Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 21 ottobre 2017

Unità nei valori dell'antifascismo. Questo il messaggio scaturito nell'assemblea costitutiva della sezione Anpi di Frosinone

Luciano Granieri




"Venerdì 20 ottobre 2017 alle ore 20,00 si è costituita la sezione ANPI (Associazione Partigiani  d’Italia) di Frosinone. L’assemblea fondativa, svoltasi presso la Saletta Centro delle Arti del Capoluogo, ha eletto gli organi dirigenti, composti  da un direttivo di  dodici inscritti e  un gruppo di cinque invitati permanenti.  A guidarli   sarà  il Presidente eletto  Simone Campioni. La  gestione delle risorse sarà affidata al tesoriere Enza Belli. La pianificazione del  programma operativo della sezione,  comunque, coinvolgerà la totalità degli inscritti. Al presidente, al direttivo, e agli invitati permanenti, spetterà il compito di organizzare le attività discusse e decise in sede assembleare. La fase elettiva è stata preceduta da un convegno di presentazione della nascente sezione ANPI di Frosinone. All’evento, ha partecipato una parte consistente e qualificata dell’associazionismo cittadino, movimenti politici e sindacali, amministratori locali. Alla costituenda sezione - che ha ospitato i significativi  interventi di Stefano Valentini per il  coordinamento regionale ANPI ,  di Giovanni Morsillo , Presidente Provinciale ANPI, di  Ivano Alteri, Responsabile Organizzativo Anpi Provinciale, e dello storico Roberto Salvatori che si è soffermato sulla storia della resistenza in Ciociaria -  ha portato i saluti della città   il sindaco   Nicola Ottaviani. Alla sezione ANPI di Frosinone spetta ora un lavoro intenso ma stimolante, consistente nel trasmettere i valori della lotta partigiana , difendere l’integrità della costituzione, promuoverne l’applicazione,  oltre che ribadire con forza e costanza nel territorio, la natura antifascista e democratica della Repubblica."


Questa potrebbe essere l’algida e fredda notizia di quanto è accaduto venerdì scorso, e ciò   probabilmente riporteranno i media locali, se ne tratteranno . Ma Aut Frosinone, non è una fonte nè algida né fredda. E’ di parte….partigiana. Nel senso gramsciano del termine, ma anche perchè  il suo redattore, cioè il sottoscritto, fa parte del direttivo della sezione Anpi appena costituita. Insieme a me collaborano:  Ivano Alteri, Enza Belli,  Daniele Riggi, Daniele Zuccaro, Fabio  Colasanti, Fausta Dumano, Gianluca Evangelisti, Annarosa Frate, Giacomo Bartolini, Gianmarco Capogna, Alberto Gualdini. Per completezza d’ informazione cito i nomi degli invitati permanenti, solida base storica del gruppo: Francesco Notarcola, Maria Spaziani, Maurizio Federico, Angelo Ruggiero, Roberto Spaziani. 

La  trattazione che seguirà sarà quindi  rigorosamente di parte. Lettore avvisato, mezzo salvato. 

Sogno o son desto!” avrebbe potuto esclamare un qualsiasi frequentatore dell’agone politico frusinate  entrando nella Saletta centrale delle Arti. Infatti un uditorio così numeroso e appassionato da tempo non si registrava negli eventi sociali, culturali e politici organizzati in città. A me piace pensare che   i valori dell’antifascismo, abbiano ancora la forza di mettere insieme un tale variegato universo. Tanto   il mondo dell’associazionismo, quanto  quello politico-sindacale hanno  risposto in modo pressoché unanime. 

Le associazioni che hanno accettato il nostro invito sono quelle attive nelle  dinamiche politiche cittadine, a volte, anche in misura maggiore e più incisiva rispetto agli   stessi partiti politici. Da questo mondo arriva l’impegno per la tutela dei beni e dei servizi, che dovrebbero essere  nella  disponibilità  dei cittadini  (sanità, servizi pubblici locali, acqua pubblica , tutela ambientale, tutela dei beni culturali  ed archeologici)  ma troppo spesso sono  insidiati da mire privatistiche e  di profitto. Una tutela che ha piena corrispondenza nello spirito costituzionale e perciò gode del totale appoggio dell’Anpi. L’aspetto più incoraggiante è stato notare come associazioni  pur unite nel merito, ma profondamente diverse nel metodo , e nell’approccio all’agire politico, si siano strette attorno all’Anpi mettendo da parte   le proprie diversità. 

Stessa analisi, ma con qualche distinguo, si può estendere alle organizzazioni politico-sindacali invitate.  Anche queste hanno risposto al nostro invito ad eccezione del Pd, il cui impegno congressuale cittadino pare aver impedito l’invio di un proprio rappresentante. Il rischio, quando si maneggia la delicata questione dei partiti e dei movimenti sindacali,  è che questi  spesso utilizzano la  platea di altri   per farsi campagna elettorale e raccogliere qualche consenso. Salvo  un’eccezione, che qui non cito per evitare già un piccolo contenzioso ancora prima di partire, tutti gli esponenti intervenuti hanno anteposto la “parte dei partigiani” alla propria logica di schieramento, un’altra piacevole sorpresa. 

