dei due pilastri della maggioranza che sostiene il Governo stesso? Ci proponiamo di costruire l’opposizione o di prefigurare il nuovo quadro di alleanze per l’anno 2013? Inoltre, per quale ragione queste forze dovrebbero consultarsi con il nostro partito, dopo che hanno affossato il referendum per la legge proporzionale, che hanno affossato la volontà di 27 milioni di no alla privatizzazione dell’acqua. Cos’altro devono fare e dire queste forze per dimostrare la loro adesione al neoliberismo? Cos’altro aspettiamo noi a chiudere ogni confronto con questi “sinceri democratici”? D’altra parte Pd, Idv e Sel sono talmente saldamente attaccati ad una prospettiva di governo del paese da non temere un’erosione del loro consenso elettorale proprio perché noi non siamo una minaccia. Il patto di consultazione, ammesso che mai si realizzi, avrà l’unico effetto di non rendere credibile la nostra opposizione.
Caro Ferrero, l’opposizione a Monti è la discriminante di ogni alleanza, tu da che parte stai? Noi non abbiamo dubbi: siamo nelle vertenze operaie e contro le burocrazie che le mandano alla deriva, siamo con chi tutela i beni pubblici e contro chi li vuole privatizzare, e per questo facciamo appello a te a sciogliere le riserve, abbandona ogni velleità di fronti democratici e schierati con nettezza con chi la crisi vuole farla pagare ai padroni a partire dal comitato No debito e dal percorso di opposizione e di mobilitazione avanzato nelle sue assemblee nazionali.



Claudio Bellotti Alessandro Giardiello Marco Veruggio Mara Armellin Franco Bavila Donatella Bilardi Maria Lucia Bisetti Margherita Colella Antonio Erpice Lucia Erpice Francesco Giliani Patrizia Granchelli Luisa Grasso Domenico Loffredo Lidia Luzzaro Dario Salvetti Paolo Scarabelli Jacopo Renda Sonia Previato Ilic Vezzosi Serena Capodicasa Luigi Minghetti


