Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 28 marzo 2015

In mano a chi stà la nostra salute?

Coordinamento provinciale della sanità

La direttrice generale della Asl di Frosinone nella riunione della Commissione Regionale Salute del 26 marzo ha affermato che, all’atto del suo insediamento, ha registrato: “ una diffusa illegalità a tutti i livelli” . Non abbiamo potuto sentire, purtroppo, se oggi la legalità è tornata di casa alla Asl.
Ma è legale, in assenza di un atto aziendale approvato da parte della commissione tecnica regionale, non esaminato e discusso dalla competente commissione salute, non legittimato dalla firma del Commissario ad acta , assumere decisioni che hanno di fatto peggiorato  l’assetto organizzativo e  di efficienza dell’intera struttura sanitaria, ospedaliera e territoriale, di questa provincia?
Davanti alla commissione sanità la dg ha esaltato il risultato raggiunto dalla casa della salute di Pontecorvo con circa 700 pazienti diabetici presi in carico. Siamo al ridicolo. Meno di due pazienti al giorno. Prestazioni che un qualsiasi ambulatorio medico di medicina generale supera abbondantemente. E poi, è certo che questi pazienti siano seguiti da medici in possesso della specifica specializzazione? Non abbiamo avuto il piacere, inoltre, di sentire quanto costa questa casa della salute che ogni giorno produce risentimenti, proteste e insoddisfazioni dei cittadini di Pontecorvo e dei comuni limitrofi.
La dg ha anche annunciato l’inaugurazione, a breve, della casa della salute ad Atina che sarà anche punto di riferimento come centro per le demenze.  E’ noto a tutto il mondo che tale progetto è stato creato dai comuni del consorzio della Val di Comino e finanziato dall’UE.
Questi sono stati annunciati come eventi di un progetto di costruzione di una nuova rete socio sanitaria territoriale. Questo si annuncia, mentre si opera in senso assolutamente contrario. Infatti la Asl ha ridotto drasticamente i servizi per tutte le categorie svantaggiate; si accinge a breve a chiudere sette centri periferici di prelievo per le analisi di laboratorio; ha ridotto l’attività domiciliare del CAD ai minimi termini, mentre le prestazioni sono state progressivamente trasferite alle strutture private convenzionate; il sistema riabilitativo pubblico è stato smantellato a favore del privato, così come è accaduto per le RSA. A questo proposito è stato annunciato che nelle liste di attesa per le RSA ci sono solamente 5 pazienti. Questo è un dato drammatico e negativo che dovrebbe far riflettere chi ha chiuso le RSA pubbliche e ridotto i posti letto. Esso ci dimostra che le persone anziane rinunciano a curarsi in quanto nè loro né i loro familiari riescono più a sostenere le spese di ricovero, diventate stratosferiche, consentite da una politica scellerata della Regione Lazio. Infine ci si aspettava di conoscere finalmente quali sono i costi unitari imputabili alle strutture private convenzionate, confrontati, ma onestamente, con quelli delle strutture pubbliche. Ci si aspettava di conoscere inoltre quali sono i controlli che vengono effettuati sulle strutture private convenzionate circa la appropriatezza delle prestazioni erogate. Ci aspettavamo di sapere se ci sono ancora sforamenti o meno come quelli riscontrati nel passato che hanno prodotto ingenti danni economici. E’ strano, è stato fatto un solo cenno all’appropriatezza delle prestazioni ambulatoriali specialistiche. Attendavamo pure di conoscere quali innovazioni si intendessero apportare sulle istanze di partecipazione e sulla trasparenza. Ancora una volta abbiamo, nostro malgrado, dovuto registrare la volontà di una vecchia e strumentale concezione fortemente sospettabile di clientelismo.
Poi, incredibile ma vero:
La rappresentante della commissione tecnica presente alla riunione della commissione consiliare salute ha comunicato che l’esame del nuovo atto aziendale sarebbe stato calendarizzato una settimana dopo l’audizione della dg in commissione salute, evidenziando il ruolo subalterno della politica rispetto ai tecnici.

A ciò segue una logica e spontanea domanda: ma chi in Regione Lazio ha pensato di regalare questi bei tesori alla provincia di Frosinone? In mano a chi stiamo? E tutto questo quanto costa al contribuente?

venerdì 27 marzo 2015

Seduta del Consiglio comunale sulla delibera relativa ad Acea...pure la videocamera s'è scocciata

Luciano Granieri


Postiamo di seguito, il video relativo all’approvazione del consiglio comunale di Frosinone  della delibera d’iniziativa popolare sulla rescissione del contratto con il gestore del servizio idrico Acea Ato5. Il video è di scarsa qualità, infatti la ripresa è effettuata con il cellulare. Perfino la videocamera si è esaurita in attesa della tanto attesa votazione. 

Dalle 19,30, ora di convocazione del consiglio, l’aula si è animata solo alle 21,30. Il sindaco infatti era stato convocato in prefettura per la faccenda delle tribune chiuse ai tifosi in occasione della partita  di calcio Frosinone-Latina.  Il sindaco appunto……  non i consiglieri, la seduta poteva proseguire presieduta dal vice sindaco.  Già poteva,  ma  si è preferito aspettare i comodi del calcio e chissenefraga se l'acqua ci costa quanto un Brunello di Montalcino.

 Dopo uno spassoso question time dove si è discusso, far le altre cose, della “INVIVIBILITA’” del cimitero, si è arrivati al  tanto atteso  esame della delibera . Tutto liscio dunque? Neanche per idea infatti subito prima di procedere alla votazione il ventriloquo ottavianeo Vincenzo Savo si rendeva conto, solo  all’ultimo momento , dopo che una stessa delibera era stata già discussa e approvata 8 anni prima e dopo che la nuova versione da tre mesi era  rimasta a disposizione dei consiglieri per essere esaminata,  che forse Acea si sarebbe potuta  incazzare se gli si  fosse piazzata brutalmente sotto il muso la rescissione del contratto per colpa e farla pagare ai cittadini, come se questi già non pagassero abbastanza.  Per cui “the voice” Savo   , spalleggiato dai consiglieri Turriziani e Martini  proponeva di sospendere la seduta e convocare  una riunione dei capi gruppo per emendare la delibera  e rendere meno indigesto per il gestore il tema della rescissione contrattuale. ‘Round midnight, perdonate la citazione jazzistica, i capi gruppo si ritiravano per deliberare ed emendare.  Dopo una trentina di minuti circa la corte rientrava e approvava all’unanimità il dispositivo illustrato nel video. Un servizio più completo della seduta sarà redatto nei prossimi giorni, date tempo alla mia video camera di riaversi dallo shock  .

 Intanto pubblichiamo la versione non emendata, in maniera che è possibile rilevare le differenza con quella approvata. Ecco il testo:   La delibera   d’iniziativa popolare    impegna il comune a: “porre in essere tutte le azioni necessarie a favorire una risoluzione per inadempimento del contratto con l’attuale gestore del servizio idrico –Acea Ato5 ndr- , avviare l’iter per la gestione pubblica e partecipata del Servizio idrico integrato, coinvolgere la cittadinanza sull’avvio dell’iter per la gestione pubblica dell’acqua”.



