Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

domenica 15 maggio 2016

Quel pasticciaccio brutto dei 75 milioni di Acea

a cura di Luciano Granieri



L’organo di stampa di Acea,  il quotidiano “il messaggero”,   attraverso un articolo pubblicato in prima pagina sull’edizione di Frosinone del 13 maggio scorso, annuncia che  i 75  milioni reclamati come conguagli tariffari  per il periodo 2006-2011 dalla multiutility  -il cui vero azionista di maggioranza, al di là  delle quote azionarie, è lo stesso proprietario del quotidiano romano -  sono dovuti. Il Consiglio di Stato, respingendo il ricorso dell’autorità d’ambito, cioè l’organo di controllo composto dai sindaci e presieduto dal Presidente della Provincia Antonio Pompeo,  conferma quanto deliberato in prima istanza dal Tar del Lazio di Latina  attraverso il commissario ad acta Egidio dell’Oste. Ovvero che  Acea avrebbe dovuto  incassare la cifra di 75 milioni di euro quale differenza fra quanto incamerato con la  tariffa provvisoria per il periodo 2006-2011- in vigore perché la Conferenza dei Sindaci  ha sempre rinviato la discussione sulla determinazione del piano tariffario -   e l’importo imposto dallo stesso commissario ad Acta Dell’Oste nel 2013.  Come  è noto i 75 milioni attualmente gravano sulle  bollette dei cittadini. Non solo,  l’house organ di Acea,  denuncia come proprio i Primi Cittadini, componenti l’autorità d’ambito, abbiano  deciso di far pagare il conguaglio agli utenti.  Acea  infatti aveva proposto ai sindaci di scalare l’importo sui canoni concessori che il gestore doveva ai Comuni. In pratica per Acea la colpa è solo dei sindaci, i quali, in primo luogo hanno di fatto rinunciato a decidere  la  tariffa,  lasciando l’incombenza al commissario ad acta  Dell’Oste, poi hanno respinto al mittente  la proposta di non caricare il conguaglio sui cittadini attraverso le bollette, ma a scalarlo dal  pagamento dei  canoni dovuti ai Comuni. Che i  componenti dell’autorità d’ambito (Presidenti di Provincia e sindaci alternatisi dal  2010 ad oggi )  abbiano notevoli responsabilità su questa vicenda è un fatto ampiamente riconosciuto, da questo punto di vista Acea non rivela niente di nuovo.  Tutto ciò  suscita la reazione piccata di Giuseppe Patrizi, in passato vice Presidente,  poi sostituto  Presidente  della Provincia e  dell’autorità d’ambito. Patrizi    dalle colonne del giornale “La Provincia Quotidiano” spiega che i sindaci non hanno voluto accettare il compromesso con Acea, per ragioni di cassetta elettorale e perché, sottintende, intimoriti dalla popolazione allora sobillata dai movimenti per l’acqua. Cesidio Vano, autore del pezzo sulla “Provincia Quotidiano” supporta la tesi di Patrizi, ammonendo che se non si fosse andati al muro contro muro con Acea, si sarebbe potuto risparmiare ai cittadini l’esborso dell’odiato conguaglio, Riportiamo , per chiarezza l’articolo:

  

