Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 30 agosto 2014

Perchè a Frosinone spetta il DEA di II Livello

COORDINAMENTO PROVINCIALE SANITA'




Il Coordinamento Provinciale Sanità, significa quanto apparirebbe che si evidenzi al termine di una analisi della situazione sulla questione relativa al DEA di II livello negato all'ospedale di Frosinone.  
Il DEA (dipartimento di emergenza e accettazione) è un dipartimento ospedaliero che comprende varie unità specialistiche incentrate sulla cura del paziente in condizioni critiche, e viene classificato su due livelli  di importanza (primo e secondo ).
Il DEA di II livello è il più elevato e quindi il migliore che il paziente in condizioni di emergenza o di urgenza possa avere a disposizione in caso di gravi situazioni.
L’assegnazione dei livelli per un DEA è codificata da norme nazionali e regionali.
A livello nazionale la più recente, e ai nostri fini la più importante, è il “Regolamento degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera” del 05.08.2014, ai sensi della Legge 135/2012. Esso stabilisce il requisito del bacino di utenza per impiantare un DEA di II livello (ambito di 600.000 utenti in zone non metropolitane), della georeferenziazione del bacino di utenza (tempi di percorrenza) e della allocazione lungo le “dorsali di rete” (posizione equidistanziata nel bacino di riferimento).
Ma è di tutta evidenza che tali criteri non vanno applicati in maniera acritica e ottusa: scopo del legislatore è quello di offrire servizi migliorati e ottimizzati ai cittadini, non di negarli; l’applicazione, pertanto, deve essere attuata in modo congruo  alla situazione reale di ogni singolo territorio.
 Le normative regionali, emanate ed emanande, si debbono conformare al senso insito del regolamento. Nella Regione Lazio del problema si è interessato in particolare il DCA 247/2014, elaborato però prima del regolamento nazionale del 05.08.14. Tale DCA va quindi per noi obbligatoriamente rivisitato, anche per non incappare in comportamenti omissivi, dato il quadro normativo nazionale mutato e visto anche il percorso storico dell'Ospedale di Frosinone.
Per tutto quanto sopra esposto appare inconfutabilmente logico che la provincia di Frosinone, con un bacino di utenza che, considerati oltre i residenti anche i soggetti temporaneamente presenti a vario titolo soddisfa all'interno del proprio ambito territoriale i requisiti espressi nel regolamento nazionale del 05.08.14,  debba essere conseguenzialmente assegnataria di un DEA II livello.
Invece incredibilmente l'assetto disegnato dal Decreto regionale 247/2014 (Tabella 25) non attribuisce il DEA II a Frosinone, e questo non ci appare né coerente e né giustificabile, in quanto disarmonizza il territorio, rendendolo irragionevolmente e irrazionalmente sbilanciato su Roma: il bacino in tale strano assetto ha una forma vagamente triangolare con la punta  posta sul Policlinico Umberto I di Roma, che rappresenta il DEA di II livello per tutta la zona, la quale parte dal Policlinico e si estende fino ai confini con la Campania.

Di fronte a tali evidenze, oltre che per un discorso di norme, ci sembra lampante il fatto che a nessuno che ragioni col buon senso del padre di famiglia verrebbe di condividere una tale   inverosimile sistemazione operata dalla regione Lazio. Ci pare piuttosto una riedizione, in peggio, delle famigerate macroaree.
Aggiungiamo poi che da sempre, sin dagli inizi del concepimento, del nuovo ospedale di Frosinone, partendo da circa venti anni fa, si era concepito – e ripetutamente promesso - un ospedale che dovesse essere sede di DEA di II livello.
Nel corso di tutti questi anni tale concezione mai è stata messa in dubbio dai vari presidenti di Regione succedutisi nel tempo.
Quindi oltre che le norme, oltre che la logica, è anche la storia che  rivendica la allocazione del DEA II a Frosinone; e tutto questo,  sottolineiamo, senza in nessun modo contrapporsi o chiedere la diminutio ad alcuno, posto che il DEA II allo “Spaziani” non confligge assolutamente,  con la allocazione di un  altro DEA di II livello  nella Asl di Latina
            

COORDINAMENTO PROVINCIALE SANITA'

Acea non perde nè il pelo nè il vizio

L’eccellenza fa acqua  Adriana Pollice da http://ilmanifesto.info/
Campania. Sanzioni per la Gori, fiore all’occhiello di Caldoro. La società controllata da Acea è sottoposta a un procedimento avviato dall’Autorità per l’energia ellettrica, il gas e il sistema idrico. Contestate alla Spa numerose violazioni. Nel rapporto si parla di «negligenza nella compilazione dei dati richiesti e incongruenza con i libri contabili»