Audizione per l'atto aziendale della Asl di Frosinone. Eccidio della trasparenza

Luciano Granieri


 La trasparenza è il principale  caposaldo della legalità. Questo principio è emerso  più volte negli ultimi giorni in relazione agli episodi di presunta corruzione che hanno investito dirigenti e amministratori  del ministero delle infrastrutture, del  Comune di Roma e della  Regione Lazio.  

Nella vicenda dell’audizione dell’atto aziendale della Asl di Frosinone innanzi alla commissione regionale per la salute, tutto emerge tranne che trasparenza. Continui rinvii della seduta, modifiche all’atto, inizialmente solo conosciute ad alcuni sindaci, mistero sulla natura delle modifiche tanto da ingenerare incertezza sull’opportunità o meno di un ulteriore passaggio presso la conferenza dei sindaci, fino alla farsa di ieri in cui si è scoperto l’inserimento di ulteriori aggiustamenti datati 25 marzo . Proprio il giorno prima dell’audizione e dopo che questa aveva già  subito diversi rinvii. Nella frenetica e isterica girandola di cambiamenti pare si siano persi altri 52 posti letto. Evidentemente la commissione non se l’è sentita di approvare il piano senza almeno aver analizzato le modifiche inserite all’ultimo momento, per cui l’audizione è slittata a martedì prossimo 31 marzo.  

Altrettanto evidente è che il documento dovrà tornare all’esame della conferenza dei sindaci a stretto giro di posta. L’unico elemento sicuro nell’oscura incertezza  che accompagna l’iter di questo atto aziendale è che l'ospedale di  Frosinone non sarà   Dea di II livello. Non c’è scritto, è riportato anzi che tale qualifica spetta alla struttura  Latina. L’hanno capito tutti, tranne quei quattro sindaci farlocchi che appoggiarono il piano   e che ora si ritroveranno a riesaminarlo non sapendo che pesci pigliare. 

A proposito. Questa vicenda è utile a capire come regolarsi in caso di elezioni amministrative.  Bisogna prendere esempio da  gente come Ottaviani o Pompeo e votare un candidato che operi all’opposto rispetto alle azioni che stanno svolgendo questi signori nel corso del loro mandato. 

Ma torniamo alla trasparenza. Che questa non fosse di casa presso la  Regione, soprattutto quando si pone attenzione al sistema sanitario, ci fu immediatamente chiaro quando come Osservatorio Peppino Impastato, insieme con lo SNAMI presentammo nel novembre del 2014 istanza di partecipazione all’atto aziendale,  una facoltà sancita   dalla legge 241/90 sulla trasparenza.  

La Regione oltre che risponderci in ritardo, ben oltre i 45 giorni stabiliti come tempo massimo per ottenere riscontro, rigettò la nostra richiesta tirando in ballo l’art.13  della legge nella quale si stabilisce che gli atti di pianificazione e programmazione, preliminarmente individuati dalla Regione, non prevedono la partecipazione dei cittadini. Resta difficile capire come un atto, i cui contenuti fino a ieri erano sconosciuti alla   commissione regionale per la salute ,  possa essere considerato come preliminarmente individuato dalla Regione. 

Purtroppo nella situazione attuale non possiamo contare neanche sui rappresentanti che pure abbiamo votato……cioè sono stati votati.   L’indegna gazzarra scatenata dai consiglieri eletti nel territorio  provinciale presenti a l’audizione, ci restituisce un’immagine di completo degrado amministrativo istituzionale. Apruzzese consigliere  di centro destra dalla memoria corta, sodale di coloro che hanno iniziato l’opera di smembramento della sanità pubblica, attraverso la dissennata gestione di Storace e il successiva devastazione della Polverini,  rinfacciava ai consiglieri di centro sinistra Buschini e Bianchi l’inadeguatezza della manager Mastrobuono chiedendone le dimissioni. Questi ultimi si arrampicavano sugli specchi tentando una difesa tanto debole quanto improponibile,  rinfacciando ad Apruzzese la responsabilità del suo partito nella gestione precedente. 

Barillari , consigliere M5S,  ovviamente rimaneva fuori da questo contenzioso ma era nondimeno duro nel denunciare  la farsa.  Questa invereconda sceneggiata dimostra ancora di più che la partecipazione dei cittadini nella gestione della Cosa pubblica  è l’unica salvezza. Non ci difende nessuno, ormai è  evidente che dobbiamo difenderci da soli.

"Un fondo a garanzia del microcredito ottenuto con i tagli agli stipendi dei parlamentari del M5S"

“Il MoVimento 5 Stelle mantiene le promesse fatte in campagna elettorale” - così il meetup 5 stelle di Frosinone annuncia il fondo per il microcredito, alimentato dalle restituzioni degli stipendi dei parlamentari ed europarlamentari M5S.- “Ben 10 milioni di euro sono i soldi che i nostri portavoce si sono tagliati dai loro stipendi in meno di 2 anni di legislatura e depositati in un fondo del Ministero dello Sviluppo Economico, che farà da garanzia per prestiti fino a 35.000 alle Piccole e Medie Imprese. Un esempio che dovrebbero seguire anche i parlamentari delle altre forze politiche.” - Infatti, proprio grazie a questo fondo di garanzia gestito dal Ministero dello Sviluppo Economico, del valore di 40 milioni di euro (30 milioni dal Ministero e 10 milioni dai tagli degli stipendi dei parlamentari del M5S) le piccole imprese potranno chiedere finanziamenti fino a un massimo di 35.000 euro. Il credito verrà erogato a tassi molto bassi, con termine a 7/10 anni. E concludono - “Per chiunque desiderasse avere informazioni e conoscere le modalità di accesso al fondo, abbiamo organizzando un incontro aperto a tutta la cittadinanza venerdì 27 marzo alle 17.30, presso il Lebò Club in via A. De Gasperi 10 Frosinone.”
MOVIMENTO 5 STELLE FROSINONE


giovedì 26 marzo 2015

Esame Atto Aziendale Asl di Frosinone. La farsa nella farsa

Francesco Notarcola


La discussione dell’atto aziendale è stata rinviata a martedì 31 marzo 2015, su richiesta del presidente della settima commissione on. Lena, dopo che i consiglieri Tortosa, Richini, Abbruzzese, Sbardella, Santori, e De Lillo erano intervenuti chiedendo il rinvio dal momento che la direzione generale della ASL ha apportato modifiche all’atto aziendale con una delibera datata 25 Marzo 2015, cioè, un giorno prima dell’audizione.
 Tale documentazione è stata consegnata ai componenti della commissione con molto ritardo. Alcuni documenti sono stati addirittura consegnati durante lo svolgimento dell’audizione.
Il presidente della commissione, inoltre, ha chiesto formalmente alla direttrice generale, prof.ssa Isabella Mastrobuono, di sottoporre nuovamente all’esame della conferenza dei sindaci l’atto aziendale modificato.
 Queste richieste sono state concordate con tutti i consiglieri presenti in un incontro formale svoltosi a seguito di una sospensione della seduta. Alla ripresa dei lavori, alcuni consiglieri tra cui Buschini, Bianchi, Bonafoni, nei loro interventi hanno insistito perché si discutesse l’atto per valutare l’entità delle modifiche apportate e decidere se sottoporlo nuovamente all’esame di un comitato ristretto dei sindaci dei comuni dove vi insistono i presidi ospedalieri, invece che alla conferenza dei sindaci in seduta plenaria.
A questo punto il presidente Lena ha chiesto al rappresentante della commissione tecnica, presente alla riunione, di pronunciarsi circa la qualità sostanziale o marginale delle modifiche apportate. La dottoressa ha informato l’assise che la commissione tecnica aveva calendarizzato la discussione per l’esame delle modifiche dell’atto aziendale per lunedì 30 marzo 2015.

