Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

venerdì 10 marzo 2017

Maxi emendamento Delrio, la terza legge dell'arroganza.

Luciano Granieri




Esistono leggi delega, decreti legge, leggi d’iniziativa popolare. Il governo Renzi, patrocinato  da Re Giorgio Napolitano, ha inventato le leggi dell’arroganza. Sono quelle norme licenziate basandosi sull’arrogante certezza che la riforma costituzionale sarebbe stata approvata. Ciò  non considerando che al popolo italiano è rimasto un minimo di coscienza democratica, per cui quella riforma è stata sonoramente bocciata nelle urne referendarie. 

La prima legge dell'arroganza è la più  nota, l'Italicum. Norma elettorale approvata per l’elezione della sola Camera, visto che il Senato elettivo si dava per morto con sprezzante sicumera. Dopo il 4 dicembre, però  la legge  che tutti avrebbero dovuto invidiarci,  è andata al macero perchè il Senato vive e lotta insieme a noi.  

La seconda norma, la più arrogante di tutti,   è il decreto Madia sulla pubblica amministrazione.  Questa è stato formulata come se la riforma Renzi-Boschi fosse già in vigore. Ed infatti la corte  costituzionale l’ha  bocciato senza appello. E’ stata dichiarata incostituzionale la parte riguardante l’intervento dell’esecutivo sulle pubbliche amministrazioni locali. In base alla normativa era sufficiente, e non vincolante,  il parere della conferenza Stato-Regioni su  eventuali provvedimenti riguardanti gli enti locali. La corte, in conformità con la Costituzione vigente,  ha decretato che, per il principio della leale collaborazione tra istituzioni dello Stato, ogni intervento sulle amministrazioni territoriali doveva essere concordato direttamente con la Conferenza Stato Regioni. Altro che semplice  parere! 

Infine   la terza legge dell’arroganza è il maxi emendamento  7 aprile 2014 n.56 sul riordino  delle province, la famigerata legge Delrio. L’arroganza con cui è stata redatto il dispositivo, si evince al comma  51 nella quale è scritto: “In attesa della riforma del titolo V della parte seconda della Costituzione e delle relative norme di attuazione, le province sono disciplinate dalla presente legge”  Hai voglia ad aspettare! La riforma del titolo V è stata clamorosamente bocciata dai cittadini con il referendum. Rimane  una legge pasticciata in perenne attesa di un futuro che mai arriverà, e in balia di possibili ricorsi alla Corte Costituzionale atti a denunciarne l'incostituzionalità.

La logica che sta dietro alla  "Delrio" è la stessa che ha animato   la riforma costituzionale Renzi-Boschi-Napoltiano. Cioè espropriare i cittadini del proprio diritto al voto, celando  questo scippo democratico dietro la scusa del risparmio economico.  Della bufala sui conti del Senato, abbiamo abbondantemente riferito nel corso della campagna referendaria. Ma come è andata per la legge Delrio?  Detto che non c’è da risparmiare sui diritti democratici, la derubricazione delle province    ad enti  di secondo livello,  i cui consigli ,  assemblee e presidenti  , vengono eletti non dai cittadini, ma da consiglieri  comunali e sindaci,  non ha portato alcun risparmio. Il fatto che gli amministratori provinciali  non percepiscano compensi per i loro servigi, avrebbe dovuto produrre economie straordinarie. Ma.... 

Secondo uno studio dell’UPI, Unione delle Province italiane, a fronte del dei due miliardi spesi per completare  il riordino, il risparmio ottenuto  sarebbe  solo di 32 milioni per le indennità agli amministratori e 78 milioni necessari  all'organizzazione dell'ente. Ma il grosso delle risorse, circa 10 miliardi, secondo l’UPI, resterà  a carico della collettività perché sono i soldi necessari ad  assicurare   i servizi essenziali. Infatti non è affatto vero che i consiglieri, eletti secondo il principio “ce la cantamo e ce la sonamo”, devono occuparsi  di quisquilie. In capo alle province , non elettive, rimangono  funzioni importantissime per il territorio  come: l’edilizia scolastica, i trasporti,  la manutenzione delle strade provinciali, la tutela e valorizzazione dell’ambiente, la promozione delle pari opportunità. Tutte le altre competenze devono essere trasferite a Comuni e Regioni. 