“Io difendo Gori, è un’eccellenza nel Mez­zo­giorno» dichia­rava peren­to­rio il gover­na­tore cam­pano Ste­fano Cal­doro su Repub­blica il 14 ago­sto. Pec­cato che l’eccellenza del Mez­zo­giorno avesse appena rice­vuto da parte dell’Autorità per l’energia elet­trica, il gas e il sistema idrico l’avviso dell’avvio di un pro­ce­di­mento san­zio­na­to­rio deciso nella riu­nione del 31 luglio. La Gori Spa è con­trol­lata dall’Acea di Cal­ta­gi­rone attra­verso il 37,5% della quote azio­na­rie, un con­trollo che eser­cita attra­verso la nomina dell’amministratore dele­gato (una man­ciata di azioni è in mano anche alla mul­ti­na­zio­nale Suez). Il 51% del pac­chetto è diviso tra i sin­daci dei 76 comuni dell’Ato3 sarnese-vesuviano, che espri­mono il pre­si­dente. Attualmente la carica è rico­perta da Ame­deo Laboc­cetta, ex An pas­sato nelle file dei ber­lu­sco­nes, vice­coor­di­na­tore di Forza Ita­lia in Campania.
La Gori, secondo l’ispezione effet­tuata a metà aprile dalla Guar­dia di finanza, avrebbe tra­smesso valori dif­fe­renti da quelli desu­mi­bili dalla documen­ta­zione con­ta­bile. Tra le nume­rose vio­la­zioni, avrebbe gon­fiato le rate del mutuo (da circa 3milioni a oltre 7), inse­rendo poi tra gli oneri pagati ai pro­prie­tari per l’uso delle loro infra­strut­ture le somme desti­nate al rim­borso delle rate del mutuo con­tratto dall’Ente d’Ambito (che riu­ni­sce i 76 comuni) per garan­tire la capi­ta­liz­za­zione della Spa. «Le con­te­sta­zioni citate rive­le­reb­bero una gene­ra­liz­zata negli­genza nella com­pi­la­zione dei dati richie­sti e un incon­gruenza con i libri con­ta­bili» si legge nella nota. Ma i guai non arri­vano solo dalla gestione finan­zia­ria. Dalla docu­men­ta­zione viene fuori che la Gori avrebbe inca­me­rato i cor­ri­spet­tivi rela­tivi alla depura­zione anche da utenti a cui non è stato assi­cu­rato il ser­vi­zio «con con­se­guente per­du­rante lesione dei diritti degli utenti finali».
Alla Gori capita di chie­dere in giro soldi quando le ser­vono. Ad esem­pio dall’amministrazione di Por­tici ha pre­teso 6milioni per ser­vizi di depurazione, nono­stante il comune rica­desse nelle com­pe­tenze dell’impianto di Napoli est, nell’Ato2. La stessa richie­sta «irri­tuale», e non dovuta, è stata avan­zata ad altri nove comuni. L’eccellenza del Mez­zo­giorno è piena di idee bril­lanti per far tor­nare i conti: dal 2002 non ha mai pagato né la for­ni­tura di acqua all’ingrosso (un debito a tutto il 2012 pari a 218.924.474 euro), né il ser­vi­zio di col­let­ta­mento e depu­ra­zione delle acqua reflue (53.498.543 euro). La regione è corsa in soc­corso con un accordo tran­sat­tivo, sta­bi­lito con la deli­bera 171/2013: il debito viene diluito in comode rate per 20 anni (i primi 10 senza inte­ressi) a par­tire dal 2013 con un sconto di 70 milioni e, con­tem­po­ra­nea­mente, il com­mis­sa­rio dell’Ato3 Carlo Sarro (uomo di Nicola Cosen­tino) ha auto­riz­zato l’aumento delle tariffe del 13,4%. Il primo anno Palazzo Santa Lucia avrebbe dovuto inca­me­rare 4.800.000euro, ma la Gori non ha pagato, a quanto risulta dagli atti della com­mis­sione regio­nale del novem­bre 2013.
In un con­ve­gno alla Uil in feb­braio, pre­sente l’ad della Gori Gio­vanni Paolo Marati, Cal­doro spie­gava che la strada da intra­pren­dere è quella dell’Ato unico, magari inte­grando le gestioni delle prin­ci­pali regioni del sud, a partire da Cam­pa­nia e Puglia. Musica per le orec­chie Acea, il cui nuovo ad è Alberto Irace: vice­sin­daco di Castel­lam­mare di Sta­bia dal ’95 al ’97, mem­bro della fon­da­zione Mez­zo­giorno Europa che fa capo al Pd vicino a Napoli­tano, ha comin­ciato la car­riera nel con­sor­zio di comuni che con­fluirà poi in Gori, fino a diven­tare ad di Publiac­qua spa, il gestore pri­vato del ser­vi­zio in Toscana.
A far avan­zare la Cam­pa­nia verso lo sce­na­rio futuro ci ha pen­sato il 31 luglio il maxie­men­da­mento alla finan­zia­ria regio­nale: nei dieci arti­coli dedi­cati all’acqua, Palazzo Santa Lucia pre­vede, attra­verso decreti, l’affido alle società che già ope­rano sul ter­ri­to­rio non solo della gestione del ser­vi­zio di distri­bu­zione ma anche della cap­ta­zione e dell’adduzione alla fonte, del col­let­ta­mento e della depu­ra­zione. La pri­va­tiz­za­zione è com­pleta. Viene poi costi­tuita presso la giunta regio­nale la Strut­tura di Mis­sione con compiti vasti: fondi regio­nali, nazio­nali ed euro­pei; tariffe, revi­sione delle con­ces­sioni e con­ten­ziosi. Un cen­tro unico in capo alla giunta che can­cella gli Ambiti ter­ri­to­riali (in cui sie­dono i sin­daci) e decide le sorti del ser­vi­zio. Il più serio com­pe­ti­tor della Gori, l’Abc — azienda spe­ciale pub­blica del comune di Napoli — non ha l’affido del ser­vi­zio da parte del com­mis­sa­rio dell’Ato2 (fun­ziona in regime di pro­roga) e nep­pure la con­ces­sione delle fonti del Serino, nell’avellinese, di cui ha solo la dispo­ni­bi­lità alla gestione. La regione ha creato il qua­dro nor­ma­tivo, all’Acea rac­co­gliere i frutti.


venerdì 29 agosto 2014

NABLUS ZONA MILITARE

Samantha Comizzoli

ingresso di Burin
Il 28 agosto Nablus è stata chiusa dai soldati nazisti israeliani e definita “zona militare”. Nessuno entra e nessuno esce. Questa è stata la notizia pubblicata dai media locali e che ho divulgato. Voglio però dare qualche dettaglio in più di quello che è successo.
Il tutto è iniziato due giorni prima nella zona dei villaggio di Burin e Madma. I soldati sono arrivati di notte, chiuso la strada e attaccato facendo dei raid ai quali hanno risposto gli shebab. Di giorno, poi, sono entrati nella scuola di Burin e hanno sparato i gas lacrimogeni dentro alla scuola. Molti i bambini soffocati. Quando è scesa la stessa notte hanno rifatto il raid nelle case e rapito Ghassan Najiar, un padre di famiglia, un bravo ragazzo.
Arriviamo al 28, durante il giorno, chiudono i checkpoint di Zaat'ara e Howwara, quindi chiudono Nablus e la dichiarano “zona militare”. Dopo circa un'ora riaprono i checkpoint dove si erano formate code interminabili e lasciano chiusa solo la zona dei villaggi di Madma e Burin.
Si arriva poi a quest'ultima notte dove, per non avere un cazzo da fare, sono passati con 6 jeeps e una jeep grande per arresti nei villaggi di Burin, Assira e Urif; sparando gas e sound bombs. Così...tanto per rovinare la notte, soprattutto ai bambini.
Ma, attenzione alla motivazione...: qualche giorno fa si sono persi un colono israeliano a Gerusalemme. Io l'avevo buttata lì come battuta.. “chissà che film ci fanno su adesso”, e invece il film l'hanno fatto veramente.
Il 28 hanno ritrovato il colono israeliano morto a Gerusalemme e quindi per motivi di sicurezza hanno chiuso l'accesso a Nablus e adoperato altre misure, sempre per motivi di sicurezza/difesa....
Allora, non si sa cosa sia successo al colono; se si sia suicidato, se abbia avuto un malore, se sia stato ucciso e se sia stato ucciso da un altro colono o no.
Ma, questa è l'apartheid, dove la vita di un colono vale mille vite di chi non è israeliano, dove israele fa quello che vuole. Tutti i giorni, da cent'anni. E dove, una vita persa viene usata come scusante per motivare le violenza sioniste.
Ogni notte si teme per chi israele rapirà questa notte. Sono passata da Howwara checkpoint oggi verso le 16,00; c'erano già i soldati nazisti israeliani che fermavano le auto....e la notte ora è arrivata.
Ho un'immagine di oggi negli occhi: ad Assira i bambini mi sono corsi in contro con i bussolotti di gas nelle mani e mi hanno detto “guarda Samantha, ieri notte i soldati israeliani sono venuti e c'hanno sparato questi mentre dormivamo...”


Buona notte dalla Palestina occupata dal mostro nazista israeliano.

