Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 18 aprile 2015

I crimini degli altri

Noam Chomsky – 16 aprile 2015
Questo mese Dan Falcone e Saul Isaacson, entrambi docenti delle superiori, hanno incontrato Noam Chomsky nel suo ufficio di Cambridge, Massachusetts. In una breve conversazione, rivista e condensata qui per chiarezza, hanno passato in rivista una vasta gamma di temi: la proiezione all’estero della potenza statunitense e le storie raccontate per giustificarla; COINTELPRO e la repressione interna; le carenze dei media prevalenti; l’atteggiamento dell’occidente nei confronti di Putin, e molto altro. Come sempre siamo lieti di pubblicare le inestimabili idee del professor Chomsky.
***
Dan Falcone
Sono stato recentemente in corrispondenza con un suo buon amico, Richard Falk, e abbiamo discusso l’idea di Juan Cole dell’”essenzialismo” in rapporto con il mondo mussulmano.  E questo mi ha portato a pensare a come l’essenzialismo sia presente nell’istruzione liberale.
Prendiamo, ad esempio, una causa buona e appropriata come l’istruzione delle ragazze mussulmane e come queste subiscono l’oppressione talebana. E’ qualcosa per cui è importante battersi, ma spesso la lotta è insegnata senza citare la politica estera statunitense o i nostri crimini internazionali, isolati dalla completezza del fenomeno. Questo genere di pianificazione delle lezioni nell’istruzione superiore ottiene recensioni elogiative. Può aiutarmi a contestualizzare?
Noam Chomsky
Beh, prendiamo, per dire, l’istruzione talebana che si ottiene nelle madrasse in Pakistan ed è finanziata dal nostro principale alleato, l’Arabia Saudita, ed è stata appoggiata dall’amministrazione Reagan, poiché faceva parte del sostegno al Pakistan, principalmente come guerra contro i russi.
Bene, gli Stati Uniti cercarono di trattenere i russi in Afghanistan e l’obiettivo fu dichiarato molto esplicitamente dal capo della stazione CIA di Islamabad, che visse l’insurrezione. Ciò che egli disse fu: “Non ci interessa la liberazione dell’Afghanistan. Vogliamo uccidere i russi.” Gran parte di ciò fu anche per appoggiare la peggior dittatura in Pakistan, la dittatura del generale Zia-ul-Haq, cui fu consentito di sviluppare armi nucleari.
I reaganiani finsero di non sapere, ma naturalmente sapevano, per poter continuare a riversare fondi. L’altra cosa che stava facendo era “islamizzare” radicalmente la società pachistana. Dunque, i sauditi non sono solo i fondamentalisti radicali più estremisti del mondo islamico e i nostri principali alleati, ma anche una specie di missionari, e sono pieni di soldi. Hanno anche altri settori ricchi, ma riversano soldi nella costruzione di moschee, di scuole coraniche e via di seguito. E’ da lì che sono venuti molti talebani.
Dunque, sì, avemmo un grosso ruolo e inoltre è peggio di così. Voglio dire, se si dà un’occhiata alla storia seria dopo la ritirata dei russi, essi si lasciarono dietro il governo Najibullah, che era molto ragionevole per molti versi. In realtà le donne, almeno a Kabul e in luoghi simili, dall’arrivo dei russi stavano molto meglio di quanto fossero mai state.
E il governo Najibullah, che era parecchio popolare, restò in carica fino a quando non accaddero due eventi: (1) i russi si ritirarono, si tirarono fuori, interruppero il sostegno e (2) gli Stati Uniti mantennero il sostegno ai mujaheddin, che erano prevalentemente estremisti e fondamentalisti religiosi, tizi che gettano acido sulle donne se non indossano le vesti giusti, eccetera. E loro devastarono Kabul, praticamente la distrussero. Presero il potere. Il loro dominio fu così orribile che quando arrivarono i talebani furono realmente accolti come benvenuti.
Bene, anche questo fa parte della storia, sapete? Inoltre molto di quanto è accaduto dopo di allora non è granché bello. Dunque, sì, se si vuole studiare l’istruzione dei talebani, queste sono cose da considerare. E non è che non siamo in grado di leggere le cose, come ad esempio la storia di Malala Yousafzai, che è molto evocativa.
Lei parla della società dei signori della guerra, eccetera, istituita dagli Stati Uniti. Ci sono altre cose che si possono leggere. Intendo dire, c’è un ottimo libro di Anand Gopal, uscito di recente. Anche se mostra parecchia simpatia per la posizione statunitense, si occupa prevalentemente di quelli che egli chiama “errori”: il modo in cui gli Stati Uniti hanno essenzialmente ricostruito i talebani, fraintendendo la società.
Ma ciò che egli descrive è molto persuasivo. Va in profondità e conosce molto bene il paese. E descrive in grande dettaglio come i delinquenti e i signori della guerra e i criminali manipolavano le forze statunitensi. Un qualche gruppo diceva “dovete attaccare quei tizi là”, affermando che erano sostenitori dei talebani, e capitava fossero dei nemici personali. Così gli Stati Uniti inviavano le forze speciali e bombardavano e facevano a pezzi tutti … e aumentavano il sostegno ai talebani.
Gopal dice che i talebani fondamentalmente si ritirarono quando ci fu l’invasione statunitense. Ma poi noi li aiutammo a tornare con mezzi come questi; ricostruendo l’insurrezione, che il governo ora non è in grado di controllare.
DF
Così c’è un contemporaneo sostegno ai banditi …
NC
In parte fu fatto di proposito dall’amministrazione Reagan. In parte si tratta forse solo di una specie di ignoranza arrogante. Supponendo di sapere come fare le cose quando in realtà non si sa nulla della società e non si fa che usare la mazza e si finisce per appoggiare, forse inconsapevolmente, gli elementi più criminali che poi usano la mazza per i propri fini personali. Sapete, per schiacciare i loro nemici personali.