In seguito a queste dichiarazioni tra lo sgomento, il sarcasmo e l’incredulità di tutti i presenti il presidente ha annunciato il rinvio. Era presente un folta delegazione del coordinamento per la sanità della provincia di Frosinone, mentre è stata sottolineata la deprecabile assenza dei sindaci.

video di Luciano Granieri

Jobs Act: la Costituzione non è più la stessa? Se ne discute a San Donato Val di Comino

Luciano Granieri

Il convegno intitolato “Jobs Act: La Costituzione non è più la stessa?” organizzato da Comitato Provinciale Frosinone  in difesa della Costituzione  , che si terrà  sabato 28 marzo a partire dalle ore  18,00 presso il Teatro Comunale a San Donato Val Comino, ha l’enorme pregio di  focalizzare  gli effetti nefasti del Jobs Act, sui principi della  Costituzione Italiana. 

  L’assalto ai cardini costituzionali in atto, sin da prima del governo Renzi, ma che con questo esecutivo stanno subendo un’inesorabile accelerazione, sono stati per lo più associati alla riforma del Senato non elettivo,  combinata con una legge elettorale, non rispettosa dei principi di rappresentanza e di democrazia. 

L'articolo  pubblicato sul quotidiano “il manifesto” dal  professor  Michele Prospero, docente di scienze politiche e filosofia del diritto, sociologia e comunicazione presso la facoltà di Scienze politiche dell’università “La  Sapienza” di Roma,  dal titolo “Un premier che marcia spedito verso l'800 riporta con estrema brutalità al processo di decostituzionalizzazione  del lavoro messo in atto dal Jobs Act.   

Le  lotte sociali e un contemporaneo impegno politico  negli anni ’70 avevano , attraverso la promulgazione dello statuto dei lavoratori, determinato un riequilibrio del potere del lavoro rispetto al potere del capitale. Un equilibrio che finalmente rendeva effettivo per tutti  il riconoscimento del valore insopprimibile ed inviolabile della persona umana.  

Con il Jobs Act, si afferma la tirannia del  capitale e il totale dissolvimento del potere del lavoro. Gli strumenti attraverso cui ciò si esplica sono noti, mi riferisco alla libera facoltà di licenziamento ingiusto, senza  che la magistratura possa  sanzionare tale enorme   abuso con una pena di pari gravità  rispetto  alle condizioni di emarginazione sociale ed economica  che lo stesso  abuso determina in chi lo subisce.

 Conferire al capitale un tale potere sulla dignità della vita dei lavoratori significa produrre uno strappo costituzionale devastante, soprattutto in relazione al principio  personalistico garantito a tutti i cittadini dalla  Costituzione. Tale  principio assicura "il riconoscimento pieno   della persona umana ,  della  pari dignità sociale e dell’eguaglianza di fronte alla legge senza nessuna distinzione di sesso,  di lingua, di religione, di opinioni i politiche di posizioni personali e sociali” (art.3).  L’elemento principale  per il riconoscimento di questo principio è il diritto al lavoro. Il lavoro è riconosciuto nella Carta Costituzionale come elemento principe dei rapporti economici….IL LAVORO, NON L’ACCUMULAZIONE FINANZIARIA.  Con il Jobs Act, si nega   dignità sociale. Sulla strada delle vittime schiavizzate da questa norma  pesano  come macigni quegli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza,  impediscono il pieno sviluppo  della persona umana e l’effettiva partecipazione politica, economica e sociale del Paese.  

Il Jobs Act     fa strame anche dell’art . 4  In  base al quale “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”. Con l’abolizione dell’art. 18 invece si rende effettivo il diritto al licenziamento. Il ricatto determinato   dal libero licenziamento anche senza giusta causa, elimina il diritto  dei lavoratori a "svolgere attività secondo le proprie possibilità e la propria scelta".  Se poi ci soffermiamo sul titolo III della Carta , che regola i rapporti economici, il Jobs Act rivela tutta la sua incostituzionalità. La già richiamata ricattabilità imposta dalla facilità con cui è possibile licenziare  costringe il lavoratore ad accettare riduzioni di salario,  paghe da fame e ritmi di lavoro disumani. Viene negato in tal modo   il diritto sancito dall’art.36   sul  "recepimento  di  una retribuzione proporzionata alla qualità e alla quantità   lavoro svolto  e in ogni caso sufficiente ad assicurare a se e alla famiglia un’esistenza libera dignitosa".  Sempre l’art. 36 delega alla legge ordinaria la facoltà di stabilire la durata massima della giornata lavorativa e la proporzionalità della retribuzione ai livelli di lavoro. E qui entra in ballo la legislazione sui contratti collettivi nazionali, che il Jobs Act di fatto distrugge, prevedendo l’abolizione della reintegra anche per i licenziamenti collettivi senza giusta causa. Sul CCNL pesa anche la legge Sacconi che concede ampia possibilità di deroga alle aziende  rispetto alla contrattazione collettiva nazionale.  

Possono dunque ricorrere le condizioni per indurre la Corte Costituzionale ad esprimersi  sulla costituzionalità del Jobs Act? E’ una domanda che sottoporrò  al professor Prosperi. Intanto sottoscrivo  la sua valutazione  sul carattere unicamente classista e teso a ripristinare la tirannia del capitale sul lavoro del Jobs Act. In termini puramente economici, infatti, la misura non produrrà nuovi posti di lavoro e soprattutto non attiverà la tanto invocata ripresa economica. 

 Come molti grandi imprenditori hanno già sostenuto, salutando con gioia la nuova legge, il vantaggio in termini di risparmio fiscale per loro   è evidente, ma procederanno a nuove assunzioni solo in presenza di una ripresa degli ordinativi.  Ugualmente resta difficile immaginare come possano ripartire i consumi, in un quadro, quale quello determinato dal Jobs Act,  in cui si registrerà   diminuzione salariale e, l incertezza  sulla continuità lavorativa, renderà  impossibile un minimo di accesso al credito.  

Come risulta evidente le tematiche e gli spunti sono molteplici. Non rimane quindi che incontrarci sabato prossimo 28 marzo alle 18,00 a San Dontato Val Comino, per discuterne insieme e con il professor Michele Prospero . A sabato.


