Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 14 gennaio 2012

Jazz in Terrassa

Luciano Granieri


Apriamo l’anno jazzistico di Aut ripartendo da dove  avevamo lasciato , ossia da Barcellona , dal concerto di Freddie Hubbard  tenutosi nel 1992 al festrival  di Terrassa. Di  QUESTO CONCERTO abbiamo trasmesso tre pezzi  nel dicembre scorso. Qui invece proponiamo unico  brano diviso in due contributi video.  Ho voluto separare  questo brano  “Blues for Duane” dagli altri perché è costruito in un modo molto particolare. E’ un blues dal tema molto semplice sul quale si sviluppa una trama improvvisativa  estremamente   originale ed interessante.  Tutti i musicisti, da Freddie Hubbard al Flicorno a Donald Braden al sax tenore, da Benny Green al pianoforte a Louis Hayes alla batteria, e Jeff Chambers al  contrabbasso,  forniscono una performance maiuscola e questo ci da modo di parlare singolarmente dei musicisti che compongono il quintetto. Cominciamo da Donald Braden. Il quarantottenne sassofonista di  Cincinnati  è uno dei talenti sfornati dal progetto “Out of  the Blue”.  L’idea venne ai direttori musicali della nota casa discografica Blue Note, i quali decisero di indire un concorso per giovani jazzisti  . I migliori per ogni singolo strumento avrebbero inciso un disco riuniti in un complesso denominato “Out of  the blue”. L’operazione risale al 1985 e, oltre a Braden,   emersero  da quel contest altri talenti;   l’alto sassofonista Kenny Garret  su tutti ,  fra questi straordinari musicisti mi impressionò  particolarmente  il  Batterista Ralph Peterson  Junior, un portento, ma questa è un'altra storia. Torniamo a Braden.  Le collaborazioni con jazzisti del calibro di Tony Williams,  Wynton Marsalis,    J.J Johnson  stanno a testimoniare l’eccellenza del sassofonista dell’Ohio. In “Blues for Duane” il suo assolo comincia senza  accompagnamento. Evoluzioni, scale repentine, fraseggi mozzafiato, caricano l’atmosfera di una tensione che si stempera quando in gioco entra la ritmica riportando l’improvvisazione di Donald su strade più tradizionali tipiche del blues interpretate comunque in modo tecnicamente ineccepibile . Al pianoforte il quintetto di Hubbard  presenta Benny Green. Il pianista Newyorkese è  figlio d’arte, il padre  era un discreto sassofonista. Anche Benny faceva parte della prestigiosa scuderia Blue Note, ma soprattutto ha militato, come molti altri jazzisti fra cui lo stesso Freddie Hubbbard  e  altri grandissimi come   Miles Davis e Wynton  Marsalis,  nei messanger di Art Blakey. Il complesso fondato dal batterista Art Blakey  nel  1947  ha ospitato  nelle sue fila, con il passare degli anni  jazzisti di prim’ordine , si può dire che l’Hard Bop è nato  negli Art Blakey ‘s Jazz  messanger . In “Blues for Duane Benny Green offre un saggio di come debba suonare un pianista hard bop,  ma non solo. Perché, sia nell’assolo che soprattutto nell’accompagnamento ad Hubbard ,  Green è in grado di evocare atmosfere cool . Anche Benny sfodera una  prestazione notevole eseguendo fraseggi agii e veloci.  Alla batteria  si ascolta Louis Hayes. Il batterista di Detroit  anch’egli figlio di due musicisti il padre era batterista e pianista,  la madre pianista, è cresciuto con il sound delle grandi orchestre jazz nelle orecchie . Il suo batterista di riferimento è stato Philly Joe Jones. Alla fine degli anni 50 era al fianco di Horace Silver e Cannonball Adderley e  dagli 60’ in poi il suo stile incalzante fu conteso dai  vari  Woody Shaw , John Coltrane, Cecil Taylor McCoy Tyner e altri jazzisti che non poterono fare a meno del suo  drumming robusto.  In “Blues for Duane”  Hayes  è straripante,  offre una propulsione ritmica fuori da comune e sfodera  un assolo funambolico e scintillante.  La formazione poliedrica di Jeff Chambers  che va dal Be Bop al funky, consente al  contrabbassista  di San Francisco di offrire in “Blues for duane” una prova potente nel supportare l’immane costruzione ritmica  che fa da  sfondo alle improvvisazioni ,  ma sofisticata nel dettare i tempi, le tonalità, quando accompagna Freddie Hubbard nel suo secondo assolo. Anche Jeff  ha suonato con jazzisti di mezzo mondo  ne citiamo solo alcuni  Dizzy Gillespie, Cedar Walton,  Pharoah Sanders, Wallace Rooney.  Per tornare al leader del quintetto , Freddie Hubbard,  annotiamo , in  questo brano  una  performance al flicorno straordinaria. Freddie si produce in due assolo molto diversi tra di loro. Nel primo troviamo il funambolico solista di sempre , fraseggi velocissimi, preziosi arpeggi , scale mozzafiato, sonorità particolari, vengono sfoderati in rapida sequenza  in un’ atmosfera cool determinata dall’assenza del  pianoforte che solo alla fine accompagna discretamente con pochi e misurati accordi.  Nel secondo assolo  Freddie si trasforma. Su un tappeto ritmico più compassato, appena accennato,  Hubbard costruisce un improvvisazione carica di pathos con l’utilizzo cluster , piccole sequenze armoniche , ricerca di sonorità  particolari,  il virtuosismo si trasferisce dalla velocità di fraseggio alla ricerca timbrica, il tutto si scoglie quando  irrompe di nuovo il tema  che segna la fine di un pezzo straordinario. Buona Visione e
Good Vibrations




venerdì 13 gennaio 2012

Nasce "RADECA"


Il PRC, e i cittadini che cinque anni fa parteciparono all’esperienza della lista civica della Colomba, avendo riconosciuto importanti punti di convergenza sulle questioni fondamentali dell’amministrazione di Frosinone, dopo numerosi incontri, hanno deciso di dare vita a una costituente per la formazione di una lista civica unitaria che parteciperà alle prossime elezioni con un proprio candidato a sindaco. Tale costituente, laboratorio aperto ad altre forze politiche e associazioni cittadine, sta elaborando un programma da sottoporre agli elettori. Tre i punti fermi individuati: estraneità alla logica bipolare centrodestra-centrosinistra, contrarietà all’operazione aeroporto (come a tutte le proposte che implicano lo sfruttamento intensivo del territorio), e indispensabilità di revisione del piano regolatore urbanistico, in vigore da oltre quaranta anni e rivelatosi, fin da subito,  sovradimensionato rispetto allo sviluppo effettivo della nostra città.

La costituente (nome provvisorio “RADECA” - Rete Asincrona DEmocratica Civica Ambientalista) invita le forze politiche e le associazioni cittadine che condividono i tre punti di cui sopra, a discutere insieme lo sviluppo ulteriore del progetto elettorale, con l’individuazione del candidato a sindaco di una lista comune.

Frosinone 14 gennaio 2012
                             Andrea Cristofaro, circolo PRC “Carlo Giuliani”
                                                        Claudio Martino, “La Colomba

Deeefinitivo

In attesa che Marini&Poor......pardon Standard&Poor's certifichi la retrocessione  dell'Italia a tripla B+ immaginiamo  lo scenario futuro  a seguito di questa decisione. 
Buona Visione
Luciano Granieri

Cosentino o padano?

