Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 10 novembre 2012

Jazz, la specie in via di E(x)stinzione.

Luigi Onori . Da "Alias" del 10 novembre 2012


Opere musicali che si pongono il problema della deindustrializzazione e dell’ impoverimento dell’Italia sono rarissime. E(x)stinzione della Enten Eller Orkestra (pubblicata in un doppio cd della Splasc(h) Records, Historical Performance) documenta una profonda militante riflessione su un tema che è complesso rendere attraverso il linguaggio delle note, delle parole, delle immagini. Vi si parla della fine della Olivetti a Ivrea, del nucleare di Trino Vercellese, dell’amianto assassino di Casale, dei cantieri navali in dismissione di Monfalcone: delle zone d’origine dei musicisti del gruppo (Masimo Barbiero, Maurizio Brunod, Alberto Mandarini, Giovanni Maier) si articola una riflessione generale che “vuole essere un poetico sguardo su un mondo in disfacimento e un gridi di denuncia” in cui la musica si rapporta e intreccia alle fotografie di Luca D’Agostino e ai testi di Franco Bergoglio ( con riferimenti di Pasolini e Camus). E(x)stinzione è stata presentata in prima nazionale il 29 marzo 2012 all’Open Jazz Festival di Ivrea e del Canavese; è diventata un album ed è stata riproposta il 18 ottobre all’Open Word Jazz & Foto Festival, collegata al convegno  “Post luoghi, post idee, post musiche: pieni e vuoti della contemporaneità: introdotto e moderato da Bergoglio,  e con il sindacalista Giorgio Airaudo, il filosofo  e  scrittore Neri Pollastri e il critico e storico musicale Claudio Sessa. Tutto  nasce da un’idea del batterista e  percussionista Massimo Barbiero che, da giovane, aveva lavorato  all’Olivetti: “Vi rimasi per quindici anni  vedendone la caduta, lo  smantellamento e gli sciacalli che ne mordevano i resti. Noi dipendenti provammo difendere quello che si poteva. Ma altrove  avevano già svenduto tutto” (in Dialogo di Olivetti, musica e altre cose di F. Bregoglio, in “Sicurezza e lavoro” n.2 – 2012). Da alcuni anni Barbiero promuove  convegni presso l’Associazione archivio storico Olivetti proprio sul perduto spirito di quella che è stata definita la “comunità olivettiana” e la vivacità dell’arte che vi ruotava attorno, ben diverse dalla desertificazione industriale odierna. Il batterista-.percussionista ha, però voluto trovare una  dimensione  sonora e pluralistica al problema: ha quindi chiesto al trombettista del gruppo Enten Eller, Alberto Mandarini, di scrivere musica originale per l’orchestra d’archi “B.Bruni” di Cuneo nonché di occuparsi  degli arrangiamenti e della direzione; ha, poi, commissionato al fotografo Luca D’Agostino una  serie di scatti  che documentassero i luoghi delle deindustrializzazione  e al saggista e scrittore  “al servizio del jazz”  Franco Bergoglio (autore del notevole Jazz! Appunti e note del secolo breve , Costa & Nolan 2008) testi che chiarissero lo coordinate del progetto. Il tutto si è concretizzato nella prima di Ivrea  del 29 marzo con il gruppo al completo (Barbiero, Mandarini, il chitarrista Maurizio Brunod e il contrabbassista Giovanni Maier), gli ospiti Laura Conte (voce o recitativi), Marcella Carboni (arpa), Giancarlo Schiaffini (trombone), Carlo Actis Dato (ance) e l’orchestra d’archi  “B.Bruni”. La serata , registrata integralmente, è diventata il doppio cd delle Splasc(h). I recitativi sono asciutti, scandiscono la narrazione per squarci esistenziali (La scena gli artisti…), storici ( Muri di pillole ), e filosofici (Post, Capannoneide, Ode alla fabbrica vuota); vi si innestano i brani scritti dai musicisti del gruppo che accolgono i suoni/soli caratterizzanti dei solisti.  Yluc Song (canzone dolente), Praxis (sperimentalismi e riff urlati),  Mostar   (arpeggi e voci per guerre dimenticate) (nel video ndr), Torquemada  (sonori furori espressionistici), Per Emanuela (melodia polifonica per ottoni corde e percussioni), Porte basse  (funky ipnotico) (nel video ndr), Genetic Deficit  (pulsione swing e tema contemporaneo), Isengard  (lirismo limpido),  Denique caelum  (sofferto tema che, con accenti chapliniani, spinge comunque a guardare oltre). Lo foto di D’Agostino  - in un allucinato, iperrealistico bianco/nero – accentuano un  senso di perdita e smantellamento che si ricollega a una storia di entropia del lavoro umano, in un faticoso, alienante operare. Musica, parole, immagini mostrano, in ogni caso, la fine di un’epoca e di un’idea di sviluppo e crescita dalla cui analisi è necessario ripartire per un’Italia (e un mondo) augurabilmente diversi.  E(x)stinzione . “L’Illusione di quei capannoni  che prima erano città di operai e ora cadono a pezzi – sostiene nel booklet Massimo Barbiero – o diventano “altro” non è niente più di un pensiero che si interroga, come dovrebbe fare la filosofia  e l’arte, sul “senso” di tutto quanto; e non per avere risposte, ma perché domandare, cercare,illudersi di aver trovato rimane l’unica strada. L’improvvisazione, il jazz, questo concerto con un’unica giornata di prove, la stessa del concerto… crediamo sia anche questo”.

venerdì 9 novembre 2012

SOTTOSCRIZIONE per lavoratori Ilva

 USB



CASSA DI RESISTENZA PER I LAVORATORI DELL'ILVA IN SCIOPERO
SOTTOSCRIVIAMO TUTTI E FACCIAMO SOTTOSCRIVERE

La lotta dei lavoratori dell'ILVA che soprattutto nel reparto del Movimento Ferroviario, dove è morto il giovane Claudio Marsella, ha assunto un peso specifico più che rilevante per la durata dello sciopero ( SINO AD OGGI 10 giorni) e per la valenza a livello generale per tutti coloro che difendono la sicurezza e la salute sul posto di lavoro NECESSITA URGENTEMENTE DI UN SOSTEGNO CONCRETO, oltre che della solidarietà di tutti noi.
Domani, 10 novembre, saremo a Taranto per la manifestazione promossa dal Presidio dei Lavoratori in Sciopero E ALLA QUALE INVITIAMO TUTTI A PARTECIPARE.
L'appello che facciamo a tutte e tutti è di sostenere anche economicamente la lotta di questi lavoratori che hanno già perso 10 giorni di lavoro.

SOSTENERE I LAVORATORI DELL'ILVA IN SCIOPERO SIGNIFICA DIFENDERE LA DIGNITA' E LA SICUREZZA DI OGNI LAVORATORE 
Sotto trovate l'IBAN per effettuare il bonifico bancario e presto sul sito di USB si potrà sottoscrivere anche direttamente con carta di credito


CASSA DI RESISTENZA PER I LAVORATORI DELL’ILVA IN SCIOPERO
versando il proprio contributo sul C/C intestato a :
Cassa di resistenza ILVA Taranto
IBAN IT 17 W 03127 03201 000000001801       


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APPELLO: SOSTENIAMO LA LOTTA DEI LAVORATORI DI TARANTO 
IN SCIOPERO PER LA SICUREZZA DENTRO E FUORI LA FABBRICA



Da oltre 10 giorni i lavoratori dell’ILVA di Taranto sono in sciopero per rivendicare sicurezza e salute dentro e fuori dall’ILVA.

Allo sciopero, determinato dalla morte di un lavoratore nel reparto MOF, aderiscono centinaia di lavoratori dell’acciaieria ed in particolare tutti i lavoratori del reparto movimentazione ferroviaria (MOF) che hanno deciso di lottare fino a quando non saranno ripristinate le condizioni di sicurezza ed eliminate le cause che hanno provocato la settimana scorsa l’ omicidio sul lavoro di Claudio Marsella.


E’ un lotta durissima che chiede la cancellazione dell’accordo firmato dai sindacati due anni fa che ha peggiorato di molto le condizioni di lavoro, portata avanti con coraggio e con l’orgoglio di chi non vuole più mettere a rischio la propria salute e la propria vita per accrescere i profitti di Riva.

