Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 27 agosto 2016

La marcia indietro di Ankara rispetto ad Assad

Vijay Prashad

I bruschi cambiamenti nella guerra alla Siria hanno avuto un impatto sulla politica del governo turco del Presidente Recep Tayyip Erdogan. Inizialmente credeva che il governo del presidente siriano Bashar al-Assad sarebbe caduto precipitosamente. Non è successo. Piuttosto che rovesciare Assad, la guerra ha messo in pericolo la stessa Turchia: un ‘colpo di stato fallito’, il 15 luglio, è arrivato insieme a una rinnovata guerra contro la popolazione curda della Turchia, proprio come gli attacchi dello Stato Islamico (IS) nel paese sono stati un campanello d’allarme circa l’avventurismo di Erdogan. Un adeguamento della politica turca è ora probabile. Il viaggio del 9 agosto a Mosca, intrapreso dal presidente per incontrare il presidente russo Vladimir Putin, e le cordiali parole scambiate con il ministro degli Esteri iraniano durante la sua visita in Turchia del 10 agosto, indicano un cambiamento.
Il fallimento in Siria
Nel 2011 la Turchia  si era affrettata a  dichiararsi  a favore della rimozione di Assad. “Non è eroismo combattere contro la propria gente,” aveva detto Erdogan nel novembre 2011. E’ stato uno strano appello da parte del capo di governo di uno stato che era stato in guerra contro la sua gente,  cioè i curdi, fin dal 1980.  Il richiamo ha amplificato il coro nelle capitali del Golfo Arabo e dell’Occidente. Il loro scopo principale era di indebolire l’Iran rovesciando il governo di Assad.
Erdogan sperava che la sua fraterna. Fratellanza Musulmana siriana sarebbe entrata a Damasco sulle ali del cambiamento di regime spinto dall’Occidente che però era diffidente. Forniva appoggio diplomatico e militare ai ribelli, ma trovava la strada per Damasco bloccata da Russia, Iran e Cina. Nessuno di questi paesi voleva vedere una in Siria la replica dello scenario dell’Iraq e della Libia. Inoltre, la Russia e l’Iran avevano interessi materiali in Siria ai quali non volevano rinunciare. Ora, cinque anni dopo, la politica  di avanguardia  di  Erdogan è fallita, motivo per cui ha rapporti più amichevoli con la Russia e l’Iran nel tentativo di tracciare una strada  per uscire dal pantano siriano.
Il lungo confine della Turchia con la Siria ha dimostrato essere la via più accessibile per le armi e i combattenti. L’intelligence del Golfo Arabo e quella occidentale si aggiravano furtivamente nelle città sui confini, operando con l’intelligence turca per fornire appoggio alla variegata squadra degli eserciti delegati.  Era stato lungo questo confine che i combattenti turchi, sostenuti dal Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), un gruppo messo al bando in Turchia, iniziò a farsi strada. La settimana scorsa, una coalizione di curdi e arabi sotto la bandiera delle Forze democratiche della Siria ha preso il controllo della città di Manbij, in mano dell’IS. I successi dei  Curdi lungo il confine turco sono stati un anatema per il governo di Erdogan che ha ricominciato la sua guerra contro la popolazione curda all’interno della Turchia e anche contro le basi del PKK in Iraq. E’ stata questa guerra che ha aperto le tensioni tra Washington e Ankara, in cui Washington era preoccupato per l’assalto turco ad alcuni dei principali gruppi che avevano combattuto l’IS.
Non è ancora chiaro chi abbia autorizzato il ‘fallito colpo di stato’ contro il governo civile in Turchia. Erdogan ne ritiene responsabile il movimento del suo ex-alleato Fethullah Gülen. Dato che Gülen vive negli Stati Uniti e a causa delle voci che le truppe americane presso la base turca di Incirlik avevano aiutato i cospiratori del colpo di stato, è aumentata bruscamente l’animosità contro gli Stati Uniti. Alla fine di luglio, migliaia di persone hanno circondato la suddetta base e hanno bruciato bandiere americane e hanno scandito: ‘Morte agli Stati Uniti.’ Questo è accaduto il giorno prima che il Generale Joseph Dunford,  Capo di stato maggiore delle forze armate degli Stati Uniti arrivasse in Turchia per calmare i rapporti  che si erano riscaldati. L’indicatore più stabile del fatto che gli Stati Uniti erano contrari al colpo di stato, ha detto Erdogan, sarebbe l’estradizione di Gülen. Dato che non è probabile che questo avvenga, le tensioni tra Stati Uniti, NATO e Turchia, continueranno.
Apertura alla Russia e all’Iran
L’instabilità in Turchia come conseguenza della guerra siriana, ha creato grandi problemi economici. Le porte al mercato occidentale non  sono completamente aperte, mentre la guerra in Siria ha bloccato  mercato dell’Asia Occidentale. I rinnovati legami con la Russia hanno riavviato il gasdotto denominato Turkish Stream  e ha spinto a una riaffermazione da parte della Russia della sua promessa di costruire reattori nucleari in Turchia. Le lobby delle grosse imprese vicine a Erdogan, possono respirare di nuovo.
Nel corso del 2015, sia gli eserciti (proxy) “delegati” della Turchia in Siria che i suoi alleati politici siriani, hanno visto indebolirsi la loro posizione. I giochi dell’Arabia Saudita con il blocco dell’opposizione siriana, hanno eliminato il dominio della Fratellanza Musulmana siriana. Nel frattempo, sotto i pesanti bombardamenti della Siria e della Russia, i combattenti ribelli estremisti di Aleppo, compresi  i “delegati”  turchi, hanno affrontato degli ostacoli.  E’ chiaro che gli estremisti,  compresi i “delegati” turchi, non saranno in grado di resistere per troppo tempo. La Turchia cerca un soluzione prima di una completa umiliazione sul campo di battaglia.
Durante la sua visita a Mosca, Erdogan ha indicato che la Turchia ha necessità di coordinare la politica della Siria con la Russia e l’Iran. Il 20 agosto, il suo Primo Ministro, Binali Yildirim, ha detto che Assad poteva restare al potere per un periodo di transizione. Lo slogan ‘Assad deve andarsene’ non è più fondamentale per la politica estera turca.
Il giorno dopo che Erdogan ha lasciato la Russia, è arrivata una delegazione di importanti ufficiali per coordinare un centro militare di comando. La Turchia desidera molto che le forze curde non si impadroniscano di territorio lungo il confine. Gli ufficiali  russi hanno detto loro che questa sarebbe stata una priorità. Pochi giorni dopo i ministri degli esteri di Iran e Turchia hanno annunciato un stretto coordinamento per la Siria. Questo è certamente un brutto colpo per i “delegati” della Turchia e per gli Arabi del Golfo che sono arrivati a fare affidamento sulla Turchia come strada per la Siria.
Il Ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif ha detto alla stampa ad Ankara che “è finita l’era delle prepotenze e dei colpi di stato” e che “la scelta del popolo non può essere inibita da un gruppo militare”. L’affermazione riguardava il ‘fallito colpo di stato’ in Turchia. Avrebbe potuto essere espressa ugualmente in riferimento alla Siria, un paese distrutto dalle ambizioni regionali. Riequilibrare  il ginepraio turco con paesi stranieri potrebbe finalmente permettere  al futuro della Siria di essere  meno cupo.
Vijay Prashad, opinionista del  quotidiano turco BirGün, è autore del recente libro The Death of the Nation and the Future of the Arab Revolution (LeftWord Books).
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

