Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

venerdì 13 agosto 2010

MAMMA L'ITALIANI , MANCU LI CANI - di Luc Girello.




Mamma l'italiani mamma l'italiani mancu li cani mancu li cani 
Mamma l'italiani mamma l'italiani mancu li cani mancu li ca 
Mamma l'italiani mamma l'italiani mancu li cani mancu li cani 
Mamma l'italiani mamma l'italiani mancu li cani mancu li ca 
nei secoli dei secoli girando per il mondo 
nella pizzeria con il Vesuvio come sfondo 
non viene dalla Cina non è neppure americano 
se vedi uno spaccone è solamente un italiano 
l'italiano fuori si distingue dalla massa 
sporco di farina o di sangue di carcassa 
passa incontrollato lui conosce tutti 
fa la bella faccia fa e poi la mette in culo a tutti 
Mamma l'italiani mamma l'italiani mancu li cani mancu li cani 
Mamma l'italiani mamma l'italiani mancu li cani mancu li ca 
a suon di mandolino nascondeva illegalmente 
whisky e sigarette chiaramente per la mente 
oggi è un po' cambiato ma è sempre lo stesso 
non smercia sigarette ma giochetti per il sesso 
l'italiano è sempre stato un popolo emigrato
che guardava avanti con la mente nel passato 
chi non lo capiva lui lo rispiegava 
chi gli andava contro è saltato pure in a...
Mamma l'italiani mamma l'italiani mancu li cani mancu li cani 
Mamma l'italiani mamma l'italiani mancu li cani mancu li ca 
Mamma l'italiani mamma l'italiani mancu li cani mancu li cani 
Mamma l'italiani mamma l'italiani mancu li cani mancu li ca 
l'Italia agli italiani e alla sua gente 
è lo stile che fa la differenza chiaramente 
genialità questa è la regola 
con le idee che hanno cambiato tutto il corso della storia 
l'Italia e la sua nomina e un alta carica 
un eredità scomoda 
oggi la visione italica è che 
viaggiamo tatuati con la firma della mafia 
mafia mafia mafia 
non mi appartiene none no questo marchio di fabbrica 
aria aria aria 
la gente è troppo stanca è ora di cambiare aria 
mafia mafia mafia 
non mi appartiene none no questo marchio di fabbrica 
aria aria aria 
la gente è troppo stanca è ora di cambiare aria 
Mamma l'italiani mamma l'italiani mancu li cani mancu li cani 
Mamma l'italiani mamma l'italiani mancu li cani mancu li ca 
Mamma l'italiani mamma l'italiani mancu li cani mancu li cani 
Mamma l'italiani mamma l'italiani mancu li cani mancu li ca 
vacanze di piacere per giovani settantenni 
all'anagrafe italiani ma in Brasile diciottenni 
pagano pesante ragazze intraprendenti 
se questa compagnia viene presa con i denti 
l'italiano è sempre stato un popolo emigrato
che guardava avanti con la mente nel passato 
chi non lo capiva lui lo rispiegava 
chi gli andava contro è saltato pure in a... 
Mamma l'italiani mamma l'italiani mancu li cani mancu li cani 
Mamma l'italiani mamma l'italiani mancu li cani mancu li ca 
Mamma l'italiani mamma l'italiani mancu li cani mancu li cani 
Mamma l'italiani mamma l'italiani mancu li cani mancu li ca 
spara la famiglia del pentito che ha cantato 
lui che viene stipendiato il 27 dallo stato 
nominato e condannato nel suo nome hanno sparato 
e ricontare le sue anime non si può più 
risponde la famiglia del pentito che ha cantato 
difendendosi compare tutti giorni più incazzato 
sarà guerra tra famiglie 
sangue e rabbia tra le griglie 
con la fama come foglie che ti tradirà 
mafia mafia mafia 
non mi appartiene none no questo marchio di fabbrica 
aria aria aria 
la gente è troppo stanca è ora di cambiare aria 
mafia mafia mafia 
non mi appartiene none no questo marchio di fabbrica 
aria aria aria 
la gente è troppo stanca è ora di cambiare aria 
Mamma l'italiani mamma l'italiani mancu li cani mancu li cani 
Mamma l'italiani mamma l'italiani mancu li cani mancu li ca 
Mamma l'italiani mamma l'italiani mancu li cani mancu li cani 
Mamma l'italiani mamma l'italiani mancu li cani mancu li ca

Con questa foroclip di Luc Girello, editata sul brano degli Apres La Classe, la redazione augura a tutti i naviganti,  attivi e passivi, buon ferragosto e ricorda di firmare la petizione on line:




NO AI FASCISTI DEL TERZO MILLENNIO A FROSINONE

FAVOLE DELL’AFRICA NERA a cura di Luciano Granieri

In questo periodo di pieno agosto proponiamo un’altro libro per la serie RILETTI PER VOI DA AUT.  Come è noto molti approfittano del tempo libero delle vacanze per leggere un po’ di più o quantomeno per ricordarsi  come è fatto un libro. NIENTE PAURA. Stavolta siamo andati sul leggero, niente analisi economica del fascismo dei comunisti italiani. Ci occupiamo  un libro di FAVOLE. “IL GIORNO IN CUI IL LEONE REGALO’ UNA CODA AGLI ANIMALI: FAVOLE DELL’AFRICA NERA. Il libro curato da Anselmo Roveda, che ha raccolto le fiabe, e illustrato dalla pittrice Allegra Agliardi, è molto particolare. Già l’idea  della casa editrice “TERRE DI MEZZO” , con l’iniziativa “PROGETTI DI STRADA”,  di diffondere le sue pubblicazioni direttamente sulla strada attraverso venditori extracomunitari ha del geniale. Ciò ha consentito ai migranti che hanno aderito al progetto  di avere un lavoro dignitoso per vivere meglio in Italia  e sostenere le loro famiglie nel sud del mondo. I libri di TERRE DI MEZZO  possono essere acquistati anche in libreria.  Fanno parte di collane nate per promuovere stili di vita sostenibili  e accrescere la partecipazione civile. Per dare ascolto e visibilità alle città nascoste e a chi lavora quotidianamente alla costruzione di un mondo diverso. Anche la scelta di pubblicare una raccolta di fiabe dell’Africa nera ci sembra estremamente interessante. Ecco perché abbiamo deciso di pubblicare qualche favola tratta dal volumetto e, nel farlo, abbiamo dedicato una particolare attenzione ai bellissimi disegni di Allegra Agliardi, raccolti nella foto clip di Luc Girello. A chiusura di questo intervento pubblichiamo uno stralcio dell’introduzione di Anselmo Roveda. Nel post che segue proponiamo un estratto delle favole contenute nel volumetto.
Luciano Granieri

Favole dell’Africa Nera – di Anselmo Roveda.

