Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

venerdì 20 maggio 2016

I voti non si vincono, si conquistano.

Dionisio Paglia (Referente Comitato provinciale del Coordinamento Democrazia Costituzionale).


E' in pieno svolgimento la raccolta delle firme in calce a ben 9 quesiti referendari: due relativi all'abrogazione del premio di maggioranza e dei capilista bloccati così come contemplati dall'ITALICUM; uno inerente le modifiche apportate alla Costituzione vigente dalla Legge Renzi-Boschi; quattro riguardano gli aspetti più odiosi della cosiddetta "Buona Scuola"; gli ultimi due riguardano tematiche ambientali.
Si può firmare presso i banchetti appositamente allestiti dai Comitati locali o presso le segreterie comunali fino alla fine del mese di giugno. I Comitati referendari intendono contrastare la "pubblicità ingannevole" del Governo Renzi, il nuovismo spacciato per riforma, la demagogia della falsa semplificazione, i plebisciti ricattatori. I Governi passano, la Costituzione resta.
La deformazione della Costituzione operata dalla legge Renzi-Boschi, insieme alla legge elettorale(Italicum), consegna il governo ad una minoranza e scippa la sovranità dalle mani del popolo, non riduce i costi e non migliora la qualità dell'iter legislativo.
L'Italicum, che è persino peggiore del "Porcellum", è una legge truffaldina che con un premio di maggioranza enorme altera l'esito del voto e non consente agli elettori di scegliere tutti i loro rappresentanti, che per i 2/3 sono scelti dalle segreterie dei partiti.
Noi diciamo Sì agli eletti, No ai nominati e i voti si conquistano, non si vincono. Chiediamo ai cittadini di andare a firmare i referendum, perché "la sovranità appartiene al popolo" (Art. 1 della Costituzione Repubblicana).


Riforma costituzionale il NO degli studenti di Giurisprudenza a Catania

Referendum io voto No


L’intervento critico sulla riforma costituzionale rivolto alla ministra Boschi da uno studente di Giurisprudenza, Alessio Grancagnolo membro del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale di Catania, durante un incontro presso l’Università di Catania. L’intervento viene interrotto dal Rettore quando il ragazzo parla di “tour propagandistici negli atenei” della ministra in vista del referendum costituzionale di ottobre. “Questo incontro non prevede contraddittorio” - replica il Rettore - "chi non gradisce questo format può anche non partecipare".

L’intervento dello studente critica:
l’approvazione della riforma da parte di un parlamento eletto con una legge elettorale dichiarata incostituzionale;
l’iniziativa del Governo nel DDL costituzionale;
l’accentramento dei poteri nelle mani del Governo a scapito del Parlamento, con un mutamento della forma di Governo e potenziali derive autoritarie;
il Senato non elettivo;
il confuso processo legislativo previsto dalla riforma;
l’assenza di un progetto complessivo di riforma costituzionale;
la personalizzazione del dibattito intorno al referendum come un plebiscito sul Governo
Il testo integrale e la registrazione dell'iniziativa al link: https://coordinamentodemocraziacostit...






Il gallo disse “a chi tocca tocca”; poi quando toccò a lui al contadino disse “che ti sié ciecat?