DF
Ricordo alcuni dei suoi discorsi dopo l’11 settembre 2001. Lei citava come ci fosse un mucchio di elogi per il lavoro in sociologia, in cui autori recensivano libri che dicevano che in realtà la sola colpa degli Stati Uniti era di non fare abbastanza in reazione ai crimini degli altri.
NC
Accade tuttora. Date un’occhiata all’ultimo numero del Middle East JournalE’ una delle riviste professionali più libere, più aperte e più critiche. E’ stata parecchio buona in passato, ma c’è un simposio. Costituisce gran parte del numero e comprende ambasciatori, generali e ogni sorta di pezzi grossi. Dibattono i problemi in Medio Oriente, il caos totale e cosa possiamo fare meglio che in passato per stabilizzare il Medio Oriente.
Intendo dire, da dove è venuto il caos in Iraq e in Libia? Lo abbiamo provocato noi. Ma la sola domanda che si può porre è come possiamo far meglio per stabilizzare il Medio Oriente. Allora, naturalmente, ci sono questi elementi destabilizzanti, come l’Iran, uno stato canaglia e la maggior minaccia alla pace mondiale. Come vanno stabilizzati in Medio Oriente?
Se si guarda all’accordo sul nucleare, ci sono immediatamente moltissimi commenti. Il New York Timesaveva una prima pagina, un articolo d’opinione, di uno dei suoi grandi pensatori, Peter Baker. Dice fondamentalmente che nell’accordo non ci si può fidare dell’Iran. Sapete, destabilizza il Medio Oriente e poi l’autore fornisce una lista di motivi, ciascuno molto interessante. Ma il più interessante è che uno dei maggiori crimini dell’Iran è che aveva appoggiato milizie che hanno ucciso soldati statunitensi.
In altre parole, quando siamo noi a invadere e distruggere un altro paese, quella è stabilizzazione e se qualcuno si difende quella è destabilizzazione. Ciò appare nella cultura popolare come nell’orribile filmAmerican SniperGuardatelo. La biografia è peggiore del film, ma vien fuori che la prima uccisione, quella di cui è veramente orgoglioso, è quella di una donna e di un bambino con in mano una granata quando la loro cittadina è attaccata dai marines statunitensi.
Sono selvaggi, mostri, li odiamo, devono essere uccisi, e tutti applaudono. Voglio dire, persino le pagine artistiche del New York Times hanno parlato di quanto meraviglioso fosse il film. E’ semplicemente sbalorditivo.
DF
Parlando di cose sbalorditive, e del terrorismo internazionale, volevo chiedere del terrorismo interno. Volevo chiederle di COINTELPRO. Non è citato molto nei programmi di sociologia o di storia. Può parlarmi di COINTELPRO e dell’importanza di insegnare e apprendere al riguardo nella società democratica?
NC
Dire che riceve scarsa attenzione significa minimizzare. COINTELPRO è stato un programma della polizia politica nazionale, dell’FBI, che è fondamentalmente questo.  Ha attraversato quattro amministrazioni, ed è stato condotto consapevolmente. E’ cominciato attaccando il Partito Comunista negli anni ’50. E’ stato esteso al movimento per l’indipendenza di portoricana e ai movimenti dei pellerossa statunitensi, al movimento delle donne e all’intera Nuova Sinistra. Ma il principale obiettivo era il movimento dei neri.
E’ stato un grosso programma di repressione e si è spinto fino all’assassinio politico diretto. Il caso peggiore è stato quello di Fred Hampton e di Mark Clark, che sono stati semplicemente assassinati dall’FBI in un attacco in stile Gestapo. Erano organizzatori neri molti efficaci. L’FBI non si curava molto dei criminali, ma voleva attaccare gli organizzatori efficaci. E’ stato denunciato in tribunali quasi contemporaneamente al Watergate. Voglio dire, in confronto con questo programma il Watergate è un intrattenimento sociale, un nulla.
Mi fu chiesto dalla New York Review di scrivere un breve articolo e di partecipare a un simposio quando fu denunciato il Watergate. Ma avevo appena letto a proposito di questo. Dissi: “Guardate, il Watergate sta dimostrando come gente famosa è insultata in privato e ciò scuote le fondamenta della repubblica? E contemporaneamente avete la rivelazione di questo programma incredibile, che si è spinto fino all’assassinio politico e dunque è molto più significativo.”
DF
Il seguito delle storie relative a crimini secondari isola i potenti dai crimini maggiori.
NC
Se si guarda il New York Times di ieri, c’è un paragone molto interessante tra due articoli. Uno di essi è unarticolo di prima pagina, con un grossa pagina di continuazione. Parla del misfatto giornalistico scoperto in un articolo di Rolling Stone. E’ una grossa dichiarazione a proposito di pessimo giornalismo. Sapete, hanno detto che il crimine è consistito in assenza di scetticismo, un crimine giornalistico terribile.
C’è un altro articolo, sul Laos, che è molto interessante. Parla di una donna importante, una donna laotiano-statunitense che lavora per cercare di fare qualcosa riguardo alle bombe inesplose che stanno mietendo vittime nel Laos settentrionale. E cita una fonte, la fonte giusta, Fred Branfman, e il suo libro ‘Voci dalla Piana delle Giare’. Ed è da lì che sono ricavate le informazioni.
Poi dice che per gli Stati Uniti l’obiettivo dei bombardamenti era il Sentiero di Ho Chi Minh, da dove i nord-vietnamiti arrivavano nel Vietnam del sud, insieme con i collaboratori laotiani del nord-vietnamiti. Quali sono i fatti nel libro di Fred Branfman? Gli Stati Uniti stavano attaccando il Laos settentrionale. Di fatto è mostrato sulla mappa che stavano attaccando e ciò non aveva nulla a che fare con il Sentiero di Ho Chi Minh, né con i nord-vietnamiti.