Giovanni Morsillo

Contari 309, favorevoli 298: la Camera respinge. Così per la richiesta a procedere nei confronti di Nicola Cosentino, Onorevole deputato della Repubblica italiana. I voti determinanti non sono stati solo quelli dei 6 radicali, che per riconoscenza elettorale hanno fatto il loro dovere obbedienti e disciplinati. Sono stati 309 i voti determinanti, tutti ugualmente responsabili della vergogna nazionale che ci colpisce ancora una volta. Eccola la classe dirigente, quelli che tempo fa si facevano chiamare addirittura "Polo del buongoverno"! Faccia tosta a parte, questo è il Parlamento che abbiamo, che regge Monti e che fa le leggi che noi tutti siamo tenuti a rispettare. Ed in questo Parlamento screditato e umiliato, come spesso accade da un certo tempo, si distingue la Lega, quella compagine (per la verità ora un po' "scompaginata") di rozzi spaccamontagne che tuonano minacce e scalano campanili, che promettono pallottole a papi e magistrati, che considerano la bandiera come attrezzatura per l'igiene intima, che raccontano di passare le serate ad oliare i kalashnikov davanti al camino con il paiolo di polenta, che fanno i comizi in canottiera e con le corna in testa e vanno a disturbare Eridano nella culla dopo averne inquinato il corso con le loro porcilaie, che fanno urinare i maiali sui terreni destinati alla costruzione di luoghi di culto (islamici, va bene, islamici!), che si dicono federalisti e vogliono dividere quello che è unito, ma che, soprattutto, portano i cappi in Parlamento e votano contro l'autorizzazione a procedere per un sospetto criminale sostenendo di non essere forcaioli.
Si distingue, la Lega di Bossi, per la sua cruda incoerenza, ostentata come valore, come pragmatico approccio alla realtà invece che opportunismo del giorno per giorno. La Lega che dice pane al pane e vin brulé al vin brulé, che non si fa tanti scrupoli nel definire terroni i fiorentini e negri tutti gli altri, che fa le ronde contro i senzatetto e propone di sparare con i cannoni sui gommoni dei disperati e di recintare di filo spinato le coste d'Italia (anzi, di Padania e Terronia), che prega l'Etna e il Vesuvio di fare giustizia dei terroni e dei loro marmocchi accatastati in quartieri fatiscenti sotto le falde dei due provvidenziali vulcani, ma che in Parlamento vota ripetutamente contro le indagini verso individui su cui gravano forti elementi di sospetto di reato. E non si parla di piccole cose, magari di aver preso una mazzetta o di aver dimenticato di farsi fare lo scontrino al bar di Cortina. Si tratta di imputazioni gravissime, che hanno a che fare con la mafia, con la camorra, con quella famigerata commistione affari-politica che da secoli consideriamo "il male dell'Italia".
Se così è, se cioè la Lega si pone a difesa dell'immunità di questi personaggi, dovrebbe voler dire che anche la Lega è parte del male dell'Italia. Non scopriamo certamente nulla di nuovo, ma è giusto dirlo, perché qualcuno si tolga definitivamente dalla zucca l'idea che la Lega Nord, in un contesto elettoralmente mutato, possa essere portata nel campo democratico, resa cioè compatibile con un'idea progressista della politica.
La Lega non è affatto, come sostenne improvvidamente ma in modo calcolato l'On. D'Alema molto tempo fa, una costola della sinistra. Almeno se per sinistra si intende, classicamente, la parte politica che fa riferimento alla civiltà del lavoro, che si schiera per la promozione e se del caso l'emancipazione di questo, e considera avversari gli speculatori e nocive le alchimie di potere. Se invece la sinistra si riducesse (ma confidiamo che questo non accadrà) ad un comitato elettorale col solo obiettivo di vincere le elezioni per fare in termini di indirizzo politico quello che dovrebbero fare altri, allora non ci dovrebbe essere bisogno di definirla costola della sinistra, ma semplicemente bacino elettorale utile.
Ovviamente così non è, e l'On. D'Alema probabilmente buttò lì la frase solo per vedere l'effetto che fa, alla Jannacci. Ecco, se altri avessero pensato di ripetere la boutade per capire se il clima fosse nel frattempo cambiato, può tranquillizzarsi: la Lega non è forcaiola, preferisce le sparate a caldo e le bordate, ma solo sui deboli e gli indifesi. Per i potenti e i criminali, essa è sempre al servizio.

Chiuso l'ambulatorio TAO a Pontecorvo

AIPA (Associazione italiana pazienti anticoagulati)

L’AIPA provinciale grida forte la sua protesta per l’incredibile e vergognoso fatto verificatosi ieri mattina (giovedì 12 c.m.) presso la struttura ospedaliera di Pontecorvo.
Circa 40 pazienti anticoagulati che dovevano effettuare il normale prelievo periodico, hanno trovato l’ambulatorio chiuso.Tanto disservizio che ha creato panico e disagio notevoli, non si era mai visto prima. I dirigenti l’hanno chiamato un “disguido tecnico” ma essi sanno o dovrebbero sapere benissimo che una terapia salvavita non può trovare interruzioni improvvisate. A Pontecorvo esisteva un ambulatorio TAO di eccellenza. Per la dirigenza della nostra sanità tutto ciò che funziona deve essere rivisto e reso precario. Quello che interessa è far quadrare i conti soltanto a spese dei cittadini. In nome di questo altissimo concetto scientifico, culturale e politico, l’organizzazione sanitaria della provincia di Frosinone evidenzia un livello di disintegrazione e precarietà mai verificatosi nel corso della sua lunga storia. Da anni l’Aipa ha chiesto e proposto una organizzazione moderna ed efficiente del servizio TAO, già in atto da decenni, in altre province, ma i dirigenti della ASL, di ieri e di oggi hanno preferito occuparsi di altro. Chiediamo, perciò, al dirigente del polo ospedaliero D ed alla Direzione della ASL di Frosinone, un incontro per riavviare il confronto e per impedire che i fatti di Pontecorvo possano ripetersi altrove. Occorre intervenire con urgenza e realizzare un servizio TAO dignitoso, moderno ed efficiente per l’intero territorio provinciale. Per questo facciamo appello al Sig. Prefetto affinché faccia sentire la Sua autorevole voce.
Ricordiamo solo che i pazienti anticoagulati,normalmente, per la scienza, sono considerati, a seconda dell’età, a rischio e ad alto rischio di vita.


Frosinone 13 gennaio 2012

Francesco Notarcola

In piazza contro Monti Merkel e Sarkozy

Comitato Nazionale "No Debito"

Il Comitato nazionale No Debito, dando seguito al programma in cinque punti adottato nella sua prima assemblea nazionale svoltasi a Roma presso il teatro Ambra Jovinelli il 1°OTTOBRE 2011 e al programma di lavoro e di mobilitazione approvato nella sua seconda assemblea nazionale svoltasi sempre a Roma presso il Teatro Tendastrisce lo scorso 17 dicembre, promuove per i prossimi 20 e 21 gennaio, in occasione del vertice trilaterale previsto a Roma tra Monti, Merkel e Sarkozy, due giornate di mobilitazione nazionale contro l’Europa governata dalle banche e dal grande capitale e contro le politiche dei governi che, in nome del debito e per soddisfare la speculazione finanziaria, puntano a demolire le conquiste sociali e a peggiorare drasticamente le condizioni di vita delle cittadine e dei cittadini.
A Roma l’appuntamento è per venerdì 20 alle 15 a piazza Indipendenza per poi andare a protestare sotto le ambasciate tedesca e francese, sotto Palazzo Chigi e sotto il Quirinale, sedi simboliche e concrete dei principali artefici della distruzione dei nostri diritti. Successivamente si confluirà a Piazza del Pantheon dove verrà dato l’avvio ad una raccolta di firme su una petizione rivolta al parlamento italiano perché si possa votare attraverso un referendum sui vincoli europei e sulla sciagurata decisione di imporre nella costituzione il “pareggio” di bilancio.

Iniziative analoghe e in contemporanea si svolgeranno in numerose altre città, promosse dai comitati locali No Debito.

 Per altre notizie in merito http://www.nodebito.it/

giovedì 12 gennaio 2012

NO ALLA RAPINA DEL GOVERNO MONTI

Comitato No Debito di Frosinone



A CHI TOCCA PAGARE I DEBITI

Comitato No Debito di Frosinone



APPELLO GIÙ LE MANI DALL’ACQUA E DALLA DEMOCRAZIA!

Forum Italiano dei movimenti per l'acqua 


Il 12 e 13 giugno scorsi 26 milioni di donne e uomini hanno votato per l’affermazione dell’acqua come bene comune e diritto umano universale e per la sua gestione partecipativa e senza logiche di profitto. 

Le stesse persone hanno votato anche la difesa dei servizi pubblici locali dalle strategie di privatizzazione: una grande e diffusa partecipazione popolare, che si è espressa in ogni territorio, dimostrando la grande vitalità democratica di una società in movimento e la capacità di attivare un nuovo rapporto tra cittadini e Stato attraverso la politica.
Il voto ha posto il nuovo linguaggio dei beni comuni e della partecipazione democratica come base fondamentale di un possibile nuovo modello sociale capace di rispondere alle drammatiche contraddizioni di una crisi economico-finanziaria sociale ed ecologica senza precedenti.
A questa straordinaria esperienza di democrazia il precedente Governo Berlusconi ha risposto con un attacco diretto al voto referendario, riproponendo le stesse norme abrogate con l’esclusione solo formale del servizio idrico integrato. 
Adesso, utilizzando come espediente la precipitazione della crisi economico-finanziaria e del debito, il Governo guidato da Mario Monti si appresta a replicare ed approfondire tale attacco attraverso un decreto quadro sulle strategie di liberalizzazione che vuole intervenire direttamente anche sull’acqua, forse addirittura in parallelo ad un analogo provvedimento a livello di Unione Europea che segua la falsariga di quanto venne proposto anni addietro con la direttiva Bolkestein. In questo modo si vuole mettere all’angolo l’espressione democratica della maggioranza assoluta del popolo italiano, schiacciare ogni voce critica rispetto alla egemonia delle leggi di mercato ed evitare che il “contagio” si estenda fuori Italia.

