Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 17 agosto 2013

Sgombrato il centro sociale Communia in pieno periodo di ferie

Alidoeu


In pieno agosto gli agenti entrano nella ex fonderia romana da pochi mesi occupata e denunciano sette persone; il quartiere San Lorenzo sembrava in assetto di guerra le motivazioni del GIP sembrano essere per inagibilità della costruzione ma tale motivazione va in contradizione con una perizia ordinata dalla magistratura nella quale fu stabilito che non esiste nessun pericolo di crollo. Comunque la si voglia mettere sul luogo erano già presenti gli speculatori interessati.

Attacco a Nablus

SAMANTHA COMIZZOLI

Mentre tutti festeggiano il ferragosto con i fuochi d'artificio, Israele celebra la festa sparando sulla Palestina. L'incursione del 16 agosto si è conclusa con l'arresto di una attivista palestinese.

The army attack Nablus, in the old city, at 3 am of 16 August. They have arrested one woman and shoot sound bomb and tear gas.

Il Muos in cambio di un polo oncologico: Riflessioni dello scrittore siciliano Giovanni Abbagnato

Luciano Granieri


Riprende l’attività dell’Osservatorio Peppino Impastato di Frosinone. Nell’ottica di una collaborazione con la cooperativa Onlus Solidaria, attiva fra l’altro anche sul fronte della promozione culturale antimafia, abbiamo avuto il piacere di ospitare presso la sede dell’Osservatorio  lo scrittore giornalista  (collaboratore  di Repubblica),  nonché collaboratore di Libera e per l’appunto di  Solidiamo,  Giovanni  Abbagnto. 

Giovanni è un attento osservatore dei fenomeni mafiosi in Sicilia e non solo. E’ l’autore del bellissimo libro “Giovanni Orcel – vita e morte per mafia di un sindacalista italiano” Giovanni Orcel, fu segretario dei metalmeccanici di Palermo ai tempi del biennio rosso  e protagonista della lotta  per  l’affrancamento dei lavoratori dal potere mafioso.  Per  questo fu ucciso dalla mafia nell’ottobre del 1920 quando già si profilava all’orizzonte la minaccia fascista. 

Fra le molteplici attività di Abbagnato, spicca l’attivismo nel movimento No Muos. Con lui abbiamo sviscerato diversi argomenti sul fenomeno mafioso e le sue implicazioni politiche ed economiche. Questa tematiche saranno oggetti di prossimi post. In questo contributo invece vogliamo riportare alcune riflessioni dello scrittore giornalista sul movimento No Muos e sulla drammatica situazione che la popolazione di Niscemi sta vivendo come vittima dell’ennesimo gravissimo atto di servitù militare agli Stati Uniti. 

La storia è nota ma la riportiamo brevemente. Nel territorio di Niscemi presso una zona ad alto valore naturalistico con la presenza di un  sughereto molto esteso,  si  sta installando il Muos  (Mobile User  Objective System) un sistema di antenne satellitari  ad altissima frequenza che consente all’esercito americano di coordinare tutte le azioni di guerra   nelle zone   del golfo, in Afghanistan  e nel medio oriente, compreso il pilotaggio a distanza  dei tristemente noti Droni, aerei senza pilota capaci di distruggere con i loro ordigni intere popolazioni.  

Al di là degli aspetti pacifisti e antimperialisti  che impongono lo stop di questo progetto, esistono implicazioni molto più concrete che attengono alla salute dei cittadini minacciata da queste antenne.  Ci  riferiamo ai rischi di contrarre terribili leucemie che colpirebbero soprattutto i bambini.  Su questa basi si è attivato il movimento No Muos. Un gruppo formato per lo più da cittadini che vogliono difendere la loro  salute e quella  dei propri figli. 

All’inizio della vicenda il presidente della regione Rosario Crocetta spinto dalla rivolta popolare e per vincere le elezioni,   aveva promesso di revocare le licenze  alle ditte incaricate di installare le antenne per conto degli americani. E una volta insediatosi il governatore della Sicilia mantenne la sua promessa di non concedere le autorizzazioni necessario, ma  fino ad un certo punto. 

Infatti, non si sa perché il presidente Crocetta ha fatto marcia indietro, ritenendo che il parere del consiglio superiore di sanità - il quale sosteneva, non che le antenne non fossero nocive, ma che la loro nocività si sarebbe potuta verificare solo dopo la loro installazione -era sufficiente a far riprendere i lavori di installazione. 

Con un tremendo volta faccia Crocetta ha “revocato le revoche”  accontentando gli americani e ignorando la relazione redatta in merito  dal prof. Massimo Zucchetti ( professore ordinario degli impianti nucleari  del politecnico di Torino) nella quale si evidenzia che per un principio di salvaguardia della salute della popolazione e dell’ambiente, non dovrebbe essere permessa alcuna installazione di ulteriori sorgenti di campi elettromagnetici e [...] occorre approfondire lo studio delle emissioni già esistenti e pianificarne una rapida riduzione” .

 Dopo le reiterate proteste e la manifestazione degli attivisti No Muos con l’occupazione del sito, il presidente Crocetta ha infamato il movimento sostenendo che era infiltrato dalla mafia e anche dai black bloc. Evviva, a    questo nuovo, inediti  connubio mafia black bloc   già che c’era  Crocetta poteva aggiungere   anche l’infiltrazione del movimento da parte di Al Qaeda  e dei nazisti dell’Illinois.  Ironia a parte    che in una situazione drammatica come questa potrebbe persino essere pericolosa, proponiamo di seguito  le riflessioni di Abbagnato sull’argomento.


giovedì 15 agosto 2013

Valentina Sanna, presidente del Pd Sardegna lascia il partito

fonte: www.globalist.it

 “Vergogna.
Nella vasta gamma di sentimenti che ho provato in questi ultimi anni, e in special modo da quando ricopro un ruolo di primo piano nel Partito Democratico, questo mi mancava.
Rabbia, delusione, sgomento, sfiducia, sì. E a tratti rassegnazione.