Perché lo facevano? Fred lo ha documentato. Egli cita Monteagle Stearns, cui fu chiesto dal Comitato del Senato per le Relazioni con l’Estero: “Perché stiamo bombardando quest’area remota del Laos settentrionale e la stiamo spazzando via?” Ed egli risponde. Dice che c’era uno stop ai bombardamenti sul Vietnam del Nord. E avevano tutti quegli aerei in giro e non avevamo nulla da far fare loro. Così abbiamo distrutto il Laos settentrionale.
Sul New York Times ciò è tramutato in pura propaganda governativa. Ed è una menzogna assolutamente colossale. Ci sarà un’inchiesta della Columbia Journalism Review? Avremo articoli di prima pagina? No. E’ un confronto straordinario, e succede ogni giorno.
Saul Isaacson
Stephen Cohen ha sostenuto che siamo più prossimi a una guerra con la Russia di quanto lo siamo mai stati dopo la crisi dei missili cubani. Pensa che stia esagerando la crisi in Ucraina?
NC
No. Voglio dire, il governo ucraino salito al potere dopo il colpo di stato, il parlamento, ha votato quasi all’unanimità per perseguire l’adesione alla NATO.  Come ha segnalato Cohen, e molti altri, è qualcosa di totalmente intollerabile per qualsiasi leader russo. E’ un po’ come se il Patto di Varsavia si fosse impossessato dell’America del Sud e stesse per includere il Messico e il Canada. Dunque sì, è una cosa grave.
E’ interessante il modo in cui è trattato Putin. Penso sia stato sullo stesso Middle East Journal che ho letto recentemente, a proposito del sostegno della posizione statunitense sull’Ucraina, che alcune persone serie hanno affermato che a essa si opporranno la Corea del Nord, dallo Stato Islamico e da Stephen Cohen. [Mettere in discussione la posizione statunitense sull’Ucraina significa che riceverete minacce da] apologeti stalinisti e ricevere dure pronunce di disprezzo e ridicolo.
SI
Egli suggerisce anche che siamo sull’orlo di una nuova Guerra Fredda.
NC
E’ grave. Voglio dire, Gorbaciov accettò l’unificazione della Germania e persino la sua incorporazione nella NATO, cosa che è una sorprendente concessione se si guarda alla storia. Ma c’era un quid pro quo: che la NATO “non si espanda di un centimetro a est”, quella era l’espressione, intendendo la Germania Est.
Una volta che la NATO si estese alla Germania Est, Gorbaciov s’infuriò. Fu informato dall’amministrazione 41 di Bush che si trattava soltanto di una promessa verbale. Non era scritta e l’implicazione era che se sei tanto scemo da accettare un accordo tra gentiluomini con noi, quello è un problema tuo. Poi è arrivato Clinton, ha esteso la NATO ai confini con la Russia. E oggi ci si è spinti più in là, persino in Ucraina che, a parte i legami storici, è al cuore degli interessi geostrategici russi. E’ molto grave.
SI
E ottiene così poca stampa, così poca copertura negli Stati Uniti.
NC
Non solo poca copertura, ma quella che c’è è folle. Voglio dire, è tutta su quanto è pazzo Putin. C’è un articolo in una delle riviste di psicologia sul fatto che deve essere malato di Asperger o alcuni altri articoli sul fatto che deve avere danni cerebrali. Voglio dire, può piacerci o no, ma la sua posizione è perfettamente comprensibile.
DF
Per finire, può commentare il Memoriale dell’Olocausto e come il museo si collega alla dottrina della “Responsabilità di Proteggere”? (R2P). Qual è l’interesse degli Stati Uniti alla R2P o “Responsabilità di Proteggere”?
NC
Il Museo Memoriale dell’Olocausto fu creato negli anni ’70, parte di un’enorme espansione degli studi sull’Olocausto, dei memoriali, eccetera. La data ha un certo significato. Il momento giusto sarebbe stato decenni prima, ma era prima che fossero stabilite tra USA e Israele relazioni nella loro forma attuale (dopo la guerra del 1967), e avrebbero potuto sorgere domande scomode sull’atteggiamento degli Stati Uniti riguardo all’Olocausto e particolarmente nei confronti dei sopravvissuti.
Impressionante è anche l’assenza di qualsiasi reazione remotamente paragonabile agli enormi crimini statunitensi, quali la virtuale eliminazione della popolazione indigena e i malvagi campi di lavoro schiavo che ebbero un ruolo enorme per la prosperità del paese. La lezione sembra essere chiara: possiamo lamentare i crimini odiosi degli altri, quando ci conviene, ma solo i crimini degli altri.
Quanto alla R2P, ci sono due versioni della dottrina. Una è stata adottata dall’Assemblea Generale dell’ONU. I cambiamenti rispetto alle prime risoluzioni dell’ONU sono limitati e, crucialmente, sono conservate le prescrizioni essenziali della Carta dell’ONU che vieta l’uso della forza senza l’autorizzazione del Consiglio di Sicurezza (o in reazione a un’aggressione armata, irrilevante qui).
La seconda versione, in un rapporto di una commissione guidata da Gareth Evans, è quasi la stessa, ma con una differenza cruciale: autorizza gruppi regionali a intervenire con la forza, senza l’autorizzazione del Consiglio di Sicurezza,  all’interno di quelli che ritengono propri domini. C’è un solo gruppo regionale che può agire in questo modo: la NATO.
Così la versione Evans essenzialmente consente alla NATO (cioè agli Stati Uniti) di ricorrere alla forza ogni volta che vuole. Questa è la versione operativa. Fa appello alla versione innocua dell’ONU per giustificare il ricorso alla forza.
Il caso nella mente di tutti è  l’attacco della NATO alla Serbia nel conflitto del Kosovo, duramente condannato dalla maggior parte del mondo, ma applaudito dai paesi della NATO come un magnifico tributo alla loro eccellenza.