Noi non ci stiamo. 

L’acqua non è una merce, ma un bene comune che appartiene a tutti gli esseri viventi e a nessuno in maniera esclusiva, e tanto meno può essere affidata in gestione al mercato. 
I beni comuni sono l’humus del legame sociale fra le persone e non merci per la speculazione finanziaria.
Ma sorge, a questo punto, una enorme e fondamentale questione che riguarda la democrazia: nessuna “esigenza” di qualsivoglia mercato può impunemente violare l’esito di una consultazione democratica, garantita dalla Costituzione, nella quale si è espressa senza equivoci la maggioranza assoluta del popolo italiano.

Chiediamo con determinazione al Governo Monti di interrompere da subito la strada intrapresa. 
Chiediamo a tutti i partiti, a tutte le forze sociali e sindacali di prendere immediata posizione per il rispetto del voto democratico del popolo italiano.
Chiediamo alle donne e agli uomini di questo paese di sottoscrivere questo appello e di prepararsi alla mobilitazione per la difesa del voto referendario.

Oggi più che mai, si scrive acqua e si legge democrazia.




ACQUA PUBBLICA - CARSETTI: "MONTI FA QUELLO CHE NEMMENO BERLUSCONI AVEVA FATTO"

fonte: http://www.libera.tv/.

Intervista a Paolo Carsetti del Forum dei Movimenti per l'Acqua pubblica sulle iniziativa del Governo Monti per la privatizzazione dell'Acqua. Il raggiro del Referendum e del voto di 27 milioni di italiani continua. Bisogna fermare le mani di Monti sull'Acqua pubblica.



 

Murines (marinare la guerra)

Giovanni Morsillo

La notizia di quattro soldati statunitensi che si sono fatti filmare da un commlitone mentre urinavano sui corpi di alcuni nemici uccisi sta originando il solito dibattito fuori tema. Prendendo ad argomento il risultato e non le cause (ossia il sintomo e non la malattia) tutti, a cominciare dal Pentagono e dal corpo dei Marines cui i soldati appartengono, si affrettano a dissociarsi dall'atto in sé, certamente sconvolgente, orrendo, enorme, disgustoso ed altro ancora così come definito dagli uni e dagli altri.
Sembrerebbe cioè che il problema stia nel livello di educazione dei militari in quanto singoli soggetti, e che si debba esecrare l'atto come una banale per quanto grave caduta di stile.
Nulla da discutere, invece, in merito a che cosa riduce degli esseri mediamente umani a carogne di questa dimensione. Non si accenna minimamente alle responsabilità vere, e come nel caso di Abu Grahib, si riduce tutto ad una inchiesta e magari ad un processo che metta in pace (scusate la bestemmia) l'anima lurida dei guerrieri e dei loro governi democratici. Anzi, si approfitta della notizia sfuggita al controllo per trarne vantaggio, ribadendo che "i nostri ragazzi" seguono una etica militare degna della migliore tradizione cavalleresca, a metà fra il romanzo e l'epopea, nutriti del sacro umore del 7° Cavalleggeri dalle giacche azzurre. Basta chiedere alle testimonianze lasciate dai pastori delle tribù dell'Arizona e del Texas cosa fossero in realtà quei soldati dai lunghi coltelli, per vedere le cose in modo un po' più crudo ma assai più realistico, e questo vale per ogni guerra in ogni epoca.
E invece tutti lì, attoniti e con le bocche aperte a stralunarsi per la sorprendente scena, che mai e poi mai ci si sarebbe aspettata da eroici ragazzi che lasciano fidanzate e mogliettine commosse per trasferirsi a decine di migliaia di miglia per edificare meravigliose democrazie riconoscenti di petrolio. Ma come? la guerra nobile, anzi, pardon, la missione di pace, quella umanitaria con le bombe intelligenti, può subire simili distorsioni? Che volgarità! Noi benpensanti borghesi, soprattutto noi di sinistra con tutto il sudore che abbiamo buttato per ripudiare la rivoluzione proprio perché volgare e violenta, noi del terzo millennio così felicemente bipartisan, dove l'opportunismo è stato nobilitato al rango di reponsabilità, noi che votiamo insieme ai fascisti ed ai ladri pur di non mettere in pericolo la libertà bancaria e che subiamo in silenzio il martirio delle quotidiane aggressioni degli intellettuali di destra agli immigrati, ai barboni, agli omosessuali ed agli studenti di sinistra pur di accreditarci come responsabili compartecipi del sistema del pensiero unico, proprio noi dover digerire l'amaro piatto di queste volgarità da sanculotti che rischiano di screditare le nostre migliori espressioni di civiltà? Per fortuna c'è sempre la retorica e il luogo comune a difenderci, e possiamo senza alcuna remora attribuire questi atti alla barbarie di qualche dissociato o cattivo che si comporta da indisciplinato.
La confutazione di queste distorsioni di quanto accade sono demandate oggi esclusivamente ad intellettuali e pubblicisti che per loro esclusiva sensibilità culturale e morale, denunciano la realtà della guerra e della concezione militarista dei rapporti umani. Ben vengano, naturalmente, i Chomsky, i Fisk, le Roy e tutti gli altri, quelli cioè che fanno funzionare il cervello non comune di cui sono dotati, e quindi non si limitano ad esecrare e condannare, ma chiariscono le cause e propongono le soluzioni. Quello che manca è invece una visione alternativa dei rapporti capace di riportare le cose in verticale, ossia di restituire ai fatti una lettura storicamente valida. Definire la guerra (e questa guerra in particolare), come espressione di interessi concreti spiegando quali siano e mobilitando su parole d'ordine semplici e comprensibili in modo diretto e pratico le masse al di qua e al di là del fronte. Sugli interessi propri e non su quelli delle classi dirigenti.
La colpa non è del soldato, nemmeno quando eccede ed esce dal codice in base al quale viene chiamato alle armi: essa è sempre di chi lo inquadra, lo addestra e lo manda a morire o uccidere.
Dovrebbe essere piuttosto agevole comprendere che è la guerra a generare atrocità, perché essa, comunque la si aggettivi, è atroce. Il giudizio sulla guerra, sulla sua necessità in certe condizioni, è altra cosa e non è liquidabile con affermazioni categoriche sul pacifismo, la non violenza o altre ipotesi di vario tenore. Rimane il fatto che in tutte le guerre i soldati hanno massacrato e disprezzato le vittime, ben oltre il loro mandato ufficiale, ma con il consenso di chi li guida e li vuole vincitori.

Insomma, su quei cadaveri hanno urinato tutti coloro che hanno voluto la guerra, tutti coloro che non si sono opposti, tutti coloro che ne hanno tratto vantaggio e tutti coloro che si sono voltati dall'altra parte. Quei cadaveri sono le carcasse dell'umanità.


mercoledì 11 gennaio 2012

L'anno 2011 è stato un anno sanguinoso per i palestinesi

Fonte: Press TV 



L'anno 2011 è stato un anno sanguinoso per i palestinesi nei territori occupati. Un recente rapporto pubblicato dall'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) ha denunciato che sono 180 i palestinesi uccisi dalle forze di occupazione israeliane nel solo 2011.

Secondo il Ministero della Salute di Gaza, oltre 120 persone tra cui donne e bambini sono stati uccisi e oltre 600 feriti nella striscia di Gaza durante i raid aerei e incursioni di terra dei militari israeliani.
Nei giorni scorsi, Israele ha intensificato i suoi attacchi militari su Gaza, utilizzando anche i droni, durante questi attacchi sono state uccise diversi palestinesi . Sempre in questi giorni ufficiali dell'esercito israeliano hanno palesato l’intenzione di avviare una nuova operazione militare rapida e dolorosa nei confronti di Gaza .