Poi tornavano la determinazione e la speranza, ora ammetto irragionevole, di riuscire a cambiare questo partito dall’interno.

Quello che provo oggi, però, è un sentimento nuovo che non trova più una giustificazione proporzionata al danno morale che il Pd sta infliggendo ai suoi elettori, ai militanti, agli iscritti. A me.
Dalle primarie ritoccate per la scelta dei parlamentari, alla drammatica vicenda dell’elezione del Capo dello Stato come anticamera al calice ben più amaro del Governo “di scopo” con il PDL di Berlusconi; ai 101 parlamentari del Partito Democratico che, uccidendo politicamente Prodi, hanno gettato una prima pietra tombale sulla speranza di una qualsiasi decente prospettiva che si fondi sulla fiducia, la tensione ideale e i bisogni veri di un popolo tenuto e guardato a distanza. Un patrimonio di migliaia di militanti e iscritti che ne costituiscono la vera ossatura e che stiamo disperdendo con un’apparente, ostinata premeditazione.
L’amarezza e il sentimento di sfiducia che abbiamo lasciato loro dopo questi mesi assurdi ci stanno inchiodando a un destino fatale, per il Pd e tutto il centrosinistra.


Sì, perché se gli eventi gravissimi che si sono succeduti dal giorno dopo le elezioni meritavano un forte e aperto dissenso verso il partito e questo governo, quelli di oggi ci consegnano il ritratto di una classe politica alla bancarotta morale e civile.



Il mancato ridimensionamento dell’acquisto degli F35, promesso da Bersani e dal Pd, è il penultimo atto di arrogante noncuranza di fronte alle vere emergenze delle aziende che falliscono, di chi ha perso il lavoro, degli esodati, della scuola e dell’università che affondano sotto la scure dei tagli di bilancio.

I nostri parlamentari sardi non si sono distinti per dissenso. Come sul resto. L’ultimo, è stato recapitare nelle mani di un dittatore al potere la moglie e la figlia di 6 anni del suo principale oppositore derubricandolo a imbarazzante incidente internazionale da risolversi con il prepensionamento di un opaco funzionario.
Non è solo Alfano a doversene andare a casa, sia chiaro, ma tutto questo improbabile Governo e una bella quantità di Parlamentari che, equamente distribuiti tra la Camera e il Senato, sono stati nominati esclusivamente per garantire la sopravvivenza di un dannoso, pervasivo sistema di potere. Si cancelli il Porcellum, anche con decreto. Sono certa che Sel e M5S non farebbero mancare il loro appoggio. In mancanza di una nuova legge elettorale si torni almeno al Mattarellum. E poi, scioglimento delle Camere. Perché, come diceva Berlinguer: “Quando si chiedono sacrifici alla gente che lavora ci vuole un grande consenso, una grande credibilità politica e la capacità di colpire esosi e intollerabili privilegi. Se questi elementi non ci sono, l’operazione non può riuscire.”


Purtroppo, la nostra credibilità è andata perduta e non dobbiamo nasconderci che una larga parte dei nostri militanti, iscritti, simpatizzanti percepisce il Governo attuale come il frutto di un accordo tra oligarchie.

Un Governo che a Berlusconi serve, non più solo ad allontanare i suoi processi, ma a evitare le conseguenze di condanne che a un comune cittadino costerebbero ben altro castigo. Lui, invece, può degnamente rappresentare il Senato della Repubblica con una condanna a 7 anni e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Su questo, Letta e Epifani si sono limitati a dire che rispettano la sentenza della magistratura quando invece avremmo dovuto votarne l’ineleggibilità.
Da qualunque lato la vogliamo guardare, per quante giustificazioni vogliamo trovare, penso che il governo con questo centrodestra sia un danno collaterale inaccettabile e che un gruppo dirigente che ha condotto (per imperizia o per oscuro calcolo) il nostro partito a uno stato di così grave necessità difficilmente possa recuperare la fiducia di chi oggi pensa che il suo voto non serva a cambiare niente.


Berlinguer diceva: “I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. ” Era il 1981 e oggi subiamo drammaticamente gli effetti di questa mostruosa degenerazione.



Si può cambiare? È dura. Ma sì, si può. Si deve, se vogliamo dare una speranza, non tanto e non solo al Pd o al centrosinistra, quanto al nostro Paese e, per quanto ci riguarda più da vicino, la Sardegna. Con qualche rara eccezione, in questi sessant’anni e più di sciupata Autonomia, la classe politica che si è alternata al governo della nostra regione ha amministrato l’enorme capitale di persone, culture e territorio in modo miope o, spesso, dissennato. Una politica industriale pesante e a corto respiro, la svendita di larghe fette di paradiso ambientale destinate a servitù militari che costituiscono il 70% dell’intero presidio su suolo nazionale, hanno compromesso per sempre ecosistemi unici al mondo, senza neanche il lascito di un po’ di ricchezza condivisa con le multinazionali del petrolio o delle armi. Dobbiamo essere onesti, se la politica ha fatto qualche passo sul fronte dei poligoni militari, è stato sulla spinta di un tenace comitato e di pezzi della società civile che, insieme alle inchieste di un giornalista cagliaritano, hanno convinto un risoluto magistrato ad aprire un processo che ha potuto individuare una parte di responsabilità, politica e militare, per i pesanti danni dell’inquinamento.