Qui si rileva un altro impiccio. La legge Delrio rimanda a successive leggi regionali la definizione delle funzioni provinciali da assegnare alla regione e ai comuni. (art 89. Lo stato e le regioni secondo le rispettive competenze,  attribuiscono le funzioni provinciali diverse dall’art.85 in attuazione dell’art. 118 della Costituzione) Il problema è che ogni ente regionale  acquisisce   competenze che possono variare da regione a regione. Quindi per ogni territorio  si trovano  differenti attribuzioni di funzioni fra regione, provincia e comuni. I cittadini, non spendo  più chi fa che cosa, non riescono ad individuare quale fra gli enti (regionali provinciali comunali), possa dare loro  una risposta esauriente. Ricordate  la confusione che sarebbe venuta a crearsi, se l’art.70 proposto dalla riforma costituzionale  sul nuovo Senato non fosse stato  affossato?  La  legge Delrio,  propone  tutti i vizi che la riforma costituzionale racchiudeva in se : Esproprio del diritto di voto da parte dei cittadini, risparmi quasi contenuti se non nulli, confusione applicativa. 

Il 4 dicembre si è  evitato che tale obbrobrio    guastasse   in modo devastante anche la  Carta del ’48. Resta il fatto che con la terza  legge dell’arroganza, le province hanno meno mezzi economici  e  quasi le stesse funzioni di prima.   Ma, soprattutto, gli enti provinciali,  in virtù del fatto che gli organi dirigenti ed esecutivi vengono eletti dai consiglieri, dai   sindaci, e non dai cittadini, diventano  il campo per le più sordide trattative,  e la stipula di patti inconfessabili  fra un schieramento e l’altro.  Il  tutto sulla testa della collettività. Urge quindi cestinare questa legge al più presto,  così come è stata cestinata la riforma Renzi-Boschi. I vizi sono gli stessi.

Estendere la moratoria sugli impianti di trattamento rifiuti al territorio di Anagni e di tutta la Valle del Sacco

RETUVASA, LEGAMBIENTE ANAGNI, ANAGNI VIVA, COMITATO OSTERIA DELLA FONTANA


Le associazioni Retuvasa (con il fondamentale contributo del Comitato Osteria della Fontana), Legambiente Lazio e Anagni Viva hanno presentato nei giorni scorsi al competente ufficio regionale osservazioni relative al procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale avente per oggetto il progetto proposto da Energia Anagni SRL, funzionale al trattamento di digestione anaerobica e compostaggio di 84.000 tonnellate annue di rifiuti nella zona industriale di Anagni. Tale progetto, nelle intenzioni del proponente, mira a produrre energia a basso costo per il limitrofo impianto della società Saxa Gres SRL, facente capo alla stessa holding. Vogliamo essere fiduciosi sul fatto che le oggettive criticità da noi osservate comporteranno un parere negativo di VIA da parte della Regione.

Riguardo al progetto di Saxa Gres, si tratta, ricordiamo, della produzione di ceramiche ottenute mescolando nell’impasto di argilla una significativa percentuale di ceneri del termovalorizzatore (inceneritore) di S. Vittore, ovvero di una sostanza dall’elevato potenziale inquinante. Trasformare tale rifiuto in un prodotto di uso sociale è una pratica idealmente molto interessante, ma che presenta nella fattispecie una serie di rischi da non sottovalutare, tanto per l’ambiente di produzione quanto per l’utilizzatore finale. Ed è una pratica che fino allo scorso luglio non era considerata in alcun modo lecita dalla normativa, sulla base della quale, non a caso, la Regione aveva espresso una Valutazione di Impatto Ambientale negativa. Le suddette associazioni, allo scopo di seguire scrupolosamente l’iter della sperimentazione, hanno già presentato domanda di partecipazione alla Conferenza dei Servizi regionale, della quale non è ancora stata fissata la data.

Va inoltre ricordato che il prossimo 28 marzo si terrà la Conferenza dei Servizi decisoria relativa all’istanza di rinnovo dell’autorizzazione alla termovalorizzazione (incenerimento) di pneumatici fuori uso nell’impianto della Marangoni SPA sito ad Anagni. CDS cui sono state ammesse a partecipare tutte le suddette associazioni. A nostro avviso una ripresa dell’incenerimento dei pneumatici costituisce il principale pericolo per la salute e l’ambiente della popolazione anagnina. Riteniamo importante che la comunità faccia sentire forte la propria voce a riguardo in questo momento.

In tale contesto si può molto apprezzare il parere negativo espresso dal Comune di Anagni avverso il rinnovo dell’autorizzazione Marangoni SPA. Non sappiamo invece quali atti abbia compiuto o intenda compiere l’amministrazione in riferimento ai primi due procedimenti sopra richiamati. È importante che il Comune prenda una chiara posizione ed espliciti le proprie intenzioni, opponendosi all’autorizzazione di impianti ad elevato impatto ambientale che rischiano di catalizzare la trasformazione della Valle del Sacco, e in particolare di Anagni, in una sorta di distretto regionale di trattamento dei rifiuti, senza alcun riguardo per il riconosciuto stato di Sito di Bonifica Nazionale della Valle del Sacco e per le programmazioni regionali sulla qualità dell’aria e della gestione dei rifiuti. 