"Noi baschi offesi dalla bandiera leghista"

All'attenzione del Sig. Roberto Rotondo,
Le scrivono due cittadini baschi residenti in Lombardia. Ci sentiamo molto offesi e sconcertati dopo aver letto il suo articolo “Addio Lega di governo. Si torna ruvidi” apparso sulla testata Varese News il 23 novembre 2011(http://www3.varesenews.it/politica/articolo.php?id=219343). Abbiamo visto la nostra bandiera appesa sul balcone della sede della Lega Nord di Varese. Doppiamente offesi. Da un lato come baschi per l’insulto e affronto della Lega Nord di Varese che, strumentalizzando la lotta basca, millanta somiglianze e affinità inesistenti; non siamo come loro, non lo siamo mai stati e non lo saremo mai. Dall’altro lato, come lettori per la continua manipolazione dei media italiani e la totale disinformazione e impreparazione dei giornalisti italiani.
Il movimento della sinistra abertzale (nazionalista) basca nasce con la finalità di “unire”: unire le nostre terre e unire le popolazioni basche sparse in territori spagnoli e francesi. Il Paese Basco era uno Stato tanti anni fa, il celebre Regno di Navarra, e ha poi subito una dura invasione. L’anno prossimo ricorrono i 500 anni di questa invasione; un'invasione militare, che non è riuscita però a cancellare il nostro sentimento di popolo, e nemmeno a zittire la nostra bocca né la nostra lingua. Euskaldun (basco in lingua basca), vuol dire portatore dell'euskera (lingua basca). Qualunque immigrato che parli l’euskera può essere riconosciuto tanto basco quanto noi. Siamo orgogliosi e felici di avere una componente di immigrati così alta nelle nostre terre, vera e propria ricchezza sociale e culturale. Questa è una delle grandi differenze con la Lega Nord: l’inclusione da una parte e l’esclusione dall'altra. Per questo siamo fieri di sottolineare ogni volta ciò che ci differenzia da chi costantemente fa campagne di odio e razzismo, dentro e fuori le istituzioni.
Lo stato spagnolo ci ha invaso militarmente, perché questo è l'unico campo in cui sono forti. Per questo noi baschi vinceremo con la parola, con le idee, con le nostre azioni quotidiane, per far fronte ad un assedio che è quotidiano, da 500 anni, e ad una persecuzione diretta verso qualunque traccia che odori di basco, sia politica che culturale. E quotidiana è stata anche la nostra resistenza. In questo contesto, 50 anni fa, è nata E.T.A., organizzazione armata, nata dalla volontà di molti studenti universitari che, durante la dittatura fascista di Franco, si sono espressi a difesa popolare e contro il fascismo. ETA ha però terminato pochi mesi fa la lotta militare perché il popolo basco ha chiesto questo. Recentemente tutte le organizzazioni, partiti, collettivi, associazioni che hanno fatto o fanno parte del Movimento di Liberazione Nazionale Basco hanno deciso, con convinzione, di far confluire la lotta ideologica e politica della popolazione in organizzazioni politiche come quella, per esempio, di Amaiur, una coalizione formata da numerosi partiti che rivendicano la sovranità popolare e la difesa dei diritti di base, tutt'altro che scontati in Euskal Herria (Paese Basco). Il nuovo panorama politico evidenzia come Euskal Herria rappresenti un'anomalia nel contesto europeo: una sinistra reale che compete alla pari con forze politiche il cui riferimento sociale e politico è quello dominante attualmente in crisi. Il Paese Basco sta lanciando un chiaro messaggio all'Europa: un'altra democrazia è possibile. La proposta e l’azione della sinistra indipendentista non è per una nuova gestione del presente ma per il cambio delle gerarchie di potere sociale e per una democrazia realmente partecipativa. I neo eletti della coalizione Amaiur, rappresentanti politici eletti democraticamente dai cittadini, porteranno le rivendicazioni di giustizia e libertà fino a Madrid, utilizzando solo l’arma della politica. Definire la coalizione politica di Amaiur “terrorista” vuol dire non conoscere e non sapere leggere e analizzare gli accadimenti che poco lontano dall'Italia accadono.
Avevamo detto di essere doppiamente offesi. Sappiamo che la manipolazione dell’informazione negli stati francesi e spagnolo è una cosa sistematica, ma non capiamo come paesi che non hanno interessi in questo conflitto si facciano complici, sia con il silenzio che con la manipolazione. Un silenzio che occulta le denunce delle torture subite dai cittadini baschi nelle carceri spagnole, torture che anche organismi come Amnesty International e relatori internazionali per i diritti umani riportano e smascherano costantemente. In Italia la manipolazione è addirittura doppia, visto che la Lega utilizza, sempre a sproposito, il conflitto basco-spagnolo, per il proprio interesse.
Siamo quindi offesi sia come cittadini baschi sia come lettori. Ci auguriamo che, almeno nel secondo caso, si debba ad un errore o a semplice ignoranza. Capiamo che chi non è informato sull'indipendentismo basco possa fare confusione con la Lega Nord, ed è per questo motivo che vorremmo invitare il Sig. Rotondo ed i lettori del giornale in cui scrive ad essere maggiormente attenti, interessati e curiosi, con la voglia di capire cosa sta loro intorno, con la voglia di capire cosa accade a un migliaio di km da casa loro, nel territorio basco.
Vorremmo invitar loro anche alla lettura dell’opuscolo “Lega chi la conosce la evita, chi la capisce la combatte” a cura del Comitato Autonomo Varesino dove si spiegano le differenze che abbiamo prima citato (inclusione/esclusione per fare un esempio) ed alle iniziative dei diversi comitati Euskal Herriaren Lagunak / Amici e amiche dei Paesi Baschi, sparsi in tutta Italia. A febbraio, da numerosi anni, si organizza una settimana di solidarietà con il Paese Basco con dibattiti, proiezioni, conferenze con rappresentanti baschi, a Milano e dintorni. Vi invitiamo calorosamente a queste iniziative, sperando che siate numerosi e numerose, perché siamo convinti che se per noi vale la frase “Lega, se la conosci la combatti”, allo stesso modo per voi potrebbe valere la frase “Sinistra Abertzale, se la conosci la condividi”.
Lucia Ezker, Mikel Leyun

