Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

venerdì 28 giugno 2019

Declino dell'uomo forte

Luciano Granieri



A seguito dell’incendio sviluppatosi nell’azienda di trattamento e smaltimento di rifiuti speciali Mecoris, la città di Frosinone e i paesi limitrofi sono stati invasi da fumi tossici. I cittadini in preda alla paura e alla rabbia hanno invaso i locali del consiglio comunale per protestare, anche in modo pesante. 

Da quando la consiliatura  guidata dal sindaco Ottavini è in carica, siamo al secondo mandato, mai era stata oggetto di una contestazione così forte. Eppure Ottaviani è stato eletto con il 56,4% dei voti, un consenso  plebiscitario, considerato che la percentuale  di astensione è stata molto bassa. La sua azione di ricerca del consenso e conseguentemente di amministrazione della città  è basata  su una spiccata  valenza decisionale, sull’uomo forte al comando. 

Un  personaggio deciso cui i cittadini potevano affidare la risoluzione di ogni loro problema, senza che distinguo o analisi dell’azione amministrativa potessero essere manifestate da un’opposizione, spesso derisa grazie al forte appoggio della cittadinanza.

 Una propaganda basata sulla costruzione dello stadio di calcio (in realtà una mera partecipazione ai costi per un opera realizzata dal privato) sull’ostentazione di attività ludiche, tagli di nastri, feste e libagioni, hanno fatto dimenticare  la triste realtà di una condizione economico-finanziaria disastrata  che ha portato alla quasi completa alienazione dei servizi sociali, alla chiusura di asili alla mancata ristrutturazione di scuole. 

Ma si sa le lamentazioni sono roba da sfigati, da coloro i quali vedono la crisi ad ogni angolo di quartiere. Sono tematiche che implicano riflessioni e ragionamenti che un cittadino, il quale si affida completamente  all’uomo forte, non perde neanche tempo a fare. Tanto ci pensa Ottaviani.  

Capita però che quando l’uomo forte ha la sfortuna di  incappare in una sciagura ambientale come l’incendio della Mecoris, con tanto di esalazioni nocive ai danni di tutti i cittadini, si ritrova contro proprio quelle persone che lo hanno sempre sostenuto, delusi dal fatto che il risolutore di tutti i problemi questa volta, a causa delle circostanze particolarmente nefaste,  è inerme. Il re è nudo. Non solo,  Il fatto che il consenso sia stato concesso senza particolari ragionamenti ,perché inutili, tanto ci pensa lui -non l’amministratore, ma il padrone della città -ha disabituato la popolazione ad un minimo di analisi critica. 

Per cui quando è lo stesso Ottaviani a dover spiegare, non senza qualche riflessione di buon senso , la situazione che ha portato all’incendio i cittadini non gli  concedono più quel beneficio del dubbio che li aveva fatti desistere dal votare qualcun altro. 

Non credo che la vicenda di Ottaviani sia molto diversa da tante altre storie di amministratori e politici, che hanno  puntano su una spiccata personalità e sfrontatezza per imporre la loro figura di padre padrone.  Una narrazione, prima o dopo destinata a fallire perché costruita sulla sabbia. Ottaviani comincia a pagarne le conseguenze. Il prossimo sarà il suo segretario di partito Matteo Salvini?


giovedì 27 giugno 2019

Espropriamo la Mecoris senza indennizzo.

Luciano Granieri

foto, ciociaria oggi



La vicenda dell’incendio divampato presso la ditta di smaltimento rifiuti  Mecoris di Frosinone, ha aperto l’ennesimo fronte di indignazione, protesta  e rabbia presso i cittadini del capoluogo e della Provincia. Da cinque giorni miasmi attanagliano le vie respiratorie della popolazione, le informazioni rassicuranti da parte degli organi istituzionali suonano stonate di fronte a ciò  che si vede e si respira in città. 

Risulta peraltro inquietante come le stessi istituzioni, velatamente, mostrino di non sapere con precisione cosa contenesse il sito andato a fuoco, quando, in base alla documentazione per la quale la Mecoris ha ottenuto il permesso di operare, il materiale stipato nel capannone in fiamme dovrebbe avere una  specifica connotazione a termine di legge. Ciò alimenta il dubbio sulla reale natura dei rifiuti che stanno bruciando e sulle procedure di controllo atte a monitorare la corretta attività dell’azienda. 

Le associazioni  e i cittadini si stanno mobilitando organizzando flash-mob, e altre forme di protesta per  invocare rigorosità nei controlli e trasparenza nelle informazioni. Una riposta forte, molto forte è in atto , oggi per la prima volta il sindaco del capoluogo ha subito una pesante contestazione da parte di un buon numero di cittadini presenti in consiglio comunale. 