venerdì 17 aprile 2015

E dopo il danno, non solo la beffa ma anche le provocazioni

Comitato di Lotta per il lavoro

Non bastava l’arroganza dell’Amministrazione per calpestare la dignità dei lavoratori Multiservizi da due anni in lotta ed un anno in tenda in p.zza VI dicembre per riavere il posto di lavoro perso dopo 17 anni.
Anche le provocazioni ora. Ecco anche i sindacati delle coop a manifestare davanti alla tenda contro i tagli sui servizi degli ausiliari del traffico! Con loro gli affiliati che con una decisa faccia di bronzo a reclamare ore di lavoro dopo che due anni prima gli operai della Multiservizi furono scalzati proprio per lo stesso motivo!
La Cisl, sindacato responsabile in negativo della vicenda Multiservizi, che ha deliberatamente offerto il fianco all’Amministrazione che aveva interesse a chiudere in fretta e senza tante chiacchiere il trasferimento dei servizi, che con un suo dirigente regionale ha testimoniato contro i lavoratori in causa proprio contro le coop, oggi, non contenta evidentemente degli accordi allora stipulati, presidia il Comune! Ma per chi? Per i lavoratori o per le coop?
Tante sarebbero state le motivazioni per non far manifestare davanti alla tenda! Eppure, stranamente, la questura dimenticava la presenza degli attendati e i motivi per i quali protestavano. Ma la regia di tutto ciò viene da lontano ed appartiene a chi fa e disfa a proprio piacimento in questa città, utilizzando l’indifferenza come arma letale.
I lavoratori Multiservizi, il cui posto di lavoro è stato occupato non si sa in nome di quale concorso o selezione pubblica [chiedere ai consiglieri comunali di maggioranza], nonostante il bando recitasse chiaramente “la società dovrà impegnarsi ad assumere il personale necessario dal bacino LSU confluito nella società Frosinone Multiservizi S.p.A. in liquidazione”, dG Comune di Frosinone n.96 APPROVAZIONE AVVISO PUBBLICO PER LA MANIFESTAZIONE DI INTERESSE DA PARTE DELLE COOPERATIVE SOCIALI DI TIPO “B” ISCRITTE NELL’ELENCO REGIONALE, a chi fosse destinato quel posto, rimangono esterrefatti che il valore della dignità sia così scarso osservando, soprattutto, i più giovani….
Tante altre sarebbero le domande volte a chiarire la posizione dell’ente e dei sindacati: perché, ad esempio, si taglia in alcuni servizi mentre per altri si è congelato tutto?
Niente paura, ragazzi, taglieranno lavoro e servizi, ma avremo una comoda poltrona coperta nel nuovo stadio per cantare “chi non salta occupato è”. E quando il circo calcistico, dopo l’abbondanza,  sarà scomparso, trasferiremo le vicende come quella di oggi allo stadio come l’arena per più feroci combattimenti tra poveri disgraziati che si contenderanno i pochi posti di lavoro offerti. E sulle tribune i “pavoni” e “cazzabubboli” locali a godersi lo spettacolo.

giovedì 16 aprile 2015

Progetto "analisi completa dell'aria": ultima chiamata

Alessandro Barbieri
Presidente Consulta dell'Ambiente di Piedimonte San Germano
 


Ultima chiamata per i Comuni del territorio del cassinate per aderire al progetto dell'analisi completa dell'aria - caratterizzazione delle particelle, promossa dalla Consulta dell'Ambiente di Piedimonte San Germano e condivisa, ad oggi, solo dai Comuni di Cassino, Villa Santa Lucia, San Giovanni Incarico, San Vittore del Lazio e Castrocielo. Il progetto, partito nel dicembre 2013, sta volgendo al termine e solo 5 Comuni su 20 consentiranno, attraverso l'unico laboratorio in Italia in grado di caratterizzare le particelle nanoscopiche (il Nanodiagnostics di Modena) di sapere per la prima volta lo stato della qualità dell'aria. Saranno direttamente i responsabili del Nanodiagnstics, i dottori Stefano Montanari e Antonietta Gatti, a prelevare i campioni di aria nei vari Comuni per poi analizzarli attraverso il sofisticato microscopio elettronico a scansione ambientale ESEM. Rimaniamo in attesa della risposta dei Sindaci dei Comuni di Pignataro Interamna, Sant'Elia Fiumerapido, Sant'Apollinare, Colfelice, Cervaro, Roccasecca, Pico, Pontecorvo, Piedimonte San Germano, San Giorgio a Liri, Terelle, Sant'Ambrogio sul Garigliano, Aquino, Colle San Magno e Rocca D'Evandro. Sarebbe superfluo rimarcare l'importanza che tale progetto, unico e primo del suo genere, avrebbe sulla lotta all'inquinamento sul nostro territorio. Non ci resta che attendere dalle massime autorità sanitarie (sindaci) le adesioni mancanti.

mercoledì 15 aprile 2015

Frosinone - "Alla Corte dei Conti, cara Stefania, ci vado quando dico io non quando dici tu!" - Riccardo Mastrangeli

Claudio Martino. fonte Egodellarete


Amabile discettazione fra i Calimero's:  Fiorenzo Fraioli, Claudio Martino   e Luciano Granieri sulle dinamiche democratiche del Comune di Frosinone. Considerazioni scaturite dal commento ad un video girato dallo steso Luciano Granieri, in occasione di  un question time in consiglio Comunale. L'interrogazione è rivolta dal consigliere comunale Stefania Martini, già assessore al bilancio nella giunta Marini, all'attuale assessore al bilancio Riccardo Mastrangeli.



