Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 22 ottobre 2011

A Salerno il sindaco PD svende l’acqua ai privati con la complicità di SEL

afonte: http://forumambientalista.wordpress.com


Nonostante l’esito referendario e la netta vittoria dei SI (95%) alla gestione pubblica dell’acqua e contro i profitti sul bene comune più prezioso; nonostante la forte partecipazione alle urne da parte dei cittadini di Salerno (66%), ieri pomeriggio nella seconda città campana, in consulta è stata votata la cessione del servizio idrico integrato ad una società privata.
É proprio una giunta PD ad essere la prima d’Italia a privatizzare l’acqua dopo i referendum e quindi a non rispettare la voce dei 27 milioni di italiani che si sono chiaramente espressi a giugno scorso.
Già nel febbraio del 1998, era stato il sindaco De Luca appena rieletto a trasformare formalmente l’allora municipalizzata in Società per azioni. Dal 2006, è di nuovo Vincenzo De Luca ad essere primo cittadino salernitano, e 13 anni dopo la trasformazione in Spa, ha fatto il passo successivo, la Salerno Sistemi Spa è stata ceduta dal Comune di Salerno alla Salerno Energia Spa, di diritto privato, essa stessa appartenente ad una holding con partecipazione privata del 40%.

Non solo si sta privatizzando formalmente il servizio idrico integrato, ma lo si fa includendo il servizio idrico in una multiutility. L’acqua salernitana ha definitivamente smesso di essere considerato un diritto; è una merce a tutti gli effetti, uno dei mercati di questa holding.

L’atto di De Luca ci ricorda le scelte fatte da Rutelli che nel 1997, da sindaco di Roma, trasformava l’Acea in spa per cederne poi il 49% delle quote a Suez, Caltagirone e alla borsa di Milano. L’Acea era un’azienda speciale che forniva un buon servizio, oggi è una multinazionale presente in tanti mercati. É una multinazionale che pochi anni fa decise di investire nella telefonia mobile in Spagna insieme alla FIAT, senza condividere la decisione con il Comune di Roma, perse soldi pubblici perché l’investimento non andò a buon fine, e poi scelse di aumentare le tariffe dell’acqua per recuperare denaro perso.

Quello che Rutelli ha fatto in due anni e con la stessa giunta, De Luca lo ha fatto in 13 anni con giunte diverse.

Un altro dato da prendere in considerazione é che anche il consigliere di Sinistra e Libertà, Emiliano Torre, é complice di tutto ciò. Ha votato anche lui a favore della privatizzazione.

Non è la prima volta che il partito di Nichi Vendola è incoerente sulla questione dell’acqua.

Certo Sel ha aderito alla campagna referendaria sin dalla raccolta firma; ma in regione Puglia, la legge regionale votata non é quella che si era concordata con i comitati. Non si capisce bene in che tipo di azienda sarà trasformata “L’Acquedotto Pugliese Spa”, le società partecipate dovrebbero restare in mano ai privati, e la nomina del presidente del cda sarà cura del solo presidente della regione, cosa che potrebbe portare a giochi di potere e clientelismo. Come se tutto ciò non bastasse, Vendola rifiuta di rinunciare alla remunerazione del capitale investito non più previsto dalla legge.

Anche in regione Campania, l’anno scorso i comitati in difesa dell’acqua pubblica e promotori dei referendum sono stati traditi da Sel che sceglieva di far entrare il suo segretario provinciale Peppe De Cristofaro nel cda dell’Arin Spa. 

In tutt’Italia, a livello locale, i processi di privatizzazione sono spesso avvenuti da giunte del PD, e anche dopo i referendum, la linea non è cambiata.

Preoccupante accorgerci che perfino chi pensavamo dalla nostra parte fa la stessa politica neo-liberista.

Ci tocca continuare la mobilitazione per difendere i beni comuni, per difendere il diritto all’acqua contro i profitti di investitori privati. Nello svolgere questa battaglia abbiamo contro di noi amministrazioni di centro destra e di centro sinistra.

Ci tocca difendere l’esito referendario con difficoltà, e difenderlo non significa difendere il diritto all’acqua, significa difendere la democrazia e la sovranità popolare. La voce dei cittadini non è vana e va rispetta 







Cometa Rossa

Luc Girello


COMETA
CUCI LA BOCCA DEI PROFETI DEL LIBERO MERCATO
COMETA CHIUDI LA BOCCA A BANCHIERI E SPECULATORI FINANZIARI.
CACCIALI VIA.
LASCIA CHE SIAMO NOI A TROVARE LA NOSTRA LIBERTA'.





Il  testo  che accompagna la foto clip,    cantato da uno straordinario Demetrio Sratos ,non è esattamente questo. Ma sono bastate poche parole per renderlo attuale.  Nonostante la protesta popolare,  Il golpe voluto da Unione Europea e Fondo Monetario Internazionale  in Grecia è perfettamente riuscito. Il parlamento Greco  ha adottato nuove misure lacrime e sangue, anzi solo lacrime, di sangue non ne è rimasto molto. Nonostante uno sciopero generale che da tre giorni paralizza il paese , il governo socialista di Papandreou  ha ottenuto il sostegno di 154 deputi  contro 144,sui 300 membri del parlamento eletto.  Il deputato socialista ex ministro del  lavoro Louka Kasateli e amica di Papandreou  avendo rifiutato di approvare un provvedimento  sulla limitazione della contrattazione collettiva  dei salari  è stata immediatamente  esclusa dal gruppo socialista. Purtroppo la rabbia  incontenibile crea  discordia anche fra  gli stessi manifestanti . Un sindacalista di 53 anni è morto durante scontri violentissimi tra manifestanti del Pame, il sindacato legato al Kke, il Partito Comunista di Grecia, e giovani dei gruppi antagonisti e anarchici. La misure è colma. I  o black bloc  in Italia hanno devastato vetrine e auto, ma è del tutto evidente che all’aumentare della disperazione è destinata a crescere anche la rabbia .  Ci sono le condizioni per cui la  schiera dei violenti finirà per  includere una parte sempre più consistente di gente disperata privata della propria dignità   .  Oggi sta accedendo in Grecia e in Italia?   Fra quanto tempo    l’impeto violento travalicherà le  falange nichiliste  dirette da chi non vuole la COMETA ROSSA  e coglierà anche le persone comuni che non ce la fanno ad arrivare a fine mese?   