Freddie in Terrassa

Luciano Granieri

Roma, teatro Olimpico. E’ una memorabile serata  di  primavera del 1982 .  Sul palco cinque straordinari musicisti hanno appena finito di far saltare il pubblico sulle poltroncine concludendo una scintillante esecuzione di  One of a Kind.  Fra quegli appassionati c’era anche il sottoscritto ed  un estasiato Nino  Manfredi,   che seduto per caso accanto a me, esprimeva tutta la sua passione e ammirazione per quei  cinque musicisti .  Al chetarsi  degli applausi,  all’improvviso,  un amplificatore emette un fischio acuto,  effetto larsen si dice in gergo tecnico. Un dei cinque musicisti, il trombettista, si volge verso la cassa acustica e mentre con  la tromba prende la stessa nota acuta del fischio, con il piede batte il quattro e il quintetto attacca  ad improvvisare un blues che ha come semplice tema quella nota riportata dall’effetto larsen. Abbiamo assistito all’esecuzione di un pezzo   che evidentemente non sarà  mai più eseguito  perché basato sull’improvvisazione pura scaturita da un semplice rumore uscito dagli apparati acustici. Questa è l’esaltazione della musica jazz. Ah  dimenticavo.  I cinque musicisti protagonisti di questa straordinaria performance erano:  Harold Land al sax tenore, Billy Child al pianoforte, Herbie Lewis  al contrabbasso, Steve Houghton alla batteria.  Il trombettista alla testa del gruppo che ha dato il la (ma forse era un do) all’improvvisazione era l’incredibile  FREDDIE HUBBARD, uno dei più talentuosi  interpeti del panorama jazzistico  degli ultimi  sessant’ anni. E’ proprio con questo musicista, la cui performance del teatro Olimpico ha segnato profondamente  la mia militanza  di "jezzemane", che voglio chiudere l’anno jazzistico  di Aut,  e aprire il prossimo.  Infatti  dedicherò due post (questo ed  un secondo che uscirà all’inizio di gennaio)   ad un concerto tenutosi nel 1991 a Barcellona in occasione del festival jazz di Terrassa il cui protagonista è il trombettista di Indianapolis, questa volta alla testa di un quintetto composto da:  Donald Braden al sax tenore,  Benny Green al pianoforte, Jeff Chambers al contrabbasso, Louis Hayes alla batteria.  Freddie Hubbard è senza dubbio un virtuoso del suo strumento, talmente virtuoso che ogni tanto  eccede nel  mostrare la sua straripante tecnica  rendendo le sue esibizioni un po’ freddine.  Resta il fatto  che  questa sua caratteristica lo ha fatto diventare  un icona per tutti i trombettisti che  calcano  palchi   e jazz club di mezzo mondo, in particolar modo dopo la sua morte sopravvenuta nel 2008 .  Ricordo una chiacchierata con Fabrizio Bosso, uno dei musicisti  italiani più affermanti nel panorama jazzistico internazionale. Il trombettista piemontese  alla mia domanda su quali fossero i musicisti che lui apprezzava di più non ebbe dubbi nel rispondere che, pur riconoscendo la grandezza di Miles Davis o la liricità di un Chet Baker, i migliori erano, soprattutto per la grande valenza tecnica,  Freddie Hubbard, appunto, e Woody Shaw. Nei brani che seguono relativi al festival jazz di Terrassa, Freddie offre una prestazione eccellente. Nei suoi assoli  non eccede mai in inutili virtuosismi , la sua straordinaria  tecnica pur emergendo da  ogni nota, riesce a non occultare le altre doti di sensibilità e originalità armonica e timbrica ben presenti nel suo bagaglio artistico.  Anche il gruppo che lo accompagna è tecnicamente ben attrezzato. Del resto ogni ensemble che ha suonato con  Freddie Hubbard   nel corso della sua carriera, doveva per forza di cose comprendere  musicisti eccellenti per essere all’altezza della sua straripante tecnica . Freddie sosituiì Miles Davis nel leggendario quintetto composto da Shorter, Hancock, Williams e Carter e fu una delle stelle degli Art Blakey’s Jazz Messanger . Con lui hanno  suonato, fra gli altri,  jazzisti del calibro di , Oscar Peterson,  Dexter Gordon, Sonny Rollins  McCoy Tyner e altri trombettisti. Ricordo una formidabile incisione di Hubbard per la "Pablo"dal titolo  “Alternate Blues” in cui con, Dizzy Gillespie  e Clark Terry, ci offre  delle tracce una più esaltante dell’altra.  Tornando al  concerto del festival la Terrassa, cui si riferiscono le immagini.  In questo primo intervento  propongo tre pezzi: Il primo è  “Bolivia” di Cedar Walton, un pianista che spesso ha suonato con Freddie. Il brano è composto da due sequenze ritmiche di 16 battute che si alternano l’un l’altra.  Ogni volta che si passa dal tempo "afro" allo swing, l’esecuzione ha un sussulto di groove potentissimo. Pregevoli gli assoli  tanto di Freddie, quilibrato e sofisticato nel fraseggio , quanto di Braden e Green, straripante invece la batteria di Louis Hayes, vera spina dorsale del brano. Hayes , detta il passaggio fra una fase  ritmica  e l’altro e si produce in una assolo conclusivo impressionante per velocità e precisione.  Segue “God Bless the Child”. Lo standard, reso famoso da Billy Holiday, segna un momento di elevato livello emotivo. Freddie Hubbard esegue l’introduzione e successivamente il tema, avvicinandosi e allontanandosi dal microfono  creando una suggestione timbrica molto particolare. Questa tensione si scoglie poi nelle successive battute più tipicamente blues in cui Benny Green al piano offre una prestazione magistrale carica di blue notes.  Si conclude il contributo con il brano “Off Minor” di Thelonius Monk.  Qui oltre alle splendide sortite solistiche di Hubbard e Green, si apprezza la fluidità di fraseggio di Donald Braden al tenore, in particolare nelle battute dove si esprime non accompagnato dal resto del gruppo. Aggiungo un ultima notazione interessante. I video sono introdotti dai quadri del pittore impressionista olandese Karen Appel, un connubio  fra pittura e musica che spesso ha trovato spazio  su Aut. Buona visione. And
GOOD VIBRATIONS