Temo però che,  passato l’impatto emotivo,  il malcontento sia destinato  a sciogliersi come neve al sole  fino alla prossima comparsa della schiuma nei fiume Sacco, al prossimo incendio di siti pericolosi per l’ambiente.  Che i cittadini si indignino e si sollevino con forza  ogni volta che si ripresenta un’emergenza è indubbiamente positivo, ma è possibile alzare il tiro? Mobilitarsi affinchè non vi siano più   emergenze anziché corre dietro ogni volta all’ennesimo  incendio all’ennesimo episodio d’inquinamento del fiume Sacco? 

Certamente, ma sarebbe necessario un salto qualitativo dell’azione, di protesta prima, e di proposta poi. Ad un’analisi più approfondita tali disastri sono accomunati per lo più dalla stessa causa. Ovvero l’ottenimento del massimo profitto a discapito di tutto e  tutti. Per queste finalità  la produzione è massimizzata  a tal punto da pregiudicare la sicurezza delle attività.  Gli investimenti per gli impianti di depurazione, per le procedure di controllo atte a  scongiurare disastri ambientali e salvaguardare la salute    dei lavoratori sono esigue o nulle. Comunque insufficienti  a scongiurare danni all’ambiente  con pesanti  ricadute economiche e sociali  sull’intera  popolazione. Tutto ciò si svolge sotto lo sguardo indulgente e accondiscendete degli organi esecutivi  e legislativi che da tempo hanno ceduto le proprie prerogative di governo ai potentati economici.  

Se non si pianifica  una seria azione di contrasto per rimettere al primo posto l’interesse della collettività a scapito del profitto , gli incendi come quelli della Mecoris si ripeteranno a ciclo continuo, così come periodicamente  comparirà la schiuma nel Sacco. 

Non si tratta di pianificare  pericolose azioni rivoluzionarie ma molto semplicemente di attuare la Costituzione che se al primo comma  dell’art. 41 recita: “L’iniziativa economica privata è libera” nel secondo comma, raramente citato , è scritto che essa : “Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”. Una prescrizione del tutto inattuata da attività come la  Mecoris, dalle fabbriche della Valle del Sacco che non pre-depurano le acque e le scaricano  direttamente verso il fiume, da Acea che distribuisce ricchi dividendi ai suoi azionisti dimenticandosi di ammodernare un’obsoleta rete idrica. 

A dire il vero quasi nessuna delle suddette  "iniziative economiche   private" si svolge nel rispetto del secondo comma dell’art.41. Che fare allora? E’ ancora la Costituzione a suggerirlo nell’art. 43 in cui si afferma che: A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale. 

Questo dovrebbe essere il nuovo orizzonte di lotta. Costringere le attività private a rispettare la dignità umana attraverso ritmi di lavoro sostenibili, produzioni controllate e non inquinanti. Se ciò non si realizza entra in gioco l’espropriazione, magari senza indennizzo, da trattenere a risarcimenti dei danni. 

E’ questo il solo modo per risolvere definitivamente il problema di una terra che periodicamente viene deturpata da attività incontrollate causa della devastazione ambientale dell’aria dell’acqua e del suolo. Mi rendo conto che è un’operazione difficile, ma non ci sono alternative. Pensiamoci prima di correre dietro alla prossima schiuma.

martedì 25 giugno 2019

Cinquant'anni di AEOC Art Ensemble of Chicago

Luciano Granieri



“ L’America ha radici profonde nella cultura nera: le sue espressioni di gergo, il suo umorismo, la sua musica . Quale ironia che il nero- che più di ogni altro ha il diritto  di rivendicare  come propria la cultura dell’America – sia perseguitato  e oppresso; che il nero , che nella sua stessa esistenza ha dato tanti esempi di umanità, sia ricambiato con un trattamento inumano”

Ciò è quanto il sassofonista Sonny Rollins scrisse nelle note di copertina di “Freedom Suite”. Album che incise nel 1958 per la Riverside insieme con Max Roach ed Oscar Pettiford. In realtà il testo comparve solo nella prima edizione del disco, fu poi rimosso nelle successive pubblicazioni. 

In effetti se andiamo a considerare le evoluzioni della musica jazz, dalle forme prejazzistiche, fino al free e oltre, ogni nuova espressione attinge e si genera dagli stilemi più radicati nella cultura nera. In ogni nuovo stile echeggia qualcosa di ciò che ha contraddistinto il linguaggio dei maestri  del passato, al netto delle manipolazioni commerciali operate per lo più dai bianchi. 

Come ogni forma culturale che si rispetti anche quella afroamericana, che Rollins identifica con la cultura americana tout court, impone che  si debba  partire dalle radici del passato per proporre anche la più ardita delle sperimentazioni. 