UN MARX PER FILISTEI

di Francesco Ricci


A proposito delle sensazionali scoperte di Repubblica



Un Marx ridotto a filosofo o a semplice economista, scienziato con la testa fra le nuvole, non merita la prima pagina del più importante quotidiano italiano. Decine di libri usciti negli ultimi anni e infiniti articoli e saggi hanno tentato di declassare il grande rivoluzionario a semplice studioso che avrebbe scoperto cose di notevole utilità per leggere l'attuale crisi del capitalismo purché si abbia l'avvertenza di depurarlo da ogni elemento politico e rivoluzionario. Un Marx sterilizzato, insomma, pronto per l'uso da parte di pennivendoli stipendiati del Capitale, che evidentemente hanno una grande paura di Marx e del marxismo, ben sapendo come possa essere pericolosa questa teoria quando viene fatta propria dalle masse in lotta.
Non è una novità degli ultimi anni, per la verità, visto che Lenin, quasi cento anni fa, iniziava il suo libro più importante (Stato e rivoluzione) irridendo coloro che avevano la pretesa di trasformare Marx in una "icona inoffensiva", di "canonizzarlo", "mentre si svuota del contenuto la sua dottrina rivoluzionaria, se ne smussa la punta, la si svilisce". E a quanto pare i tentativi di questo tipo erano anche più vecchi, dato che già il vecchio Engels aveva reputato necessario precisare ai funerali di Marx (1883) che "lo scienziato non era neppure la metà di Marx", perché Marx "era prima di tutto un rivoluzionario" impegnato nella lotta per l'abbattimento della società capitalistica, per l'eliminazione della società divisa in classi.
Trattandosi di un tema che ha superato con abbondanza il secolo, come dicevamo, non fa più notizia. Il Marx innocuo scienziato è un luogo comune obbligato per qualsiasi scribacchino che si rispetti.
La prima rivelazione di Repubblica
Ma di ben altro tenore sono le scoperte sensazionali che ha fatto Andrea Tarquini, corrispondente da Berlino per Repubblica. Scoperte di tale portata che il quotidiano della borghesia cosiddetta progressista gli ha dedicato ben tre paginoni interi sul giornale di domenica 8 e persino un richiamo in prima pagina ("Marx 2020").
E ci mancherebbe il contrario, perbacco! Quello di Tarquini è un vero e proprio scoop, rivelazioni in grado di cambiare radicalmente tutte le nostre conoscenze su Marx e sul marxismo. Cose che, se solo Lenin e Trotsky le avessero sapute per tempo... si sarebbero risparmiati la rivoluzione d'Ottobre. Di più: forse lo stesso Marx, se avesse potuto leggere in vita l'articolo di Tarquini, avrebbe mollato tutto, impegnandosi di più per quel posto di impiegato in ferrovia che si lasciò sfuggire per scrivere più di cento di libroni, costruire un'Internazionale e partiti in mezzo mondo.
Ma è appunto da quei benedetti libroni che parte l'inviato speciale di Repubblica. Tarquini si è recato avventurosamente al numero 22 di Jaegerstrasse, a Berlino, dove si lavora a completare l'edizione integrale delle opere di Marx ed è proprio qui che ha fatto quella che a buon titolo può essere definita come una delle scoperte più sconvolgenti dell'ultimo secolo.
L'inizio di Tarquini è dimesso, piano. Spiega che Marx fu essenzialmente un teorico e uno scienziato. Cioè la filastrocca di cui dicevamo poco sopra e letta la quale si sarebbe tentati di saltare a piè pari le due paginone centrali e di passare direttamente ai programmi tv. Ma ecco la prima rivelazione, che ti costringe a proseguire la lettura: Marx, ci informa Tarquini, "credeva nella democrazia". Di più: Marx "riemerge dal passato come un moderno newlabourista, un progressista tedesco o un liberal americano".
Questa prima rivelazione non è da poco. A quanto si sapeva finora (da opere e atti) Marx non credeva per nulla nella "democrazia" di cui parla Tarquini, che per la precisione è la democrazia borghese. Anzi -così pensavamo di sapere fino a ieri- il marxismo si basa sul concetto per cui le sovrastrutture politiche, ideologiche, giuridiche sono storicamente determinate, non esiste una "democrazia" come ente metafisico, pura, così come non esistono istituzioni al di sopra delle classi. Per questo i comunisti (quelli veri) sono rivoluzionari, perché non pensano di riformare le istituzioni del capitalismo ma operano per rovesciarle, spezzarne lo Stato, convinti che a una diversa organizzazione economica della società (che passa per l'esproprio degli espropriatori) corrisponda una struttura altra della società; alla dittatura della borghesia (la democrazia di Tarquini) sostituiscono la dittatura del proletariato, ecc.
Su queste certezze ci riposavamo beatamente fino alla mattina dell'8 gennaio. Lo stesso Marx ci aveva tratto in inganno asserendo (in quella famosa lettera a Weydemeyer) che l'essenziale della sua opera consisteva nel legare la lotta di classe allo sbocco della dittatura del proletariato (cioè al potere dei lavoratori) da guadagnarsi attraverso una rivoluzione.
Ma dove, potrebbe chiedersi un lettore ingenuo, dove Tarquini ha scoperto invece queste posizioni riformiste, addirittura liberal, di Marx? D'accordo, la domanda è lecita, a questo punto della lettura dei tre paginoni. Ma è una domanda che rivela l'ingenuità di chi crede che simili affermazioni debbano essere suffragate da prove, citazioni precise di testi, titoli, date; nonché da un'analisi sul come mai miliardi di uomini siano rimasti fino ad oggi all'oscuro di questo reale pensiero di Marx; di come mai l'intera sua opera (nella parte finora conosciuta), per tacere di tutta la sua attività pratica, di come mai tutto ciò abbia fin qui celato così bene questo Marx liberal. Che si tratti di un tipico caso di schizofrenia? Di uno sdoppiamento degno della penna di Stevenson (quello del Dr Jekyll e Mr Hyde, per intenderci)? Certo è che l'occultamento di questo Marx autentico (e autenticato da Tarquini) è stato per decenni così perfetto che viene quasi il sospetto che Marx stesso non ne fosse consapevole (ovviamente prima di leggere, dal suo caldo cantuccio all'inferno, l'articolo di Tarquini). Altri tirerebbero in ballo il dottor Freud, un qualche trauma nel piccolo Marx, la rimozione, ecc. Tarquini no: semplicemente non giustifica in nessun modo queste sue affermazioni. Non ci annoia con riferimenti o citazioni (cose da volgari materialisti). Si limita a dire che così gli è stato assicurato dagli studiosi che stanno frugando tra le carte inedite di Marx. Perché non credergli?
L'Epifania trasforma Marx nel reverendo Berkeley
Un Marx liberal sarebbe già sufficiente per riempire la prima domenica dopo l'Epifania. Ma le rivelazioni non sono finite, come si conviene d'altra parte, è noto a ogni buon credente, a una giornata di miracoli, visioni, rivelazioni sacre.
All'Accademia delle scienze di Berlino, Tarquini ha fatto almeno altre due scoperte ben più sconvolgenti. E scrive infatti: "Frugando nelle carte consunte dal tempo si scoprono cose che i contemporanei di Marx vollero ignorare". Quali? E qui arriviamo alla seconda rivelazione, tenetevi forte. Tarquini scrive: "Insomma: la teoria secondo cui l'esistenza materiale determina la coscienza, base del materialismo storico era un'idea in cui Marx non credeva."
Dopo aver scritto questa frase, Tarquini cambia incredibilmente discorso. Possibile che non si renda conto della portata di una simile rivelazione? Difficile, visto l'acume scientifico che lo caratterizza. Più probabile che voglia dosare la suspence, come in certi vecchi film del grande Hitchcock. Ma la sorpresa è tale che noi non riusciamo a continuare la lettura. Dobbiamo fermarci, rivedere non solo tutto quanto sapevamo di Marx ma anche della stessa storia della filosofia degli ultimi duemila anni nonché della scienza moderna. Difatti, quella che Tarquini definisce una "idea in cui Marx non credeva" è il fondamento di qualsiasi pensiero scientifico ed era già stata ideata, per così dire, già qualche millennio prima che a Marx ed Engels venisse in mente di elaborare il materialismo dialettico. Vogliamo dire che la rivelazione di Tarquini non pone dei problemi solo rispetto al marxismo ma rispetto a tutta la storia del pensiero umano. Se "la teoria" per cui "l'esistenza materiale determina la coscienza" è solo una sciocchezza, un equivoco puerile, una cosa in cui Marx "non credeva", dobbiamo supporre al contrario che sia la coscienza a determinare la materia. Aveva cioè ragione il vescovo Berkeley (roba del Settecento): non esistono gli oggetti, ma solo lo spirito. "Esse est percipi", "l'essere è un essere percepito". E' Dio la causa della realtà naturale, tutto ciò che vediamo e tocchiamo è solo la Sua Idea calata nel mondo. Detta in altre parole, anche le pagine di Repubblica che stiamo sfogliando non esistono materialmente e nella realtà materiale non esistono Tarquini stesso, con le sue braccia, le sue gambe, il suo cervello (l'ultima cosa, a ben pensarci, non dovrebbe stupire più di tanto).
Prima di continuare la lettura cerchiamo di abituarci a queste due rivelazioni che da ora in poi cambieranno completamente il nostro modo di guardare al marxismo. Ripetiamole: Marx era un liberal e credeva nell'Idea (o Spirito) come origine della materia.
Digerite queste due prime scoperte, con più difficoltà del cotechino mangiato a Natale, con la testa che ci gira vorticosamente, proseguiamo, quasi timorosi di cosa possa aver scoperto di ancor più clamoroso l'inviato speciale di Repubblica in Jaegerstrasse, a Berlino.
Un Marx anti-politico
Come in un crescendo rossiniano, Tarquini ha tenuto il colpo di cimbali per il gran finale. Siete pronti? "Karl [così lo chiama il giornalista, esibendo una antica consuetudine, ndr] aveva rinunciato alla politica, annotava la sua fiducia nel libero dibattito e confronto tra idee e forze politiche." Di più, aggiunge Tarquini, quella "fitta rete di scambi epistolari internazionali" che fino ad oggi si pensava fossero necessari a Marx ed Engels per costruire il partito internazionale della rivoluzione erano in realtà "il primo social network".
Dunque un Marx non solo liberal e idealista ma anche disinteressato alla politica e proto-utilizzatore di facebook e twitter...
I più impertinenti tra voi si chiederanno, a questo punto, quanto Repubblica paghi un inviato a Berlino che riesce a scrivere tre pagine tre su Marx senza aver mai letto (gliene va dato atto) un solo rigo di Marx. Ma a noi la domanda sembra mal posta perché non c'è nulla di banale in questo articolo. Anzi, ora non ci appare più banale neppure quel sottotitolo dell'articolo di Tarquini che inizialmente avevamo preso per la solita litania, quel richiamo alla nota frase di Marx, quel suo ironico "Tutto quello che so e che non sono marxista", con cui il grande rivoluzionario si difendeva profeticamente dalle interpretazioni à la Tarquini. Pensateci bene. Non vedete il diverso significato che assume quella f
rase, riletta adesso, dopo aver appreso le tre rivelazioni di Tarquini (che sono tre come i misteri di Fatima, non a caso rivelati dalla Madonna a tre pastorelli nel 1917, quando i marxisti russi, ignari tanto delle rivelazioni di Fatima come di quelle di Tarquini, rovesciavano il capitalismo utilizzando il marxismo)?. Riletta oggi, capiamo fino in fondo cosa intendeva dire Marx e siamo convinti che se Marx avesse potuto leggere il ritratto che gli dedica Tarquini avrebbe ripetuto non una ma cento volte: "Tutto quello che so è che non sono marxista".
Per il resto si sarebbe limitato a una risata omerica. Che è appunto quanto lui ed Engels riservavano a quei filistei (questo il termine poco rispettoso del "libero dibattito" che usavano per i Tarquini dell'epoca, alternandolo ad asino o somaro) ignoranti e idealisti che sono convinti di poter fermare la forza brutale della rivoluzione che li spazzerà via trincerandosi dietro tre pagine di scemenze in corpo 10.