venerdì 26 agosto 2016

TERREMOTO: VI E' SALITA L'ADRENALINA RAGAZZI??????

Samantha Comizzoli


Ieri notte alle 3,30 mi è suonata la sveglia per andare al lavoro come tutti i giorni. Alle 3.37 andavo in bagno pensando “cazzo barcollo appena sveglia..iniziamo male la giornata”. Mica l'avevo capito che era la casa che ballava.
Dieci minuti dopo ho ricevuto il primo messaggio che c'era stato il terremoto. Prendo il solito autobus notturno, quello dei miserabili . Mi siedo davanti vicino all'autista. Ero tutta presa con il mio telefono a leggere le notizie …... E' buio, l'autobus è pieno di persone che dormono come al solito. Ad un certo punto fa una rotonda, grande, e sentiamo un botto fortissimo dal fondo dell'autobus..
Ci giriamo tutti (tutti si son svegliati) e... un vecchio che dormiva sull'autobus è caduto per terra...
Mi esce un filo di voce verso l'autista “è caduto”.
L'autista ferma il bus e davanti al vecchio che si è fatto male chiama l'ambulanza. Dietro a me, seduta, c'è una donna anziana. Ha i capelli grigi, è curva e dorme sempre sul bus. Lei è già caduta 5 volte ed ogni volta le persone sul bus pensano “la signora è morta”.
Scendo dal bus e proseguo a piedi sennò rischio anche di non arrivare al lavoro.
Ora... è da ieri mattina che penso a quel vecchio per terra. Lo so che ci sono 250 morti per il terremoto, lo so che sono a centinaia i feriti e le persone senza casa..
Però, cazzo, quel vecchio lì non era per terra perchè c'è stato il terremoto, né gli altri sono a dormire sul bus per un incidente. Sono lì 365 giorni l'anno, forse da anni.
State raccogliendo saponette, dentifricio, alimentari per chi è stato vittima del terremoto... certo, ok. (aldilà del fatto che per esperienza diretta con il terremoto di Ferrara, non sanno dove metterselo tutto quel materiale e ciò che serve sono i soldi; ed aldilà del fatto che noi paghiamo già la protezione civile che dovrebbe fornirli di tutto...).
Aldilà di tutto questo, sta febbre di far girare post/appelli, foto con i sacchetti della coop che vengono consegnati e gente che sorride inneggiando alla solidarietà; ditemi, vi piace perchè vi sale l'adrenalina???
Perchè se veramente volete essere solidali, ragazzi, vi basta andare una notte qualsiasi in un parco, nella stazione o nelle strade buie di Bologna: è pieno di gente che dorme per terra, cazzo.
Per non parlare, poi, dei vari buffonari della macchina per l'adrenalina.. tipo l'AVIS.. scusate eh, ci sono 250 morti, 260 feriti e mi volete dire che l'AVIS non ha il sangue per 260 feriti? Che ha bisogno di raccoglierne facendo riempire i punti raccolta? Dai...
Non sputo su chi “da”, vorrei non essere fraintesa. Ma “dare” è di ogni giorno e non è da confondere col “do, così sono partecipe della tragedia”. La tragedia, se volete è sotto ai vostri occhi, tutti i giorni e non per incidente naturale, ma per mano di criminali.

