Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 1 febbraio 2014

Le grandi domande

Luciano Granieri




 E adesso pubblicità. Chissà se siamo soli nell’universo?  C’à vita negli altri pianeti? Ma soprattutto:  perché devo pagare quando prelevo con il bancomat?  Oggi le grandi domande sono cambiate. Apri il conto sulla Girolamo Pistolazzi bank e  vedrai rispettato il tuo sacrosanto diritto a non essere derubato delle spese di prelievo. E’ vero,  come recita la pubblicità della Girolamo Pistolazzi bank, i grandi interrogativi, i dubbi epocali sono mutati. Chiedersi se siamo soli nell’universo è antico, ma anche interrogarsi sull’opportunità di   prelevare gratis con il bancomat è passato di moda. Oggi la questione universale, che dovrebbe interessare tutti, in particolar modo il governo italiano è la seguente: Perché gli operai Electrolux di Porcia, devono finire in mezzo ad una strada e i loro colleghi ridursi il salario quando invece i dividendi degli azionisti rimangono invariati. Perché la  perdita di 111 milioni di euro,  denunciata dal gruppo svedese nel quarto trimestre 2013, deve essere ripianata dalla perdita del lavoro per alcuni operai e dalla  diminuzione di 300/400 euro della busta paga degli  altri, quando i signori padroni azionisti si spartiscono una torta di  circa 210 milioni di euro?  Comunque il gruppo a fine anno ha prodotto un’utile netto di 672milioni. Anche se questo è sceso del 71,6% non sembra propriamente giusto caricare tali perdite sugli operai, dopo aver precepito, a questo punto indebitamente, soldi pubblici come incentivo ad acquistare gli impianti della Zanussi. Neanche regge la scusa che il costo del lavoro in Polonia   è inferiore,  perché fino a che il grande ballo degli azionisti Electrolux non sarà disposto a cedere un po’ di quei 210 milioni di  dividendi non esiste nessuna giustificazione morale per la rapina ordita ai danni di persone a cui quei 300/400 erano indispensabili per arrivare a fine mese, o peggio,  per la cacciata in strada delle famiglie dello stabilimento di Porcia. E allora la domanda ancora più universale è:  Per quanto ancora il capitale finanziario continuerà a succhiare il sangue dei lavoratori?  Quando finirà l’assalto ai soldi dei lavoratori per rimpinguare le casse della banche?   Gli  ultimi trasferimenti di 4 miliardi e 200 mila euro, risalgono a martedì scorso attraverso il decreto Imu-Bankitalia. Ma soprattutto quando i rapinati si renderanno conto di essere derubati?  Che ladri rubino è normale, ma che le vittime del furto se ne stiano buone e zitte mi pare eccessivo. 

Invito al Presidente della Regione Lazio Zingaretti

On. Nicola Zingaretti
Presidente della Regione Lazio.


Egregio Presidente,

come  è noto le associazioni del  Capoluogo e della Provincia, insieme ai cittadini, hanno intensificato, in questi ultimi tempi, il loro impegno e le loro iniziative a difesa della sanità pubblica con lo scopo di rendere effettivo  il diritto alla salute. 
Le ultime iniziative (Sit-in del 19 c.m. nel piazzale antistante l’ospedale “Fabrizio Spaziani” e l’incontro, presso  lo stesso ospedale con il ministro della sanità On. Beatrice Lorenzin) sono state particolarmente partecipate, vivaci e condivise dai cittadini, dalle associazioni e dalle rappresentanze sindacali e delle  Istituzioni. 
Questi eventi hanno richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica,dei media,  delle  Istituzioni locali, regionali e nazionali, sulle seguenti urgenti questioni:
A) Porre fine alla  realtà drammatica e vergognosa che ogni giorno operatori e pazienti vivono nel pronto soccorso dell’ospedale del Capoluogo;
B) Aprire un confronto con la Regione Lazio  per proporre argomentazioni e riflessioni al fine di  fermare il trasferimento del centro trasfusionale da Frosinone e Roma Torvergata, dal momento che un provvedimento del genere porterebbe conseguenze penalizzanti e rischi seri nella già precaria organizzazione sanitaria della provincia;
C) Adottare provvedimenti urgenti per il recupero di un  numero di posti  letto necessari a superare l’attuale drammaticità,  tenuto conto che  ce ne sono stati scippati circa 600.
D) Fermare mala gestione e sprechi, tra cui gli esosi incentivi ai numerosi dirigenti, al fine di impiegare le enormi risorse finanziarie, così recuperate,  per un rilancio dell’efficienza dell’organizzazione sanitaria pubblica, attraverso  l’assunzione di nuovi operatori e un  impiego mirato delle risorse. 
 E) Riorganizzazione del 118 con medici sempre a bordo delle ambulanze per evitare che       
      vittime di incidenti e pazienti con patologie gravi da località più distanti della provincia     
      siano trasportati a Frosinone e poi dirottati verso strutture romane con notevole perdita di 
       tempo e danni spesso irreversibili per i malati.
F) Ripristinare  il pronto  soccorso di Anagni e riaprire  alcuni reparti.
G) Sollecitare la costituzione del registro dei tumori, ormai ritenuto indispensabile ed in forte ritardo, visto il notevole aumento di neoplasie nel nostro territorio.


Questi primi provvedimenti sono   indispensabili per iniziare a  far fronte alla ormai insostenibile situazione di emergenza.  Inoltre siamo certi che Lei, come noi, ravvisi la necessità di un cambio di rotta nella gestione della sanità, sinora clientelare e fallimentare, che ha portato ad un grave dispendio di risorse, per altro inutili alla tutela della salute dei cittadini e del territorio.
Allo scopo di procedere ad un esame congiunto, serrato e ravvicinato, per giungere a decisioni comuni e condivise,  La sollecitiamo ad attivare, nel più breve tempo possibile, tutte le competenze regionali preposte. La  invitiamo inoltre a programmare  un incontro  con le associazioni e i cittadini da tenersi a Frosinone nel giorno e nell’ora che ci indicherà. 
Fiduciosi restiamo in attesa di un suo riscontro.
Cordiali Saluti.