L’USB, nel sostenere incondizionatamente la lotta di questi lavoratori, rivolge un appello a tutti i lavoratori e a tutte le lavoratrici, alle associazioni, e a quanti, uomini e donne, lottano nel nostro paese per il diritto ad una vita ed un lavoro sicuri e dignitosi, affinchè non facciano mancare la loro solidarietà e, in accordo con i lavoratori in sciopero, invita tutte e tutti a contribuire alla:



CASSA DI RESISTENZA PER I LAVORATORI DELL’ILVA IN SCIOPERO
versando il proprio contributo sul C/C intestato a :
Cassa di resistenza ILVA Taranto
IBAN IT 17 W 03127 03201 000000001801

Confusione politica

Per l'associazione 20 ottobre. Oreste Della Posta


È ormai chiaro a tutti che nel Paese, in Regione ed in Provincia di Frosinone regna la più assoluta confusione politica ed amministrativa.
La Regione Lazio è stata prima mandata nel baratro da una destra politicamnete incapace e poi abbandonata a se stessa, mentre la crisi morde, le famiglie, i lavoratori ed i giovani sono allo stremo.
Stessa sorte per l’Amministrazione Provinciale dove Iannarilli, che si è dimostrato disastroso sia a livello politico sia a livello amministrativo è stato nominato commissario del Pdl in Ciociaria. È forse il premio per  danni apportati?  Siamo nella confusione più assoluta.
È poi inutile che Scalia si sgoli contro i tagli regionali ai posti letto. Non sa forse che il Governo che il suo partito sotiene con 41 voti di fiducia per drecreto (taglio alla spesa pubblica sul quale sarà posta la questione di fiducia) prevede un ulteriore taglio alla sanità ed ai posti letto?
Tutto cioò è drammatico. È necessario cambiare rotta. Questa classe politica sta alimentando sempre di più l’anti politica. Ultimi sondaggi danno il Moviemento5 Stelle in netto aumento di consensi in Ciociaria ed in Regione. Più di quello che ha già dimostrato in Sicilia.
I prossimi appuntamenti elettorali sono fondamentali per le sorti del nostro  Paese e della nostra Regione.
 È necessario che si mettando in campo capacità poilitiche ed amministrative, porogrammi seri che abbiamo al centro i lavoro, l’istruzione e la ricerca. I momenti di crisi sono quelli nei quali si deve investire in questi  settori. Solo così si potrà fermare l’onda dell’anti-politica che certo non farà bene al paese.

RIFIUTI VALLE DEL SACCO. TMB A PALIANO: IL SINDACO STURVI ANNUNCIA LA MARCIA INDIETRO DEL PREFETTO SOTTILE.

Coordinamento Valle del Sacco

 Dalla stampa locale il Sindaco di Paliano, Maurizio Sturvi, annuncia la momentanea sospensione della realizzazione di un impianto di Trattamento Meccanico Biologico di rifiuti nel sito di Castellaccio, a seguito della nota a firma del Commissario per l’emergenza rifiuti nel Lazio, Dott. Goffredo Sottile, che  reciterebbe “ogni iniziativa al riguardo è momentaneamente sospesa”.
La notizia, che tuttavia non sancisce il definitivo stralcio del progetto e lascia ancora in piedi la spada di Damocle di un TMB a Colle Fagiolara, è comunque da considerare positiva per tutti i cittadini della Valle  che negli ultimi mesi si sono mobilitati per scongiurare un ennesimo scempio ambientale e che si sono riuniti, in migliaia, durante la manifestazione del 6 ottobre a Colleferro indetta dal Coordinamento Valle del Sacco.
Senza false illusioni, la decisione del Prefetto è sicuramente un primo traguardo frutto delle mobilitazioni messe in campo su tutto il territorio valligiano, dell’opera di sensibilizzazione e pressione verso le Istituzioni locali e delle azioni intraprese in sede europea da parte del CVS.
“Come ulteriore rassicurazione di pubblica utilità, chiediamo al Sindaco Sturvi di rendere pubblica la nota ricevuta dal Prefetto Sottile nella sua versione integrale. La nostra allerta e opera di denuncia sullo status quo ambientale e sanitario della Valle andrà avanti su tutte le situazioni critiche in essere – dichiarano i portavoce del Coordinamento -  con la rinnovata consapevolezza che il nostro lavoro è sicuramente riuscito a produrre risultati. Rinnoviamo l’appello al Ministro Clini – conclude il CVS - di partecipare ad una iniziativa pubblica a Colleferro per prendere atto e dibattere con il CVS sulle tante altre situazioni emergenziali che pendono sul nostro territorio, dalla bonifica della Valle del Sacco ancora in essere, alla discarica di Colle Fagiolara, alle attività già sanzionate della Italcementi, sino alle recenti e preoccupanti indagini epidemiologiche determinate dalla presenza di inceneritori e discarica”.

Sì ai fascisti, no agli antifascisti? Domani presidio democratico a largo Giovanni XXIII

Laura Jurevic



"La questura di Roma, dopo aver autorizzato la manifestazione promossa dalla organizzazione fascista e xenofoba MSE, nonostante sia stato anche segnalato l'arrivo di elementi neonazisti da tutta Europa, ha invece vietato il presidio in difesa della democrazia annunciato dagli antifascisti romani in piazza Cavour per domani pomeriggio. 
Solo dopo lunga trattativa abbiamo ottenuto l'autorizzazione al presidio in largo Giovanni XXIII, sulla sinistra di Castel Sant'Angelo. 
Mettiamo questa piazza a disposizione di tutti i democratici romani dando appuntamento alle ore 16 di domani.
E' insostenibile il fatto che le manifestazioni di stampo chiaramente nostalgico, nelle quali vengono sistematicamente compiuti reati, vengano ormai normalmente autorizzate. Chiediamo, ancora una volta, al Prefetto di garantire l'ordine democratico revocando il permesso per il corteo e ci auguriamo, in ogni caso, che le espressioni di apologia di fascismo siano adeguatamente perseguite."
E' quanto dichiara il portavoce della Federazione della Sinistra di Roma, Fabio Alberti.

Thick as a brick il poema di Gerald Milton Bostock

Luciano Granieri


Gerald “il piccolo Milton” Bostock è un bambino prodigio. A solo otto anni è in grado di scrivere delle poesie bellissime. Un suo poema epico  dal titolo Thick as a Brick vince un concorso indetto dal Comitato per l’Arte e la Letteratura della Parrocchia di St. Cleve.  Il ragazzo viene invitato a recitare il suo poema alla BBC . La  declamazione di”Thick as a Brick” scatena le  proteste  del pubblico che arriva addirittura a minacciare la giuria che gli ha assegnato il primo premio. I giurati  si riuniscono in tutta fretta per riesaminare il poema. Alla fine della riunione, la Society for Literary Advancement and Gestation (SLAG) decide di squalificare il piccolo Gerald “Milton” Bostock  anche grazie al  parere di quattro eminenti psichiatri infantili    secondo i quali la mente del bambino è gravemente squilibrata e il suo poema è il frutto di “un atteggiamento estremamente malsano nei confronti della vita, di Dio e della Patria. I medici hanno raccomandato che Bostock venga sottoposto “senza indugi” a un trattamento psichiatrico. Il primo premio viene  consegnato alla seconda classificata, Mary Whiteyard (12 anni) per il suo saggio sull’etica cristiana intitolato “Egli è morto per salvare i Bambini”. La mamma di Gerald è disperata perché con i soldi del primo premio voleva comprare al piccolo Gerald “Milton” Bostock l’enciclopedia britannica. Milton non appena apprende  la notizia si chiude  infelice in camera sua. La strabiliante vicenda si apprende dalla prima pagina del settimanale parrocchiale  “St. Cleve Chronicle”. Una altra singolarità è che il tabloid non si trova in edicola ma è la copertina del disco Thick as a Brick dei Jethro Tull, uscito esattamente 40 anni fa. Infatti è proprio questa incisione che vogliamo celebrare a quarant’anni dalla sua pubblicazione. Il 33 giri è un “concept album” basato sul poema  scritto dal piccolo Gerald “Miton” Bostock, il quale, evidentemente è un personaggio inventato. Il testo in realtà è frutto della fantasia   di Ian Andereson, flautista, cantante e leader del gruppo. E’ un invettiva al perbenismo inglese, alla borghesia classista, alla famiglia tradizionale, all’autorità statale ed ecclesiastica, connotati peculiari  della società anglosassone di quell’inizio di anni ’70. Anche la composizione musicale è rivoluzionaria, Thick as a Brick è “un concept album” particolare, infatti non si compone di  brani che si  interconnettono a formare i diversi capitoli della storia, ma è un unico pezzo. Un brano  lungo 45 minuti che si interrompe solo per consentire all’ascoltatore di girare il disco dl lato a al lato b. Thick as a brick  è il primo disco  del genere progressive rock, dei Jethro Tull anche se mantiene intatte le  matrici blues e folk tipiche del gruppo. Un disco veramente unico. Dopo quarant’anni Ian Anderson ha scritto il sequel dell’incisione del 1972, Thick as a Brick 2. Un CD composto da 18 brani in cui si ipotizzano i diversi destini che sarebbero potuti toccare in sorte al ragazzo Gerald “Milton”Bostock, oggi quarantottenne. In questi giorni i Jethro Tull stanno girando l’Italia celebrando  in un unico concerto i  40 anni di Thick as a Brick e il sequel relativo ai percorsi che il destino avrebbe potuto riservare al Bostock adulto. 