Comitato di lotta Frosinone



Il gallo disse “a chi tocca tocca”; poi quando toccò a lui al contadino disse “che ti sié ciecat?”
 Evidentemente nel comune di Frosinone all’indifferenza si somma anche la smemoratezza su quello che accade e sulle ragioni che altri, pazzi o ingenui che siano, dicono o fanno nell’immaginare il futuro.
 A leggere le rimostranze della CISL negli articoli apparsi sulla stampa locale c’è da rimanere sbigottiti e trasale un senso di stordimento per chi oggi, abbaiando alla luna, vuole rappresentarci alcune preoccupazioni su come si evolve l’occupazione e la vita lavorativa sul territorio. 
DI cosa si lamenta la CISL? Nel passaggio dei servizi dalla Frosinone Multiservizi alle coop sociali di tipo B la CISL ha assunto un vero e proprio protagonismo assurgendo al ruolo di notaio; senza la CISL, con la Coscarella e Morgante battitori, il film della distruzione della società pubblica e il regalo alle coop. sociali di tipo B non avrebbe probabilmente avuto un esito così lacerante e non sarebbe potuto accadere con tanta facilità.
La CISL diede linfa alle false promesse di Ottaviani sia nel credere che l’affidamento alle coop avrebbe tutelato i lavoratori per salario e contratto; che sarebbe stato temporaneo; che gli impegni in bilancio sarebbero stati mantenuti. La CISL, non rappresentando assolutamente la stragrande parte dei lavoratori, chiederà un incontro alle coop e il 3/5/13 firmerà, da sola, un accordo volto a tutelare il personale che era transitato, finendo col fornire l’appiglio alle coop che dal 29/3/13, quando fu pubblicata la determina di conclusione dell’iter procedurale delle “Manifestazione di interesse”, si erano ben guardate dal convocare le oo.ss. e illustrare ai lavoratori a cosa andavano incontro.  
La scelta delle coop fu pianificata, decisa già nei giorni della campagna elettorale,  per portare a Frosinone il sistema coop romano, quello per intenderci poi caduto in disgrazia: altro che scelte di risparmio. Si procedette allo spacchettamento dei servizi e alla loro frazionabilità economica, nonché a reiterate proroghe: elementi che il Regolamento Comunale Anticorruzione dell’ente Comune di Frosinone considera ad altissimo “livello di rischio”.
In astratto , ma poi nemmeno tanto, l’idea di una esternalizzazione serve a costruire non solo un utile dove prima non c’era ma anche un “consenso politico”. Spesso ci si avvale di imprese che gravitano negli entourage della politica e che fanno imprenditoria con soldi pubblici, da gestire anche senza esperienza, capacità e mezzi.
 Al terzo anno di attività i soldi elargiti alle coop sociali di tipo B, che dovevano entrare per 5 mesi e invece sono ancora lì, dopo tre anni e più di 110 proroghe, risultano essere di ca € 6.844.806,45. Oggi i cislini fanno ohhhh per l’abbassamento ulteriore di ore, dimenticando, tra l’altro, che questo è già accaduto al servizio degli asili nido! Ma quando il Comune chiedeva come condizione del passaggio alle coop l’abbassamento da 30 a 21 (tanto è la media delle ore di lavoro se fossero transitati tutti) con un contratto per cinque mesi, dopo 17 anni di sacrifici, perché non si lottò tutti assieme nel difendere la società  pubblica che allora aveva anche la CIG aperta e si sarebbe potuto proseguire con i servizi, prendendo tempo nel trovare una soluzione condivisa per salvare occupazione e redditi almeno un po’ più decenti (800 euro)? E, decisivo, una sola società con tutti i lavoratori si sarebbe potuta difendere da queste scorribande dell’ente che ha deciso di ripianare un debito di bilancio contratto dalla politica impoverendo ancor più le fasce sociali medio basse!
 Sulla fattispecie della segnaletica, dove sono stati reintegrati 5 lavoratori a seguito della sentenza del Tribunale di Frosinone, questi si sono sommati “ai sostituti”, cioè quelli che presero, impropriamente, il posto degli effettivi titolari come recitava il bando allegato alla delibera 96 del 9/3/13, ai criteri di selezione: “La società dovrà impegnarsi ad assumere il personale necessario dal bacino LSU confluito nella società Frosinone Multiservizi S.p.A. in liquidazione”
Tra l’altro perché non si approfondisce il modo in cui vennero selezionati “i sostituti” su servizi pagati dalla cittadinanza? Perché la CISL e la Coscarella non si preoccuparono di chiederlo alla politica nel 2013? Si è ancora in tempo a farlo e a rivolgersi all’ANAC. Invece, non contenti del loro ruolo, hanno addirittura, nella persona di Morgante, testimoniato nelle cause giuslavoristiche per conto delle coop tentando di dimostrare che il passaggio dei lavoratori era stato fatto con le dovute procedure sindacali!
La coop SOLCO da dicembre 2015 è colpita dalla Prefettura di Roma da “interdittiva antimafia”, per i noti fatti di Mafiacapitale, mentre a Frosinone continua a fare il comodo proprio senza che alcuno si ponga il problema di affrontare la situazione!
Oggi la questione lavoro è drammatica, più di ieri? Allora perché la CISL non si oppone alle false politiche attive del lavoro, alla precarietà dilagante, alla disoccupazione, alla distruzione delle garanzie sociali, alla soppressione dei posti di lavoro, alla mancata redistribuzione del reddito. Perché? Perché semplicemente la CISL ha il ruolo opposto, quello di fluidificante nella macchina del padrone per le politiche contro i diritti del lavoro e il diritto al lavoro stabile e remunerato dignitosamente.
Insieme alla proclamazione dello stato di agitazione la Coscarella, e tutta la CISL di oggi, dovrebbe proclamarsi inidonea alla difesa dei lavoratori e delle loro condizioni. 

giovedì 19 maggio 2016

Viaggio nella riforma Renzi-Boschi. L'art 70, ovvero chi fa le leggi e chi le vota.

Luciano Granieri



In uno dei suoi ultimi interventi, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha lamentato il fatto  che non si sia  per nulla affrontato il merito della riforma costituzionale, scritta da lui e dalla ministra Boschi sotto dettatura della Troika, perché si è deviato il confronto dai contenuti al  piano personalistico. Cioè votare contro la riforma significherebbe, oggi,  votare contro Renzi. 

Il Presidente segretario ha perfettamente ragione. Dimentica però che è stato proprio lui a legare il suo destino politico al risultato del referendum di ottobre, non ricorda che la discussione sulla riforma, affrontata dalle truppe cammellate del SI, ha visto sistematicamente l’insulto e la delegittimazione degli esimi costituzionalisti  che, pezzo dopo pezzo, hanno osato  smontare  l’intero traballante impianto del pasticcio  governativo  sulla Costituzione. 

 L’isterismo di un Presidente del Consiglio che, forse per la prima volta, sente la sua posizione traballante, determina il fatto singolare che egli accusi gli avversari di una nefandezza da ascrivere esclusivamente a se stesso.  Sono proprio i movimenti contrari alla riforma che hanno denunciato l’ uso improprio che il Governo e il suo Presidente, hanno fatto della propaganda referendaria  sulla  modifica della Costituzione. Sono i comitati che un giorno si e l’altro pure chiamano il governo, il ministro Boschi ed il Presidente del Consiglio a confrontarsi sul merito, rifiutando un terreno di scontro, fatto di menzogne, mistificazioni ed insulti. 

Noi, come aderenti al Comitato Democrazia Costituzionale  di Frosinone, abbiamo preso in parola Renzi, e ci siamo presi la briga di mettere a confronto l’art.70 sulla determinazione delle leggi, della riforma Boschi Renzi, con lo stesso articolo tutt’ora in vigore. Essendo la materia non propriamente semplice ci siamo avvalsi   dell’omino di Osvaldo Cavandoli. Il cartone animato che negli anni ’60  costituiva lo straordinario spot di una nota marca di pentole.  Speriamo che con  questa semplificazione grafica la materia possa mostrarsi più chiara. Buona visione.

mercoledì 18 maggio 2016

LA GIULIA NON DECOLLA PER GLI OPERAI SOLO CASSA INTEGRAZIONE E PRECARIETA’