Spes ultima dea per il bilancio del Comune di Frosinone... l'assessore Riccardo Mastrangeli... farmacista... pillola o supposta?
L'assessore emerito al bilancio, Stefania Martini, tenta (fa finta) di criticare l'attuale Amministrazione... l'assessore al bilancio in carica, Richard I (now is the winter of our discontent... about budget...) replica (traduzione di Claudio Martino): "stai buonina, rispetta il primo comandamento ("non nominare la Corte dei Conti invano"), ora il sommo sacerdote sono io... e la Corte dei Conti la evoco quando dico io..."
Riccardo Mastrangeli e Stefania Martini
  

martedì 14 aprile 2015

E’ morto Eduardo Galeano, cronista del suo tempo

Pagina 12

Lo scrittore e giornalista uruguaiano, autore di libri emblematici come “Le vene aperte dell’America latina,” “Memoria del fuoco”,  e “Il libro degli abbracci”, è morto a 74 anni a Montevideo. La giuria che gli aveva assegnato  il Dottorato Honoris  Causa all’Università dell’Avana nel 2001, lo ha definito “un redentore” della memoria reale e collettiva del Sud America e un cronista del suo tempo.”
Eduardo Germán  Hugues Galeano era nato a Montevideo il 3 settembre 1940, figlio di Eduardo Hugues Rosen e di Licia Ester Galeano Muñoz il cui cognome ha preso come scrittore e giornalista. Da ragazzo ha iniziato a pubblicare fumetti sul El Sol, un giornale socialista dell’Uruguay, con lo pseudonimo “Gius.” Ha lavorato anche come operaio in una fabbrica di prodotti insetticidi e pittore di insegne , oltre ad altri lavori, malgrado venisse da una famiglia della classe alta.
Ha iniziato la sua carriera di giornalista all’inizio degli anni’60, come direttore del settimanale Marcha(Marzo) e del quotidiano Época.  Quando c’è stato il golpe nel suo paese, è stato messo in prigione e poi si  è stabilito in Argentina. Dieci anni dopo è diventato direttore della rivista culturale e politica Crisis,fondata da Federico Vogelius (1919-1986). “E’ stato un grande atto di fede nella parola umana solidale e creativa…Per credere nella parola, in quella parola, Crisis ha scelto di stare zitta. Quando la dittatura militare ha impedito alla rivista di dire ciò che aveva necessità di dire, si è rifiutata di continuare a parlare,” ha detto quando Crisis ha chiuso nell’agosto del 1976.
Lo stesso anno, il suo nome figurava nella lista dei ricercati della dittatura militare argentina, presieduta da Jorge Rafael Videla, e quindi si è trasferito in Spagna. Lì ha scritto la trilogia “La memoria del fuoco” (“Genesi” nel 1982; “Facce e maschere” nel 1984, e “Il secolo del vento”, nel 1986) dove ha rivisitato la storia del continente latino-americano.
Era cronista del suo tempo, e la visione di un’America Latina unita era riflessa nelle sue opere:  “I giorni seguenti”  [Los dias siguentes] (1962),  “Vagamundo” (1973) “Il libro degli abbracci” (1989) e “A testa in giù” (1989).
Nel 1985 è ritornato a Montevideo quando Julio Maria Saguinetti aveva assunto la presidenza del paese per mezzo di elezioni democratiche. Insieme a Mario Benedetti, e Hugo Alfaro, tra gli altri, aveva fondato il settimanale Brecha (breccia, apertura), e poi la sua pubblicazione, El Chancito. Era anche entrato nella “Commissione Nazionale a favore del Referendum (tra il 1987 e il 1989), costituita allo scopo di revocare la Legge per la Scadenza della Presunzione Punitiva dello stato, messa in atto nel dicembre 1986 per ostacolare il giudizio dei crimini commessi durante la dittatura militare nel suo paese (1973-1985).
Per la sua opera di scrittore Galeano ha ricevuto il Premio Casa de las Américas nel 1975 e nel 1978; il Premio del Ministero della Cultura dell’Uruguay nel 1982, 1984, e 1986; the American Book Award nel 1989, il Premio Stig Dagerman  nel 2010, and il Premio Alba per la Letteratura nel 2013.
Quando ha ricevuto il Dottorato Honoris Causa dall’Università dell’Avana nel 2001, lo scrittore ha detto: “Ho amato questa isola nell’unico modo   degno di lei:  con le sue luci e le sue ombre,” mentre la giuria definiva lo scrittore e giornalista “un redentore della memoria reale e collettiva del Sudamerica e un cronista del suo tempo.”
Nel 2004 ha scritto una “Lettera al Signor Futuro,” che riassumeva le sue ambizioni.
“Stiamo restando senza un mondo. I violenti lo prendono a calci come se fosse una palla. I signori della guerra ci giocano come se fosse una bomba a mano; e i voraci lo spremono e lo prosciugano come se fosse un limone. Di questo passo, temo, più presto che tardi il mondo potrà non essere altro che una sasso morto in giro per lo spazio, senza terra, senza acqua, senza aria e senza anima.