Non va altresì  sottaciuta la profondità  dell’analisi storica. Lo scrittore  Roberto Salvatori ha sottolineato come l’importanza della resistenza nel nostro territorio solo recentemente ha avuto il riconoscimento che merita. Un complesso svilupparsi di azioni di guerriglia, e di sabotaggio, fondamentali nella disarticolazione delle rappresaglie tedesche e fasciste,  hanno visto come valorosi protagonisti partigiani locali, personaggi   dimenticati, o della cui attività si sa poco;  come il capitano  Antonio  Gagliardi, Vincenzo Ferrarelli   e molti altri . Uno dei compiti della neonata sezione di Frosinone sarà proprio quello di riportare all’attenzione dei cittadini il coraggio e l’alta valenza morale  di queste figure. 

Infine una notazione sulla partecipazione del sindaco Nicola Ottaviani che ringraziamo per aver aderito al nostro invito.  Il Primo Cittadino ha dovuto presenziare  per correttezza istituzionale  ma, è inutile negarlo, si è trovato davanti  persone non proprio a lui affini politicamente,   quindi ha tentato di buttarla in caciara. Il giochino e stato il solito , cioè quello di accostare gli  attuali posizionamenti ideologici  (sinistra-destra) ai valori antifascisti  costituenti la Repubblica, propri dell’Anpi. Il riferimento è andato   al comportamento del Pd,  anche se non  citato esplicitamente ,  il quale spesso  è risultato, secondo il sindaco, più lontano dalle logiche antifasciste, degli schieramenti moderati di centro destra. Qualcuno è caduto nella provocazione rispondendo a tono sempre secondo la fuorviante logica della rivendicazione di un maggiore o minore spirito di sinistra legato all’associazione partigiani. 

Ringraziamo il sindaco anche per aver sollevato questa polemica. Infatti uno dei rischi a cui la nuova sezione di Anpi di Frosinone andrà incontro, sarà quella di subire strumentalizzazioni da parte dei più disparati schieramenti. E’ già accaduto a livello nazionale  durante la campagna referendaria sulla riforma costituzionale,  quando sull’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia sono piovute le peggiori nefandezze. Con la pretesa, da parte del partito di maggioranza relativa,  di attribuire la patente di  partigiano perfetto  in base all’adesione o meno al progetto di devastazione costituzionale poi rigettato dai cittadini anche grazie all’impegno dell’Anpi. 

Nel merito  mi trovo pienamente d’accordo su quanto affermato nel suo intervento da Stefano Valentini del coordinamento regionale secondo cui, l’Anpi si batte per la difesa e la piena attuazione della Costituzione, ripudia la discriminazione razziale, di genere e di censo, rifiuta  la prevaricazione e il sopruso  rigurgiti  tipici del fascismo ancora presenti nella società odierna.  Queste sono le prerogative, e non ha alcuna importanza la loro qualificazione più o meno di sinistra.  

E, aggiungo io ,  se nel dibattito politico di queste ore coloro i quali si pongono a difesa della Costituzione e ne pretendono il rispetto,  sono considerati pericolosi sovversivi, anche il sottoscritto si  definisce  pericoloso sovversivo e ne è orgoglioso.  Questa  è una mia opinione personale, ma spero condivisa dai miei compagni di avventura nella nuova sezione Anpi di Frosinone. Buon lavoro a tutti noi.

giovedì 19 ottobre 2017

La direzione nazionale del PRC intensifica il sostegno all'ANPI

PRC - DIREZIONE NAZIONALE





Care compagne e cari compagni,

pochi giorni fa si è svolto un incontro organizzato dall’ANPI nazionale e dal suo Presidente Nazionale, Carlo Smuraglia, finalizzato a costruire attorno all’associazione dei partigiani un livello di confronto unitario permanente tra le forze antifasciste a livello nazionale. Un’iniziativa utile per contrastare il riemergere prepotente dell’iniziativa di forze dichiaratamente fasciste e allo stesso tempo per ricostruire un tessuto politico e culturale antifascista adeguato nel nostro Paese. Insieme a noi erano presenti diverse forze politiche e sociali della sinistra e nonostante l’invito dell’ANPI fosse rivolto anche al PD e al movimento 5stelle queste due forze non erano presenti con propri diretti rappresentanti.