A proposito il testo originale del brano è : 
Cometa
Apri le labbra, aprile
dolcemente.
Aiuta il mio cuore.
Cometa cuci la bocca ai profeti.
Cometa chiudi a bocca e vattene via
Lascia che sia io a trovare
la libertà.

Cometa Rossa  eseguito dagli Area
Demetrio Sratos: voce  e organo - Patrizio Fariselli: tastiere , Paolo Tofani: Chitarra, Ares  Tavolazzi; Basso,  l’incredibile Giulio Capiozzo : batteria .

A SARA' DURA !

Arthur Cravan Maintenant


San Michele Arcangelo. Al grido di Mi-ka-el (chi come Dio?) l'arcangelo Michele è colui che guida le milizie celesti nella distruzione del demonio. Per questo è sempre stata una figura tra le più venerate nella tradizione popolare. A lui sono dedicate numerosissime chiese e gli stupendi santuari di Mont San-Michel in Bretagna e San Michele sul Gargano in Puglia. Incredibilmente, tracciando una linea immaginaria tra questi due santuari, vi possono trovare altre chiese dedicate a San Michele. Tra queste, una delle più belle e maestose, è la Sacra di San Michele all'imbocco della Val Susa. Lo spirito di Michele è presente non solo nella tradizione biblica ma in molte religioni (come l'induismo) come colui che discernerà tra il bene e male nel momento del giudizio universale.
Negli ultimi secoli la sua venerazione è andata calando, osteggiata (si dice) dalle forze economiche-politico-religiose,ovvero dalle forze "demoniache", quelle che hanno, in ciò che lo spirito di Michele rappresenta, il loro peggior nemico.
"Sarà l'Arcangelo Michele colui che rivestirà il ruolo principale nella purificazione della terra. Nel corso dei secoli, una moltitudine di esseri nocivi hanno riversato sulla terra un'immensa quantità di forze distruttrici, forze che si sono accumulate in un serbatoio prendendo la forma di un mostro chiamato Drago o Serpente. E' lui quello di cui si dice che... seduce le nazioni, porta fuori strada i figli di Dio e provoca tutte le sventure dell'umanità. Questa egregora è di una potenza smisurata. Solo l'Arcangelo Michele è in grado di vincere quest'egregora". Omraam Mikhaël Aïvanhov
Lo Stato (criminale) Italiano ha, a sproposito, "designato" San Michele come patrono delle forze del (dis)ordine. Tutti noi sappiamo che il vero demonio è il denaro (che altro motivo ci sarebbe per costruire la TAV se non le mazzette che ci girano attorno?) e la sua schiera di adulatori, e di servitori. Le forze dell'ordine difendendo con la violenza e il sopruso le potenze del privilegio non possono in alcun modo avere lo spirito di Michele a proteggerli. Quindi, che Michele sia con voi, vi protegga e vi doni il coraggio di disobbedire, di osare e di amare finchè il demonio non rantolerà al suolo! Nella valle che rEsiste e in tutto il nostro mondo, che non comprende confini.
Nell'immagine, "San Michele Arcangelo" di G.F. Barbieri detto Il Guercino, 1644. Detournè da Michele del gruppo anarco-artistico "Maintenant" per i fratelli della Val Susa.

venerdì 21 ottobre 2011

Il Prc di Frosinone prende le distanze dal consigliere Smania

Circolo  di Rifondazione Comunista  "Carlo Giuliani" di Frosinone 





Durante il consiglio comunale del 20-10-2011,  nel corso del quale era in discussione   l'equilibrio  di bilancio, il consigliere Smania, dopo essersi prestato ai giochetti della maggioranza che ha fatto cadere il numero legale per ben due volte  negli ultimi consigli  per non discutere importanti ordini del giorno, ha votato con la maggioranza un documento che conferma la poca o nulla determinazione da parte dell’amministrazione nell’esigere il pagamento degli organi concessori. Un documento che ci vede politicamente contrari sia nel merito che nel metodo, e che conferma la tendenza a far quadrare i bilanci tartassando i cittadini con tagli alle spese sociali e aumento dei costi dei servizi. Ribadiamo che il Prc di Frosinone è uscito dalla lista "la sinistra" e non appoggia in nessun modo l'attuale maggioranza del comune di Frosinone. Il circolo del Prc di Frosinone prende quindi nettamente le distanze dall'operato del consigliere Smania, che ancora è un tesserato di rifondazione, ed invita quest'ultimo a chiarire la sua posizione: chi rappresenta in consiglio comunale? Con chi si riunisce per discutere gli ordini del giorno dei consigli comunali? L'unica cosa certa è che non rappresenta il circolo Prc “Carlo Giuliani”, di conseguenza la sua posizione è alquanto ambigua e lesiva verso il nostro partito.



Piove governo ladro!

Luciano Granieri

Una serie di eventi eccezionali ha caratterizzato la fine della settimana scorsa e l’inizio  di  quella attuale. I black bloc hanno devastato Roma e il sindaco  Alemanno ha emanato un’ordinanza che vieta i cortei per un mese, un nubifragio biblico ha affogato Roma e il sindaco Alemanno ha emanato un’ordinanza che vieta i temporali per un mese, la Lazio ha vinto il derby, hanno ucciso Gheddafi  e, UDITE UDITE!!!!  il consiglio comunale di Frosinone ha approvato l’aggiustamento di bilancio. Questo si che è un evento straordinario!!! Dopo tre tentativi andati a vuoto la trasmissione : OK IL DEBITO E’ GIUSTO è finalmente andata in onda.  Cosa  sarà accaduto in così poco tempo per fare in modo che ben 22 consiglieri di maggioranza si schiarissero le idee  obnubilate fino a pochi giorni fa da chissà quali inconfessabili dubbi e si lanciassero armi in pugno a difendere il fortino del sindaco Marini? Hanno  votato senza esitazioni  l’aggiustamento di bilancio e schiantato  le opposizioni che “DEBOLI” di solo dieci consiglieri si sono  ritirate in buon ordine vaticinando fosche previsioni di ulteriori manovre  a debito.  Sul consigliere Francesco Smania posso dare una spiegazione avendo qualche elemento di giudizio in più . Il comunista, ex/post, finalmente liberatosi di quei rompicoglioni  del circolo Carlo Giuliani - pur avendo in saccoccia la tessera di quel partito rappresentato dal suddetto circolo a Frosinone, che altre idee ha sulla gestione della città   - ha potuto dare sfogo alla sua SMANIA aziendalista e al grido di battaglia  “il comune è un’azienda”; (parole sue NON DI BERLUSCONI )  da questa votazione in poi giurerà fedeltà al sindaco Marini fin che morte non li separi.  Sugli altri consiglieri non so esprimermi. Fatto sta che l’aggiustamento di bilancio approvato  certifica  che i  670 mila euro mancanti  derivanti dagli esercizi 2004 – 2005  non sono più esigibili,  come non è più esigibile il credito, latitante dal 2006,  di un milione 841 mila euro di recupero ICI per le aeree edificabili  perché    andati in prescrizione  e dunque non inscrivibili nelle voci attive   . Nel  documento si certifica, fra l’altro,  la non riscossione degli oneri concessori che mancano dal 2009.   Infatti  il rapporto licenze edilizie concesse e oneri riscossi è nettamente sfavorevole alle casse comunali. Per cui diventa chiaro su chi questo mancato credito diventato debito si riverserà. Gli ultimi provvedimenti sulla mensa e sul trasporto scolastico sono illuminanti rispetto a ciò. E’ vero che mancano a  bilancio 29milioni e 520mila euro dovuti dalla regione ma questo ammanco avrebbe dovuto ancora di più spingere l’amministrazione a esigere ciò che gli era dovuto dai  grandi imprenditori che hanno sfruttato pezzi enormi di territorio. Altrimenti  si attivassero   i consiglieri   dell’Udc,  che qui sono i maggioranza,   con i loro sodali  in regione CHE   SONO SEMPRE IN MAGGIORANZA  anche se questa è di diverso colore da quella comunale,  per convincere la Polverini a tirare fuori i soldi!!! Insomma tutta sto’ cinema per prendere atto di una situazione drammatica e conosciuta  che costringerà ad ulteriori sacrifici i cittadini di questa disastrata città. E’ proprio vero PIOVE GOVERNO LADRO!!!