1. Consulta delle associazioni della Città di Frosinone – Francesco Notarcola 2. Cittadinanzattiva- 3. Tribunale difesa diritti malato - Renato Galluzzi-  4. Associazione Italiana Pazienti anticoagulati e cardiopatici – Antonio Marino-  5. Frosinone Bella e Brutta – Luciano Bracaglia-  6. Associazione Diritto Alla Salute Anagni - Sandro Compagno –  7. Legambiente Frosinone – Antonio Setale-  8.Gruppo Civico Vitaminex Anagni – Mauro Meazza – 9. Associazione “Alle Venti” – Amedeo Di Salvatore – 10. Osservatorio Peppino Impastato – Mario Catania  11.Coordinamento Frosinone “Salviamo il paesaggio” – Luciano Bacaglia  12. Associazione   “Mountain Village” – Fabio Colasanti 13. Associazione “Città del sole” – Fabio Colasanti 14. Associazione Oltre l'Occidente - Paolo Iafrate 15. Comitato Salviamo l'ospedale di Anagni - Piero Ammanniti 16. Zerotremilacento – Luigi Criscuolo 17.Associazione Forming Onlus - Riccardo Spaziani 18.Associazione Comitati residenti – Ina Camilli 19. Associazione Frosinone Libera – Roberto Orologio 20. C.A.I.- Margherita Antonucci  21.Associazione Terra dolce - Massimo Terracciano  21. Associazione Anagni Viva – Anna Natalia  22. Co.Fi.Le – Antonio Mattia 23. Associazione ValerioNelCuore – Loredana Naddei 24. - Ass. italiana familiari e vittime della strada (AIFVS) – Onlus – Franco Cocco e Claudio Martino 25. Comitato Amici della Pescara  - Carnevale Bruno. 26. Associazione Madonna della Neve Colle Cottorino – Fulvio Pica. 27. Comitato Colle Cottorino – Dario Martini. 28. Coordinamento provinciale Acqua Pubblica – Severo Lutrario. 29. CDS Focus. 30 Aut Frosinone – Luciano Granieri










Ai firmatari dell'appello per la "Lista Tsipras"

da Andrea Camilleri, Paolo Flores d’Arcais, Luciano Gallino, Marco Revelli, Barbara Spinelli e Guido Viale

a tutte e tutti coloro che hanno firmato l’appello per la presentazione di una lista di cittadinanza unitaria e apartitica che promuova la candidatura di Alexis Tsipras a Presidente della Commissione Europea alle prossime elezioni europee.
Grazie al vostro impegno le adesioni all’iniziativa che abbiamo proposto hanno superato le 14.000 firme in una settimana, nonostante il silenzio della stampa e dei media. Tuttavia le adesioni raccolte (tra cui nomi importantissimi della cultura, della scienza, dell’arte, del giornalismo e dello spettacolo) sono solo una goccia nel mare delle elettrici e degli elettori che vogliamo e dobbiamo raggiungere. Non intendiamo infatti rivolgerci solo all’elettorato della sinistra cosiddetta radicale, ma molto al di là:
– a quanti non votano più perché delusi o disgustati dalla politica ufficiale o, non vedendo più l’utilità dell’Europa, consegnano il proprio destino agli attuali «equilibri »;
– a chi ha votato PD controvoglia, perché in assoluto disaccordo con l’accettazione supina dei trattati europei che ci condannano all’austerità e alla rovina;
– a chi ha votato Cinque stelle, malgrado una leadership potenzialmente autoritaria e ondivaga, in assenza di una alternativa credibile.
Riconoscersi nella figura di Alexis Tsipras, che ha costruito una forza elettorale maggioritaria non su tematiche e appelli demagogici antieuropeisti, ma su un impegno concreto a rinegoziare i trattati e il funzionamento dell’Unione europea, rende evidente la posta in gioco di queste elezioni: un disegno autenticamente europeista, contro l’ipotesi della cancelliera Merkel e di Shulz di piegare l’Europa alla stessa logica della Grosse Koalition tedesca.
Per tutti noi che abbiamo aderito e per quelli che aderiranno a questo progetto le cose cominciano dunque ora. È assolutamente necessario organizzarci al più presto, perché il tempo stringe e le cose da fare sono tantissime.

Dobbiamo dare un nome alla lista, definirne ulteriormente il programma, scegliere i candidati, creare strutture operative e comitati di sostegno nazionali e locali, raccogliere entro il 14 aprile le firme necessarie alla presentazione della lista (oltre 150.000; 30.000 per ciascuna delle cinque circoscrizioni e almeno 3.000 in ogni Regione, comprese le più piccole, su moduli ufficiali che includano già il nome dei candidati!), nominare uno o più tesorieri e raccogliere i fondi per finanziare la campagna elettorale in maniera autonoma e indipendente.
Abbiamo deciso la via della raccolta delle firme, anzichè tentare di appoggiarci a qualche forza presente in Parlamento, per sottolineare l’autonomia della lista che con voi costruiremo, e perché lo sforzo per la raccolta delle firme rappresenta un buon inizio della campagna elettorale.
I sei promotori saranno i garanti dei principi apartitici, democratici, inclusivi e orientati a un federalismo che promuova il rinnovamento radicale delle istituzioni dell’Unione Europea. Scongiurando così interferenze o tentativi di appropriazione del progetto che già in passato hanno fatto fallire analoghe iniziative, nate con intenti altrettanto unitari.
Entro pochi giorni lanceremo una consultazione on-line per decidere il nome della lista, allegando un invito al suo finanziamento, e attiveremo un comitato operativo di ampiezza variabile, secondo le esigenze che emergeranno. Invieremo una mail per fornire a tutti le modalità per entrare in contatto con i firmatari della stessa zona e con loro avviare la costituzione di comitati promotori locali, indicando al contempo referenti che facciano da collegamento con i garanti.
Nella lista, in coerenza con il programma, potranno venir candidate persone, anche con appartenenze partitiche, che non abbiano avuto incarichi elettivi e responsabilità di rilievo nell’ultimo decennio; le proposte relative alle candidature dovranno essere presentate entro e non oltre il 16 febbraio, poiché il 22 dello stesso mese inizierà la raccolta delle firme e per quella data i candidati dovranno essere noti e in regola con le pratiche di accettazione; saranno fissate regole rigide sulla conduzione della campagna elettorale, stabilendo che i fondi che ogni candidato avesse eventualmente a propria personale disposizione vengano divisi con il comitato operativo, in modo che le spese personali non superino una percentuale fissa della spesa complessiva.
Il 24 di febbraio inizierà la raccolta delle 150.000 firme che rappresenta il maggiore sforzo a cui sarà sottoposta l’organizzazione che tutti insieme saremo riusciti a mettere in piedi per quella data.
Quello che stiamo attivando tutti insieme è un progetto nuovo: nei soggetti promotori, nel percorso, nelle modalità. Per questo richiede a ciascuno la capacità di pensarsi dentro un percorso collettivo e non in quanto interprete di istanze di parte. Questa è la difficoltà maggiore e bisogna esserne consapevoli.

venerdì 31 gennaio 2014

Secondo appuntamento con il seminario:“Storia delle mafie e del movimento antimafia”

Scuola di formazione politica e sociale “Don Gallo”, 'Osservatorio Peppino Impastato.

