Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 25 febbraio 2012

Lettera aperta al Sindaco di Frosinone

Presidente della Consulta delle associazioni
Francesco Notarcola

Dopo la nevicata degli ultimi giorni e il Suo intenso impegno per riportare alla normalità la vita cittadina, intendiamo sottoporre alla Sua cortese attenzione quanto segue:
come Le è noto, le associazioni ed i cittadini del Capoluogo hanno realizzato, nel corso del 2011, un’intensa attività per la difesa e la  valorizzazione dell’arte, della cultura e del notevole patrimonio archeologico già rinvenuto sul territorio,  ivi comprese le terme romane.
Questo impegno, così forte, sentito e partecipato, ha imposto all’attenzione dell’opinione pubblica e del Consiglio comunale temi e problemi che riguardano  non solo l’arte, la cultura e la scuola  quali risorse nuove e decisive  per il rilancio del Capoluogo, ma anche  il ruolo delle istituzioni scolastiche e culturali cittadine (Accademia delle Belle Arti, Museo Archeologico, Polo Artistico, Conservatorio, ecc.) nel rapporto quotidiano con la vita e lo sviluppo di questa Città.
Questa volontà di rinnovamento e di partecipazione, che ha mobilitato migliaia di persone a difesa delle risorse del territorio,  ha conseguito un primo risultato importante con l’approvazione della delibera del Consiglio comunale del 14 settembre del 2011.
Dobbiamo prendere atto, però,  che alle ripetute richieste della Consulta delle associazioni (Lettera del 7 ottobre 2011 e sollecito del Prefetto del 2 novembre 2011) di avviare il confronto per realizzare quanto deliberato dal Consiglio, Lei si sottrae con ostinazione e senza alcuna giustificazione .
Questo comportamento, che consideriamo gravissimo, porterebbe a pensare che Lei possa aver  ritenuto e tuttora ritenere conclusa la non chiara e discutibile vicenda delle terme romane,  con la semplice adozione della delibera citata.
Sugli scavi archeologici nell’area attigua alle terme romane ed alla Villa Comunale, persiste un vergognoso silenzio da parte della Soprintendenza e della Giunta da Lei presieduta.
Altrettanto grave ed incomprensibile,  per un Sindaco che si ritiene vicino al popolo,  è il silenzio  che Lei osserva,  rispetto ad una richiesta di documenti, inoltrata dalla Consulta,  riguardante il patrimonio archeologico rinvenuto nel nostro territorio ( i reperti catalogati e non, i diari quotidiani degli scavi e delle ricerche eseguite, le relazioni finali degli archeologi impegnati).
Questi documenti,  che avrebbero dovuto essere da tempo patrimonio delle istituzioni culturali, dell’associazionismo e dei cittadini,  sono tenuti gelosamente nascosti e secretati senza alcuna valida motivazione.
Tale richiesta, inoltrata in data 8 novembre 2011, non ha ancora avuto alcun riscontro.
Vogliamo ricordare che autorevoli relazioni parlamentari e di alte Autorità della Magistratura e della Corte dei Conti,  evidenziano e sottolineano con forza che la trasparenza e la partecipazione rappresentano gli unici ed insostituibili antidoti contro la corruzione,  l’illegalità, l’omertà e l’affarismo, condizioni, queste ultime,  che favoriscono  le infiltrazioni mafiose e malavitose sul territorio.
Gli inquisiti di ieri e di oggi, gli ultimi arresti eccellenti  e  le inchieste della magistratura che riguardano la nostra città,  dimostrano il disfacimento e la debolezza della politica locale,  incapace di governare il capoluogo, sottomessa a quei poteri forti  che aggrediscono il territorio e lo saccheggiano  in nome della speculazione edilizia e della crescita economica, distruggendo  inestimabili risorse culturali,  paesaggistiche e archeologiche.
Per arrestare questo sciagurato disegno di aggressione e di saccheggio,  occorre:
1.    una coraggiosa azione di pulizia morale e politica, di informazione e di trasparenza, divulgando e mettendo a disposizione delle associazioni,  dei cittadini e dell’intera opinione pubblica la documentazione in possesso del Comune  
2.    riaprire il confronto con le associazioni per concordare modi e tempi di attuazione di tutti i punti approvati dal Consiglio comunale,  con la delibera del 14 settembre scorso.
Ciò al fine di salvaguardare e valorizzare le terme romane e l’intera area attigua alla Villa comunale, di conoscere e valorizzare l’intero patrimonio archeologico rinvenuto,  arricchendo il locale museo archeologico.
3.    Tutelare gli interessi generali della città, rivendicando il diritto di possesso da parte del Comune sull’area adibita a parcheggio in via G. De Matthaeis, smantellato in un “batter d’occhio” senza che l’ente abbia eccepito alcunché.

La realizzazione delle predette decisioni può  rappresentare la premessa per l’elaborazione di un disegno strategico che pone  la cultura, l’arte e le ricchezze  territoriali come risorse trainanti per un nuovo sviluppo e un nuovo assetto della città e del suo territorio.
L’apporto creativo evidenziato dall’associazionismo,  rappresenta  un valore aggiunto indispensabile a ricreare quelle condizioni di fiducia nelle istituzioni, fondamentale per costruire una città moderna con un’ alta qualità della vita culturale e sociale. 