martedì 10 gennaio 2012

ESCLUSIVO - ECCO IL VERO OBIETTIVO DI MONTI: TROVARE 125 MILIARDI DI EURO

 Editoriale a cura  dello staff di http://nocensura.com/
da una segnalazione del Circolo Prc di Frosinone "Carlo Giuliani.

Le tasse imposte da Mario Monti agli italiani servono davvero per scongiurare il fallimento? Per evitare il default, come ci hanno detto e ripetuto? NO! SERVONO PER CORRISPONDERE LA CIFRA DI 125.395.900.000€ al nuovo organo sovranazionale europeo, creato per gestire la "crisi del debito sovrano" degli stati dell'Unione. La notizia - ignorata da tutti i mass media - è come vedremo, riportata nero su bianco sul testo del trattato. Ma procediamo per gradi.

Per convincere gli italiani che "è necessario fare dei sacrifici" e che "dobbiamo aumentare le tasse", i politici e i loro fedeli mass media asserviti hanno fatto e detto di tutto. Questo scampolo di governo Monti è stato caratterizzato da numerosi "colpi di scena", che hanno offerto molti argomenti di discussione ai "professionisti della distrazione di massa", che hanno imbastito salotti su salotti per discorrere della manovra e della sua iniquità. Tra l'altro, sono stati prospettati agli italiani interventi addirittura peggiori di quelli assunti, in modo da offrire maggiore spunti su cui dibattere, iniziando e chiudendo ogni discussione con le "paroline magiche" descritte sopra: "è necessario fare dei sacrifici" e "dobbiamo aumentare le tasse".
Siccome come ben sappiamo, per renderle "più digeribili" i governanti sono soliti "dilazionare" le stangate (E' come se ti chiedono 100€ subito, oppure 20€ oggi, 20€ tra tre giorni, altri 20€ tra una settimana, etc fino a raggiungere 100€: il risultato non cambia, ma viene percepito in modo meno "traumatico") il lavoro lo aveva iniziato Tremonti, con 2 "manovrine" a breve distanza l'una dall'altra, di cui una da ben 50 miliardi, e lo sta finendo Monti: che ha esordito con una finanziaria che hanno dichiarato valere 25 miliardi, ma che in realtà ne vale circa 60-65 miliardi, come hanno rilevato " CGIA DI MESTRE" e " CONFARTIGIANATO". Infine, ce ne sarà un'altra: che secondo le indiscrezioni, potrebbe  ALTRI 40 MILIARDI di: Tremonti - che è riapparso criticando le troppe tasse, e invocando tagli - lo ha, in qualche modo annunciato, anche se PASSERA HA SMENTITO. In realtà l'ex ministro, senza (ovviamente) rivelare i veri motivi per il quale ci metteranno ulteriormente le mani in tasca, ha semplicemente predetto il futuro: possiamo scommetterci. Se non lo fanno subito, è solo per non esasperare eccessivamente gli animi. Ci daranno giusto il tempo di "sbollire", di farci passare il "bruciore", e torneranno alla carica: magari accompagnando la nuova manovra da una nuova tranche di "terrorismo mediatico", seminando paura e incertezza tra i cittadini, come hanno fatto poco più di un mese fa con "l'allarme spread".

PER CAPIRE QUALI SONO I VERI MOTIVI DELL'AVVENTO DI MONTI, CHE SONO BEN DIVERSI DA QUELLI DICHIARATI, BASTA OSSERVARE COME SARANNO IMPIEGATI I SOLDI RICAVATI DALLE MANOVRE FINANZIARIE CHE E' VENUTO A IMPORCI, RICHIESTE A GRAN VOCE DAGLI ORGANI SOVRANAZIONALI EUROPEI (la famosa lettera della BCE) COMPRESI I 50 MILIARDI DI EURO RICAVATI DALLA FINANZIARIA DI TREMONTI.

16 miliardi di Euro verranno impiegati per acquistare  131 CACCIABOMBARDIERI F35, la cifra corrisponde al gettito generato dalla reintroduzione dell'ICI (ora IMU, che vale 11 miliardi di euro all'anno) e l'aumento delle accise sui carburanti, che hanno portato la benzina verde oltre quota 1,71€ (gettito annuo 4,8 mld). Iscriviti alla pagina "Fermiamo  DEI JET F35 DA 16 MILIARDI

SE LA CIFRA NECESSARIA PER L'ACQUISTO DEI JET VI SEMBRA ALTA, REGGETEVI FORTE:

125.395.900.000€ saranno versati nelle casse del "MES" - "Meccanismo Europeo di Stabilità",
COME ESPRESSAMENTE INDICATO NEL TRATTATO che istituisce questo nuovo organo sovranazionale, la cui approvazione è prevista entro la fine dell'anno dal parlamento europeo. Il MES, su cui i mass media non hanno proferito parola, avrà il compito di affrontare "la crisi dei debiti sovrani" e disporrà di una liquidità iniziale di 700 miliardi di Euro. La quota iniziale di partecipazione stabilita per l'Italia, come potete osservare nell'immagine estratta dal trattato pubblicata di seguito è di 125 miliardi di Euro.

Questa è la penultima pagina del trattato che istituisce il MES,

che sarà ratificato entro la fine dell'anno, per divenire operativo poco dopo. Il trattato lo potete  SCARICARE QUI
La fonte è il trattato ufficiale, che delibera la costituzione del MES, che potete SCARICARE QUI. E' stato diffuso esclusivamente in lingua inglese, nonostante il 96,5% della popolazione dell'area euro parli altre lingue.
Monti solo pochi giorni fa ha annunciato che affretterà i tempi per l'approvazione dell'adesione al MES: infatti il Meccanismo Europeo di Stabilità entrerà in vigore solo dopo che tutti i parlamenti dell'Unione lo avranno ratificato nel proprio parlamento nazionale, una vera e propria formalità, visto che i mass media europei non ne parlano. Una vera e propria CENSURA DI LIVELLO EUROPEO, nonostante il trattato che regola il MES, e i molti punti oscuri che lo caratterizzano, siano a disposizione di tutti, sul sito del "Consiglio dell'Unione Europea, http://consilium.europa.eu/ (clicca qui PER IL TRATTATO DEL MES IN PDF).
Risulta fin troppo evidente come l'avvento di Monti sia dovuto alla "necessità" di imporre agli italiani l'adesione al MES, ed in particolare per assumere i provvedimenti necessari per trovare i soldi da destinare alla sottoscrizione fondo, la cui quota italiana ammonta ad OLTRE 125 MILIARDI DI EURO, cifra che - conti alla mano - corrisponde all'insieme delle ultime manovre finanziarie. Di tutto questo, la stragrande maggioranza dei cittadini italiani ed europei, non sanno niente.
La costituzione di questo organismo è stata nascosta in modo a dir poco scandaloso, così come la partecipazione dell'Italia e sopratutto, la quota di adesione, che è scritta nero su bianco nel trattato. Di seguito vi riportiamo un video che abbiamo più volte proposto sulla nostra pagina Facebook, che illustra alcuni "punti oscuri" del Meccanismo Europeo di Stabilità


Si tratta di una strategia ben consolidata, studiata a tavolino, come dimostra il seguente video, risalente a Febbraio, dove Monti spiega, in pratica, che "politici e cittadini europei per accettare di cedere la propria sovranità nazionale all'Europa hanno bisogno di una crisi grave e conclamata": praticamente ciò che è accaduto in Italia.