Gerusalemme deve essere liberata

Simonetta Zandiri



Gerusalemme, ieri sera. Una vista dalla collina, l'aria era fresca, dopo una lunga e calda giornata di viaggio. Impossibile raggiungere Sam, arrivata a Gerusalemme e pronta a partire per Nablus vengo avvisata che la città è stata chiusa, non si entra, non si esce. OK, sono giorni che aspetto questo momento, un giorno in più, passerà. Un giro nella città vecchia, dalla Porta "Damasco", e sono nel suk, pochissimi turisti, ma forse è meglio così. L'atmosfera è magica, questa città non è solo un simbolo, è davvero qualcosa di più, qualcosa che ti entra sotto pelle, qualcosa che senti dentro. C'è un signore anziano con una borsa molto pesante, lo aiuto a fare le scale, mi dice, in un perfetto inglese in stile arabo "grazie, c'è davvero tanta bella gente qui". Nel suk trovi di tutto, e non mi riferisco ai negozi per turisti (che tra l'altro scarseggiano). Chiedo ad un negoziante dove si trova il Santo Sepolcro, non era in programma la sosta a Gerusalemme e non ho neanche una cartina con me. Mi accompagna il bimbo, 8 anni. Normalmente c'è la coda per entrare nella chiesa, ma trovo poche persone, un gruppo di italiani, qualche russo. Non importa che tu sia credente o meno, non puoi fare a meno di sentire che qui c'è qualcosa di più. Puoi chiamarlo magico, sacro, ma devi riconoscere che qui c'è qualcosa che altrove non c'è. E che a qualcuno è negato. Proibito.
Non so esattamente quale vittoria si stia celebrando, ma so che oggi è venerdì e come ogni venerdì milioni di musulmani vorrebbero poter accedere alla moschea di Al Aqsa ma non possono farlo. Vietato. Proibito. L'uomo sopra Dio?

Questa mattina quando ho lasciato Gerusalemme i soldati erano ovunque, era presto, ma la città era già sotto controllo. Per i palestinesi che vivono qui in west bank accedere a questa moschea è impossibile. Per me, "cristiana", non c'è stato nessun problema a visitare il sepolcro.
Gerusalemme deve essere liberata. Deve essere libera. Non c'è nessuna vittoria per una Palestina occupata dal mostro. Non c'è nessuna vittoria quando un luogo di "preghiera" è controllato da un esercito nemico.
Non andrò più a Gerusalemme, perché mi rendo conto che il mio è stato un privilegio. Non metterò più piede in questa città, fino a quando non sarà consentito a tutti fare lo stesso.
Soprattutto ai "credenti", per i quali questa visita ha un significato ben diverso rispetto al turista che entra in un luogo sacro con la macchina fotografica in mano. Il credente, invece, ha le mani giunte.

giovedì 28 agosto 2014

COMUNICATO AI SINDACI ED ALLE ASSOCIAZIONI

COORDINAMENTO PROVINCIALE PER LA SANITA' FROSINONE

Il Coordinamento Provinciale per la Sanità ha condotto un proprio esame dettagliato sui recenti documenti prodotti dalla Regione Lazio in ambito sanitario, espresso all'incontro tenutosi presso la Amministrazione Provinciale il 25.08.2014.

Visto che si sono rapidamente succeduti nel tempo vari provvedimenti progressivamente peggioranti la visione sanitaria di Frosinone.

Vista la tempistica repentina per la convocazione, impropria, della Conferenza locale per la sanità a settembre prossimo per la stesura dell'atto aziendale.

Considerato che i vari schieramenti politici  e i vari candidati a Presidente della Regione Lazio  da anni hanno sostenuto l'idea del DEA di II Livello a Frosinone.

Considerato che il DEA di II livello è conforme agli standard e alle esigenze di autonomia della nostra provincia.

Tenuto conto degli orientamenti assunti nell'incontro del CPS con i Sindaci e le associazioni presso la Amministrazione Provinciale il 25 agosto 2014.

Dato atto che sono emersi con ampia condivisione tra il Coordinamento e i Sindaci, associazioni, operatori i seguenti dieci punti ritenuti basilari per invertire la negativa tendenza in atto registrata, i quali si riportano di seguito:

Acquisizione bilancio Asl
Attuazione norma che prevede 3,7 posti letto ogni mille abitanti
Potenziamento 4 ospedali esistenti e riattivazione di Anagni
Dea di 2' livello a Frosinone, di 1' ad Alatri, Cassino e Sora
Realizzazione elisuperfice allo "Spaziani"
Concorsi per assunzione primari effettivi
Creazione 4 poli specializzati
    (Urgenze a Frosinone, Geriatria a Cassino, Oncologia a Sora, Litotrissia ad Alatri)
Deroghe alle assunzioni su base provinciale
Lotta agli sprechi
Dimissioni Direttore Generale Asl

Tutto ciò premesso

Si invitano pertanto i Sindaci, le organizzazioni sindacali e le associazioni di categoria ad esaminare e approfondire, eventualmente a integrare e condividere i detti punti.

Le adesioni e le proposte di integrazione o di modifica dovranno pervenire entro le ore 24 di domenica 31.08.2014. Esse saranno oggetto di elaborazione e mediazione in via definitiva.

Lunedì 01.09.2014 alle ore 21 in Frosinone via Monti Lepini (adiacenze supermercato Coop) presso la sala convegno della Coop ci sarà una riunione aperta a chiunque voglia dare un costruttivo contributo. Nella stessa sede si decideranno anche carattere e modalità della successiva manifestazione, proposta e decisa all'incontro succitato del 25.08.2014, indetta per il 12.09.2014. 

27.08.2014
                                               COORDINAMENTO PROVINCIALE SANITA'

Amministrare o fare politica? This is the question

Luciano Granieri

L’indegno mercimonio in atto per decidere il prossimo presidente della Provincia del nostro territorio, mostra tutte le nefaste conseguenze dell’investitura  di una istituzione pubblica sottratta al voto popolare. Non che in precedenza,  quando consiglieri e presidente della Provincia venivano eletti dai cittadini, non esistessero accordi sottobanco, ma adesso liberati,dal giudizio della sovranità popolare  i nostri amministratori stanno dando sfogo alle peggiori derive consociativo-lobbistiche. 

Tutto questo non è altro che l’anticipazione di quanto potrebbe avvenire in occasione dell’elezione del nuovo Senato, altra istituzione la cui composizione è sottratta alla scelta dei cittadini. La speranza è che essendo questa riforma, scritta da incompetenti, piena di strafalcioni costituzionali, passata in prima lettura al Senato con una maggioranza fittizia, estorta a suon di minacce e soprusi,  essa non sopravviva all’iter costituzionale dell’art.138 e in ultima analisi venga bocciata dai cittadini attraverso il referendum conservativo. 

 In realtà, fra la nuova determinazione delle giunte provinciali e le mire che si dispiegano sul Senato è in atto nel Paese un vero e proprio tentativo di esautorare ulteriormente i cittadini dalle decisioni, prese  ormai sulle loro teste dai comitati elettorali che compongono lo sciagurato  quadro istituzionale.  L’ultimo baluardo democratico rischia di restare il Comune, (personalmente preferirei usare la parola Municipio) . Un presidio di prossimità democratica in cui il cittadino ha ancora un minimo di possibilità per scegliere chi amministrerà la propria città, facendo che cosa. 