A noi risulta chiaro che non siamo di fronte ad un imminente pericolo fascista in senso classico, ma certamente il brodo di cultura fascistoide insieme alla presenza di vere e proprie organizzazioni neofasciste sta inquinando pesantemente il senso comune di masse popolari, sempre più in difficoltà per la crisi economica e sociale che attanaglia il Paese. Il tema dei migranti, in questo quadro, rappresenta il capro espiatorio perfetto. Mentre i veri responsabili della crisi economica e sociale siedono nei consigli di amministrazione delle grandi aziende internazionali, nelle istituzioni nazionali ed europee che ne tutelano gli interessi.

Lo spazio unitario che sta tentando di costruire l’ANPI riteniamo possa essere utile se al suo interno saremo in grado di rappresentare efficacemente il nostro punto di vista, come già avviene in tantissime realtà. Un lavoro che potrà risultare utile nel momento in cui sapremo mantenere viva la memoria della Resistenza e della Costituzione, dentro le contraddizioni che l’ordine esistente ci pone in questa fase storica.

In questo senso invitiamo a sostenere le iniziative dell’ANPI che saranno realizzate in occasione del 28 ottobre (anniversario della marcia su Roma). I ripetuti annunci di Forza Nuova di organizzare una manifestazione nazionale rendono ancora più impellente la necessità di riprendere parola su questioni il cui senso storico e politico non può essere in alcuna maniera travisato.

“ZINGARETTI NON FACCIA SCADERE I TERMINI PER L’ATTUAZIONE DELLA LEGGE 5 REGIONALE SULLA RIPUBBLICIZZAZIONE DELL'ACQUA"

MoVimento 5 Stelle Frosinone

 MASTRONARDI E BELLINCAMPI(M5S) “ZINGARETTI NON FACCIA SCADERE I TERMINI PER L’ATTUAZIONE DELLA LEGGE 5 REGIONALE SULLA RIPUBBLICIZZAZIONE DELL'ACQUA"
Frosinone, 19/10/2017 - “La Legge regionale n.5 del 2014 sulla ripubblicizzazione dell’acqua è ferma al palo perché non si vuole compiere l’ultimo atto affinché la legge possa essere finalmente attuata, ossia la ridefinizione degli Ambiti Territoriali Ottimali. Persino la Corte Costituzionale con sentenza n.173 del 13 luglio scorso, ha stabilito che gli ATO devono essere definiti mediante un atto amministrativo della Regione Lazio. Il tempo rimasto per attuare la legge è pochissimo, entro novembre e non possiamo permettere di annullare in un solo colpo tutta la battaglia che è stata fatta finora da cittadini e comitati.” – A denunciarlo i consiglieri M5S Mastronardi e Bellincampi che hanno depositato una mozione che impegni politicamente Sindaco e Giunta per l’attuazione di questa legge. E continuano –“Finora a nulla sono valse le interrogazioni depositate dai nostri colleghi del M5S in Regione, ma nell’ottica di una pressione politica e di una richiesta di assunzione di responsabilità da parte del governo regionale, raccogliamo la richiesta del Comitato Provinciale Acqua Pubblica Frosinone di votare al prossimo consiglio comunale una mozione che impegni Sindaco e Giunta a sollecitare il Presidente Zingaretti e tutta la Giunta Regionale affinché approvi l’atto amministrativo che istituisca gli Ambiti di Bacino. Una proposta di legge a cui riferirsi esiste già, la n. 238 del 2015, prodotta dal Coordinamento Regionale Acqua Pubblica Lazio e depositata a firma di diversi consiglieri regionali, di maggioranza e opposizione, che punta alla definizione di una pluralità di ambiti territoriali ottimali su base idrografica. Siamo convinti che tutto il consiglio comunale, ed in primis il Sindaco, che nel corso dell’ultima seduta di consiglio comunale ha rivendicato il proprio ruolo nell’aver sostenuto l’avvio della risoluzione contrattuale nei confronti di ACEA, così come il resto dell’opposizione, non potranno che essere concordi per una votazione favorevole della mozione.” – e concludono – “Manca un piccolissimo step e incredibilmente il Lazio potrebbe aprire una falla in quel pericoloso disegno renziano che vorrebbe per il centro Italia un ambito unico dal quale non si potrebbe più tornare indietro.”

mercoledì 18 ottobre 2017

Finalmente si costituisce la sezione ANPI di Frosinone

Associazione Nazionale Partigiani d'Italia
Comitato Provinciale di Frosinone


 Cari tutte e tutti,
finalmente, dopo un lungo, attento ed intenso lavoro di alcuni compagni coordinati da Ivano Alteri, siamo felici di comunicare la realizzazione della Sezione ANPI del Capoluogo.

La nostra crescita organizzativa e politica anche in questo territorio dimostra che se è vero che le destre riorganizzate minacciano l'intero continente, è anche dimostrato che ciò avviene, in massima parte, per responsabilità delle forze politiche e associative democratiche che da tempo hanno progressivamente rinunciato al ruolo di forza propulsiva e riformatrice della società per dedicarsi, quando va bene, alla mera gestione del presente. Salvo scivolamenti su posizioni conservatrici ed oltre rispetto ai diritti sociali, favorendo così la disaffezione dei settori più critici e l'avanzata di pari passo delle vecchie idee autoritarie ed egoistiche travestite di volta in volta da nazionalismo, da sovranismo, da razzismo tout court.