In difesa di un'impresa

Giovanni Morsillo


Alcuni giornali riportano la notizia della chiusura della storica libreria Battei di Parma. In un paese in cui a occhio e croce chiudono un migliaio di imprese al giorno, questa non è una notizia rilevante economicamente (dieci dipendenti). Eppure, trattandosi di un esercizio storico con 140 anni suonati di attività, frequentazioni di elevato livello intellettuale e forti legami con il territorio (essendo anche editrice), questa chiusura interroga altri aspetti del nostro essere società, e non solo sul piano simbolico. Non si tratta solo di questioni di affetto o di nostalgia, pure importanti e nient’affatto deteriori per degli esseri umani dotati anche di sentimento.
La questione, è evidente, ha invece aspetti assai concreti da considerare. Intanto la sua fine rappresenta la distruzione di un monumento e di un documento storico, capace di trasmettere per la sua parte informazioni importanti sulla nostra vicenda nazionale e sociale dell’ultimo secolo e mezzo. Non è poco, in un clima di rimozione, di occultamento dei fatti storici in nome di strumentali disegni politici da sottocultura. Ma c’è dell’altro: questa chiusura, forse più di altre, descrive la trsformazione dei luoghi di vita umana, delle città, a seguito della ristrutturazione drammatica e ancora in corso del modello di produzione e scambio. Il venir meno di luoghi di questo tipo, di ambienti carichi di significato e capaci di mettere in continuità il nostro divernire storico, la nostra crescita e maturazione come società e anche come popolo, mette in discussione anche le nostre ulteriori prospettive di sviluppo, non solo culturale. Naturalmente lo sviluppo anche etico-sociale dell’Italia del Duemila non dipende dalla libreria Battei. Ma la sua fine è un segnale preoccupante del declino dell’attenzione a valori e modelli non più compatibili con gli obiettivi del sistema.
Certo la crisi, lo spread, il debito, i costi della politica (che a nostro modo di vedere sono costi della non-politica) non ammettono cedimenti e sentimentalismi. Ma siamo sicuri che consentire il deperimento e la distruzione di elementi così importanti della nostra cultura sia un buon investimento o un risparmio? Siamo già così rassegnati o, peggio, convinti che sia il rifinanziamento delle banche fallite per indigestine di titoli tossici (speculazione) la vera priorità?
Ma forse stiamo esagerando, il riferimento alla Costituzione è troppo evidente (art. 41), e di questi tempi si rischia di essere facilmente liquidati come ammuffiti retrogradi che presidiano fortini disabitati. Eppure noi siamo convinti che questo progressivo sgretolamento della memoria collettiva abbia a che fare strettamente con la riduzione effettiva delle nostre libertà.

lunedì 9 gennaio 2012

Piano di rilancio regionale dell'economia ciociara? Demagogia da Regione e Provincia

Associazione politico - culturale 20 ottobre

Le notizie apparse in questi giorni sulla stampa locale sull’apertura di un tavolo tra Regione e Provincia per rilanciare l’economia ciociara è solo un’operazione di demagogia. La verità è che non ci sono i soldi”.
A parlare è Oreste Della Posta, esponente di spicco dell’Associazione Politico – Culturale “20 Ottobre”.
“ Leggere sui giornali le dichiarazioni di esponenti del Pdl ciociaro che annunciano l’apertura del tavolo con la Regione sarebbe una buona notizia per la nostra economia. È questa una proposta che come Associazione abbiamo fatto già qualche tempo fa. Il problema è che non si possono mettere in atto piani di rilancio senza avere i fondi necessari.”
“la nostra proposta – spiega Della Posta è semplice. Per garantire il rilacio economico è necessario prima di tutto permettere alle banche di concedere crediti alle Pmi; poi è necessario puntare al turismo storico e religioso ed ai prodotti di nicchia, rilanciando così i prodotti ciociari. Come intuibile, senza soldi ciò non è fattibile.”
“Dove prendere i soldi? Semplice. La Giunta Polverini, invece di aumentare i costi della politica (vitalizio anche agli assessori non eletti, aumento delle Commissioni Consiliari) doveva destinare quei soldi, ed anche altri al piano di rilancio economico della Provincia di Frosinone. Altri soldi possono essere presi dal taglio delle spese di rappresentanza.”
“Se non si farà questo – conclude Oreste Della Posta – il piano di rilancio ed il tavolo istituzionale rimarranno solo un’operazione mediatica e demagogica”.










Fuori i secondi, il nuovo album del temibile Cisco, in uscita il 31 gennaio

http://www.ciscovox.it/

Fuori i secondi, il nuovo album del temibile Cisco, in uscita il 31 gennaio 2012. In CD, DOWNLOAD e LP-VINILE NUMERATO con BONUS TRACK!

In anteprima il brano "Credo", potete ascoltarlo per una settimana a partire da oggi, sul sito di Cisco http://www.ciscovox.it/
Vai alla pagina NEWS e clicca per ascoltare \"CREDO\" nuovo brano tratto dal disco \"FUORI SECONDI\".


"Fuori i secondi!" è l\'urlo di esortazione che segna l'inizio delle ostilità nel pugilato e che richiama tutti ad assumersi le proprie responsabilità e a darsi da fare. Ma qui si trasforma anche in uno splendido elogio ad alcuni grandi "secondi" della storia a cui il tempo in alcuni casi, ha reso poi giustizia. Fuori i secondi, così si chiama il nuovo disco di Cisco, ex voce e frontman dei Modena City Ramblers è un disco pieno di racconti esemplari, intensebiografie di personaggi che per un verso o per l'altro hanno fatto storia, canzoni dedicate a vite incredibili.
Nel nuovo album anche brani più diretti sul sociale e sul disagio che un po’ tutti oggi viviamo nei tempi della grande crisi, ma è un album anche pieno di speranza e ottimismo, dove troviamo dei veri e proprio inni che
esortano la gente a riprendere in mano le redini della storia per provare a cambiare e scrivere il proprio futuro in prima persona. Non mancano momenti divertenti e autoironici dove il cantante gioca con se stesso, con il suo modo di essere e con la grande curiosità-voracità che da sempre lo muove.

Forisenno / Assalto al bunker

CopyLeft: Fiorenzo Fraioli : Fonte http://www.ecodellarete.net/

"C'è una misura nelle cose; vi sono precisi confini, oltre i quali e prima dei quali non può sussistere il giusto" (Orazio)

“Nella storia sono importanti tre cose: innanzitutto, il numero… in secondo luogo, il numero… e, per finire, il numero” (Il declino dell'impero americano)

"La capitolazione mai! Questo è oltraggioso! Io che sono stato per anni Sindeke di Forisenno difenderò la città dall'aggressione delle orde pluto-bolsceviche fino al mio ultimo respiro! Le poche ore che potrò vivere ancora nelle vesti di Sindeke di Forisenno non ho intenzione di usarle sottoscrivendo un'infamante atto di resa senza condizioni!".



Forisenno bombardata
Queste, secondo il nostro agente alla Pescara, le parole pronunciate dal Sindeke di Forisenno a chi gli prospettava la possibilità di una capitolazione. Un'ipotesi alla quale starebbero lavorando, nel più assoluto riserbo, alcuni dei più stretti collaboratori del Sindeke, sia nella speranza di aver salva la vita politica, sia per risparmiare ai cittadini gli orrori di una campagna elettorale casa per casa.

La situazione sul campo appare disperata. Da ovest, le armate del generale Ottawianher hanno quasi completato il loro riposizionamento dopo la fulminea avanzata dei mesi scorsi, conclusasi con la disfatta delle divisioni di Von Pikken nella decisiva battaglia di Maasthrucht. Nel settore orientale l'avanzata delle truppe caucasiche è ripresa con slancio, e si hanno notizie di significativi movimenti di forze corazzate in prossimità del confine. Continuano i bombardamenti alleati, supportati dall'osservatorio radar avanzato, clandestinamente gestito dalla resistenza.

Secondo indiscrezioni attentamente valutate dall'intelligence alleata, vi sarebbero stati, negli ultimi giorni, importanti avvicendamenti nello stato maggiore del Sindeke. Alcuni generali sarebbero stati costretti al suicidio politico, circostanza che potrebbe scatenare un furioso scontro di potere interno, e indebolire le già scarse capacità di resistenza di ciò che resta della poderosa macchina da guerra che, cinque anni fa, diede inizio al saccheggio della città. La farsa continua!