Sabato prossimo 1 Febbraio 2014 avrà luogo a partire dalle ore 16,00 nella saletta dei soci Coop in Via dei M.ti Lepini a Frosinone, il secondo appuntamento del seminario “Storia delle mafie e del movimento antimafia”, incontro di formazione organizzato dalla Scuola di formazione Politica e Sociale Don Gallo e dall’Osservatorio Peppino Impastato.
 Si parlerà di Salvatore Carnevale, di Placido Rizzotto, del Pool Antimafia, di Falcone e Borsellino, della vicenda di Peppino Impastato, della legislazione Antimafia, della legge sui beni confiscati, della evoluzione delle mafie, della nascita di Libera, etc. Speriamo che la voglia di conoscere e partecipare possa contagiare molte altre persone. Confidiamo in una numerosa partecipazione.


giovedì 30 gennaio 2014

Apollon, una fabbrica occupata 1969

a cura di Luciano Granieri.

Non è nostra consuetudine proporre dei film interi. Di solito i nostri contributi video si limitano ad una lunghezza di 10 minuti. Ma il docufilm "Apollon una fabbrica occupata 1969" è un documento significativo di come delle maestranze in piena era fordista, si trovino davanti ad uno scenario di conflitto nuovo ed inaspettato. Dopo la lotta contro un tipico esponente della classe imprenditoriale accattona che lucrava sullo sfruttamento del lavoratore e sull'evasione fiscale, gli operai della tipografia Apollon,devono lottare non più contro il padrone classico,  ma contro  un primo intero sistema di speculazione finanziaria. L'obbiettivo  si sposta dal padrone dei mezzi di produzione al detentore di profitti finanziari. Il regista del film, prodotto nel 1969,  è Ugo Gregoretti, lo speaker uno straordinario Gian Maria Volontè. Con la pubblicazione di questo film vogliamo sottolineare come sia necessario imparare  dal passato per costruire il futuro.
Buona Visione