La recentissima delibera del Consiglio comunale di Ferentino che impegna sindaco e giunta ad una moratoria sui nuovi impianti di rifiuti costituisce indubbiamente un fatto nuovo e che infonde speranze. Soprattutto se sarà davvero mantenuto l’impegno di inserire nel Piano Regolatore comunale norme operative per il divieto di collocazione ed esercizio di nuovi impianti di trattamento e smaltimento di Rifiuti Solidi Urbani, in particolare discariche, termovalorizzatori, TMB e compostaggi, con l’esclusione delle attività di recupero e riciclo delle frazioni differenziate e degli impianti esclusivamente a servizio del fabbisogno della comunità di Ferentino. Interessante anche l’intento di predisporre e sottoscrivere un protocollo d’intesa con i Comuni limitrofi per una gestione unitaria e coordinata dei procedimenti amministrativi e delle problematiche in materia ambientale.

Invitiamo tutti i Comuni della Valle del Sacco a muoversi nella stessa virtuosa direzione e a cominciare a pronunciarsi in questo senso già nel contesto della discussione relativa al primo punto all’odg dell’incontro del Coordinamento dei Sindaci per l’ambiente della Valle del Sacco, che si terrà, proprio a Ferentino, lunedì 13 marzo.

mercoledì 8 marzo 2017

Asl di Frosinone. La lotta paga ma c'è ancora molto da fare.

  Ass. Italiana Pazienti Anticoagulati  – Ass. Osservatorio Peppino Impastato –Ass. Alle Venti – Ass. Oltre l’Occidente – Ass. Comitato di lotta per il lavoro  Frosinone – Ass. Frosinone Bella e Brutta – Ass. Salviamo il territorio Frosinone. 


 Varie fonti annunciano la decisione  della Regione Lazio di bandire il concorso per il primario di neurochirurgia presso l’ ospedale del Capoluogo. Valutiamo  e rivendichiamo questa decisione come un grande successo dell’impegno e della lotta delle associazioni e dei cittadini della provincia. Solo la determinazione e la mobilitazione della gente e delle associazioni, nelle grandi manifestazioni di Sora, Cassino e Frosinone (Fiaccolata 11 settembre  2014)hanno impedito lo sciagurato disegno di azzerare l’organizzazione sanitaria del nostro territorio.

L’istituzione di una Unità Operativa Complessa (U.O.C.) di neurochirurgia era già prevista nell’Atto aziendale, redatto dalla direttrice Mastrobuono  e doveva essere realizzata entro il 2015, per porre le basi della costruzione del DEA di 2° livello entro il 2016. Il ritardo è notevole anche per quanto era previsto, in questo stesso atto aziendale,  per gli ospedali di Cassino e Sora.

Vogliamo ricordare che a Cassino dovevano essere realizzati 120 posti letto in più e che a Sora doveva sorgere il polo oncologico più attrezzato e moderno d’Italia (Impegno assunto dal Presidente iingaretti di fronte ai sindaci del Sorano e della Valle di Comino). Si aspetta di conoscere le decisioni in merito.

Non possiamo, in questa sede, non ricordare e sottolineare  che l’ospedale di  Anagni  è chiuso e la popolazione dell’intera zona nord della provincia è in balia dei destini del Signore.

Inoltre, nonostante i tumori siano in forte aumento in provincia, non si capisce che fine abbiano fatto il registro dei tumori  e le nuove  linee guida sull'inquinamento, approvate  da tempo. .

Le associazioni ed i cittadini si batteranno già in campagna elettorale e dopo per fare in modo che l’istituzione della U.O.C. di neurochirurgia avvenga in tempi  ravvicinati e con procedure rapide. Non abbiamo mai dimenticato che la ASL di Frosinone, ha assunto, qualche anno fa, un cardiochirurgo con l’obiettivo di realizzare un reparto di cardiochirurgia vascolare. Quel primario fu  pagato per anni senza avere un reparto. La  cardiochirurgia non fu mai realizzata nonostante  la sottoscrizione di una petizione da parte di 5.000 persone e decine di associazioni. Anche allora c’era il centro sinistra alla ASL e alla Regione Lazio. Allora l’impegno associativo colse un altro grande successo: il funzionamento dell’emodinamica (cardiologia) 24 Ore su 24.