Queste le dichiarazioni della Mastrobuono alla commissione regionale durante l'audizione per l'atto aziendale.

da un'indicazione di Antonio De Santis
ore 16:12, dal sito della Regione




Atti aziendali, dg Asl Frosinone: "Disorganizzazione e illegalità prima del mio insediamento"
"All'atto del mio insediamento ho constatato che non erano state recepite le più elementari innovazioni come il 'day surgery' e il 'week surgery'; ho registrato una completa assenza di integrazione sociosanitaria e una diffusa illegalità a tutti i livelli". Il direttore generale della Asl di Frosinone, Isabella Mastrobuono, ha iniziato così la sua audizione sul nuovo Atto aziendale in commissione Politiche sociali e Salute, presieduta da Rodolfo Lena (Pd).
"Il nostro personale ha un'età media molto alta: su 3.943 unità sono circa 650 i lavoratori che presentano limitazioni funzionali", ha precisato Mastrobuono, completando la presentazione del contesto all'interno del quale verrà calato il nuovo Atto. Rispetto ai 977 posti letto disponibili, vengono configurate 115 Unità operative semplici (erano 273) e 88 Unità operative complesse (erano 142).
Con il documento di Autonomia aziendale la Asl intende dunque riorganizzare l'offerta assistenziale, in particolare potenziando l'area dell'assistenza territoriale e introducendo modelli organizzativi alternativi al ricovero ordinario in ambito ospedaliero. "Inoltre - ha aggiunto il direttore generale - intendiamo affermare il principio fondamentale della centralità del cittadino, titolare del diritto alla tutela della salute, nonché il principio della libera scelta del luogo di cura ed equità di accesso. La valorizzazione delle risorse umane e professionali che operano nell'Azienda rappresenta lo strumento principale sul quale intervenire per garantire il miglioramento della qualità delle cure. Pertanto, acquisiscono un ruolo fondamentale i processi di formazione ed aggiornamento, soprattutto sul campo, che saranno promossi anche con la partecipazione e collaborazione di istituzioni esterne, in particolare delle Università per l'apporto di tecniche di ricerca e innovazione organizzativa".
La Asl Frosinone, su cui insistono 91 Comuni, per un bacino di utenza di poco meno di 500mila abitanti, distribuiti in quattro Distretti sanitari, è caratterizzata da un territorio internamente disomogeneo e con alcune zone poco collegate ai nodi centrali della provincia. "Questa conformazione - ha spiegato Mastrobuono - ha fatto sì che negli anni siano stati istituiti molti presidi sanitari, che hanno contribuito a sviluppare una forte frammentazione dell'offerta e non hanno, peraltro, evitato un'elevata mobilità passiva nei confronti della vicina metropoli o di città delle province limitrofe".
"La grande quantità di piccoli presidi ospedalieri, ora in dismissione e riconversione - ha spiegato il direttore generale - è lo specchio del transito tra una visione parcellizzata del territorio ed una visione unitaria e complessiva. L'eccessivo e spesso inappropriato ricorso all'ospedalizzazione è stato motivato anche da una parziale carenza di organizzazione capillare delle cure primarie e di attenzione all'integrazione sociosanitaria".
L'attuale riordino, in sintonia con quanto indicato dalle direttive regionali in materia, centra pertanto il focus della risposta alla domanda di salute nella prossimità e nella continuità della cura.
In questa direzione sono programmate le azioni di riconversione in strutture di diversa intensità assistenziale (Casa della Salute, centri diurni, centri terapeutici riabilitativi) di alcune delle strutture ospedaliere dismesse. Parallelamente viene sviluppata la rete di riorganizzazione delle cure primarie che vede i Medici di Medicina di Base e i Pediatri di Libera Scelta coinvolti direttamente nel processo di cura e presa in carico.
Tre i poli ospedalieri individuati dal nuovo Atto: Frosinone-Alatri, Sora e Cassino.
Per quanto riguarda il presidio di Anagni, a seguito di interlocuzione con la Regione, è stato formulato un piano di riorganizzazione delle attività, dei servizi e delle prestazioni che prevede, in sintesi: un poliambulatorio specialistico, una postazione per gli screening oncologici, un centro dialisi, un laboratorio analisi per le emergenze, una radiologia dotata di sistemi di teleconsulto e telediagnosi, l'attivazione del 'day service', della 'day surgery' e della chirurgia ambulatoriale, un punto di primo intervento h24 con posti letto di Osservazione Breve Intensiva (Obi) e un centro per la sorveglianza sanitaria ed epidemiologica sulle problematiche della Valle del Sacco.
Per quanto riguarda la complementarietà nell'ambito del Polo unificato Frosinone-Alatri e le sinergie che andranno a realizzarsi, si prevede, nel rispetto della dotazione complessiva di posti letto attribuiti, di mantenere ad Alatri una Uo di Medicina Generale con 38 posti letto, una Lungodegenza con 15 posti letto e la costituzione di un'Area funzionale omogenea chirurgica dotata di 10 posti letto ordinari e 10 a ciclo breve ('week surgery') per le patologie chirurgiche ed ortopediche, ulteriormente incrementata di 16 posti di 'day surgery' multidisciplinare. A supporto dell'attività chirurgica saranno resi disponibili 6 posti letto di terapia sub-intensiva. Si prevede inoltre la degenza infermieristica con 20 posti letto dedicati ai pazienti che hanno superato la fase acuta della malattia e alle persone affette da patologie cronico-degenerative, nell'ottica di un approccio 'Chronic Care Model'. Verranno mantenuti la Nefrologia e Dialisi e tutti i servizi di supporto all'attività assistenziale. Il Pronto Soccorso sarà dotato di 5 posti letto, mentre si darà contestualmente corso all'attivazione di una 'discharge room' con l'obiettivo di ridurre i tempi di attesa dei pazienti. Questo assetto comporta nella struttura di Alatri la presenza di 135 posti letto. "La ratio di tale riorganizzazione - ha spiegato Mastrobuono - risiede nella possibilità di differenziare le due strutture, che hanno visto finora una duplicazione e una sovrapposizione delle rispettive attività assistenziali, in un presidio dedicato alla gestione di patologie di maggiore complessità ed in un presidio in cui trattare casistica di medio-bassa complessità, applicando quei modelli assistenziali innovativi che permettono di raggiungere più alti livelli di appropriatezza. La vicinanza geografica dei due presidi rappresenta un ulteriore fattore di razionalizzazione che, attraverso la gestione comune del personale e delle risorse tecnologiche, può consentire sensibili economie di scala".
La direzione della Asl di Frosinone, al termine della relazione introduttiva, ha inoltre rivendicato una serie di iniziative poste in essere o attualmente in corso. Per citarne alcune: realizzazione della Casa della Salute di Pontecorvo, prossima attivazione dell'Hospice di isola del Liri, del Centro Diurno Alzheimer di Atina e della Casa della Salute di Atina. In campo epidemiologico, sottolineate le attività di screening mammografico, del tumore del colon-retto e della cervice uterina. Annunciata, entro il prossimo giugno, l'istituzione della Casa della Maternità presso il presidio ospedaliero di Alatri e l'apertura - prevista lunedì 30 marzo - della Residenza per l'esecuzione della misura di sicurezza sanitaria (Rems) di Pontecorvo.