giovedì 20 ottobre 2011

Il "bene" trionfa ancora, evviva!

Quello che gli occhi non vedono



Ancora una volta gli stati occidentali sono riusciti a bombardare uno STATO SOVRANO violando le regole base del DIRITTO INTERNAZIONALE con il consenso dell'opinione pubblica, intortata ben bene dagli squallidi mass-media, l'arma più potente di questa nostra società malata.
 Grazie ai giornalisti del sistema ora tutti credono che Gheddafi era il male personificato, il dittatore da sconfiggere.
E noi saremmo i buoni, vero?
Gheddafi ha fatto costruire un acquedotto che dava da bere al 70% della popolazione libica, GRATIS.
La NATO, il 22 luglio, ha bombardato l'acquedotto.
Gheddafi voleva creare il Fondo Monetario Africano per svincolarsi dalla morsa del debito con cui il Fondo Monetario Internazionale ha neo-colonizzato i paesi africani.
Con i profitti del petrolio ha costruito scuole ed ospedali.
Aveva strizzato l'occhio al sistema bancario islamico che, a differenza di quello occidentale (che sta impoverendo mezza Europa), non prevede gli interessi sui prestiti.
Ma tutto ciò non è importante, è importante credere che ora la Libia sia in buone mani, che ora, dopo il nostro intervento, i cittadini libici siano più felici.








Immobilismo antisociale

Luciano Granieri


A furia di praticare le modalità “anchiste”  tipiche del veltronismo maturo  i sindaci piddini della Consulta Ato5  ieri si sono bloccati .  Avrebbero voluto   approvare    la tariffa idrica   determinata dai consulenti incaricati, basata sulle aliquote   del piano d’ambito aggiornate con gli indici dell’inflazione programmata. Questa   proposta, sostenuta dal Presidente della Provincia Iannarilli con il beneplacito di Acea , stando  alle posizioni espresse martedì  da alcuni sindaci, andrebbe condivisa se non altro perchè uno dei consulenti    è stato indicato dal Pd ,  inoltre sarebbe stato   prudente consolidare un possibile  canale clientelare con Acea la cui esistenza giustificherebbe i comportamenti ambigui tenuti fino ad oggi.  Però anche esprimersi  a favore      dell’altra posizione in campo quella dei 5 sindaci socialisti appoggiati da Schietroma avrebbe potuto avere i suoi vantaggi . Tale posizione recepisce le richieste dei comitati per l’acqua pubblica per cui la tariffa   dovrebbe essere depurata della remunerazione del capitale investito, come sancito dai cittadini con i referendum e   dovrebbe   essere decurtata  degli importi percepiti da Acea per la manutenzione     della rete idrica , risorse spese solo in minima parte dall’ente privato dunque incassate  e non investite  . L’espressione a favore di  questa seconda proposta avrebbe procurato  l’indubbio vantaggio di aumentare il consenso a favore di quei sindaci che si apprestano ad affrontare la campagna elettorale. Dunque cosa scegliere?  Il connubio con Acea  o il consenso?  Nel dubbio non si sceglie. Dopo una pausa di riflessione chiesta dai Piddini  alcuni sindaci non sono rientrati in aula facendo mancare il numero legale   . La scelta comunque è solo  rinviata, perché entro lunedì, termine ultimo dato dal TAR per adempiere alla sentenza emessa il giugno scorso,   la Consulta dei sindaci dovrà esprimere una posizione, altrimenti la tariffa verrà decisa da un commissario. Dunque da domani   l’assise  sarà convocata ad oltranza. In realtà non dovrebbe essere così difficile prendere una posizione. Sarebbe sufficiente rispettare le volontà espressa dai cittadini attraverso i referendum e sanare l’ingiustizia per cui ad Acea sono state corrisposte somme per servizi non erogati. Perché tanta indecisione?  La stessa manfrina si è verificata anche nella recente questione relativa all’approvazione  dell’equilibrio del bilancio comunale. Anche qui   la tattica  dell’opportunismo   ha avuto la meglio. Sicuramente la relazione dei tre revisori contabili nonostante sia stata positiva, non consigliava di votare un bilancio a consuntivo del 2010 estremamente deficitario. E allora  per turarsi il naso e votare un documento assolutamente negativo, assicurando la sopravvivenza della giunta, quale contropartita si poteva chiedere al sindaco? Ecco ricomparire il giochetto della mancanza del  numero legale e il rinvio del voto . Il  comportamento di questi amministratori, si distingue perché ogni  decisione presa  o non presa , che influisce pesantemente sulla vita dei loro amministrati,  è condizionata dai vantaggi ottenibili in termini di convenienza personale  di  salvaguardia o disfacimento degli equilibri in essere per ottenere posizioni migliori all’interno dell’assise di governo. In queste fini elucubrazioni il cittadino non entra minimamente. Non è per il bene della collettività che si governa. E’ dunque giunto il momento di cambiare completamente questo  sistema basato sullo scambio di privilegi. E’ ora che il benessere dei cittadini torni al centro della politica. E solo i cittadini, prendendo in mano il governo della comunità in modo diretto, possono ridare al proprio benessere e alla salvaguardia della propria dignità le centralità che meritano  . Portare a termine questo arduo compito è difficilissimo ma possibile anche partecipando alle prossime elezioni comunali con una proposta chiara e imprescindibile. Qualsiasi soggetto o movimento  a cui interessa veramente il cambiamento deve farsi portatore della volontà di uscire dal bipolarismo  al cui interno germoglia la commistione affaristica che  indipendentemente dal banco su  cui si side comunque assicura privilegi. Bisogna uscire da questa logica escludente e perversa   organizzarsi come cittadini e proporre un progetto forte, BASATO ESCLUSIVAMENTE SULLA PROMIOZINE SOCIALE DELLA PROPRIA COMUNITA’ .  Speriamo che qualcuno ci provi, forse s scoprirà che un’altra Frosinone è possibile.