Il tema del ricambio della classe politica è cruciale e non più rinviabile. Ma non servono un semplice rinnovamento generazionale, o un congresso guidato dai soliti, intramontabili capicorrente. Serve una svolta culturale, un affrancamento dal potere del capo locale. È necessario sottrarsi al suo ricatto, e riconoscere che in nome dei vantaggi che ne possiamo ricevere (magari dovuti, ma ottenuti solo attraverso i canali dei partiti e delle loro correnti), accettiamo iniqui favoritismi e arbitrarie discriminazioni.

Quindi, o si cambia profondamente, o si muore. Il presupposto per competere con un centrodestra regionale in ripresa è riconquistare l’attenzione e la fiducia di quelle persone che non ci votano più, rifugiandosi chi nell’astensione, chi nel voto di protesta. Le primarie possono essere, se le lasciamo aperte alla partecipazione di tutti, una straordinaria occasione di rilancio, non solo per chi ne avrà in capo la leadership ma per tutto il centrosinistra.
A patto che si abbiano lungimiranza e coraggio nel proporre ai sardi persone e programmi credibili, che segnino una forte discontinuità con quella parte di classe dirigente che ancora oggi occupa, a vari livelli, le istituzioni, i consigli di amministrazione, gli enti regionali, le organizzazioni sindacali e, nonostante gli scandali e l’inopportunità di evidenti contiguità con i partiti, le fondazioni bancarie.
Invece, tutto scorre, come se niente fosse. La scuola e l’università dovrebbero essere le priorità di un qualunque soggetto politico che, nel segno dell’innovazione, si voglia candidare a costruire la Sardegna dei prossimi 30 anni. Diversamente, non ci sarà classe dirigente, formata e consapevole delle enormi sfide che ci attendono.


A questi temi decisivi, aggiungerei la difesa dell’ambiente e del territorio, con un progetto di sviluppo alternativo all’industria chimica e pesante che ha invece caratterizzato le politiche degli anni della Rinascita fino alla attuale devastante crisi; un progetto capace di riconvertire, dove si può, impianti obsoleti e abbandonati da società rapaci e ormai delocalizzate in paesi dove la manodopera a basso costo consente ampi margini di guadagno con il minimo investimento.



Serve un’idea di valorizzazione delle nostre risorse naturali che non siano la ricerca del metano a migliaia di metri di profondità del sottosuolo o la cessione di ampi territori alle multinazionali dell’eolico e del fotovoltaico, per di più senza che ci sia una significativa ricaduta sulla nostra economia. Piuttosto, serve credere e investire sul nostro potenziale nel settore dell’agricoltura; sulle nostre specialità, sulla cultura e sul turismo, nelle coste come nelle nostre splendide zone interne. Stiamo invece assistendo, senza che ci sia stata una vera opposizione, alla svendita e alla mostruosa cementificazione che, in tutta la Sardegna e in modo particolare in Costa Smeralda, Cappellacci e il centrodestra stanno consentendo con i vari piani casa.


Purtroppo, la resistenza al cambiamento è connaturata all’essere umano. Nonostante milioni di anni di evoluzione ci dicano il contrario, continuiamo a pensare che la sopravvivenza nostra o del nostro gruppo, sia più importante del miglioramento di tutta la specie. A questa convinzione sacrifichiamo qualunque cosa, anche di fronte all’evidenza che non è più il bene comune ciò che stiamo perseguendo. In fondo, è stato questo il male che ha colpito i partiti e, alla fine, la nostra società.


Le vicende che nelle ultime settimane hanno occupato le pagine dei giornali, il Parlamento e l’aula del Consiglio regionale parlano anche e soprattutto di questo. Da noi, anche il passaggio vergognoso sulla legge elettorale approvata di recente con l’esclusione della doppia preferenza di genere ci restituisce il ritratto di una classe politica, per lo più maschilista e retrograda, arroccata su una montagna di insopportabili privilegi.



Si capisce che un’assemblea regionale che su 80 consiglieri conta sole 7 donne e che ha dovuto ridurre sensibilmente il numero dei seggi nel parlamento sardo, non tema di cancellare la rappresentanza di genere femminile; l’eliminazione del listino delPresidente renderà questa eventualità drammaticamente concreta. Il rischio che venisse affossato l’emendamento esisteva, in tanti l’abbiamo denunciato e si è concretizzato. E quel voto segreto, anche su una questione come questa, è stato offensivo e vile.


Il Gruppo del Partito Democratico ha poi presentato una nuova proposta di legge con un solo articolo, proprio sulla doppia preferenza. Era una nuova occasione, la nostra battaglia di civiltà. Dicevano si sarebbe discussa nel giro di qualche giorno. Che fine ha fatto? Come in altre occasioni, dalla Sardegna alla Penisola, assistiamo pressoché inermi a delle vuote enunciazioni. Sembra tutto finito nel nulla, soverchiato da altri problemi, affrontati solo per titoli e per distogliere l’attenzione dalle insufficienze di un Consiglio regionale ormai concentrato quasi esclusivamente sulle prossime elezioni. Come Presidente del Pd sardo, vivo la contraddizione tra il sentimento calpestato del militante e la responsabilità del dirigente di partito.