"Liberi anche di cantare e ballare": iniziativa nazionale di Radiopopolare, ANPI, ARCI e INSMLI

Segreteria Nazionale ANPI

Ai Presidenti dei Comitati Provinciali ANPI
  Ai Fiduciari ANPI
  Alle Sezioni ANPI all’estero
  Ai Coordinatori Regionali ANPI
  Ai Responsabili Aree Territoriali ANPI
e p.c.  Ai componenti del Comitato Nazionale ANPI
           LORO INDIRIZZI

Carissime e carissimi, Radio Popolare, ANPI, ARCI e INSMLI hanno lanciato congiuntamente un'iniziativa nazionale da realizzare la sera di venerdì 24 aprile e che ha come titolo: "Liberi anche di cantare e ballare" .
Siamo partiti dalla convinzione che sia fondamentale ringraziare chi 70 anni fa ha messo a disposizione la sua vita per le libertà e i diritti di cui godiamo ancora oggi. E che sia un dovere ricordarlo, ma che possa diventare anche un piacere farlo. Il 25 aprile è Festa nazionale e tale sarà con le iniziative del mattino e con la grande manifestazione nazionale del pomeriggio. Ma abbiamo pensato di aggiungere anche alcuni momenti corali, per darle ancora di più il carattere della “festa”.
Per l’iniziativa in oggetto, ci si è ispirati  all'idea semplice e geniale che Antonio Greppi, sindaco della Milano Liberata, scelse allora: cantare e ballare. Le cronache ci raccontano di musica che saliva letteralmente dalle macerie della città, di migliaia di persone che esprimevano così - ballando - la loro energia ritrovata dopo anni di sofferenze e lutti, di musica che significava il ritorno alla vita piena.  
Il 70° anniversario della Liberazione si presta a questo omaggio: a voi inventare i modi più opportuni e creativi per realizzarlo. Per esempio: convincere il proprio sindaco ad aprire alla cittadinanza il Palazzo comunale, coinvolgere la banda civica e la band hip-hop del proprio figlio, invitando a cantare e ballare anche il proprio vicino di casa.
Per non sovrapporsi alle iniziative del 25 aprile abbiamo pensato di proporvi, appunto, di organizzare questo ringraziamento in musica alla Resistenza il 24 sera: sarà un modo forte e non convenzionale di salutare la Festa della Liberazione. Infatti allo scoccare della mezzanotte il nostro invito a tutti gli aderenti èdi far sentire la stessa, significativa canzone(che stiamo scegliendo): pensate all'effetto che avrà un'intera nazione - speriamo! - unita da un filo conduttore che richiami i valori della Resistenza e della Costituzione.
Per tutti i dettagli, vi invitiamo a contattare Andrea Liparoto (063212345).Vi informiamo inoltre che è online il sito dell'iniziativa (www.liberidicantareballare.it) che riporterà il programma delle serate che organizzerete nelle varie città. Aspettiamo le vostre adesioni.
Saluti.
LA SEGRETERIA NAZIONALE ANPI

mercoledì 25 marzo 2015

Lotta per l'acqua pubblica. Dalla Piazza ai consigli Comunali per la rescissione del contratto con Acea

Luciano Granieri


Venerdì 27 marzo alle ore 19,30 è stata convocato in seconda seduta il consiglio comunale di Frosinone per discutere una delibera  d’iniziativa popolare  che impegna il comune a: “porre in essere tutte le azioni necessarie a favorire una risoluzione per inadempimento del contratto con l’attuale gestore del servizio idrico –Acea Ato5 ndr- , avviare l’iter per la gestione pubblica e partecipata del Servizio idrico integrato, coinvolgere la cittadinanza sull’avvio dell’iter per la gestione pubblica dell’acqua”.

 La delibera è arrivata all’esame del consiglio grazie ad un raccolta di firme avviata dai giovani del Psi di Frosinone nel novembre scorso. La proposta  ha avuto notevole successo avendo raggiunto il migliaio di sottoscrizioni. Giova ricordare che secondo lo  statuto comunale sono sufficienti 500 firme per presentare una delibera all’esame  consiglio. 

Caso vuole che la proposta  di iniziativa popolare approdi in assise  comunale pochi giorni dopo la movimentata assemblea dei sindaci dell’autorità d’ambito e lo scandaloso comportamento del Presidente Pompeo il quale  ha impedito la votazione, che avrebbe bocciato  il truffaldino piano finanziario proposto da Acea ai comuni.  

Il sindaco Ottaviani, da sempre supino ai voleri di Acea, dovrà discutere un provvedimento, proposto dai cittadini, teso riaffermare la necessità di dare applicazione al risultato dei referendum e a rescindere il contratto con Acea, sulla scia del successo ottenuto dalla manifestazione per l’acqua pubblica, organizzata il 14 marzo scorso. Un corteo che ha percorso le vie cittadine dalla Villa Comunale fino al piazzale della Provincia sede dall’autorità d’ambito. Una manifestazione dove si è ribadita la necessità di rescindere il contratto con Acea e di sciogliere l’assemblea dei sindaci componenti l’autorità d’ambito, in quanto organismo decaduto in base alla legge regionale 5/2014, per la quale si aspettano i decreti attuativi. 

Ritengo indispensabile approfittare dell’occasione che queste felici coincidenze di eventi ci offrono. Faccio mio l’appello del coordinamento di associazioni che ha organizzato la manifestazione del 14 affinchè si partecipi in massa, venerdì prossimo 27 marzo,al consiglio comunale di Frosinone . E’ necessario pressare i consiglieri affinchè si esprimano  in difesa dei cittadini approvando la delibera che i cittadini stessi hanno loro sottoposto. E’ fondamentale che si torni privilegiare gli interessi della collettività, piuttosto che squallidi interessi  di bottega. 

Allo stesso modo sarebbe necessario partecipare al consiglio comunale convocato a Ferentino sempre il 27 marzo ma alle ore 9,30 nella quale è posta in discussione una delibera presentata dai consiglieri: “Bernardini, Maddalena, Valeri, Berretti, che obbliga il Comune di Ferentino  a “Mettere in atto le azioni necessarie per la risoluzione del contratto con il gestore del servizio integrato”. La manifestazione del 14 marzo è stato  solo   l’inizio del percorso volto all'ottenimento della rescissione del contratto con Acea e alla riappropriazione da parte dei cittadini di un bene essenziale alla vita  come l’acqua . Ora è fondamentale che la lotta si sposti nei consigli comunali, per convincere le giunte a riaffermare principi di legalità e rispetto delle leggi. 































Domani 26 marzo 2015, si terrà l'audizione per l'atto aziendale della ASL di Frosinone

Luciano Granieri


Domani 26 marzo 2015  alle 14,30 si terrà la tanto attesa, e più volte rinviata, audizione in merito all’atto aziendale della Asl di Frosinone innanzi alla commissione regionale. Se ciò realmente avverrà, perché dopo i continui rinvii, anche dell’ultima ora,  è lecito mantenere qualche dubbio, finalmente il  management della Asl provinciale potrà avere la benedizione sul suo programma….forse.  Un programma che -nonostante il blocco del TAR sui  decreti attuativi alla riorganizzazione della rete ospedaliera, nonostante certe operazioni di privatizzazione predisposti in regione (appalto recup), simile ad alcune  presenti   nell’atto,  siano finiti nei fascicoli di “Mafia Capitale” - deve risultare "applicabile", così come riportato sul sito della Regione. 

Perché una tale ostinazione nonostante alla Pisana tiri una così brutta aria?  Perché questo tira e molla di convocazioni e sconvocazioni? Mistero, anche se personalmente un’idea ce l’avrei.  Più che un’idea uno scenario ipotetico che vado ad illustrare nella sua visionaria evoluzione. 