Mi piacerebbe inoltre pensare che nelle potenzialità democratiche insite nella gestione dei Comuni possa rinascere quel famoso sistema di democrazia partecipata ormai sepolto e dimenticato dalla deriva autoritaria imposta alle istituzioni dal potere economico e finanziario globalizzato. Mi piacerebbe pensare che il Municipio - gestore per conto dei cittadini proprietari e fruitori di  opere e servizi pubblici,  oggetto delle fameliche mire speculative del capitale finanziario, transfuga ormai dal mercato delle merci, già pienamente saccheggiato e lasciato esangue - possa costituire l’ultima fortezza a difesa  dei beni comuni non commercializzabili. 

E il pensiero non può non andare  alla gravissima situazione della sanità in Provincia di Frosinone. La distruzione della sanità di un’intera Provincia non può non interessare massicciamente sindaci e consigli comunali dei comuni in essa compresa. Nell’incontro organizzato il 25 agosto scorso dal coordinamento provinciale per la sanità, si è tentato di coinvolgere affianco delle associazioni, proprio i sindaci. Membri fra l’altro, della conferenza sulla sanità. Un organo ufficiale  il quale   una parola autorevole a contrasto del disastro , soprattutto se supportata dal coinvolgimento dei cittadini, può  dirla. 

A loro è stato illustrato il letale piano aziendale con cui la Regione ha intenzione di dilaniare la sanità del territorio dividendone i resti fra la gestione privata e  il pagamento delle cambiali elettorali romane. I 21 primi cittadini partecipanti, insieme con consiglieri e assessori comunali, hanno mostrato di capire la gravità della situazione e alcuni di loro hanno promesso un forte  impegno nel portare avanti questa battaglia di dignità con i proprio cittadini. Restano i sindaci assenti , la  provincia di Frosinone conta 91 comuni, a loro non interessa assicurare il diritto alla salute costituzionalmente sancito ai propri cittadini?  

In realtà ci sarebbe comunque poco da fidarsi. L'esperienza vissuta   con la consulta dei sindaci in ATO 5, nell’ambito della questione dell’acqua è stata   drammatica. In un quadro in cui i primi cittadini coinvolti hanno preferito perorare gli interessi del gestore privato, piuttosto che difendere i propri amministrati, la casta dei sindaci non meriterebbe molto credito. Ma sono loro ormai gli ultimi paladini dei diritti democratici di una comunità. 

Un sindaco può scegliere del tutto legittimamente  se amministrare, in presenza, fra l’altro, di continui tagli di fondi dallo Stato centrale,  risparmiando sui servizi, privatizzandoli, eliminandoli, svendendo la propria città ai privati, tenendo  i conti in ordine, oppure fare politica. Questa seconda opzione è forse meno comoda e più rischiosa. Prevede qualche strappo alle algide regole, perchè si tratta spesso di mettersi contro le altre istituzioni per difendere i cittadini.  E' necessario finanche assumere atteggiamenti di disobbedienza civile, magari rifiutandosi di applicare il dettami del patto di stabilità. Ma in realtà è il fine vero per il quale sono stati eletti, cioè assicurare il benessere della comunità a tutti i costi. 

Ora nella difficile situazione della sanità provinciale ai sindaci  del nostro territorio si pone il dilemma: amministrare o fare politica? Fare i ragionieri, o porsi a fianco dei cittadini privati del diritto alla salute? Non sappiamo quale sarà la decisione. Una cosa è certa, noi cittadini non possiamo subire delle decisioni così gravi sulla nostra pelle. Andremo avanti lo stesso. Se i sindaci saranno al nostro fianco,  i più numerosi possibile, bene altrimenti ce ne faremo una ragione e ce ne ricorderemo al momento di rivotarli.

Espianto della sanità pubblica in provincia di Frosinone

Luciano Granieri

Un operazione chirurgica è in corso per rimuovere  un cancro. Quel grosso bubbone che è il sistema sanitario della Provincia di Frosinone. Il medico incaricato di estirpare il male è il presidente della Regione Zingaretti coadiuvato da   un’ efficientissima  ferrista  il direttore generale della Asl D.ssa  Isabella Matrobuono, affiancata da un badante nella figura del manager Dott. Cirillo. A questa conclusione era arrivato il Coordinamento provinciale per la sanità, registrando la scellerata politica di tagli e privazioni che Nicola Zingaretti, in qualità di commissario straordinario della sanità laziale, sta infliggendo ai cittadini della Provincia di Frosinone. 

Ma questa stessa conclusione trova fondamento e conferma nell’atto aziendale che dopo una travagliata metamorfosi è stato redatto il 4 agosto e ufficializzato il 14 . Il documento, e la storia della sua genesi, sono stati  illustrati dal Dott. Giovanni Magnante e dal Dott. Roberto Sarra del coordinamento provinciale per la sanità, il 25 agosto scorso presso il palazzo della Provincia,  alle associazioni, ai cittadini, al commissario straordinario della Provincia Patrizi, a 21 sindaci che hanno raccolto l'invito del coordinamento, a consiglieri e assessori comunali, alle organizzazioni sindacali. 

Per arrivare alla stesura definitiva si è transitati attraverso tre bozze. Un percorso perverso in cui è iniziata un’inarrestabile trasfusione di posti letto,  di servizi diagnostici, da Frosinone a Roma, dal pubblico al privato. Nella prima scrittura dell’atto datata dicembre 2013, la necessità di preservare il servizio sanitario della Provincia era recepita e, diciamo pure, soddisfatta. Il taglio di 748 posti letto si imponeva, ma esclusivamente nella zona di Roma  e con una ripartizione che prevedeva solo l’8% di alienazioni nel comparto pubblico, il rimanente 82% avrebbe interessato le strutture private convenzionate. 

In relazione alla Asl di Frosinone, invece, si provvedeva ad attivare, nei presidi ospedalieri chiusi dalla precedente gestione Polverini,  le case della salute. Era indicato  l’insediamento  di un ospedale DEA di II livello nella zona sud della Regione.  Questo atto era più che una bozza infatti veniva pubblicato sul sito della Regione, firmato da Zingaretti. Ma secondo le valutazioni delle istituzioni  regionali sembra  sia più importante la firma del sub commissario che non la firma del commissario stesso. Sfortunatamente mancava proprio il sigillo del vice di Zingaretti, per cui tutto da rifare. 

Perchè tutto da rifare?  Sarebbe bastato apporre la firma mancante e confermare l’impianto del  documento.  Evidentemente,  passata le festa di capodanno, qualche comitato di grandi elettori   e diverse lobby  private hanno  reclamato i propri  diritti. Di conseguenza a Marzo 2014 vedeva la luce una bozza che anzichè integrare, sostituiva completamente il documento del 2013. In questa fase i posti letto da tagliare arrivavano a 1.200, non più compresi esclusivamente nell’area di Roma, ma, si legge nel testo, “principalmente nell’area di Roma”, coinvolgendo dunque anche le altre Asl della Regione. Scompariva completamente il riferimento alla salvaguardia dell’Asl della provincia di Frosinone.  Si pianificava inoltre l’istituzione della case della salute non negli ospedali già chiusi, ma in strutture ancora da chiudere la cui identificazione si sarebbe completata entro 60 gg. dalla presentazione dell’atto aziendale. La qual cosa illustra la reale finalità dell'atto per cui il programma di tagli è ben al di là dal compiersi e gli esiti nefasti sono tutt’ora imprevedibili. 