Acea, ecco chi e perché ha voluto che i 75 milioni finissero nelle bollette


CESIDIO VANO 
«E’ vero, c’era una proposta della Sto e dell’Acea per chiudere la vicenda dei 75 milioni di euro di conguaglio con un accordo che avrebbe compensato le somme pretese dal gestore idrico e quelle vantate dell’Ato5 per i canoni di concessione non pagati. Ma non avemmo la forza di approvarla»: a parlare è Giuseppe Patrizi, commissario straordinario della provincia di Frosinone fino ad ottobre 2014, che presiedeva l’Ambito territoriale quando fu esaminata la possibilità di chiudere tutti i contenziosi con il gestore idrico Acea Ato5 spa senza far finire in bolletta il maxiconguaglio e quindi senza far cacciare agli utenti un centesimo in più rispetto alla normale tariffa.
«Oggi ammetto che sono rammaricato per non aver fatto quella scelta. Ma, all’epoca, non la potevamo fare, perché la gente non avrebbe capito. Quanto il Commissario ad acta stabilì che c’erano 75 milioni di euro da dare ad Acea, c’era una soluzione per non gravare sulle tasche dei cittadini: spalmare quei soldi per tutti gli anni di durata della convenzione (fino al 2032) e pagare una rata variabile ogni anno con le economie sul canone di concessione».
Qui proviamo a spiegare noi: l’Acea paga ogni anno un canone all’Ato5 che serve per saldare i mutui contratti dai comuni per realizzare fogne, acquedotti e depuratori. Tale somma è costante per la durata della concessione ma i mutui man mano si estinguono, quindi ci sono somme che restano a disposizione di Ato e comuni con le quali si poteva pagare man mano il debito.
«Però – dice Patrizi -, con i sindaci della Consulta non ce la sentimmo di intraprendere questa strada. I cittadini, i comitati ed anche molti sindaci non capirono. Per loro non si doveva riconoscere nulla ad Acea, bisognava fare ricorso perché Acea aveva torto di sicuro e perché era inadempiente. Si continuava a dire che bisognava risolvere il contratto, altro che compensazione. E facemmo ricorso, benché Acea era disposta ad un accordo che chiudesse tutte le pendenze».
Con il senno di poi, si può dire che trovare un’intesa sarebbe stato un bene per tutti. Invece…
All’epoca nella Consulta sedevano i sindaci di: Frosinone (Nicola Ottaviani – membro di diritto); San Giorgio a Liri (Modesto Della Rosa); San Donato (Antonello Antonellis); Rocca d’Arce (Rocco Pantanella); Cassino (Giuseppe Golini Petrarcone); Alatri (Giuseppe Morini); Sora (Ernesto Tersigni) e Sgurgola (Antonio Corsi). E dissero di no.
Le parole di Patrizi, inoltre, permettono oggi di cogliere una realtà che diverse volte abbiamo cercato di rappresentare su queste colonne: nella complessa vicenda del servizio idrico in Ciociaria non sempre si è scelta la strada migliore e che maggiormente tutelasse i cittadini, ma si è più spesso preferito andare alla guerra santa contro Acea perché – si è reputato finora – è politicamente ed elettoralmente più redditizia. Su tali scelte, molte volte, ha pesato notevolmente il pressing fatto dai comitati per l’acqua pubblica, dai sit-in, dal tifo da stadio a cui si è assistito durante le sedute delle Conferenze dei sindaci.
Fare l’accordo con Acea avrebbe voluto dire rinunciare a tutte le cause; inoltre, in base ai calcoli della segreteria tecnica, i 75 milioni di conguaglio sarebbero stati ridotti a 69 ed a questi sarebbero stati sottratti i circa 24 milioni che Acea doveva per i canoni di concessione non pagati. Sarebbero rimasti circa 45 milioni di euro, i quali sarebbero stati ‘ammortizzati’ in 19 anni con le somme in più derivanti dagli stessi canoni, oltre ai 10,7 milioni della transazione del 2007 che pure si debbo pagare. Ai cittadini sarebbe costato zero.
La Consulta dei sindaci dell’epoca, però, disse ‘no’ ad ogni ipotesi d’accordo anche perché non voleva rinunciare a quelle somme in più; non voleva compensare con debiti i crediti vantati verso Acea, ovvero i soldi dei canoni, che invece i sindaci avevano iscritto in bilancio e che, se non fossero più arrivati, avrebbero potuto creare qualche difficoltà. La soluzione – e l’abbiamo scritto più volte su queste pagine – alla fine fu quella di far pagare direttamente ai cittadini, tramite le bollette, i 75 milioni (pieni) riconosciuti ad Acea per farsi poi riversare dallo stesso gestore i canoni arretrati.
Acea esattore dei Comuni e tanto rancore popolare in più, da cavalcare ad ogni campagna elettorale.
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Ci pare francamente troppo. E' necessario a questo punto ricordare  a Patrizi e al suo cantore Cesidio Vano come si è evoluta la vicenda della tariffa, e le responsabilità di quella consulta d'ambito di cui Patrizi è stato presidente. Il video che segue, relativo ad un intervista realizzata con Severo Lutrario del Comitato Provinciale Acqua Pubblica nel 2014 è un primo contributo chiarificatore.