Gli Art Ensemble of Chicago sono il più fulgido esempio di questa dinamica. Il  gruppo  era fortemente connotato come  il profeta della musica free, ma spesso nei loro concerti partiva un caustico blues, o s’imponeva all’attenzione degli ascoltatori un pezzo  degli echi boogie woogie  o addirittura funky. 

Non è un caso che tre di loro, Joseph Jarman ai sax, Malachi Flavors al contrabbasso e Famoudou Don Moye alla batteria  apparivano sul palco   con il viso pesantemente truccato  come  monaci officianti atavici riti politeisti, erano  avvolti in  tuniche colorate e sgargianti per ribadire la propria origine africana. Gli altri due componenti, invece, vestivano diversamente. Lester Bowie, alla tromba, si esibiva indossando un camice  bianco da dottore e Roscoe Mitchell l'altro sassofonista,  suonava in   jeans    camicia, o maglietta, secondo il tipico  stile freak . 

Il  look dei cinque, dunque, mostrava la precisa genesi di quella cultura  nera che Rollins definisce autenticamente americana. Anche l’utilizzo degli strumenti, comprendente una vasta gamma di percussioni, fischietti, cimbali,  è testimonianza di una precisa provenienza e culturale.  

Oggi, a  cinquant’anni dalla loro  comparsa sulla scena, il gruppo è ancora in piena attività diffondendo indefesso il suo messaggio. Purtroppo tre di loro sono scomparsi    Lester Bowie,  Malachi Flavors  e più recentemente  Joseph Jarman . Ma Roscoe Mitchell  e Famoudou Don Moye continuano la storia di un gruppo (insieme a  Dudù Kouatè alle percussioni  -senegalese trapiantato da anni a Bergamo -  e  alla bassista Silvia Bolognesi ), il cui nucleo non si è mai disgregato. 

Mitchell-Bowie-Don Moye-Flavors-Jarman sono stati sempre insieme, magari allargando in alcune fasi  l’organico ad altri musicisti. Il loro messaggio politico e sociale passa anche da questa longevità nel condividere la propria esperienza artistica. Per  il gruppo musica e vita erano un tutt’uno. La collegialità degli AEOC si esprimeva fin dentro alle loro  singole vite. Condividevano tutto, passione, rabbia, gioia, tristezza,  ma anche e soprattutto identità e valori. 

Art Ensemble of Chicago era un vero e proprio “Collettivo” nell’accezione classica del movimentismo sociale radicale nato nel secolo scorso . La testimonianza di Silvia Bolognesi, bassista attuale del gruppo è illuminante da questo punto di vista : Mi raccontavano (Don e Roscoe nda)  che ognuno di loro cinque, fin da subito, insegnava agli altri nuove conoscenze musicali, a partire dai propri strumenti. Passavano le ore assieme a provare e suonare. La loro vita era la musica e viceversa. Ancora oggi provano sempre qualcosa di nuovo. Non si fermano. Vanno avanti. Noi più giovani rimaniamo a bocca aperta di fronte a tanta energia e creatività”. 

Dunque gli AOEC, non ci danno testimonianza solamente di un grande processo creativo e culturale, ma indicano inequivocabilmente quale sia la via per praticare intensamente un’esperienza collettiva efficace ed incisiva  nell’attività politica e sociale, dove  deve essere  sempre il noi a trionfare sull’io. 

Una lezione da apprendere  fin nei minimi dettagli per  molti movimenti sociali che spesso falliscono, o diventano insignificanti, proprio perché   c’è sempre qualcuno che vuole ergersi a protagonista, oppure si agitano fronde e correnti, tutti contro tutti perdendo di vista le motivazioni vere dell'agire insieme. 

Per festeggiare i cinquant’anni di attività i rinnovati AEOC hanno pubblicato un doppio CD “We Are on The Edge a 50TH Anniversary Celebration” per la “Juno Record . Un opera corale in cui a  Don Moye, Mitchell, Bolognesi e Kouatè si affiancano altri 13 musicisti. Un cd espressamente  dedicato  ai vecchi amici scomparsi Jarman, Flavor e Bowie, la cui testimonianza di fervore culturale e sociale rimarrà ben radicata nel tempo ad indicare la strada futura sia nel campo dell’arte che in quello della politica e della società.


domenica 23 giugno 2019

Brucia un capannone stipato di rifiuti speciali a Frosinone. Non è dato sapere di che rifiuti si tratti

Luciano Granieri Potere al Popolo Frosinone


foto tratta da Tu News 24


Dalle 17,30 di oggi pomeriggio sta bruciando un capannone nella zona aeroporto al cui interno sono stoccati rifiuti speciali. Il sito si trova  in Via delle Centurie in Località Casale ed è di proprietà dell’azienda Me.Co.Ris, specializzata nel trattamento, a quanto sembra, anche di  amianto e  rifiuti di origine ospedaliera. 