Nella foto clip che segue Thick as a Brick è in versione live registrata al Madison Square Garden di New York nel 1978. Insieme a Ian Anderson – voce flauto e chiatrra acustica, suonano Martin Barre –chitarra, Jeffrey Hammond  - basso . Barriemore Barlow – batteria, John Evan –tastiere

Good Vibrations.


giovedì 8 novembre 2012

A Quiliano Rifondazione esce dalla maggioranza ma l’assessore Lavazelli resta in carica

 http://www.ivg.it/ (da una segnalazione di Andrea Cristofaro)


Quiliano. Dopo il caso del vice sindaco dimissionario Franca Guelfi a Vado Ligure il via libera all’autorizzazione integrata ambientale per Tirreno Power provoca un altro scossone politico, questa volta nel comune di Quiliano, dove Rifondazione Comunista ha ritirato ufficialmente la propria adesione alla maggioranza che sostiene il sindaco Alberto Ferrando. Per ora non ci saranno le dimissioni dell’assessore comunale del Prc, Pierluigi Lavazelli, che sembra essere in contrasto con la decisione assunta dal partito.
“L’autorizzazione integrata ambientale apre di fatto la realizzazione di un altro gruppo a carbone nella centrale di vado, con Tirreno Power che continuerà ad usare combustibile dannoso per l’ambiente e la salute per altri 50 anni. L’equazione lavoro-salute è stata ancora una volta messa sul tappeto allo scopo di forzare in modo scorretto le decisioni delle amministrazioni locali. La delibera dei comuni di Quiliano e Vado Ligure apre la strada a questa strategia, pregiudicando ed ipotecando la salute per il futuro” spiega in una nota Rifondazione Comunista.
“Gli interessi economici hanno lavorato affinché il loro progetto si realizzasse in pieno. Questo partito ha fatto della battaglia contro l’inquinamento prodotto dalla centrale Tirreno Power e del conseguente aumento delle patologie legate agli inquinanti emessi, uno dei caposaldi della propria azione politica sul nostro territorio. Dopo un’attenta valutazione sul testo della delibera adottata dal comune di Quiliano in merito a questo argomento e un approfondimento di natura politica tra la segreteria provinciale ed i circoli interessati, valutiamo positivamente l’importante opera di mediazione del nostro assessore all’interno della giunta comunale, ma siamo altresì convinti che la delibera sia in palese contrasto con quanto il nostro partito sostiene da sempre” conclude il Prc quilianese.

APPELLO CONTRO LA MANIFESTAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE EUROPEO DEL 10 NOVEMBRE A PIAZZA RISORGIMENTO - ROMA

Vincenzo Cellini


Abbiamo appreso che il Movimento sociale europeo, organizzazione di stampo fascista, organizzerà, sabato 10 novembre, un corteo a Roma che partirà da Piazza Risorgimento per raggiungere Piazza Cavour. Alla manifestazione hanno aderito anche alcune note organizzazioni neofasciste e neonaziste europee, quali Corsica Patria Nostra (Corsica), Euro-Rus (Fiandre), Nation (Belgio francofono), Patria Hellas (Grecia) e Troisieme Voie (Francia).
Ricordiamo che la XII Disposizione transitoria e definitiva della Costituzione della Repubblica italiana fa esplicito divieto di apologia di fascismo, mentre la Legge Scelba n. 645 del 1952 e la Legge Mancino n. 205 del 1993 estendono il reato di apologia di fascismo e puniscono severamente il richiamo a qualsiasi forma di apologia di nazismo e razzismo. 
Come antifascisti romani rivolgiamo un appello alle istituzioni democratiche ed ai cittadini romani per impedire lo svolgimento del suddetto corteo e qualsiasi altra mobilitazione promossa da formazioni politiche incompatibili con i valori della nostra Carta Costituzionale.
La presenza a Roma, città di Roma, Medaglia d’Oro alla Resistenza, di forze politiche di ispirazione fascista e nazista, oltre a costituire una inaccettabile provocazione, costituisce un’offesa alla coscienza civile e democratica dei cittadini romani. Non possiamo accettare che alcune formazioni nostalgiche, eredi di un regime che ha portato sfruttamento, soppressione delle libertà democratiche, guerra e miseria per il popolo italiano, possano manifestare nella nostra città esprimendo i loro contenuti xenofobi e razzisti . 
Roma è una città che ancora, oggi, porta i segni delle aggressioni e delle scorribande dei gruppi neonazisti e neofascisti, finora “protetti” e “foraggiati” dalla Giunta Alemanno.
Pertanto, chiediamo che le autorità competenti revochino immediatamente le autorizzazioni a tale manifestazione. 
Invitiamo, inoltre, tutte le forze democratiche a mobilitarsi in quella data per respingere tale inaccettabile provocazione e organizzare la loro presenza in Piazza Cavour a partire dalle ore 16.00.


Certezze per il futuro. Nuovo governo Monti e la Lazio in B

Luciano Granieri


 Bisogna cambiare la legge elettorale, lo  pretende il presidente della Repubblica, lo chiede con forza Mario Monti, il quale minaccia un poco auspicabile , ma possibile, provvedimento diretto del governo, scavalcando i partiti  e lo invocano  i partiti stessi. Ma perché nonostante tutti vogliano cambiare a legge porcata la cosa non riesce.  In commissione al Senato si stanno consumando agguati e vendette fra alleati vecchi e nuovi  sulla definizione di testi impresentabili, e come al solito, il banco di questo “Mercante in Fiera” istituzionale lo tiene ben saldo in mano l’ex democristiano Pier Ferdinando Casini. Ma vediamo di capirci qualcosa in più.

Le legge attuale.  E’  il così  detto Porcellum. Schifato da tutti.  Sistema proporzionale alla Camera dei Deputati con liste bloccate (cioè candidati scelti dai partiti) in cui la coalizione che vince, indipendentemente dalla percentuale che ottiene, si becca un premio di 340 seggi. Il sistema messo a punto da Calderoli nel 2005 e approvato dalla sola maggioranza  la Casa della Libertà (Forza Italia, Alleanza Nazionale, Udc, Lega) oggi è inviso proprio dalle forze che l’hanno partorito.  Infatti  l’attuale diaspora del centro destra, non consentirebbe a nessuna di  loro,  o in coalizione o in solitudine, di raggiungere la maggioranza e di ottenere quei 340 seggi necessari per governare. Chi ne trarrebbe vantaggio sarebbe la coalizione di centro sinistra (Pd Sel Psi), che attualmente è l’unica ad avere la possibilità di raggiungere l’obbiettivo, ottenere il premio e governare in perfetta solitudine. Considerato  che una parte importante di questa aggregazione è filo montiana  probabile   un reincarico a Monti. A Casini non piace.

La modifica approvata . Sistema proporzionale alla camera dei Deputati, con preferenze, in cui la coalizione che vince per ottenere i 340 seggi deve realizzare   almeno il 42,5% dei consensi. All’aggregazione di   centro sinistra non piace perché, per quanto accreditata di un risultato elettorale superiore alle  altre formazioni, non sarebbe in grado da sola di raggiungere la soglia del 42,5%  necessaria ad ottenere il premio, dunque dovrebbe cercare  obbligatoriamente  di allearsi con altri partiti  per governare . Piace ai peones del centrodestra, i quali potrebbero avere  ancora voce in capitolo, piace soprattutto a Casini che potrebbe vendere a caro prezzo i suoi voti al centro sinistra . Visto che quasi certamente non si formerebbe una maggioranza con i numeri necessari per governare,   probabile il reincarico a Monti

Trattative: Casini, oliata la trappola,  propone a Pd-Sel-psi di abbassare la soglia dei consensi al 40% per ottenere i 340 seggi, (tanto non ci arriverebbe lo stesso pensa l’astuto ex democristiano), in cambio propone un premio di maggioranza del 10% da attribuire al partito più votato. Al  Pd membro maggioritario della coalizione  del centro sinistra piace,  potrebbe starci, rafforzare la collaborazione con Casini e marginalizzare gli alleati vendoliani  Anche a Casini piace. Non piace al centro destra che avrebbe poche opportunità di limitare i danni, tant’è che da Gasparri era venuta la proposta, subito spernacchiata, di un ininfluente  premo ai partito vincitore del 4%.  Chiaramente tutto ciò  non garba  a Sel e Psi, che all’interno della coalizione probabile vincitrice della contesa, avrebbero pochissima voce in capitolo e dovrebbero quasi certamente accettare l’alleanza con Casini.  Visto che le probabilità di formare una maggioranza con i numeri necessari per governare sarebbero minime e che comunque una parte di questa ipotetica maggioranza è filo montiana, probabile un reincarico a Monti.