E l’equivoco, alimentato da chi pretende il silenzio di fronte a colpevoli mancanze, che io debba rappresentare chi governa e rovina il Pd piuttosto che i suoi elettori e la base. Lascio questo Pd perché, pur con il rispetto verso le tante persone che ho cercato di rappresentare con dignità e onestà e verso le quali resta immutata la vicinanza, la stima e la disponibilità a un lavoro comune, non mi riconosco affatto in chi lo governa realmente a livello nazionale e regionale. Ma le energie che ho profuso in tutti questi anni nella speranza di poter incidere positivamente sul cambiamento, pur con i miei errori che certamente non sono mancati, non si esauriranno con la rinuncia al mio ruolo di rappresentanza. Proseguirò, con rinnovata passione e determinazione, l’impegno politico.

Solo, proverò a seguire una strada più coerente con il mio sentire. Perché torniamo a dire, come Berlinguer: «Lavorate tutti, casa per casa, azienda per azienda, strada per strada, dialogando con i cittadini, con la fiducia per le battaglie che abbiamo fatto, per le proposte che presentiamo, per quello che siamo stati insieme…»

Valentina Sanna  

Circolare Ministero Ambiente discariche illegali - 14 agosto 2013

Retuvasa e Comitato Residenti Colleferro

Il Ministro dell’Ambiente Andrea Orlando, con Circolare del 6.8.2013, indirizzata a tutte le Regioni e alle Province autonome di Trento e Bolzano (Termine di efficacia della circolare del Ministro dell’Ambiente, U.prot.GAB-2009-0014963 del 30/06/2009), invita gli enti locali ad osservare con urgenza le nuove disposizioni e ad adottare ogni iniziativa in materia di gestione dei rifiuti urbani, al fine di rispettare gli obiettivi stabiliti dalle norme comunitarie.
Il Ministro, in attuazione delle indicazioni della Commissione europea, ha dichiarato scaduto il termine di efficacia della precedente circolare, emanata “pro tempore” dal Ministero dell’Ambiente il 30 giugno 2009, ed ha chiarito quali sono le attività di trattamento alle quali devono essere sottoposti i rifiuti urbani per poter essere ammessi e smaltiti in discarica.
La circolare del 2009 definiva “trattamento” ai fini dello smaltimento dei rifiuti in discarica anche la tritovagliatura e stabiliva che a predeterminate condizioni la “raccolta differenziata spinta” poteva far venir meno l’obbligo di tale trattamento, precisando come queste indicazioni avrebbero avuto natura “transitoria”, senza stabilire però in modo espresso un chiaro termine finale.
Lo scorso 13 giugno la Commissione europea ha rilevato la necessità di un trattamento adeguato anche sui rifiuti residuali provenienti dalla raccolta differenziata, stabilendo come la tritovagliatura non soddisfi di per sé l’obbligo di trattamento dei rifiuti previsto dalle normative europee.
La Commissione europea ha inoltre evidenziato che, oltre alla prova di aver conseguito gli obiettivi progressivi di riduzione dei rifiuti urbani biodegradabili da collocare in discarica, deve essere data dimostrazione che il trattamento non contribuisce a prevenire o a ridurre il più possibile le ripercussioni negative sull’ambiente e i rischi per la salute.
Per evitare di esporre l’Italia a nuove procedure europee di infrazione il Ministro Orlando ha quindi chiarito<>, per quanto triturato o tritovagliato.
«Un trattamento che consista nella mera compressione e/o triturazione di rifiuti indifferenziati da destinare a discarica, e che non includa un’adeguata selezione delle diverse frazioni dei rifiuti e una qualche forma di stabilizzazione della frazione organica dei rifiuti stessi - si legge nella Circolare - non è tale da evitare o ridurre il più possibile le ripercussioni negative sull’ambiente e i rischi sulla salute umana».
Entro il 2015 - si legge ancora nella Circolare del Ministro - deve essere inoltre garantita almeno la raccolta differenziata per la carta, metalli, plastica e vetro e, ove possibile, per il legno, al fine di conseguire gli obiettivi comunitari entro il 2020.
Come dimostra la Circolare ministeriale la discarica di Colle Fagiolara a Colleferro è da ritenersi illegale, come peraltro hanno sempre sostenuto le associazioni, ma di questo se ne occuperà la Magistratura.
In diverse occasioni, abbiamo segnalato agli organi preposti al controllo della salute e dell’ambiente la propagazione di odori nauseabondi provenienti dal sito di sversamento e fatto intervenire la Pubblica Sicurezza, la Polizia Municipale, la USL Igiene Pubblica. I cattivi odori, come è noto, sono il risultato della fermentazione di materiale organico proveniente dal conferimento di tal quale, quando l’umido non viene separato dal rifiuto attraverso la raccolta differenziata. E’ altresì noto - e allo stesso tempo inspiegabile - come il Comune di Colleferro sia ancora ai primordi nell’attivazione di un ciclo virtuoso dei rifiuti; é oltremodo necessaria la verifica comportamentale degli altri Comuni che conferiscono a Colle Fagiolara.
Lazio Ambiente SpA, la società regionale subentrata al fallimentare Consorzio Gaia SpA nella gestione degli impianti di incenerimento e della discarica, dovrà assolutamente occuparsi nell’immediato di questa nuova situazione di illegalità determinata dalla Circolare ministeriale, posto che se la chiusura di Malagrotta è dovuta a ragioni di illegittimità, non si comprende il motivo per cui non debba chiudere anche la discarica di Colleferro.
Inoltre, se la Regione Lazio pensasse improvvisamente di autorizzare l’impianto di Trattamento Meccanico Biologico (TMB), in iter dal 20 agosto 2010, ricordiamo che il progetto depositato tre anni fa ha una impostazione ormai superata e non rispondente minimamente alla visione della gerarchia dei rifiuti contemplata dalle Direttive Europee. Risulterebbe, inoltre, alquanto strano che la Regione decida ora di sbloccare quel progetto, cioè immediatamente dopo l’acquisizione dell’ex Consorzio Gaia SpA da parte di Lazio Ambiente SpA, il che potrebbe far pensare ad un conflitto di interessi.
Le nostre posizioni si concentrano sulla chiusura definitiva degli impianti fuorilegge come quello di Colle Fagiolara, che, in caso contrario, esporrebbe il nostro Paese a pesanti sanzioni economiche e giudiziarie; sul riconoscimento dello stato di illegalità del sito, ai sensi della suddetta Circolare; sulla bocciatura dell’attuale progetto per l’impianto di TMB da parte della Regione Lazio; sulla praticabilità di una soluzione alternativa al conferimento, che punti sull’attivazione immediata di un sistema di raccolta differenziata “porta a porta spinta”; sulla previsione di un Piano di educazione ambientale uniforme per tutti i Comuni conferitori, al fine di ottimizzare i risultati della raccolta differenziata e una riduzione a monte della produzione di rifiuti.
Siamo giunti a questo punto nei territori ed in sede europea, come era prevedibile, perché la politica è stata sorda e non ha voluto minimamente ascoltare la voce della società civile, che ha sempre reclamato la necessità di soluzioni che permettessero di percorrere strade diverse e virtuose, rispettose della salute e dell’ambiente.
Nel ribadire le nostre finora inascoltate richieste, riteniamo che la Circolare ministeriale rappresenti un punto di passaggio qualificante in materia di discariche illegali e, anche se tardivo, sia un’opportunità da non perdere per un’inversione di rotta.
In caso contrario proseguiremo nella nostra lotta.