Carabinieri Forestali,  Vigili del Fuoco sono all’opera per domare l’incendio, gli ispettori dell’Arpa sono sul posto per monitorare  la natura dell’inquinamento di terra e aria. Il sindaco Ottaviani ha adottato un’ordinanza contingibile ed urgente nella quale si invita la popolazione a non avvicinarsi al sito. La comunicazione del sindaco è la seguente: 
A seguito dell’incendio che sta interessando un capannone nella zona dell’aeroporto, il Sindaco sta emettendo ordinanza con la quale si dispone di non avvicinarsi all’area, di tenere chiuse le finestre e di non utilizzare condizionatori d’aria. Tutto questo sino a spegnimento incendio e dissolvimento del nube di fumo. Il sindaco ha poi aggiunto :"
È necessario adottare tali accorgimenti in via precauzionale, in quanto ancora non abbiamo certezza della tipologia speciale dei rifiuti in combustione. Si chiede, quindi, la necessaria collaborazione informativa attraverso i canali della comunicazione, per tenere aggiornata la cittadinanza sulle eventuali necessità del caso 

Ugualmente il sindaco di Patrica  Lucio Fiordaliso è intervenuto  dalla sua  pagina FB  
Incendio impianto rifiuti in zona Aeroporto. 

Purtroppo si sta constatando che il fumo fuoriuscente dalla fabbrica, è direzionato verso Patrica. In particolar modo zona Tomacella, Quattrostrade, Fontana dei Conti, SS.Lepini. 
Ho contattato l'Arpa per capire la pericolosità delle sostanze presenti nell'aria ma in questo momento non si è in grado di saperne molto. 
Consiglio la chiusura delle finestre evitando di restare fuori".


Anche il sindaco di Ferentino, nonché presidente della Provincia Antonio Pompeo avverte:  A seguito dell’incendio sviluppatosi nel pomeriggio nell’area industriale di Frosinone, nell’evidenziare che il territorio interessato è quello di Frosinone, si invita comunque anche la popolazione di Ferentino in via precauzionale a tenere le finestre chiuse unitamente alla disattivazione degli impianti di climatizzazione, fino al completo spegnimento dell’incendio attualmente monitorato dagli organi competenti”.


Oltre alla gravità del danno ambientale si rimane sconcertati apprendendo dalle parole dei   sindaci che non si  ha certezza della tipologia dei rifiuti in combustione. Se ho ben capito non si sa cosa fosse stoccato in quel capannone e che cosa stia bruciando.  

Allora la domanda sorge spontanea:  Come è possibile autorizzare l’attività di imprese per lo smaltimento dei rifiuti speciali senza avere precisa e puntuale contezza di ciò che viene trattato e come?  

E’ possibile che in piena  Valle del Sacco, per la bonifica della quale sono stati stanziati 56 milioni di euro, un impianto così impattante non sia monitorato costantemente e soprattutto sia situato, oltre che a ridosso dei centri abitati, vicino all’ospedale Fabrizio Spaziani?  

Vogliamo ricordare che il primo dovere di un sindaco e delle istituzioni ad ogni livello è quello di tutelare la salute di cittadini. Emerge quindi con ancora più forza la necessità, prima ancora di provvedere alla bonifica, di eliminare le fonti inquinanti.  

Organizzare simposi, convegni, sulla  Valle del Sacco senza adottare un piano preciso di monitoraggio, controllo e dismissione delle fonti inquinanti non ha alcun senso.  E allora la domanda è un'altra: perché non si vuole mettere mano a questo problema? Perché non si è a conoscenza di ciò che avviene all’interno di aziende così impattanti sull’ambiente? Forse perché non conviene ad amministratori pubblici  e realtà produttive  affrontare  la questione di un diverso modo di produrre, concernente il riciclo ed il riuso dei rifiuti?  

Se non conviene a loro di certo è salvifico per i cittadini. 

Disgraziatamente la cittadinanza è tenuta  completamente all’oscuro. Tutto va bene madama la marchesa fino  a quando un giorno  non si è costretti a subire l’intossicazione da un impianto che non si sapeva di avere  vicino casa.  

Per questo motivo invitiamo i cittadini a svegliarsi, a chiedere con forza  di  sapere cosa accade sopra la propria testa a due passi dalla propria abitazione. A proposito il sito della Me.Co.Ris attualmente non risponde, magari capire che diavolo si combini  la dentro non sarebbe stato poi così male ma tant’è.

SVEGLIAMOCI!!!