FREEDOM PARTY PEACE AND NOT WAR

Ufficio Stampa Rifondazione Comunista Federazione di Frosinone

Domenica 28 agosto dalle ore 17 e 30 In poi inizierà la giornata 'freedom party - peace and not war ' organizzata dal PRC della provincia di Frosinone insieme ad i Giovani Comunisti e con la collaborazione dell'associazione culturale oltre l’occidente . Nell'arco della giornata sarà proiettato il film 'fuocoammare', vincitore Del Festival di Berlino. Questo film è stato scelto perchè rispecchia perfettamente la realtà che si vive e si respira in quei posti di 'confine', quel sapore agrodolce misto tra rabbia e tenerezza ma anche di passione e di sogni. Fuocoammare è un film che tutti dovrebbero vedere perchè ti porta senza filtri nel posto che da anni è il crocevia del destino di migliaia e migliaia di persone. A seguito della proiezione sarà organizzato un aperitivo - cena solidale tra tutti i partecipanti. Questo è un semplice modo per stare insieme, confrontarsi e sensibilizzare le persone perchè anche e soprattutto in queste occasioni si può riscoprire un senso di aggregazione e partecipazione in spazi comuni. Inoltre sarà predisposto un programma di aiuto che attueremo le prossime settimane direttamente sui luoghi colpiti dal recente terremoto. Siete invitati tutti a partecipare. Vi aspettiamo!!


giovedì 25 agosto 2016

Il terremoto e i due orologi

Arturo Gnesi sindaco di Pastena



Il terremoto che ha seminato distruzione, morte e dolore nel reatino ha impressionato profondamente la coscienza della gente di Pastena che ha cercato immediatamente di rendersi utile e di dare un contributo per alleviare i disagi e le sofferenze della popolazione martoriata dal sisma.

Non è facile stabilire le priorità, ma oltre alla solidarietà espressa sui social network, riflessioni, preghiere, appelli, in tanti hanno chiesto cosa si poteva fare da subito.
Partire ed andare sul posto per dare una mano a tirare fuori dalle macerie coloro che ancora mancano all'appello, fare i banchetti per raccogliere i beni di prima necessità, offrire un alloggio a chi non ha più una casa, unire gli sforzi e raccogliere fondi da affidare ad associazioni o enti in grado di gestirli in modo trasparente e mirato.
L'appello alla donazione del sangue ha suscitato adesioni oltre qualsiasi aspettativa e tutte le associazioni del territorio hanno deciso di incontrarsi per stabilire una strategia comune.
Nessuno, dinanzi ad un disastro simile si è tirato indietro e ognuno darà un contributo secondo le proprie possibilità e ai referenti ed organizzazioni che riterrà più efficaci ed efficienti.
Ieri il servizio dell'elisoccorso regionale si è concentrato sui bisogni dei terremotati e per questo motivo ho avuto modo di vedere l'immensa tragedia di Amatrice e sorvolando i tetti distrutti e le macerie impolverate mi sono reso conto che purtroppo in tanti avrebbero dovuto piangere la scomparsa dei loro familiari. Un paese che come ha detto il sindaco non c'è più e che, temo, sarà difficile rimettere in piedi in una zona che purtroppo sperimenta quotidianamente i problemi e le difficoltà dei piccoli centri montani, periferici e con scarse opportunità occupazionali. Il caso ha voluto che l'orologio di Amatrice fermo al momento del terremoto segnasse la stessa ora dell'orologio del nostro comune, in attesa di essere riparato. Abbiamo il dovere di non fermare il tempo, di rimettere in moto la storia dei nostri paesi e il cammino della nostra gente, i giovani, anzitutto, devono farsi carico di questa speranza e non possono venir meno a questo compito.