Articolo 18 principio di giustizie e democrazia

Luciano Granieri


Senigallia,  il comune ha escluso ingiustamente la società “Vettore srl” di Roma dall’appalto per i lavori di ristrutturazione del palazzo della  Gil (Gioventù Italiana del Littorio),   sito da adibire  a museo civico .  La ditta è stata esclusa perché ha consegnato la propria offerta a mano e non a mezzo raccomandata come richiesto dal bando. Un formalismo talmente eccessivo  che il Tar delle Marche ha dato ragione al ricorso della Vettore e ha disposto che il comune di Senigallia indicesse una nuova gara  d’appalto con il “REINTEGRO” della ditta esclusa. Poniamo il caso che la Vettore srl fosse una ditta con più di 15 dipendenti  e che avesse licenziato operai ingiustamente con l’abuso riconosciuto da tribunale. Qualora  fosse abolito l’art.18 i lavoratori esclusi dalla Vettore  non potrebbero essere “REINTEGRATI” nel  loro posto di lavoro. In base a quale norma di civiltà un ditta che ha subito un’ingiustizia nel concorso dell’attribuzione di un appalto  può e deve essere reintegrata  per rientrare nella gara e invece un lavoratore che è stato licenziato, tanto ingiustamente quanto  la ditta di cui sopra, non può essere REINTEGRATO al proprio posto di lavoro?  La legge dovrebbe essere uguale per tutti  E’ sacrosanto che un’azienda interdetta ingiustamente dall’eseguire un’opera  possa, una volta riconosciuto il torto, essere REINTEGRATA, come è sacrosanto che un operaio licenziato ingiustamente possa tornare a svolgere il proprio lavoro. Perché lo stesso  principio di giustizia applicato ad una azienda è legittimo e applicato ad un lavoratore  dovrebbe costituire  un freno per gli investimenti produttivi nel nostro Paese?  Ci rendiamo conto che in base a questo ragionamento  si ammette, o meglio, si certifica  che chi vuole investire in  Italia deve poter  pretendere  delle impunità delinquenziali?   E’ una evidenza talmente palese per cui  sarebbe doveroso  che sindacati, partiti della sinistra  la difendessero strenuamente.  Qualcuno potrebbe obbiettare che tale smembramento di tutele ci è stato imposto dalla Bce e dunque, essendo necessario  uniformarsi ai dettami delle istituzioni economiche europee, è fondamentale adeguarsi. Ma se le istituzioni economiche europee sono dirette dalla peggior feccia di sfruttatori e delinquenti, gente che non ha scrupolo a gettare sul lastrico milioni e milioni di persone, vedi la Grecia,   pur di salvaguardare la loro rendita finanziaria e quella dei loro sodali, va da se che  il discorso sulla legalità di certe pratiche è da contestare e da combattere aspramente senza se e senza ma . Del resto il principio di giustizia contenuto nell’art.18 è suffragato da una giurisprudenza infinita. Solo per citare l’ultimo e più eclatante caso, la Corte d'Appello di Potenza, nell'udienza del 23 febbraio 2012, ha condannato la Fiat Sata di Melfi  per comportamento antisindacale in merito al  licenziamento di Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli, iscritti alla Fiom-Cgil. La sentenza obbliga Fiat al reintegro dei tre lavoratori sul proprio posto di lavoro . Fondamentalmente molti, se  non tutti i lavoratori, vittime di licenziamento  da parte di grandi aziende , e in particolare FIAT, hanno avuto riconosciuto il diritto al reintegro perché il loro licenziamento è  evidentemente avvenuto senza giusta causa. Tanto è lo spregio alle regole della giustizia e della democrazia determinato dall’accondiscendenza che istituzioni nazionali e sovranazionali  mostrano  verso le multinazionali e il capitale finanziario, che il cerbero Marchionne, non curante di una sentenza emessa da un tribunale, ha intimato ai tre lavoratori reintegrati  di rimanere a casa nonostante tutto. Ovvero la multinazionale italo-americana FIAT si è sottratta al rispetto della sentenza che la vede condannata. Poniamo  un altro paragone. Se un condannato agli arresti domiciliari  scappa da casa, una volta catturato, paga le conseguenze del fatto di non aver rispettato una sentenza emessa a suo carico. Perché la FIAT, può permettersi di  non  pagare dazio  a seguito del non rispetto di una sentenza emanata  a suo carico?  Tutto ciò per affermare il principio che la difesa dell’articolo 18 non è solo una caposaldo forte della lotta di classe, diventa anche il baluardo per la difesa di principi di giustizia e democrazia. Principi che dovrebbero essere difesi non solo dalla classe operaia e dai sindacati, ma dalle istituzioni statali e giuridiche. Se ciò non avviene , ossia se i lavoratori non vengono tutelati né da chi deve difendere il loro diritti sul posto di lavoro  , né da chi deve assicurare a  loro e a tutto il popolo il rispetto della giustizia e della democrazia, veramente non rimane altro che la lotta ad oltranza. Pensiamoci e ORGANIZZIAMOCI.




venerdì 24 febbraio 2012

UNA STORIA ASSURDA!!!

Oreste Della Posta  Associazione culturale 20 ottobre



La ASL di Frosinone nel mese di giugno 2010 provvedeva a richiedere al servizio Provinciale per l’impiego n. 04 lavoratori disabili(invalidi civili) e n. 02 orfani a fronte della scopertura al 31/12/2009.
Il Servizio provinciale per l’Impiego dopo aver effettuato le relative graduatorie attraverso l’art. 16 comunicava agli inizi di febbraio 2011 i nominativi da sottoporre a selezione per la relativa assunzione da parte della ASL.
A distanza di un anno (stiamo a  febbraio 2012) l’azienda non ha ancora provveduto alla selezione nonostante varie sollecitazioni ivi compreso l’intervento, per inadempienza, dell’Ispettorato delLavoro. Le motivazioni di tale inadempienza pare siano dovute dall’intervento della Regione Lazio che ha bloccato dette assunzioni per manta adozione dell’Atto Aziendale per la definizione dell’organico da parte dell’ASL.
Intanto le speranze di sei Lavoratori che avevano acquisito il diritto e la speranza per detta opportunità stanno sfumando.
Inoltre, considerato che le suddette scoperture erano relative al 31/12/2009 e visto che stiamo al 2012 si presuppone che nel frattempo si siano generate ulteriori scoperture.
CHE FA LA ASL? CHE FANNO LE ISTITUZIONI?... visto che si stà delegittimando una legge(la n68 del 12/03/1999) e si stanno togliendo dei diritti ai lavoratori disabili, soprattutto in questa fase di grave crisi occupazionale?
È bene ricordare che l’assunzione delle categorie protette in base alla legge 68 è obbligatoria e nessun blocco può valere, tant’è che a Roma sono stati assunti vari lavoratori disabili, mentre a Frosinone  niente, visto che le assunzioni da fare sono in realtà per 23 lavoratori.
Ciò sta dimostrando ancora una volta che la nostra Provincia non viene affatto considerata dalla Giunta Polverini.
L’associazione Politica Culturale 20 OTTOBRE denuncia questa situazione che colpisce ancora una volta le fasce  più deboli della nostra società, e ci auguriamo che tutto possa essere chiarito nel breve tempo possibile, visto che per quanto riguarda la Sanità non ci stupiamo più di niente.



Aggressione fascista a Ostia

Federazione della Sinistra: “Adesso basta, è ora della risposta politica”

“Questa notte un gruppo di fascisti di Casapound armati di spranghe e bastoni ha aggredito studenti, militanti del collettivo l'Officina, di Rifondazione Comunista e del Teatro del Lido mentre affiggevano manifesti di convocazione delle manifestazioni di questa sera e di domani per i due anni dalla riapertura del Teatro del Lido e per un'alternativa per Ostia”. Lo rendono noto il capogruppo e il consigliere della Federazione della Sinistra alla regione Lazio, Ivano Peduzzi e Fabio Nobile e il segretario romano del Prc Fabio Alberti.
“Le conseguenze sono gravi: tre ragazzi sono stati refertati all'ospedale Grassi di Ostia con braccia fratturate  e ferite alla testa, mentre numerosi altri hanno riportato contusioni e lesioni varie. Da questa notte 17 degli aggrediti, tra cui numerosi militati di Rifondazione Comunista e un minorenne, sono trattenuti nel commissariato di Ostia con l'accusa di rissa aggravata.
Siamo stanchi di dover registrare aggressioni fasciste nella città di Roma e,  in particolare, nel XIII Municipio, sede da troppo tempo di attacchi ed intimidazioni ad opera dell'estrema destra romana.
E' ora di dire basta e di farlo veramente. 
E' ora che le forze democratiche e antifasciste facciano sentire con forza la propria voce isolando le organizzazioni fasciste e chi le tollera e chiedendone la messa fuorilegge. E' ora che magistratura e polizia impediscano l'attività dei gruppi neofascisti. Devono essere chiuse le sedi e denunciate le attività alla magistratura, devono essere rifiutate nelle prossime elezioni comunali di Roma liste dal chiaro stampo neofascista.
Ci aspettiamo le dimissioni immediate del presidente del XIII Municipio,  Giacomo Vizzani – ribadiscono Peduzzi, Nobile e Alberti - che non perde occasioni per offrire coperture all'estrema destra del litorale. Ci aspettiamo la revoca di ogni contributo o concessione a da parte del Comune di Roma a gruppi riconducibili al neofascismo. 
Come Federazione della Sinistra  abbiamo già sollecitato la questura per fare accertamenti che mettano in luce l’evidente dinamica dei fatti, che dimostra come non sia stata una rissa ma una vera e propria aggressione.