In mezzo a tanta confusione di sicuro ci sarebbe solo il reincarico a Monti.
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Per capire meglio l’ingarbugliata questione trasponiamo questo psicodramma ad un ipotetica riscrittura delle regole del calcio.

Il Milan propone il restringimento delle porte, dagli attuali 7 metri e 32 a 5 metri, per rendere meno influenti sul risultato  le papere dei portieri.  In  realtà la difesa della squadra rossonera è scarsa, dunque la restrizione delle porte andrebbe a suo vantaggio. Possibile per i milanisti  la riduzione del numero delle squadre di serie A con la retrocessione della Lazio in serie B

La Roma non è d’accordo. Per aumentare lo spettacolo bisognerebbe allargarle le porte e non accorciarle.  in realtà i giallorossi, disponendo di un attacco prolifico, ricaverebbero enorme vantaggio da questo provvedimento.  Giusta anche per loro  la proposta della diminuzione delle squadre di serie A con la retrocessione della Lazio in B.

La Juventus non è d’accordo né con il Milan né con la Roma. E’ una squadra tradizionalista per cui punterebbe a mantenere inalterata la lunghezza della porta. Al limite, per premiare la  difficoltà di realizzare una rete da fuori area, propone di attribuire valore doppio ai gol realizzati dalla distanza, così come succede nel basket. In realtà visto che nella squadra bianconera abbondano i grandi tiratori è indubbio che tale norma sarebbe un vantaggio non da poco per gli juventini. Ottima invece la proposta di ridurre il numero delle squadre di seria A con la retrocessione della Lazio in B

L’Inter potrebbe essere d’accordo con il Milan, ma non con la Juve. Anzi   per promuovere lo spettacolo offerto dal gioco manovrato, propone di permettere il tiro in porta solo dopo aver varcato la linea dell’area di rigore. In realtà pure  l’Inter non dispone di una difesa granitica, ma soprattutto il portiere gioca spesso fuori dai pali, è distratto e dunque esposto al rischio  di prendere gol da lontano. Anche i nerazzurri sono favorevoli alla riduzione delle squadre di serie A e alla conseguente retrocessione della Lazio in B.

Anche in questa fantasiosa trasposizione calcistica la confusione regnerebbe sovrana con l’unica certezza della Lazio in serie B.

Realtà o fantasia, politica o sport il risultato è sempre un grande casino con due sole certezze, da una parte Il reincarico a Monti dall’altra la Lazio in serie B.

La morale ovvia che si trae da tutto ciò è che le regole del gioco non andrebbero mai decise dai giocatori, ma da enti terzi al di fuori della competizione. Nel calcio esistono, un regolamento consolidato e un organismo mondiale , LA FIFA, che ne tutela l’imparzialità.

E nella politica italiana? Semplice le regole sono scritte  nella Costituzione Repubblicana  Questa sancisce che il sistema elettorale è proporzionale e non prevede  né soglie di sbarramento, né premi di maggioranza, né l’indicazione del presidente del consiglio sulla scheda elettorale. Sia il  presidente della Repubblica che lo stesso capo del governo Mario  Monti più volte hanno richiamato i  partiti al rispetto del dettato costituzionale nel pianificare  la legge elettorale ma qualcosa su queste esternazioni eccellenti non torna. Infatti ciò che risulta chiaro, da quanto trapela dalla commissione senatoriale incaricata di modificare il porcellum, è il condiviso interesse  di giocatori e arbitri affinchè  le regole stabilite possano assicurare lo stesso risultato:  Il  reincarico a Monti o a qualcuno che prosegua il lavoro di Monti. E quando sia gli arbitri che i giocatori sono d’accordo nel truccare la partita affinchè vinca sempre la solita squadra i tifosi rimarranno sempre fregati e allora verrebbe voglia di non andare più allo stadio. A meno che non si decida di invadere il campo ed esautorare giocatori e arbitri.

P.S. 
Mi scuso con i tifosi della la Lazio ma questo è il  bieco sistema di un tifoso romanista  per esorcizzare il risultato del derby di domenica prossima.

Il potere dei cittadini contro i grandi del petrolio

Petizione


A tutti i membri dell’Assemblea Generale della Nigeria:

In qualità di cittadini da tutto il mondo vi chiediamo di varare la multa da 5 miliardi di dollari contro Shell per compensare le persone vittime della fuoriuscita di petrolio di Bonga nel 2011. Vi chiediamo di mettere fine all’impunità dell’industria petrolifera sostenendo la legge del NOSDRA che introduce la responsabilità per chi inquina e delle pene chiare e varando la legge per riformare l'industria del petrolio in Nigeria che include trasparenza, ulteriori responsabilità e doveri verso l’ambiente."

 Tra pochi giorni il Parlamento della Nigeria potrebbe varare una multa di 5 miliardi di dollari contro il gigante del petrolio e dell’inquinamento Shell per una fuoriuscita che ha distrutto la vita di milioni di persone e dare il via libera a una legge che riterrebbe tutte le compagnie petrolifere responsabili per l’inquinamento e gli scempi che hanno causato. Siamo a un punto di svolta, ma se non ci faremo sentire ora i giganti del petrolio potrebbero farla franca. 

Finalmente i grandi del petrolio stanno per pagare per la devastazione e la violenza che hanno creato. Il Presidente Jonathan è in favore della multa a Shell e i senatori progressisti spingono per una forte regolamentazione, ma le compagnie petrolifere sono sulle barricate e senza un enorme sostegno internazionale i parlamentari potrebbero rimanere schiacciati sotto la loro pressione. 

I politici stanno per prendere la loro decisione in questi giorni: firma la petizione urgente al Parlamento della Nigeria affinché multi e sostenga la legge e girala a tutti. Non appena raggiungeremo 1 milione di firme porteremo il nostro appello da record alle porte del Parlamento della Nigeria.

FIRMA

mercoledì 7 novembre 2012

Lavoratori d'Europa unitevi!


dichiarazione di Pdac, Corrente Rossa (Spagna), Mas (Portogallo)
Lit-Quarta Internazionale
NO al piano di tagli sociali dell'Unione europea!
NO all'attacco ai lavoratori e alle masse popolari!
Via la Troika e i suoi governi!
Questo debito non è nostro!