Affacciarsi sul mondo delle favole offre sempre un senso di vertigine e d’incanto: si apre al lettore una dimensione che ha in se la sorpresa del nuovo e la capacità di evocare suggestioni antiche, intessute dal ritmo della parola. Parola detta, condivisa, concatenata ad altre a formare un racconto, come intorno al fuoco, stretti legami di solidarietà fra amici e parenti. La parola, detta e letta ad alta voce, e anche quando viene fissata nella scritture, è la vera forza delle fiabe dei popoli. L’Africa ha un’antica tradizione di narrazioni. La raccolta di favole raccolte nel libro, provengono dalla porzione sub sahariana del continente. A nord  del Sahara le narrazioni si contaminano con quelle della tradizione orientale, araba ed europea; a sud  conservano invece una spiccata specificità anche  se sono sempre dotate di universalità e riescono  parlare al cuore e all’immaginazione di tutti, e a tutte le latitudini. Il rapporti tra l’italia e L’Africa è antico, fatto di cose belle e di cose brutte, di pregiudizi e di fascinazioni , ma soprattutto è un rapporto in via di definizione. Ancora  fra le generazione di cinquant’anni fa, legame dell’Italia con l’Africa  era relegato a memorie coloniali, con il contorno di canzoni razziste e immagini stereotipate dell’ascaro. Memorie che rappresentano più una vergogna che un vanto, taciute in ambito pubblico e appena sussurrate in ambito amicale e familiare. Oggi l’Africa è più vicina, grazie all’informazione e ai viaggi, ma anche attraverso i tanti africani che vivono in Italia. Studenti, lavoratori, uomini e donne, singoli, famiglie  o comunità che arrivano con la speranza di migliorare le proprie condizioni di vita. Con loro hanno portato tradizioni, cibo, narrazioni. E la convivenza ha accresciuto l’interesse degli italiani per la cultura espressa dai cittadini africani. Nella stesura di questa raccolta  ho centrato l’attenzione sulle “favole”- ossia il racconto di animali privo di interventi magici- e ho tentato di restituire con la scrittura la vitalità del racconto orale, di trasmissione di comunità. Come se, aprendo il libro e leggendo ada alta voce, ci si trovasse insieme in cerchio, per lasciarsi incantare dalle storie di questi animali in fondo così simili a noi.



IL GIORNO IN CUI IL LEONE REGALO’ UNA CODA AL CANE - di Anselmo Roveda. eAllegra Agliardi

LA CODA DEGLI ANIMALI

C’era un tempo in cui.... gli animali non avevano la coda. Non aveva la coda il cane per fare le feste, nè il gatto per accarezzare le gambe dell’uomo. Non aveva la coda il cavallo per scacciare le mosche, nè lo scoiattolo per saltare tra gli alberi. Non aveva la coda neppure la volpe per farsi bella. Non aveva la coda nessuno. Un giorno il leone, re di tutti gli animali, decise di porre rimedio alla situazione. Fissò un posto e un giorno in cui avrebbe distribuito code per tutti. Quel giorno arrivarono in molti. Il cavallo, lo scoiattolo, il cane e il gatto. E poi ancora e ancora, arrivarono anche l’elefante e il maiale. Per  ultima arrivò la lepre. E si iniziò la distribuzione. Per primo scelse il leone e prese una bella coda lunga, color dell’oro e con un fiocco alla sommità. Poi vennero il turno della volpe e quello dello scoiattolo, che ricevettero due code folte, pelose e belle. Il cavallo scelse una coda lunga fatta di molti peli, utile per scacciare le mosche ed altri insetti noiosi. Anche al cane e al gatto toccarono due belle code. Poi vennero gli altri. In fondo alla fila rimasero: l’elefante, il maiale e la lepre. All’elefante toccò un corda sottile e setolosa, e da quel giorno la vergogna fu tale che cammina trascinando la proboscide per terra. Al maiale toccò un codino a forma di vermiciattolo e fu costretto ad arrotolarlo per farlo sembrare almeno un ricciolo. Alla lepre invece  non toccò nulla, perché nulla era rimasto. Ma il cane e il gatto iniziarono a litigare :”La mia coda è più bella!” “No! è più bella la mia!”. Litigarono tanto che il cane spazientito diede un morso alla coda del gatto e ne strappò un ciuffo. Da quel giorno gatto e cane sono nemici. La lepre si affrettò a raccogliere quel ciuffo rimasto sul campo e se lo attaccò: così ebbe anch’essa una piccola coda.

