Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

martedì 17 ottobre 2017

Perché la Catalogna vuole separarsi dallo Stato spagnolo?

Gabriel Huland (*)
 


Il 1° ottobre, il governo della Catalogna ha tenuto un referendum per l'indipendenza, nel quale è stata posta la seguente questione alla popolazione: “vuoi che la Catalogna sia uno Stato indipendente in forma di Repubblica”? Il governo spagnolo era così preoccupato per la possibilità di una scissione nel suo Stato che ha inviato più di 10.000 agenti della Guardia nazionale per impedire che si realizzassero le votazioni. Il risultato è consistito in più di 800 feriti e decine di prigionieri. Anche in condizioni così precarie, più di 2 milioni di persone hanno votato e più del 90% ha votato in  favore dell'indipendenza.
La Catalogna è una delle regioni più ricche e industrializzate dello Stato spagnolo. Ha circa 8 milioni di abitanti e produce il 20% del Pil del Paese. Circa il 10% della popolazione lavora nell'industria, dato non insignificante nel contesto del forte processo di deindustrializzazione subito dallo Stato spagnolo negli ultimi decenni, soprattutto dopo che il Paese è entrato nell'Unione europea (Ue), dove svolge il ruolo di un'economia secondaria, subordinata alla Germania, alla Francia e al Regno Unito, le tre principali potenze economiche dell'UE.
Il referendum ha causato una delle più grandi crisi istituzionali e sociali dal periodo della Transizione, durante il quale lo Stato spagnolo è passato dal regime dittatoriale franchista ad una democrazia parlamentare monarchica.
L'economia è rimasta capitalista, ma i settori borghesi che si sono insediati nel controllo dell'apparato statale sono rimasti completamente integrati al progetto imperialista dell'Unione europea. Il regime emerso dalla Transizione è conosciuto come “Regime del '78”, che è in realtà il regime ereditato da Franco integrato da alcune concessioni democratiche. Le strutture franchiste all'interno dello Stato (giustizia e apparato repressivo) sono state mantenute intatte e continua ad essere mantenuta la monarchia con un reale potere di mediazione e veto sulle decisioni del Parlamento.
Il potere giudiziario continua ad essere impregnato dai giudici provenienti dal precedente periodo. Il Partito popolare, che governa attualmente, è il partito dei settori riformisti del regime di Franco. Inoltre, una parte importante delle leggi è stata approvata alla fine della dittatura con lo scopo di preservare le caratteristiche essenziali del regime dopo la morte del generale Franco. Juan Carlos, padre del re attuale, fu nominato direttamente dal dittatore. La monarchia è senza dubbio il simbolo principale della continuità del franchismo.
 
La borghesia catalana e il separatismo
La borghesia della Catalogna non vuole portare il processo separatista alle sue ultime conseguenze. Storicamente, ha sempre usato il sentimento nazionale del popolo catalano, basato su una reale oppressione da parte del nazionalismo spagnolo, per negoziare con la borghesia spagnola condizioni migliori nella distribuzione della ricchezza nazionale. È esattamente quello che sta facendo in questa fase, con la differenza che stavolta ha enormi settori popolari mobilitati per l'indipendenza.
Questo spostamento di una parte della classe media catalana e di ampi settori popolari su posizioni  indipendentiste si spiega con l'inizio della crisi economica, tagli di bilancio e imposizioni di una serie di riforme che hanno sottratto i diritti e aumentato lo sfruttamento della classe operaia.
La crisi capitalistica, iniziata nel 2011, ha portato a un confronto tra due settori borghesi, da un lato, e a un processo di mobilitazione sociale, dall'altro lato, che sta causando una crisi senza precedenti nel regime.
La difesa del diritto all'autodeterminazione delle nazionalità oppresse è una posizione di principio. Hanno il diritto di decidere. D'altra parte, per approfondire questo processo di crisi di regime, il mantenimento di una posizione indipendente dalla borghesia e dai partiti riformisti, che chiami la classe operaia a partecipare con le sue rivendicazioni nelle mobilitazioni, è uno dei compiti dei rivoluzionari in queste situazioni.
 
Tutto il sostegno allo sciopero generale della Catalogna
Dopo il referendum, il sindacalismo alternativo - che si è organizzato fuori dalle centrali burocratiche delle Cc.Oo e di Ugt - ha indetto uno sciopero generale contro la repressione del governo centrale a favore dei diritti sociali, e affinché venga applicato il risultato del referendum. Settori importanti di lavoratori e di giovani si stanno mobilitando.
Una parte della leadership del blocco indipendentista, come l'Assemblea nazionale catalana (Anc), è contro lo sciopero, appellandosi alle posizioni pacifiste. Il popolo catalano ha dimostrato nel giorno del referendum che l'unico modo per garantire la continuità del processo di indipendenza è attraverso la mobilitazione sociale. L'occupazione delle scuole, dei centri elettorali e le manifestazioni sono essenziali in questo momento.
Corrente Rossa [sezione spagnola della Lit-Quarta Internazionale; ndt] sta partecipando attivamente a questo processo e costruendo con tutta la sua forza questa lotta per l'autodeterminazione della Catalogna e contro il regime reazionario che governa lo Stato spagnolo.
 