  Il segretario Provinciale PRC-SE  Paolo Ceccano




            RENZI LA SMETTA DI FARE PROMESSE, GIULIA NON DECOLLA E PER GLI OPERAI SOLO CASSA INTEGRAZIONE E PRECARITA’. LE ISTITUZIONI FACCIANO SQUADRA PER FERMARE IL DRAMMA DEL LAVORO IN PROVINCIA DI FROSINONE.
Nello stabilimento FCA di Piedimonte SG si consuma ancora una volta la messinscena degli annunci. L’esultanza irradiata dal Quirinale e da palazzo Chigi per l’avvio della produzione della Giulia Alfa Romeo, non corrisponde a quelle che erano le aspettative per l’incremento dell’occupazione etanto entusiasmo in realtà nasconde, in questo stabilimento,l’ennesimo dramma per il lavoro. 
L’assunzione di operai e tecnici, quale conseguenza dell’avvio della nuova produzione, si è risolta, da parte della dirigenza aziendale, con una dichiarazione di 1763 esuberi su 3800 dipendenti: orario tagliato, stipendi ridotti per tutti.Per evitare i licenziamenti sono scattati i contratti di solidarietà, che significa fare incancrenire il lavoro precario.L’attività dell’indotto ovviamente non riparte e questo implica che le cifre negative per l’occupazione si amplificano.
Eppure le linee sono sottoutilizzate producendo soltanto 100 vetture al giorno anziché le 480 potenzialmente realizzabili. E ancora, il mercato sta crescendo per cui l’offerta di auto deve essere aumentata.
Qual è allora il motivo che induce Marchionne a trasformare quella che doveva essere un’opportunità per il lavoro in un nuovo tracollo? Che succederà con la nuova prevista produzione del Suv Stelvio?
Questa domanda il PRC la pone all’intero paese, alle forze politiche, ai sindacati, alle amministrazioni locali della provincia, ai candidati a sindaco di questa tornata amministrativa. Questo tema deve essere centrale per la provincia di Frosinone, nella campagna elettorale che coinvolge ogni singola città. Nessuno si può permettere di sorvolare su questa questione facendo finta di parlare d’altro.
Il PRC interrogherà puntualmente ogni candidato a sindaco in merito  al problema del lavoro in FCA di Piedimonte SG, perché, date le premesse, la risposta non è tecnica-economica ma solo esclusivamente politica, di volontà di indicare gli indirizzi delle amministrazioni locali a rendere il lavoro una conclamata urgenza. Chiamare dunque l’impresa a rispondere di tanta incongruenza. Questo è il compito della politica qui ed ora!                                                                                                                                                      

Giù le mani dall’acqua!

Comitato acqua pubblica Frosinone


1 edizione del “Faone delle bollette
27 Maggio 2016 ore 19.00 - Frosinone

Fiaccolata per la difesa dell’acqua e i diritti
con banchetti di raccolta firme per la petizione contro il Decreto Madia sulla privatizzazione dei servizi pubblici e per sostenere i Referendum sociali

Partenza: Piazzale Gramsci – Palazzo della Provicia
Arrivo: Piazzale Vittorio Veneto - Prefettura

Cosa ci sta preparando il governo nazionale per la qualità della nostra vita?

Con il decreto Madia sta per essere varato il Testo Unico dei Servizi Pubblici Locali a rilevanza economico generale con cui, non solo l'acqua, ma tutti i servizi, dai rifiuti ai trasporti, saranno ceduti ai privati negli stessi termini con cui sul nostro territorio l'acqua è stata data ad ACEA.

Con il  decreto Madia cesseremo di essere cittadini portatori di diritti per essere ridotti a servi nelle mani dei signori cui pagare la decima per poter accede all'acqua e a qualunque servizio.

Dobbiamo preoccuparci di un Parlamento che stravolge la legge di iniziativa popolare con cui, nel 2007, 406.000 cittadini stabilivano la gestione pubblica dell'acqua.

Dobbiamo preoccuparci di un governo che spudoratamente cancella in un colpo solo la volontà di 26.400.000 cittadini che nel 2011 hanno espresso la loro volontà sovrana con i referendum.

Dobbiamo preoccuparci di una giunta regionale Zingaretti che si genuflette agli interessi di ACEA S.p.A. ed ai voleri del governo nazionale, tradendo la propria legge regionale n. 5/2014, approvata all'unanimità dal Consiglio Regionale.

Di questo dobbiamo preoccuparci ed alzarci in piedi.

Chiamiamo a raccolta tutti coloro che non ci stanno e  sotto la Prefettura alimenteremo un grande falò con le fatture di ACEA, perché la nostra rabbia e la nostra determinazione arrivi sino a Roma.

lunedì 16 maggio 2016

Sulla sentenza del Consiglio di Stato FANFARE O PERNACCHIE?

Comitato Provinciale Acqua Pubblica Frosinone


La risonanza che sui media locali ha avuto la sentenza con cui il Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso dell'Autorità d'Ambito non è solo ingiustificata ma soprattutto strumentale agli interessi di un gestore, ACEA ATO 5 S.p.A. che non ha mai tenuto fede ai propri obblighi contrattuali, assunti con la sottoscrizione della Convenzione di Gestione, ed agisce quotidianamente in danno dei cittadini  con pratiche estorsive e vessatorie che in altri territori (l'Ato 2 per essere precisi) sono state punite dall'Antitrust con multe di 1.500.000 euro.
Il Consiglio di Stato ha solo ribadito che la colpa per quanto avvenuto dal 2010 al 2013 è della ricorrente, cioè di quell'Autorità d'Ambito e di quei sindaci che in quattro anni non sono stati capaci di stabilire le giuste tariffe per l'effettivo servizio offerto da ACEA ATO 5 S.p.A.
E quali sarebbero state queste giuste tariffe?
Quelle che hanno portato a stabilire per il periodo 2006 – 2011 un conguaglio di 75.000.000 di euro?
Niente affatto.
Dal 2010 al 2013 l'Assemblea dei sindaci avrebbe dovuto determinare le tariffe a partire da quelle del 2006, sulla base dell'allora vigente “metodo normalizzato”, determinato cioè, per gli anni pregressi, dall'effettiva gestione effettuata dal privato e dagli effettivi investimenti fatti; mentre per gli anni correnti, con l'applicazione del coefficiente MALL, determinato dalla qualità dell'effettivo servizio reso.
La sentenza del 2011 con cui lo stesso TAR di Latina rigettava il ricorso di ACEA ATO 5 S.p.A. per la revoca delle tariffe approvate nel 2007 su questo era chiarissima.
Ma non solo i sindaci non hanno avuto il “cuore” di stabilire tariffe che avrebbero portato il gestore al fallimento, ma hanno scelto e per anni, di non decidere facendosi commissariare.
Nel frattempo sono cambiate le leggi ed al “metodo normalizzato”, nel 2013, è subentrato il nuovo metodo stabilito dall'Autorità per l'Energia Elettrica, il Gas ed il Servizio Idrico e  il commissario nominato dal TAR ha potuto fare in piena legittimità il suo sporco lavoro, ancora una volta, grazie all'Autorità d'Ambito e ai nostri sindaci.
Perché?
Perché questi signori, sino al 18 febbraio 2016 non hanno mai contestato formalmente ad ACEA ATO 5 S.p.A. le proprie inadempienze e pertanto, formalmente, il gestore era una sposa illibata dalla condotta immacolata cui non poteva non spettare un pieno ed integrale risarcimento.