Negli ospedali della provincia vi sono 36  reparti, o Unità Operative Complesse senza primario. I mandati ai responsabili sono in scadenza e si rischia di affidare nuove responsabilità di direzione non ai medici che, per merito,  risultano primi ma ad altri.  Per quali motivi non si bandiscono i concorsi?  L’assunzione di cinque medici è qualcosa ma non cambia uno stato di emergenza e di precarietà dell’intera sanità provinciale. I cittadini e le famiglie ne sono consapevoli perché sono costretti a sopportare  sacrifici e sofferenze ogni giorno.

video luciano granieri

martedì 7 marzo 2017

Viva l’8 Marzo, giornata internazionale di lotta delle donne!

Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia




Contro tutte le forme di sfruttamento, di oppressione, di discriminazione, contro i licenziamenti, la precarietà, i ricatti, i tagli ai servizi e ai diritti, che colpiscono le donne proletarie e degli strati popolari!
Per il lavoro, i servizi sociali, la parità salariale, la riduzione dell’orario di lavoro e dei ritmi, l’aumento delle pause e dei permessi, l’abbassamento dell’età pensionabile.
Per la tutela della salute e della sicurezza delle donne sui posti di lavoro, la difesa del diritto d’aborto.
Rifiutiamo tutti i rapporti di violenza e dominazione esercitati contro le donne in qualsiasi ambito della vita lavorativa, sociale, di coppia, familiare, etc.
Combattiamo le idee reazionarie, razziste, xenofobe, l’oscurantismo religioso, lo sciovinismo e il militarismo.
Solidarietà con le donne dei popoli oppressi del mondo che lottano per conquistare la libertà, i diritti e il progresso sociale.
Abbasso l’imperialismo che con le sue politiche di dominazione, di rapina e di guerra  costringe milioni di donne ad emigrare.
Sosteniamo e partecipiamo alle diverse iniziative – scioperi, assemblee, dimostrazioni di piazza, conferenze, etc. - previste per la giornata dell’8 marzo e in quelle successive, per rafforzare l’organizzazione di massa delle donne sfruttate e oppresse.
Ribadiamo che la proprietà privata borghese è la causa ultima e più profonda della condizione di oppressione, di discriminazione, di subalternità delle donne e di privilegio dell’uomo.
Solo abolendo il sistema basato sulla proprietà privata dei mezzi di produzione, solo trasformando radicalmente la base economica e abolendo lo sfruttamento, solo cambiando le concezioni e le pratiche culturali, si potrà abolire la duplice oppressione delle donne, le discriminazioni e le ingiustizie esistenti, stabilendo l’effettiva eguaglianza fra i sessi.
La vittoria della rivoluzione sociale del proletariato è inconcepibile senza la partecipazione cosciente e risoluta delle grandi masse delle donne, senza le loro aspirazioni, la loro energia e la loro organizzazione.
Il lavoro di formazione del Partito comunista non può prescindere dall'apporto delle donne proletarie più avanzate e coscienti!
Viva l’8 Marzo!

8 marzo è qui la festa?

Partito della rifondazione Comunista Il Segretario Paolo Ceccano

La Federazione Provinciale del Partito della Rifondazione Comunista sarà presente il giorno 8 marzo fuori i cancelli dello stabilimento FCA di Piedimonte San Germano, con il proprio Segretario di Federazione Paolo Ceccano insieme ad esponenti della segreteria provinciale del partito, per distribuire un fiore a tutte le lavoratrici. Un semplice fiore quindi, per ricordare la tragica vicenda avvenuta nel 1911 proprio in una fabbrica, dove persero la vita centinaia di donne, ma oltre a questo, saremo lí per ricordare sia le conquiste sociali, politiche ed economiche ottenute, sia le discriminazioni e le violenze cui sono state oggetto e lo sono purtroppo ancora in alcune situazioni. Un fiore che simboleggia la forza e la delicatezza per ciascuna di loro. 


Alfiero Grandi si dedicherà solamente al movimento referendario.

Comitato per la democrazia costituzionale.

Alfiero Grandi lascia la presidenza dell'Ars nazionale per dedicarsi interamente agli impegni del movimento referendario che ha contribuito in modo determinante alla vittoria del No il 4 dicembre scorso.




Come preannunciato concludendo l'assemblea nazionale dei Comitati territoriali il 21 gennaio, di fronte alla richiesta di mantenere in vita l'esperienza originale dei Comitati referendari espressa dalla grande maggioranza, Alfiero Grandi, vice presidente nazionale del Comitato per il No, ha lasciato la Presidenza nazionale dell'Ars (Associazione per il rinnovamento della sinistra) per dedicarsi interamente a questo impegno.

