Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

lunedì 16 maggio 2016

Verso la prima Conferenza nazionale di No Austerity. Intervista a Fabiana Stefanoni

Rafforzare l'unità di classe contro governo e padroni 


a cura della redazione web del Pdac
Il 28-29 maggio si svolgerà a Firenze la prima conferenza nazionale per delegati di No Austerity. Ne parliamo con Fabiana Stefanoni, del coordinamento nazionale di No Austerity.

Il coordinamento No Austerity esiste da tre anni e ha visto crescere nel corso del tempo le adesioni, diventando di fatto l'unica realtà di coordinamento nazionale tra esperienza di lotta di diversa appartenenza sindacale. Nel corso di questi anni avete organizzato varie assemblee. Da dove nasce la decisione di organizzare una Conferenza nazionale per delegati?
L'esigenza di un salto di qualità nel coordinamento No Austerity è emersa con forza negli ultimi mesi all'interno del coordinamento. In questi anni abbiamo promosso campagne importanti (penso in particolare alle campagne contro l'accordo sulla rappresentanza e contro la repressione nei luoghi di lavoro), abbiamo costruito strumenti nuovi di intervento nella lotta di classe (come l'esperienza straordinaria delle Donne in lotta, per promuovere una battaglia contro il maschilismo) e abbiamo sempre organizzato attivamente la solidarietà a tutte le principali lotte, basandoci sul principio della solidarietà di classe, indipendentemente dalle diverse appartenenze sindacali o politiche. Abbiamo infine sentito l'esigenza di fare qualche cosa di più: pensiamo che No Austerity sia pronto per fare un passo in avanti, per diventare un soggetto in grado anche di farsi promotore di iniziative di lotta e mobilitazione.
Nei testi che avete proposto alla discussione si parla di costruire un "organismo con propria soggettività e capacità di intervento". Che cosa significa esattamente?
In realtà non sono in grado di rispondere ora a questa domanda: questo argomento sarà proprio tema di discussione della due giorni di Conferenza che si svolgerà a Firenze il 28 e 29 maggio. Posso solo dire che si tratta dell'esigenza di cambiare la nostra modalità di azione e organizzazione. In questi anni abbiamo sempre promosso e organizzato anzitutto la solidarietà alle lotte operaie e sindacali, favorendo l'unità di base tra i lavoratori, per contrapporci alle tendenze burocratiche alla frammentazione e all'isolamento delle lotte. Ci siamo opposti alle tante tendenze autoreferenziali e settarie degli apparati sindacali, favorendo, col nostro impegno in prima persona, l'unità tra le lotte di categorie e sindacati differenti. Ora vogliamo provare a "investire" le energie accumulate in un soggetto che sia in grado anche di promuovere lotte, non solo di portare solidarietà alle lotte già esistenti.
Avete sempre detto che No Austerity non è né un sindacato né un partito. Continuerà in questa direzione?
No Austerity non è né un sindacato né un partito, né pretende di diventarlo. Riunisce realtà sindacali, operaie e di lotta ognuna delle quali ha la propria appartenenza sindacale. Al contempo, all'interno di No Austerity ci sono diverse sensibilità politiche (pur a partire da alcune discriminanti, come il classismo e la lotta contro maschilismo, razzismo e omofobia). Nessuna delle realtà e dei singoli attivisti che aderiscono a No Austerity ha intenzione di rinunciare alla propria appartenenza sindacale o politica. Tuttavia, chi partecipa al coordinamento sa che per respingere gli attacchi padronali e del governo non bastano né i sindacati oggi esistenti né le organizzazioni politiche. Bisogna superare la tendenza alla frammentazione e all'isolamento delle lotte, per costruire un ampio fronte di classe. Purtroppo constatiamo che spesso, invece, da parte delle direzioni sindacali, incluse quelle dei sindacati conflittuali e di base, prevalgono tendenze opposte: autoreferenzialità, settarismi, persino contrapposizioni grottesche nei momenti più acuti dello scontro di classe. Tutto questo ostacola le lotte, che restano isolate e quindi deboli di fronte agli attacchi dei padroni e del governo. Il nostro scopo è creare uno strumento per rafforzare l'unità di classe, indipendentemente dalle "sigle" di appartenenza.