Qualora non fosse sufficiente il filmato, riportiamo quanto espresso dallo stesso Severo Lutrario sulle esternazioni di Giusppe Patrizi.
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Il signor Patrizi, affatto rimpianto vice-presidente, prima, e sostituto presidente, poi, dell'Amministrazione Provinciale e, quindi, dell'Autorità d'Ambito, ovvero tra i principali responsabili di quanto avvenuto ed anche della vicenda del famosi 75 milioni, ha bisogno che gli vengono rammentati i fatti intervenuti tra il 2010 ed il 2013 e che hanno determinato la situazione attuale e che non sono certo imputabili alle scemenze urlate da qualche Masaniello preappenninico.
21 dicembre 2009
L’Assemblea dei Sindaci, con votazione unanime revoca, l’articolazione tariffaria approvata il 27 gennaio 2007, dispone la restituzione agli utenti delle somme non dovute e stabilisce l’avvio della procedura per la risoluzione della Convenzione di Gestione sottoscritta con il gestore.
8 aprile 2010
L'Assemblea dei Sindaci stabilisce l'applicazione provvisoria della tariffa 2005 sino alla definizione delle nuove tariffe
15 dicembre 2010
Acea ATO 5 S.p.A. diffida l'Autorità d'Ambito a definire le tariffe per gli anni 2006 – 2011 e a procedere alla revisione tariffaria per il triennio successivo
10 gennaio 2011
All'Assemblea dei Sindaci viene a mancare il numero legale
24 gennaio 2011
L'Assemblea dei Sindaci da mandato al Presidente e alla Segreteria Tecnica Operativa di predisporre le tariffe e di avviare le procedure per la risoluzione della Convenzione di Gestione sottoscritta con il gestore.
25 marzo 2011
Acea ATO 5 S.p.A. presenta ricorso al TAR di Latina perché imponga all'Autorità d'Ambito la determinazione delle tariffe.
22 aprile 2011
Con la sentenza n. 357 il TAR di Latina rigetta il ricorso di ACEA ATO 5 S.p.A. che aveva chiesto 40 milioni di danni ai Comuni dell’ ATO 5 per l’annullamento delle tariffe del 27 febbraio 2007
26 giugno 2011
Con sentenza n. 529 il TAR di Latina, accogliendo il ricorso di Acea ATO 5 S.p.A. del 25 marzo 2011 intima all'Autorità d'Ambito di determinare la tariffe per gli anni 2006 – 2011 e di provvedere alla revisione tariffaria per il successivo triennio (ribadendo nel merito quanto contenuto nella sentenza 357) ed avvertendo che in difetto avrebbe provveduto a nominare un commissario ad acta.
18 ottobre 2011
All'Assemblea dei Sindaci manca il numero legale
21 ottobre 2011
All'Assemblea dei Sindaci manca il numero legale
22 ottobre 2011
L''Assemblea dei Sindaci boccia un'ennesima mozione per la risoluzione della convenzione sottoscritta con il gestore ed al momento di determinare le tariffe viene a mancare il numero legale
25 ottobre 2011
Il prof. ing. Roberto Passino, nominato commissario dal TAR di Latina, avvia il procedimento per la determinazione delle tariffe
22 dicembre 2011
Il governo, con la legge 214, sopprime il CO.N.V.I.R.I. e ne trasferisce le competenze all'Autorità per l’energia elettrica e il gas.
08 marzo 2012
Il commissario prof. Ing. Roberto Passino determina la tariffa provvisoria per l'anno 2012
04 giugno 2012
Il commissario prof. Ing. Roberto Passino rinuncia all'incarico.
20 luglio 2012
Il Presidente del Consiglio dei Ministri con un decreto attribuisce all'Autorità per l’energia elettrica e il gas, ora Autorità per l’energia elettrica e il gas e il Servizio Idrico, le competenze per determinazione di un nuovo metodo tariffario del servizio idrico integrato e sulle tariffe idriche in generale.
06 agosto 2012
All'Assemblea dei Sindaci manca il numero legale
27 agosto 2012
All'Assemblea dei Sindaci manca il numero legale
7 settembre 2012 
Il TAR del Lazio nomina, come nuovo Commissario ad acta, il Presidente dell’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas “o funzionario da lui delegato”. Il Presidente AEEG delega il responsabile dell’Ufficio speciale Tariffe e Qualità dei servizi idrici ing. Egidio Fedele Dell'Oste
24 aprile 2013
All'Assemblea dei Sindaci manca il numero legale
29 aprile 2013
All'Assemblea dei Sindaci manca il numero legale
30 maggio 2013 
Il commissario ing. Dell'Oste determina la tariffa per l'anno 2013 e quantifica il danno patito da ACEA ATO 5 S.p.A. per la mancata determinazione delle tariffe in 75 milioni di euro.


Questi i fatti e questi fatti dicono chiaramente che la totale responsabilità di quanto avvenuto è nelle mani dei sindaci che non hanno voluto determinare le giuste tariffe per il periodo 2006 – 2011 sulla base dell'allora vigente (sino al 2012) “Metodo normalizzato” che avrebbe comportato il porre anche da un punto di vista economico ACEA di fronte alle proprie responsabilità (il coefficiente MALL da applicare avrebbe portato la tariffa così in basso da determinare il fallimento del gestore).
Non solo i sindaci non hanno determinato le tariffe, ma si sono anche guardati bene dal contestare formalmente al gestore le sue inadempienze, fornendo ai commissari nominati dal TAR la foglia di fico dietro cui nascondersi per considerare la gestione di ACEA dal 2003 al 2012 “perfetta”.

La sentenza del Tar, prima e del Consiglio di Stato, adesso è una condanna chiara ed inequivocabile del comportamento di quell'Autorità d'Ambito di cui il signor Patrizi ha tra le maggiori responsabilità.
Nel merito, premesso che come Comitato provinciale Acqua Pubblica non abbiamo fatto alcun ricorso, per quanto ci riguarda non cambia nulla, infatti, a differenza delle Associazioni e dei Sindacati che nella seconda metà del 2014 si sono improvvisamente accorti della vicenda dell'acqua, non abbiamo mai contestato la “legittimità” legale degli atti del commissario Dell'Oste, ma, denunciato l'interpretazione criminale dei fatti e le relative deduzioni, abbiamo contestato l'impossibilità per ACEA ATO 5 S.p.A. di fatturare il conguaglio nel rispetto delle leggi e delle regole vigenti.
Questi elementi non sono neanche scalfiti dalle sentenze della giustizia amministrativa e bisogna denunciare come gli organi di stampa, tutti, si siano precipitati ad assumere il giusto calcio nel culo (… forse in faccia … la distinzione è complicata) assestato all'Autorità d'Ambito come una condanna irrevocabile per i cittadini.

Severo Lutrario.


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