Le dimissioni sono state accettate questa mattina dal coordinamento nazionale dell’Associazione, che ha proceduto di conseguenza alla nomina del nuovo presidente.


«Mi ero impegnato a farlo e l'ho fatto - ha dichiarato Grandi - Ora dedicherò tutto il mio impegno a costituire un movimento di cittadini che vogliono restare in campo, far sentire la propria voce, in piena autonomia dai partiti, nella convinzione che nella democrazia disegnata dalla Costituzione ci siano lo spazio e la necessità di una partecipazione autonoma e consapevole che faccia valere insieme competenze e capacità di organizzare la partecipazione. Il primo impegno - ha aggiunto Grandi - è la raccolta delle firme per sostenere la petizione per una legge elettorale fortemente proporzionale e senza deputati o senatori nominati dai capi partito».

lunedì 6 marzo 2017

Il Comitato Locale Coordinamento Democrazia Costituzionale, diventa, Comitato 4 dicembre per la Costituzione di Frosinone

Comitato 4 dicembre per la Costituizone

4 dicembre: dalla vittoria del No alle derive antidemocratiche, alla riaffermazione del Si per il pieno sviluppo della persona umana e per la  partecipazione della collettività all’organizzazione sociale e politica del paese.

FROSINONE 10 MARZO 2017 ORE 17
Sala del Consiglio Provinciale - Piazza Gramsci

Dopo la vittoria referendaria il Comitato Democrazia Costituzionale di Frosinone ha deciso di continuare la propria azione politica, si è dato una nuova denominazione richiamando la data del 4 dicembre che segna, storicamente, il raggiungimento di un obbiettivo importante con la clamorosa affermazione del rifiuto al seme autoritario che una pessima riforma voleva introdurre nel nostro ordinamento. 


I portavoce del COMITATO 4 DICEMBRE sono Dionisio Paglia e Luciano Granieri.


L’incontro del 10 marzo avrà il seguente programma: 
Dionisio Paglia (Portavoce Comitato 4 Dicembre) terrà una introduzione sulle ragioni della prosecuzione delle attività del Comitato; 


l’Avv. Carla Corsetti (Segretario nazionale DA) illustrerà le ragioni della petizione popolare sulla legge elettorale; 
l’ Avv. Paolo De Simone (Pres. Ass. “Rosso di sera”) illustrerà i quesiti referendari sulla legislazione del lavoro; 


il Dott. Flavio d’Isanto (Delegato provinciale del Comitato Referendario) illustrerà la necessità della revisione dell’articolo 81 della Costituzione; 


Luciano Granieri (Portavoce Comitato 4 Dicembre) illustrerà la riforma delle Province del Ministro Delrio.



Siete tutti invitati.