Stabilito con questa ricostruzione senso e significato delle due sentenze, del TAR, prima e del Consiglio di Stato poi, questo significa che le colpe dei primi cittadini debbano ricadere sui secondi cittadini?
Neanche per sogno.
Il Comitato provinciale Acqua Pubblica, a differenze delle associazioni dei consumatori e delle organizzazioni sindacali che nella seconda metà del 2014 si sono improvvisamente accorte dell'emergenza “bollette acea” non si è mai sognato di contestare la legittimità “legale” del conguaglio 2006 / 2011.
Quello che il Comitato ha sempre contestato, unitamente alle altre innumerevoli ragioni di lagnanza, è l'impossibilità di ACEA ATO 5 S.p.A. di richiedere le somme pregresse nel rispetto delle condizioni di legge e delle regole stabilite dalla stessa Autorità.
La sentenza del Consiglio di Stato non incide pertanto sulla vertenza che contrappone i cittadini al gestore privato e il presentarla come una legittimazione delle pretese estorsive di questo gestore è solo uno sporco lavoro mediatico volto a correre in soccorso degli interessi del padrone.
Quello che deve preoccupare i cittadini e deve vederli mobilitare non è certo il cappello d'asino con cui i loro sindaci sono stati messi dietro la lavagna, ma quello che il governo nazionale sta preparando per la qualità della loro vita.
Con il decreto Madia sta per essere varato il Testo Unico dei Servizi Pubblici Locali a rilevanza economico generale con cui, non solo l'acqua, ma tutti i servizi, dai rifiuti ai trasporti, saranno ceduti ai privati negli stessi termini con cui sul nostro territorio l'acqua è stata data ad ACEA.
Con il  decreto Madia cesseremo di essere cittadini portatori di diritti per essere ridotti a servi nelle mani dei signori cui pagare la decima per poter accede all'acqua e a qualunque servizio.
Quello di cui si devono preoccupare i cittadini è un Parlamento che ubbidisce ai diktat del governo stravolgendo la legge di iniziativa popolare con cui nel 2007, 406.000 cittadini stabilivano la gestione pubblica dell'acqua.
Quello di cui si devono preoccupare i cittadini è di un governo che spudoratamente cancella in un colpo solo la volontà di 26.400.000 cittadini che nel 2011 hanno espresso la loro volontà sovrana con i referendum.
Quello di cui si devono preoccupare i cittadini è di una giunta regionale Zingaretti che si genuflette agli interessi di ACEA S.p.A. ed ai voleri del governo nazionale, tradendo la propria legge regionale n. 5/2014, approvata all'unanimità dal Consiglio Regionale.
Di questo si devono preoccupare i cittadini, preoccupare ed alzarsi in piedi.
Cominceremo a fine maggio, chiamando a raccolta tutti coloro che non ci stanno e sotto la Prefettura alimenteremo un grande falò con le fatture di ACEA, perché il colore ed il calore della nostra rabbia e della nostra determinazione arrivi sino a Roma. 

Lettera ai candidati alle prossime elezioni amministrative





Le candidature per le elezioni amministrative ormai sono state presentate (Sindaci, consiglieri, ecc.), per questo ci rivolgiamo a quanti chiedono il voto alle elettrici e agli elettori per porre una domanda precisa. Chiediamo di sapere quale sarà il loro atteggiamento sulle modifiche negative della Costituzione che il governo ha voluto fare approvare ad ogni costo dal parlamento e di informarne pubblicamente le elettrici e gli elettori. Il governo ha sottoposto i Comuni a vincoli di bilancio sempre più stringenti che ne restringono l'autonomia reale e ora con la norma inserita in questa pessima modifica della Costituzione viene riservato al governo nazionale il diritto di decidere comunque sull'effettuazione di grandi opere dichiarate di interesse nazionale, anche di fronte alla contrarieta' delle popolazioni locali e dei Comuni. L'accentramento è evidente. Queste pessime modifiche della Costituzione portano alla sottrazione di poteri alle Regioni e anche ai Comuni. Chi si candida ad amministrare Città e Comuni ha il dovere di scegliere fin da ora la sua collocazione rispetto alle modifiche negative della Costituzione volute dal governo Renzi e all'approvazione dell'Italicum, legge elettorale che ripercorre le orme del Porcellum, la pessima legge che la Corte costituzionale ha dichiarato illegittima. La nuova legge elettorale, che e' in stretto rapporto con le modifiche della Costituzione, serve essenzialmente a garantire che il governo abbia un premio di maggioranza tale da garantirgli ad ogni costo la possibilità di fare approvare i suoi provvedimenti tenendo anche conto che i deputati sarebbero in gran parte nominati. Il risultato di queste modifiche porta al passaggio da una repubblica parlamentare ad un altro sistema istituzionale e decisionale centrato sul potere del governo e in particolare del suo capo. Per questo chiediamo ai candidati di esprimersi con chiarezza sui referendum sulle modifiche della Costituzione e per l'abrogazione delle norme peggiori dell'Italicum, dichiarando il loro appoggio alle iniziative referendarie per respingere questi provvedimenti e sostenendo la raccolta delle firme per preparare un chiaro pronunciamento a partire dal No nel prossimo referendum costituzionale.