Esprimiamo la nostra totale solidarietà agli aggrediti rinnovando l'impegno per la piena riuscita delle manifestazioni del fine settimana, perché oggi più che mai c'è bisogno di un'altra Ostia e di un'altra Roma. Una Roma città aperta che ripudia il fascismo, una città bene comune che è già in campo”.

Occupy Clini: il Forum dei Movimenti per l'Acqua ha ragione‏

Acqua bene comune




QUANDO RESISTERE È UN DIRITTO DA TUTELARE

ALBERTO LUCARELLI fonte "il manifesto"del 23/02/2012





La scorsa settimana a Napoli è stata impedita una manifestazione tesa a protestare contro il Piano rifiuti della Regione Campania, improntato sugli inceneritori. È stato impedito ai cittadini di evidenziare che detto piano, oltre a costituire un'evidente violazione della normativa comunitaria e statale e delle regole che declinano il principio della tutela preventiva e della politica delle "r", rappresenta un rischio fondato per la tutela della salute e dell'ambiente. Il cittadino, in contrasto con la Convenzione di Aarhus e con tutti principi relativi alla democrazia partecipativa, diventa un mero destinatario di atti "calati dall'alto", e gli è negato il ricorso a diritti costituzionalmente garantiti quali quelli di riunione e di manifestazione del pensiero. In senso più ampio è negato il diritto di partecipazione ed il diritto al dissenso.
In questo contesto, dunque, di netta discontinuità rispetto ai principi fondanti dello Stato di diritto, il principio morale dell'obbedienza alle regole non può essere universalizzato, né inteso quale principio morale. Al contrario, in una dimensione di negazione di principi fondativi dello Stato di diritto, assurge a norma morale il principio normativo della disobbedienza nei confronti di atti che contraddicono e compromettono i fondamenti di legittimazione interna ed esterna dell'ordinamento, o di provvedimenti che entrano in conflitto radicale con i valori universali e fondamentali sanciti dalla Costituzione. In questi frangenti va ricordato l'art. 29 della Costituzione francese del 1793 che affermava: «In ogni governo libero, gli uomini devono avere un mezzo legale per resistere all'oppressione, e, quando questo mezzo è impotente, l'insurrezione è il più santo dei doveri». Se c'è ancora un mezzo legale, e io sono convinto che ci sia, si intenda ciò come il diritto-dovere delle istituzioni rappresentative statali e locali di rimuovere giuridicamente il potere illegittimo e le norme invalide; quelle norme che a tutt'oggi prevedono la realizzazione in Campania di ben tre inceneritori; quelle norme che a tutt'oggi prevedono che il piano si concentri sullo smaltimento a caldo dei rifiuti; quelle norme che a tutt'oggi intendono l'energia ricavata dalla combustione dei rifiuti fonte pulita e rinnovabile; quelle norme che a tutt'oggi attribuiscono a chi brucia rifiuti, ingenti risorse pubbliche poste a carico dei cittadini; quelle norme che ancora utilizzano l'emergenza come fonte del diritto.Impedire il dissenso verso discutibili scelte regionali, ancorché condizionate dallo Stato, determina la progressiva prevalenza della forza sul diritto, ove la lesione del valore della persona, dei diritti fondamentali avviene al di fuori di qualunque possibile garanzia. Crediamo fortemente nelle istituzioni pubbliche, ma siamo anche ben consapevoli che l'effettività dei diritti della persona non è mai garantita una volta per sempre, ma è l'effetto di quotidiane e costose lotte. La lotta per il diritto accompagna tutti i momenti della vita dei diritti, non solo la loro conservazione, ma anche la loro fondazione e trasformazione, e ricordiamoci che la manifestazione più estrema è il diritto di resistenza. Ricordiamoci che la lotta per il diritto non può prescindere dall'insorgere della nuova categoria dei beni comuni e dei diritti fondamentali ad essi riconducibili. Credo che questa, unitamente alla democrazia partecipativa, sia la strada per reagire alle espressioni della sovranità autoritaria e concorrere alla configurazione di una democrazia del comune.