IL PECCATO DELL’ASINO

C’era un tempo in cui... una grande  siccità affliggeva l’altopiano. Il leone, il leopardo, la iena e l’asino si trovarono alla rada ombra di una grande albero secco per parlare di quella sciagura. Non pioveva da molto e nessuno aveva più nulla da mangiare. Parla che ti parla si convinsero che la colpa di quella siccità era da attribuirsi a un loro peccato, a una cattiva azione che aveva fatto incollerire la pioggia. Decisero  di confessare a turno i propri peccati, in modo da punire il peccatore che aveva scatenato quella sciagura. E a punizione avvenuta chissà, forse sarebbe venuta la pioggia. Iniziò a confessare i propri peccati il leone: “Me meschino, il colpevole sono io, qualche giorno fa ho trovato vicino al villaggio una mucca e l’ho sbranata”. Gli altri animali guardano il leone, guardarono bene le sue terribili zanne  e suoi artigli poderosi, poi scossero la testa: “No, no via, non è un peccato poi così grave”. Toccò allora al leopardo: “Me meschino, il colpevole sono io, qualche giorno fa ho trovato una capra persa lungo il sentiero  e l’ho sbranata “. Gli altri animali guardarono il leopardo, guardarono bene i muscoli agili e portentosi e i suoi lunghi artigli, poi scossero la testa. “No, no via, non è un peccato così grave”. Venne il turno della iena: “ Me  meschina, la colpevole sono io, qualche giorno fa ho rubato una gallina e l’ho sbranata”. Gli altri animali guardarono a lungo la iena, poi scossero la testa “No, no via, non è un peccato poi così grave”. Infine toccò all’asino: “Mah?!? Non so se sia proprio una cattiva azione, fatto sta che qualche giorno fa, mentre la mia padrona parlava con una amica, ho strappato dell’erba dal bordo del sentiero e l’ho mangiata”. Gli altri animali guardarono l’asino in silenzio, poi scossero adagio adagio la testa  e dissero in coro.”Questo si che è un peccato grave. Si tu quindi la causa di tutte le nostre disgrazie”. Poi gli balzarono addosso e lo sbranarono. Ma la pioggia non scese per molti giorni ancora.

 QUANDO LA SCIMMIA FACEVA IL GIUDICE

C’era un tempo in cui... la scimmia faceva il giudice.  Era un tempo in cui i sarti facevano i vestiti con l’erba. Venne il giorno in cui un sarto andò dalla scimmia e disse: “Giudice, il topo ha mangiato i miei vestiti d’erba. Rendimi giustizia”. “D’accordo” disse la scimmia e fece chiamare il topo. “Giudice, è colpa del gatto, lui ha mangiato i vestiti del sarto, non io”. “D’accordo” disse la scimmia e fece chiamare il gatto. “Giudice, è colpa del cane, lui ha mangiato i vestiti del sarto, non io”. “D’accordo” disse la scimmia e fece chiamare il cane. “Giudice, è colpa del bastone, lui ha rovinato i vestiti del sarto, non io”. “D’accordo” disse la scimmia e fece chiamare il bastone. “Giudice, è colpa del fuoco, lui ha bruciato i vestiti del sarto, non io”. “D’accordo disse la scimmia e fece chiamare il fuoco. “Giudice, è colpa dell’acqua, lei ha distrutto i vestiti del sarto, non io”. “D’accordo” e fece chiamare l’acqua. “Giudice, è colpa dell’elefante, lui ha mangiato i vestiti del sarto non io”. “D’accordo” disse la scimmia e fece chiamare l’elefante. “Giudice , è colpa della formica, lei ha mangiato i vestiti del sarto, non io”. “D’accordo” disse la scimmia e fece chiamare la formica. Ma la formica, arrivata davanti alla scimmia disse: “Giudice mi dispiace ma io sono un po’ sorda, non ho capito perché mi ha fatto chiamare”. E allora la scimmia si avvicinò alla formica e gridò forte. “Il sarto dice che gli hai mangiato i suoi vestiti d’erba”. A quel punto però intervenne il sarto e disse: “Non è vero è stato il topo!”.
Ma il topo disse:” Non è vero, è stato il gatto!”
Ma il gatto disse:”Non è vero, è stato il cane!”
Ma il cane disse:”Non è vero, è stato il bastone!”
Ma il bastone disse:” Non è vero, è stato il fuoco!”
Ma il fuoco disse:” Non è vero, è stata l’acqua!”
Ma l’acqua disse:” Non è vero, è stato l’elefante!”
Ma l’elefante disse:” Non è vero, è stata la formica!”
Ma la formica disse: “Scusate..... cosa è colpa di chi? Non ho mica capito perché mi avete fatto chiamare.....ci sento così male..”. La scimmia si arrabbiò moltissimo e mandò via la formica, l’elefante, l’acqua, il fuoco, il bastone, il cane, il gatto, il topo, e  il sarto ; dopodichè saltò dalla finestra e da quel giorno la formica pizzica l’elefante, l’elefante beve l’acqua, l’acqua spegne il fuoco, il fuoco brucia il bastone, il bastone picchia il cane, il cane morde il gatto, il gatto insegue il topo, il sarto si lamenta sempre e la scimmia scappa chiunque incontri, nel timore che la costringano a fare il giudice un’altra volta

LA VENDETTA DEL LEOPARDO

C’era un tempo in cui.... un cucciolo di leopardo si perse sull’altopiano. Un elefante che passava di lì non lo vide e lo calpestò. Il cucciolo fu trovato morto dalle iene, che corsero ad avvertire il leopardo. Gli dissero:” Il tuo piccolo è morto, lo abbiamo tra le erbe gialle dell’altopiano!”. Il leopardo gridò di rabbia e di dolore , poi chiese:” Chi l’ha ucciso? Ditemi chi l’ha ucciso che mi voglio vendicare!”. “E’ stato l’elefante!” risposero. “L’elefante?” chiese ancora il leopardo. “Si l’elefante!” Il leopardo pensò a lungo cupo poi disse: “No, non è stato l’elefante. Sono state di sicure le capre ma mi vendicherò!” E il leopardo furioso corse verso le alte erbe dove pascolavano le capre  e le sbranò tutte. 

mercoledì 11 agosto 2010

La rivoluzione nell’Asia meridionale - da Indra Mohan Sigdel, ‘Basanta’ Membro del Politburo del Comitato Centrale del Partito Comunista Unificato del Nepal (Maoista)

Venerdì 2 luglio, a Istanbul, nell’ambito del Social Forum Europeo, si è tenuto un seminario, promosso e organizzato dal Network Antimperialista del Forum, sul tema della rivoluzione nell’Asia meridionale, che ha avuto come relatori Indra Mohan Sigdel, noto come ‘Basanta’, Membro del Politburo del Comitato Centrale del Partito Comunista Unificato del Nepal (Maoista), e Paolo Babini, in rappresentanza dei Comitati Europei di Solidarietà per il Nuovo Nepal, e responsabile per le relazioni internazionali del Partito dei CARC (Italia), che ai Comitati Europei di Solidarietà per il Nuovo Nepal partecipa.
Il compagno Basanta ha prodotto, per l’occasione, una sintesi introduttiva molto utile, che ci introduce alla conoscenza di uno degli aspetti di massima importanza per il movimento comunista e rivoluzionario internazionale e per la sua rinascita in corso. Siamo convinti che meriti la vostra lettura più attenta.