Cambiamo Utopia

Luciano Granieri


 Grave strappo alla democrazia parlamentare, alla Camera dei deputati si sono perpetrati atti inauditi contrari allo spirito democratico del Parlamento. Questo era il senso dei titoli riportati dall’informazione mainstream nella giornata di oggi. Non vedo cosa ci sia da stupirsi. Non è la prima volta che il Parlamento viene espropriato della sua prerogativa legislativa. Non è la prima volta e non sarà l’ultima,  che si chiede di votare un decreto in cui  dietro alla normativa sulla lunghezza della coda de cani,  si cela l’immunità parlamentare totale anche per i reati di strage, mafia e omicidio seriale. Era già accaduto con il decreto SalvaRoma che aveva angustiato anche il Presidente della Repubblica, indignato per le più disparate prebende elargite agli amici degli amici contenute nel provvedimento. 
Semmai ciò che intristisce è la viltà ricattatoria, per cui si mimetizza l’ennesimo regalo della cleptocrazia politica alle banche con la minaccia e il ventilato pericolo che torni sulla scena tributaria la seconda rata dell’Imu, soppressa  più per ragioni di pacificazione e sopravivenza governativa, che per reale necessità fiscale.  Il ricatto "ti faccio pagare l’Imu se non passa l’ennesimo foraggiamento di settemiliardi e mezzo alle banche" è di uno squallore assoluto. Tanto più quando si tenta di manipolare l’ informazione, per cui girando per le strade si  sente la gente inveire contro i grillini colpevoli di opporsi ad un decreto che elimina l’Imu ai cittadini e la fa    pagare a  Bankitalia. 
La logica su cui si è innescata la confusione (pilotata)  è la seguente: Il valore del capitale di Bankitalia, le cui azioni sono detenute dalle altre banche private e assicurazioni, passa dai 156 mila euro 7,5 miliardi di euro, la plusvalenza così ottenuta da questa rivalutazione verrà tassata e servirà a coprire il mancato introito dell’Imu. Ma che dormiamo da piedi?  Punto primo; un aumento  di capitali in cui gli azionisti non tirano fuori neanche mezzo euro non si era mai visto. Due;la tassazione delle plusvalenze è naturalmente di favore: non il 20% in vigore per le rendite finanziarie, ma nemmeno il 16 come inizialmente stabilito dal governo.  Il 12% sembra equo.  Sarà ancora troppo, ma meno di così non si può, il tutto per un misero obolo di 900 milioni di euro. 
Altra litania governativa per giustificare l’operazione : La rivalutazione delle azioni Bankitalia non costituisce un trasferimento di denaro liquido alle banche private che le detengono. Falso! L’aumento dei dividendi, a  seguito della rivalutazione , porterà nelle saccocce dei soci privati in luogo dei 70 milioni di euro  maturati nel 2012  un ben più sostanzioso assegno di 450 milioni nel 2014. Ed infine ecco la ciliegina sulla torta. Il decreto stabilisce che ogni banca  privata o assicurazione, non possa detenere più del 3% di azioni della Banca d’Italia. Le quote in eccedenza dovranno essere vendute oppure potranno essere riacquistate dalla stesso ente centrale italiano.  Vedi le stupidaggini che si possono combinare con il denaro pubblico! Lo scemo del villaggio prima di ricomprarsi le azioni della propria azienda dai privati che le detengono  vede bene di rivalutarle da 156 mila euro a 7miliardi e mezzo. Complimenti, bella mossa! 
Traducendo in soldi il giochino della riacquisizione delle quote   eccedenti scopriamo che, Intesa San Paolo ha un eccedenza pari al 27,3%, Unicredit dovrà disfarsi di un ulteriore 19,1% , le Generali possiedono il 3,3% di azioni in più, la Cassa di risparmio di Bologna il 3,2, Carige l’1.  Per riacquisire tutto questo patrimonio, la Banca d’Italia dovrà corrispondere agli istituti privati 4 miliardi e duecento milioni di soldi pubblici, sull’unghia, soldi veri da dare tutti e subito. Intesa San Paolo e Unicredit si spartiranno da sole la bella cifra di tre miliardi e mezzo. 
Chissà come mai in presenza di un enorme esproprio di denaro pubblico nascosto dietro una misera agevolazione fiscale il Presidente Napolitano non sbraita come per il Salva Roma?  La risposta è semplice.  Chi  tocca le banche, potente strumento della cleptocratica oligarchia capitalistico-finanziaria, muore. Caso vuole che all’ennesimo furto di denaro pubblico da parte delle banche con la complicità del governo, si aggiungono altre    efferate rapine ordite dal finanz-capitalismo. 
Il ricatto della multinazionale svedese degli elettrodomestici Electrolux, la quale, dopo aver fagocitato finanziamenti pubblici per aprire stabilimenti nel nostro paese, ricordiamo gli  8 mlioini  ricevuti   come aiutino per rilevare gli impianti della Zanussi, decide di chiudere lo stabilimento di Porcia in provincia di Pordenone e di dimezzare lo stipendio degli addetti assunti negli altri stabilimenti del nord Italia, pena il trasferimento di baracca e burattini in Polonia dove un operaio costa all’azienda il 20% in meno.  
Dulcis in fundo non poteva mancare il dissolvimento della Fabbrica Italiana Automobili Torino (Fiat) nella multinazionale Fiat Chrysler Autmobiles (Fca). Sulla marea di soldi pubblici che gli Agnelli hanno ottenuto  dai vari governi e sulla sistematica svendita dei diritti dei lavoratori, che l’attuale a.d Marchionne ha messo in atto con la complicità dei sindacati, sono piene le cronache. A fronte di questo Fiat risponde sottraendo al Paese un’importante quota di introiti tributari ,  spostando la sede fiscale a Londra dove potrà godere di una fiscalità notevolmente inferiore e la sede legale in Olanda dove la tassazione sui dividendi azionari è  molto minore . “In Italia però rimangono gli stabilimenti” Obbiettano raggianti Cisl Uil, il presidente Letta e il sindaco di Torino Fassina. Vero, rimangono fabbriche semi deserte dove i pochi operai rimasti provano a campare grazie alla cassa integrazione, guarda caso pagata dalle tasse degli altri lavoratori. 
Come è evidente esiste un colpevole unico che accomuna le rapine delle banche, e delle grandi industrie ai danni della collettività con la complicità dei vari governi:  è la classe dei grandi speculatori finanziari e dei grandi imprenditori. Se volte possiamo chiamarla con un vecchio termine, la classe dei Padroni. Padroni non più solo dei mezzi di produzione ma anche e soprattutto di patrimoni  finanziari  ottenuti ai danni delle gente comune. 
Vogliamo finalmente provare a dare scacco ai padroni? Si può fare anche e soprattutto a livello europeo. Si vuole l’Europa unita? Cosa buona e giusta. Allora cominciamo ad introdurre un contratto di lavoro collettivo unico per tutti i paesi dell’Unione, dove sia previsto un salario minimo garantito. Stabiliamo che se un’impresa decide di de localizzare in un paese al di fuori dell’Unione ha l’obbligo di continuare a pagare gli stipendi agli operai rimasti disoccupati nel paese di origine dove operava prima di de localizzare. Si impongano dei dazi sulle merci che arrivano da Paesi in cui i lavoratori sono sfruttati e sotto pagati. Si innalzi la tassazione sui profitti da speculazione finanziaria e sui patrimoni. Si consenta alla Bce di divenire un prestatore di ultima istanza, di emettere denaro. E’ utopia? Forse. Ma non è utopia anche l’idea di una società fondata sul  libero mercato capace di autoregolarsi e di regalare benessere e ricchezza a tutti?  Quest’ultima utopia   l’abbiamo provata sulla nostra pelle e ancora la stiamo provando. Gli esiti come è evidente sono del tutto devastanti tranne che per pochi. Credo quindi sia giunto il momento di provare quell’altra utopia, quella della condivisione sociale. Hai visto mai che possa rivelarsi molto più vantaggiosa?



mercoledì 29 gennaio 2014

AQUINO: EUROPA SVOLTA O DISASTRO.

Il segretario provinciale del Pdci Oreste della Posta

La nostra classe politica ha approvato nella scorsa legislatura con i voti di PD,PDL e centristi il MES e i Fiscal Compact.
Il meccanismo europeo di stabilità costerà all’Italia25 miliardi di euro l’anno; il fiscal compact approvato il 02/03/2012 ed entrato in vigore il 01/01/2013  deve ridurre il debito, portando al 60% il rapporto debito PIL , e dato che noi stiamo al 133% come debito/PIL  tale differenza è di 73 punti, che diviso  20 anni per 3,75 annuo significa un costo di 50 miliardi di euro. Ma l’Italia può sborsare 75 miliardi in un anno? Noi francamente crediamo di no. Questa è stata una scelta irresponsabile da parte del governo e parlamento.
Su queste tematiche  la Federazione Provinciale del Partito dei Comunisti Italiani di Frosinone organizza per sabato 1 Febbraio alle ore 16:00 ad Aquino presso la sala consiliare del municipio  un seminario dal tema: Europa : svolta o disastro. La relazione sarà svolta dal Professore Sergio Bianchi docente di metodi matematici della  finanza  presso l’Università di Cassino che parlerà di MES, FISCAL COMPACT E PAREGGIO DI BILANCIO IN COSTITUZIONE.
Le conclusioni saranno tenute dall’economista Vladimiro Giacchè che illustrerà, in particolare, gli effetti dell’economia tedesca sul resto d’Europa. In tale occasioneverrà presentato il libro “l’annessione” scritto dal Dr Giacchè che tratta dell’unificazione della Germania e il futuro dell’Europa.
L’incontro sarà presiedutodal Segretario Provinciale del PdCI  Oreste Della Posta .
L’effetto della politica europea sulla nostra regione verrà illustrata dal Presidente Regionale del PdCI Ugo Moro. interverrà anche il compagno Davide Parente Segretario della FGCI di Frosinone sul tema:  i giovani sotto il peso delle politiche di austerità europee, che in Italia hanno portato oltre 5 milioni di poveri, 12% di disoccupati, 42% di disoccupazione giovanile, 500.000 lavoratori che sopravvivono  solo grazie alla cassa integrazione. I salari nel 2013 hanno avuto un calo di 500 euro e si sono avvicinati alla soglia di povertà stabilita dall’Istat in 1033 euro e che coinvolge migliaia e migliaia di famiglie. Quindi occorre un urgente svolta nella politica italiana , abbandonando i modelli economici che fino ad ora hanno fallito.