giovedì 23 febbraio 2012

REGISTRO UNIONI CIVILI

per  Il circolo PRC/FDS Cassino
Riccardo Palma 

La discussione aperta sulla proposta del consigliere comunale dell’IDV, Igor Fonte, quella di istituire nel comune di Cassino il registro delle unioni civili, ci porta inevitabilmente ad illustrare sia il percorso storico che tale argomento ha avuto nel paese ed avanzare alcune considerazioni politiche.
Premesso che la Federazione della Sinistra nel condividere politicamente il merito della proposta, esprime contestualmente piena solidarietà al consigliere Fonte perché è attaccato duramente da  associazioni e partiti di estrazione cattolica. Intanto tutto parte da una scarsa e distorta informazione e da un vuoto legislativo che regolamenti tale argomento eticamente sensibile. Quindi siamo costretti a presentare l’excursus storico di tale diritto civile.
I primi disegni di legge in proposito furono presentati nel 1986, grazie all'"Interparlamentare donne Comuniste" e ad Arcigay (associazione per i diritti degli omosessuali), la prima proposta di legge (mai calendarizzata) fu presentata da Alma Agata Cappiello, avvocato e parlamentare socialista, nel 1988.
Dagli anni novanta è aumentato il numero di proposte di legge per disciplinare le unioni civili presentate sia alla Camera che al Senato, così come sono diventati pressanti gli inviti del Parlamento Europeo alla parificazione dei diritti di coppie gay e coppie eterosessuali.
Sin dall'inizio, il dibattito politico ha registrato da parte della Chiesa cattolica forti obiezioni ed aspre critiche all'adozione di una legislazione per le unioni civili.
Durante il Governo Prodi II è stato discusso alla Camera dei deputati un disegno di legge di Franco Grillini, che richiama i Pacs francesi, teso a regolamentare le unioni anche tra individui dello stesso sesso
Il movimento LGBT, ha chiesto in diverse città italiane di istituire registri delle unioni civili. La registrazione anagrafica della convivenza ha solo un significato simbolico, a meno che il singolo Comune non decida di aggiungere al valore simbolico dell'unione diritti reali (ad esempio, accesso agli alloggi popolari).
I primi comuni a dotarsi di un registro furono Empoli (nel 1993) e Pisa (nel 1996): attualmente sono molto numerose le città italiane che si sono dotate di un registro anagrafico delle unioni civili.
Alcune Regioni italiane hanno approvato statuti che sarebbero favorevoli ad una legge sulle unioni civili, anche omosessuali: la Calabria (6 luglio 2004), la Toscana (19 luglio 2004), l'Umbria (2 settembre 2004) e l'Emilia-Romagna (14 settembre 2004).La maggior parte degli statuti si rifà alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea che all’articolo 9 sancisce, tra i diritti fondamentali della persona, il "Diritto di sposarsi e di costituire una famiglia".
Il secondo Governo Berlusconi (2001-2006), di centro-destra, ha impugnato per presunta illegittimità costituzionale gli statuti della Toscana, dell'Umbria e dell'Emilia-Romagna: i primi due ricorsi sono stati respinti.
La Spezia nel giugno 2006 è il primo comune italiano che ha deciso di aprire agli omosessuali il registro delle unioni civili. La mozione è stata votata da 23 consiglieri comunali su 30. Questo provvedimento determina l'equiparazione amministrativa delle coppie di fatto (diritto alle case popolari, etc.).
Oltre che eccezioni a livello geografico esistono anche delle eccezioni per alcune categorie di persone. I partner di giornalisti e onorevoli, anche se non sposati, possono usufruire del trattamento sanitario del partner appartenente a queste categorie, inoltre per gli onorevoli è possibile lasciare al proprio partner la pensione di reversibilità, anche se tra di loro non sussiste alcun legame matrimoniale. Quindi perché solo parlamentari e giornalisti sono considerati cittadini di serie A?
L'8 febbraio 2007 il governo italiano ha approvato un nuovo disegno di legge che prevede i riconoscimenti delle unioni di fatto, non sotto la denominazione comune di PACS, bensì di DICO. Visti i problemi numerici al Senato, ed alcuni problemi di ordine tecnico giuridico, un comitato ristretto della commissione giustizia che ha come relatore il senatore Cesare Salvi (Sinistra Democratica), ha elaborato una nuova proposta di legge sul CUS (contratto di unione solidale). Questa proposta di legge, aperta a tutte le coppie etero e gay, verrebbe stipulata davanti al giudice di pace o dal notaio. Quest'ultimo comunicherebbe l'atto al giudice di pace, dove verrebbe trascritto in un pubblico registro. La caduta del Governo Prodi ha decretato, di fatto, il fallimento della proposta di legge.
Il 17 settembre 2008 il Ministro per la Pubblica Amministrazione Renato Brunetta ha proposto un riconoscimento sia per coppie eterosessuali che per coppie omosessuali chiamato DiDoRe (DIritti e DOveri di REciprocità dei conviventi). La proposta è stata presentata al parlamento l'8 ottobre 2008 ed è assegnata alla II Commissione Giustizia, che non l'ha ancora esaminata.
Considerato che guardando alle trasformazioni morfologiche nell'ambito delle famiglie, - le Unioni civili (o libere unioni) nel 2009 sono diventate 897.000 e rappresentano il 5,9% del totale. Erano 533.000 nel 2003 e 343.000 nel 1998. Crescono all'interno delle nuove forme familiari, con i single non vedovi, i monogenitori non vedovi e le famiglie ricostituite coniugate, per un totale di 6.866.000 nuclei definibili atipici, non tradizionali, fuori dal vincolo del matrimonio, in cui vivono 12 milioni di persone. Si tratta del 20% della popolazione, un dato quasi raddoppiato rispetto al 1998". Considerati tali numeri perfino il governo Berlusconi che idealmente, culturalmente trovava resistenze per legiferare, come già menzionato ha dovuto metterci mano. Occorre intervenire subito e quindi, come in tanti comuni di’Italia, l’istituzione del registro delle unioni civili presentato nella prima commissione presieduta dal consigliere della Federazione della Sinistra, Vincenzo Durante, aiuta a spronare il legislatore affinché appunto legiferi su tale argomento. Anche se a dire il vero si può anche riempire di contenuti l’intervento locale prevedendo come nel comune di La Spezia il riconoscimento di un alloggio popolare per le unioni civili. Ed anche se nel previsto registro non si iscriverà nessuno non significa che sarà inutile ma invece servirà per dare una prova di civiltà anche a Cassino. Per noi della Federazione della Sinistra è dirimente il principio dell’uguaglianza e di accessibilità ai diritti  fondamentali dell’uomo. Noi ci batteremo con tutti coloro che auspicano questa rottura culturale e politica affinché l’art. 3 della nostra costituzione, anche alla luce dell’evoluzione naturale e sociale, trovi la massima applicazione possibile.

Meteoriformismo

Giovanni Morsillo


La legge non ammette ignoranza; il maltempo sì. E' di oggi la notizia di una circolare del MIUR (acronimo che sta per Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca, del quale ci stupiamo della mancata soppressione vista l'attenzione dei governi verso questi temi) che attribuisce validità all'anno scolastico in corso anche se non si raggiungessero le 200 giornate minime previste dalla legge n. 297 del 1994. Questo a causa delle nevicate, che rappresenterebbero una circostanza "imprevedibile e straordinaria".
Non siamo certo in grado di contraddire, e men che mai di confutare le tesi del Ministero, cosa che non ci passa nemmeno per la mente, ma qualche chiarimento in più ci aiuterebbe a combattere l'esaurimento nervoso. Non ci preoccupiamo tanto per la produttività del personale, di cui il MIUR lamenta la scarsa (a suo dire) produttività e poi decide tranquillamente di farlo lavorare di meno, ma della formazione degli allievi, di cui non sembra farsi cruccio
Ad esempio: esiste un elenco ufficiale dei casi considerabili "imprevedibili e straordinari" ai quali applicare lo sconto come in quetso caso? Facciamo un esempio: se in una zona del paese, a causa di una intossicazione di massa per consumo di un prodotto avariato si verificasse una epidemia di diarrea o altra manifestazione reattiva, sarebbe possibile applicare il bonus per il tempo di decorso del contagio? E se invece accadesse che una classe di una scuola qualunque rimanesse a piedi per uno sciopero degli aeroporti durante una gita scolastica all'estero, sarebbe esonerata dal compiere l'anno come da legge vigente? Citiamo di proposito fenomeni localizzati e ridotti, per capire quali siano i limiti di  applicabilità del provvedimento anche in termini di popoalzione scolastica coinvolta. Quando, cioè, il fenomeno assume le dimensioni necessarie per essere elevato da problema disciplinare (assenza non giustificata) a questione amministativa con eventuale rimodulazione del calendario (evento straordinario)? E questo dispositivo tecnico dello scaricabarile, perché somiglia tanto alla mancata assunzione di repsonsabilità di cui giustamente e fin troppo poco imputiamo la classe politica fellona di questa fatiscente democrazia?
Ma ancor più importante sarebbe capire se per il MIUR la formazione degli studenti sia da considerarsi variabile dipendente dalla meteorologia o abbia invece obiettivi inderogabili per quanto minimi, da raggiungere con la posticipazione della chiusura delle scuole, con la cancellazione delle attività extracurricolari in programma o con l'allungamento temporaneo dell'orario giornaliero, non con la revisione degli obiettivi stessi. Anche il delegare farisaicamente all'autonomia scolastica la decisione in merito ad orari ed obiettivi tanfa più di politica da bassa cucina che di tecnicismo di alta affidabilità. 
Tutto questo ci ricorda la famigerata revisione (sempre queste riforme: non sarà che abbiamo ragione a diffidare?) del livello di allarme per la presenza di atrazina nel Po, che fu appunto innalzato per non far scattare l'allarme antinquinamento in presenza di livelli giudicati di allerta dalla legge allora vigente. Grazie ad una riforma, l'acqua del Po, arricchita di una certa dose di veleno, cessava di essere pericolosa e poteva tranquillamente continuare a ricevere dosi massicce del veleno stesso. Miracoli del riformismo! E' vero che i pesci, non essendo stati informati, continuarono a morire, ma non era certo colpa dei riformisti se loro non leggono i giornali.
Il paragone non sembri azzardato, perché in un paese in cui si discute del basso livello di competenza degli studenti e dei diplomati, dove tutti i dati e le tabelle sul tema ci danno per moribondi, decretare che anche meno di quello che di solito si studia  sia sufficiente è forse peggio che inquinare il Po.
Scusate l'ingenuità, sappiamo di essere deboli. Anche dopo aver stralunato gli occhi e covato qualche leggera ombra di dubbio circa l'efficienza tecnica di questo esecutivo proprio a seguito delle dichiarazioni con le quali il Capo gabinetto ringraziava del governo precedente particolarmente Berlusconi e Gelmini impegnandosi a proseguirne l'opera, abbiamo continuato ad illuderci che comunque peggio di loro non si sarebbe potuto fare, ed a rimanere in attesa di positive novità. Se questo è il livello, forse questo governo rappresenta invece adirittura un passo indietro, se non altro perché il suo costo si aggiunge a quello dei politici propriamente detti, che nel frattempo non è calato.
Il governo potrebbe a questo punto riformare anche i detti popolari ed i proverbi, da un lato modernizzandoli come i contratti di lavoro, così facciamo bella figura in Europa (e soprattutto con gli Stati Uniti che una storia non ce l'hanno e pensano che moderno sia sinonimo di positivo), e poi per migliorare la diffusione delle informazioni sulle strabilianti riforme che riesce a produrre. Per il caso in esame, che fra l'altro si è verificato all'inizio di febbraio, suggeriremmo la seguente filastrocca: 
 