Partito dei CARC – Settore delle Relazioni Internazionali

Cari compagni,
il nostro partito mi ha incaricato di parlare in questo contesto della rivoluzione nell’Asia Meridionale, come richiesto dagli organizzatori. E’ un argomento di vasta portata, un compito molto difficile da trattare in pochi minuti. Farò comunque del mio meglio per essere breve, ma di sicuro dovrò concentrarmi solo sui punti chiave, per aiutarvi a raggiungere una comprensione di fondo delle possibilità e delle sfide che la rivoluzione in Asia Meridionale oggi ha di fronte.
L’Asia Meridionale comprende sette paesi, cioè il Bangladesh, il Bhutan, l’India, le Maldive, il Nepal, il Pakistan e lo Sri Lanka. Più di un quinto della popolazione mondiale abita in questa regione. E’ la regione geografica più popolata e densamente abitata del mondo. L’agricoltura, che contribuisce solo al 22% del PIL totale della regione, impiega il 60% della forza lavoro. Dopo l’Africa Sub-Sahariana, l’Asia Meridionale è la regione più povera della terra. Secondo le informazioni fornite dalla Banca Mondiale nel 2008, più del 40% della popolazione che abita in questa regione guadagna meno di 1.39 dollari a testa al giorno. D’altra parte, la ricchezza complessiva dei 25 più ricchi capitalisti indiani è equivalente a 192.3 miliardi di dollari. [Fonte: www.forbes.com]. E’ quanto complessivamente guadagnano i 379 milioni di persone più povere di questa regione, cioè circa il 31.6% della popolazione totale della sola India. In questa regione muoiono di malnutrizione ogni anno circa 2.1 milioni di bambini, come risulta dal rapporto dell’UNICEF del 2008. Questo dà una vaga idea della composizione di classe nei paesi dell’Asia Meridionale.
A prescindere dalle forti contraddizioni di classe nei paesi dell’Asia Meridionale, in tutta la regione esistono anche pesanti contraddizioni nazionali. Ognuno è a conoscenza della gravità della contraddizione nazionale in Sri Lanka. L’intero Nord-Est e il Kashmir dell’India sono stati i punti caldi dei movimenti di liberazione nazionale sin dai tempi della cosiddetta “indipendenza”. Inoltre, varie nazionalità oppresse in Nepal, Bhutan, Bangladesh e Pakistan stanno lottando per la loro autonomia e il diritto all’autodeterminazione. Le discriminazioni sociali dovute allo sciovinismo della casta Hindu hanno dell’incredibile in India e in Nepal. In tutti i paesi dell’Asia Meridionale, il sistema politico costruito sulla base del feudalesimo e mantenuto dalla sovrastruttura del capitalismo burocratico e comprador, è stato alla radice dell’intensificarsi delle contraddizioni di cui parliamo sopra. Figuriamoci se può risolverle.
Le masse che abitano nella regione sono represse contemporaneamente da nemici a due facce, il feudalesimo e l’imperialismo. In aggiunta, l’espansionismo indiano da una parte fa da cane da guardia dell’imperialismo americano, dall’altra impone la sua egemonia politica, economica e culturale ai paesi vicini. Recentemente, le classi dominanti indiana stanno capitolando sempre di più di fronte all’imperialismo americano, e cedendo al suo intento di portare l’intera regione sotto il suo dominio per circondare e indebolire la Cina, che si affaccia in questo 21° secolo come concorrente economico forte.
In un’intervista con un corrispondente dell’agenzia Hsinhua News, il 29 settembre 1958, Mao disse: “I vari tipi di contraddizioni nel mondo contemporaneo sono concentrati nelle vaste aree dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina; sono queste le aree più vulnerabili sotto il dominio imperialista e i punti nevralgici della rivoluzione mondiale da cui partono i colpi diretti all’imperialismo”. Quello che diceva Mao vale ancora. Nella situazione attuale, però, è l’Asia Meridionale che si distingue in modo particolare come area dove il dominio imperialista è vulnerabile e come un vulcano attivo della Rivoluzione di Nuova Democrazia sotto la guida dei partiti Marxisti-Leninisti-Maoisti.
Oltre a essere vittima dello sfruttamento semi-feudale e dell’oppressione semi-coloniale, un’ampia parte delle masse nella regione è stata angariata dall’asservimento nazionale interno. L’oppressione di casta sui Dalit, il saccheggio degli Adivasi, e l’insopportabile sfruttamento e la repressione delle minoranze religiose, hanno mostrato la vera identità delle classi scioviniste Hindu, soprattutto in India. Un numero immenso di operai è gettato nell’indigenza, e stanno aumentando di continuo. In breve, le contraddizioni acute che feudalesimo e imperialismo generano contro le masse popolari, l’estesa presenza di movimenti rivoluzionari, democratici e di liberazione nazionale in tutti i paesi dell’Asia Meridionale e una quantità enorme di masse sfruttate e oppresse che vivono in questa regione, hanno innalzato anche di più questo potenziale rivoluzionario.
Questa regione ha una lunga storia di lotte di classe rivoluzionarie. Il primo fuoco di lotta di classe rivoluzionaria in questa regione si è acceso nel 1967 a Naxalbari, nel distretto di Siliguri, nel Bengala Occidentale, sotto la guida ideologica del Marxismo-Leninismo e del pensiero di Mao Tse-tung. Non solo ha diffuso la sua influenza nelle vaste campagne dell’India, ma è diventato un precursore per i paesi confinanti come il Bangladesh, lo Sri Lanka e il Nepal. Da allora, le lotte di classe rivoluzionarie si sono susseguite una dopo l’altra, con alti e bassi, svolte e sviluppi. La rivoluzione maoista ha comunque compiuto un grande passo avanti, soprattutto dopo l’inizio della grande guerra popolare in Nepal, il 13 febbraio 1996, e la fusione delle due correnti rivoluzionarie principali, la Guerra Popolare e il Centro Comunista Maoista, a formare il Partito Comunista dell’India (Maoista), nel settembre 2004. Questi due eventi politici hanno infatti trasformato la regione in un vulcano attivo della rivoluzione proletaria in questo 21° secolo.
Sulla scia di questi importanti eventi politici del movimento rivoluzionario, la rivoluzione popolare nepalese arriva oggi sulla soglia della conquista del potere politico centrale. L’ultima manifestazione per il 1° maggio, in cui mezzo milione di persone hanno riempito le strade della sola valle del Kathmandu, e lo sciopero politico a oltranza che è seguito, non solo hanno colpito al cuore la manciata di affaristi e di borghesia burocratica e di elementi feudali in Nepal, ma hanno anche inflitto un duro colpo ai loro padroni stranieri. Le forze esterne, principalmente l’espansionismo indiano, si immischiano ora apertamente negli affari interni del Nepal per evitare che le loro pedine perdano il potere. Un’alleanza composta dall’espansionismo indiano e dai suoi fantocci nepalesi si è schierata contro le aspirazioni alla democrazia e all’indipendenza nazionale del popolo nepalese. Ora, la democrazia e l’indipendenza nazionale sono interconnesse in modo inseparabile in Nepal. Questo ha messo al primo posto la lotta per l’indipendenza nazionale, la sovranità e l’integrità territoriale.
La Rivoluzione di Nuova Democrazia sta facendo nuovi passi avanti in India. Ha conquistato una vasta zona nella parte orientale e centrale dell’India. Gli attacchi militari compiuti dai combattenti del Partito Comunista dell’India(maoista), in modo particolare negli ultimi anni, e le lotte di masse militanti capeggiate dai maoisti e altre forze della sinistra contro il tentativo di sequestrare i terreni dei contadini a Nandigram e a Singur per regalarli alle grandi compagnie multinazionali, hanno tolto il sonno alle classi reazionarie indiane al potere. La massiccia resistenza popolare a Lalgarh, nel Bengala occidentale, contro le atrocità commesse dalla polizia, rimane un modello mai visto prima nella storia del movimento comunista dell’India. Lo sviluppo della guerra del popolo in India è naturalmente motivo di orgoglio e fonte di ispirazione non solo per i rivoluzionari nel sub-continente indiano ma anche per la classe operaia in tutto il mondo.