domenica 5 marzo 2017

Che cosa significa lo sciopero delle donne

Cinzia Arruzza e Tithi Bhattacharya.  Fonte Jcobine Magazine


Le organizzazioni femministe, locali e socialiste hanno indetto uno Sciopero Internazionale delle Donne, l’8 di marzo in difesa dei diritti riproduttivi e  contro la violenza, intesa come violenza economica, istituzionale e interpersonale.
Lo sciopero si svolgerà in almeno 40 paesi: la prima giornata coordinata a livello internazionale di portata così grande , dopo anni: in termini di grandezza e di diversità di organizzazioni e di paesi coinvolti, sarà paragonabile alle dimostrazioni internazionali contro l’attacco imperialista all’Iraq nel 2003 e alle proteste internazionali coordinate sotto la bandiera del Forum Sociale Mondiale e del movimento per la giustizia globale all’inizio degli anni 2000.
Mentre Occupy, gli Indignados e Le Vite dei neri sono importanti (Black Lives matter), sono davvero riusciti a avere un’eco internazionale e a innescare dimostrazioni, occupazioni e proteste in molti paesi, c’è stato poco coordinamento internazionale consapevole tra le varie organizzazioni e gruppi coinvolti.  Le rivoluzioni arabe sono state un evento straordinario e storico, ma le organizzazioni sociali e politiche in altri paesi non sono riuscite a dar vita a una mobilitazione coordinata a livello internazionale in loro appoggio.
Se avrà successo, lo Sciopero Internazionale delle Donne, segnerà un salto qualitativo e quantitativo nel lungo processo di ricostruzione di una nuova mobilitazione sociale internazionale contro il neoliberalismo e l’imperialismo, a cui i vari movimenti di anni recenti, da Occupy a Gezi Park, dagli Indignados Standing Rock e a  Le Vite dei neri sono importanti (Black Lives Matter) hanno dato forma. Segnalerà anche la possibilità concreta per un nuovo movimento femminista, potente, anticapitalista e Internazionalista.
Perché lo chiamiamo sciopero?
Molte discussioni riguardo allo sciopero, particolarmente negli Stati Uniti, sono state incentrate sul fatto che sia proprio corretto chiamare “sciopero” l’evento dell’8 marzo, invece che dimostrazione. Questa critica manca l’obiettivo. Gli scioperi delle donne sono stati sempre più onnicomprensivi nei loro obiettivi e scopi, in confronto ai tradizionali scioperi per i salari e le condizioni di lavoro.
Nel 1975, il 90% delle donne islandesi organizzarono uno sciopero sul posto di lavoro e si  rifiutarono di  compiere il  lavoro non pagato socialmente riproduttivo   per un giorno,   per rendere visibile il lavoro delle donne islandesi e il loro contributo alla società. Chiesero salari uguali a quelli degli uomini e la  fine della discriminazione in base al sesso sul luogo di lavoro.
Nell’autunno 2016,  le attiviste polacche adottarono la strategia e il messaggio del 1974  dello sciopero delle donne islandesi e organizzarono un massiccio sciopero di donne per bloccare una legge al parlamento che avrebbe proibito l’aborto. Le attiviste argentine fecero la stessa cosa nello scorso ottobre per protestare conto la violenza maschile conto le donne.
Quegli avvenimenti che incoraggiarono l’idea di uno sciopero più grande nella Giornata delle Donne, dimostrano come uno sciopero di donne sia diverso da uno sciopero generale. Lo sciopero delle donne nasce dalla riflessione politica e teorica sulle forme concrete del lavoro delle donne nelle società capitaliste.
Nel capitalismo, il lavoro delle donne nel mercato formale del lavoro, è soltanto parte dell’attività che svolgono; le donne sono anche le principali fornitrici di lavoro riproduttivo (o lavoro casalingo) che è un lavoro non retribuito che è ugualmente importante per riprodurre la società e le relazioni sociali capitaliste. Lo sciopero delle donne è designato a rendere visibile questo lavoro non retribuito e a sottolineare che la riproduzione sociale   è anche un ambito di lotta.
Inoltre, a causa della divisione del lavoro in base al sesso sul mercato informale del lavoro, un gran numero di donne hanno lavori precari, non hanno diritti del lavoro, sono disoccupate o sono lavoratrici prive di documenti.
Le donne che operano nel mercato formale e informale del lavoro e nella sfera sociale riproduttiva non pagata sono tutte operaie. Questa considerazione deve essere al centro di qualsiasi discussione riguardante la ricostruzione di un movimento della classe operaia non soltanto negli Stati Uniti, ma anche globalmente.
Mettere in evidenza l’unità tra il luogo di lavoro e la casa, è un elemento cruciale ed è un principio fondamentale di coordinamento per lo sciopero dell’8 marzo. Una politica che prende sul serio il lavoro delle donne deve includere non soltanto scioperi nei posti di lavoro, ma anche scioperi per lavoro sociale riproduttivo non retribuito, scioperi part-time, richieste di tempi di lavoro ridotti, e altre forme di protesta che riconoscono la natura  “sessuata”  delle relazioni sociali.
“Sciopero” è diventato il termine ombrella sotto il quale sono incluse queste varie forme di azione perché è il termine che meglio sottolinea la centralità del lavoro delle donne e la loro auto-identificazione come lavoratrici, qualsiasi forma assuma il loro lavoro.
Reclamare il diritto di scioperare
Gli Stati Uniti hanno forse le peggiori leggi del lavoro tra le democrazie liberali. Gli scioperi generali e quelli politici sono proibiti, gli scioperi  sono legati a  ristrette   richieste economiche rivolte ai datori di lavoro e i contratti spesso hanno esplicite clausole di non sciopero, la violazioni delle quali può  far sì che il lavoratore perda il lavoro e/o che il sindacato che organizza lo sciopero  riceva multe pesanti.   Inoltre, vari stati, come lo Stato di  New York, hanno leggi che proibiscono esplicitamente ai dipendenti  da scioperare.
La discussione su come capovolgere questa situazione e far emancipare i lavoratori è stata la principale preoccupazione della sinistra statunitense nei decenni passati. Tuttavia, uno dei pericoli di questa discussione è quello di ridurre la lotta di classe  soltanto a lotta economica, e di fondere le relazioni sociali capitaliste con l’economia formale in senso stretto.
Una trasformazione dei rapporti di lavoro negli Stati Uniti richiede non soltanto l’attivazione della classe operaia sulla base delle richieste economiche al posto di lavoro, ma anche la sua politicizzazione e radicalizzazione, cioè la capacità di condure una lotta politica affrontando la totalità dei rapporti di potere, le istituzioni e  le forme di sfruttamento esistenti.
Questo non si può ottenere migliorando ed espandendo l’organizzazione dei membri ordinari soltanto al posto di lavoro; uno dei principali problemi che affronta l’opera radicale di organizzazione del lavoro è il suo isolamento sociale e politico e l’invisibilità. Porre le basi del rinnovamento del potere della classe operaia richiederà che si operi a livelli diversi, creando grandi coalizioni sociali che agiscono all’interno e all’esterno dei posti di lavoro e stabilendo legami di solidarietà e di fiducia tra organizzatori e attivisti del lavoro, antirazzisti, femministi, il mondo studentesco e antimperialisti. Significa anche sfruttare l’immaginazione sociale tramite interventi creativi,  intellettuali e teorici e sperimentazione di nuove pratiche e linguaggi.
Invece di una limitata attenzione incentrata  sulle lotte per il posto di lavoro, è necessario che colleghiamo i movimenti basati sul genere, la razza, l’appartenenza etnica e sessualità, insieme all’organizzazione del lavoro e all’attivismo ambientalista. Soltanto creando  questa totalità collettiva, saremo in grado di affrontare la complessità di problemi e richieste presentate da queste varie forme di mobilitazione.
Questa è la strada che lo Sciopero Internazionale delle Donne sta perseguendo, con la sua piattaforma   e completezza.
L’8 marzo non sarà uno sciopero generale. Sarà, però, un passo importante verso la delegittimazione del diritto a scioperare contro le degradazioni del capitalismo che sono state sentite in tutte le sfere della vita da tutta la gente.
Cinzia Arruzza è assistente di filosofia presso la New School. Tithi Bhattacharya è docente associata di storia alla Purdue University.