Per la santa Candelora,
Se nevica o se plora
della scuola semo fora;
Ma se plora e tira vento
della scuola semo drento.
 
Non avremo scuole che sfornano intellettuali, ma almeno ci ricorderemo del perché.
 
Saluti ignoranti

mercoledì 22 febbraio 2012

Radeca e rivoluzione

Luciano Granieri


Gioia  e rivoluzione degli Area è il brano che accompagna la sequenza fotografica  sul carnevale di Frosinone   realizzata con le  foto di   Luciano Bragaglia di  FROSINONE BELLA E BRUTTA e da Eugenio Oi. La trasposizione a “Radeca e rivoluzione” è stata  più che facile, direi automatica.  Suggerisco, nell’ascoltare il brano,  di sostituire la parola “contrabbasso” con “radeca”  il testo  risulterà molto più significativo.  L’atto di tentare di sovvertire un ordine precostituito e dispotico con l’ironia e il dileggio dei potenti  è estremamente rivoluzionario perché scombina ogni strategia, utilizza inaspettatamente mezzi non violenti,  ma  estremamente  efficaci perché acuti e intelligenti. Spariglia la guerriglia. Questo è stato capace di fare il popolo ciociaro nel luglio del 1798. L’ironia e l’ intelligenza di un popolo  sono  parte integrante della cultura di quel popolo e la sua rievocazione, il suo utilizzo simbolico deve restare patrimonio di tutti. A TUTTI I CITTADINI DI FROSINONE DEVE ESSERE CONSENTITO DI FARE LA RIVOLUZIONE CON LA  radeca. Perché la rivoluzione è patrimonio universale e non di una singola città o addirittura di un singolo quartiere.  Addirittura lo stesso Michelle Marini si è lasciato prendere dallo spirito rivoluzionario e  qualcuno lo ha sentito gridare, "VIA QUESTO SINDACO DALLA CITTA’, AZZERIAMO LA GIUNTA!!!!"

Patto di stabilità: Follonica disobbedisce

fonte: http://www.painforma.it


I vincoli normativi impediscono anche di accedere ai finanziamenti di altri enti già ottenuti. Il sindaco Eleonora Baldi: "Non posso cedere al gioco che pretende che anche i comuni virtuosi, con soldi in cassa e bilanci ben programmati, non debbano spendere per la comunità".
"I limiti imposti dalla normativa statale e dal Patto di stabilità mortificano gli enti pubblici e penalizzano cittadini e servizi in modo assurdo e inutile. Noi saremo disobbedienti in nome dei nostri cittadini”.
Così si espressa Eleonora Baldi, sindaco di Follonica, annunciando alla stampa la scelta dell'amministrazione di non rispettare, quest'anno, i vincoli di bilancio stabiliti dal Patto di stabilità.
Un patto, che come è noto, limita la possibilità di spendere "anche e qualora il bilancio comunale sia ben programmato, abbia soldi in cassa e abbia già progetti esecutivi pronti per l’avvio", ricorda il sindaco follonichese.
 
Il limite alla spesa ricade soprattutto sui grandi investimenti necessari a finanziare le opere pubblicheanche nel caso in cui tali opere abbiano già ottenuto il cofinanziamento da altri enti (Regione, Stato, Unione Europea), cofinanziamento che necessita di una quota di impegno anche da parte del comune.
 
Inevitabile che tale quota vada a gravare sul tetto definito dal patto di stabilità. Il comune si trova così a una scelta drastica: o tagliare i costi di servizi essenziali per non 'sforare', o rinuciare alla manutenzione ordinaria dell'esistente, o perdere i finanziamenti alle nuove opere.
 
A questa tenaglia Follonica risponde con un "noi non ci stiamo", una vera disobbedienza civile fatta in nome della collettività. Follonica segue l'esempio del comune di Torino, il cui sindaco,Piero Fassino, ha annunciato a fine 2011 l'uscita dal Patto di stabilità che consentirà al capoluogo piemontese di non tagliare servizi per 125 milioni di euro.
 
Le conseguenze non mancano, e sono minori trasferimenti statali, impedimento a contrarre mutui, blocco alle assunzioni, riduzione ai compensi degli amministratori. Da parte di chi sceglie di non rispettare la legge dei vincoli di bilancio, un'assunzione di responsabilità per dare un segnale forte al governo perché riveda il Patto.
 

