Ancora una volta l'ennesima scena, ma stavolta non è finita in silenzio.
Non si era ancora a conoscenza di come si fosse svolta la riunione, ma si è capito subito che non c'era nulla da fare dal momento che si sentivano diverbi a toni alzati, in ripetute occasioni e solo l'imposizione e volontà del vice prefetto nel non rimandare ulteriormente, ad altro aggiornamento del tavolo tecnico, ha permesso alla fine di capire cosa vogliono gli amministratori dell'ente Frosinone.
Non poteva finire con il silenzio della sottomissione di chi ancora crede che la prossima volta andrà meglio o ci sarà una soluzione.
Ho visto nei colleghi di lavoro il disorientamento nel cercare una risposta che non arrivava da nessuna parte, ho visto rabbia, disperazione.
Poi qualcuno ha cominciato ad urlare, seguito da altri e altri ancora, e la piazza riecheggiava quelle urla non potendole più contenere.
Per un attimo ho avuto l'impressione di una rivolta popolare dove le forze dell'ordine si sono trovate impreparate alla reazione. Successivamente, a mente fredda, si è capito che siamo stati sempre presi in giro, gli amministratori di Frosinone hanno sempre finto di cercare una soluzione, ma sotto sotto sono andati avanti con il loro programma senza ripensamenti (ultimo colpo sferrato la delibera 374).
La delibera 374 è stata redatta in data del 31 luglio, ma se ne viene a conoscenza solo alla chiusura del tavolo tecnico, per cui ennesima presa in giro e stavolta anche di tutti i soggetti coinvolti (dal Prefetto alla Regione agli altri Enti alle parti sociali e infine agli abituati lavoratori dissidenti).
Il contenuto si commenta da solo poichè tutti i soggetti coinvolti hanno colpe e responsabilità inerenti i loro ruoli e l'unica strada percorribile è quella da loro imposta quale risoluzione inderogabilmente definitiva e inamovibile. Tralascio il piano economico in quanto non voglio dilungarmi per strani conti che non tornano e comunque penso che qualcuno li farà.
Per quanto mi riguarda, da piccolo mi hanno insegnato che in una comunità se due persone litigano non puoi additare chi ha torto o ragione, ma se sono dieci e una è contro tutte è chiaro che chi sta nel torto è quella singola, peccato che ai nostri amministratori non lo hanno mai insegnato.
Inutile ribadire l'affossamento e le ingiustizie che continuano a subire i lavoratori che hanno creduto in una soluzione equa e ai limiti della povertà, quando dall'altra parte c'è solo potere assoluto con prove di forza impari.
Stavolta però non è finita nel silenzio e l'ultimo atto di questo teatrino ha solo rafforzato la volontà di lottare e riprendere quanto di diritto spettante e aver creduto fin dall'inizio di lottare per una giusta causa.
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