Le classi dominanti indiane, invece di occuparsi dei problemi che il paese e il popolo stanno affrontando, hanno schierato massicce forze paramilitari contro i più poveri del già povero popolo indiano, gli Adivasi. L’azione contro il popolo chiamata “Operazione Green Hunt” che le forze espansioniste indiane hanno intrapreso, si fonda sul disegno reazionario di attaccare e distruggere la nuova forza politica rivoluzionaria che tramite la guerra popolare si fa avanti. Mira infatti ad aprire la strada agli attacchi crescenti e incontrollati contro il popolo e al saccheggio delle risorse naturali da parte della grande borghesia compradora nazionale e della borghesia internazionale.
Ha però creato, invece, il terreno favorevole a una maggiore espansione delle forze progressiste, democratiche e di sinistra contro le classi dominanti in India. Un numero significativo di rinomati intellettuali, come Arundhati Roy, si sono schierati dalla parte degli Adivasi, si sono opposti al dispiegamento paramilitare nelle loro regioni e hanno esposto la bancarotta della cosiddetta più grande democrazia del mondo. La guerra popolare in India è ora diventata un argomento centrale di discussione, anche nelle classi medie. Anche i grandi mezzi di comunicazione diretti dalla grande borghesia compradora non possono più continuare a coprire con il silenzio le attività dei maoisti in questi giorni. È una grande conquista ideologica e politica per i rivoluzionari in India e all’estero.
Anche se c’è una lunga storia di lotta armata in Bangladesh, per il momento i comunisti rivoluzionari non sono riusciti a fare un salto in avanti. Alcuni partiti marxisti-leninisti-maoisti hanno subito sconfitte temporanee per l’arresto dei loro principali leader da parte del regime reazionario, altri si stanno riorganizzando e preparando alla guerra popolare. Nonostante ciò, le acute contraddizioni di classe, l’oppressione nazionale, il retaggio rivoluzionario del passato, così come il sentimento patriottico del popolo del Bangladesh, creano in questo paese un alto potenziale per lo sviluppo di una nuova rivoluzione di nuova democrazia in Bangladesh.
Contemporaneamente, la formazione del Partito Comunista del Bhutan (MLM) nel 2001 e l’esistenza, da lungo tempo, del Partito Comunista Maoista nello Sri Lanka, e i loro sforzi per riorganizzarsi, hanno costituito un potenziale aggiuntivo per il movimento comunista nell’Asia Meridionale. Anche se al momento non esiste un partito maoista in Pakistan, la lotta ideologica che alcuni dei rivoluzionari hanno intrapreso per costruire un partito rivoluzionario può avere delle implicazioni positive nel prossimo futuro. L’intera Asia Meridionale, con l’eccezione delle Maldive, dove ancora non ci risulta l’esistenza di un partito comunista, esprime insomma un forte potenziale per il movimento comunista mondiale. In altre parole, l’Asia Meridionale è un vulcano attivo della rivoluzione proletaria all’inizio del 21° secolo.
In ogni modo è tuttavia un dato di fatto che più si sviluppa la rivoluzione proletaria, più la sfida per i reazionari diventa minacciosa. L’espansionismo indiano, appoggiato dall’imperialismo USA, è da molto tempo un nemico comune non soltanto per le masse indiane ma anche per quelle dell’intera regione. I reazionari di tutto il mondo si sono uniti più strettamente contro il popolo nel tentativo di fermare le rivoluzioni di nuova democrazia in questa regione. Il risultato è che l’Asia Meridionale sta diventando un fronte di collisione tra due forze: una formata dal proletariato e dai suoi alleati di classe nazionali e internazionali, l’altra dagli imperialisti e dai loro lacchè nei singoli paesi. In Asia Meridionale, nel grembo di questa contraddizione, è in gestazione un nuovo mondo.
In questa era imperialista, la rivoluzione proletaria non resta un fenomeno relegato a un singolo paese. E’ composta da molti fattori interconnessi tra loro. La vittoria di ogni rivoluzione comunista è collegata alle condizioni oggettive del mondo e alla forza soggettiva del proletariato internazionale. Diamo un breve sguardo a questi due fattori a livello mondiale.
Oggettivamente, la situazione mondiale non è così sfavorevole alla rivoluzione come negli anni ’80 e ’90. Anzi, sta diventando una situazione che favorisce le rivoluzioni proletarie. Non sto dicendo che una crisi rivoluzionaria è già sviluppata in tutto il mondo, però è un fatto oggettivo che il sistema imperialista ha problemi più acuti di quelli che aveva prima. La crisi economica partita dagli USA, il capobanda imperialista, ora ha investito tutto il mondo, anche se in misura diversa. La UE ha tentato di risolvere la crisi economica in Grecia, ma inutilmente, e una crisi ulteriore si è generata. Ed è solo un esempio.
Anche se nessun rivale dell’imperialismo USA in termini di forza militare si è ancora fatto avanti, la contrapposizione con altre superpotenze militari ed economiche nel mondo cresce. Il mondo unipolare è cambiato: ora è un mondo multipolare. La contrapposizione tra capitale e lavoro si sta intensificando in tutto il mondo. Si acuisce anche la contrapposizione tra l’imperialismo e tutte le nazioni e i popoli oppressi, che è la contrapposizione principale oggi nel mondo. Tutte le contrapposizioni fondamentali, inclusa quella principale, si intensificano, la situazione oggettiva sta diventando meno favorevole all’imperialismo, e si creano condizioni migliori per il proletariato per far avanzare in tutto il mondo lotte di classe rivoluzionarie.
La forza soggettiva del movimento comunista internazionale invece è molto debole. Anche questo aspetto però si sta sviluppando in senso positivo. Le lotte di classe rivoluzionarie in diversi paesi, ma soprattutto nell’Asia Meridionale, hanno compito passi avanti esemplari, che nessuno può negare. E non c’e solo questo: c’è la rabbia popolare che si è rovesciata nelle strade contro le privatizzazioni, le liberalizzazioni e la globalizzazione negli ultimi anni e che sta a mostrare il potenziale rivoluzionario nel mondo intero. In questo momento le cose che mancano al proletariato sono la comprensione salda e giusta del valore universale che il Marxismo-Leninismo-Maoismo ha, la determinazione nel combattere a destra il revisionismo, che è il pericolo principale nel movimento comunista contemporaneo, la capacità di costruire partiti comunisti basati sul Marxismo-Leninismo-Maoismo, in grado di applicare questa concezione in modo creativo e adeguato alle particolarità di ciascun paese. Questa è la sfida ideologica e politica che il proletariato deve affrontare oggi coscientemente per vincere e colmare il divario esistente tra la situazione mondiale oggettiva, che diventa sempre più favorevole, e la sua forza soggettiva, che è ancora molto debole.
Noi proletari siamo una classe internazionale. Noi rivoluzionari in Asia Meridionale e i compagni di altre parti del mondo abbiamo reciproci doveri per sviluppare la rivoluzione proletaria ovunque nel mondo. Lo sviluppo della rivoluzione popolare in Asia Meridionale è servito a fornirvi valide risorse rivoluzionarie, che vi ispirino ideologicamente per far avanzare il movimento comunista nei vostri rispettivi paesi, e il vostro fermo appoggio e la vostra solidarietà serviranno a fare vincere la rivoluzione in Asia Meridionale. Questo seminario, di fatto, ha aiutato ad accelerare il processo. Tutti noi senza ombra di dubbio dobbiamo ringraziare chi lo ha organizzato.