La campagna elettorale degli ACCATTONI

Luciano Granieri


Per cortesia  possiamo evitare che la pelle dei lavoratori sia sacrificata alle esigenze del padronato anche quando questo deve fare campagna elettorale?  Bombassei, candidato alla guida di confindustria contro la  Marcegaglia, ha incassato l’appoggio di Marchionne  per cui il falco della casta degli industriali, qualora venisse eletto alla guida dei padroni, vedrebbe il ritorno in pompa magna in confindustria  del supermanager, nonché tagliatore di testa FIAT  Marchionne. Tale scenario ha indignato e non poco la Marcegaglia,   attuale capo degli accattoni evasori confindustriali, la quale non ha trovato di meglio che rilanciare la lotta di classe contro gli operai cialtroni, profittatori, parassiti sociali,  che dietro la  protezione dei sindacati, abusano dei loro sacrosanti diritti per mettere in mutande quei poveracci dei loro datori di lavoro.  E’ bene ricordare alla Marcegaglia, imprenditrice illuminata che ha avuto l’unico merito di ereditare il patrimonio di cui dispone dalla famiglia,  che il tessuto produttivo nazionale è costituito da più di 3 milioni di piccole e medie imprese. Aziende in cui il fenomeno dell’assenteismo è sicuramente molto diffuso  ma solo presso gli uffici del lavoro. Infatti i lavoratori che collaborano con tali aziende, essendo assunti in nero, risultano  assenti dagli  elenchi  previdenziali, risultano assenti fra coloro che hanno diritto all’indennità di malattia e alle ferie, risultano assenti nella dignità di sentirsi lavoratori. Nelle grandi aziende è possibile che esistano dei lavoratori assenteisti oltre ogni limite,  ma ad una analisi più attenta si capisce  che la maggior parte di queste persone è stata assunta tramite raccomandazione per cui l’accattone grande industriale di turno, a fronte dell’assunzione di un parassita, avrà ottenuto dei benefici molto superiori rispetto all’esborso di uno stipendio erogato inutilmente. Inoltre se volessimo  andare a fondo sulla questione morale degli accattoni confindustriali  potremmo scrivere interi libri sui furti commessi da questi signori ai danni della collettività. Per non andare troppo indietro nel tempo basti ricordare che proprio la Marcegaglia, grazie ai buoni uffici del suo sodale, l’allora  capo del governo Silvio Berlusconi, è riuscita per un tozzo di pane a diventare azionista dalla CAI (Compagnia Aerea Italiana) , la parte buona di Alitalia depurata dai debiti, scaricati su una bad company che grava ancora sulle spalle di tutti i cittadini. Ma si sa i grandi industriale accattoni sono pronti a voltare le spalle in ogni momento, per cui il cavaliere, loro benefattore nell’affare Alitalia,  oggi individuato come uno dei principali colpevoli della crisi capitalistica  a causa  della   disinvoltura e del   pressappochismo utilizzato  nel torchiare il proletariato secondo i dettami della troika europea , viene disarcionato e il cavallo  vincente, da appoggiare senza se e senza ma,  diventa il banchiere Monti. Per completezza di analisi però  è utile sottolineare che i sindacati di regime, Cgil compresa ,  espressione della peggiore corrente riformista che ha nel Pd e in Sel due sponsor politici  autorevoli, con la loro reiterata connivenza con i padroni accattoni, culminata con gli accordi del 28 giugno, non hanno fatto altro che favorire lo sconsiderato attacco alla classe lavoratrice dell’ infima rampolla di confindustria. L’indignazione dei vari Camusso e Bonanni suona falsa e inaffidabile. Se questo è il panorama del sindacalismo confederale italiano non c’è da stupirsi che la taglia  per l’ottenimento di privilegi economici e politici sia la testa dei lavoratori. E’ ora di dire basta allo scempio dei diritti dei lavoratori non solo in senso reale ma anche in senso simbolico.  E’ ora di dire basta ad un sindacato ridotto a passacarte dei padroni. Proviamo a ricostruire la dignità del lavoro e dei lavoratori con la disobbedienza civile, la  lotta sociale, affinchè il modello Pomigliano diffuso nelle altre realtà produttive non ingabbi e distrugga i lavoratori, SIMBOLICAMENTE E PRATICAMENTE.

Brava Marcegaglia

Giovanni Morsillo


Emma Marcegaglia ha redarguito il sindacato (qualche malelingua dice che ce l'ha con la sola CGIL, ma non ci sembra possibile) esortandolo a non difendere i fannulloni, gli assenteisti, i ladri  e quelli che non fanno bene il proprio mestiere. Ha ragione da vendere, non una ma cento volte. Il sindacato, infatti, deve tutelare i lavoratori, non i padroni! 
Non sappiamo quali fonti abbia la presidente di Confindustria per dedurre questa mutazione genetica del sindacato italiano, soprattutto se effettivamente si riferisce alla CGIL, ma se così fosse davvero dovremmo stare all'erta: sarebbe davvero inquietante che le organizzazioni dei lavoratori si mettessero a difendere i nullafacenti che scorrazzano per i mari caldi su yacht da mille e una notte senza trovare di conseguenza il tempo di farsi vedere in azienda. Peraltro, quando ci vanno non è che compiano miracoli di efficienza, visto come hanno ridotto il sistema industriale e produttivo in genere del paese. Se poi si parla di ladri, suggeriremmo di specificare anche la categoria degli evasori, che per definizione rimane sempre nell'incognito. Ma siccome la Marcegaglia non è una sprovveduta, e sa benissimo che la crisi fallimentare davanti alla quale si stracciano le vesti (soprattutto le nostre) non è certo da imputare ai lavoratori, se arriva a puntare il dito su fannulloni e inefficienti la cosa si fa preoccupante. 
Se qualcuno avesse dei dubbi in merito, rifletta su un piccolo ma significativo dettaglio: gli assenteisti ed i ladri non sono affatto tutelati dall'art. 18, né dallo Statuto dei lavoratori o dai contratti che ad esso fanno riferimento. La dirigente degli industriali dovrebbe poi sapere che gran parte dei lavoratori italiani non godono più di tutta una serie di tutele in forza dei contratti di flessibilità (atipici, si diceva tempo fa, finché atipico non è diventato il tempo indeterminato) introdotti dai passati governi capitalisti comunque etichettati. E' quindi evidente a tutti coloro che vogliono vederlo, che il problema è politico, ossia è costituito dalla volontà di annientamento completo delle conquiste del lavoro anche sul piano teorico e perfino simbolico.
Sarebbe invece interessante sapere cosa ne pensi la sig.ra Marcegaglia del fenomeno per i quale nel nostro paese, ex Stato di diritto, un accordo (per così dire) fra privati vale più della Costituzione e stabilisce deroghe a quanto in essa sancito. Ci riferiamo evidentemente al diktat di Fiat per Pomigliano e Mirafiori, dove si stabilisce che in quegli stabilimenti evidentemente caratterizzati da extraterritorialità, i diritti e la dignità del lavoro pretesi dalla Carta costituzionale non siano validi. Secondo noi, quando si agisce contro la legge, ed in particolare contro la Legge fondamentale, si configura l'eversione più palese e classica. Secondo confindustria no? 
Informiamo invece la CGIL e tutte le organizzazioni sindacali appena appena sensibili ai bisogni dei lavoratori, che degli insulti di Marcegaglia e simili noi non ci curiamo neanche un po'; pertanto, dopo averle giustamente fatto capire che è una cafona, concentriamoci sui problemi veri, evitando di farci distrarre da queste uscite ad effetto che, non vorremmo essere sospettosi, sembrano tagliate su misura per evitare le questioni serie. Lo scandalo non è la consideraizone che Marcegaglia ha dei lavoratori, ma il fatto che si continui a mettere sotto torchio il lavoro e non la ricchezza, il tutto con campagne di opinione devastanti, che spiegano come anche dirigenti che dovrebbero essere nostri alleati, se non prorpio rappresentanti, arrivino a sostenere che togliendo diritti si fa giustizia e soprattutto si risolve la crisi. A questo proposito, gente come Veltroni e tanti che gli somigliano, faccia il proprio mestiere di nullafacente e si astenga dal mettere becco in argomenti dei quali non può nemmeno dire con certezza che esistano concretamente: sul lavoro può solo scegliere l'agnosticismo, come sul sesso degli angeli, dato che lui prove non ne può avere.
 