Nel nuovo documento veniva confermato il DEA di II livello nella zona sud del Lazio, ma in questa versione  era indicata la città destinataria, cioè  Latina. Una sconfessione clamorosa delle promesse della direttrice Mastrobuono, la quale a Luglio, esplicitava l’impegno a chiedere il DEA di II livello per Frosinone, quando questo già da marzo era stato assegnato al Capoluogo pontino. Con un colpo di mano la ripartizione dei tagli fra privato e pubblico subiva una potente e devastante modifica a favore del privato. L’originario rapporto (8% di tagli nel privato, 92% nel pubblico) si rovesciava, 52% per il pubblico  e 48% nel privato. 

La bozza così formulata passava all’approvazione del ministero della salute e a quello delle finanze , passaggio obbligatorio per i piani aziendali sanitari delle regioni commissariate.  I ministri, bontà loro, giudicavano eccessivo il taglio di 1.200 limitandolo a 612 posti letto, per una disponibilità totale di 11.068 posti letto per tutta la Regione. Rimanevano inalterati i capitoli relativi alle case della salute, al DEA di II Livello confermato a Latina e la divisione dei tagli fra pubblico e privato. 

Vedeva quindi la luce un terzo atto aziendale, che è quello definitivo in cui degli 11.068 posti letto totali, 922 venivano assegnati all’Asl di Frosinone, per un rapporto posto letto/abitante di 1,8 x 1.000, ampiamente al di sotto rispetto a quanto stabilito dalla legge che prevede un rapporto minimo di 3,7 x 1.000, Roma sfoggia un rassicurante   4,1 x 1.000. E meno male che si voleva salvaguardare la Asl di Frosinone. 

Un altro frutto avvelenato presente nell’atto, ormai definitivo, è il taglio da 12 a 8 laboratori di analisi centrali (Hub o Core il nome poco cambia la sostanza) nell’ambito delle Asl. Se si considera che le Asl in Regione sono 12, risulta evidente che 4 resteranno sprovviste di questi presidi. Indovinate quale Asl quasi sicuramente rientrerà nelle  4? Inoltre è predisposta la chiusura di 34 laboratori di analisi (18 negli ospedali  e 16 nel territorio) la restante offerta verrà concordata con istituti privati, tenendo attivo il sistema del laboratorio centrale (Hub) integrato con laboratori afferenti (Spoke). Il che significa, fra l’altro, che un piccolo laboratorio d’analisi deve affiliarsi ad una struttura più grande se vuole sopravvivere. Ecco servito il regalo più prezioso per le grandi lobby private attive nel settore. 

Tutti i sospetti e le nefaste previsioni si sono concretizzate in questo atto aziendale che sancisce la definitiva morte della sanità pubblica  provinciale.  La redazione definitiva  così formulata  è datata 14 agosto.  Verrà presentata in regione entro il mese di ottobre. E’ tutto già deciso?  Probabilmente si, ma alle associazioni, ai cittadini e ai sindaci della Provincia interessati  (perchè pare che a qualcuno non interessi) ,  non resta che vedere cara la pelle in un estremo tentativo di scongiurare la cancellazione della dignità umana per i cittadini della nostra provincia. 

A questo proposito nell’assemblea del 25 agosto il coordinamento provinciale della sanità ha proposto la seguente road map: Sensibilizzazione, erudizione e coinvolgimento dei sindaci, il cui organo istituzionale  dedicato alle questioni  della sanità (la conferenza dei sindaci sulla sanità che vede alla presidenza il sindaco del capoluogo, in questo caso Ottaviani), insieme con il coordinamento stesso è stato convocato per il 12 settembre ad avanzare eventuali osservazioni. E’ una convocazione di facciata considerato ,come detto prima, che tutto è già stato deciso.  In quella sede comunque sindaci e associazioni presenteranno un documento alternativo all’atto aziendale. Un testo da concordare le cui linee principali sono:

1)      Acquisizione del bilancio ASL da esaminare accuratamente per trovare risorse da spendere nella nostra ASL, prima della “migrazione”.
2)      Attuazione delle norme legislative che prevedono 3,7 x 1.000 come riparto proporzionale  dei posti letto su scala provinciale. L’ottenimento cioè di 1890 posti letto in luogo dei 922 previsti. A tale scopo è ipotizzabile un ricorso al TAR.
3)      Consolidamento e potenziamento dei 4 ospedali esistenti: Alatri, Cassino, Frosinone, Sora, riattivazione del presidio di Anagni, DEA di II livello a Frosinone e I livello ad Alatri, Cassino e Sora.
4)      Piattaforma di atterraggio per l’eliambulanza presso l’ospedale Spaziani di Frosinone.
5)      Concorsi dei primari effettivi.
6)      4 poli specialistici: Alatri per la litiasi renale, Cassino: geriatria e gastroenterologia , Sora:oncologia Frosinone: urgenze, emodinamica.
7)      Deroghe per le assunzioni dei medici su base provinciale ed eliminazione degli sprechi
8)      Dimissioni del Direttore Generale inefficace a risolvere i nostri problemi ma efficace a tutelare  il rientro di risorse a Roma a Tor Vergata in particolare.
Istituzione del registro tumori

In parallelo a questa attività toccherà ai cittadini più responsabili e consapevoli sensibilizzare il resto della popolazione e coinvolgerla in una forte e decisa protesta da svilupparsi in tutto il territorio provinciale. A cominciare da una manifestazione che dovrà svolgersi in occasione dell’incontro fra la conferenza dei sindaci sulla sanità e i dirigenti Asl il prossimo 12 settembre, così come proposto dal sindaco di Alatri Morini. Da qui ad ottobre un po’ di tempo c’è ma occorre l’impegno di tutti per riuscire nell’impresa quasi impossibile di scongiurare la morte della sanità  pubblica in provincia di Frosinone. NO PASARAN





mercoledì 27 agosto 2014

Controriforma della scuola

Fabrizio Salvatori

Merito, supplenti precari, scuole private, autonomia, istituti professionali, maturità. Sono i vari capitoli del pacchetto che il Governo varerà venerdì 29 sulla scuola. Tutti capitoli in perdita,soprattutto i primi due che prevedono un carico di lavoro maggiore per i docenti e migliaia di tagli per i precari. Maggiore spazio alle scuole private e maggiore presenza di soggetti imprenditoriali nelle scuole per il finanziamento dei laboratori. Sulle risorse da impiegare, poi, i nodi crescono. Del miliardo che Renzi dice di aver messo a disposizione, c’è il timore che la gran parte finirà all’edilizia scolastica. Il tutto con la benedizione di Comunione e Liberazione, che al meeting di Rimini ha ospitato l’intervento del ministro Giannini. 