Le coop: dall'alto valore sociale all’alta velocità nella fuga!

Comitato di lotta per il lavoro Frosinone




  • Al Prefetto
  • Alle forze politiche presenti presso in Consiglio Comunale Frosinone 
  • Ai candidati Sindaco elezioni amministrative a Frosinone 2017

E 60. Tanti sono i lavoratori della Multiservizi vincenti le cause contro le coop che si sono insinuate nella gestione dei servizi a Frosinone. A questo punto mancano solo 5 lavoratori che hanno fatto causa contro le coop per l’ein plein!

Anche questi ultimi 5 seguiti dall’avv. Risi della UIL hanno riottenuto, martedì scorso, il posto di lavoro e tutte le spettante dal 2013 ad oggi. Ma sulla carta però. Nella realtà questa eventualità rimane difficile.
Innanzi tutto perché la coop soccombente, la Consorzio UNO di Sora, è scomparsa dai radar del comune di Frosinone dopo un periodo equivalente in euro a € 2.300.000,00. Eh sì!  Appena i vènti delle cause giuslavoristi si facevano contrari ecco che la società si è ritirata dalla gestione dei servizi.

a) Consorzio UNO era stata prescelta per 5 mesi nell’aprile 2013 dopo la manifestazione di interesse per il servizio di manutenzione ordinaria degli immobili, attività di supporto alle manifestazioni. In questo servizio grazie a 17 proroghe di affidamento ha tenuto il servizio fino a maggio 2016 e oltre 900 mila euro! 

Il Comune ha permesso affidamenti continui con la solita giustificazione “nelle more della definizione degli appalti definitivi, il cui procedimento in corso di definizione” (dalla det 2346-2013 in poi). La prima manifestazione d’interesse dopo le proroghe è avvenuta a luglio 2016! Successivamente, in via provvisoria, nelle more della verifica dei requisiti, per il periodo dal 16/05/2016 al 15/01/2017 alla Cooperativa sociale Essegi 2012 ribasso del 10,00%. La coop sociale Essegi 2012 viene costituita nel 2012 e nasce per integrare i servizi che già la cooperativa sociale AGROROMANO forniva (dal sito di Essegi) La “Agroromano” ha avuto Germana De Angelis, moglie di Luigi Ciavardini, amministratore unico fino al 2013 (dal Corsera). La coop Essegi 2012, con l’apporto della Casa circondariale, insieme all’Associazione Gruppo Idee e la coop. Agro Romano, stipulò una convenzione con il comue di Frosinone per il coinvolgimento dei detenuti nella gestione del verde pubblico fin dal 2012. 

b) Consorzio Uno aveva in gestione dall’aprile 2013 anche il servizio di controllo del territorio e manutenzione e sorveglianza dei parcheggi che ha mantenuto fino a febbraio 2016 dopo 14 proroghe consecutive e oltre 850 mila euro!
Fino al 31 maggio 2016 il servizio è stato affidato sempre a Consorzio Uno con almeno 9 proroghe. Da aprile 2016 si succedono tramite affidamento diretto Galatea e Consorzio Intesa. Con determinazione dirigenziale n° 1443 del 30.05.2016 Con verbale prot. 26896 del 30.05.2016 [non rintracciabile nell’albo pretorio on line] il servizio viene affidato alla Società Cooperativa Sociale TERRA NOSTRA con un ribasso del 1,5 % sul prezzo a base di gara.