Saluti sudati

martedì 21 febbraio 2012

Di misura e di Caciara (Roma-Parma 1-0)

Kansas City 1927


Roma Parma all’Olimpico, da dieci anni a sta parte è foriera de ricordi e suggestioni e pianti liberatori che poco c’hanno a che fa co st’annata, ma saranno i ricordi de suggestioni e pianti liberatori, sarà er sole che se riaffaccia dopo du settimane de weekend innevati, la cornice che accornicia l’imbocco in campo è de quelle che te la fanno prenne bene. Guardi sta spianata de sciarpe e bandiere cantanti e te dici che no, oggi nse po perde. E poi te dici che no, nse po manco pareggià. Oggi se deve vince, te dici. Il fatto che te lo dici pure quando giochi de lunedì sera a Siena co meno dieci gradi è del tutto irrilevante. Er fatto de disse ste cose per lo più da soli, ar lavoro o ar cesso, a colazione o a cena, è prassi cui non fai più caso, tu.
La memoria der tifoso sa comunque esse selettiva, decide de dimenticasse er Palio dei parrucchieri e de avecce ben presente che invece era mber po’ de tempo che non c’avevamo na formazione così ar completo, eccezion fatta pe il Gringo Sciancato ale prese co la masticazione der tutore. Erfucipolla torna disponibile e Cipolla, er Caciara torna affamato e rimane titolare, Capitan Mo torna cor contratto e rimane pe sempre, l’artri ce stanno tutti ar punto che in panca siede l’Acquistigno de Gennaio, se po comincià.

L’impressione da subito è che er clima amico produca gioco amico, che oggi se possa annà a tirà in porta co na certa regolarità, e che Peruzzodischìo voglia arzà l’asticella precedentemente posizionata da Tagliavento all’artezza “Non ve fischio un cazzo” portandola ad un più ambizioso “Non ve fischio MAI un cazzo”. Parole che probabirmente riecheggiano nell’area de rigore quando a distanza de du minuti, prima un inciucio de Zaccardo Arcapitano e poi un baker de Tiziana Ferrario, non bastano messi insieme a mette in moto l’apparato re per respirare der direttore de gara quer tanto che serve a faje trillà in bocca l’attrezzo de plastica der giudizio. Bordocampisti famelici de gossip bordocamparo, non potendo più parlà der contratto, de Capitan Mo riportano le proteste de stampo oftalmico: “L’ha visto tutto ermonninfame tranne te, tranne te, tranne te, tranne te”. Peruzzodeschìo se trincera dietro un: “Rap futuristico”.

 Ma che ce famo co Peruzzo, noi c’avemo Nascagò. Pjanic prende er coraggio tra le mano, decide de passà dala categoria Giovani ala categoria Big, se mette er paraocchi e tremando come na foja decide de fasse la prepotenza de non passalla Arcapitano. Gago, che je core accanto giusto pe fa compagnia, se ritrova er cuoio balòn in mezzo ar cuoio colorato scarpino, e prima de proseguì l’azione se sincera delle intenzioni der capoccione.
-“Aò, guarda che non so Ercapitano, maa volevi passà a me? Io so Gago e so presago, poi te penti”
-“Sì sì, è ora de spiccà er volo pe me, basta co sti lacci e lacciuoli, che poi me prendono in giro pure su Kansas”
-“Ah, ammazza, te sei fatto omo tutto insieme, ma je l’hai detta Arcapitano sta cosa?”
-“eeeeh....ma io je la volevo dì, solo che o sai com’è sta vita nostra, l’allenamento, a fisioterapia, a trasferta, Twitter, a merenda, e ala fine ncè mai nminuto pe parlà”
-“Mh, a me me pare che tu stai mpo a..”
-“MA NON C’è TEMPO PER PARLARE, GUARDA, C’E’ BORINI CHE SI INVOLA, PRESTO, NON PERDIAMO QUESTA CHANCE DI METTERE A SEGNO UNA MARCATURA”
-“Ma checcazz...”
-“TE NE PREGO SODALE FERNANDO, NON DILUNGHIAMOCI IN STERILI SOFISMI, PREMIA L’INSERIMENTO DELL’AMICO FABIO CON UN GENEROSO ASSIST, INCENTIVA LO SPUNTO, ASSECONDA LA TIGNA, POMPA LA CACIARA”
-“Ma te senti che stai a fà? Ma ntevergogni? Io te poi dobbiamo parlà”
-“SI SI, POI, DOMANI, MA ORA NON ESITARE OLTRE”
-“Paraculo”
-“SI, SI, PARE UN MULO, E COSI’ DETERMINATO! MA ORA PREMIALO!”

Gago se libera de pallone e disgusto con un gesto solo, lanciando er bastoncino nella profondità der Parco Attrezzato Olimpico, scatenando la corsa der cane da riporto più affidabile che c’è. L’Omo Che Sussurrava Ar Forigioco parte quando c’è da partire, nè prima nè dopo, arza l’occhi, vede Mirante, ma je fa presente che de mirante ce ne po esse uno solo, pia la mira e la piazza lì dove l’estremo pàrmico la può solo rimirare. Osvardo esulta come se avesse segnato lui, Pjanic core a esurtà da Gago, Ercapitano esurta pe annà a asciugà le lacrime der fio che piagneva prima de inizià, er Cannicane esurta e se leva dar molare navanzo de Giovinco, Franco esurta vedendo le braccia ar cielo de no sssadio intero, gesto inequivocabile anche nei tg ad egli dedicati, insomma, esurtano tutti co tutti, tutti co ognuno, nessuno cor Caciara.  Er quale Caciara, porello, se mozzica più der solito e urlando de gioia e dolore grida “Ao, ho segnato io!”. Capitano Mo, caricandose cofana e responsabilità, core dar giovine fastidioso e je batte finarmente un tiepido cinque, gesto che asseconda lo sssadio intento a fessseggià l’osssacolo dello zero zero infranto, perso in un inno di gioia apparentemente scombinato, ma che a una lettura più attenta sembra dire “Fate come ve pare, basta che segna quarcuno”.

Nella prima frazione succede poco altro, e l’unico motivo di lieve turbamento de numeratore e denominatore è rappresentato dall’ingresso della variabile meno prevedibile nella logica der carcio: l’ex, Okaka. Archiviato er tè caldo, se rientra e arivano conferme ar turbamento.Dopo Fulham e Bari quest’anno l’amo rifilato ar Parma, compagine poco astuta e poco propensa a beneficiare delle infelici esperienze artrui. Pur tuttavia er Parma sa, beneficiandosi qui sì dele esperienze artrui, che basta solo avè preso lo svincolo de Trigoria na vorta pe diventà nex fatale, figuramose avé pascolato pe anni in foresteria. E così Okaka sbuca in campo bardanzoso, co quella bardanza de chi sa che oggi è er giorno suo, co quella bardanza de colui cui er soriso se smorza in faccia dopo 7 secondi de gioco, er tempo che serve ar Cannicane de vedé spiove npallone nei pressi e anticipanne palla o piede o tibia o vita o morte o tutto o niente o Malvinas o Plaza de Mayo, e serà quel que serà. Da quer momento Okaka se ricorda e se chiede ma come cazzo è che agli artri ex je riesce sempre tutto e a me oggi me tocca st’invasato? Okaka a quer punto punta O Ministro, che è levriero ma a vorte latita, quel che po esse fatale a noi pe pià ngò e a Okaka pe trovà l’occasione dela vita. Er cuoio ariva tra i piedi der giovine più vecchio in campo dopo Rosi. Okaka solo core verso Franco, core ma pare fermo, core ma nse capisce, pare grosso, anzi, è grosso. Sarà er bianco che ingrassa, sarà un mese de culatello e salame e parmigiano, sarà l’età delo sviluppo, ma Okaka pare er doppio de un mese fa. Tanto diverso che tira e pia la porta, roba che potrebbe quasi fa gò e mannà affanculo na tifoseria intera e fasse sentì rimpianto pe na vita. Ma Franco è Franco e per coerenza nun vò sentì storie. Tiro, parata de stinco, e Okaka torna Okaka.