In sostanza noi comunisti proponiamo un piano straordinario per l’emergenza lavoro  che rappresenta un dramma per l’intera nazione. Invitiamo tutti a partecipare anche per avere un punto di vista differente e comprendere .

ANPI: Appello del Manifesto contro una riforma elettorale con tanti vizi

ANPI - Frosinone

Cari tutti e tutte,
di seguito il testo dell'appello di giuristi ed intellettuali lanciato da "il manifesto" e sottoscritto dal Presidente nazionale dell'ANPI Carlo Smuraglia.

Il presidente nazionale dell'Anpi, Carlo Smuraglia, come giurista, ha firmato l'appello lanciato da il Manifesto contro la proposta di riforma elettorale Renzi-Berlusconi.

 La pro­po­sta di riforma elet­to­rale depo­si­tata alla Camera a seguito dell’accordo tra il segre­ta­rio del Par­tito Demo­cra­tico Mat­teo Renzi e il lea­der di Forza Ita­lia Sil­vio Ber­lu­sconi con­si­ste sostan­zial­mente, con pochi cor­ret­tivi, in una rifor­mu­la­zione della vec­chia legge elet­to­rale – il cosid­detto “Por­cel­lum” – e pre­senta per­ciò vizi ana­lo­ghi a quelli che di que­sta hanno moti­vato la dichia­ra­zione di inco­sti­tu­zio­na­lità ad opera della recente sen­tenza della Corte costi­tu­zio­nale n.1 del 2014.
Que­sti vizi, afferma la sen­tenza, erano essen­zial­mente due.

Il  primo con­si­steva nella lesione dell’uguaglianza del voto e della rap­pre­sen­tanza poli­tica deter­mi­nata, in con­tra­sto con gli arti­coli 1, 3, 48 e 67 della Costi­tu­zione, dall’enorme pre­mio di mag­gio­ranza – il 55% per cento dei seggi della Camera – asse­gnato, pur in assenza di una soglia minima di suf­fragi, alla lista che avesse rag­giunto la mag­gio­ranza rela­tiva. La pro­po­sta di riforma intro­duce una soglia minima, ma sta­bi­len­dola nella misura del 35% dei votanti e attri­buendo alla lista che la rag­giunge il pre­mio del 53% dei seggi rende insop­por­ta­bil­mente vistosa la lesione dell’uguaglianza dei voti e del prin­ci­pio di rappre­sen­tanza lamen­tata dalla Corte: il voto del 35% (oggi salita al 37% ndr) degli elettori, tra­du­cen­dosi nel 53% dei seggi, ver­rebbe infatti a valere più del dop­pio del voto del restante 65% degli elet­tori deter­mi­nando, secondo le parole della Corte, “un’alterazione pro­fonda della com­po­si­zione della rap­pre­sen­tanza demo­cra­tica sulla quale si fonda l’intera archi­tet­tura dell’ordinamento costi­tu­zio­nale vigente” e com­pro­met­tendo la “fun­zione rap­pre­sen­ta­tiva dell’Assemblea”. Senza con­tare che, in pre­senza di tre schieramenti poli­tici cia­scuno dei quali può rag­giun­gere la soglia del 37%, le ele­zioni si  trasformerebbero  in una roulette.
Il secondo pro­filo di ille­git­ti­mità della vec­chia legge con­si­steva nella man­cata pre­vi­sione delle pre­fe­renze, la quale, afferma la sen­tenza, ren­deva il voto “sostan­zial­mente indi­retto” e pri­vava i cit­ta­dini del diritto di “inci­dere sull’elezione dei pro­pri rap­pre­sen­tanti”. Que­sto mede­simo vizio è pre­sente anche nell’attuale pro­po­sta di riforma, nella quale pari­menti sono escluse le pre­fe­renze, pur pre­ve­den­dosi liste assai più corte. La desi­gna­zione dei rap­pre­sen­tanti è per­ciò nuo­va­mente ricon­se­gnata alle segre­te­rie dei par­titi. Viene così ripri­sti­nato lo scan­dalo del “Par­la­mento di nomi­nati”; e poi­ché le nomine, ove non avven­gano attra­verso con­sul­ta­zioni pri­ma­rie impo­ste a tutti e tas­sa­ti­va­mente rego­late dalla legge, saranno decise dai ver­tici dei par­titi, le ele­zioni rischie­ranno di tra­sfor­marsi in una com­pe­ti­zione tra capi e infine nell’investitura popo­lare del capo vincente.
C’è poi un altro fat­tore che aggrava i due vizi sud­detti, com­pro­met­tendo ulte­rior­mente l’uguaglianza del voto e la rap­pre­sen­ta­ti­vità del sistema poli­tico, ben più di quanto non fac­cia la stessa legge appena dichia­rata inco­sti­tu­zio­nale. La pro­po­sta di riforma pre­vede un innal­za­mento a più del dop­pio delle soglie di sbar­ra­mento: men­tre la vec­chia legge, per que­sta parte tut­tora in vigore, richiede per l’accesso alla rap­pre­sen­tanza par­la­men­tare almeno il 2% alle liste coa­liz­zate e almeno il 4% a quelle non coa­liz­zate, l’attuale pro­po­sta richiede il 5% (oggi 4,5% ndr) alle liste coa­liz­zate, l’8% alle liste non coa­liz­zate e il 12% alle coa­li­zioni. Tutto que­sto com­por­terà la pro­ba­bile scom­parsa dal Par­la­mento di tutte le forze minori, di cen­tro, di sini­stra e di destra e la rap­pre­sen­tanza delle sole tre forze mag­giori affi­data a gruppi par­la­men­tari com­po­sti inte­ra­mente da per­sone fedeli ai loro capi.
Insomma que­sta pro­po­sta di riforma con­si­ste in una rie­di­zione del por­cel­lum, che da essa è sotto taluni aspetti – la fis­sa­zione di una quota minima per il pre­mio di mag­gio­ranza e le liste corte – miglio­rato, ma sotto altri – le soglie di sbar­ra­mento, enor­me­mente più alte – peg­gio­rato. L’abilità del segre­ta­rio del Par­tito demo­cra­tico è con­si­stita, in breve, nell’essere riu­scito a far accet­tare alla destra più o meno la vec­chia legge elet­to­rale da essa stessa varata nel 2005 e oggi dichia­rata incostituzionale.
Di fronte all’incredibile pervicacia con cui il sistema politico sta tentando di riprodurre con poche varianti lo stesso sistema elettorale che la Corte ha appena annullato perché in contrasto con tutti i principi della democrazia rappresentativa, i sottoscritti esprimono il loro sconcerto e la loro protesta
Con­tro la pre­tesa che l’accordo da cui è nata la pro­po­sta non sia emen­da­bile in Parlamento, ricor­dano il divieto del man­dato impe­ra­tivo sta­bi­lito dall’art.67 della Costituzione e la respon­sa­bi­lità poli­tica che, su una que­stione deci­siva per il futuro della nostra democra­zia, cia­scun par­la­men­tare si assu­merà con il voto. E segna­lano la con­creta pos­si­bi­lità – nella spe­ranza che una simile pro­spet­tiva possa ricon­durre alla ragione le mag­giori forze poli­ti­che – che una simile rie­di­zione pale­se­mente ille­git­tima della vec­chia legge possa pro­vo­care in tempi più o meno lun­ghi una nuova pro­nun­cia di ille­git­ti­mità da parte della Corte costi­tu­zio­nale e, ancor prima, un rin­vio della legge alle Camere da parte del Pre­si­dente della Repub­blica onde sol­le­ci­tare, in base all’art.74 Cost., una nuova deli­be­ra­zione, con un mes­sag­gio moti­vato dai mede­simi vizi con­te­stati al Por­cel­lum dalla sen­tenza della Corte costi­tu­zio­nale. Con con­se­guente, ulte­riore discre­dito del nostro già scre­di­tato ceto politico.
Firmatari
Gaetano Azzariti, Mauro Barberis, Francesco Bilancia Michelangelo Bovero, Ernesto Bettinelli, Paolo Caretti, Lorenza Carlassare, Giovanni Cocco, Claudio De Fiores, Mario Dogliani, , Gianni Ferrara, Luigi Ferrajoli, Angela Musumeci, Alessandro Pace, Stefano Rodotà, Carlo Smuraglia, Luigi Ventura, Massimo Villone, Ermanno Vitale. Pietro Adami, Felice Besostri, Anna Falcone Antonello Falomi, Domenico Gallo, Raniero La Valle, Giovanni Incorvati, Roberto La Macchia, Fabio Marcelli, Valentina Pazè, Paolo Solimeno.