Le adesioni all'ANPI, sempre più qualificate culturalmente e socialmente, ed allo stesso tempo anagraficamente composite e rappresentative, dimostrano invece che la nostra scelta valoriale, i capisaldi dell'idea costituente non sono affatto percepiti come inutili, vetusti, inattuali almeno dalla parte più consapevole e critica della società.

Quest'anno, in provincia, superiamo il 150% degli iscritti, moltissimi i giovani, le donne, i laureati, i lavoratori. apriamo nuove sezioni (dopo Frosinone apriremo a Sora prima della fine dell'anno), la stampa ospita i nostri commenti e interloquiamo con amministrazioni e sindaci.

La sezione di Frosinone potrà essere stimolo propositivo per l'intera società e per le sue Istituzioni, nell'ambito dei suoi compiti e nel rispetto dell'autonomia e dell'autorità di ciascuno. Ne siamo certi, vista la qualità dei promotori. 

Alle compagne ed ai compagni che hanno intrapreso questo impegno chiediamo di lavorare con coerenza e libertà, fuori da ogni personalismo e convinti che questo sia il lascito morale dell'esperienza partigiana. L'ANPI è luogo unitario per eccellenza, in essa si pratica e si sperimenta ogni giorno l'idea alta che la diversità di pensiero sia una ricchezza, non un limite o una patologia. A patto che si condivida la scelta costituzionale democratica e l'antifascismo. Formuliamo loro i migliori auguri del gruppo dirigente provinciale, e siamo lieti di offrire loro il supporto necessario, secondo le nostre possibilità e capacità.

Invitiamo tutte e tutti a partecipare, ed anche a portare nuove persone interessate. Non siamo a caccia di iscritti, ma è utile ed è bene che le nostre discussioni siano partecipate, in modo che le persone possano farsi un'idea dell'ANPI genuina, non distorta dalla fotografia spesso assai manipolata che ne danno di volta in voltai media allineati e le chiacchiere senza fondamento che veleggiano sui cosiddetti social networks.

martedì 17 ottobre 2017

NO ALLA COSTRUZIONE DI UN IMPIANTO DI TRITURAZIONE ALLA FONTANA SAN PIETRO DI ALATRI

Francesco Notarcola



Una Società ha chiesto al Comune di Alatri il rilascio dell’autorizzazione a costruire un impianto di frantumazione di materiale inerte dell'edilizia. Se lo faranno l'intero territorio degli antichi " Quarti di Tecchiena" sarà ricoperto di polvere, come ai tempi della cava. Addio uliveti e vigne biologiche, addio orti familiari e agricoltura.

Le polveri sottili mineranno la nostra salute, già compromessa da un inquinamento atmosferico che ci ha resi famosi a livello nazionale, per essere primi in classifica.

Domani sera, mercoledì 18 ottobre, alle ore 20,30, in località Fontana San Pietro, presso il deposito Pigliacelli, avrà luogo un incontro dei cittadini delle zone di Alatri, di Frosinone e di Ferentino,per opporsi alla realizzazione di tale impianto.

Parteciperà una delegazione dell’associazione dei medici di famiglia per l’ambiente che illustrerà i gravi rischi a cui andranno incontro i cittadini qualora l’impianto si realizzasse.


I cittadini TUTTI sono chiamati e invitati a partecipare. E’ molto importante, forse decisivo, far sentire la propria voce di opposizione e di protesta. UN IMPIANTO DI TRITURAZIONE TOGLIERA’ VALORE anche AI TERRENI ED ALLE ABITAZIONI CHE CIASCUNO HA COSTRUITO CON TANTI ANNI DI DURO LAVORO E DI SACRIFICIO.

Perché la Catalogna vuole separarsi dallo Stato spagnolo?

Gabriel Huland (*)
 