Di questo si tratta, signor Futuro. Io le chiedo, noi le chiediamo, di non  sfrattarci. Per essere, per esistere abbiamo bisogno che lei continua a esserci, abbiamo bisogno che lei continui a esistere,  abbiamo bisogno che  lei ci aiuti a difendere la sua casa, che è la casa del tempo.”
Traduzione di Maria Chiara Starace

Seminario Bonifica Valle del Sacco

Rete per la Tutela della Valle del Sacco


Seminario sulle attività di bonifica nelle aree inquinate del
Sito di Interesse Nazionale (SIN) “Bacino del fiume Sacco”

Sabato 18 Aprile - ore 15,00
Sala Ludus - Via Leonardo Da Vinci – retro chiesa S. Barbara
Colleferro (Rm)


Il 18 aprile 2015 l’associazione Rete per la tutela della Valle del Sacco (Retuvasa) promuove un seminario sul Sito di interesse nazionale (SIN) "Valle del Sacco".
Il seminario mira a colmare un deficit di informazione sul SIN capace di rendere conto dei fatti accaduti, di fornire un quadro unitario ed esauriente della situazione presente e a dare indicazioni sugli sviluppi futuri del sito in questione.

Alcuni autorevoli ospiti ci aiuteranno in questo percorso mediante l'approfondimento degli aspetti più rilevanti della storia e della gestione del SIN.

Siamo ad un passaggio cruciale poiché non vediamo le istituzioni di governo centrale esercitare un’azione efficace di coordinamento, pianificazione e sintesi da cui possa emergere la spinta a mobilitare le istituzioni locali e le reti associative. Ciò non ostante associazioni e istituzioni locali, sollecitate dalla riapertura del percorso di definizione SIN, hanno espresso a più riprese la volontà e l’interesse a ricostruire la storia dei propri territori, realizzando una mappa degli episodi di contaminazione. Tutti stiamo imparando a distinguere ciò che ricade entro la normativa che regola i SIN e ciò che richiederà invece ulteriori interventi regolati da dispositivi normativi di altro tipo.
 La volontà di collaborare deve essere valorizzata ed il primo nodo da affrontare è quello dello stato dell’arte degli interventi sul SIN, sciolto il quale si può entrare nel merito degli sviluppi possibili.

L'incontro seminariale vuole mettere in condivisione conoscenza, strumenti e metodi di lavoro, ponendo le basi di una collaborazione fattiva e strutturata tra istituzioni, enti e cittadinanza attiva. 



Info:    Rete per la Tutela della Valle del Sacco (retuvasa) - Tel.: 3356545313
            mail: retuvasa@gmail.com - PEC: retuvasa@pec.it - web: www.retuvasa.org



Programma

Alberto Valleriani -  Rete per la Tutela della Valle del Sacco (retuvasa)
Il percorso amministrativo del Sito di Interesse Nazionale “Bacino del Fiume Sacco”.

Prof. Paolo Viotti - Dipartimento di Ingegneria Civile ed Ambientale - Univ. La Sapienza di Roma
L'intervento nell'area denominata"ARPA1".

Ing. Fabio Ermolli – Arpa Lazio Sezione Provinciale di Roma - Servizio suolo, rifiuti e bonifiche
Attività di caratterizzazione nelle aree del Comprensorio Industriale di Colleferro.

Dott. Francesco Blasetti - Dipartimento Igiene Pubblica Ambientale sede di Colleferro
La sorveglianza sanitaria nella popolazione della Valle del Sacco.

Dott.ssa Sara Taviani – Idrogeologa
Struttura delle falde acquifere e rischi di contaminazione.



Valle del Sacco, 14 aprile 2015

lunedì 13 aprile 2015

Tutti uniti a tifare Frosinone

Luciano Granieri

Oggi  pomeriggio, avrà luogo il derby Frosinone-Latina. Come è noto la partita doveva essere disputata il 29 marzo scorso. Ma  per  le sanzioni subite dalla Società canarina,  a seguito delle presunte intemperanze dei tifosi in occasione della partita giocata con l’Entella, il derby con il Latina avrebbe dovuto giocarsi con la tribuna interdetta ai supporter ciociari . La successiva decisione del tifo organizzato di non accedere alle curve in solidarietà con gli spettatori della gradinata centrale, e la minaccia  di occupare le zone antistanti lo stadio durante la gara,  unita all’endemica rivalità fra le due tifoseria, hanno indotto il Prefetto a rinviare l’incontro per motivi di ordine pubblico. 

Dunque la partita giocata senza i tifosi delle tribune è stata quella vittoriosa di sabato scorso contro   il Pescara.  Scontata la pena  gli spettatori potranno, oggi pomeriggio alle 18,00, accedere nuovamente alle gradinate proibite in occasione del derby. Per quest’anno tutto bene. Ma l’anno prossimo, ammesso che si possa riproporre  il confronto fra le due compagini del basso Lazio,  siamo sicuri che i tifosi canarini  troveranno una gradinata dalla quale poter assistere allo scontro fra gialloazzurri   e nerazzurri?  

Nell’orgia di entusiasmo sull’imminenza della disponibilità del nuovo stadio Casaleno  si stanno trascurando una serie di segnali che a mio parere, non sono incoraggianti.  Per la sistemazione dell’impianto del Casaleno  sono necessari 6 milio di euro: 3,5  a carico del comune, 2,5 in quota ai privati attraverso il sistema del progetti di finanza. Ad oggi la giunta Ottaviani ha già proceduto all’aggiudicazione provvisoria degli appalti alle ditte incaricate di eseguire i lavori per i 3,5 milioni finanziati con i denari pubblici. 