C) Consorzio Uno ha gestito dall’aprile 2013 anche il servizio degli assistenti scuolabus fino ad aprile 2016 dopo la prima manifestazione d’interesse e 16 proroghe e oltre 550 mila euro! Fino al 1° maggio 2016 il servizio è stato quindi affidato sempre a Consorzio Uno dopo 14 proroghe. Dal 1 maggio/31 dicembre 2016 affidamento in via diretta alla cooperativa sociale FARE SOCIALE (DET / 1160 / 2016 del 28-04-2016) 

Tra febbraio e maggio 2016 quindi e dopo aver intascato € 2.365.000,00 , la Consorzio Uno scompare dai servizi, viene messa a riposo e non risulta più attiva economicamente, come se fosse parcheggiata in garage. Anzi, se la vogliamo dire tutta, la coop spesso non si è nemmeno difesa adeguatamente in giudizio forse pensando, e la realtà le dà ragione, che non serviva poiché alle strette avrebbe cambiato strategia, appunto sarebbe finita in garage.

Questa coop ha gestito circa il 30% delle risorse economiche dei servizi della Frosinone Multiservizi ed è la coop che in assoluto ha preso più euro. Dove è finita? Perché non risponde più ai lavoratori e non ripristina la legalità come ha sentenziato il tribunale?

Eppure le motivazioni presenti nelle determine di proroga hanno sempre richamato “valutata la opportunità di affidare le attività in argomento a cooperative sociali di tipoB in considerazione dell’alto valore sociale che deve riconoscersi all’attività istituzionale svolta da quel tipo di cooperativa sociale”!  A Frosinone evidentemente confondono l’alto valore sociale con l’alta velocità nella fuga!

Ma questo piano più o meno pianificato a dovere, avrebbe avuto senso senza un valido alleato come l'ente che ha permesso contro ogni ragionevole utilità le scorribande di questa coop nei servizi pubblici del comune di Frosinone? No. 

1) Come si fanno ad affidare servizi in proroga per più anni e sempre alla stessa società privata? Questo consiglia la legislazione e il codice degli appalti? 

2) Perché è stato permesso il continuo ricorso all’acquisizione in economia quando il 
Regolamento per l'acquisizione in economia di beni, servizi e lavori ne regola diversamente gli effetti? L’appalto, inizialmente affidato per cinque mesi con importi al di sotto di €.200.000,00, è stato prorogato senza soluzione di continuità, per lo stesso anno 2013, per l’intero 2014, per l’intero 2015 e per i primi mesi 2016 e sono ancora in essere. L’importo annuo complessivo del servizio affidato ha superato ogni anno la soglia di €.200.000,00.

3) Il Comune ha mai verificato la presenza dei lavoratori svantaggiati visto che la scelta dello strumento delle cooperative sociali di tipo B iscritte nell’elenco regionale, utilizzato per una deroga alle regole ordinarie dettate dal Codice dei contratti per gli appalti sotto soglia, prevede uno specifico iter per il reinserimento di lavoratori svantaggiati? Dove sono pubblicate le convenzioni stipulate successivamente agli affidamenti nelle quali dovrebbe essere chiarita la base di una valutazione complessiva che l’ente deve compiere in considerazione, soprattutto, del risultato sociale perseguito. Esse devono prevedere  dettagliatamente le modalità di controllo circa il monitoraggio, sia quantitativo che qualitativo, del grado di raggiungimento del fine costituito dall’inserimento lavorativo della categoria di lavoratori oggetto di tutela.

. Si fa appello per il ripristino della legalità,così come anche intesa sul regolamento Anticorruzione del comune di Frosinone:
-    restituendo il posto ai lavoratori a cui fu sottratto illecitamente
-    bloccando la tragica farsa della gestione delle coop dei servizi del comune di Frosinone
-    frenando l’emorragia economica (ad oggi €.8,3 milioni) verso soggetti non del tutto trasparenti e individuabili .
  


  Cordiali saluti
I lavoratori della tenda

Frosinone 5/3/17