CLICCA QUI per scaricare la circolare

mercoledì 14 agosto 2013

Buon ferragosto di lotta

Luciano Granieri


Il mio personale buon ferragosto va a tutte quelle persone che in questa strana estate hanno passato molto del loro tempo sotto gli ombrelloni.  Non mi riferisco ai soliti svogliati bagnanti che hanno invaso le spiagge, ma a tutti quei i lavoratori  e cittadini che per difendere il loro posto di lavoro o per ottenere il diritto di avere un tetto sopra la testa hanno dovuto occupare tetti o case sfitte   sotto il caldo torrido,  con l’unico sollievo dell’ombra di miseri ombrelloni. In particolare mi riferisco della ai lavoratori della Multiservizi   e di alcuni cittadini di Cassino.  Disoccupazione e precarizzazione strisciante, fino  alla schiavitù, emergenza abitativa con case di pregio vuote e cittadini che non hanno dove trovare un alloggio,  questi sono i grandi problemi che attanagliano la  popolazione . 

Mentre impazza la polemica ferragostana  sulle vuote parole del Presidente della Repubblica in merito alle miserie di  un delinquente che ancora si ostina a occupare abusivamente il Senato,  migliaia e migliaia di  disperati  restano senza lavoro, carne da macello  di un sistema che considera i lavoratori come merce e non come persone  con una propria dignità. C’è  chi vittima di aziende che chiudono per trasferire all’estero la propria produzione in nome di un profitto che calpesta la dignità umana,  e chi invece soccombe per colpa di   un sindaco senza scrupoli, che sta finanziando la sua campagna elettorale permanente  e mantenendo le promesse con cui ha ottenuto il voto degli amici   tagliando gli stipendi   di lavoratori licenziati in tronco. 

A tutte queste persone bruciate dal sole che picchia duro sui   tetti,  va il mio personale buon ferragosto di lotta.  A tutti  a  loro è dedicata la clip con le foto  del  Comitato di lotta  Frosinone e il brano dal titolo emblematico “Estate”. Una stupenda ballad scritta da Bruno Martino ed eseguita al Village Vanguard di New York da: Bobby Hutcherson al  vibrafono,  Kenny Barron , al pianoforte, Buster Williams al contrabbasso e  Al Foster alla batteria.


Ovviamente un buon ferragosto di lotta va a tutti i naviganti di Aut.

Omaggio ad Alberto Spaziani artista POPular

Luciano Granieri

Alberto Spaziani. Un vero artista Pop ,  POPular.  Un pittore  del popolo che viene dal popolo. Instancabile nel tradurre in immagini e  suggestioni  ogni fotogramma  di un film ora descrittivo ora immaginario. Le sue opere sono fedele specchio  degli straordinari scenari della nostra   terra,  della vita rurale    della tradizione popolare ciociara , ma anche di  voli fantastici in un susseguirsi di linee sinuose che si risolvono in figure eteree inafferrabili  nella loro rotondità. POP e popolare,  POPular appunto. 

Il mese scorso, assieme ad altri artisti ha trasformato una via del centro storico di Frosinone, Via Amendola,  in  "Via dell’Insognata"  una  novella via Margutta POPular. L’evento organizzato dall’associazione didattica Forming  ha fato riscoprire ai cittadini un angolo della città caduto quasi nell’oblio. Una  serie di dipinti straordinari per il loro contaminarsi fra realtà e fantasia hanno popolato la stretta  viuzza. Un piccolo gioiello di città sopito e dimenticato si è risvegliato e popolato di personaggi usciti direttamente dalla fantasia degli artisti che dipingevano alla presenza di passanti e visitatori.  