foto di Arturo Gnesi
editing Luciano Granieri

Il gioco al massacro dei partigiani del Si contro quelli del No

a cura di Luciano Granieri




E' francamente disarmante assistere allo sconquasso che il referendum costituzionale sta provocando nella sensibilità democratica di molti. Era inevitabile. Perchè, nonostante Matteo Renzi cerchi oggi di spersonalizzare  e rinnegare la sua guerresca presa di posizione (se perdo il referendum vado a casa)   sulla riforma costituzionale  - che andava proposta,  non da lui (Presidente del Consiglio), nè dal Governo, nè  approvata con epurazioni in commissione affari costituzionali e sotterfugi squallidi (canguri e super canguri),  ma discussa collegialmente dal Parlamento - ormai la becera querelle Si-No ha preso una piega fortemente divisiva e aspra. Ciò è frutto della profonda ignoranza che caratterizza i  nuovi riformatori guidati da Renzi-Boschi-Verdini. Un ignoranza emersa nel merito della riforma, spesso incomprensibile e pasticciata, nel metodo di approvazione , attraverso gli strappi istituzionali già citati, e nella propaganda  referendaria condotta, almeno fino ad oggi,  insultando chiunque fosse a favore del No. L'Arci e soprattutto  L'Anpi,  ne hanno fatto le spese. L'Anpi in particolare ha subito una campagna denigratoria basata sulla menzogna. Giova ricordare che la decisione di supportare il No alla riforma costituzionale è stata presa quasi all'unanimità dal Comitato Nazionale e dai Comitati Provinciali. Per cui discutere in disaccordo con quei pochi aderenti all'associazione  pur legittimamente schierati per il Si, credo sia doveroso e non precluda a nessuna epurazione neostalinista. Quelle le ha fatte Renzi, epurando i Senatori contrari alla sua riforma in commissione affari costituzionali, così come è capitato ai parlamentari contrari all'Italicum in commissione affari costituzionali alla Camera. Riproponiamo di seguito  l'attacco che l'ex iscritta all'Anpi, Teresa Verdelli ha sferrato dalle pagine dell'Unità (il quotidiano fondato da Gramsci e sfondato da Renzi) alla sua ex associazione. A seguire la risposa di Andrea Liparoto, responsabile comunicazione  stampa  dell'Anpi. 

Luciano Granieri.



da L'Unità:


Carissimo Sergio Staino......
Ti scrivo oggi perché sono abbastanza e di nuovo indignata per le polemiche sul referendum del sì e del no. Ho invitato i compagni dell’Anpi che sono per il sì a rompere il divieto di Smuraglia se vogliono salvare l’Anpi dallo sfascio e dal neostalinismo. Non mi sta bene che quelli del no, dell’Anpi o della sinistra interna con D’Alema in testa, abbiano dal PD e da Renzi tutto lo spazio possibile, tutta la disponibilità possibile.
Alla quale poco fa, l’ineffabile Smuraglia ha risposto che un confronto alla pari con Renzi non risolve e ci deve pensare, deve riunirsi coi suoi!!! Pretende di volantinare a favore del no dentro alle feste! Dice che non sarebbe successo con Togliatti! Certo che no, visto che mai l’Anpi, col bel nome “par tigiani” aveva deciso di schierarsi contro l’unico partito di sinistra (o riformatore, vedi il termine democrazia progressiva) a fianco di tutta la destra, neofascisti compresi, xenofobi compresi! Ho scritto sul mio blog una bella “filippicaa” che vi è finita ieri, quindi avrei dovuto metterci anche qualcosa in più.
Ma sono proprio stanca di ve dere strumentalizzato il nome di partigiani, quindi le nostre vite e i nostri sacrifici in funzione di una battaglia che si spiega solo con l’astio o l’invidia o la voglia di ricicciare della vecchia nomenclatura che coi suoi fallimenti ci ha portato fin qui. Se possibile vorrei raccogliere un p o’di “ve cchi” e fare insieme qualcosa. Purtroppo molti sono un po’ svaniti o spenti e si adagiano per affetto e fiducia cieca a ciò che decide l’Anpi. Se hai qualche consiglio da darmi te ne sarei molto grata. Oltre che sul mio blog scriverò su quello de “i Mille”, ma non so che effetto può avere.
L’8 settembre prossimo siamo chiamati noi di Roma e provincia in Campidoglio dove il prefetto (donna) ci darà le medaglie del governo Renzi, o Ministero della Difesa. Non so che cerimonia pietosa o commovente potrà essere. Cercherò di chiamare qualche giornalista anche per far vedere che moltissimi di quei “ve cchi” non sono iscritti all’Anpi o non lo sono più. Ti abbraccio con tanta gratitudine e …. andiamo avanti.
Teresa Vergalli



La risposta dell'ANPI
Lungi da me entrare in polemica con la partigiana Teresa Vergalli (che conosco e stimo) per il suo editoriale di fuoco contro l'ANPI pubblicato ieri su l'Unità.
Non lo farò perché non voglio prestarmi al gioco al massacro dei partigiani del SÌ contro i partigiani del NO fomentato da certa stampa e da certi attori referendari poco coscienti e rispettosi.
Dispiacciono e inquietano i toni di Teresa e le non verità.