Il 14 novembre noi lavoratori e lavoratrici di Portogallo, Grecia, Italia e Spagna ci troveremo ad avere, per la prima volta nella storia, uno sciopero generale che coinvolge vari Paesi europei. L'unità della lotta e delle rivendicazioni dei lavoratori e delle lavoratrici europei è una necessità urgente. Mentre l'Unione europea e i vari governi applicano le medesime misure sulla base di un piano internazionale dettato dalle esigenze delle banche, l'unità internazionale di lotta dei lavoratori diventa sempre più urgente per respingerle.
In tutti i Paesi i piani di austerità hanno un effetto evidente: il debito pubblico è aumentato, il deficit non diminuisce, la disoccupazione ha raggiunto l'apice e la crisi continua ad approfondirsi. Ma la politica dei governi continua ad essere la stessa: far sì che siamo noi lavoratori a pagare la crisi con tagli alla spesa pubblica e con tagli dei salari. 
Questo sciopero avrà luogo quando i parlamenti di Portogallo, Spagna e Grecia approveranno bilanci per il 2013 che aggravano in modo vergognoso le richieste della Commissione Europea (Ce), della Banca centrale europea (Bce) e del Fondo monetario internazionale, quella che viene chiamata la Troika: ulteriori tagli alla sanità, alla scuola, ai servizi sociali, ai finanziamenti pubblici... In Grecia, oltre ad un nuovo e brutale taglio di 13 miliardi di euro al bilancio statale, la Troika pretende una riforma del lavoro che rende più facili i licenziamenti. Anche in Italia i tagli al bilancio si accompagnano a riforme che annullano conquiste storiche dei lavoratori.
Tutti i governi annunciano... la stessa cosa! L'approfondirsi della catastrofe sociale ed economica come risultato di una politica al servizio dei banchieri. E la rapina continua dei nostri Paesi per riempire le casse delle banche e dei fondi d'investimento in Germania, Francia e Stati Uniti.
Come Movimento di Alternativa Socialista (Mas) in Portogallo, Corrente Rossa (Cr) in Spagna e Partito di Alternativa Comunista (Pdac) in Italia, sezioni della Lega Internazionale di lavoratori - Quarta Internazionale, saremo in prima linea nella preparazione dello sciopero, fianco a fianco con gli attivisti e le attiviste del movimento sindacale e giovanile.
Diciamo a tutti gli attivisti che occorre preparare lo sciopero dalla base e far votare nelle assemblee e negli organismi obiettivi precisi per la nostra lotta, e che è necessario continuare la mobilitazione su scala internazionale.
Le grandi mobilitazioni del 15 settembre in Portogallo contro le misure del governo di Pasos Coelho si sono svolte nonostante il boicottaggio della Cgtp (la confederazione sindacale burocratica, ndt). In Spagna, le grandiose mobilitazioni del 19 giugno, lo sciopero generale nei Paesi Baschi dello scorso 26 settembre, il movimento che il 25 settembre ha accerchiato il Congresso e gli innumerevoli scioperi e mobilitazioni hanno chiesto a gran voce questo sciopero generale. Solo l'azione negativa delle burocrazie sindacali della Ces - la Confederazione europea dei sindacati concertativi (di cui fa parte la Cgil, ndt) - ha posticipato questa urgente necessità e, nel caso dell'Italia, hanno convocato uno sciopero di sole 4 ore.
L'unità della classe lavoratrice in lotta è un'arma per sconfiggere la politica dell'Unione europea e dei governi dei banchieri, ma proprio per questo la giornata internazionale di scioperi e mobilitazioni del 14 novembre non può fermarsi lì. La votazione dei bilanci della Troika in Grecia, Portogallo, Spagna e Italia esige la continuità della lotta per respingere i tagli alla spesa pubblica. 
Per lo sciopero generale servono obiettivi chiari e un programma
Lo sciopero deve essere il primo passo di un piano di lotte che abbiano continuità fino a rovesciare i piani di austerità della Troika.
Le massicce mobilitazioni che si sono svolte durante il mese di settembre hanno gridato all'unisono: "Basta!". E per la prima volta dall'inizio della crisi hanno obbligato un governo, quello del Portogallo, a ritirare le misure che trasferivano denaro pubblico direttamente dai servizi sociali alle banche e alle grandi imprese: una vittoria importante della mobilitazione contro un governo al servizio dei banchieri.
Per questo, nelle assemblee, nelle manifestazioni e nei coordinamenti di lotta dobbiamo dire che lo sciopero non deve essere solo un momento di protesta. Deve essere molto più di questo: un'arma potente nelle mani dei lavoratori e delle masse popolari. Dai luoghi di lavoro, di studio e dai territori dobbiamo organizzare un forte sciopero generale il 14 novembre. Dato che vogliamo mantenere l'unità dei lavoratori portoghesi, greci, italiani e spagnoli oltre il 14 novembre, è necessario un incontro internazionale che definisca i prossimi passi della lotta per respingere i tagli e sconfiggere tutte le misure di attacco ai diritti dei lavoratori.
Dal basso, nelle assemblee e nelle mobilitazioni dobbiamo avanzare una base minima di rivendicazioni: a) stop ai tagli e ritiro delle riforme del lavoro e delle pensioni; b) No al pagamento del debito ai banchieri e audizione pubblica
Tagliare sì... ma l'austerità! Serve una via d'uscita a favore dei lavoratori
Vivendo del sangue e del sudore di milioni di lavoratori e lavoratrici, i banchieri aumentano le loro ricchezze a discapito dei salari e dei servizi pubblici. E se tutti i lavoratori sanno di essere stati governati da dei veri criminali, devono sapere anche che è criminale il debito che alimenta gli introiti dei bancarottieri mentre milioni di lavoratori sono destinati alla disoccupazione.
La lotta contro il pagamento di questo debito che non è nostro e il ritiro di tutte le leggi che annullano conquiste storiche dei lavoratori sono le premesse fondamentali per salvare i lavoratori e le masse popolari. Perciò l'adesso basta! che risuona nelle strade urlato da chi manifesta contro i tagli deve estendersi ai governi dei banchieri e della Troika. Via i governi che danno aiuti ai banchieri! Un infimo pugno di capitalisti e banchieri, che rappresenta mento dell'1% della popolazione, sta governando contro la maggioranza, privando di tutto i lavoratori e le masse popolari e provocando un catastrofico impoverimento di massa a beneficio esclusivo dei loro profitti astronomici. Per una via d'uscita vantaggiosa per i lavoratori abbiamo bisogno dell'unità dei lavoratori e delle masse popolari d'Europa dicendo: No all'Unione europea del capitale, a difesa di un'Europa socialista dei lavoratori e delle masse popolari.
E' tempo di costruire organizzazioni che sostengano senza esitazioni che la crisi devono pagarla i capitalisti e che i lavoratori devono unirsi in una lotta contro l'Europa del capitale.
Le sezioni della Lit-Quarta Internazionale sono impegnate in questo progetto. 

Secondo mandato per Obama. Che sia la volta buona

Luciano Granieri


Ha  vinto Obama. Viva Obama. Il risultato delle elezioni negli Stati Uniti poteva essere prevedibile, ma fino ad un certo punto.  Infatti sulla rielezione del presidente uscente pesava come un macigno la paurosa crisi economica e  la disoccupazione all’8,5% , condizioni obbiettivamente difficili ad ottenere il mandato per altri 4  anni.  Ma dall’altra  parte hanno pesato su Romney i devastanti  anni dell’era Bush, padre e figlio. L’era delle bugie sulle armi distruzione di massa irachene, sull’unilateralismo.  Gli anni disinvolti dei teocon, dell’arretramento sui dritti civili, delle guerre umanitarie,  hanno fiaccato ed esasperato la popolazione americana. Non sono bastati dunque gli appoggi dei grandi ricchi, della lobby della armi ,del petrolio  e della finanza  per far dimenticare alla società americana le miserie della governance repubblicana. In linea  generale poi c’è da considerare che dai tempi del famoso detto  reaganiano “Lo stato non è la soluzione, ma il problema”  la destra repubblicana,  i cui fili venivano tirati dal signore  del neoliberismo spietato   Milton Friedman e dai Chicago Boys, è diventata sempre più intransigente, intollerante verso i “diversi”  per genere, razza , costumi sessuali.  Un’involuzione  che, se da un lato ha fatto proseliti verso le comunità religiose più intransigenti, dall’altro ha cominciato  a minare la credibilità politica degli Stati Uniti  . E’ possibile che i repubblicani stiano pagando ancora oggi questo degrado politico e l’impresentabilità dei suoi presidenti.  Tuttavia la vittoria di Obama su Romney è stata meno schiacciante della precedente su McCain.  La differenza  delle preferenze  popolari nel  2008 fra i democratici e i repubblicani era di circa diecimilioni di voti, oggi  è di appena un milione di voti.  Le cause, oltre alla crisi economica già citata, riguardano la disillusione di un ampia parte di militanti rimasta delusa dalle promesse non mantenute da Obama.  Nella prima campagna elettorale del 2008, il programma di Barack Obama era fortemente orientato verso  il sociale.  Un  maggiore stanziamento di fondi per la scuola pubblica, l’ istituzione di un sistema sanitario pubblico di qualità per tutti , la promozione della green economy,  il ritiro delle truppe dalle zone di guerra, con la drastica diminuzione delle spese militari, una politica estera multilaterale con il riconoscimento della legittimità  palestinese alla dignità,  e ad uno stato proprio, erano i capisaldi dell’azione di governo che Obama si impegnava ad intraprendere dopo la sua prima elezione alla Casa Bianca.  Mai e poi mai le lobby che davvero contano negli Stati Uniti avrebbero però  agevolato tali obbiettivi. Il Pentagono, le organizzazioni finanziarie e assicurative, i petrolieri e la potente influenza israeliana si sono rilevati ostacoli insormontabili. Infatti all’ aumento di fondi pubblici per la scuola si è dovuto affiancare il finanziamento di  istituti privati, in merito alla riforma sanitaria i propositi di una sanità completamente pubblica sono stati disattesi, con un limitato finanziamento statale che foraggia le  assicurazioni rimaste le vere regine dell’assistenza sanitaria , degli sgravi fiscali per  l’economia verde  non c’è stata traccia,  le spese militari sono triplicate e il supporto americano nei confronti di Israele si è  consolidato, relegando la Palestina a paese aggressore, mentre   sulla questione dei confini, dei coloni, l’amministrazione Obama se ne è lavata le mani  rimandando  il tutto ad una negoziazione autonoma  fra Israeliani e Palestinesi. Tutto ciò si è tradotto in una disaffezione dei militanti della prima ora verso la rielezione di Obama. Molti di loro, soprattutto nelle comunità nere più povere non sono andate a votare, limitando la portata della vittoria del Presidente. Ora però questo secondo mandato, proprio perché sarà l’ultimo, potrebbe veramente segnare la svolta. Liberato dal fardello di ricandidarsi fra quattro anni, Obama ha la grande possibilità di realizzare veramente quel programma di eguaglianza sociale attraverso il quale aveva ottenuto lo schiacciante consenso nel 2008. Non dovendosi ingraziare i favori del pentagono, dei petrolieri, della finanza, si aprono possibilità concrete per il Presidente rieletto di terminare quella rivoluzione promessa e mai realizzata.  Questa è la speranza anche di chi al, di qua dell’oceano, auspica un’America un po’ meno imperialista e maggiormente impegnata a costruire un occidente più umano e solidale.

martedì 6 novembre 2012

Per una presenza elettorale alternativa alle elezioni politiche del 2013

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Il sistema sta andando in pezzi.