A Frosinone esiste quindi un fermento culturale, una voglia espressiva che vuole emergere .  Fino a qualche tempo fa, questi artisti potevano esporre le proprie opere gratuitamente presso la saletta Biondi di Corso della Repubblica. Uno spazio espositivo, di proprietà del comune, messo a disposizione dell’arte. Oggi quello spazio viene tolto dal nuovo sindaco alla disponibilità di questi  artisti  ai quali è stata promessa una casa più bella e più grande presso l’accademia delle belle arti. 

In attesa che quella promessa venga mantenuta  i pittori non potranno esporre gratuitamente, ma se lo desiderano e se hanno la disponibilità,  potranno usufruire della Villa Comunale  pagando per l’affitto delle sale. In realtà prima che una qualche spazio venga pronto presso l’accademia dovrà passare molta acqua sotto i ponti. Un  sindaco che  non si fa scrupoli a licenziare i lavoratori  per soddisfare  gli appetiti del suo bacino elettorale    può avere attenzioni per  i pittori da strada?  La risposta è ovvia,  per cui agli artisti del popolo che vengono dal popolo, non è più consentito  esporre le proprie   opere.

 A Frosinone da un anno a questa parte ha asilo solo l’arte importante, quella dei festival dei conservatori. Eccellente manifestazione per la verità, ma l’arte ha bisogno di luoghi e spazi stanziai per esprimersi. Una volta conclusasi l’ubriacatura dell’esibizioni degli allievi resta il vuoto della mancanza di un spazio espositivo gratuito,  e le macerie del chiosco del conservatorio di Frosinone distrutto dalla nevicata di due anni fa. Dunque ancora una vota bisogna lottare.  Anche per gli artisti POPular hanno bisogno della nostra mobilitazione. Lotta dura senza paura anche per l’arte.

Nella clip le opere di Spaziani sono state fotografate da  Roberto di Molfetta e i brani musicali sono:

Vampa (intro) e Pensa allu Trainu del gruppo “Alla Bua”


martedì 13 agosto 2013

CREARE L'INFERNO

Samantha Comizioli


Jalud, Palestina. Oggi ho visitato per la prima volta il villaggio di Jalud. In particolare un nucleo di case abitate da 4 fratelli con rispettive famiglie. Mi hanno offerto di tutto, com'è solita l'ospitalità palestinese. Ma, non era una visita casuale: ieri, per l'ennesima volta, queste famiglie hanno subito l'attacco dei coloni.
Arrivano incappucciati, a piedi, dall'insediamento illegale a pochi metri che si chiama "Esh Kodesh". Sapete qual'è la traduzione in italiano? "Santo Fuoco". E così è: hanno appiccato il fuoco intorno alle case di queste famiglie, poi, non paghi hanno bruciato anche una decina di ulivi.
Mi raccontano di un pò di episodi.... Una volta sono arrivati di notte e hanno buttato le molotov, un'altra volta sono arrivati assieme all'esercito (un anno fa) e hanno sparato i gas dentro alle case provocando il soffocamento di due bambine. Quelle de bambine, bellissime, sono davanti a me e mi guardano negli occhi...
Mentre sono lì sul posto con l'ISM ci accorgiamo usando lo zoom delle videocamere che sulla collina di fronte ci sono i coloni con qualche soldato, ci guardano.
Vivere in queste case di Jalud significa essere sempre sotto pressione, sempre a rischio d'attacco. Per questo motivo, non stanno mai tutti all'interno della casa in tranquillità. C'è sempre uno a turno che sta fuori a guardare se arrivano gli incappucciati..... Sulle finestre delle case ci sono le reti per essere protetti dalle pietre che i coloni gli tirano, come ad Hebron. Queste reti sono l'unico aiuto che le famiglie hanno ricevuto dall'autorità palestinese. L'odore della vegetazione bruciata, i loro racconti e il nome all'insediamento mi portanto a pensare solo una cosa: è l'inferno. Come ho detto sopra, ci hanno offerto di tutto, anche i loro sorrisi. E' incredibile la forza di queste persone, la loro umanità è ad un tale livello che li porta a sorridere anche se sono all'inferno.
