Il 1° ottobre, il governo della Catalogna ha tenuto un referendum per l'indipendenza, nel quale è stata posta la seguente questione alla popolazione: “vuoi che la Catalogna sia uno Stato indipendente in forma di Repubblica”? Il governo spagnolo era così preoccupato per la possibilità di una scissione nel suo Stato che ha inviato più di 10.000 agenti della Guardia nazionale per impedire che si realizzassero le votazioni. Il risultato è consistito in più di 800 feriti e decine di prigionieri. Anche in condizioni così precarie, più di 2 milioni di persone hanno votato e più del 90% ha votato in  favore dell'indipendenza.
La Catalogna è una delle regioni più ricche e industrializzate dello Stato spagnolo. Ha circa 8 milioni di abitanti e produce il 20% del Pil del Paese. Circa il 10% della popolazione lavora nell'industria, dato non insignificante nel contesto del forte processo di deindustrializzazione subito dallo Stato spagnolo negli ultimi decenni, soprattutto dopo che il Paese è entrato nell'Unione europea (Ue), dove svolge il ruolo di un'economia secondaria, subordinata alla Germania, alla Francia e al Regno Unito, le tre principali potenze economiche dell'UE.
Il referendum ha causato una delle più grandi crisi istituzionali e sociali dal periodo della Transizione, durante il quale lo Stato spagnolo è passato dal regime dittatoriale franchista ad una democrazia parlamentare monarchica.
L'economia è rimasta capitalista, ma i settori borghesi che si sono insediati nel controllo dell'apparato statale sono rimasti completamente integrati al progetto imperialista dell'Unione europea. Il regime emerso dalla Transizione è conosciuto come “Regime del '78”, che è in realtà il regime ereditato da Franco integrato da alcune concessioni democratiche. Le strutture franchiste all'interno dello Stato (giustizia e apparato repressivo) sono state mantenute intatte e continua ad essere mantenuta la monarchia con un reale potere di mediazione e veto sulle decisioni del Parlamento.
Il potere giudiziario continua ad essere impregnato dai giudici provenienti dal precedente periodo. Il Partito popolare, che governa attualmente, è il partito dei settori riformisti del regime di Franco. Inoltre, una parte importante delle leggi è stata approvata alla fine della dittatura con lo scopo di preservare le caratteristiche essenziali del regime dopo la morte del generale Franco. Juan Carlos, padre del re attuale, fu nominato direttamente dal dittatore. La monarchia è senza dubbio il simbolo principale della continuità del franchismo.
 
La borghesia catalana e il separatismo
La borghesia della Catalogna non vuole portare il processo separatista alle sue ultime conseguenze. Storicamente, ha sempre usato il sentimento nazionale del popolo catalano, basato su una reale oppressione da parte del nazionalismo spagnolo, per negoziare con la borghesia spagnola condizioni migliori nella distribuzione della ricchezza nazionale. È esattamente quello che sta facendo in questa fase, con la differenza che stavolta ha enormi settori popolari mobilitati per l'indipendenza.
Questo spostamento di una parte della classe media catalana e di ampi settori popolari su posizioni  indipendentiste si spiega con l'inizio della crisi economica, tagli di bilancio e imposizioni di una serie di riforme che hanno sottratto i diritti e aumentato lo sfruttamento della classe operaia.
La crisi capitalistica, iniziata nel 2011, ha portato a un confronto tra due settori borghesi, da un lato, e a un processo di mobilitazione sociale, dall'altro lato, che sta causando una crisi senza precedenti nel regime.
La difesa del diritto all'autodeterminazione delle nazionalità oppresse è una posizione di principio. Hanno il diritto di decidere. D'altra parte, per approfondire questo processo di crisi di regime, il mantenimento di una posizione indipendente dalla borghesia e dai partiti riformisti, che chiami la classe operaia a partecipare con le sue rivendicazioni nelle mobilitazioni, è uno dei compiti dei rivoluzionari in queste situazioni.
 
Tutto il sostegno allo sciopero generale della Catalogna
Dopo il referendum, il sindacalismo alternativo - che si è organizzato fuori dalle centrali burocratiche delle Cc.Oo e di Ugt - ha indetto uno sciopero generale contro la repressione del governo centrale a favore dei diritti sociali, e affinché venga applicato il risultato del referendum. Settori importanti di lavoratori e di giovani si stanno mobilitando.
Una parte della leadership del blocco indipendentista, come l'Assemblea nazionale catalana (Anc), è contro lo sciopero, appellandosi alle posizioni pacifiste. Il popolo catalano ha dimostrato nel giorno del referendum che l'unico modo per garantire la continuità del processo di indipendenza è attraverso la mobilitazione sociale. L'occupazione delle scuole, dei centri elettorali e le manifestazioni sono essenziali in questo momento.
Corrente Rossa [sezione spagnola della Lit-Quarta Internazionale; ndt] sta partecipando attivamente a questo processo e costruendo con tutta la sua forza questa lotta per l'autodeterminazione della Catalogna e contro il regime reazionario che governa lo Stato spagnolo.
 