Le differenze economiche e sociali crescono, le disonestà individuali o di gruppi sono diventate corruzione del sistema, la distanza tra stato e società e tra organi rappresentativi e cittadini non è mai stata così elevata. La possibilità di contare e di decidere sulla propria vita e sul proprio futuro è quotidianamente frustrata da decisioni verticistiche e incontrollabili. Così lo stesso desiderio di partecipazione politica si affievolisce, riducendosi a esplosioni di rabbia, alla fuga dal voto o all’adesione a proposte populiste (egualmente presenti dentro e fuori le forze politiche tradizionali). Prevale l’idea che non ci sia più nulla da fare perché ogni scelta è obbligata e «imposta dall'Europa» (cioè dai mercati). Il modello sociale europeo è cancellato dalle compatibilità economico-finanziarie in una concezione dell’economia che non lascia spazio alla politica. 
Questa posizione è stata da tempo abbracciata dal Partito democratico e si è tradotta nell’appoggio senza se e senza ma al governo Monti, nel concorso all’approvazione del cosiddetto patto fiscale e della modifica costituzionale sul pareggio di bilancio, nel contributo alla riduzione delle tutele del lavoro, nel sostegno alle grandi opere, nel frequente aggiramento dell’esito referendario in favore dell’acqua pubblica. È una prospettiva nella quale si è inserito, da ultimo, il gruppo dirigente di Sel con la scelta di partecipare alle primarie, in una alleanza che ne sancisce la subalternità al Partito democratico (a prescindere dallo stesso esito delle primarie). Dall’altra parte c’è la posizione del Movimento 5 stelle di Beppe Grillo, che, pur partendo da una condivisibile critica radicale di questa classe politica e di questi partiti, non offre risposte sul piano della democrazia costituzionale e di una diversa uscita dalla crisi in atto.


A fronte di ciò non è più possibile stare a guardare o limitarsi alla critica.

L’attuale pensiero unico e il conseguente orizzonte politico sono modificabili. Esiste un'alternativa forte, sobria e convincente alla politica liberista che, in tutta Europa, sta distruggendo il tessuto sociale senza dare soluzione a una crisi che non accenna a diminuire nonostante le rassicurazioni di facciata. 
È un’alternativa che si fonda sulle promesse di civiltà contenute nella nostra Carta fondamentale: la Costituzione stabilisce che tutti i cittadini hanno diritto al lavoro e, in quanto lavoratori, a una retribuzione sufficiente ad assicurare un’esistenza libera e dignitosa: noi vogliamo che questi principi siano attuati e posti a base delle politiche economiche e sociali. È un’alternativa che esprime una cultura politica nuova, che si prende cura degli altri e rifiuta il leaderismo, che parla il linguaggio della vita della persone e non quello degli apparati, che include nelle discussioni e decisioni pubbliche la cittadinanza attiva. Un’alternativa capace di fare emergere, con l’impegno collettivo, una nuova rappresentanza politica preparata, capace, disinteressata al tornaconto personale e realmente al servizio della comunità. Un’alternativa in grado di produrre antidoti a quel sistema clientelare che ha generato corruzione e inquinamento mafioso e di trasformare lo stato rendendolo trasparente, de-centralizzato ed efficiente. Un’alternativa, quindi, che guarda a un mondo diverso, in cui si rispetti l’ambiente, siano valorizzati i beni comuni, si pratichi l’accoglienza, si assicuri a tutte e tutti la possibilità di una vita degna di essere vissuta anche se si è vecchi, malati o senza lavoro o se si è arrivati nel nostro paese per viverci e lavorare. Non è un’illusione, ma il compito di una politica lungimirante: il welfare, lungi dall’essere un lusso dei periodi di prosperità, è la strada che ha portato alla soluzione delle grandi crisi economiche del secolo scorso. E non c’è solo una prospettiva di tempi lunghi. Ci sono azioni positive da realizzare e scelte sbagliate da contrastare. Subito. 
L’elenco è semplice e riguarda sia gli interventi indispensabili che le modalità per recuperare le risorse necessarie. Da un lato, la rinegoziazione delle normative europee che impongono politiche economiche recessive; un progetto di riconversione di ampi settori dell’economia in grado di rilanciare rapidamente l’occupazione con migliaia di piccole opere di evidente e immediata utilità collettiva; un piano di riassetto del territorio nazionale e dei suoi usi mirante a garantire la sicurezza dei cittadini e la riduzione del consumo di suoli agricoli; un’imposizione fiscale equa ed efficace (estesa ai patrimoni e alle rendite finanziarie nonché alle proprietà ecclesiastiche); il potenziamento degli interventi a sostegno delle fasce più deboli e dei presidi dello stato sociale; il ripristino delle tutele fondamentali del lavoro e dei lavoratori; la sperimentazione di modalità di creazione diretta di occupazione, anche in ambito locale, affiancata dall’introduzione di un reddito di cittadinanza; l’attuazione di forme di sostegno e promozione delle esperienze di economie di cooperazione e solidarietà; l'investimento a favore della scuola e dell'università pubblica, a sostegno della formazione, della cultura, della ricerca e dell’innovazione; il rispetto pieno e immediato dei referendum 2011 sui beni comuni e contro la vendita ai privati dei servizi pubblici locali; un’effettiva riforma del sistema dell’informazione e del conflitto di interessi; il pieno riconoscimento dei diritti civili degli individui e delle coppie a prescindere dal genere e l’accesso alla cittadinanza per tutti i nati in Italia. 
Dall’altro: una reale azione di contrasto dell’evasione fiscale e della corruzione; il ritiro da tutte le operazioni di guerra e l’abbattimento delle spese militari; la definitiva rinuncia alle grandi opere (a cominciare dalla linea Tav Torino-Lione e dal ponte sullo Stretto); l’abrogazione delle leggi ad personam (che sanciscono la disuguaglianza anche formale tra i cittadini); la previsione di un tetto massimo per i compensi pubblici e privati e l’azzeramento delle indennità aggiuntive della retribuzione per ogni titolare di funzioni pubbliche.


I fatti richiedono un’iniziativa politica nuova e intransigente, per non restare muti di fronte a opzioni che non ci corrispondono.

Un’iniziativa politica nuova e non la raccolta dei cocci di esperienze fallite, dei vecchi ceti politici, delle sigle di partito, della protesta populista. Un’iniziativa che porti alla costituzione di un polo alternativo agli attuali schieramenti, con uno sbocco immediato anche a livello elettorale. Un’iniziativa che parta dalle centinaia di migliaia di persone che nell’ultimo decennio si sono mobilitate in mille occasioni, dalla pace ai referendum, e che aggreghi movimenti, associazioni, singoli, amministratori di piccole e grandi città, lavoratrici e lavoratori, precari, disoccupati, studenti, insegnanti, intellettuali, pensionati, migranti in un progetto di rinnovamento delle modalità della rappresentanza che veda, tra l’altro, una effettiva parità dei sessi. 
È un’operazione complicata ma necessaria, che deve essere messa in campo subito. Negli ultimi giorni si sono susseguiti numerosi appelli in questo senso. È tempo di unire passione, intelligenze, capacità ed entusiasmo per costruire una proposta elettorale coerente con questa prospettiva, in cui non ci siano ospiti e ospitanti, leader e gregari ma un popolo interessato a praticare e promuovere cambiamento. 

