Il terremoto che ha seminato distruzione, morte e dolore nel reatino ha impressionato profondamente la coscienza della gente di Pastena che ha cercato immediatamente di rendersi utile e di dare un contributo per alleviare i disagi e le sofferenze della popolazione martoriata dal sisma.
Non è facile stabilire le priorità, ma oltre alla solidarietà espressa sui social network, riflessioni, preghiere, appelli, in tanti hanno chiesto cosa si poteva fare da subito.
Partire ed andare sul posto per dare una mano a tirare fuori dalle macerie coloro che ancora mancano all'appello, fare i banchetti per raccogliere i beni di prima necessità, offrire un alloggio a chi non ha più una casa, unire gli sforzi e raccogliere fondi da affidare ad associazioni o enti in grado di gestirli in modo trasparente e mirato.
L'appello alla donazione del sangue ha suscitato adesioni oltre qualsiasi aspettativa e tutte le associazioni del territorio hanno deciso di incontrarsi per stabilire una strategia comune.
Nessuno, dinanzi ad un disastro simile si è tirato indietro e ognuno darà un contributo secondo le proprie possibilità e ai referenti ed organizzazioni che riterrà più efficaci ed efficienti.
Ieri il servizio dell'elisoccorso regionale si è concentrato sui bisogni dei terremotati e per questo motivo ho avuto modo di vedere l'immensa tragedia di Amatrice e sorvolando i tetti distrutti e le macerie impolverate mi sono reso conto che purtroppo in tanti avrebbero dovuto piangere la scomparsa dei loro familiari. Un paese che come ha detto il sindaco non c'è più e che, temo, sarà difficile rimettere in piedi in una zona che purtroppo sperimenta quotidianamente i problemi e le difficoltà dei piccoli centri montani, periferici e con scarse opportunità occupazionali. Il caso ha voluto che l'orologio di Amatrice fermo al momento del terremoto segnasse la stessa ora dell'orologio del nostro comune, in attesa di essere riparato. Abbiamo il dovere di non fermare il tempo, di rimettere in moto la storia dei nostri paesi e il cammino della nostra gente, i giovani, anzitutto, devono farsi carico di questa speranza e non possono venir meno a questo compito.
foto di Arturo Gnesi
editing Luciano Granieri
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