   

AL FIANCO DEGLI OPERAI FIAT PER UN AUTUNNO DI LOTTE

Alberto Madoglio :  Lega Internazionale dei Lavoratori
 
 
Venerdì 21 ottobre la Fiom ha indetto una sciopero generale di otto ore per tutti i lavoratori del Gruppo Fiat. Si tratta della prima mobilitazione degli operai della multinazionale di Torino indetta dai metalmeccanici della Cgil da parecchio tempo.
Data l’importanza che la Fiat ha storicamente avuto in Italia e che continua ad avere oggi, nonostante la crisi che l’ha pesantemente colpita come tutte le multinazionali del settore auto, i risultati di questa vertenza avranno delle ricadute, in positivo o in negativo, per tutti i lavoratori.
 
Fiat: un comportamento anti-operaio che viene da lontano
La Fiat a gestione Marchionne ha da oltre un anno iniziato una durissima lotta, senza esclusione di colpi, contro i suoi operai e contro la Fiom. In verità la politica sindacale dell’azienda non è mai stata tenera con i lavoratori e i sindacati combattivi, e non ci riferiamo solo alle vicende degli scontri tra azienda, sindacato e lavoratori che hanno caratterizzato la storia aziendale dalla sua fondazione, ma anche a fatti più recenti (vedi i licenziamenti dei delegati dei sindacati extraconfederali avvenuti negli ultimi anni, le migliaia di provvedimenti disciplinari inflitti ogni anno agli operai, ecc.).
 
Il salto di qualità della gestione MarchionneTuttavia dal giugno dello scorso anno abbiamo assistito a un salto di qualità, e di quantità, nella politica aziendale.
Con l’introduzione nell’estate del 2010 di un nuovo contratto per i lavoratori della Fiat di Pomigliano d’Arco, con cui in sostanza venivano azzerati i diritti degli operai, si è voluto dare un segnale non solo ai lavoratori del Gruppo, ma al mondo del lavoro nel suo insieme: il tempo delle trattative rituali azienda-sindacato è finito; superati i cancelli, esiste un solo padrone e i dipendenti hanno un solo dovere: ubbidire e lavorare in silenzio.
All’epoca si diceva che il comportamento del Lingotto era dovuto alle particolari difficoltà nel gestire una fabbrica come quella campana (dove i lavoratori da anni si oppongono a condizioni di impiego molto pesanti, a un sistematico ricorso alla cassa integrazione e quindi a salari ridotti fino alla metà).
 La svolta di Pomigliano non sarà   un caso isolato, una eccezione, seppur infelice. Prima o poi tutte le altre aziende del Gruppo sarebbero state colpite da questa accelerazione autoritaria e questa si sarebbe poi allargata a tutto il mondo del lavoro. Così è stato: prima con Mirafiori a Torino, poi della Bertone di Grugliasco. Per Termini Imerese, Irisbus di Avellino e Cnh di Imola (queste ultime fabbriche producono mezzi pesanti come camion e autobus) si è scelta la soluzione estrema: chiusura degli impianti e licenziamento di migliaia di lavoratori. Per il resto degli operai, impiegati e precari la traduzione del nuovo corso Fiat sono stati l’accordo tra sindacati e Confindustria del 28 giugno scorso e l’articolo 8 della recente manovra finanziaria del governo, che in entrambi i casi adottano il modello Marchionne, decretando nei fatti la morte del contratto nazionale di lavoro e la distruzione del sindacato confederale a favore di sindacati aziendali, con lo scopo nemmeno troppo nascosto di legarli e subordinarli alle esigenze dei capitalisti, mettendo in competizione tra loro gli operai delle varie aziende.
 
Un attacco a tutto il mondo del lavoroSiccome l’appetito vien mangiando, la Fiat non si è fermata e, con l’annuncio dell’uscita da Confindustria a partire dal gennaio 2012, ha indirettamente affermato che vuole liberarsi da ogni residuo vincolo “concertativo”. Come spiegare questo comportamento? Ricordavamo all’inizio che il settore auto è stato quello maggiormente colpito dalla crisi scoppiata nel 2008, e la Fiat, che è la più debole fra le grandi imprese del settore, si trova da tempo in forte difficoltà rispetto ai suoi concorrenti. E’ anche quella che investe meno in ricerca e sviluppo, a causa della sua debolezza patrimoniale, e quindi cerca di recuperare utili aumentando a dismisura lo sfruttamento della manodopera. Ovvio che in una situazione del genere, ogni minimo ostacolo o rallentamento ai suoi piani appare alla direzione come un attentato alla sopravvivenza.
 