È questo il senso della campagna “CAMBIARE SI PUÒ! NOI CI SIAMO”, nella quale abbiamo deciso di impegnarci con l’obiettivo di presentare alle elezioni politiche del 2013 una lista di cittadinanza politica, radicalmente democratica, alternativa al governo Monti, alle politiche liberiste che lo caratterizzano e alle forze che lo sostengono. 
Noi ci siamo e pensiamo che molte e molti vogliano costruire con noi questo percorso.
Per questo ti chiediamo di esserci e di mandare la tua adesione a:aderisco@cambiaresipuo.net


Ma le firme non bastano.

Serve che tutti noi, che aderiamo a questa campagna, ci incontriamo in unaassemblea pubblica, che proponiamo per il 1° dicembre. 

Meglio fessi che male accompagnati

Luciano Granieri , Collettivo Ciociaro Anicapitalsita






 La federazione si è sfederata.  Alla  fine noi ex rifondaroli frusinati abbiamo avuto ragione.

Avevamo ragione noi,  ex rifondaroli  frusinati, quando ci sfilammo  dalla lista la sinistra, componente della maggioranza della precedente giunta Marini, lasciando gli  allora nostri confederati narcisisti italiani, membri anch’essi di quella lista, all’accanimento terapeutico su una consiliatura morente che ha fatto in tempo a salvarsi dal naufragio  degli scandali solo perché arrivati alla fine  della traversata.

Avevamo ragione  noi,  ex rifondaroli  frusinati, quando decidemmo di non seguire i nostri confederati narcisisti italiani nella loro maldestra scelta di supportare alle elezioni comunali il candidato a sindaco Marzi. Anche se il nostro percorso in quella tornata elettorale fu  forzatamente indirizzato verso la narrazione vendoliana, almeno  ci siamo evitati le cattive compagnie in camicia nera che hanno affiancato i  nostri confederati narcisisti italiani nell’appoggiare l’ex  sindaco, ex comunista, ex riformista, ex centrista.

Avevamo ragione  noi,  ex rifondaroli frusinati, ad ammonire i nostri dirimpettai ceccanesi nel condividere il percorso  elettorale con i confederati  narcisisti italiani -presentatisi sotto mentite spoglie - in supporto dell’attuale sindaco Maliziola. Infatti subito dopo la vittoria, l’indigesta nomina ad assessore di un forzaitaliota (pare finanziato da Forito), ha costretto i nostri dirimpettai, come avevamo previsto, a passare all’opposizione, sfederandosi  anche loro come noi a Frosinone.  Già perché i narcisisti italiani hanno stomaci forti, non hanno problemi ad  accompagnarsi con fascisti e berluscones.

Avevamo ragione noi, ex rifondaroli frusinati, a votare la mozione congressuale che aborriva la federazione e plaudeva alla sfederazione.  Avevamo ragione nel capire che il percorso  dalla maggioranza nazionale rifondarola,  basato sul consolidamento della Federazione della Sinistra con dentro i narcisisti italiani, e sulla ricerca dell’alleanza  con i centristi-riformisti   per battere Berlusconi , sarebbe stato una iattura. Berlusconi è stato defenestrato dal capitale finanziario e la Federazione si è barcamenata fra un colpo alla botte di un Montismo moderato  e un colpo al cerchio di un anticapitalismo altrettanto   moderato. Brutta roba.

Avevamo ragione noi, ex rifondaroli  frusinati, a diventare ex rifondaroli dopo aver capito che i narcisisti italiani avevano  contagiato con il loro narcisismo i nostri ex compagni di partito, i quali, a causa del suddetto contagio hanno continuato a inseguire chimere riformiste.

AVEVAMO RAGIONE PERCHE’ LA SFEDERAZIONE, DA NOI  CONSIDERATA INEVITABILE E AUSPICATA, ALLA FINE SI E’ REALIZZATA. Oggi i narcisisti italiani, sfederati, cercano di affrancarsi  alla sponda centrista-riformista  filo montiana,  mentre i rifondaroli , rimasti unici azionisti del marchio, provano ad agganciare il disastrato ex sbirro  reazionario Di Pietro con la speranza degli uni e degli altri di essere accettati.  Tutto ciò non esclude comunque che l’unione dei narcisisti possa riproporsi,  più forte e sconclusionata che pria, in diversi scenari elettorali locali. Il supporto al candidato governatore del Lazio Zingaretti ne è una prova.

AVEVAMO RAGIONE NOI EX RIFONDAROLI FRUSINATI. Ma siccome la ragione è dei fessi, proseguiamo la nostra lotta anticapitalista senza se e senza ma convinti che anche i fessi  con la necessaria caparbietà e compagni di viaggio determinati, possano ottenere qualche risultato,  almeno a partire dalle istanze locali. Del resto MEGLIO FESSI CHE MALE ACCOMPAGNATI.




Preliminari (Roma-Palermo 4-1)