Nel febbraio scorso   filtrò la notizia che la commissione regionale avrebbe bocciato l’atto  presentato dalla Mastrobuono non ritenendolo confacente alle  linee guida regionali. Le obiezioni riguardavano l’eccessiva dispendiosità del dispositivo, tagli all’acqua di rose insomma. Altro che le lamentazioni della associazioni rispetto alla nocività del piano sulla sanità provinciale! Quell’atto concedeva troppo al sistema sanitario locale. La D.ssa Mastrobuono nei giorni successivi,  si prodigò nella strenua difesa del suo programma, ne uscì come la paladina del diritto alla salute del Popolo ciociaro.  

I tira e molla sono continuati, la prima audizione era stata fissata  per il 26 febbraio e ad oggi non è avvenuta (domani sembra sia  il giorno buono),  sono state apportate modifiche note solo a pochi, fra cui il sindaco di Frosinone, si è discusso se a seguito di tali cambiamenti  l’atto dovesse tornare all’esame della conferenza dei sindaci. Una serie di eventi preparatori per il verdetto che presumibilmente domani confermerà il giudizio negativo della commissione regionale ipotizzato a febbraio. Ne confermerà le motivazioni circa un  programma dispendioso poco rispondente alle linee di austerity decise dalla Regione. 

Inizierà  così un gioco delle parti, con indignazione dei politici, della D.ssa Mastrobuono, prese di posizione  per la crudeltà dei commissari regionali,  minacce di dimissioni in caso di  altre privazioni verso   la  sanità provinciale.  Proteste contro la decisione di non avvallare il piano della D.ssa Mastrobuono fiumi di comunicati stampa ecc. ecc. Il tutto per far sembrare la successiva approvazione dell’atto, che avverrà  così come redatto, cioè senza il recepimento delle restrizioni suggerite dalla commissione, come una vittoria della manager, dei sindaci che l’hanno approvata. Una vittoria determinata dal fatto che la D.ssa Mastrobuono  sarà  riuscita, contro tutto e tutti, ad evitare ulteriori tagli alla sanità della Provincia, attraverso la definizione di uno strumento programmatico , che si trasformerà,  da arma distruttrice, a presidio di difesa della sanità pubblica. 

Insomma sospetto che si stia   predisponendo  una squallido teatrino per farci fessi e contenti. Ritenete che questo scenario sia troppo fantasioso? Chi vivrà vedrà e speriamo di non ammalarci nel frattempo.

Sanità segnali che non possono passare inosservati

Coordinamento Provinciale per la Sanità

Il Coordinamento sta assistendo a  dei segnali inequivocabili che non possono passare inosservati.
La Commissione tecnica regionale, la commissione regionale sanità, molti consiglieri regionali, si stanno esprimendo tutti contro l’atto aziendale della Asl di Frosinone. Il TAR, per di più, ha sospeso i decreti di Zingaretti che sono i progenitori dell’atto aziendale.
I nodi che il coordinamento da agosto dello scorso anno aveva previsto stanno venendo al pettine , e  non ci voleva certo un grande sforzo a capire che questo atto aziendale è la celebrazione della distruzione della sanità di questa provincia.
E finalmente, dopo otto mesi di confronti pubblici serrati promossi dal Coordinamento con iniziative di ogni tipo ed in tutto il territorio della provincia, anche il PD ha capito la validità delle nostre critiche e dei nostri obbiettivi. Anche quei rappresentanti istituzionali che sostenevano la giustezza dell’operato della manager generale della ASL, oggi si muovono nella direzione opposta evidenziando riserve e criticità di questo famigerato atto aziendale.

Se il Tar sospende i decreti, se l’atto aziendale viene osservato e le note di correzione diventano misteriose e se la commissione sanità rimanda continuamente l’appuntamento con il manager della Asl senza spiegarne i motivi, se alcuni consiglieri regionali della provincia silenti fino ad ora esprimono critiche non celate all’atto aziendale, ai sindaci che lo hanno approvato non viene proprio nessun dubbio? Perché non sono i primi a chiedere la convocazione della conferenza locale della sanità? Quali sono i loro veri interessi? E’ un caso che il sindaco di Frosinone, presidente della conferenza locale sanità accetti di essere declassato a portavoce della manager senza alcuna reazione?
Ma è possibile che proprio i sindaci rimangano gli ultimi passivi conniventi con questa dirigenza aziendale artefice del progetto di smantellamento sanitario provinciale? Proprio loro, gli unici eletti da quei cittadini che sono le vittime quotidiane dello sfascio sanitario.
Siamo di fronte a una svolta. Le bugie sparate a raffica, le promesse da marinaio, le rappresentazioni di scatole vuote fatte passare per policlinici ad alta specializzazione, sono state impietosamente smascherate.
Se consiglieri regionali esterni a questa provincia, conducono la difesa del nostro territorio e della salute della nostra popolazione, condividendo analisi, valutazioni e obiettivi del coordinamento, è ora che gli elettori della ciociaria prendano coscienza del piatto avvelenato che è stato loro riservato dai tecnocrati romani.
 








martedì 24 marzo 2015

Centro storico di Frosinone. Uno squallido backstage

Luciano Granieri

La rappresentazione della  passione di Cristo, dai costi hollywoodiani, andata in scena  domenica scorsa,  presso il   centro storico di Frosinone è  stata una ulteriore operazione utile ad enfatizzare     un  palcoscenico  che nasconde uno squallido  backstage.  Il festival estivo dei conservatori, operazione peraltro  assolutamente meritoria, le baracchette di Natale, di una tristezza infinita nel tentativo mal riuscito di scimmiottare i mercatini natalizi del  nord Italia, non sono altro che il nobile tappeto, sotto cui nascondere l’immondizia di un quartiere degradato. 

Cosa c’è dietro piazza Vittorio Veneto,  con la fontana tricolore ultimamente usata per fare gavettoni ai manifestanti  grillini?  Quale è la realtà che appare  dopo che le bancarelle di antiquariato  del mercatino mensile domenicale, hanno smobilitato?  Cosa c’è sotto il tappeto? Vicoli semi deserti, cornicioni che cadono in pezzi, risse fra disperati in preda a raptus alcolici,  in una parola “degrado”.  

Puntualmente la riqualificazione del centro storico è  diventata  il cardine   dei programmi elettorali dei sindaci che si sono succeduti alla guida della città e puntualmente è rimasta  disattesa. Non fa eccezione  l’attuale sindaco Nicola Ottaviani.  La scaltrezza nell’organizzare grandi eventi fra le mura antiche,  potrà aver intortato qualche mercenario delle truppe cammellate al soldo del sindaco, ma non ha fermato il processo di degrado del centro storico, anzi ne ha impresso un’ulteriore accelerazione.  

Non incanti la trovata  di nominare un assessore ad hoc, la piddina per un giorno , passata alla concorrenza,  Rossella Testa. Lo  sappiamo tutti che questa operazione è parte del piano escogitato dal sindaco utile a creare una squallida rotazione di deleghe  per soddisfare la fame di poltrone dei suoi caporali. 

Proprio il neo assessore al centro storico ha organizzato  una serie di incontri con i commercianti per raccogliere proposte utili a rianimare la zona. Pare che gli invitati fossero pochi, non tutti,   una sparuta cerchia collaterale all’attuale amministrazione. Quanto giovi alla causa un tale approccio, soprattutto se non si convocano tutti gli interessati è tutto da verificare. 