Per aderire inviare una email a segreteria@iovotono.it

Verso la prima Conferenza nazionale di No Austerity. Intervista a Fabiana Stefanoni

Rafforzare l'unità di classe contro governo e padroni 


a cura della redazione web del Pdac
Il 28-29 maggio si svolgerà a Firenze la prima conferenza nazionale per delegati di No Austerity. Ne parliamo con Fabiana Stefanoni, del coordinamento nazionale di No Austerity.

Il coordinamento No Austerity esiste da tre anni e ha visto crescere nel corso del tempo le adesioni, diventando di fatto l'unica realtà di coordinamento nazionale tra esperienza di lotta di diversa appartenenza sindacale. Nel corso di questi anni avete organizzato varie assemblee. Da dove nasce la decisione di organizzare una Conferenza nazionale per delegati?
L'esigenza di un salto di qualità nel coordinamento No Austerity è emersa con forza negli ultimi mesi all'interno del coordinamento. In questi anni abbiamo promosso campagne importanti (penso in particolare alle campagne contro l'accordo sulla rappresentanza e contro la repressione nei luoghi di lavoro), abbiamo costruito strumenti nuovi di intervento nella lotta di classe (come l'esperienza straordinaria delle Donne in lotta, per promuovere una battaglia contro il maschilismo) e abbiamo sempre organizzato attivamente la solidarietà a tutte le principali lotte, basandoci sul principio della solidarietà di classe, indipendentemente dalle diverse appartenenze sindacali o politiche. Abbiamo infine sentito l'esigenza di fare qualche cosa di più: pensiamo che No Austerity sia pronto per fare un passo in avanti, per diventare un soggetto in grado anche di farsi promotore di iniziative di lotta e mobilitazione.
Nei testi che avete proposto alla discussione si parla di costruire un "organismo con propria soggettività e capacità di intervento". Che cosa significa esattamente?
In realtà non sono in grado di rispondere ora a questa domanda: questo argomento sarà proprio tema di discussione della due giorni di Conferenza che si svolgerà a Firenze il 28 e 29 maggio. Posso solo dire che si tratta dell'esigenza di cambiare la nostra modalità di azione e organizzazione. In questi anni abbiamo sempre promosso e organizzato anzitutto la solidarietà alle lotte operaie e sindacali, favorendo l'unità di base tra i lavoratori, per contrapporci alle tendenze burocratiche alla frammentazione e all'isolamento delle lotte. Ci siamo opposti alle tante tendenze autoreferenziali e settarie degli apparati sindacali, favorendo, col nostro impegno in prima persona, l'unità tra le lotte di categorie e sindacati differenti. Ora vogliamo provare a "investire" le energie accumulate in un soggetto che sia in grado anche di promuovere lotte, non solo di portare solidarietà alle lotte già esistenti.
Avete sempre detto che No Austerity non è né un sindacato né un partito. Continuerà in questa direzione?
No Austerity non è né un sindacato né un partito, né pretende di diventarlo. Riunisce realtà sindacali, operaie e di lotta ognuna delle quali ha la propria appartenenza sindacale. Al contempo, all'interno di No Austerity ci sono diverse sensibilità politiche (pur a partire da alcune discriminanti, come il classismo e la lotta contro maschilismo, razzismo e omofobia). Nessuna delle realtà e dei singoli attivisti che aderiscono a No Austerity ha intenzione di rinunciare alla propria appartenenza sindacale o politica. Tuttavia, chi partecipa al coordinamento sa che per respingere gli attacchi padronali e del governo non bastano né i sindacati oggi esistenti né le organizzazioni politiche. Bisogna superare la tendenza alla frammentazione e all'isolamento delle lotte, per costruire un ampio fronte di classe. Purtroppo constatiamo che spesso, invece, da parte delle direzioni sindacali, incluse quelle dei sindacati conflittuali e di base, prevalgono tendenze opposte: autoreferenzialità, settarismi, persino contrapposizioni grottesche nei momenti più acuti dello scontro di classe. Tutto questo ostacola le lotte, che restano isolate e quindi deboli di fronte agli attacchi dei padroni e del governo. Il nostro scopo è creare uno strumento per rafforzare l'unità di classe, indipendentemente dalle "sigle" di appartenenza.
La realtà del sindacalismo conflittuale in Italia soffre in effetti di molte divisioni e settarismi, molte volte incomprensibili: basta pensare all'incapacità spesso di dare vita persino a scioperi e manifestazioni unitarie. Voi avete fatto molto in questi anni, promuovendo un'unità dal basso che è riuscita a rompere vari steccati. Pensi sarà possibile veramente superare le tendenze autoreferenziali del sindacalismo nostrano? 
Penso che l'esperienza di No Austerity in questi anni ci dimostri che rompere certe logiche è possibile, purché la parola passi alla base, agli attivisti che lottano tutti giorni in fabbrica, nei luoghi di lavoro, nei movimenti. L'operaio, la lavoratrice, l'immigrato che tutti i giorni si scontrano con l'arroganza padronale e dei dirigenti in fabbrica e nei luoghi di lavoro sanno, nel vivo della loro esperienza, che solo uniti si vince, mentre divisi si perde. E' su queste basi che è cresciuto in questi anni il coordinamento, con l'adesione di realtà di fabbrica e di lotta sempre più numerose. E' un patrimonio importantissimo che penso abbia la forza di tramutarsi in un progetto di lotta di più ampio respiro. Anche su questo ci confronteremo a Firenze.
Molti obiettano che oggi si respira un clima di sconforto e di resa in tanti luoghi di lavoro. Pensi che sia possibile invertire la rotta?
Prima di tutto penso sia importante anzitutto precisare che ci sono settori nei quali le lotte sono vivaci. Penso, per citarne solo alcune, alle recenti lotte dei facchini della Gls a Bergamo, agli scioperi delle operaie della Montrasio ad Agrate Brianza, alle mobilitazioni delle lavoratrici e dei lavoratori del commercio ad Acerra, agli scioperi nel settore dei trasporti. Però è vero: se consideriamo la pesantezza dell'attacco padronale e del governo, la risposta di lotta è sicuramente insufficiente. Credo che la capitolazione di tanti sindacati tradizionalmente conflittuali all'accordo della vergogna abbia contribuito a creare questo clima. Penso anche che il peso dei grandi apparati sindacali burocratici sia ancora, purtroppo, molto forte e, al contempo, il sindacalismo di base sia troppo frammentato e diviso per offrire un'alternativa di lotta credibile. Tutto ciò sicuramente contribuisce a rallentare le lotte.
Ma l'esperienza storica ci insegna che le cose possono cambiare molto rapidamente, tanto più in una fase come quella attuale, in cui la crisi capitalistica non accenna ad arretrare. Penso che con No Austerity stiamo costruendo e innalzando delle vele robuste: quando il vento delle lotte ricomincerà a soffiare anche le vele si gonfieranno. Per questo è importante rafforzare ora questo strumento di organizzazione e unità della classe.
Per concludere, c'è qualche esperienza che ritieni particolarmente importante nel percorso di No Austerity in questi tre anni?
Abbiamo portato avanti tante importanti battaglie, che sono in alcuni casi riuscite a ottenere risultati significativi: penso per esempio al successo della campagna contro l'accordo della vergogna, che ha contribuito a limitare la capitolazione di una parte del sindacalismo di base a questo accordo nefasto, che cancella il diritto di sciopero e di azione sindacale conflittuale in genere.
Inoltre penso sia stato molto importante aderire alla Rete sindacale internazionale di solidarietà e di lotta, che ci ha permesso di coordinarci con tanti sindacati e comitati di tutto il mondo, costruendo campagne su scala mondiale. Anche a Firenze avremo una rappresentanza internazionale.
Ma vorrei citare qui in particolare il lavoro straordinario che stanno facendo le Donne in Lotta di No Austerity: un tentativo di organizzare le donne della nostra classe in una battaglia quotidiana contro sfruttamento e maschilismo. Il maschilismo, come il razzismo, divide la classe lavoratrice, a tutto vantaggio dei padroni e dei loro rappresentanti. Per questo credo che la battaglia che le Donne in Lotta stanno facendo contro il maschilismo, anche all'interno delle organizzazioni del movimento operaio, sia una battaglia centrale. A Firenze parleremo molto anche di questo.