Per ade­rire inviare una mail a: perlademocraziacostituzionale@​gmail.com

martedì 28 gennaio 2014

Per snellire la burocrazia nella provincia di Frosinone è necessaria la riduzione del numero di prescrizioni AIA?

Rete per la Tutela della Valle del Sacco: il coordinatore provinciale Francesco Bearzi

Illustrazione di Luciano Granieri
Si apprende dalla stampa in data 26.01.14 che è stato raggiunto un accordo tra l’Amministrazione provinciale di Frosinone e Arpa Lazio, per cui, testualmente, «da questo momento in poi i due enti si sono impegnati a rilasciare le autorizzazioni integrate ambientali senza o con un minor numero possibile di prescrizioni». Lo annuncia, in qualità di vice presidente della Commissione Sviluppo economico, Lavoro, PMI della Regione Lazio, il promotore dello stesso accordo, Mario Abbruzzese.

Ricordiamo che l’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) è l’autorizzazione principe che certifica la compatibilità dei progetti aziendali con il rispetto dell’ambiente (e quindi della salute), utilizzando le migliori tecniche al momento disponibili. L’AIA viene rilasciata per attività a rilevante impatto ambientale, quali, tra l’altro, inceneritori, industrie chimiche, raffinerie, concerie, cartiere, macelli. Dopo la richiesta di autorizzazione, sono possibili 3 casi. 1) AIA non rilasciata dagli enti competenti. 2) AIA rilasciata. 3) AIA rilasciata con prescrizioni. Per quest’ultimo caso, le prescrizioni sono le indicazioni dell’ente preposto (Regione o Provincia) funzionali al rilascio dell’AIA in ordine a interventi necessari per perfezionare il progetto in termini ambientali. ARPA verifica l’effettivo accoglimento di tali prescrizioni. Se esse sono ottemperate, si procede al rilascio dell’AIA.

L’accordo viene annunciato da Abbruzzese in termini da riscuotere il plauso delle aziende, come una soluzione ai ritardi burocratici relativi alla loro operatività sul territorio, spesso rallentata dai tempi di verifica delle numerose prescrizioni. C’è da chiedersi però se tale accordo sia da plaudire anche da parte di tutta la cittadinanza del Frusinate, compresi i lavoratori delle stesse aziende.

Posto che ci troviamo assolutamente concordi sull’istanza di snellire inutili burocrazie amministrative per rafforzare l’operatività delle aziende, non riusciamo a capire perché si sia operato in questo modo, che rischia di essere incompatibile con un’altra essenziale istanza, quella della tutela dell’ambiente e della salute. Spieghiamoci meglio. Se ad esempio i tempi di verifica da parte di ARPA Lazio delle numerose prescrizioni indicate dalla Provincia risultassero troppo lunghi, non bisognerebbe cercare di ridurre tali tempi, ad esempio potenziando l’attività di ARPA in tale settore, anche assumendo ulteriore personale? Viceversa, che la Provincia diminuisca a priori il numero delle prescrizioni, o non ne indichi nessuna, non significa rischiare di indebolire la qualità ambientale dell’AIA stessa? E perché ieri si riteneva che un certo numero di prescrizioni fosse congruo per assicurare il rispetto dell’ambiente e della salute, mentre oggi non lo è più?

Attendiamo delucidazioni e risposte a questi interrogativi di interesse pubblico dal commissario straordinario della Provincia di Frosinone Giuseppe Patrizi, dal commissario straordinario di Arpa Lazio Corrado Carruba e in particolare da Mario Abbruzzese, responsabile di quanto al momento noto a riguardo.     