Compagni,
la Rivoluzione di Nuova Democrazia in Nepal si trova ad un crocevia difficile: i rivoluzionari e l’insieme delle forze patriottiche, repubblicane, progressiste, laiche e di sinistra stanno da una parte, e l’imperialismo, l’espansionismo e i loro fantocci locali stanno dall’altra, e sono al termine del combattimento per vincere la lotta politica in corso. Anche la rivoluzione in India è di fronte a una sfida altrettanto seria. Lo stato reazionario indiano ha già schierato forze paramilitari contro il suo stesso popolo col pretesto di combattere i maoisti e si sta preparando a rinforzarle ancora di più con la sua potenza militare. In India si va a uno scontro violento tra forze rivoluzionarie e le forze controrivoluzionarie.
La vittoria della rivoluzione in Asia Meridionale produrrà effetti a vasto raggio e sarà il precursore delle fiamme della rivoluzione che divamperanno in tutto il mondo. All’opposto, la sua sconfitta porterà il popolo a una demoralizzazione totale, non soltanto in questa regione ma a livello globale. In una situazione come questa, una forte solidarietà alla rivoluzione in Asia Meridionale è l’esigenza del giorno. Lottiamo tutti duramente per costruire una forte solidarietà, che aiuti a far vincere la nostra classe in Asia Meridionale e apra la porta alla rivoluzione proletaria mondiale all’inizio del 21° secolo.
Grazie.

2 luglio 2010
Istanbul

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IL PARTITO DEI CARC, TRAMITE  LA 
Sezione “Luigi Di Rosa” Priverno/Roccasecca, in quanto membro fondatore della Rete Antifascista Antirazzista del Basso Lazio, invita tutti i sinceri democratici a firmare la petizione ONLINE :


NO AI FASCISTI DEL TERZO MILLENNIO A FROSINONE

martedì 10 agosto 2010

Melfi, la Fiat "antisindacale"- di Salvatore Cannavò, www.ilfattoquotidiano.it

Il giudice del lavoro condanna l'azienda per il licenziamento di tre operai dello stabilimento. Per Landini, segretario Fiom, è una sentenza importante che deve far riflettere Marchionne. E rilancia la manifestazione del 16 ottobre.