La direzione Fiom: realismo o opportunismo?Ma questo atteggiamento è stato molto facilitato dalla mancanza di opposizione ai suoi piani: non solo Cisl, Uil, governo e la Cgil di Susanna Camusso non si sono minimante opposti ai piani di Torino, ma la stessa Fiom, che da 18 mesi è stata spesso vista da molti come l'ultimo baluardo a difesa degli operai, ha avuto grosse responsabilità per la situazione in cui si trovano oggi i lavoratori Fiat e non solo.
Landini, segretario dei metalmeccanici Cgil, che a parole denunciava l’accordo di Pomigliano come il primo passo per un attacco generalizzato al mondo del lavoro, non è stato conseguente con queste premesse condivisibili: non solo non ha proclamato lo sciopero a oltranza a Pomigliano per sconfiggere i piani aziendali, ma non ha fatto appello per una mobilitazione di tutti i lavoratori del Gruppo, né tantomeno uno sciopero generale contro i piani di Fiat, Confindustria e governo che, al di là dei distinguo di facciata, avevano lo stesso obiettivo: sferrare al proletariato un colpo micidiale.
A Mirafiori, quando gli operai hanno risposto con una valanga di No al referendum truffa sull’accordo, Landini si è limitato a denunciare l’azienda alla magistratura borghese: con quali risultati? Che i giudici, non essendo arbitri super partes, hanno riconosciuto, in barba alle stessi leggi fatte dalla borghesia, il diritto dei padroni di imporre in fabbrica la loro legge, dimostrando una volta di più che i magistrati altro non sono che gli ermellini da guardia del capitale e dei suoi interessi.
Alla Bertone, Landini ha battuto ogni record di cinismo e opportunismo, dando il sostanziale via libera alla Rsu Fiom che ha sottoscritto un accordo identico a quelli osteggiati a Pomigliano e Mirafiori.
Per questi motivi lo sciopero di venerdì rischia di arrivare troppo tardi, e di trovare una classe operaia sfiduciata dalle troppe occasioni perse nell’ultimo anno e mezzo.
 
Generalizzare lo scontro sociale: per un vero autunno caldoNoi crediamo che la partita, in Fiat come nel Paese, non sia ancora chiusa, al contrario: siamo alla prevedibile vigilia di una ascesa delle lotte anche in Italia, come peraltro già avviene, con ritmi diversi, in varie parti d'Europa.
Ce lo dimostrano gli operai di Termini, Avellino e Imola che non accettano che altri determino il loro futuro. Ma lo dimostrano anche gli operai della Ferrari di Maranello, fiore all’occhiello del Gruppo di Torino, che hanno deciso che non limiteranno la loro lotta allo sciopero del 21, ma continueranno fintanto che l’azienda non riconoscerà i loro diritti, sindacali e salariali, smettendo di trattarli come schiavi in cambio di uno stipendio che non permette loro una vita dignitosa. E infine, una prova che nulla è perduto ci viene dalla enorme manifestazione del 15 ottobre, pur privata della piazza dalla repressione borghese stimolata (se mai ce ne fosse bisogno) dalla disorganizzazione del corteo voluta dai gruppi promotori e dall'intervento infantile dei vari sfascia-vetrine. Prendendo a pretesto i fatti del 15, il governo -preoccupato della possibile crescita delle lotte operaie ben più che di qualche anarchico- ha annunciato un inasprimento delle norme repressive. Il primo atto, concordato col sindaco di Roma, è stato intanto vietare agli operai di sfilare in corteo il 21. La borghesia e i suoi politici, di centrodestra e centrosinistra (vedi il duetto Maroni-Di Pietro), non ha paura di qualche decina di pseudo-anarchici ma di migliaia di operai che potrebbero realmente bloccare il Paese, come sta succedendo in Grecia e, con effetti rivoluzionari, nei Paesi arabi, a partire dall'Egitto, dove la classe operaia è stata protagonista della cacciata di Mubarak (e ancora adesso rifiuta di lasciare la piazza al governo borghese diretto dall'esercito che impone, anche lì, misure anti-sciopero).
Anche Landini e Airaudo sono consapevoli di questa possibilità e cercano in ogni modo di evitare quelli che loro chiamano "incidenti": fingono di usare un linguaggio “radicale” quando in realtà sono costretti a proclamare la mobilitazione, che si prevede imponente, perché non potevano fare altrimenti. Al tempo stesso sono pronti a tradire le giuste aspettative e rivendicazioni dei loro rappresentati alla prima occasione utile. Lo hanno esplicitamente detto all’assemblea nazionale dei quadri Fiom dello scorso mese, annunciando la disponibilità a "congelare il conflitto", a patto di essere richiamati al tavolo delle trattative con i padroni.
Il 21 ottobre deve essere una giornata di lotta senza quartiere contro padroni, governo, politici della borghesia e burocrati sindacali che, in una sorta di nuova Union Sacrée, tentano disperatamente di evitare che la situazione sfugga loro di mano. 

Sui fatti del 15 ottobre a Roma

Comitato Nazionale ANPI


Il Comitato Nazionale dell’ANPI,
a fronte dei gravissimi fatti accaduti sabato scorso a Roma; nell’esprimere la più sentita solidarietà a tutti coloro - e in particolare ai giovani - a cui è stato impedito di esercitare liberamente e pacificamente un diritto costituzionale, tanto più rilevante in quanto contemporaneamente veniva esercitato in tutto il mondo (e senza incidenti), ed a tutti coloro che hanno subito danni dalla violenza di un gruppo di estremisti reazionari;
condanna, nel modo più fermo, il comportamento di coloro che sono scesi in campo solo per praticare la violenza ed impedire una civile manifestazione di protesta, producendo danni gravissimi a persone e cose;
ribadisce che è compito dello Stato garantire la libertà di manifestazione del pensiero e la libertà di riunione, per cui non ha senso rispondere ad un atto di odiosa violenza con divieti che, prima ed invece di colpire i violenti, finiscono per limitare i diritti dei cittadini, al di là e al di fuori della Carta Costituzionale; depreca che una incomprensibile gestione dell’ordine pubblico non solo non sia riuscita a prevenire quanto accaduto ma addirittura abbia esposto la città di Roma, i manifestanti pacifici (che peraltro non hanno potuto svolgere la loro manifestazione) e gli stessi agenti di polizia e carabinieri a subire violenze ed attacchi, non essendo preparati e attrezzati adeguatamente per respingerli; si oppone fermamente ad ogni ipotesi di interventi polizieschi ed autoritari sulla scia delle emozioni suscitate dalla sciagurata giornata di Roma; non è con leggi eccezionali che si reprime la violenza, ma applicando rigorosamente la normativa vigente e prevenendo ogni
tentativo di violenza; esprime seria preoccupazione per i rigurgiti di autoritarismo e di fascismo che si affacciano continuamente, in varie forme, nel nostro Paese approfittando di un “clima” ritenuto favorevole e della disgregazione della vita politica e istituzionale del nostro Paese; si appella alla coscienza civile ed alla sensibilità di tutti i cittadini perché rispondano alla violenza con le armi della democrazia, vale a dire con l’esercizio dei fondamentali diritti civili e politici, la partecipazione, la manifestazione convinta di una decisa volontà di svolta e di cambiamento, verso un sistema politico e istituzionale rispondente finalmente ai
principi contenuti nella Costituzione; ribadisce che solo l’unità di tutte le forze democratiche può salvare il nostro Paese dal degrado civile, sociale e politico in cui è precipitato e che ormai è divenuto intollerabile per
ogni cittadino consapevole dei diritti inalienabili e degli stessi fondamenti della democrazia.
Roma, 19 ottobre 2011
IL COMITATO NAZIONALE ANPI