Ma da dove arrivano tutti questi soldi, considerato che il comune è in regime di riequilibrio economico finanziario, sotto stretto controllo della Corte dei Conti, e  che i cittadini sono già vessati da tassazioni al massimo delle aliquote e  stanno scivolando sempre più numerosi verso la soglia di povertà?  I fondi dovrebbero provenire   dalla Cassa Depositi e Prestiti. La Giunta Ottaviani, avvalendosi della facoltà di rinegoziazione di prestiti  ordinari precedentemente attivati, ai sensi dell’art.5 del decreto legge 27 ottobre 1995 n.444, convertito con modificazioni dalla legge  20 dicembre 1995 n.539,   sta tentando di dirottare i fondi derivati da mutui già  richiesti e in parte erogati  per altre opere, sulla realizzazione dello stadio.  

Finanziamenti per la costruzione di una struttura sportiva per disabili “Unitalsi”, per un teatro comunale, per una nuova scuola elementare, per la riqualificazione a parco attrezzato  della zona delle “Fontanelle”, per la sistemazione del Museo Archeologico e relativi limitrofi arredi urbani, confluiranno tutti sullo stadio, annullando di fatto la realizzazione di queste opere. Tant’è vero che il Comune  con la delibera n.93 del 25/02/2015 esplicitamente dichiara di rinunciare alla sistemazione del Museo. 

Al di la dell’opportunità  di sacrificare  tutta una serie di opere di estrema utilità per la promozione sociale della collettività, in favore della  realizzazione di un nuovo  stadio, rimane un  forte dubbio sulla possibilità di  sistemare  effettivamente il  Casaleno. Infatti  La circolare n.1281 della Cassa Depositi e Prestiti datata 7 novembre 2014, con la  quale si autorizza gli enti pubblici titolari di prestiti a rinegoziarne il quadro economico, secondo la già citata  legge 539, indica nel capitolo “Limitazioni” che “eventuali richieste, pervenute dopo il primo luglio 2014 –è il caso del Comune di Frosinone- OVE ACCETTATE, avranno effetto sui corrispondenti Prestiti Rinegoziati”. Quell' “OVE ACCETTATE”  è estremamente preoccupante. 

Infatti la Cdp, ancora non si è espressa sulla fattibilità dell’operazione che potrebbe essere respinta. E avendo il Comune già deliberato di rinunciare alla realizzazione delle opere per le quali era stato richiesto il prestito dirottato sullo stadio, rischia di ritrovarsi senza capra e senza cavoli. Niente museo, e niente stadio. 

C’è da rimarcare che, nonostante non vi sia la certezza dei soldi della Cdp, gli appalti per un valore di 3,5 milioni sono già stati preliminarmente assegnati. Se i fondi non arrivano chi le paga le ditte incaricate ? Pare inoltre che le tribune del Matusa potrebbero essere  smontate non appena finito il campionato, perché dovranno essere  consegnate in permuta alla ditta che monterà  le gradinate   per il Casaleno .  Questa infatti  ne scalerà il valore, quantificato in oltre 360mila euro, sulla fornitura delle nuove strutture . 

Non so se è chiaro, ma rischiamo di trovarci, all’inizio del prossimo campionato, senza stadio, né vecchio, né nuovo. Non a caso lo stesso presidente del Frosinone  Stirpe, molto preoccupato, sta sollecitando il sindaco Ottaviani, affinchè riveda completamente l’operazione giudicata quantomeno rischiosa.  

Ma allora perché il Primo Cittadino frusinate dovrebbe impelagarsi in un’impresa così mprovvida? Semplice perché l’obbiettivo non è dotare il Frosinone Calcio di un nuovo e più funzionale stadio, ma di liberare il più presto possibile l’area dell’attuale campo Matusa e renderla disponibile  all’ennesima speculazione edilizia a favore della lobby fondiaria che governa Frosinone. 

Sono pronti 500mila metri  cubi  di cemento per seppellire il glorioso prato del campo sportivo. Si rinnova lo stesso  tentativo di esproprio di spazi pubblici favorito  dieci anni fa dall’allora sindaco Marzi. Dove non è riuscito Marzi, probabilmente riuscirà Ottaviani, con l’aggravante che mentre la giunta dell'avvocato Memmo, in cambio della cessione di cubature ai mastri muratori, aveva ottenuto che fossero costoro a realizzare il nuovo stadio,  Ottaviani cede spazi della collettività alla speculazione senza ricavarne nulla in cambio. 

Infatti il Casaleno sarà realizzato con soldi pubblici. Allora l’appello va a tutti i tifosi del Frosinone. Se l’anno prossimo non vogliamo  vedere la nostra squadra giocare alla Tomacella forse sarebbe il caso di unirsi tutti insieme per fermare l’insano progetto di un sindaco che, contrariamente a quanto promesso in campagna elettorale, privilegia i propri interessi elettoralistico privatistici a quelli della cittadinanza, tifosi del Frosinone compresi.