Il coordinatore provinciale di Frosinone
Francesco Bearzi     

"Per non dimenticare ... il diritto al ritorno - Gaza 2013"

7 giorni a Gaza, reportage

di Marcella Masperi

Il 26 Dicembre la delegazione del comitato “Per non dimenticare”, di cui ho fatto parte, è partita alla volta del Cairo, prima tappa del nostro viaggio verso Gaza, con l’ obbiettivo di rompere simbolicamente l’assedio di Gaza e di ribadire il Diritto al Ritorno di tutti i profughi palestinesi dei Campi del Libano, della Giordania, della stessa Palestina occupata, ma anche di tutti quelli dispersi nella diaspora a seguito della pulizia etnica perpetrata dalla criminale entità coloniale sionista, sedicente Stato Ebraico, nel ’48 prima, poi nel ’67 e, purtroppo ancora oggi.


La tabella di marcia prevedeva di rimanere nella capitale egiziana fino al 28 per poter prendere parte con i compagni Gazawi alla fiaccolata organizzata a Gaza City in occasione dell’anniversario dell’infame attacco denominato Piombo Fuso, ennesimo massacro di civili inermi rimasto impunito. Purtroppo però l’Ambasciata Italiana, di cui non sarebbe corretto non sottolineare la sollecitudine e la puntualità con cui ci ha appoggiati e seguiti, ci ha comunicato il giorno seguente il nostro arrivo, che l’Autorità Egiziana, nell’istituto del Ministero degli Esteri, non dava l’autorizzazione necessaria all’attraversamento del Sinai e all’apertura del valico di Rafah per ragioni di sicurezza, adducendo come motivazione lo svolgersi di importanti operazioni militari. Senza scoraggiarci siamo andati tutti insieme sotto l’ Ambasciata per un’intera giornata con lo scopo di far capire che non ci saremmo arresi e di fatto ha funzionato: i funzionari dell’ Ambasciata hanno speso l’intera giornata lavorativa a telefonare al Ministero degli Esteri egiziano e la notte del 31 Dicembre è arrivata l’ autorizzazione.



Abbiamo impiegato un giorno e mezzo per percorrere circa 350 km attraverso il deserto del Sinai, completamente militarizzato, con soldati in assetto di guerra, strade transennate e soldati sui palazzi che costeggiavano la strada. Ogni posto di blocco incontrato per noi comportava un’attesa di circa un paio di ore aspettando che arrivasse la scorta che ci avrebbe condotti al successivo check point.



Il 2 Gennaio, verso le 15 siamo arrivati al valico di Rafah, appositamente aperto solo per la nostra delegazione. L’accoglienza è stata da “vip” con tanto di giornalisti e tv locali; ad attenderci ovviamente i nostri referenti Gazawi, l’ associazione non governativa PNGO (Palestinian Non- Governative Organization Network) e altre Ong che si occupano di diritti umani.



Il 3 gennaio siamo andati, come programmato, all’ospedale Al Awda (Il Ritorno) a cui abbiamo potuto consegnare un importante contributo economico frutto dell’impegno di tanti attivisti italiani. Nel primo pomeriggio abbiamo saputo dalla nostra Ambasciata che il giorno seguente non era garantita l’apertura del valico a causa di un attentato ad El Arish, città sulla strada per Rafah che noi avremmo dovuto attraversare. Il giorno seguente, il 4, però abbiamo collettivamente deciso di recarci ugualmente al valico, ma dopo una lunga attesa siamo dovuti rientrare a Gaza City: gli Egiziani non ci hanno aperto la parte di loro competenza.



Nei giorni successivi abbiamo così potuto incontrare i rappresentanti di tutti i partiti politici palestinesi (per citarne alcuni, Fronte Popolare, Fronte Democratico, il Partito della Jiihad, l’Unione Democratica Palestinese ecc) in un meeting collettivo. La richiesta di tutti ad Hamas e Fatah: un governo di unità nazionale! Tutti quanti hanno sottoscritto un documento dove si chiede appunto la formazione di un governo di unità, documento che né Hamas né Fatah hanno firmato. A noi hanno chesto di essere gli ambasciatori di tutto il Popolo Palestinese di fronte ai nostri governi e di fronte alla Comunità Internazionale premendo per il rispetto del Diritto Internazionale e del Diritto al Ritorno dei Profughi.

Fatah si è presentato all’incontro da sola, dopo che gli altri se ne sono andati ed ha inviato una rappresentante donna che ci ha consegnato una targa in memoria di Vittorio Arrigoni che verrà consegnata ai familiari l’8 Febbraio a Modena in occasione della consegna del Premio Stefano Chiarini. Hamas non ci ha ricevuti.
Altro incontro fondamentale per capire un po’ di più la realtà di Gaza è stato quello con i rappresentanti dei Comitati Popolari. La popolazione di Gaza infatti è composta per il 75% da profughi che sono suddivisi in 8 Campi. Per la gestione di tutti gli aspetti della vita dei Campi l’attività dei comitati popolari è vitale. Fanno parte dei Comitati indifferentemente membri di ogni partito, ma quando Hamas è andato al governo i suoi membri ne sono usciti.
Tra le organizzazioni incontrate, una delle più significative per capire quanto la società civile palestinese di Gaza sia, nonostante l’ illegale e vigliacca occupazione, organizzata e progressista, è senz’altro l’Unione dei Disabili Palestinesi, che per principi fondativi e concezione dell’integrazione delle persone colpite da disabilità nella società e nel sistema di produzione avrebbe molto da insegnare ai nostri “civilissimi” paesi europei.


Oltre agli incontri squisitamente politici, abbiamo avuto l’opportunità di ascoltare le testimonianza di cittadini Gazawi , potendoli incontrare durante le visite ai Campi e non solo che ci hanno raccontato la storia delle loro famiglie e hanno dato testimonianza di quanto accaduto durante Piombo Fuso e di quanto accade quotidianamente. Abbiamo incontrato anche un ex prigioniero che ha scontato 15 anni di carcere per aver militato nella Resistenza Armata, Jaber Wishah, oggi operatore per il rispetto dei diritti umani nelle carceri israeliane.

Per quanto riguarda l’occupazione, abbiamo potuto “vederla e sentirla”: abbiamo visitato Beit Hanoun, villaggio a Nord, vicino al confine con gli altri territori palestinesi occupati, collegato ad essi dal valico di Heeretz, nei cui campi i contadini rischiano la vita sotto i colpi dei cecchini sionisti ogni volta che vi si recano per seminare e poi per raccogliere i frutti del loro lavoro nelle loro terre; ci siamo svegliati il 3 Gennaio sentendo i colpi dei razzi sparati su quegli stessi campi dagli aerei dell’esercito occupante sionista, colpi sparati pressoché quotidianamente, così, per ricordare ai Palestinesi che loro ci sono e non gli daranno mai tregua; abbiamo visto con i nostri occhi dalla terrazza dell’albergo, sul mare, le motovedette israeliane seguire piccole barche di legno dei pescatori e sentito i colpi delle mitragliette sparate contro gli scafi e contro le persone.