Kansas City 1927


1) Che poi pareva che era arivato l’inverno invece no.
2) Tutti a fa er cambio de stagione, a mette in soffitta majettessoriche e tirà giù majonissorici.
3) Mo non è che rifà caldo, però mezzo e mezzo, già se sta mpo mejo no?
4) Che già ieri sera se sentiva na mezza sbrinata, da na certora mpoi.
5) Vabbè amo vinto vabbè? Mamma mia, nse po manco fa nattimo de poesia metereologica, e che è oh, e sanguisughe.
6) Ieri se doveva vince: categorico.
7) Come a Parma.
8) Come co l’Udinese.
9) Come Corbo Logna.
10) Insomma ieri se stavamo a cacà sotto, come e più de artre vorte.
11) Che qua anche resettandose a ogni fine stagione c’abbiamo comunque già na serie de traumi che sembramo un popolo de Cto ambulanti.
12) Raramente, nela storia de sto sport, sta sopra de du gò è stato accolto co na così coordinata e vigorosa e unanime scartavetrata de cojoni, per dire.
13) Perchè eravamo partiti bene, come e più de artre vorte.
14) Corcapitano.
15) Tanto pe cambià.
16) Uncapitano che, mai pago de stupicce, dopo avé incornato ostentando fede nela caparbiezza guagia guagia de na discesa de Poropiris, a sto giro c’aveva pure dato prova dele sue capacità divinatorie.
17) Perchè se guardi bene, tra il primo colpo de testa e il secondo, quello che c’ha fatto strillà, se vede chiaramente na mano che s’avvicina al volto.
18) E solo gli atei possono volè vedè in quel gesto na mano che va a vedè se il mezzo calcio rifilatoje dar difensore j’ha sgarato quarcosa.
19) Come se poi fosse normale, tra un colpo de testa e l’altro, nelo spazio den decimo de secondo, trovà pure er tempo de verificà eventuali sgari ala sacra sindone sua.
20) Ma la verità è che quella mano stava già annà a fa er ciuccio postgò, prima der gò.
21) Nostracapitanus già o sapeva che er palo nse sarebbe sottratto ar suo dovere de assistman.
22) Insomma, i Maya je fanno na pippa Arcapitano.
23) Noi je famo l’applausi pe rispetto, educazione e venerazione, ma cominciamo a avé paura.
24) E intanto Meazza e Artafini lo vedono solo sui rettilinei, e Nordhal se comincia a sentì er collo callo e umidiccio.
25) E intanto scopriamo con malcelata sorpresa che co Francochea, costato più o meno quanto na machina molto bona, ce so meno patemi der previsto. Per dire, quanno para se guardamo e se dimo “ao, ha parato”. Quanno esce se guardamo e se dimo “ao, è scito”. Quanno se butta se guardamo e se dimo “ao, s’è buttato”. Quanno spallonetta de piede sur laterale se guardamo e se dimo “ao, l’amo preso apposta perché c’ha i piedi boni, famolo fa no?”.
26) A volte quelli vicini a noi, se sentono giustamente osservati e ce dicono “ao, che cazzo c’avete da guardà?”.
27) Va comunque detto che tra un gò e l’artro, tipo pe na ventina de minuti, er Palermo pareva la Roma de inizio anno scorso, portatore sano de stitico chiticaca bono comunque a non facce toccà palla e core a voto, e tocca ammette che sta cosa de non toccà palla, comunque innervosisce, soprattutto se non riesci a levalla ar Palermo.
28) Che poi a na certa questi riescono pure a arivà in area de rigore co na mezza mischia perniciosa che però sfocia sui piedi de quello cor turbante, che davero nsera visto mai uno sceso in campo già gravemente infortunato. Ma quello, forse perché parte leso e parte pippa, svirgola arto.
29) “Meno male che ce sta Emicrania”, sintetizza un commentatore paramedico nei pressi.
30) E però dentro pensi vabbè, noi ce semo passati prima de loro, mo questi girano girano, ala prima palla che buttamo davanti, fosse pure a caso, je famo gò.
31) Detto, fatto. Da fervente cattolico sudamericano, Poropiris omaggia nipotetico paroco scaraventando il curioso oggetto rotondo in avanti, I Cani e un altro rosanero cantano che le coppie si fanno i regali, e tanto l’hypsteria genera culto che quelli ce credono e se tamponano, Er Cipolla ringrazia e come gorfista opportunista infirza de precisione, astuzia, balistica e altri stati dell’animo tradizionarmente a noi ignoti pe non dì ostili.
32) Ecco, là, sur duazzero, mentre Osvardo annava a smitrajà sula Sud, se semo proprio cacati addosso. Mpo perché hai visto mai trovi narbitro ottuso che decide che esurtà nse po più e t’ammonisce, Er Cipolla sta pure in diffida, sarebbe mpeccato.
33) Mpo e soprattutto perché stamo duazzero pe noi, che da che Zema è Zema, è notoriamente er più pericoloso dei risurtati. Tanto che tosto dai parenti ariva l’sms de sintesi: “stavo più tranquillo sulo 0-0”).
34) E però la strizza dev’esse collettiva, se è vero che, sgretolato er chiticaca, er Santone se sbrina e se arza dala panca dirigendo a corpi de cataro l’iresistibbile avvio de un forsennato shaolin soccer, cola trinità offensiva nostra che se tarantola a regalà apparizioni, ascensioni, abluzioni, visioni, santi e madonne da spellasse mano e scroto, le prime pe la gioia dell’occhi, il secondo pe callo, esperienza, pessimismo e fastidio.
35) Pure perché tanta è la grazia quanto lo spreco.
36) E però che ce sia grazia non va mai sottovalutato, in virtù del fatto che la terza dele sorelle è tutt’altro che scontata.
37) L’intervallo ha il sapore di rottamazione esterofila filocolonialista. “L’americano è strabiliante!” squarciagola un nostrano Tiziano Crudeli de mezza età ar gruppo d’amici sua che ne attende er pacato punto tattico. “C’è chi o segue e chi nulo segue”, continua un sodale attempato alludendo ar Santone e ala selezione dela specie dei discepoli. “De Rossi so tre anni che nun gioca”, decreta un Pagnoncelli de passaggio, fino ar definitivo “annassavvince er pallone d’oro da quarcartra parte, qua nce serve”. Solo uno, er più giovane der gruppo, reagisce e sbotta, ma ala fine, pe cercà nintesa, ripiega su Lamela, frutto non più acerbo utile a mette d’accordo tutti.
38) Che de la Cosa nun parli nessuno è più pe convenienza e consapevolezza dela precarietà der momentaneo equilibrio che pe reale convinzione. Pure perché quello, porello, sta lì, piantato ar centro der campo ar cospetto de gente più piantata de lui, in una bambagia rara ma ideale per esaltare doti che per un po’ semo stati convinti c’avesse pure er poro Andrade.
39) Che poi Andrade na vorta fece un assist preciso preciso pe Voeller, e quello segnò, e noi tutti a disse ammazza Andrade che assist.
40) Ecco, quando ieri la Cosa ha fatto l’assist der terzo gò pell’Adolescente, mpo amo pensato a Andrade, mpo amo pensato sticazzi de Andrade, tacci tua Taccì, jel’hai fatta a fa na cosa bona.
41) E meno male che non c’avevamo vicino er “Derossinunceservefanclub”, che chissà che se saranno stati a dì in quer momento.
42) E insomma, treazzero pe noi, un risurtato che forse ma forse un pareggiotto a sto giro o portamo a casa.
43) E cominciamo a esse ottimisti nel più tetro dei pessimismi a botte de “dai oh, bono er punticino, se interompe la serie negativa, se smove la classifica, se mette er proverbiale fieno in cascina”.
44) Questo giusto pe capì ulteriormente quanto possa esse labile l’equilibrio psicologico der tifoso romanista ar 4 de novembre.
45) Epperò passano i minuti e anche er più rovinato comincia a pensà che forse, haivistomai, capace, stamosezitti, iononhodettognente, peròmepareche, ahteparepureattevedi?
46) Epperò pe fasse rimontà da quarcuno dovresti giocacce contro quarcuno, cosa che effettivamente non sta a succede.
47) Poi esce Ercapitano, momento che da sempre dovrebbe comportà la fine della partita pe assenza de Calcio in campo, ma lui, generosamente, pe l’ennesima volta, fa in modo che i ragazzi se continuino a divertì.
48) Che poi ce sarebbe un ragazzo da fa sbloccà, che porello mpo gioca poco mpo quando gioca je dice zella.
49) E siccome oggi Murphy è impazzito oppure ha bevuto, se una cosa può andà bene lo farà, e segna pure Dexter.
50) Lamela ormai ebbro de maturità se accentra pe la settecentesima volta palla ar piede e je fa “Tiè Dè, levate sta soddisfazione te che io ormai mee so levate tutte. So capocannoniere daa squadra, ho asfartato iTunes co le urtime ìt dei One Direction, veramente, nso più che facce coi gò, manco ho deciso ancora bene bene come esurtà, famme mette nassist in bacheca ma nun me fa pentì”.
51) Osvardo se lo guarda come a dì: “Un po’ meno”.
52) Lamela capisce e sdrammatizza “Eh eh eh, no no lo so, è scialla Osvy, senti quanto so adolescente e umile e mai appagato e ancora dobbiamo lavorare tanto insieme e non è vero che  prima te l’ho data solo pe fammela ridà e no pe fatte segnà e non è er singolo che conta ma la squadra e amo Roma l’Italia il cibo il bel tempo, lo senti?”
53) “Mh”.
54) Fortuna de Lamela che la palla pe Dexter è bona davero e che quello è bono davero a giocà a pallone, e, manco fosse Cesar Millan, mette a sede I Cani e mette dentro er primo gò co la majassorica.
55) E però chi de majassorica ferisce, de majassorica perisce.
56) E se sto gò ce l’avevi qua da tre mesi, puoi pure perì de peso e maja levati.
57) E se te arbitra De Marco e indossi quella maja nostra stai proprio tranquillo che na mezza ammonizione diventa una, e una diventano due.
58) E Osvardo lo sa, lui che de majetta derbyca è già perito na vorta, ormai lo sa che giocà de strip in quei giorni lì è pericoloso, e pudico accore a rivestì invano sto novello Dito Von Teese de noantri che ner rosso pompeiano resta impigliato, prigioniero dela più bella dele maje de forza, nela rivisitazione brutta de un Ravanelli poco scaltro (e a sembrà meno scaltro de Ravanelli non è mai stato facile pe nessuno).
59) E financo la Cosa lo sa che un De Marco è per sempre, e come lo vede che se mette mano ar cartellino je se frappone colosso a cercà de fallo ragionà; ma l’omo stabilo se fa boss e con occhio de lince s’accuccia a spizzà tra le cosce greche er groviglio de maje sfilate e riinfilate in prospettiva, che a lui non la si fa, ah no no.
60) Tocca pure dì che De Marco a spizzà così da vicino er pacco dela Cosa mpo se l’è rischiata, che quello è bono e caro e lento e impreciso ma nse po mai sapé come reagisce, e in El Salvador ancora se lo ricordano.
61) E quindi ormai è tardi, e mannaggia la miseriaccia oliva ascolana picena zozza fritta, a porodestro je tocca la quintana de entrà ner tabellino ma de uscì dar campo e dar derby prossimo.
62) Sto cazzo de Murphy nse li poteva fa l’affari sua fino ar novantesimo, se doveva svejà mo se doveva.
63) Pure perché già parecchi de noi ormai speravano che Destro nun entrasse proprio, o comunque non segnasse, visto che se hai aspettato tanto a sbloccatte, ecco, aspetta nantra settimana e poi sfogate, è er destino, è er fato, è er derby che te lo chiede. E invece gnente.
64) Poi vabbè segna Ilicic che non segnava da un anno, ma quello se sa, e manca tarmente poco che a nessuno je ne frega gnente, già presi come stamo a dividese in fazioni “Demarcopezzodemmerda” e “Destrocojone”, che lentamente se ammorbidiscono in “Demarcopezzodemmerda” e “Soragazzi...”
65) E quando Francoechea pia er gò se guardamo e se dimo “ao, pia pure i gò, è mportiere completo”.
66) E quando il pezzo de cui sopra fischia la fine se guardamo e se dimo “ao, oggi se semo guardati più a noi che ar campo, cionondimeno amo vinto”
67) Cionondimeno inizia la settimana più lunga dell’anno.
68) Una dele due settimane più lunghe dell’anno.
69) Che avoja a dì, poi esse Santone quanto te pare, ma non saranno mai settimane come le artre.