domenica 12 aprile 2015

Lettera ANPI: per un 25 Aprile di Liberazione

Siamo militanti e dirigenti periferici dell'A.N.P.I., impegnati da tempo nella solidarietà con le lotte di liberazione e contro le guerre di aggressione che si sono sviluppate nel mondo sin dalla fine del secondo conflitto mondiale, seguendo la strada indicata negli anni '50 dai “Partigiani della Pace”.
Abbiamo accolto con interesse le parole del presidente Smuraglia nell'ambito dell'ultimo Comitato Nazionale dell'Associazione, pubblicate su ANPInews n.151 contro le guerre in atto e il pericolo di un allargamento di tali conflitti. Riteniamo che la lotta contro la guerra e la difesa della pace, dell'indipendenza e i diritti di tutti i popoli sia oggi il compito principale dell'azione che la più autorevole fra le associazioni dell'antifascismo italiano deve assumere in questo periodo e per i prossimi anni.
La guerra è non solo la negazione dei diritti umani, come giustamente afferma il presidente Smuraglia, ma anche causa ed effetto della negazione, per i popoli, del diritto fondamentale all'autodeterminazione e all'indipendenza nazionale.
Questo prossimo 25 aprile, 70° anniversario della conclusione della lotta di Liberazione dal fascismo, non può essere vissuto come una mera ricorrenza, come un momento che si limita al ricordo, pure importante di quei giorni, ma deve essere una grande mobilitazione per riaffermare i valori di libertà, di giustizia sociale e di solidarietà internazionalista che furono alla base del sacrificio di coloro che con le armi, con la prigionia e il confino riscattarono la dignità del popolo italiano che il fascismo aveva gettato alle ortiche.
Concordiamo infine con il presidente Smuraglia quando afferma che “il mondo è attraversato da violenze e da guerre. Non siamo mai stati così vicino alla guerra come ora, almeno da molti anni. Adesso è alle porte, in Europa; ma vi sono mille focolai in Africa, in Medio oriente, nel mondo. Anche questo ci lascia non dico indifferenti ma poco inclini alla riflessione al ricordo”.
Ma se è vero che una delle realtà dove i conflitti sono più cruenti e destabilizzanti è il Medio Oriente, è altrettanto vero che la colonizzazione e l'occupazione della Palestina da parte di Israele, potenza nucleare da decenni direttamente impegnata in tutti i conflitti che si sono sviluppati in quell'area, è la principale causa di guerra e di negazione dei diritti fondamentali del popolo palestinese.
Il popolo palestinese vive nei paesi vicini e nel mondo in campi profughi, ospite spesso indesiderato o comunque scomodo, disperso da una pulizia etnica fra le più gigantesche della storia, sopravvive nella Cisgiordania occupata militarmente dall'esercito sionista da quasi quaranta anni e attraversata da un muro lungo centinaia di chilometri che impedisce ogni possibilità di movimento e costringe i palestinesi a ore di attesa per andare al lavoro o a scuola e ad attraversare i check point presidiati da militari stranieri in assetto di guerra. Le coltivazioni dei contadini palestinesi vengono scientificamente sradicate e distrutte affinché gli stessi sono costretti ad andarsene dalla loro terra e le loro case vengono demolite per far posto alle nuove colonie sioniste. La striscia di Gaza è ormai una grande prigione a cielo aperto dove centinaia di migliaia di Palestinesi vivono senza possibilità di rifornimenti alimentari, energetici, sanitari, periodicamente aggrediti e sterminati dall'aviazione e dall'esercito sionista. Oltre un milione di palestinesi che, sopravvissuti all'espulsione del 1948, vive dentro lo stato sionista e ne ha la cittadinanza, però senza avere gli stessi diritti degli altri cittadini israeliani e subendo un'apartheid ancora più odiosa di quella da cui si sono liberati i neri del Sudafrica. I prigionieri politici palestinesi nelle carceri israeliane sono migliaia e, come spesso accade nei paesi occupati militarmente, molti sono in stato di “detenzione amministrativa”, il cui termine è indefinito, a discrezione delle autorità sioniste, senza processo né imputazione alcuna. Fra questi, da oltre un decennio, Ahmad Sa'adat, segretario generale del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina, la principale organizzazione della sinistra palestinese.
Tutto questo avviene sotto l'ombra e in nome della bandiera di Israele.
Non possiamo più accettare che quella bandiera, la bandiera di uno stato che commette una così palese violazione dei diritti di un popolo, di uno stato guerrafondaio che da sempre non riconosce e non rispetta le risoluzioni delle Nazioni Unite, sfili nei cortei del 25 aprile sulla base di periodici appelli delle autorità diplomatiche di Israele ai sionisti italiani.
A motivo di tale presenza si contrabbanda la partecipazione israeliana alla liberazione del nostro Paese, smentita dalla storia e soprattutto dal fatto che lo stato di Israele nel 1945 non esisteva ancora.
Qualcuno ci accuserà di antisemitismo, come sempre accade a chi si schiera dalla parte del popolo palestinese. Non riteniamo di dover prendere neppure in considerazione questa accusa.
Noi siamo dalla parte di quegli ebrei che sulle montagne e nelle città hanno combattuto contro il fascismo, siamo dalla parte degli ebrei vittime del fascismo che hanno diviso la stessa sorte delle popolazioni slave, degli antifascisti di tutta Europa, delle minoranze etniche e religiose, nei campi di concentramento e di sterminio, siamo dalla parte di quegli ebrei come Eugenio Curiel, Primo Levi, i fratelli Artom, Guido Valabrega, Vittorio Foa, Leone Ginzburg che veramente hanno lottato per la libertà, per la giustizia sociale e contro ogni forma di fascismo.
PER QUESTO STIAMO DELLA PARTE DEL POPOLO PALESTINESE E DELLA SUA RESISTENZA!
"Il comitato provinciale dell'ANPI di Lodi ha approvato con voto unanime l'appello in data 28/3/2015”
La Sezione ANPI Rufina (Fi) Sezione Martiri di Berceto ha aderito all'appello in data 08/4/2015
Filippo Bianchetti iscritto ANPI varese
Veniero Granacci antifascista dell'ANPI Nicolai Bujanov
Gina de Angeli, socia Anpi
Francesca Sarchielli socia ANPI Rufina
Sandro Tosi socio ANPI Rufina
Luisa Costalbano socia ANPI Rufina