mercoledì 19 ottobre 2011

Province e riordino degli Enti

Angelino Loffredi

Finalmente ho potuto leggere considerazioni serie e pertinenti riguardanti il ruolo delle amministrazioni provinciali. Me ne ha dato l’opportunità un articolo di Antonio Simiele apparso sul sito
www.edicolaciociara.it, il quale, fortunatamente, non si è fatto travolgere da questo clima da bar dello sport, ovvero fra ciechi abolizionisti e non, ma ha messo al centro del suo ragionamento una opportuna ricostruzione storica sul ruolo dell’Ente per trarne condivisibili considerazioni finali.

La necessaria ricostruzione, infatti, deve partire da quello che avvenne all’indomani dell’ istituzione delle Regioni e dall’appassionato dibattito negli enti locali per l’attuazione dei decreti della legge 382, necessari e propedeutici per il decentramento dello Stato.

E’ doveroso, inoltre, ricordare che fino agli anni ottanta le province avevano solo tre competenze: viabilità provinciale, assistenza psichiatrica, istituti tecnici superiori. Forse per questo esiguo ruolo di funzioni, spingeva alcuni, a cominciare dal PRI, a chiederne l’abolizione.

Gli anni ottanta evidenziano anche un fenomeno inquietante: cosi come precedentemente era avvenuto con i ministeri si va affermando nelle Regioni un nuovo centralismo. Gli assessori sono allergici e refrattari ad ogni dialettica istituzionale con le province ed i comuni, sono insomma i nuovi satrapi. A tale proposito mi limito a ricordare i tempi biblici necessari per approvare un piano regolatore.

Il movimento delle autonomie locali mise al centro della propria iniziativa il ruolo della Provincia come snodo della programmazione regionale e di coordinamento fra i comuni. Questo era ed è stato l’obbiettivo. Tale cammino è stato difficile, contraddittorio e tuttora non realizzato pienamente. Anzi, è rimesso in discussione da chi vuole abolirle, ipotizzando confuse e pasticciate soluzioni sostitutive.

Inoltre pur con pochissima popolazione residente sono state create negli ultimi anni più di trenta nuove province e conseguentemente altrettante prefetture con conseguente crescita della burocrazia e della spesa.

Purtroppo il tema onnipresente, l’argomento dominante, è costituito dai tagli e non dalle funzioni.

Il taglio dei costi viene fatto alla cieca e male, privo di una strategia d’insieme, con solenni annunci a veder bene incoerenti e sempre contraddetti il giorno successivo.

Per quel poco che potrà interessare difendo il ruolo delle province, ma sono per la riduzione del numero delle stesse. E’ necessario invece per quanto riguarda i tagli guardare in altre direzioni: alcuni consorzi, primo fra tutti , in provincia di Frosinone, l’ Anagni sud, creato negli anni 50 per sviluppare l’agricoltura ma coincidente già da un trentennio con estese aree industriali. Un monumento all’inutilità ed allo spreco.

Sempre guardando in piccolo, penso ai due consorzi industriali presenti in provincia e se considero che trenta anni fa, quando gli opifici industriali erano quattro volte di più ma diretti da un solo consorzio, con amministratori e personale dipendente che gravavano molto di meno sulla pubblica amministrazione, c’è da trasecolare a vedere tale sperpero. Infine, certamente molto più consistente delle precedenti indicate esiste una questione dimenticata: le Comunità Montane.

Nel Lazio ne esistono 22, con altrettanti Presidenti e Giunte e tutti lautamente super pagati. I compiti di questi enti potrebbero essere facilmente esercitati dalle amministrazioni provinciali.

La cosa che più mi rattrista non è solo quella di non vedere un progetto organico, coerente e ben definito che elimini gli enti superflui, gli sprechi e identifichi gli enti locali come motore di sviluppo, innovazione e crescita ma quella di non vedere prendere nemmeno provvedimenti facili, semplici ma significativi: l’abolizione del cumulo di due, tre, a volte quattro indennità riscosse dai politici e ridurle semplicemente ad una sola.

Fare una legge, con un solo articolo, sarebbe un buon segnale, darebbe una speranza, ridurrebbe il numero degli scettici ed dei delusi, dimostrerebbe che esiste un ceto politico che non guarda solamente al proprio portafoglio ma alla condizione di vita di milioni di persone ed all’efficienza dello Stato.

Commento all'articiolo di Ultimissime net: "Pilozzi e Belli basta parlare di Aeroporto

Bruno Roveda

 LINK ALL'ARTICOLO DI ULTIMISSIME NET

Tra le tante cose "dette", Pilozzi e Belli "non dicono" una verità elementare: l'insistenza del centrosinistra locale sulla "questione" aeroporto mette in seria difficoltà la costruzione di un'alleanza possibile tra le varie "anime" del centrosinistra in campo per le prossime amministrative di primavera 2012. In particolare a Frosinone, il "nuovo" gruppo dirigente è impegnato a "piazzare" propri rappresentanti in Consiglio Comunale ed in altri "consigli".

Se non si "dismette" l'idea dell'aeroporto - e se non si sconfigge la trama speculativa In particolare a Frosinone, “Sel” Frosinone dovrebbe fare ingoiare troppi rospi a chi non ha più stomaco per sopportare le angherie di una classe dirigente locale votata esclusivamente alla soddisfazione delle esigenze “dei poteri forti” che oggi sono di natura anche di natura criminale . Con ricadute molto negative sotto il profilo elettorale.