Cosa è stata la Transizione spagnola
La Costituzione spagnola del 1978 afferma che lo Stato spagnolo è uno Stato plurinazionale. Ciò significa che la Costituzione riconosce le diverse nazioni che costituiscono lo Stato. Questo riconoscimento è il prodotto di una lotta molto importante condotta dai settori popolari che si sono mobilitati all'epoca della Transizione.
La dittatura di Franco non riconobbe le nazionalità e represse sempre duramente ogni espressione nazionale, come il catalano, il basco e il galiziano, imponendo la visione di una Spagna come Paese totalmente omogeneo, in cui tutti erano spagnoli e dovevano rispettare i simboli, la lingua , la religione cattolica, le tradizioni e i cosiddetti eroi nazionali.
Il riconoscimento delle nazionalità esistenti nello Stato spagnolo fu una vittoria, ma è stata molto limitata dagli accordi che furono fatti durante la Transizione tra i partiti borghesi, il Partito comunista, il Psoe (Partito della socialdemocrazia) e i sindacati maggioritari per accettare la monarchia, l'Ue e l'Organizzazione del Trattato Atlantico del Nord (Nato). All'epoca fu realizzato un  patto sociale - conosciuto come i patti di Moncloa - e furono paralizzate le mobilizzazioni in corso che miravano a spazzare via tutto il vecchio regime.
Le nazionalità ebbero più diritti, ma non il diritto all'autodeterminazione, e furono tenute a rispettare il quadro giuridico dello Stato spagnolo. Attualmente, la possibilità di una separazione può portare questo patto e il regime del 1978 ad una crisi terminale.
 
Come si formò lo Stato Spagnolo
L'Europa ha vissuto un periodo di oltre 200 anni di rivoluzioni borghesi e di transizione dal feudalesimo al capitalismo. Quando la borghesia commerciale europea, che si formò a partire dal commercio mediterraneo e anche dall'esplorazione coloniale delle Americhe, raggiunse un livello più elevato di sviluppo, necessitò di controllare il potere politico e di formare degli Stati nazionali. La creazione dello Stato-nazione, tra le altre caratteristiche, avrebbe rappresentato un mercato unico nel quale sarebbe stato possibile sfruttare la forza lavoro del proletariato per produrre e vendere i propri prodotti.
La formazione degli Stati nazionali fu un processo lungo, complicato e violento, perché significava la subordinazione di interi popoli. Persone che avevano la propria lingua e la propria cultura furono dominate da altre nazionalità che avevano il potere economico e militare per imporre la dominazione.
In alcuni casi, come in Francia, la formazione dello Stato nazionale si svolse a partire da rivoluzioni sociali molto profonde, che eliminarono la nobiltà come classe dominante. In altri casi, come nello Stato spagnolo, il processo si sviluppò a partire da accordi tra la borghesia, la monarchia e la nobiltà, e si compì attraverso guerre di conquista e occupazione di territori.
Per questo motivo, alcune nazionalità, come quella catalana, quella basca e quella galiziana, sono ancora vive ed esistono tutt'oggi. Nel caso della Catalogna, il movimento nazionale  indipendentista (che include settori di destra e di sinistra, i partiti borghesi, riformisti e piccolo-borghesi) è molto forte e radicato nella società, principalmente in settori della piccola borghesia e dei contadini, nonostante abbia forza anche nella gioventù dei centri urbani.
La difesa del diritto di decidere e il diritto di separarsi unilateralmente è legittima e deve essere difesa con unghie e denti. Non possiamo difendere, come fa parte della sinistra, l'unione forzata tra i popoli. Bisogna ricordare le lezioni di Lenin durante la rivoluzione russa. 100 anni fa, i bolscevichi rispettarono il diritto di ogni nazionalità che desiderasse separarsi dallo Stato russo. Questa politica fece si che le nazionalità oppresse acquisissero la necessaria fiducia verso gli operai russi che guidavano la rivoluzione.
Vogliamo l'unità della classe operaia per lottare contro la borghesia. Questa unità, tuttavia, può esistere solo se difendiamo il diritto all'autodeterminazione di tutte le nazioni oppresse. Come ha detto Marx, “un popolo che opprime altri popoli non può essere libero”.
 

* Militante di Corrente Rossa, sezione della Lit nello Stato spagnolo.

LA LEGGE DI BILANCIO SUL LAVORO : PORTERA' PIU' OCCUPAZIONE? NO SOLO UN REGALO ALLE IMPRESE

Umberto Franchi


- taglio delle tasse del 50%(100%) al Sud, alle imprese che assumono a tempo indeterminato giovani fino a 35 anni;

- ora cosa succederà ? Si creeranno nuovi posti di lavoro ? NO nessun posto di lavoro in più per il semplice motivo che le imprese aumentano i posti di lavoro solo se hanno più ordinativi... più commesse e quindi più produzione di lavoro... ma per aumentare la produzione devono vendere di più e per vendere di più i cittadini devono avere più soldi per poter comprare...