«Antisindacale». Il verdetto del giudice del lavoro sul licenziamento di tre operai dello stabilimento Fiat di Melfi, avvenuto lo scorso luglio, boccia drasticamente la linea scelta dall’azienda di Marchionne e dispone il reintegro dei lavoratori. Antonio Lamorte, Giovanni Barozzino e Marco Pignatelli erano stati licenziati il 13 e 14 luglio in seguito a un corteo interno alla fabbrica contro l’aumento dei turni in presenza della cassa integrazione. L’accusa fu di aver boicottato la produzione impedendo l’arrivo dei pezzi sulla linea. Un licenziamento «pretestuoso» gridarono i tre che in segno di protesta occuparono per alcuni giorni il tetto della Porta Venosina, un antico monumento situato nel centro storico di Melfi. Attorno a loro, tutti iscritti alla Fiom, due dei quali, Barozzino e Lamorte esponenti della Rsu, scattò la solidarietà degli altri operai e della organizzazione sindacale. Che oggi invita la Fiat a «riflettere su quanto avvenuto» e a ritirare tutti i licenziamenti ancora in essere – quello di Capozzi a Mirafiori e quello di Musacchio alla Sevel in Val di Sangro – per «ripristinare corrette relazioni sindacali».
Raggiunto al telefono, Barozzino, che è stato l’operaio più votato alle ultime elezioni Rsu, non riesce quasi a parlare per la gioia. Attorno a lui se sentono le voci di amici e parenti che stanno congratulandosi e al Fatto riesce però a dire che in fondo se l’aspettava: «Sono stanco, per questo mese sotto tensione ma contentissimo. Abbiamo sempre sostenuto che le accuse non erano vere e il giudice ci ha dato ragione, ha dato ragione al fatto che siamo rispettosi del nostro lavoro ma che vogliamo difendere sempre i nostri diritti». Barozzino si è già sentito con gli altri due suoi compagni, uno dei quali si è appena sposato, il 5 agosto, e ha avuto la buona notizia in viaggio di nozze.
Molto soddisfatto, ovviamente, anche il segretario generale della Fiom, anch’egli raggiunto dal Fatto. «E’ senz’altro una sentenza importante e che restituisce dignità ai tre lavoratori». Landini sottolinea l’importanza di una «magistratura indipendente che costituisce un pilastro fondamentale della nostra democrazia» e invita politici, sindacalisti, ministri e quanti hanno accusato i lavoratori di sabotaggio «a chiedere loro scusa». La Fiom si sente «più forte» e questa sentenza rafforza anche la manifestazione del 16 ottobre prossimo che Landini si augura veda la convergenza di altre forze politiche e sociali.
Contento per la sentenza di oggi anche uno degli altri operai licenziati dalla Fiat, Pino Capozzi di Fiat Mirafiori. Anche’egli si dice convinto che la sentenza confermi la funzione di «rappresaglia» che la Fiat ha dato ai licenziamenti e confida in una positiva risoluzione della propria vertenza.
La Fiat per ora ha deciso di non commentare ma Landini, confermando che la Fiom continuerà ad assistere i lavoratori, ribadisce a Marchionne la richiesta fattagli personalmente lo scorso 28 luglio in occasione del tavolo convocato a Torino dal governo: «Ritiri tutti i licenziamenti, sarebbe un buon passo per ripristinare una relazione sindacale corretta».
Molteplici, infine, le reazioni politiche alla sentenza, tutte da sinistra e tutte soddisfatte. Oltre a quelle di Vendola, di Fassina (segreteria Pd), e dell’Italia dei Valori va segnalata anche quella del segretario generale della Fim-Cisl, Farina, firmatario dell’accordo separato di Pomigliano: «Si conferma che in Italia ci sono diritti e garanzie contrattuali e di legge che valgono per tutti, anche per la Fiat. La strada da battere è quella del consenso e non della repressione».

Fuori i Fascisti dalla mia città, Fuori i fascisti da Frosinone - RAABL

E’ prossima l’apertura, presso il centro storico di Frosinone in Via Garibaldi 50 di un covo dell’organizzazione neo-fascista Casa Pound Italia (mascherato da sede di una presunta associazione caritatevole “Braccia Tese”). CasaPound è un’organizzazione fascista (loro stessi si definiscono fascisti del terzo millennio) e quindi è illegale come definito dalla XII disposizione transitoria e finale (comma primo) della Costituzione e dalla legge Scelba del 1952 che vietano la formazione di movimenti che si rifanno espressamente e dichiaratamente al passato più buio del nostro paese, il fascismo. 
CasaPound è un organizzazione che dietro il paravento delle attività a sfondo sociale si fa aperta promotrice di guerra tra poveri, razzismo e violenza squadrista.Casa Pound è un organizzazione che si candida a fare oggi quello che i nazisti e i fascisti di Mussolini e Hitler fecero nella prima metà del ‘900. L’insediamento di Casa Pound nella città di Frosinone rappresenta un cancro contro cui tutta la Frosinone democratica e antifascista deve sollevarsi: non permettiamo che via Garibaldi diventi un punto di ritrovo e addestramento per fascisti e razzisti! 
Già ancora prima dell’insediamento presso il centro storico si sono verificati episodi di intimidazione nei confronti del vicino circolo Arci, Libreria Caffè Ithaca, con la distruzione di alcune locandine che promuovevano le attività culturali del circolo e alcune intimidazioni e provocazioni a danno dei frequentatori del caffè libreria.
CHIEDIAMO quindi a tutti i sinceri democratici di Frosinone di firmare questa petizione popolare per impedire l’apertura di questo covo fascista.
CHIEDIAMO alle istituzioni di far valere la Costituzione nata dalla Resistenza e la legge Scelba del 1952 e attivarsi per impedire l’apertura di un covo fascista nel centro storico di Frosinone.
Affinchè la violenza fascista e razzista non infetti la nostra città, affinchè ognuno sia libero di passeggiare per le vie del centro storico, e di tutta la città indipendentemente dalla propria nazionalità, dal colore della propria pelle, dalle abitudini sessuali. 
CHIEDIAMO una firma per ribadire che una comunità civile e democratica come quella di Frosinone è e sempre sarà ANTIFASCISTA.