Cosa è stata la Transizione spagnola
La Costituzione spagnola del 1978 afferma che lo Stato spagnolo è uno Stato plurinazionale. Ciò significa che la Costituzione riconosce le diverse nazioni che costituiscono lo Stato. Questo riconoscimento è il prodotto di una lotta molto importante condotta dai settori popolari che si sono mobilitati all'epoca della Transizione.
La dittatura di Franco non riconobbe le nazionalità e represse sempre duramente ogni espressione nazionale, come il catalano, il basco e il galiziano, imponendo la visione di una Spagna come Paese totalmente omogeneo, in cui tutti erano spagnoli e dovevano rispettare i simboli, la lingua , la religione cattolica, le tradizioni e i cosiddetti eroi nazionali.
Il riconoscimento delle nazionalità esistenti nello Stato spagnolo fu una vittoria, ma è stata molto limitata dagli accordi che furono fatti durante la Transizione tra i partiti borghesi, il Partito comunista, il Psoe (Partito della socialdemocrazia) e i sindacati maggioritari per accettare la monarchia, l'Ue e l'Organizzazione del Trattato Atlantico del Nord (Nato). All'epoca fu realizzato un  patto sociale - conosciuto come i patti di Moncloa - e furono paralizzate le mobilizzazioni in corso che miravano a spazzare via tutto il vecchio regime.
Le nazionalità ebbero più diritti, ma non il diritto all'autodeterminazione, e furono tenute a rispettare il quadro giuridico dello Stato spagnolo. Attualmente, la possibilità di una separazione può portare questo patto e il regime del 1978 ad una crisi terminale.
 
Come si formò lo Stato Spagnolo
L'Europa ha vissuto un periodo di oltre 200 anni di rivoluzioni borghesi e di transizione dal feudalesimo al capitalismo. Quando la borghesia commerciale europea, che si formò a partire dal commercio mediterraneo e anche dall'esplorazione coloniale delle Americhe, raggiunse un livello più elevato di sviluppo, necessitò di controllare il potere politico e di formare degli Stati nazionali. La creazione dello Stato-nazione, tra le altre caratteristiche, avrebbe rappresentato un mercato unico nel quale sarebbe stato possibile sfruttare la forza lavoro del proletariato per produrre e vendere i propri prodotti.
La formazione degli Stati nazionali fu un processo lungo, complicato e violento, perché significava la subordinazione di interi popoli. Persone che avevano la propria lingua e la propria cultura furono dominate da altre nazionalità che avevano il potere economico e militare per imporre la dominazione.
In alcuni casi, come in Francia, la formazione dello Stato nazionale si svolse a partire da rivoluzioni sociali molto profonde, che eliminarono la nobiltà come classe dominante. In altri casi, come nello Stato spagnolo, il processo si sviluppò a partire da accordi tra la borghesia, la monarchia e la nobiltà, e si compì attraverso guerre di conquista e occupazione di territori.
Per questo motivo, alcune nazionalità, come quella catalana, quella basca e quella galiziana, sono ancora vive ed esistono tutt'oggi. Nel caso della Catalogna, il movimento nazionale  indipendentista (che include settori di destra e di sinistra, i partiti borghesi, riformisti e piccolo-borghesi) è molto forte e radicato nella società, principalmente in settori della piccola borghesia e dei contadini, nonostante abbia forza anche nella gioventù dei centri urbani.
La difesa del diritto di decidere e il diritto di separarsi unilateralmente è legittima e deve essere difesa con unghie e denti. Non possiamo difendere, come fa parte della sinistra, l'unione forzata tra i popoli. Bisogna ricordare le lezioni di Lenin durante la rivoluzione russa. 100 anni fa, i bolscevichi rispettarono il diritto di ogni nazionalità che desiderasse separarsi dallo Stato russo. Questa politica fece si che le nazionalità oppresse acquisissero la necessaria fiducia verso gli operai russi che guidavano la rivoluzione.
Vogliamo l'unità della classe operaia per lottare contro la borghesia. Questa unità, tuttavia, può esistere solo se difendiamo il diritto all'autodeterminazione di tutte le nazioni oppresse. Come ha detto Marx, “un popolo che opprime altri popoli non può essere libero”.
 

* Militante di Corrente Rossa, sezione della Lit nello Stato spagnolo.

Nessun commento:

Posta un commento