 





domenica 8 gennaio 2012

Il piano casa regionale è anticostituzionale

PRC/FDS CASSINO

Come partito vogliamo fare un po’ di chiarezza e puntualizzare le nostre posizioni politiche circa l’attuazione del Piano Casa Regionale. Premesso che Rifondazione Comunista e complessivamente la Federazione della Sinistra ha già espresso netta contrarietà al Piano Casa nella sua interezza perché “favorisce la cementificazione selvaggia, l’appiattimento paesaggistico e violenza al territorio”.
Il Piano Casa ha, secondo noi, elementi fortemente anticostituzionali, perché limita la pianificazione del territorio che, proprio costituzionalmente spetterebbe, invece, ai comuni. Proprio per affermare questo principio costituzionale, il comune, quindi ha l’obbligo morale e politico per definire almeno gli ambiti di applicazione del Piano Casa. Questo non deve essere visto come un freno all’economia ma, al contrario, uno strumento teso ad evitare uno scempio ambientale, salvaguardando il più possibile gli interessi storici, artistici, urbanistici, architettonici, limitando o escludendo gli interventi previsti dal Piano Casa.
Nella relazione redatta dallo studio dell’architetto De Lucia, in merito agli ambiti di limitazione o esclusione dell’applicazione del Piano Casa (legge regionale n. 10 del 2011 art. 2, c. 4), si evince, in maniera chiara, che le disposizioni legislative che rimangono in vigore per 3 anni (2012-2014) si applicano a tutti gli edifici realizzati legittimamente (anche quelle per i quali il titolo edilizio sia stato rilasciato in sanatorie, compreso il caso della formazione del silenzio-assenso) e a quelle non utilizzati ma che hanno ricevuto il titolo edilizio. Si possono infatti effettuare interventi di ampliamento, ristrutturazione, sostituzione edilizia con demolizione e ricostruzione in cambio di cubatura (dal 20 fino al 50%), ma pure per quelli «oggetto di richiesta di concessione in sanatoria» per i quali «sia stato rilasciato relativo titolo abilitativo» oppure sia stato «autocertificato». Una norma che mette sullo stesso piano chi rispetta la legge e chi preferisce chiudere un occhio, tanto un condono prima o poi arriva. Se questa contrarietà alla devastazione del territorio viene vista dal consigliere Di Mascio come marxismo, rispondiamo di essere fieri marxisti.
La contrarietà al piano casa della regione Lazio è stata espressa addirittura dallo stesso governo di centro-destra attraverso l’ex ministro dei beni culturali Giancarlo Galan e dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo. Quindi il governo regionale PDL-UDC è andato oltre le indicazioni dell’allora governo nazionale. Si ricorda che per arrivare a chiudere la questione fu messa in campo una finta dimissione di 10 assessori dell’amministrazione Polverini. 
Si pensi che, a Cassino, circa il 50% del patrimonio edilizio rurale è stato oggetto di comode sanatorie sempre effettuati da governi di centro-destra. Occorre quindi intervenire seriamente perché non è più possibile assoggettare gli interessi e la qualità della vita della collettività in favore delle speculazioni edilizie-immobiliari. Bisogna rapportarsi con l’ambiente in generale in maniera diversa rispetto agli ultimi 30-40 anni di assoluta mancanza di sviluppo urbanistico rispondente alle vere esigenze della gente.
Come partito siamo contrari soprattutto alla possibilità di effettuare facili e pluri-frazionamenti agli immobili perché questo rappresenta solo possibili speculazioni edilizie, come parimenti siamo soprattutto contrari alla possibilità di cambiamento di destinazione d’uso perché come sopra è terreno fertile per le  speculazioni immobiliari ed edilizie, come dimostra la vicenda dell’immobile del mercato coperto che aveva in origine una destinazione commerciale per poi passare ad uso abitativo. Per questo anche a Cassino occorre un intervento serio e soprattutto eco-socio-compatibile.
Siamo preoccupati invece per diverse prese di posizione che invitano questa maggioranza ad essere più flessibili nell’applicazione del piano casa giustificando che gli interventi sono finalizzati alla crescita del paese. Vorremmo chiedere conto all’UDC visto che il piano casa è stato messo a punto dall'assessore all'Urbanistica Luciano Ciocchetti (UDC) di concerto con l'assessore alla Casa Teodoro Buontempo che, insieme all'aumento dei premi di cubatura per le attività artigiane (dal 10 al 20%) da la possibilità di sopraelevare -. Ventritré articoli che scardinano e rendono aggirabili, nel Lazio, tutti i piani regolatori dei Comuni: un complesso sistema di deroghe e varianti che sembrano confezionate apposta per fare business.
Come vorremmo chiedere a Palombo cosa ne pensa della sicurezza concepita nel piano casa a fronte di una precisa considerazione che Cassino risulta essere in gran parte zona sismica. Infatti, la vera grande novità è la nuova nozione di «miglioramento sismico». In pratica, nella vecchia versione del testo era necessario adeguare tutto l'edificio per costruirsi una stanza in più. Adesso basterà puntellare lo stabile. Cioè hanno perfino perfezionato una deroga sulla sicurezza rendendo più flessibile (troppo buoni) l’osservanza di regole minime. In sintesi, questo Piano casa istituzionalizza il fai da te edilizio e urbanistico.
Per questo abbiamo l’esigenza di rispondere anche al capogruppo dell’UDC Iris Volante che riferisce di arrivare perfino ad un referendum popolare pur di conquistare la compiuta affermazione e applicazione integrale del piano casa a Cassino. Intanto togliamo di mezzo l’ideologia perché come abbiamo già argomentato il piano casa di ideologia ne ha ben poca. Sono evidenti le impronte digitali di chi ha prodotta una simile legge. Ma andiamo nel concreto rispondendo in particolare sul cambio di destinazione d’uso:   il rischio è che quei pochi imprenditori con spazi idonei tenteranno di trasformarli in abitazioni, con grave pericolo per l'economia e l'occupazione. Basta fare due calcoli. Un'attività industriale di media grandezza - 12 mila metri quadri - potrà triplicare la superficie esistente (che vale 4mila euro al metro quadrato): un capannone da 1 milione di euro ne varrà 144. Pensate che non sia meglio voltare pagina e buttarsi a capofitto nel mercato immobiliare? Questa, cara signora non è ideologia. Semmai ci spieghi di quale referendum parla, visto che per organizzare un referendum occorre molto tempo ed invece qui stiamo parlando di una scadenza riferita ad una possibile modulazione al piano casa con eventuale deliberazione del consiglio comunale da farsi entro il 31 gennaio 2012 (art.4 c. 8 l.r. n.10/11).
Abbiamo l’esigenza di intervenire in riferimento all’”housing sociale” (previsto nel piano casa), infatti, sarà possibile ampliare del 30% qualsiasi tipo di edificio a destinazione non residenziale (purché dismesso) a due condizioni: che il cambio di destinazione d'uso a residenziale riguardi «almeno il 75% della superficie utile lorda esistente» e che, «al fine di agevolare le richieste di alloggi in locazione, almeno il 30% della superficie oggetto di intervento sia destinata alla locazione ad un canone concordato. Ora è chiaro che noi rivendichiamo una politica organica sulla questione prevedendo una precisa normativa sulle destinazioni d’uso dei suoli che definisca con precisione e rigore quello che si può realizzare in un determinato comparto e con quali modalità e rafforzare la trattativa sindacale territoriale per il canone concordato e certezza del diritto al sostegno all’affitto, anche attraverso finanziamenti regionali e comunali, per sostenere le famiglie che hanno difficoltà a corrispondere lo stesso canone concordato
Per questo è importante adeguarsi a ciò che è previsto nel programma di bene comune a partire dalla conferma della revoca della variante al Piano regolatore per addivenire ad un nuovo Piano che sia incardinato dal dovuto e adeguato intervento regolatorio della legge n.10/11 rispondente alle esigenze di tutela ambientale, urbanistica, storica, artistica del nostro territorio e proiettare finalmente Cassino nel futuro con un assetto urbanistico che la metta alla pari di città “più evolute”. Un nuovo piano regolatore che contenga all’interno vaste aree destinate all’edilizia popolare con ricerca di fondi per la previsione di alloggi di proprietà comunale, per soddisfare la grande richiesta di alloggi popolari da parte di cittadini. Si pensi che a Cassino, l’ ATER ha soddisfatto solo 12 richieste rispetto a una domanda di 600 unità. Anche in questo Petrarcone ci deve dire con chi e da che parte sta.