Durante il nostro soggiorno forzato, protrattosi fino all’8 Gennaio, quando il valico è stato finalmente riaperto, e questa volta anche ai Palestinesi, non siamo stati abbandonati un solo minuto; tutti i nostri ospiti Gazawi non si sono limitati a volerci incontrare nelle loro sedi, ma ci hanno ospitati a cena, ci hanno portato cibo in albergo e ci hanno addirittura chiesto se avessimo bisogno di soldi! Loro che sono sotto assedio e che tutto il mondo vorrebbe cancellare dalla terra, loro si preoccupavano per noi!

Non sarebbe giusto non ricordare anche i ragazzi di ISM ( Marco, Silvia Todeschini, Rosa Schiano, Daniela e altri ancora) che venivano a trovarci tutti i giorni e il gruppo di UNADICUM che abbiamo accolto nel nostro bus all’uscita. E’ importante la presenza di internazionali per tenere aperto un canale di comunicazione con l’esterno e per cercare di fare da deterrente alle incursioni israeliane.


In conclusione la nostra permanenza non prevista a Gaza è stata più che opportuna: siamo riusciti, grazie soprattutto all’ immediata attivazione dei compagni in Italia, che sono stati meravigliosi, e alla loro determinazione nel contattare media, Farnesina, Unità di Crisi, Ambasciata, singole personalità politiche, a creare un tam tam mediatico su Gaza e a riportare l’attenzione sull’ assedio sionista e i diritti negati dei Palestinesi. Per cui, citando i compagni di viaggio: "Missione compiuta!".

E il prossimo passo sarà proprio questo: essere i loro ambasciatori, così come anche dalla Palestina ci chiedono, presso i nostri governi e le istituzioni internazionali creando una campagna internazionale per il riconoscimento del Diritto al Ritorno.

lunedì 27 gennaio 2014

Giornata della memoria fra gli studenti di Anagni

Frosinone, 27/01/2014




Si è svolta questa mattina nella sede del Liceo Linguistico di Anagni una partecipatissima assemblea degli studenti dell’Istituto ospitante e dello Psicopedagogico sul tema della Giornata della Memoria. Su invito degli studenti era presente una delegazione dell’ANPI provinciale, composta da Ivano Alteri e dal presidente Giovanni Morsillo.
L’assemblea, con oltre trecentocinquanta studenti e studentesse presenti, si è svolta nella massima partecipazione, consentendo un ampio lavoro di riflessione su aspetti spesso trascurati del criminale progetto della soluzione finale.
In particolare è stato rimarcato come sia da rifiutare ogni versione fantasiosa dei fenomeni nazista e fascista tendente non solo a minimizzare o addirittura a negare ciò che è stato, ma anche a insinuarne subdolamente una definizione distorta che li consideri alla stregua di follie, di prodotti delle menti di pochi squilibrati privi di scrupoli. Ciò ridurrebbe il giudizio alla sola pietà umana o religiosa, ma tradirebbe la verità storica e non renderebbe comprensibile il perché si debba ricordare con tanta attenzione questa parte della nostra storia recente. Ciò che impone oggi il ricordo e la presa di coscienza di quanto avvenne è il rischio che il seme velenoso delle tendenze autoritarie è sempre presente nella società, anche in quelle più avanzate sul piano dei diritti e della civiltà, ed è pronto a germogliare ogni volta che l’assetto istituzionale e sociale di un territorio viene messo in discussione dalla crisi dei modelli economici e valoriali di riferimento.
I giovani e le ragazze hanno riservato all’intervento dell’ANPI un’accoglienza ed un’attenzione davvero rara, dimostrando ancora una volta che i giovani sono assetati di valori, hanno una profonda esigenza di organizzare la propria scelta di vita e la propria umanità attraverso esperienze di riflessione e di approfondimento sui caratteri e sui fondamenti di queste scelte. Sanno, e lo dicono chiaramente, di essere sommersi da banalità, da una retorica fuorviate che fa dei valori e dell’esperienza storica un vuoto rituale di commemorazione o di esposizione museale, senza attualizzarne l’insegnamento e il lascito.
Per questo, ancora una volta, ci hanno accolti con interesse e curiosità, e ci hanno poi salutati con simpatia ed entusiasmo, quasi che in due ore fossimo diventati loro familiari. Abbiamo parlato di loro, di che cosa lo sterminio del ‘900 abbia da insegnare a chi voglia coltivare la dignità.
L’ANPI provinciale esprime quindi, insieme alla grande soddisfazione per l’esito dell’assemblea, l’auspicio che questi ragazzi siano da oggi ancora più spinti a capire, a costruire la loro dimensione civile e le proprie convinzioni in modo critico, libero e personale.
Ringraziamo gli studenti e le studentesse che hanno organizzato la giornata e inviamo loro il più caloroso augurio di realizzare a pieno la loro dimensione di cittadini e cittadine liberi, onesti, determinati.

ANPI – Comitato di Frosinone
Il Presidente
(G. Morsillo)

domenica 26 gennaio 2014

Anziane e rivoluzionarie

Marisa Cianfrano

Un’ amica mi invita ad una serata dedicata alla musica considerando che è una domenica di m ....considerando che oggi con il blocco totale ci hanno rinchiuso in cella di isolamento considerando che fa fridde gli ho risposto ....ce semo fatte anziane ...noi che sgambettavamo in piazza con striscioni bandiere noi che cantavamo in coro la nostra protesta sotto il sole la pioggia il freddo e chi ci fermava !!!!!! oggi ce semo fatte anziane mica portavamo i tacchi a spillo noi ,noi si partiva con lo zainetto in spalla un panino e via a sgambettare con le nostre ciabattine ,stivaletti bassi ,si sgambettava per chilometri ma eravamo giovani tante idee per un mondo migliore per una giustizia sociale ,oggi ce semo ritrovate anziane ma con lo stesso spirito qualche acciacco qualche osso rotto ma siamo giovani dentro ATRE CHE TACCO A SPILLO CAPELLI PERFETTI STITICHEZZA POLIPETTI .......noi siamo le giovani di ieri con idee nuove rivoluzionarie ieri come oggi anche se ce semo fatte anziane...


As Roma the revenge

Ermes79Channel