Ma cosa servirebbe per far risorgere il centro storico ? Molto semplice, la gente,  quelli già vivi non il Cristo morto in attesa di risorgere .  Le abitazioni si stanno svuotando, lasciando interi vicoli disabitati, i pochi locali stanno chiudendo e quelli che rimangono devono subire la concorrenza dei distributori automatici di bevande, soprattutto  alcoliche, a prezzi stracciati. E’ fuggita la cultura e l’intrattenimento, sono fuggite le persone. E’ rimasto il vuoto. 

Radical chic e notabili, soggetti da Rotary o Lyon club, che sfilano davanti ai musicisti  durante il festival dei conservatori, non capendo un cazzo di musica, ma impegnati a sfoggiare la borsetta o il sandaletto firmato, non servono a rivitalizzare il centro storico. E’ necessaria le presenza delle persone sempre, servono posti  stanziali dove si eroghi  cultura e intrattenimento in tutti i periodi dell’anno, non solo durante il festival dei conservatori o le passioni dei  vari cristi. 

Creare spazi di incontro per le persone, luoghi dove tornare a parlarsi, confrontarsi. Per fare ciò è necessario che l’amministrazione investa risorse economiche ed umane, agevolando chi vuole tornare ad abitare e lavorare  in centro,  favorendo l’apertura di locali dove sia  possibile ascoltare musica fruire di altre espressioni artistiche e culturali.  Aprire botteghe artigiane, in cui organizzare laboratori aperti ai giovani e a chiunque voglia accostarsi alla tradizione manifatturiera popolare. 

Ma all’attuale amministrazione tutto ciò non interessa. Questa è un attività che non porta consenso elettorale. Infatti, si è potuto serenamente rinunciare al progetto denominato “Sistemazione del museo archeologico” - un piano in cui era prevista , oltre che la riqualificazione del  complesso museale sito nel centro storico, la sistemazione della piazza e degli arredi urbani limitrofi alla struttura -per dirottare il finanziamento ottenuto dalla Cassa depositi e prestiti, stanziato per quest’opera, alla realizzazione del nuovo stadio. Un progetto molto più efficace in termini di consenso elettorale, ma soprattutto,  funzionale e rendere disponibile  l’area del Matusa, liberata dall’attuale campo d calcio, alla mega speculazione edilizia ordita dalla nota lobby fondiaria vera padrona della città. 

E qui ritornano i soliti noti. Fino  a quando continueremo a subire la tirannia dei padroni muratori di Frosinone, che si impone ai cittadini attraverso i servigi di amministrazioni dal diverso  colore politico, ma dallo stesso alto grado di asservimento, non ci sarà speranza né per il centro storico, né per ogni altro spazio di vivibilità in città. Bisogna dunque attrezzarsi e costruire delle soggettività politiche consapevoli, che partendo dal rispetto delle esigenze della collettività abbiano il coraggio di liberarsi dalla schiavitù dei padroni muratori e offrire alla cittadinanza un scelta diversa.


Di seguito un video realizzato nell’ottobre del 2010 dove nel corso di un’evento organizzato da Sinstra Ecologia e Libertà, si chiedeva ai cittadini di contribuire con idee e proposte alla rivitalizzazione del centro storico. Come si vede la faccenda è storia vecchia.

Venezuela Di fronte all’ingerenza degli Usa: come difenderla dall’imperialismo?

Ust (sezione venezuelana della Lit-Quarta Internazionale)
Gli Stati Uniti hanno dato una nuova prova di cinismo e ipocrisia. Il presidente Obama ha appena firmato una legge che dichiara che il Venezuela “rappresenta una minaccia insolita e straordinaria per la sicurezza nazionale e la politica estera degli Stati Uniti e pertanto dichiaro un’emergenza nazionale”. Con questo argomento ha congelato i conti e le attività negli Stati Uniti di sette funzionari del governo.
Se non fosse tragico e patetico, provocherebbe risate (ma anche indignazione) che il Paese che è il principale violatore dei diritti umani e democratici dei popoli, si preoccupi di questi in Venezuela. Hanno organizzato le invasioni più genocide di cui sia stata testimone l’umanità, con migliaia di morti di civili, donne, bambini e anziani; e inoltre hanno avallato le dittature più repressive e sanguinose, come quella di Pinochet in Chile e Stroessner in Paraguay, per citarne solo alcuni. Obama e il suo governo, che non rispettano nemmeno i diritti dei neri e dei latinoamericani nel loro stesso Paese, dichiarano che il Venezuela è una minaccia per la sicurezza yankee!
Senza nessun dubbio dobbiamo respingere gli intenti di intervenire nella politica del nostro Paese da parte del governo imperialista degli Stati Uniti. Rifiutiamo l’arroganza con la quale gli yankee si intromettono nei Paesi come se fossero loro. Gli Usa e il governo di Obama mancano di qualsiasi autorità morale e politica per esigere il rispetto dei diritti umani e democratici in Venezuela e in qualunque Paese del mondo.
I lavoratori e le masse popolari di tutto il mondo sanno cosa significa quando gli yankee“intervengono con i loro aiuti democratici e umanitari”, bombardando, assassinando e appoggiando governi burattini. Saranno i lavoratori, i contadini e i settori popolari, con l’organizzazione, la mobilitazione e la lotta, quelli che recupereranno e faranno valere i loro diritti calpestati; e, sia detto di passata, ne conquisteranno molti di più senza l’ingerenza yankee e di nessun Paese imperialista.
Il governo Maduro non prende misure per difendere la nazione
Diosdado Cabello, presidente dell’Assemblea nazionale, ha denunciato che gli Stati uniti “starebbero preparando un’invasione del Venezuela”. E Maduro da parte sua ha dichiarato che “Obama ha deciso di rovesciarmi”. Lo scorso mercoledì 11 marzo l’Assemblea nazionale ha approvato una nuova Ley Habilitante [che dà poteri straordinari al presidente], per “difendere la pace nel nostro Paese”.
Tuttavia, oltre a questo il governo non sta agendo secondo quanto esso stesso denuncia. Il Venezuela fornisce il petrolio che nella supposta invasione che gli yankee utilizzerebbero per rifornire i loro aerei e veicoli. Negozia con la Bank of America, la Barclay’s e i fondi avvoltoio l’acquisto dei titoli del debito pubblico venezuelano e parte delle sue riserve di oro.
Venezuela permette il rimpatrio dei profitti di società petrolifere come Chevrón, Weatherford, Halliburton e Schlumberger. Nel frattempo queste fanno affari molto buoni. Gli impianti di assemblaggio, i laboratori farmaceutici, tutti continuano a ricevere dollari preferenziali… Così pensano di difendere il Paese da un’invasione? Non un singolo conto di un’impresa o entità finanziaria yankee è stato bloccato, non uno dei loro beni è stato confiscato. Forse che questi capitali non saranno utilizzati per finanziare l’eventuale invasione?
Il Mud e la Chiesa
Il Mud [Mesa de unidad democrática, ossia Ufficio di unità democratica, opposizione borghese di destra] si ritrova tra l’incudine e il martello. Le misure di ingerenza del suo padrone, Obama, lo obbligano a prendere una posizione che in una congiuntura elettorale non gli lascia molto margine. Per questo ha mostrato il carattere pro-imperialista dei suoi dirigenti che non hanno rifiutato chiaramente la politica yankee.
La Chiesa ha tentato di salvare la situazione con l’aiuto del vescovo di Caracas, monsignor Urosa Savino. Secondo El Universal, il 12-3-2015 ha dichiarato che era “inaccettabile” l’ingerenza yankee. (…) “Sembra una esagerazione” che il Venezuela sia una minaccia. E fa appello alla “sensatezza e al discernimento”.
Anche questa “equanimità” ha dimostrato il suo carattere pro-imperialista. La Chiesa venezuelana, tanto “sensata” e difensora dei “diritti umani”, “dimentica” sempre di denunciare gli impresari e l’imperialismo come responsabili di sfruttamento, crimini e genocidi. Agisce come “quinta colonna” pro-imperialista.
Né i discorsi né la Ley Habilitante risolveranno la crisi
Il governo di Nicolás Maduro e del Psuv, ha ridotto la sua “lotta anti-imperialista” ai discorsi sulla televisione nazionale. Abbiamo denunciato il montaggio del supposto colpo di Stato e ora usano l’ingerenza yankee per sviare l’attenzione delle masse popolari angosciate per l’inflazione incontrollata, la scarsità di prodotti, i licenziamenti, la crisi ospedaliera, l’aumento della miseria e tante calamità che devono sopportare.
Ora l’Assemblea nazionale gli ha concesso una nuova Ley Habilitante, “per mantenere la pace”. La precedente fu approvata con l’argomenti di affrontare la “guerra economica” e il “golpe morbido”. Ma lungi dall’aver risolto alcuni dei problemi, oggi la crisi economica si è aggravata a livelli insopportabili. Al contrario, gli adeguamenti in economia sono stati accompagnati con una maggiore repressione delle masse. Non sarà diverso ora. Per questi motivi condanniamo categoricamente l’approvazione di questa Ley Habilitante.
Ci sarà un’invasione?
Non crediamo che in questa congiuntura l’imperialismo yankee stia preparando una invasione. Le ottime relazioni commerciali e finanziarie con gli yankee sono un indizio di quanto che diciamo. Tuttavia affermiamo che tenta di imporre la sua politica per altre vie. Questo è dimostrato dal riavvicinamento e dai negoziati con Cuba, per esempio, dove le imprese yankee potranno fare buoni affari, approfittando della “apertura” cubana. Per questo non dobbiamo dubitare nel condannare, denunciare e affrontare qualsiasi forma di ingerenza dell’imperialismo in Venezuela e in tutta l’America latina.
Per difenderci seriamente dall’imperialismo
Per poter affrontare l’imperialismo dobbiamo fare appello all’organizzazione e alla mobilitazione dei lavoratori e delle masse popolari. Con questa lotta dobbiamo imporre: la sospensione immediata del pagamento del debito estero; la nazionalizzazione di tutte le banche e il blocco di tutti i conti delle imprese, sotto controllo operaio per evitare la fuga di capitali; l’espropriazione e la nazionalizzazione di tutte le imprese petrolifere che saccheggiano il nostro petrolio finendo con le imprese miste; dare un taglio alla corruzione dei dollari “preferenziali” per l’importazione alle multinazionali e la borghesia “nazionale”. Con tutte queste misure cominceremo a recuperare i dollari che ci servono per investirli in un programma operaio e popolare che risolva veramente i problemi più urgenti.
Facciamo appello all’organizzazione e alla mobilitazione per affrontare l’aggiustamento economico che porterà più miseria per le masse lavoratrici, mentre le multinazionali yankee continueranno con i loro buoni affari.
(traduzione di Matteo Bavassano dall'originale in spagnolo)