martedì 18 ottobre 2011

Fascismo bipartizan

Luciano Granieri


  L’onda lunga degli incidenti di  sabato 15 ottobre, come uno tsunami ha travolto il diritto costituzionale a manifestare. Il sindaco Alemanno non aspettava altro.    Dall’idea di far pagare una tassa ai movimenti che sfilavano per protesta  nelle  vie della capitale alla negazione della piazza dopo gli incidenti di sabato il passo è stato breve. Il 21 ottobre la manifestazione della FIOM , nella quale gli operai Fiat e Fincantieri, volevano porre all’attenzione generale la loro situazione disastrosa, è stata annullata. O meglio è stato autorizzato un semplice sit.in in P,zza Esedra e proibito il corteo che da qui doveva arrivare in un primo momento a Piazza Navona, poi a P,zza Farnese e quindi in  P.zza  Santi Apostoli. E’ inutile sottolineare che gli operai FIAT sono sotto la mannaia di un ricatto cui Marchionne li ha costretti, scavalcando piè pari la  costituzione, con l’appoggio di un governo criminale e di sindacati complici , .condizionando il mantenimento del posto di  lavoro all’alienazione del diritto di sciopero, alla completa libertà di licenziamento all’abolizione del contratto collettivo. Gli operai Fincantieri invece rischiano la chiusura dei loro siti pur avendo commesse da evadere. Si nega la piazza a persone che protestano perché non riescono a pagare le bollette, l’affitto di  casa o la scuola per i propri figli.   Al   raggiungimento del primo obbiettivo,  quello di depotenziare se non annullare gli effetti della manifestazione dei 15 ottobre,  si aggiunge la realizzazione della   seconda fase del piano, quella tesa  a bloccare completamente ogni espressione di dissenso prendendo a pretesto i fatti di sabato scorso. Ma se da Alemanno ci si poteva aspettare una tale presa di posizione, i proclami di Di Pietro dopo gli eventi  di sabato scorso  in perfetto stile fascista hanno fatto più rumore e stupito molti ma non il sottoscritto  Di Pietro  è fondamentalmente uomo di destra.  L l’Italia dei Valori è un partito fondato quasi esclusivamente per contrastare l’illegalità all’interno dei palazzi del potere , denunciare   i guai giudiziari del premier, e dei parlamentari suoi scagnozzi. Poco altro contraddistingue la linea politica dal partito del ex PM di mani pulite .  L’estrema volatilità  programmatica basata su un populismo uguale e contrario al berlusconismo ha permesso la coesistenza   di  personaggi variegati   gente impresentabile come  Scilipoti , oggi fuori uscito dal partito, con  persone dalle grandi doti politiche come De Magistris che ha completamente sconfessato il suo capo-partito sul tema delle leggi speciali. Una personalità, il sindaco di Napoli,   con cui è possibile confrontarsi e ipotizzare un futuro condiviso    sulla gestione partecipata della cosa pubblica da parte dei cittadini . Bisognerebbe capire    quale idea del partito hanno   gli iscritti . Per le diverse anime disperse dalla sinistra extraparlamentare (nel senso che sta fuori dal parlamento) resta difficile digerire,  una convivenza con chi, a seguito dei fatti di Roma,  ha superato   da destra perfino il truce ministro degli Interni Roberto Maroni . Di Pietro  ha  affermato  che:Si deve tornare alla Legge Reale (una legge  in vigore quarant’anni fa che consentiva alle forze dell’ordine di  sparare sui manifestanti e che   negli anni settanta fu responsabile della morte di 250 persone ndr)  , che . contro atti criminali come quelli di Roma  bisogna fare la 'legge Reale 2'”   O ancora  che “è necessaria  un'assunzione di responsabilità da parte di tutte le forze politiche  per creare una legislazione speciale e specifica che introduca specifiche figure di reato, aggravamento dei reati e delle pene oggi previste, allargamento del fermo e dell'arresto, riti direttissimi che permettano in pochi giorni di arrivare a sentenza di primo grado"Maroni recepisce e delibera. In realtà leggi speciali dovrebbero essere approvate per punire con forza gli  atti criminali commessi da chi  permette che cinque donne muoiano sotto il  crollo della palazzina dentro cui lavoravano in nero a 3,95 l’ora . Una palazzina fatiscente dove la tragedia era del tutto prevedibile e si sarebbe potuta evitare con i dovuti controlli di legge ,. Norme  speciali dovrebbero essere approvate  per punire chi condiziona  le vite degli altri togliendo e offrendo lavoro precario non solo nella retribuzione ma anche nella sicurezza, provocando 529 vittime sul lavoro  dall’inizio dell’anno ad oggi. CHI PAGA PER QUESTA STRAGE? ESISTE UNA LEGGE SPECIALE PER PREVENIRE ED EVITARE TUTTO QUESTO?  Non esiste.  Anzi ci si sta agitando per modificare l’art. 41 della costituzione  con la volontà di abolire quella parte della norma in cui è previsto che  “l’iniziativa privata non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”. La lezione che si può trarre dai fatti del 15 ottobre e dalle conseguenze politiche scaturite è che si è impedita la libera circolazione delle idee. Le manifestazioni contro la dittatura del pensiero unico, sono state prima sapientemente depotenziate permettendo che alle rivendicazioni del corteo fosse sovrapposta la potenza mediatica di fatti di violenza indotti, poi condannate e usate per limitare se non vietare altre manifestazioni in futuro , il tutto con gli anatemi di condanna di stampo fascista  levati  sia di Maroni che di Di Pietro. Come  non essere d’accordo con chi sostiene che centrodestra e centrosinistra sono la stessa cosa e, seppur con armi diverse, sono i guardiani della rivolte che senza il loro controllo avrebbero serie possibilità di rovesciare il sistema capitalista  in crisi?

Ancora irrisolta la questione "Mensa Scolastica"

Paolo Iafrate


Cari genitori,
la lettera che segue  propone di sollevare le questioni inerenti alcuni altri problemi causati da una situazione del servizio mensa che non ha aggettivi che tengano.

E… ci sarebbe da discutere sulla qualità del cibo, di dove e come mangiano a scuola i bambini, del senso più generale del mangiare assieme ecc.

Penso però che questo sia solo un segnale che unito agli altri, classi numerosissime, didattica allo stremo rimessa alla buona volontà, vigilanza e pulizia ai limiti, strutture insufficienti o mal distribuite, il privato che si intrufola nella scuola pubblica, senza parlare delle difficoltà dei bambini più fragili o più esposti socialmente, stanno portando la scuola e, più realisticamente i nostri bambini, verso l’accettazione che la scuola non è più determinante ma solo utile, almeno per quella dell’infanzia, al parcheggio per qualche ora.

Senza andare troppo lontano rispetto ai metodi pedagogici, al valore della scuola oggi, si rileva che i problemi non sono più emendabili a valle ma solo a monte di un  percorso pluriennale, nelle decisioni importanti e decisive anche di organizzazione di servizi sia delle scuole, pensiamo appunto al rapporto strutture/iscrizioni, o agli enti locali che sono decisivi in alcuni servizi come il trasporto che non può essere ridefinito di anno in anno (o di mese in mese come sta accadendo) o la mensa.