Il presunto “neostalinismo” dell'ANPI è del tutto ed evidentemente privo di fondamento. Quest'Associazione, nel corso della sua lunga esistenza, ha sempre naturalmente fatto onore alla democrazia in tutte le sue scelte e decisioni, così è stato rispetto al No alla Riforma Costituzionale assunto il 21 gennaio scorso, praticamente all'unanimità (con solo 3 astensioni), dal suo massimo organo dirigente, il Comitato nazionale.
Deliberazione, tra l'altro, confermata di fatto dalla stragrande maggioranza dei Congressi di Sezione, Provinciali e dal Congresso Nazionale scorsi.

Spiace leggere della “pretesa” dell'ANPI di volantinare il suo NO alle Feste dell'Unità.
Non abbiamo chiesto noi di partecipare alle suddette, ma siamo stati invitati, a condizioni francamente irricevibili per chiunque: avremmo dovuto, usando un'immagine esemplificativa, tagliarci una gamba ed andare zoppi come se nulla fosse. La nostra battaglia referendaria è parte integrante del complesso degli impegni dell'Associazione, al pari della missione della memoria. Ricordo che la Costituzione, la sua piena attuazione, è nel nostro Statuto. Quindi, ancora, questa storia, davvero ormai stucchevole, dell'ANPI apparentata con CasaPound... Non conosco le ragioni del NO di Casapound (e posso assicurare che la nostra Associazione non si è trovata a cena con questi signori per accordarsi), conosco quelle dell'ANPI, in linea con la sua antica cura dei fondamenti democratici del Paese.

Spiace Teresa.
Spiace questa tua posizione urlata.
E, ripeto, va ripetuto, è davvero molto poco civile questa operazione di far scendere nell'agone brigate partigiane del SÌ contro quelle del NO.

-- Andrea Liparoto, Responsabile Comunicazione e Stampa ANPI Nazionale

video di Luciano Granieri

mercoledì 24 agosto 2016

Unità delle forze progressiste e democratiche per rinnovare il Capoluogo


Francesco Notarcola – Presidente dell’ass. “ Osservatorio Peppino Impastato


Una stagione lunga venti anni ha visto alternarsi al governo della Città un centro sinistra, sostenuto da forze di destra (15 anni);  un centro destra  (5 anni) che ha avuto vita facile perché non ha  avuto opposizione. Necessita anche dire, per la verità,  che la cosiddetta sinistra radicale, di volta in volta, ha sostenuto l’operare del centro sinistra.

Tutte le GESTIONI, comunque denominate, sono state al servizio delle potenti famiglie locali e di quelle scese dai comuni vicini come Veroli, Ripi, Torrice, ecc. che hanno aggredito e saccheggiato il territorio con la speculazione edilizia.  Queste impure alleanze tra politica ed affari,  hanno  ridotto Frosinone alla desolazione, al degrado e all’abbandono. Questo modo di gestire la Città ha distrutto tesori enormi di cultura e di storia, impedendo l’avvio di uno  sviluppo democratico e civile, economico ed occupazionale di Frosinone e dei comuni limitrofi.

In questi decenni  l’associazionismo cittadino, dentro la Consulta delle associazioni e fuori, ha condotto, senza soluzione di  continuità, grandi battaglie  progressiste e democratiche , conquistandosi  un ruolo di primo piano nella difesa dei diritti costituzionali dei cittadini ( Lavoro, sanità, scuola, cultura, servizi sociali, gestione idrica, archeologia, ecc.)

In tutti questi momenti  i sindaci, le giunte e i consiglieri in carica si sono schierati sempre contro le proposte e gli obbiettivi richiesti ed avanzati dai cittadini e dal popolo del Capoluogo. Non solo. Essi hanno operato per contrastare ed annullare la vita ed il ruolo delle associazioni fino a cancellare la Consulta, voluta e istituita con delibera  consiliare.

Nella primavera dell’anno prossimo la Città dovrà rinnovare il Consiglio Comunale. Una grande occasione per voltare pagina ed aprire a Frosinone un futuro come città moderna e vivibile. Ciò sarà possibile, se le forze che vogliono il cambiamento e lo sviluppo democratico sapranno sacrificare ambizioni e velleità all’intesa politica unitaria.

Le elezioni di Frosinone,  per  il ruolo che ha o  che dovrebbe avere il Capoluogo, hanno un rilevante valore politico provinciale e regionale. Basta  pensare alla gestione del Servizio idrico Integrato, alla sanità, ai rifiuti, ecc. Una gestione democratica, partecipata e condivisa, sarà un messaggio di rinnovamento della politica e del modo di gestire la cosa pubblica per tutti i comuni. Senza unità tutto ciò sarà vano.