La Cgil, per bocca del segretario generale della Flc-Cgil Mimmo Pantaleo, si dice pronta al confronto, seppur con tanti “se e ma”. "Non subiremo passivamente scelte che dovessimo ritenere sbagliate", dice Pantaleo. La Flc-Cgil mette le mani avanti e fa notare che "se linee di indirizzo sulla scuola dovessero corrispondere all'intervento del ministro Giannini al meeting di Comunione e Liberazione non ci sarebbe nulla di nuovo rispetto alle impostazioni fallimentari della ex ministra Gelmini". "Non sono chiare - spiega Pantaleo - le risorse disponibili, non c'e' alcun impegno per il rinnovo del contratto nazionale, si intende togliere salario a tutti con il superamento degli scatti per dare soldi a pochi utilizzando il vecchio progetto dell'Aprea, si vuole piegare la scuola pubblica alle logiche delle imprese e del mercato, si vogliono dare piu' soldi alle scuole paritarie mentre le autonomie scolastiche sono senza risorse e tante famiglie non sono piu' in grado di sostenere i costi per fare studiare i figli, non c'e' alcun progetto per stabilizzare gli organici e riformare il reclutamento superando il precariato. Tutto questo viene fatto - osserva il sindacalista - senza alcun confronto ma attraverso interviste nella ricerca di consensi dei soliti interessi". La Flc ricorda di aver avanzato, con il cantiere scuola, le sue proposte e dunque verifichera' i punti di convergenza e le distanze. 

"Per noi, i punti di partenza - sottolinea Pantaleo - devono essere: elevazione dell'obbligo scolastico a 18 anni, investimenti aggiuntivi, superamento del precariato, diritto allo studio e rinnovo del contratto nazionale. Lo scontro non e' tra cambiamento e presunta conservazione dei sindacati ma tra idee diverse di innovazione e per parte nostra vogliamo continuare a realizzare i principi e i valori sanciti dalla Costituzione e percio' siamo radicalmente contrari alla privatizzazione della scuola pubblica. Siamo pronti al confronto ma deve essere chiaro che non subiremo passivamente scelte che dovessimo ritenere sbagliate. La consultazione online la lasciamo al Governo, mentre dai primi di settembre - annuncia il leader della Flc - noi andremo a fare assemblee nelle scuole e nei territori per discutere con il personale della scuola, le associazioni, gli studenti e gli attori sociali e istituzionali dei territori, perche' senza ampio consenso e senza democrazia non si puo' cambiare il sistema di istruzione del nostro Paese". Fortemente contrari al pacchetto anche la Rete nazionale degli studenti, che per il 10 ottobre ha già in programma una iniziativa in piazza. "Diremo ancora una volta – dichiara il portavoce nazionale Alberto Irone - che la scuola la viviamo noi studenti ed e' quindi necessario il nostro ruolo nella stesura della riforma epocale della Scuola Pubblica. Non accettiamo piu' false promesse sulle Rivoluzioni della Scuola, ci sembrano sempre di piu' rincorse allo slogan senza una vera prospettiva e volonta' di rivoluzione veramente e completamente la Scuola italiana." 

Va giù duro anche il segretario del Prc Paolo Ferrero, che parla di un piano, "secondo quanto anticipato dalla stampa", " semplicemente vergognoso". Un testo, "in totale continuità con le pessime riforme degli ultimi anni". "Non si possono più tollerare nuove regalie agli istituti privati - continua Ferrero - mentre la scuola pubblica, dopo i tagli degli ultimi anni, versa in condizioni drammatiche. Non solo, perchè, come la peggiore Gelmini, si continua a penalizzare gli insegnanti, sempre più precari: per "eliminare" i supplenti basterebbe stabilizzarli, assumendoli, visto che ce ne sarebbe bisogno. Nella scuola pubblica bisogna investire, non tagliare: fa impressione che le stesse critiche che muovevamo alla Gelmini oggi ci tocca rivolgerle a questo governo che doveva essere "il nuovo che avanza". Saremo a fianco degli studenti che hanno giustamente già indetto le prime mobilitazioni contro questo piano". 

martedì 26 agosto 2014

Il patto del "Bassetto"

Luciano Graneri

Io ti do la presidenza della Provincia ,  tu mi dai la presidenza della Saf (Società ambiente Frosinone). Questo è il “Bignami”  del programma che le forze politiche locali stanno architettando  in vista dell’elezione del nuovo presidente della Provincia e la sua giunta. In effetti per un organo istituzionale non elettivo -che non si sa bene ancora di cosa si debba occupare,   per cui le uniche cose certe sono le prebende   a favore degli eletti,  rimborsi e  indennità di trasferimento (da rimpinguare con qualche cambio di residenza ad hoc)  - è troppo difficile pensare ad altro che non siano logiche scambiste. 

E’ assai complicato intossicarsi il cervello occupandosi della drammatica situazione della sanità della Provincia, completamente  cancellata  dal  piano strategico di Zingaretti la cui spoglie saranno  spartite: il 50%   a Roma e l’altro 50% ai privati. Perchè  impegnarsi ad affrontare la difficile situazione della Valle del Sacco, per la quale, non solo non è stata mai avviato uno straccio di bonifica, ma  anzi prossimamente sarà terreno di conquista di inceneritori, discariche e impianti di TMB, al servizio della monnezza romana come da piano di riordino delle infrastrutture di smaltimento rifiuti approvato dalla Regione Lazio qualche mese fa. Per quale motivo scomodarsi ad affrontare un piaga devastante come la disoccupazione, arrivata in provincia  al 15% (3 punti in più della media nazionale), con un giovane su due senza lavoro, al terzo posto in Italia per le ore di cassa integrazione erogate, e con i padroni che decidono, dall’oggi al domani, di svuotare la propria azienda dei macchinari e trasferirli al nord, lasciando per strada le maestranze. 

Molto più semplice decidere le proprie strategie davanti ad un bel piatto di “fini fini” al ragù , arrosto di vitello e sublime nettare di bacco,  riproducendo  lo schema della larghe offese. Dunque via al  patto firmato col ragù:

 Io Francesco Scalia plenipotenziario del Pd, cedo a te Alfredo Pallone, plenipotenziario del Nuovo Centro Destra, la presidenza della Saf, a cui  potrai destinare un cassinate di tua fiducia (e affanculo Vicano) , tu Alfredo Pallone lasci al mio uomo  Antonio Pompeo, sindaco di Ferentino, la presidenza della Provincia. Testimoni del patto del “Bassetto”  (altro che “Nazareno, qui almeno hanno magnato) il consigliere regionale Udc Fardelli (tanto per non farsi mancare nulla) il sindaco di Cassino Petrarcone  e il consigliere comunale, già sindaco di Frosinone Michele Marini. 

Uno stuolo di grandi elettori che in virtù dell’ampiezza dei comuni rappresentati  sono titolari di un voto più pesante. Scritto, firmato, sottoscritto e battuta sul tempo la congrega avversa. Già  perchè il copyright scambista pare fosse originariamente da attribuirsi all’altro plenipotenziario locale del Pd, Francesco De Angelis, il quale aveva architettato lo stesso impiccio con il plenipotenziario di Forza Italia Mario Abruzzese. 

Io De Angelis concedo a te Abruzzese  la presidenza della Provincia attraverso il tuo uomo (lo smunto Hollande) Patrizi, tu Abruzzese concedi a me De Angelis di piazzare il mio uomo ex direttore generale Asl Mauro Vicano alla Saf. Scritto letto ma non ancora sottoscritto. Disgraziatamente l’allegra compagnia non ha trovato un ristorante idoneo per suggellare  il patto col sugo di pecora, per cui sono stati bruciati sul tempo. 