lunedì 23 marzo 2015

Rinviata l'audizione dell'atto aziendale dell'Asl di Frosinone. Sui tempi e sulle modalità deciderà il TAR

Luciano Granieri


L’audizione relativa  all’atto aziendale della Asl di Frosinone, prevista per le 10,30 di domani 24 marzo presso la commissione regionale, è stata annullata e rimandata a data da destinarsi. 

Lo abbiamo appreso da fonte riservata ma autorevole. In realtà tutte le audizione sarebbero state sospese  in attesa del pronunciamento del Tar del Lazio che ha accolto l’istanza cautelare chiesta dai comuni di   Bracciano, Manziana e Trevignano Romano,  in merito  alla  sussistenza di gravi motivi di danno connessi alla attuazione dei decreti relativi“alla riorganizzazione della rete ospedaliera a salvaguardia degli obiettivi strategici di rientro dai disavanzi sanitari della Regione Lazio”.  

Decreti da cui gli atti aziendali delle varie Asl, devono obbligatoriamente discendere.  I giudici amministrativi , con ordinanza depositata il 19 marzo 2015, hanno dunque sospeso l’attuazione della riorganizzazione ospedaliera, così come definita dalla Regione Lazio, fino all’emissione di un giudizio di merito che sarà espresso il 21 luglio prossimo.  Di  fatto  prima del 21 luglio, data del pronunciamento del TAR, qualsiasi valutazione sui vari atti aziendali, compreso quello della Asl di Frosinone, sarà congelata. 


Nel frattempo, però, la stessa Asl  sta già applicando le direttive del documento. Sul sito della Regione è riportato che il piano definito dalla Mastrobuono, e votato da una minoranza di sindaci , è “Applicabile”. Una formula ambigua che vorrebbe far passare l’idea per cui comunque il programma è legittimo. Appare  evidente a tutti infatti che l’accorpamento e l’alienazione  di reparti, il declassamento di unità operative complesse in semplici, lo smembramento della rete pubblica dei laboratori  di analisi, e tutte le altre azioni volte a disintegrare  la sanità pubblica ciociara, definite dall’atto aziendale,  sono in piena attuazione. 

Ciò è ancora più grave perché si sta dando operatività ad un programma le cui direttive generali sono state bloccate dal Tar del Lazio per “gravi motivi di danno connessi alla loro attuazione”. La dirigenza Asl, e i sindaci che hanno avvallato il piano, si stanno assumendo delle responsabilità enormi nei confronti dei cittadini applicando proditoriamente un documento bloccato dai giudici amministrativi.  Marcia indietro dunque compagni! Andare a Roma domani, visto  la non effettuazione dell’audizione è perfettamente inutile. Più produttivo sarebbe diffidare la dirigenza Asl dal continuare nell’applicazione di linee aziendali per le quali l’iter di approvazione in Regione non è certo, né nei tempi e né nei contenuti, vista la spada di Damocle del Tar.  Sotto con la carta bollata!


domenica 22 marzo 2015

Audizione Atto aziendale sanità

a cura di Luciano Granieri

Martedì prossimo 24 marzo alle ore 10,30 si svolgerà presso la Commissione regionale a Roma,l'audizione  per la valutazione dell'atto aziendale della Asl di Frosinone.  Il coordinamento provinciale per la sanità di Frosinone ha deciso di esserci. A tal proposito  è previsto un pullman che partirà da Alatri alle ore 8,00, farà tappa a Tecchiena per le ore 8,15 ed infine presso il centro commerciale le Pigne alle ore 8,30.

Nel video che segue è possibile capire come si è arrivato all'approvazione di questo atto da parte della conferenza dei sindaci.