Ci pare, che giocando a chi arriva primo chiudendosi nel proprio campicello, illudendosi di essere il nuovo predestinato divino, il fallimento e la delusione saranno certi. Se si vuole veramente innovare e cambiare occorre lavorare con tutte le energie a disposizione per costruire un forte fronte unitario e portare alla mobilitazione ed all’impegno migliaia e migliaia di cittadini di ogni ceto e di ogni età.

Governare una Città non è cosa facile per nessuno. E tanto meno ci si può illudere di farcela con qualche persona esperta o  con professionisti pur  validi  e onesti. Serve costruire un sistema di partecipazione popolare , articolata nei quartieri e nei luoghi di lavoro che discuta, decida e sostenga le scelte decisive  del nuovo governo locale.

Per porre le basi di questo nuovo modo di essere della  gestione  della Città  è necessario  elaborare un programma amministrativo  ed un piano di iniziative elettorali, con la gente e per la gente.

Tutto ciò potrà essere realizzato se l’unità vincerà sulla divisione, sulle ambizioni personali e di gruppo, per affermare gli interessi generali della Città e della sua popolazione.

 Le forze che   sono state protagoniste  e alleate con il centro sinistra  e, oggi, dicono di voler cambiare come intendono muoversi? Si può aprire un dibattito serio, corretto, disinteressato e costruttivo alla luce del sole?


L’associazionismo ha lavorato sempre per l’unità e continuerà a farlo, garantendo, comunque, la sua presenza nella prossima campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio comunale per costruire con i cittadini un futuro a questo nostro Capoluogo ed al nostro territorio.

Terremoto nel centro Italia. Come aiutare

La federazione PRC di Frosinone si organizza per aiutare i cittadini dei comuni colpiti dal sisma.
Cose da fare
1 recarsi al centro trasfusionale più vicino (ospedali di Sora, Frosinone, Cassino) oppure cercate il punto avis più vicino a voi per donare sangue.
2 alcuni nostri compagni sono in contatto con la protezione civile disponibili a partire con loro se ciò possa essere utile e richiesto
3 domenica 28 al FREEDOM PARTY a Frosinone organizzaremo una raccolta di beni di prima necessita da inviare alla popolazione colpita ( urge intimo nuovo, assorbenti, pasta, scatole di alimenti....)
Si prega di divulgare a tutti i comunisti della provincia in qualsiasi mezzo ritenete più opportuno.
24-08-2016
Unità di crisi Prc-Se Federazione di Frosinone





Le nostre sedi di VIVIFROSINONE – VIVICIOCIARIA
in VIA GARIBALDI 10, A FROSINONE
a disposizione per raccolta di beni di prima necessità che partiranno per le zone colpite dal sisma di questa notte.
SERVE:
latte in polvere
pannolini
cibo in scatola e lattine
beni alimentari non deperibili
prodotti per la pulizia personale
acqua in bottiglia
FORZA!
380 7651894 – 392 98 77 866


martedì 23 agosto 2016

Quell'aeroporto si doveva fare

Luciano Granieri

Il sostituto procuratore della Repubblica di Frosinone , Adolfo  Coletta,   dopo aver chiuso le indagini in merito all’inchiesta sull’aeroporto commerciale di Frosinone, dopo aver consentito agli  indagati  di produrre le memorie difensive, ha formulato la richiesta al gip Bracaglia Morante di rinviare a giudizio i  presidenti della società Adf  Spa  (Aeroporti di Frosinone). Ovvero:  Francesco Scalia attuale senatore Pd, ed ex presidente della Provincia,  che ha guidato la società     dal 2003 al 2009, Giacomo D’Amico,  chief manager dal 2009 al 2010, e Gabriele Picano  presidente di AdF dal 2010 al 2013. L’accusa ipotizzata è peculato. Tradotto, i suddetti  manager e politici, avrebbero speso 3milioni e passa di euro per finanziare l’ipotesi di un’opera che tecnicamente non si sarebbe mai potuta realizzare. Cioè, Scalia,  D’Amico e Picano, avrebbero sperperato   tali somme pubbliche per pagare i propri stipendi di manager, consulenze, ed  eventi promozionali  in una società ,AdF , di fatto impossibilitata a realizzare l’obbiettivo per cui si era costituita. A onor di verità, anche la Giunta regionale, allora guidata dalla Polverini,  aveva stanziato   4 milioni di euro per  un aumento   di capitale in  AdF, di cui solo uno erogato. 