Insomma ciò che pensiamo di risolvere oggi senza averlo posto in un quadro più generale, almeno per la nostra città, domani potrebbe rivelarsi insufficiente o controproducente: pensiamo alla richiesta pressante delle famiglie di adeguare le strutture a fronte di tanti edifici vuoti. Gli esempi possono essere vari, dalla Vittorio Miele che scoppia di bambini, alla De Matthaeis che mangiano in corridoio e potremmo continuare anche con la scuola media! Se pensiamo oggi di dover seguire i circoli didattici nella loro concorrenza verso le iscrizioni e assecondarli nell’adeguamento delle strutture (abbattendo pareti, laboratori, spazi comuni) domani davanti ad una necessità più cogente dove troviamo le risorse per intervenire? Tutto si può fare, certo, ma in spazi temporali ampi e che mantengano una linearità con la quale le famiglie possano programmare ed intervenire con certezza e comprensione.
Dobbiamo esigere una programmazione pluriennale. A noi e soprattutto ai nostri figli sarebbe indispensabile un mondo più stabile, che può anche cambiare, certo, ma che tale cambiamento sia partecipato e compreso completamente.




lunedì 17 ottobre 2011

Compagni SIAMO SERI !

a cura di Luciano Granieri



"Nel XX anniversario dalla nascita di Rifondazione Comunista, avanziamo analisi e proposte con l’obiettivo di dar vita ad una alternativa di società, per costruire un movimento politico di massa contro il capitalismo,  l’uscita da sinistra dalla crisi e una sinistra degna di questo nome.  
Il comunismo  a cui facciamo riferimento è un comunismo di società, legato alla democratizzazione della vita quotidiana, al rispetto e alla valorizzazione della dignità delle persone che porta con se il ridisegno delle relazioni tra le persone e tra la società e la natura. Noi riteniamo che oggi sia aperta questa possibilità e questa necessità: la possibilità di liberare i rapporti sociali dal loro involucro capitalistico e nel contempo la necessità di fare questo per evitare la barbarie che la crisi del capitale produce.  
Oggi, di fronte al fallimento della restaurazione capitalistica, non si è certo aperto uno spazio riformista ma piuttosto si pone in termini netti l’alternativa tra socialismo o barbarie. L’alternativa tra la rimessa al cento dell’economia dello sviluppo sociale o la distruzione della società ad opera dell’economia finanziarizzata. Non si tratta di correggere qualche distorsione del modello di sviluppo ma di modificare alla radice il modello di sviluppo che sempre più si presenta come una forma estrema di dominio di classe divaricato dal progresso sociale."
Tratto dal documento (mozione  Ferrero )che il Comitato politico Nazionale  presenterà   al VII congresso nazionale della Rifondazione Comunista che si terrà a Napoli il 4 e 5 dicembre prossimi.
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"Esiste la possibilità di elezioni politiche anticipate con la decisione di Pd, Sel e Idv di allearsi. Stanno già scrivendo il telaio del loro programma elettorale comune. Chi si fa come sinistra?  Stare dentro o stare fuori rispetto allo schieramento avviato da Pd, Sel e Idv?  . Noi pensiamo che la sinistra, in particolare quella facente capo alla Federazione della Sinistra , debba partecipare allo schieramento , quindi avanzare da subito la richiesta di prendervi parte  a Pd , Sel e Idv.  E’ in campo una posizione, spesso sottesa, a volte dichiarata (per esempio fuori dalla Fds di Bertinotti)  che dichiara che Pd e destre liberiste siano in realtà omogenee e che il Pd al governo farà più o meno le stesse medesime cose del governo della destra sotto la frusta europea e quella della Confindustria. Questa posizione è a nostro avviso sbagliata . Essa inoltre rischia di fornire argomenti potenti a chi dentro al Pd l’intesa con la FdS non la vuole . E’ politicismo il nostro? No, se guardiamo i movimenti reali di popolo  In Europa e in Italia.  Emergono nella stessa Europa forze di centrosinistra che confermano la loro adesione a una serie di orientamenti fondamentali liberisti , ma al tempo stesso le combinano , le moderano, a volte un po’ le correggono attraverso recuperi riformisti . Non era vero ieri che Pd e destre fossero identici , oggi lo è meno di ieri"
Tratto dall' articolo de “il manifesto” di domenica 18 ottobre dal titolo “Caro Bertinotti sbagli, l’alleanza  sinistra va fatta” firmato da  Gian  Paolo Patta , membro del movimento”Lavoro e Solidarietà” confluito nella Federazione della Sinistra  e da Luigi Vinci, dirigente di Rifondazione Comunista favorevole alla mozione (Ferrero)  che il Comitato Politico Nazionale presenterà al congresso
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Compagni COORDINATE I VOSTRI NEURONI !!!!! O decidete di stare in coalizione con forze di centrosinistra che confermano la loro adesione a una serie di orientamenti fondamentali liberisti , ma al tempo stesso le combinano , le moderano, a volte un po’ le correggono attraverso recuperi riformisti(articolo manifesto) o avanzate analisi e proposte con l’obiettivo di dar vita ad una alternativa di società, per costruire un movimento politico di massa contro il capitalismo (prima mozione). COME SI FA  COSTRUIRE UN MOVIMENTO POLITICO DI MASSA  CONTRO IL CAPITALISMO ALLEANDOSI CON FORZE LA CUI ASPIRAZIONE E’ MODERARE E   CORREGGERE PO’ (SOLO UN PO’ PER CARITA’!!!) I FONDAMENTALI LIBERISTI ATTRAVERSO RECUPERI RIFORMISTI?   Grazie a questi ragionamenti a dir poco contraddittori e cervellotici che , la Federazione della Sinistra nei sondaggi elettorali passa dall’uno e mezzo all’un percento da una settimana all’altra rischiando di scomparire trascinando con sé anche noi di  Rifondazione Comunista che di questo cartello siamo i maggiori  azionista (uso un termine caro ai liberisti) COMPAGNI! PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI SCIOGLIAMO QUESTA CAPPA IMPOSTACI DALL’ALTO . Riprendiamoci la nostra identità COMUNISTA E ANTICAPITALISTA con coerenza. Saremo invisi al Pd ma almeno torneremo a parlare un linguaggio che i nostri militanti capiranno e condivideranno.


Tratto dallo stupore  di Luciano Granieri  membro del Circolo Carlo Giuliani di Rifondazione Comunista Frosinone