La realtà del sindacalismo conflittuale in Italia soffre in effetti di molte divisioni e settarismi, molte volte incomprensibili: basta pensare all'incapacità spesso di dare vita persino a scioperi e manifestazioni unitarie. Voi avete fatto molto in questi anni, promuovendo un'unità dal basso che è riuscita a rompere vari steccati. Pensi sarà possibile veramente superare le tendenze autoreferenziali del sindacalismo nostrano? 
Penso che l'esperienza di No Austerity in questi anni ci dimostri che rompere certe logiche è possibile, purché la parola passi alla base, agli attivisti che lottano tutti giorni in fabbrica, nei luoghi di lavoro, nei movimenti. L'operaio, la lavoratrice, l'immigrato che tutti i giorni si scontrano con l'arroganza padronale e dei dirigenti in fabbrica e nei luoghi di lavoro sanno, nel vivo della loro esperienza, che solo uniti si vince, mentre divisi si perde. E' su queste basi che è cresciuto in questi anni il coordinamento, con l'adesione di realtà di fabbrica e di lotta sempre più numerose. E' un patrimonio importantissimo che penso abbia la forza di tramutarsi in un progetto di lotta di più ampio respiro. Anche su questo ci confronteremo a Firenze.
Molti obiettano che oggi si respira un clima di sconforto e di resa in tanti luoghi di lavoro. Pensi che sia possibile invertire la rotta?
Prima di tutto penso sia importante anzitutto precisare che ci sono settori nei quali le lotte sono vivaci. Penso, per citarne solo alcune, alle recenti lotte dei facchini della Gls a Bergamo, agli scioperi delle operaie della Montrasio ad Agrate Brianza, alle mobilitazioni delle lavoratrici e dei lavoratori del commercio ad Acerra, agli scioperi nel settore dei trasporti. Però è vero: se consideriamo la pesantezza dell'attacco padronale e del governo, la risposta di lotta è sicuramente insufficiente. Credo che la capitolazione di tanti sindacati tradizionalmente conflittuali all'accordo della vergogna abbia contribuito a creare questo clima. Penso anche che il peso dei grandi apparati sindacali burocratici sia ancora, purtroppo, molto forte e, al contempo, il sindacalismo di base sia troppo frammentato e diviso per offrire un'alternativa di lotta credibile. Tutto ciò sicuramente contribuisce a rallentare le lotte.
Ma l'esperienza storica ci insegna che le cose possono cambiare molto rapidamente, tanto più in una fase come quella attuale, in cui la crisi capitalistica non accenna ad arretrare. Penso che con No Austerity stiamo costruendo e innalzando delle vele robuste: quando il vento delle lotte ricomincerà a soffiare anche le vele si gonfieranno. Per questo è importante rafforzare ora questo strumento di organizzazione e unità della classe.
Per concludere, c'è qualche esperienza che ritieni particolarmente importante nel percorso di No Austerity in questi tre anni?
Abbiamo portato avanti tante importanti battaglie, che sono in alcuni casi riuscite a ottenere risultati significativi: penso per esempio al successo della campagna contro l'accordo della vergogna, che ha contribuito a limitare la capitolazione di una parte del sindacalismo di base a questo accordo nefasto, che cancella il diritto di sciopero e di azione sindacale conflittuale in genere.
Inoltre penso sia stato molto importante aderire alla Rete sindacale internazionale di solidarietà e di lotta, che ci ha permesso di coordinarci con tanti sindacati e comitati di tutto il mondo, costruendo campagne su scala mondiale. Anche a Firenze avremo una rappresentanza internazionale.
Ma vorrei citare qui in particolare il lavoro straordinario che stanno facendo le Donne in Lotta di No Austerity: un tentativo di organizzare le donne della nostra classe in una battaglia quotidiana contro sfruttamento e maschilismo. Il maschilismo, come il razzismo, divide la classe lavoratrice, a tutto vantaggio dei padroni e dei loro rappresentanti. Per questo credo che la battaglia che le Donne in Lotta stanno facendo contro il maschilismo, anche all'interno delle organizzazioni del movimento operaio, sia una battaglia centrale. A Firenze parleremo molto anche di questo.

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