- ma come sappiamo i salari sono bloccati, le pensioni sono bloccate, non esiste salario di cittadinanza....  i poveri assoluti sono 4.800.000 , in una città come Lucca con meno di 100.000 abitanti ci sono 1700 che vanno a chiedere un pasto alla caritas. .. il 64% di essi hanno una eta' tra i 35 e 54 anni e sono tutti disoccupati in cerca di un lavoro .. il 30% sono nuovi poveri che chiedono un pasto ;

- tutti sentono di avere perduto la loro dignità rivolgendosi alla Caritas e tutti vorrebbero un lavoro....;
-  c'è una legge economica basilare: per acquistare più prodotti bisogna aumentare i redditi... bisognerebbe aumentare di 200 euro mensili stipendi e pensioni allora forse funzionerebbe ma non così e non saranno certo i 600 milioni di reddito di inclusione che risolveranno il problema;

- cosa succederà allora ? Quello che è già  avvenuto con il JOBS ACT. Questo: le imprese trasformeranno per tre anni i rapporti di lavoro esistenti da tempo determinato a quello indeterminato... tra tre anni licenzieranno di nuovo.
I lavoratori assunti a tempo indeterminato (lo possono fare per motivi economici non essendoci più l'art. 18) e verranno solo in parte riassunti a tempo determinato i precari... ma non ci sarà incremento di occupazione!

domenica 15 ottobre 2017

Il giro a Gerusalemme: lettera aperta ai nipoti di Gino Bartali

Ugo Giannangeli

Illustrazione a cura di Luciano Granieri


A Gioia e Giacomo.
Apprendiamo da un articolo del Corriere della sera del 19 settembre che, nella vostra qualità di nipoti di Gino Bartali, siete stati in Israele alla cerimonia di presentazione del prossimo Giro d’Italia riscuotendo grandi applausi. Noi non conosciamo il vostro livello di consapevolezza della situazione in Palestina. Ci piace pensarvi in buona fede ed inconsapevoli della strumentalizzazione in corso della figura di vostro nonno e del Giro d’Italia. Se così è, siete ancora in tempo a prendere le distanze da questa cinica e squallida operazione propagandistica. Questo e non altro è la partenza del prossimo Giro d’Italia da Israele.

Nell’articolo si legge che Miri Regev, ministra israeliana della cultura e dello sport, ha detto che “mai è stato stanziato un budget così alto da Israele per un evento sportivo”. Il motivo è semplice: perché l’evento non è solo sportivo e il significato politico propagandistico che gli attribuisce Israele prevale di gran lunga su quello sportivo. Israele deve rappresentarsi come un Paese normale nascondendo la realtà del suo essere uno Stato su base etnico-razziale, colonizzatore e violentatore del diritto internazionale.

Se ne rende ben conto il nostrano ministro dello sport Luca Lotti quando afferma che “questo giro sarà una sfida sportiva ma anche culturale, un ponte ideale tra Italia ed Israele” (laddove in realtà “culturale” sta per “politica”).

Se ne rende ben conto il direttore della corsa Mauro Vegni quando profetizza che “le strumentalizzazioni saranno all’ordine del giorno”. Vegni dice il vero quando afferma che “non siamo mai andati oltre la linea politica del nostro governo”. E come sarebbe stato possibile andare oltre quando la linea politica del governo italiano è quella di ignorare l’esistenza stessa di una questione palestinese? Andate a rileggervi l’ignobile discorso di Renzi alla Knesset: è stato l’unico uomo politico a non avere neppure accennato alla questione palestinese, neppure con frasi di circostanza. Così pure hanno fatto gli organizzatori del Giro che non hanno preso alcun contatto con i palestinesi neppure per concordare il percorso nella parte palestinese di Gerusalemme. Sì, perché anche questo avviene e mente Vegni quando afferma che “non oltrepassiamo i limiti riconosciuti dello Stato di Israele”. Così non è e i 10 chilometri della prima tappa a cronometro includeranno anche Gerusalemme est, occupata nel 1967 e da allora luogo di espansione (come tutta la Cisgiordania) di quella colonizzazione condannata ripetutamente e vanamente dall’ONU, da ultimo nel dicembre dello scorso anno con la risoluzione n. 2334.

Israele non ha “limiti riconosciuti”, non ha confini dichiarati. In modo neppure troppo celato Israele vuole dimostrare che Gerusalemme è tutta israeliana (e, quanto prima, sua capitale come da aspirazione più volte esternata).

Non è casuale che questa operazione propagandistica avvenga in occasione del 70° anniversario della nascita dello Stato di Israele (l’anno in corso ha visto il 100° anniversario della Dichiarazione di Balfour e il 50° della occupazione del 1967).
Il 2018 sarà, però, anche il 70° anniversario della Nakba (Catastrofe): 385 villaggi palestinesi rasi al suolo, quasi 15.000 uccisi, 770.000 espulsi dalle case e dalle terre.