domenica 15 maggio 2016

Quel pasticciaccio brutto dei 75 milioni di Acea

a cura di Luciano Granieri



L’organo di stampa di Acea,  il quotidiano “il messaggero”,   attraverso un articolo pubblicato in prima pagina sull’edizione di Frosinone del 13 maggio scorso, annuncia che  i 75  milioni reclamati come conguagli tariffari  per il periodo 2006-2011 dalla multiutility  -il cui vero azionista di maggioranza, al di là  delle quote azionarie, è lo stesso proprietario del quotidiano romano -  sono dovuti. Il Consiglio di Stato, respingendo il ricorso dell’autorità d’ambito, cioè l’organo di controllo composto dai sindaci e presieduto dal Presidente della Provincia Antonio Pompeo,  conferma quanto deliberato in prima istanza dal Tar del Lazio di Latina  attraverso il commissario ad acta Egidio dell’Oste. Ovvero che  Acea avrebbe dovuto  incassare la cifra di 75 milioni di euro quale differenza fra quanto incamerato con la  tariffa provvisoria per il periodo 2006-2011- in vigore perché la Conferenza dei Sindaci  ha sempre rinviato la discussione sulla determinazione del piano tariffario -   e l’importo imposto dallo stesso commissario ad Acta Dell’Oste nel 2013.  Come  è noto i 75 milioni attualmente gravano sulle  bollette dei cittadini. Non solo,  l’house organ di Acea,  denuncia come proprio i Primi Cittadini, componenti l’autorità d’ambito, abbiano  deciso di far pagare il conguaglio agli utenti.  Acea  infatti aveva proposto ai sindaci di scalare l’importo sui canoni concessori che il gestore doveva ai Comuni. In pratica per Acea la colpa è solo dei sindaci, i quali, in primo luogo hanno di fatto rinunciato a decidere  la  tariffa,  lasciando l’incombenza al commissario ad acta  Dell’Oste, poi hanno respinto al mittente  la proposta di non caricare il conguaglio sui cittadini attraverso le bollette, ma a scalarlo dal  pagamento dei  canoni dovuti ai Comuni. Che i  componenti dell’autorità d’ambito (Presidenti di Provincia e sindaci alternatisi dal  2010 ad oggi )  abbiano notevoli responsabilità su questa vicenda è un fatto ampiamente riconosciuto, da questo punto di vista Acea non rivela niente di nuovo.  Tutto ciò  suscita la reazione piccata di Giuseppe Patrizi, in passato vice Presidente,  poi sostituto  Presidente  della Provincia e  dell’autorità d’ambito. Patrizi    dalle colonne del giornale “La Provincia Quotidiano” spiega che i sindaci non hanno voluto accettare il compromesso con Acea, per ragioni di cassetta elettorale e perché, sottintende, intimoriti dalla popolazione allora sobillata dai movimenti per l’acqua. Cesidio Vano, autore del pezzo sulla “Provincia Quotidiano” supporta la tesi di Patrizi, ammonendo che se non si fosse andati al muro contro muro con Acea, si sarebbe potuto risparmiare ai cittadini l’esborso dell’odiato conguaglio, Riportiamo , per chiarezza l’articolo:

  