FIRMA LA PETIZIONE ANCHE ONLINE:



NO AI FASCISTI DEL TERZO MILLENNIO A FROSINONE



lunedì 9 agosto 2010

Le mafie del petrolio -di Luciano Granieri

L’Associazione italiana  dei concessionari d’auto la “Federauto” annuncia un calo delle vendite del 26% a luglio. Anche le consegne di nuovi veicoli sono ferme a 152 mila unità. Fiat segnerà una flessione del 35%, mentre i marchi esteri si attesteranno a -21%. In particolare il mercato ai privati, non inquinato dalle auto-immatricolazioni ai concessionari, le cosiddette km zero, vede una flessione attorno al 30%. Allora ci spiegate chi comprerà il milione e quattrocentomila vetture che verranno prodotte da qui a fine anno dalla casa  di Marchionne ?  Nel 2009 in Italia sono state immatricolate 2.200.000   auto . La quota Fiat era del 26,92% ovvero 549.000 veicoli  . Nell’ipotesi più ottimistica ovvero  che si confermi il trend attuale, ma così non sarà, infatti  per arrivare alla fine dell’anno deve passare  agosto  che notoriamente è un mese scarso o nullo per le vendite, il mercato dell’auto in Italia chiuderà con circa 1.600.000 auto  vendute.  Di queste  Fiat realizzerà   una quota che, se si conferma il dato di giugno del 2010 sarà del 23,2% . Tale proiezione che, ripeto, riteniamo del tutto ottimistica, ci porta a stimare una  performance di vendita  per il 2010 della casa guidata dal prode Marchionne di circa 325.000 vetture. Dunque riformuliamo  la domanda: Il restante 1.075.000 chi lo acquisterà?  Non certo gli italiani, considerato che gran parte dei modelli che compongono la gamma   sono vetture di tipo medio-piccolo destinato proprio a quella classe  media e proletaria più martoriata dai tagli e dalle rapine legalizzate di una elite accattona e delinquenziale .   Si  punterà ai mercati esteri.  Ma anche  oltre confine una gamma ormai vecchia e tecnologicamente povera, priva di modelli nuovi e innovativi  è perdente. Allora? Allora la soluzione è quella di sopperire alla mancanza di innovazione    con una ulteriore riduzione dei costi di produzione.  Ciò al fine di dotare   le vetture di un prezzo di vendita più competitivo oppure, e questa è l’ipotesi più vicina alla realtà, di riuscire ad  assicurare un profitto maggiore per unità di prodotto   in modo  da sopperire alla diminuzione  delle entrate causate da  vendite meno cospicue . Questa è la ragione principale, a nostro parere,  del nuovo corso vampiresco della politica di Marchionne. Comprimere ulteriormente stipendi e condizioni di lavoro, secondo una modalità tale  da rendere gli operai uguali a schiavi e in lotta perenne con i colleghi delle fabbriche estere. Realizzare la famosa guerra fra poveri, il cui risultato è quello di abbattere il costo di produzione e di incrementare  in modo spropositato  il profitto degli azionisti. E se a fine anno rimarrà più di un milione di auto invendute sui piazzali non sarà un dramma anzi , sarà un ottimo risultato perché consentirà un’ulteriore compressione dei diritti dei lavoratori, cassa integrazione, licenziamenti, ossia tutte quelle procedure tipiche di una crisi di sovrapproduzione. Una via di uscita, oltre a quella di un conflitto  globale duro e intransigente da parte del mondo del lavoro contro questa classe di rapinatori legalizzati, è quella di ripensare il prodotto  automobile. Il mercato dei veicoli con motori a combustione interna è più che saturo, non consente margini di espansione anzi tenderà alla regressione penalizzato dall’inesorabile  deterioramento delle condizioni ambientali . Dunque la soluzione e quella di  promuovere  investimenti, anche pubblici, verso quelle case che inseriscano nella propria gamma auto, elettriche o a idrogeno, a emissioni zero. Automobili non inquinanti che contribuiscano a decongestionare l’aria gravida di anidride carbonica e di PM10. Insomma mezzi che non utilizzino petrolio e suoi derivati per muoversi.  Non stiamo parlando di fantascienza ma di progetti già realizzati,  messi in commercio, e dopo qualche tempo inspiegabilmente  alienati all’utlizzo delle comunità   Ad esempio nel 1990 la Fiat produsse la Panda Elettra, vettura dotata di un motore a corrente continua. La ricarica delle batterie poteva  avvenire ovunque fosse  presente una presa da 220 V e 16A (le comuni prese domestiche). Un rifornimento completo impiegava  otto ore, la velocità massima era di 70 Km/h. Il comune di Torino ne acquistò una  flotta  che mise a disposizione dei propri cittadini affinché le utilizzassero in car sharing. Il modello rimase in gamma fino al 1999 poi la motorizzazione elettrica fu trasferita sulla 600 di cui furono prodotti solo 200 esemplari segnando la fine della commercializzazione delle versioni Elettra . Perchè non destinare   i 700 milioni di euro che la Fiat investirà su Pomigliano  alla produzione di   nuove Panda Elettra? Un modello che usufruirebbe  di tutte le innovazioni tecnologiche nel frattempo introdotte sulle motorizzazioni elettriche e che indubbiamente avrebbe delle potenzialità di mercato enormi, sicuramente maggiori rispetto a quelle della  Panda attuale. Perchè non si vuole attuare questa politica? La risposta la affidiamo al video che segue. Ognuno uno ne tragga  le proprie conclusioni. Le nostre sono che se non  si realizzerà   un efficace  fronte globale  di lotta al capitalismo  e al liberismo selvaggio difficilmente le cose potranno migliorare.
Buona Visione.