Complessivamente nel 1948 è stato occupato il 78% della Palestina mandataria e sono stati espulsi i 2/3 della popolazione palestinese. Nei tre anni successivi il numero dei centri abitati distrutti salirà a 475 e quello dei profughi ad oltre un milione.
I corridori pedaleranno quindi sulle macerie dei villaggi distrutti ma non ne leggeranno i nomi perché sono stati cancellati dalla carta geografica e dalla memoria (non quella dei palestinesi). Tutti i villaggi ebraici che saranno attraversati sono stati costruiti al posto di quelli palestinesi. Moshe Dayan in una intervista ad Haaretz del 4 aprile 1969 disse: “Villaggi ebraici furono costruiti al posto di quelli arabi. Oggi voi ignorate persino i nomi di quegli antichi insediamenti e non è colpa vostra perché non esistono libri di geografia che ne parlano. Anzi, non solo non esistono più quei libri, ma non esistono più neppure quei villaggi. Nahalal è sorto al posto di Mahalul, Gevat al posto di Jibta, Sarid al posto di Haneifs e Kfar Yehoshua al posto di Tel Shaman. Non c’è un solo luogo in questo paese che non fosse stato prima abitato da popolazioni arabe”.

Altro che “Una terra senza popolo per un popolo senza terra”!

I sionisti non hanno avuto remore a speculare sulla Shoah (leggete il libro di Finkelstein “L’industria dell’Olocausto”), figuriamoci sulla figura di vostro nonno o su una corsa ciclistica.

L’articolo del Corriere mostra anche una foto di due ciclisti israeliani insieme al campione turco Ahmet Orken, professionista assoldato dalla squadra israeliana. Sulla maglia di Orken compare quella mezzaluna che è effigiata anche sulle autombulanze della Mezzaluna rossa, quelle bombardate dagli aerei e dai cannoni israeliani mentre prestano soccorso durante gli eccidi del 2008/9, 2012, 2014. Orken è un professionista e certamente l’uomo d’affari milionario canadese-israeliano Sylvian Adams, grande finanziatore della operazione, non gli avrà lesinato danaro in fase di ingaggio. Anche vostro nonno era un professionista ma certamente, vista l’intera sua vita e la sua attività a favore degli ebrei, aveva un alto senso di giustizia e nobili ideali. Uno storico ebreo, Bruno Segre, ha detto che i palestinesi sono gli ebrei del nostro tempo. Oggi “Ginettaccio” sarebbe al nostro fianco, a fianco dei palestinesi e pedalerebbe sì per le vie di Gerusalemme ma sventolando una bandiera palestinese per farsi portavoce di questo popolo oppresso ed espropriato.

Ne siamo sicuri.

E non solo noi: uno dei fondatori del celebre Museo del ciclismo del Ghisallo, Paolo Ceruti, ha detto in una intervista al quotidiano “La Provincia” di Como del 20 Settembre: “Ho conosciuto Bartali, così lo strumentalizzano” E prosegue: “questa scelta va contro lo spirito di pace dello sport. Il Giro con partenza da Gerusalemme di fatto offende ed umilia i palestinesi e quanti si battono, compresi anche molti ebrei, per una soluzione equa in Terra Santa… Il voler giustificare questa scelta con quanto fatto da Bartali durante la seconda guerra mondiale è solo un espediente. Nessuno si permetterebbe mai di contestare un omaggio a Bartali, ma realizzato in questo modo diventa solo una strumentalizzazione di cui si poteva fare a meno”.

I responsabili della Fondazione che gestisce il Museo del ciclismo prendono le distanze dalle sue parole e, dimostrando di non avere capito nulla (nella migliore delle ipotesi), replicano: “La politica resti fuori dallo sport”, quando è palese che è stato Israele ad utilizzare lo sport per la sua operazione politico-propagandistica.

Vi invitiamo, pertanto, a riflettere sulla strumentalizzazione di cui è vittima vostro nonno e a prendere le distanze da una cinica operazione politica che offende i palestinesi ma anche il grande Gino.
Ottobre 2017

Ugo Giannangeli - Coordinamento lombardo solidarietà Palestina

( Fonte: Infopal.it )

Luigi De Magistris a Isola Liri

Associazione Culturale “ Senza Frontiere “


Sabato 28 Ottobre 2017, alle ore 18:00, ad Isola del Liri presso l’Auditorium New Orleans - La Fabbrica,  Luigi De Magistris presenterà il suo ultimo libro 
La Città ribelle – Il caso Napoli”
La presentazione è l’occasione per una conoscenza più approfondita dell’esperienza amministrativa del Sindaco di Napoli che, in pochi anni ha saputo creare un nuovo e diretto rapporto con i cittadini, senza le notorie “mediazioni” dei partiti che hanno amministrato la città negli ultimi anni.
“Il caso Napoli” è  punto di riferimento per tutta la sinistra che oggi più che mai è chiamata ad interpretare il cambiamento della società ed i bisogni delle fasce sociali più esposte allo sfruttamento del liberismo capitalista.
Sono invitati a partecipare tutti i cittadini ed in particolare le Associazioni Culturali e Sociali del territorio.


Arpino 14.10.2017  Associazione Culturale “Senza Frontiere”
                                            Il Presidente

                                           Romolo Rea