Siamo proprio sicuri che l’aeroporto di Frosinone non si sarebbe potuto realizzare?  Lo  aveva sostenuto il Ministero dei trasporti, l’Enac, perfino l’allora Ministro della difesa  Ignazio La Russa. Tali giudizi mostreranno  come la visione di enti e politici  sia stata poco lungimirante. La Russa, avrebbe dovuto ipotizzare che un giorno quell’aeroporto sarebbe stato fondamentale per i giochi olimpici del 2024 che il Cio assegnerà a “Frosinone Capitale”. L’Enac, il Ministero dei trasporti,  avrebbero dovuto capire che un predestinato come l’avvocato Nicola Ottaviani un giorno sarebbe diventato sindaco del Capoluogo ciociaro. Un azzeccagarbugli primorum cittadinorum in grado di ottenere l’assegnazione della manifestazione a 5 cerchi per  tutta la Regione esclusa Roma. L’avvocato Scalia, dall’alto della sua sapienza Piddina ex democristiana, qualcosa aveva subodorato perciò insisteva tanto nel voler edificare lo scalo di  Frosinone . 

Adesso come si fa?   La sindaca di Roma, Virginia Raggi, immersa nella sua pochezza -spaventata  dal fallimento della Grecia a seguito delle olimpiadi di Atene, influenzata dai buffi che l’Inghilterra ha dovuto coprire  dopo i giochi di Londra,   impressionata dall’enorme  spreco di denaro  pubblico seguito ai mondiali di calcio italiani del 1990 e alle  olimpiadi invernali di Torino, con l’edificazioni di strutture oggi in degrado - ha deciso che a Roma nel  2024 l’olimpiade  non si faranno. Dunque il suo Comune non tirerà fuori neanche mezzo euro. E’ un guaio perché oggi gli unici aeroporti recettivi sono quelli romani. 

Vuoi mettere invece se si fosse realizzato lo scalo di Frosinone? Fiumicino e Ciampino si sarebbero tranquillamente potuti bypassare. Per cui al netto di qualche boeing  che avrebbe potuto precipitare  per le correnti nefaste sferzanti   fra le piste incastonate  nel corridoio delimitato dai  monti Lepini e dagli Ernici, (sono gli effetti collaterali del progresso e poi l’ospedale Spaziani dispone di un pronto soccorso fra i migliori in Europa),   atleti e spettatori avrebbero potuto in un amen  recarsi sui campi di gara. Ciò  grazie ad  una flotta di elicotteri pronti a decollare dal moderno eliporto, anch’esso previsto nel progetto dell’aeroporto, poi abortito. 

In un battibaleno tifosi e sportivi avrebbero potuto   raggiungere lo stadio dell’atletica di Rieti, i laghi dei Castelli per il canottaggio, il mare di Latina per la vela, il nuoto di fondo, il beach volley, lo stadio del Capoluogo Pontino  per il calcio ,  il palazzetto di Viterbo per la pallacanestro e altri sport al coperto e tutte le altre strutture sportive e recettive sparse per la Regione.  Un’alternativa all’aeroporto frusinate in termini di collegamenti  si sarebbe potuta realizzare   cancellando  tutte le linee ferroviarie tradizionali  per trasformarle  in una megarete utlra-veloce in modo da connettere rapidamente  tutti i siti olimpici .E i pendolari?  A Rio de Janeiro, per i mondiali di calcio e le olimpiadi hanno potuto cancellare intere favelas deportando gli abitanti in altri lager,   e noi stiamo qui a preoccuparci per pochi disgraziati  che vanno  a lavorare col treno!  

Qualcuno potrebbe obiettare, che non ho menzionato Frosinone nella lista delle città dove si svolgeranno i giochi. E che ci vuoi fare a Frosinone?  L’attuale amministrazione condotta dall’illuminato latinista non riesce neanche a completare la piscina comunale, sono anni che ce la mena con lo stadio di calcio la cui realizzazione, nonostante il cospicuo aiuto dei privati,  è in netto ritardo , nonostante sia costato già 4milioni di euro ai cittadini. Il palazzetto dello sport e la piscina olimpionica sono in degrado.  Si dirà:  da qui al 2024 ci penseranno gli altri sindaci. Ottaviani ha sistemato anche i suoi successori.  Per i   cinque anni del prossimo mandato chi diventerà primo cittadino, in ragione del piano di riequilibrio economico e finanziario concordato dall’azzeccagarbugli ciociaro con la Corte dei Conti,  dovrà  realizzare, per ogni esercizio,   avanzi di bilancio pari a due milioni di euro, centesimo più, centesimo meno, altro che aggiustare la piscina! 

Quali atleti   potrebbero esibiresi  nel Capoluogo? Nessuno  se consideriamo le attuali discipline olimpiche . Per quanto, il primo cittadino potrebbe suggerire degli sport alternativi  tranquillamente praticabili a Frosinone. Ad esempio il torneo di rotazione degli assessori. Ottaviani e la sua squadra  vincerebbero  sicuramente la medaglia d’oro. Oppure una nuova specialità nel tiro con la carabina ; lo sparo della cazzata. Qui però , il sindaco    dovrebbe misurarsi con  autorevoli concorrenti a cominciare dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi. 