Ora si dovrà studiare una strategia per superare l’handicap della usurpata primogenitura. Nella lotta perenne fra i due Franceschi democrat, questa volta la meglio l’ ha avuta mister volare . Ma non siamo che alle prime battute. Nel Pd ciociaro non si fanno mancare niente. 

A proposito. Ma Simone Costanzo, segretario del partito e candidato della prima ora a  palazzo Gramsci? .....Costanzo chi? ......  Le  primarie?.....rottamate, ormai è ferro vecchio, bisogna tenere il turbo passo del segretario Renzi.  Pensate come sono fortunati i militanti ciociari del Pd! presi in mezzo fra un inciucio con gli alfanoidi e un’altro con i forzaitalioti.  

Si ma poi chissenefraga dei militanti tanto per la Provincia non votano come tutti noi comuni cittadini!

Elezioni provinciali a tavolino

Dionisio Paglia (consigliere comunale di Alvito).

Troppi "Francesco" funestano la vita politica della nostra provincia. Chiedo scusa al Santo d'Assisi ed all'attuale Pontefice, ma i politici ciociari che portano questo nome, me lo hanno fatto detestare.
Dopo l'avvio della " controriforma per l'abolizione del Senato elettivo", ci imbattiamo ora in queste elezioni provinciali dove non votano i cittadini, ma i consiglieri comunali e i sindaci. A scegliere i candidati alla carica di consigliere provinciale e di Presidente della Provincia saranno i partiti o le correnti dei partiti diversamente collocate. 
Non si può più parlare di "inciucio" perché quello si fa in maniera più o meno sotterranea, qua si sottoscrivono accordi trasversali alla luce del sole: la politica delle larghe intese a livello nazionale viene calata pari pari a livello provinciale. E quelli che restano fuori dagli accordi, a loro volta, cercheranno altre intese trasformistiche per contrastare i primi, con buona pace della democrazia e della trasparenza. Faccio appello a tutti i consiglieri comunali indipendenti, a quelli indignati, a quelli che guardano a sinistra, ai comunisti della diaspora ovunque collocati, ai consiglieri dei piccoli comuni, affinché insorgano contro il "MERCATO" della politica e si coalizzino per contrastare questo disegno egemonico dei soliti notabili.

domenica 24 agosto 2014

La spending spiana comuni

Guido Viale: fonte  "il manifesto"


Senza solu­zione di con­ti­nuità nel pas­sag­gio da Tre­monti a Bondi e da Cot­ta­relli a Gut­geld, e da Prodi e Ber­lu­sconi a Monti e da Letta a Renzi, la spen­ding review sta pla­nando come un avvol­toio su coloro che ne potreb­bero essere i pro­ta­go­ni­sti, per­ché sono gli unici a sapere come stanno vera­mente le cose, e che invece ne sono le vit­time: i dipen­denti delle ammi­ni­stra­zioni pub­bli­che. L’obiettivo più imme­diato sono i Comuni, con i quali si va a col­pire la demo­cra­zia nel punto più vitale ma anche più esposto.
Vitale per­ché i Comuni incar­nano la tra­di­zione euro­pea dell’autogoverno demo­cra­tico a base asso­cia­tiva; per­ché i Comuni e le loro aggre­ga­zioni rap­pre­sen­tano la demo­cra­zia di pros­si­mità e il pos­si­bile punto di appli­ca­zione di una demo­cra­zia par­te­ci­pata; per­ché i Comuni sono tut­tora i respon­sa­bili dei ser­vizi pub­blici locali, cioè di ciò che più diret­ta­mente con­di­ziona lo svol­gi­mento della nostra vita quotidiana.
Ma i Comuni sono l’oggetto delle brame di chi governa la spen­ding review pro­prio per­ché i sevizi pub­blici locali sono l’obiettivo di un sac­cheg­gio e di un mec­ca­ni­smo estrat­tivo messi in moto da un capi­ta­li­smo che non è più in grado di garan­tire mar­gini di pro­fitto ade­guati con l’investimento nell’industria.
E la forma giu­ri­dica della società per azioni (Spa), sia inte­ra­mente pub­blica che mista, cioè pubblico-privata — in cui si sono andati costi­tuendo nel corso degli ultimi venti anni quasi tutti i ser­vizi pub­blici locali — rap­pre­senta il primo sta­dio della pri­va­tiz­za­zione. Gli affi­da­menti diretti (cioè senza gara: il cosid­detto in-house) di cui bene­fi­ciano li rende par­ti­co­lar­mente espo­sti a que­sta aggressione.
Innan­zi­tutto per­ché si tratta di un solu­zione socie­ta­ria inco­sti­tu­zio­nale e con­tra­ria alla nor­ma­tiva euro­pea: gli affi­da­menti diretti non dovreb­bero mai riguar­dare società di diritto pri­vato che per loro natura per­se­guono il pro­fitto, come le Spa. In secondo luogo, per­ché que­ste Spa sono state finora (le cose dovreb­bero cam­biare dal pros­simo anno) una solu­zione per col­lo­care fuori bilan­cio costi e introiti di ser­vizi che rien­trano a pieno titolo nel conto del dare e avere dell’Ente che li con­trolla: infatti più di un terzo di quelle società cen­site sono in per­dita per­ma­nente. In terzo luogo, per­ché gra­zie a que­sto mec­ca­ni­smo le Spa pro­mosse dagli Enti locali (ma anche quelle pro­mosse dagli Enti cen­trali) si sono mol­ti­pli­cate per gem­ma­zione: Spa create e con­trol­late da altre Spa di ori­gine pub­blica, che ne svol­gono una parte dei com­piti in una catena di “ester­na­liz­za­zioni” sem­pre più lunga; ma anche Spa pre­po­ste a fun­zioni lon­tane dai com­piti isti­tu­zio­nali di chi le ha create. Cot­ta­relli ne ha cen­site 10mila, ma secondo Ivan Cec­coni, il mas­simo esperto ita­liano di que­sto obbro­brio, potreb­bero essere oltre 20mila. In quarto luogo per­ché que­ste Spa sono un mec­ca­ni­smo cor­rut­tivo: assun­zioni clien­te­lari (né più né meno di quanto venga spesso impo­sto ai vin­ci­tori di appalti con­qui­stati attra­verso gare truc­cate: il clien­te­li­smo pro­spera non per­ché il gestore è pub­blico, ma per­ché la man­canza di tra­spa­renza sot­trae gli affi­da­menti al con­trollo dei cit­ta­dini), gerar­chia gestio­nale e con­si­gli di ammi­ni­stra­zione scelti tra il per­so­nale politico.
Que­sto spiega l’attaccamento di alcuni par­titi a Giunte le cui deci­sioni con­trad­di­cono fron­tal­mente gli impe­gni assunti con i loro elet­tori con­tro pri­va­tiz­za­zioni, con­sumo di suolo o pro­li­fe­ra­zione di società, inca­ri­chi e con­su­lenze. E’ un mec­ca­ni­smo di con­so­li­da­mento del ceto poli­tico che spesso tiene in vita par­titi che non avreb­bero altra ragione di esistere.
La spen­ding review non si pro­pone certo di “fare puli­zia” in que­sto gine­praio, bensì di met­tere i Comuni con le spalle al muro per costrin­gerli a sven­dere ai pri­vati (die­tro a cui ci sono sem­pre più spesso ban­che e alta finanza) tutti i ser­vizi pub­blici, insieme a beni comuni di cui sono ancora in pos­sesso. Saranno poi i pri­vati a recu­pe­rare con spe­cu­la­zioni e aumenti delle tariffe i costi del ser­vi­zio – ma anche i “mar­gini” (cioè i loro pro­fitti) — che i Comuni non sono in grado di coprire per­ché i tra­sfe­ri­menti dallo Stato si sono pro­sciu­gati e temono l’impopolarità se ad aumen­tare le tariffe fos­sero loro.
Ma pri­va­tiz­zare i ser­vizi pub­blici locali e con­se­gnarli a una finanza sem­pre più lon­tana dalla popo­la­zione di rife­ri­mento vuol dire pri­vare i Comuni della loro ragion d’essere e tra­sfor­marli in enti inu­tili, fatti solo per alle­vare e sele­zio­nare i mem­bri della casta; una demo­cra­zia priva di auto­no­mie locali non è più tale e i sin­daci che accet­tano di ridursi a estrat­tori di risorse dai loro con­cit­ta­dini, senza alcuna resti­tu­zione, si tagliano l’erba sotto i piedi.
Ci sono alter­na­tive a que­sta spi­rale? Sì. Innan­zi­tutto in sta­tuti comu­nali che dichia­rino i ser­vizi pub­blici locali atti­vità di inte­resse gene­rale (e non com­mer­ciale). Poi nella tra­sfor­ma­zione delle Spa in “aziende spe­ciali”, per farli rien­trare nel peri­me­tro della Pub­blica Ammi­ni­stra­zione. A Napoli la tra­sfor­ma­zione dell’Arin in ABC (Acqua Bene Comune) sem­brava offrire un modello a que­sta tran­si­zione. Ma le ultime vicende dello sta­tuto di ABC mostrano che senza una mobi­li­ta­zione di massa e un fronte di “Comuni per i beni comuni”, tante volte pro­messo e mai rea­liz­zato, una tran­si­zione del genere rischia il sof­fo­ca­mento per il pre­va­lere degli inte­ressi dei par­titi. Ma – si dice – ripub­bli­ciz­zare le Spa non si può per­ché non c’è il denaro per riscat­tarne le azioni dai pri­vati; ma il loro valore è legato a con­tratti di ser­vi­zio fon­dati sull’affidamento in-house. Rive­dere quei con­tratti intro­du­cendo con­di­zioni più strin­genti può pri­varle di gran parte del loro valore e per­sino ren­dere con­ve­niente resti­tuire le aziende ai Comuni.