lunedì 12 agosto 2013

Multiservizi, si rafforza la volontà di lottare

Frosinone Multiservizi: Da Pietro



Ancora una volta l'ennesima scena, ma stavolta non è finita in silenzio.
Non si era ancora a conoscenza di come si fosse svolta la riunione, ma si è capito subito che non c'era nulla da fare dal momento che si sentivano diverbi a toni alzati, in ripetute occasioni e solo l'imposizione e volontà del vice prefetto nel non rimandare ulteriormente, ad altro aggiornamento del tavolo tecnico, ha permesso alla fine di capire cosa vogliono gli amministratori dell'ente Frosinone.
Non poteva finire con il silenzio della sottomissione di chi ancora crede che la prossima volta andrà meglio o ci sarà una soluzione.
Ho visto nei colleghi di lavoro il disorientamento nel cercare una risposta che non arrivava da nessuna parte, ho visto rabbia, disperazione.
Poi qualcuno ha cominciato ad urlare, seguito da altri e altri ancora, e la piazza riecheggiava quelle urla non potendole più contenere.
Per un attimo ho avuto l'impressione di una rivolta popolare dove le forze dell'ordine si sono trovate impreparate alla reazione. Successivamente, a mente fredda, si è capito che siamo stati sempre presi in giro, gli amministratori di Frosinone hanno sempre finto di cercare una soluzione, ma sotto sotto sono andati avanti con il loro programma senza ripensamenti (ultimo colpo sferrato la delibera 374).
La delibera 374 è stata redatta in data del 31 luglio, ma se ne viene a conoscenza solo alla chiusura del tavolo tecnico, per cui ennesima presa in giro e stavolta anche di tutti i soggetti coinvolti (dal Prefetto alla Regione agli altri Enti alle parti sociali e infine agli abituati lavoratori dissidenti).
Il contenuto si commenta da solo poichè tutti i soggetti coinvolti hanno colpe e responsabilità inerenti i loro ruoli e l'unica strada percorribile è quella da loro imposta quale risoluzione inderogabilmente definitiva e inamovibile. Tralascio il piano economico in quanto non voglio dilungarmi per strani conti che non tornano e comunque penso che qualcuno li farà.
Per quanto mi riguarda, da piccolo mi hanno insegnato che in una comunità se due persone litigano non puoi additare chi ha torto o ragione, ma se sono dieci e una è contro tutte è chiaro che chi sta nel torto è quella singola, peccato che ai nostri amministratori non lo hanno mai insegnato.
Inutile ribadire l'affossamento e le ingiustizie che continuano a subire i lavoratori che hanno creduto in una soluzione equa e ai limiti della povertà, quando dall'altra parte c'è solo potere assoluto con prove di forza impari.
Stavolta però non è finita nel silenzio e l'ultimo atto di questo teatrino ha solo rafforzato la volontà di lottare e riprendere quanto di diritto spettante e aver creduto fin dall'inizio di lottare per una giusta causa.

Storie di ordinaria repressione

fonte: http://www.tgmaddalena.it/


Sabato 10 agosto, ore 19,40 circa, all'imbocco della strada per susa da giaglione, dopo il bivio per venaus: stiamo tornando a casa dopo la
manifestazione degli over 50 alle reti. Vediamo un'automobile bloccare improvvisamente dopo la curva un'altra macchina.
e cerca di afferrare uno dei due ragazzi fatti scendere dalla macchina, spingendolo violentemente verso il guardrail e insultandolo pesantemente. Noi, come altre macchine di notav, vista la scena, ci fermiamo poco oltre, appena possible e accorriamo sul posto, per ca
E' una macchina della digos, lo capiamo perchè riconosciamo 2 soggetti che erano all'interno del cantiere oggi.Uno dei d upire cosa succede: arrivati vicino ai ragazzi, sentiamo uno della digos minacciare uno dei due giovani fermati, mentre l'altro controlla i documenti. Alla nostra richiesta del perchè di questo controllo, ci vene malamente risposto che i due ragazzi erano stati riconosciuti tra i manifestanti intorno alle reti,... accusandoli anche di averli appostrofati, nonostante i ragazzi
derati ?? Questo è
negassero il fatto. Intanto sono anche accorsi due abitanti della casa di fronte, evidentemente indignati di quanto stava succedendo. Soltanto la nostra presenza ha fatto sì che la digos decidesse di cambiare parzialmente atteggiamento e se ne andasse, dopo aver restituito i documenti. Domanda: cosa sarebbe successo se questo fosse accaduto alla sera tardi senza spettatori indes iil clima che ci vogliono imporre ? Quando capiranno questi signori che la valle vigila e non permetterà loro di fare ciò che vogliono, perchè l'indifferenza e l'egoismo qui non è di casa ??
Questo è il racconto di uno dei ragazzi fermati:
dig02La testimonianza di Marco: I ragazzi in questione siamo io e mio cognato Stefano, con noi era presente anche mia madre. L'auto della digos (fuoristrada Hyundai Terracan verde targato *******) ci ha affiancato occupando la corsia opposta ,nel momento in cui sopraggiungeva un'altra vettura, sfiorando di poco un incidente, e mi ha tagliato la strada costringendomi a fermarmi. Sono scesi, erano in borghese e non si sono identicicati, hanno cercato di forzare le portiere, scesi dalla macchina hanno afferrato violentemente mio cognato e mettendogli le braccia dietro la schiena lo hanno sbattuto prima sul cofano della macchina e poi su un muretto, ci sottopongo a una perquisizione in cui ci ritirano i documenti e ci insultano dicendoci che siamo delle merde, nullità, dicono a mia madre di vergognarsi per come mi ha allevato e che devo portargli rispetto perché dice potrebbe essere mio padre, al che gli rispondo che mio padre mai farebbe un lavoro tanto ignobile. Ci fotografano e minacciano di denunciarci e arrestarci sul momento, ma poi si accorgono che stavano arrivando molti altri compagni no tav a soccorrerci e allora sorpresi fuggono velocemente... È stata una vera e propria aggressione! Ringrazio tutti coloro che si sono fermati ad aiutarci, non so cosa sarebbe successo altrimenti...

L'uomo forte

Luciano Granieri

Nonostante gli sforzi che macchinisti, fuochisti, inservienti, uomini di fatica e quaqquarquà vari  stanno producendo,  sarà difficile salvare l’ex cavaliere dagli arresti domiciliari,  dall’interdizione dei pubblici uffici.  Forse il tutto avverrà in tempi biblici ma avverrà.  Le conseguenze di tale triste ma inevitabile destino saranno epocali. Alla caduta di Berlusconi si accompagnerà il dissolvimento  di tutte quelle mezze tacche parassite del delinquente di Arcore. Una marea di cortigiani corrotti,  mezzi figuranti, avventurieri da quattro soldi, andrà al suicidio collettivo politico. 