Er campanello è d’allarme, partite così se va bene finiscono pari, motivo per cui se tenta de dà senso ar sesto senso che te stranì a ogni gò magnato lasciandoti in piedi sur seggiolino a pensà che da lì a poco quer gò magnato te se riproporrà coll’accuso. E pe nun dà ar Caciara la soddisfazione de esse lui da solo a restà su tabellone e tabellini, a ròta s’affannano mpo tutti. Gago se fa Pjanic e lo vezzeggia co na palla da stoppà e scaraventà, ma Ercapitano dà fiducia a Pjanic e decide de magnasse er gò, chilombando fori. Poi è Lamela, subentrato ar Cipolla, a tirà sur portiere, e siccome do se magna in uno se magna pure in due, Taddei ripia la palla e ripia er portiere. Tra na portata e nantra se propone pure Rosiardo, che scenne e crossa, o scenne e tira, insomma, nse capisce bene cosa faccia proprio quando tutti pensamo che pure lui, paradossarmente, oggi potrebbe fa gò. E quando tutto sembra detto, Luis ce spiazza e appizza l’Acquistigno de Gennaio.

E siccome a noi tutto se po dì fuor che nun semo ospitali, dopo quella pe Pisciarella l’ovazione dell’anno è tutta pe Marquinho. Che se mette a centrocampo a guardà la partita proprio come noi ao sssadio, solo da più vicino. Poi a na certa Ercapitano je dice va, vedemo che sai fa, se sei destro o mancino, se sei lento o veloce, se sei freddo o callo, se sei fero o piuma. Acquistigno s’engobba e core, arza la testa e pregusta, apre l’occhi e inquadra la porta, dietro di lei la Curva. Acquistigno se distrae, senciafruglia, s’emoziona, tira e pure lui pia er portiere, ormai livido e pieno de bozzi.Ar triplice gioimo contenti, stremati e sudati come er Caciara, che sgarato in faccia finarmente se placa. Sarebbe ora d’abbracciallo, o armeno daje na carezza.



Per costruire insieme il futuro della nostra città

Francesco Notarcola


I  N C O N T R O

PER COSTRUIRE INSIEME IL FUTURO DELLA NOSTRA CITTA’ – VENERDI’ 24 FEBBRAIO –ORE 17 – SALA  CONFERENZE  DELLA CONFEDERAZIONE ITALIANA AGRICOLTORI – VIA BRIGHINDI – FROSINONE

E’ noto a tutti che i cittadini del Capoluogo saranno chiamati a rinnovare, tra qualche mese, il Consiglio comunale e ad eleggere il nuovo Sindaco. Così come sappiamo tutti che il 2012 sarà l’anno di lacrime e sangue voluto dai provvedimenti adottati dal governo Monti.
In tale contesto diventa decisivo garantire alla nostra Città una gestione onesta, partecipata e condivisa, corretta e trasparente. Ciò alfine di consolidare e  sviluppare i servizi  primari  e socio-sanitari per assicurare una vita dignitosa alle famiglie  colpite pesantemente dalla crisi ed ai poveri che  diventeranno più poveri e più numerosi.
Essi pagheranno le tasse, mangeranno di meno, non potranno curarsi, ma salveranno le banche e l’Italia.   
Sappiamo tutti che il Capoluogo è allo sbando, dominato  dal caos amministrativo, sommerso dagli scandali e dalle inchieste della magistratura.
Gli arresti recenti e gli inquisiti eccellenti sono l’evidenza dello sfascio e della debolezza della politica che non governa, dell’asservimento ai poteri forti, del saccheggio del territorio e delle sue inestimabili risorse culturali, paesaggistiche ed archeologiche come è dimostrato dalla vicenda delle TERME ROMANE e dell’area attigua alla Villa comunale. Una Città dove sprechi e malgoverno la fanno da padroni.
Sappiamo tutti che le tematiche dell’occupazione e dello sviluppo economico, del risanamento ambientale della Valle del Sacco e della valorizzazione delle risorse naturali e culturali del territorio sono state e sono semplicemente ignorate.
 Mentre la disoccupazione giovanile supera il 30%, la gestione clientelare della cosa pubblica trova sempre il modo di assumere parenti ed amici e di lasciare i lavoratori socialmente utili  in condizioni precarie e difficili.
Il fallimento di questa amministrazione  è completo e vistoso.
 Per restituire un futuro ed una prospettiva al nostro Capoluogo occorre un profondo
rinnovamento ed una  pulizia morale e politica, ripristinando legalità e diritti.
 Per questo i cittadini debbono trovare il coraggio dell’impegno e la capacità del confronto per tracciare un percorso unitario politico e programmatico vincente. Un messaggio nuovo e credibile che sappia  conquistare la gente delusa ed  offesa  che dovrà riappropriarsi del suo potere di decisione.
Le elezioni sono una occasione con cui le forze di progresso debbono misurarsi. Il disimpegno non paga mai. Tentare è già vincere. 
Critiche, proteste, ribellioni facili e sterili che si esprimono ad ogni piè sospinto, che inondano face-book ed ogni sito web, non servono più.
Per tutti questi motivi ti invitiamo a partecipare, con la certezza che non farai mancare il tuo contributo.

Pronto soccorso di Frosinone

     Francesco Notarcola – Presidente della Consulta delle associazioni
     della Città di Frosinone
     Nicole Panetta – Cittadinanzattiva-Tribunale per la difesa dei diritti
      Del malato.

Hanno fatto scandalo e scalpore, in questi giorni, le vergognose realtà dei pronto soccorso degli ospedali romani del S. Camillo e del policlinico Umberto1°. Dopo le denunce degli organi di stampa e delle trasmissioni televisive sono scattate immediatamente le inchieste della magistratura,
sono intervenuti il ministro della salute, il Presidente della Regione ed autorevoli parlamentari.
La stessa drammatica ed inumana situazione esiste da tempo presso il pronto soccorso dell’ospedale del Capoluogo, vecchio e nuovo, denunciata continuamente da cittadini ed associazioni ma alcuna iniziativa ed intervento politico o di altro tipo sono stati attivati.
Eppure la realtà del  “Fabrizio Spaziani” è più grave perché mentre si cerca di ricoverare i pazienti in tutti i posti letto disponibili presso tutte le unità operative della struttura e si impegna, per ore, il tanto insufficiente personale per reperire altri posti letto altrove mentre si lascia chiuso un intero reparto ( U:O:C: di riabilitazione post-acuzie) con 16-18 posti letto che non funziona come tale per mancanza di personale.
Tutto l’arredo necessario è ammucchiato alla meglio negli spazi disponibili del reparto. Anche questo scandalo è stato denunciato da tempo e ripetutamente ma nessuno è intervenuto.
In questo modo i ricoveri programmati per gli interventi chirurgici di rilievo non possono essere eseguiti. Si allungano così i tempi di attesa,
si scade nella qualità delle prestazioni e si rafforza la mobilità passiva perdendo risorse finanziare ingenti.
Lo sappiamo che è difficile fare il proprio dovere ma anche nel nostro tempo, qualche volta accade. Lo speriamo fiduciosamente.

Frosinone 21 febbraio 2012