In ogni caso, il solo fatto di met­tere in campo pro­getti di con­ver­sione eco­lo­gica, di pro­mo­zione dell’occupazione, di recu­pero di aziende altri­menti con­dan­nate alla chiu­sura può dare cre­di­bi­lità e basi solide a una con­te­sta­zione radi­cale sia del patto di sta­bi­lità interna (quello che blocca la pos­si­bi­lità di inve­stire per i Comuni), sia del patto di sta­bi­lità esterno (il fiscal com­pact) attra­verso cui la finanza inter­na­zio­nale con­trolla, per il tra­mite della Com­mis­sione euro­pea e della Bce, i governi e le poli­ti­che eco­no­mi­che degli Stati dell’Unione Euro­pea, sof­fo­can­dole. La con­ver­sione eco­lo­gica è un pro­cesso neces­sa­ria­mente decen­trato, dif­fuso, dif­fe­ren­ziato, distri­buito, capil­lare, che non può essere por­tato avanti senza il coin­vol­gi­mento della cit­ta­di­nanza e dei governi locali; e per que­sto democratico.
Affi­darla alla grande impresa (l’essenza di quello che chia­miamo green eco­nomy), come è stato fatto in Ita­lia e altrove con le ener­gie rin­no­va­bili, è stato solo un modo per tra­sfe­rire risorse da chi paga le bol­lette (tutti noi) a chi incassa gli incen­tivi (per l’80 per cento, grandi inve­sti­tori finan­ziari, per lo più anche estra­nei al set­tore energetico).
Vice­versa, nella gene­ra­zione ener­ge­tica, nell’efficientamento di edi­fici e aziende, nella gestione dei rifiuti, nel tra­sporto locale, nel ser­vi­zio idrico inte­grato, le auto­rità locali, con il coin­vol­gi­mento della cit­ta­di­nanza attiva, pos­sono da un lato pro­muo­vere sistemi soste­ni­bili di governo della domanda, dall’altro offrire sboc­chi di mer­cato alla ricon­ver­sione di aziende in crisi, even­tual­mente con solu­zioni socie­ta­rie e asso­cia­tive tra cittadini-utenti desti­na­tari del ser­vi­zio, aziende che lo ero­gano, governi locali e imprese for­ni­trici degli impianti, delle attrez­za­ture e dei mate­riali neces­sari al sod­di­sfa­ci­mento della nuova domanda.
Lo stesso vale per tutti quei ser­vizi che rien­trano nella vasta gamma del wel­fare muni­ci­pale: nidi, scuole materne ed ele­men­tari, assi­stenza agli anziani e alle per­sone svan­tag­giate, inte­gra­zione degli stra­nieri, for­ma­zione, ecc. Anch’essi sono sot­to­po­sti, con la spen­ding review, a un pro­cesso di pri­va­tiz­za­zione attra­verso l’esternalizzazione delle pre­sta­zioni lavo­ra­tive con coo­pe­ra­tive sem­pre più legate a strut­ture finan­zia­rie di comando che “trat­tano” con le ammi­ni­stra­zioni locali per conto di tutte. E anche in que­sto campo occorre rico­struire un pro­cesso demo­cra­tico a par­tire dalla par­te­ci­pa­zione alla loro gestione.

Sanità. Appello dei Sindaco di Alatri Morini ai suoi colleghi della provincia

         
   C i t t à  di  A l a t r i


Alatri,   24 agosto 2014


 A tutti i Sindaci
della Provincia di Frosinone
LORO SEDI


Oggetto: Convocazione Assemblea Provinciale per la Sanità


Cari Colleghi,
accogliendo le tante sollecitazioni informali pervenutemi da molti Sindaci della nostra provincia,  sono a comunicare che il giorno lunedì 25 agosto 2014, alle ore 16,00 e seguenti, presso il  salone di rappresentanza dell’Amministrazione Provinciale, si terrà un incontro di tutti i Sindaci del nostro territorio e il Coordinamento provinciale della Sanità, aperto anche alle Organizzazioni Sindacali e di Categoria, allo scopo di svolgere un’attività conoscitiva e di informazione, relativa ai più recenti documenti ufficiali in ambito sanitario.

L’incontro vuole essere un ulteriore momento di unità per riappropriarsi  del ruolo istituzionale e democratico dei Sindaci e dei Cittadini per la difesa e la valorizzazione del territorio finora pesantemente  penalizzato istituzionale a noi conferito sul tema della Sanità.

A tal fine faccio appello al Vostro senso di responsabilità affinché non facciate mancare la Vostra presenza ed il Vostro prezioso contributo.



                               Il Sindaco
                                                                                Ing . Giuseppe Morini