Come i topi del pifferaio magico che trovarono la loro destinazione finale e naturale in fondo al   fiume  . E come la favola, state sicuri, che il pifferaio avrà modo di salvarsi.  Quale sarà il destino delle varie e dei  vari  Santanchè, Gasparri, Capezzone,  Bondi , Verdini, Gelmini, Carfagna, Razzi, Scilipoti e tutta l’allegra compagnia senza il condottiere evasore fraudolento e probabile, possibile corruttore e puttaniere? Si paventa la successione familiare così come nelle migliori schiatte  reali, ma Marina Berlusconi,  in quanto donna, sembra troppo intelligente per accettare una tale scomoda investitura. E allora ecco che la ciurmaglia si straccia disperata le vesti prossima ad una ingloriosa fine.  

Eppure nella fila dei berlusconiani, prossimi post berlusconiani,  esiste una personalità degna di sostituire il ras di Arcore e salvare le disperate comari . E’ curto, male incavato e pelato come lui. Dunque possiede le physique du role, certo gli manca la mano d’asfalto sulla testa e la laccatura glossy  triplo strato del  viso ma si può rimediare.  E’ un uomo risoluto, tutto d’un pezzo, capace di tenere per le palle Vescovi, prefetti, sindacati   svariati amministratori regionali, fra cui lo stesso presidente Zingaretti, Commissari straordinari Provinciali, sindaci . 

Anche lui possiede un entourage di mezze tacche yesman e yeswomen  di ogni tipo,  ordine e grado, del tutto inetti. Alcuni  di loro scambiano l’aula dell’assise dove si riuniscono come dormitorio di lusso.  Altri si inventano forme di pelosa      elemosina, denominata SoliDiamo , tipo la social card di montiana memoria. Come il cavaliere,  pur negandolo,  metterà le mani nelle tasche dei propri amministrati   grazie alla triplicazione di contributi e tasse. Allo stesso modo per finanziare le sue pacchianerie populiste da  campagna elettorale permanente tipo beach village  (una sorta di parco dei divertimenti per gente grossolana archetipo del suo elettorato),  o faraoniche feste religiose con tanto di strutture giganti per onorare i santi,  e per pagare   ingenti cambiali elettorali ,  non si fa scrupoli di mettere per strada centinaia di lavoratori. Per questo ultimo aspetto   mostra  anche un pizzico di Marchionnismo dote  che non guasta mai.

Così come Berlusconi anche “il nostro” si fa continuatore dei principi della scuola di Chicago, aprendo un doposcuola in Ciociaria con tanto di mega privatizzazione dei servizi ,  al grido di più privato meno stato, e solite regalie ai palazzinari. Ma soprattutto l’eroe di cui parliamo, così come l’attuale capo del suo partito,  ha un’opposizione politica inesistente. 

Come nella migliore tradizione del più loffio riformismo,  gli oppositori del nostro condottiero, sbraitano, gridano, invocano l’aiuto dei cittadini, poi il massimo dell’azione eversiva che sono in grado di produrre è uscire dall’aula, per evitare il voto contrario. Si  impegnano a sedare la protesta sociale, ad esempio invitando lavoratori che stavano asserragliati sul tetto del Comune per difendere il proprio posto di lavoro, a scendere  con promesse di intervento ed intercessioni presso il loro crudele avversario.  Salvo  poi consegnare a lui le vittime ridotte all’impotenza pronte ad essere prese per il culo, dall’uno (il condottiero) e dagli altri  ( i riformisti, finti difensori dei contestatori). Esultate popolo della libertà!!!!, 

O  gente di Forza Italia,   macchinisti, fuochisti, inservienti, uomini di fatica,  quaqquarquà vari, sarà la terra ciociara  a fornire il nuovo condottiero che vi salverà. Gasparri, Verdini e compagni staranno al sicuro nelle forti e sapienti mani…..indovinate di chi?  Del sindaco Ottaviani di Frosinone of course . Ma certo chi  meglio di lui potrebbe sostituire Berlusconi?  Anzi i danni arrecati alla città di Frosinone dal sindaco Ottaviani in proporzione  sono addirittura maggiori di quelli assestati da Berlusconi all’Italia in un ventennio. Evviva il nuovo presidente di Forza Italia, CAVALIERE  AVVOCATO NICOLA OTTAVIANI.


Soldi, soldi, soldi

Marisa Cianfrano


Dalla riflessione notturna ......ma da chi è rappresentata la maggioranza dell attuale politica ciociara ??? Da persone arroganti, rancorose,  stizzose,  altezzose, boriose. Persone che considerano i cittadini merce,  guadagno, persone che non essendo in grado di interloquire civilmente prendono la parola e parlano con la bava alla bocca ,usando esclusivamente termine SOLDI SOLDI SOLDI , come se il denaro fosse parola d ordine ,SOLDI vogliamo SOLDI ....senza proposte,  senza apertura a nuove alternative , questa è oggi la politica che amministra Frosinone, con il consenso di un centro sinistra allo sbando, un centro sinistra con tanti problemi interni che non si rende conto del danno che sta  provocando alla cittadinanza tutta lasciando libero arbitrio a chi vuole ridurre Frosinone come la Grecia.  

PAROLE PAROLE PAROLE.....




Video di Luciano Granieri