 Ma la difficoltà più grande sarà  gestire il doping. Se gli atleti scoprissero che un tuffo nel malsano fiume Sacco consentirebbe loro  di emergere con superpoteri straordinari, meglio di Jeeg Robot  i record cadrebbero come birilli. Ah si fosse fatto l’aeroporto!


lunedì 22 agosto 2016

Toots non "gioca più"

Luciano Granieri

Ci  ha lasciato lo straordinario armonicista, chitarrista Toots Thielemans.  Il musicista belga, nato a Bruxelles nel 1922, si è spento nel sonno presso l’ospedale dove era ricoverato da un mese per i postumi di una caduta. 

Thielemans, dopo aver suonato la fisarmonica, nel 1939,  iniziò ad esibirsi con lo strumento che lo avrebbe reso celebre in tutto il mondo,  l’armonica a bocca. Django Reinhardt , il chitarrista gitano, legenda del jazz, lo impressionò tanto da indurlo a cimentarsi anche con la chitarra. Ma Thielemans  rimane e rimarrà legato all’armonica.  

Ci sono musicisti nel jazz  che,  ispirati da un contesto sociale tumultuoso,  hanno fatto la loro rivoluzione cambiando il  modo di suonare del  proprio  strumento, mutandone  la valenza  che fino ad allora  lo  stesso aveva ricoperto nel contesto musicale.  Oscar Pettiford, eroe del Minton’s  nell’era Bebop con Charlie Parker e Dizzy Gillespie, cambiò totalmente il ruolo del  contrabbasso elevandolo, da semplice supporto ritmico,  a elemento capace di incidere  nelle dinamiche armoniche e melodiche. Kenny Clarke percorse la stessa strada con la  batteria, così come Thelonius Monk e Bud Powell reinventarono il modo di suonare il pianoforte. Anche Charlie Christian chitarrista principe delle jam sessions nella 52° strada di New York,  stravolse il linguaggio della  chitarra esibendosi in sortite ed improvvisazioni straordinarie.  

Toots Thielemas operò la stessa rivoluzione con l’armonica a bocca. Strumento dal  suono lamentoso, ma suggestivo, tipico  dei blues di Howlin’ Wolf  e  Sonny Boy Williamson, iconografia  del mondo degli Hobos, l’armonica , grazie a Thielemans, diventò uno sfavillante elemento melodico armonico al pari di tromba e sassofono. Dalle ferrovie dell’Alabama e del Mississippi,  essa ebbe accesso,  nella mani e fra le labbra del musicista  belga, alle grandi orchestre e a  combo sfavillanti. 

Fu proprio nel 1947, era in cui impazzavano gli eroi del Minton’s, (Dizzy,  Bird, Clarke, Monk)  con le loro rivoluzioni armonico-melodiche, che Thielemans approdò in America.  Collaborò con Benny Goodman  che lo scritturò per dei tour in Europa, ma il linguaggio Bebop entrò epidermicamente  nel  suo modo di suonare l’ armonica, tanto da consentirgli di  esibirsi proprio con Charlie Parker e Dizzy Gillespie. 

Da allora la carriera dell’armonicista belga è stata straordinaria. Ella Fitzgerald,  Oscar Peterson, Quincy Jones, Gil Evans, Pat Metheney, solo per citarne alcuni, furono suoi eccellenti compagni di viaggio.  Toots Thielemans  scrisse  diverse colonne sonore . Cult movie come Un uomo da marciapiede,  Sugarland express e Getaway  si avvalsero  del suo prezioso apporto musicale. 

Negli anni ’70 Thielemans divenne celebre in Italia per la partecipazione alla trasmissione televisiva del sabato sera Milleluci. La sua performance, gigionesca ma sontuosa,  a fianco di Mina nella sigla di chiusura intitolata Non gioco più, è diventata  un'esecuzione culto nel panorama musicale nazionale ed internazionale.  

Nel 1982 e per qualche anno a seguire, Toots Thielmans collaborò con un altro rivoluzionario innovatore. Quel Jaco Pastorius che reinventò completamente lo stile del basso elettrico. Prima di Jaco il basso era un altro strumento.  Una serie di concerti, tenutisi in Giappone  agli inizi degli anni ’80,  rivelò  una straordinaria alchimia fra l’orchestra di Jaco Pastorius (comprendente, fra gli  altri,  strumentisti del calibro di Bob Mintzer al Sax tenore e soprano, Randy Brecker  alla tromba ,  Peter Erskine alla batteria)  e Toots Thielemann. 

Per ricordarlo proponiamo due brani relativi a questi concerti. Il primo è l’ellingtoniano Sophisticated Lady, eseguito in duo con Jaco Pastorius. Il Secondo  e Liberty City brano scritto dal bassista della Pennsylvania , suonato dall'armonicista belga  insieme all’intera  orchestra. Oggi   Toots non gioca più, ma fino a quando ha giocato ci ha entusiasmato ed emozionato.