Acea, ecco chi e perché ha voluto che i 75 milioni finissero nelle bollette


CESIDIO VANO 
«E’ vero, c’era una proposta della Sto e dell’Acea per chiudere la vicenda dei 75 milioni di euro di conguaglio con un accordo che avrebbe compensato le somme pretese dal gestore idrico e quelle vantate dell’Ato5 per i canoni di concessione non pagati. Ma non avemmo la forza di approvarla»: a parlare è Giuseppe Patrizi, commissario straordinario della provincia di Frosinone fino ad ottobre 2014, che presiedeva l’Ambito territoriale quando fu esaminata la possibilità di chiudere tutti i contenziosi con il gestore idrico Acea Ato5 spa senza far finire in bolletta il maxiconguaglio e quindi senza far cacciare agli utenti un centesimo in più rispetto alla normale tariffa.
«Oggi ammetto che sono rammaricato per non aver fatto quella scelta. Ma, all’epoca, non la potevamo fare, perché la gente non avrebbe capito. Quanto il Commissario ad acta stabilì che c’erano 75 milioni di euro da dare ad Acea, c’era una soluzione per non gravare sulle tasche dei cittadini: spalmare quei soldi per tutti gli anni di durata della convenzione (fino al 2032) e pagare una rata variabile ogni anno con le economie sul canone di concessione».
Qui proviamo a spiegare noi: l’Acea paga ogni anno un canone all’Ato5 che serve per saldare i mutui contratti dai comuni per realizzare fogne, acquedotti e depuratori. Tale somma è costante per la durata della concessione ma i mutui man mano si estinguono, quindi ci sono somme che restano a disposizione di Ato e comuni con le quali si poteva pagare man mano il debito.
«Però – dice Patrizi -, con i sindaci della Consulta non ce la sentimmo di intraprendere questa strada. I cittadini, i comitati ed anche molti sindaci non capirono. Per loro non si doveva riconoscere nulla ad Acea, bisognava fare ricorso perché Acea aveva torto di sicuro e perché era inadempiente. Si continuava a dire che bisognava risolvere il contratto, altro che compensazione. E facemmo ricorso, benché Acea era disposta ad un accordo che chiudesse tutte le pendenze».
Con il senno di poi, si può dire che trovare un’intesa sarebbe stato un bene per tutti. Invece…
All’epoca nella Consulta sedevano i sindaci di: Frosinone (Nicola Ottaviani – membro di diritto); San Giorgio a Liri (Modesto Della Rosa); San Donato (Antonello Antonellis); Rocca d’Arce (Rocco Pantanella); Cassino (Giuseppe Golini Petrarcone); Alatri (Giuseppe Morini); Sora (Ernesto Tersigni) e Sgurgola (Antonio Corsi). E dissero di no.
Le parole di Patrizi, inoltre, permettono oggi di cogliere una realtà che diverse volte abbiamo cercato di rappresentare su queste colonne: nella complessa vicenda del servizio idrico in Ciociaria non sempre si è scelta la strada migliore e che maggiormente tutelasse i cittadini, ma si è più spesso preferito andare alla guerra santa contro Acea perché – si è reputato finora – è politicamente ed elettoralmente più redditizia. Su tali scelte, molte volte, ha pesato notevolmente il pressing fatto dai comitati per l’acqua pubblica, dai sit-in, dal tifo da stadio a cui si è assistito durante le sedute delle Conferenze dei sindaci.
Fare l’accordo con Acea avrebbe voluto dire rinunciare a tutte le cause; inoltre, in base ai calcoli della segreteria tecnica, i 75 milioni di conguaglio sarebbero stati ridotti a 69 ed a questi sarebbero stati sottratti i circa 24 milioni che Acea doveva per i canoni di concessione non pagati. Sarebbero rimasti circa 45 milioni di euro, i quali sarebbero stati ‘ammortizzati’ in 19 anni con le somme in più derivanti dagli stessi canoni, oltre ai 10,7 milioni della transazione del 2007 che pure si debbo pagare. Ai cittadini sarebbe costato zero.
La Consulta dei sindaci dell’epoca, però, disse ‘no’ ad ogni ipotesi d’accordo anche perché non voleva rinunciare a quelle somme in più; non voleva compensare con debiti i crediti vantati verso Acea, ovvero i soldi dei canoni, che invece i sindaci avevano iscritto in bilancio e che, se non fossero più arrivati, avrebbero potuto creare qualche difficoltà. La soluzione – e l’abbiamo scritto più volte su queste pagine – alla fine fu quella di far pagare direttamente ai cittadini, tramite le bollette, i 75 milioni (pieni) riconosciuti ad Acea per farsi poi riversare dallo stesso gestore i canoni arretrati.
Acea esattore dei Comuni e tanto rancore popolare in più, da cavalcare ad ogni campagna elettorale.
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Ci pare francamente troppo. E' necessario a questo punto ricordare  a Patrizi e al suo cantore Cesidio Vano come si è evoluta la vicenda della tariffa, e le responsabilità di quella consulta d'ambito di cui Patrizi è stato presidente. Il video che segue, relativo ad un intervista realizzata con Severo Lutrario del Comitato Provinciale Acqua Pubblica nel 2014 è un primo contributo chiarificatore.


Qualora non fosse sufficiente il filmato, riportiamo quanto espresso dallo stesso Severo Lutrario sulle esternazioni di Giusppe Patrizi.
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Il signor Patrizi, affatto rimpianto vice-presidente, prima, e sostituto presidente, poi, dell'Amministrazione Provinciale e, quindi, dell'Autorità d'Ambito, ovvero tra i principali responsabili di quanto avvenuto ed anche della vicenda del famosi 75 milioni, ha bisogno che gli vengono rammentati i fatti intervenuti tra il 2010 ed il 2013 e che hanno determinato la situazione attuale e che non sono certo imputabili alle scemenze urlate da qualche Masaniello preappenninico.
21 dicembre 2009
L’Assemblea dei Sindaci, con votazione unanime revoca, l’articolazione tariffaria approvata il 27 gennaio 2007, dispone la restituzione agli utenti delle somme non dovute e stabilisce l’avvio della procedura per la risoluzione della Convenzione di Gestione sottoscritta con il gestore.
8 aprile 2010
L'Assemblea dei Sindaci stabilisce l'applicazione provvisoria della tariffa 2005 sino alla definizione delle nuove tariffe
15 dicembre 2010
Acea ATO 5 S.p.A. diffida l'Autorità d'Ambito a definire le tariffe per gli anni 2006 – 2011 e a procedere alla revisione tariffaria per il triennio successivo
10 gennaio 2011
All'Assemblea dei Sindaci viene a mancare il numero legale
24 gennaio 2011
L'Assemblea dei Sindaci da mandato al Presidente e alla Segreteria Tecnica Operativa di predisporre le tariffe e di avviare le procedure per la risoluzione della Convenzione di Gestione sottoscritta con il gestore.
25 marzo 2011
Acea ATO 5 S.p.A. presenta ricorso al TAR di Latina perché imponga all'Autorità d'Ambito la determinazione delle tariffe.
22 aprile 2011
Con la sentenza n. 357 il TAR di Latina rigetta il ricorso di ACEA ATO 5 S.p.A. che aveva chiesto 40 milioni di danni ai Comuni dell’ ATO 5 per l’annullamento delle tariffe del 27 febbraio 2007
26 giugno 2011
Con sentenza n. 529 il TAR di Latina, accogliendo il ricorso di Acea ATO 5 S.p.A. del 25 marzo 2011 intima all'Autorità d'Ambito di determinare la tariffe per gli anni 2006 – 2011 e di provvedere alla revisione tariffaria per il successivo triennio (ribadendo nel merito quanto contenuto nella sentenza 357) ed avvertendo che in difetto avrebbe provveduto a nominare un commissario ad acta.
18 ottobre 2011
All'Assemblea dei Sindaci manca il numero legale
21 ottobre 2011
All'Assemblea dei Sindaci manca il numero legale
22 ottobre 2011
L''Assemblea dei Sindaci boccia un'ennesima mozione per la risoluzione della convenzione sottoscritta con il gestore ed al momento di determinare le tariffe viene a mancare il numero legale
25 ottobre 2011
Il prof. ing. Roberto Passino, nominato commissario dal TAR di Latina, avvia il procedimento per la determinazione delle tariffe
22 dicembre 2011
Il governo, con la legge 214, sopprime il CO.N.V.I.R.I. e ne trasferisce le competenze all'Autorità per l’energia elettrica e il gas.
08 marzo 2012
Il commissario prof. Ing. Roberto Passino determina la tariffa provvisoria per l'anno 2012
04 giugno 2012
Il commissario prof. Ing. Roberto Passino rinuncia all'incarico.
20 luglio 2012
Il Presidente del Consiglio dei Ministri con un decreto attribuisce all'Autorità per l’energia elettrica e il gas, ora Autorità per l’energia elettrica e il gas e il Servizio Idrico, le competenze per determinazione di un nuovo metodo tariffario del servizio idrico integrato e sulle tariffe idriche in generale.
06 agosto 2012
All'Assemblea dei Sindaci manca il numero legale
27 agosto 2012
All'Assemblea dei Sindaci manca il numero legale
7 settembre 2012 
Il TAR del Lazio nomina, come nuovo Commissario ad acta, il Presidente dell’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas “o funzionario da lui delegato”. Il Presidente AEEG delega il responsabile dell’Ufficio speciale Tariffe e Qualità dei servizi idrici ing. Egidio Fedele Dell'Oste
24 aprile 2013
All'Assemblea dei Sindaci manca il numero legale
29 aprile 2013
All'Assemblea dei Sindaci manca il numero legale
30 maggio 2013 
Il commissario ing. Dell'Oste determina la tariffa per l'anno 2013 e quantifica il danno patito da ACEA ATO 5 S.p.A. per la mancata determinazione delle tariffe in 75 milioni di euro.


Questi i fatti e questi fatti dicono chiaramente che la totale responsabilità di quanto avvenuto è nelle mani dei sindaci che non hanno voluto determinare le giuste tariffe per il periodo 2006 – 2011 sulla base dell'allora vigente (sino al 2012) “Metodo normalizzato” che avrebbe comportato il porre anche da un punto di vista economico ACEA di fronte alle proprie responsabilità (il coefficiente MALL da applicare avrebbe portato la tariffa così in basso da determinare il fallimento del gestore).
Non solo i sindaci non hanno determinato le tariffe, ma si sono anche guardati bene dal contestare formalmente al gestore le sue inadempienze, fornendo ai commissari nominati dal TAR la foglia di fico dietro cui nascondersi per considerare la gestione di ACEA dal 2003 al 2012 “perfetta”.

La sentenza del Tar, prima e del Consiglio di Stato, adesso è una condanna chiara ed inequivocabile del comportamento di quell'Autorità d'Ambito di cui il signor Patrizi ha tra le maggiori responsabilità.
Nel merito, premesso che come Comitato provinciale Acqua Pubblica non abbiamo fatto alcun ricorso, per quanto ci riguarda non cambia nulla, infatti, a differenza delle Associazioni e dei Sindacati che nella seconda metà del 2014 si sono improvvisamente accorti della vicenda dell'acqua, non abbiamo mai contestato la “legittimità” legale degli atti del commissario Dell'Oste, ma, denunciato l'interpretazione criminale dei fatti e le relative deduzioni, abbiamo contestato l'impossibilità per ACEA ATO 5 S.p.A. di fatturare il conguaglio nel rispetto delle leggi e delle regole vigenti.
Questi elementi non sono neanche scalfiti dalle sentenze della giustizia amministrativa e bisogna denunciare come gli organi di stampa, tutti, si siano precipitati ad assumere il giusto calcio nel culo (… forse in faccia … la distinzione è complicata) assestato all'Autorità d'Ambito come una condanna irrevocabile per i cittadini.

Severo Lutrario.