Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

venerdì 13 agosto 2010

IL GIORNO IN CUI IL LEONE REGALO’ UNA CODA AL CANE - di Anselmo Roveda. eAllegra Agliardi

LA CODA DEGLI ANIMALI

C’era un tempo in cui.... gli animali non avevano la coda. Non aveva la coda il cane per fare le feste, nè il gatto per accarezzare le gambe dell’uomo. Non aveva la coda il cavallo per scacciare le mosche, nè lo scoiattolo per saltare tra gli alberi. Non aveva la coda neppure la volpe per farsi bella. Non aveva la coda nessuno. Un giorno il leone, re di tutti gli animali, decise di porre rimedio alla situazione. Fissò un posto e un giorno in cui avrebbe distribuito code per tutti. Quel giorno arrivarono in molti. Il cavallo, lo scoiattolo, il cane e il gatto. E poi ancora e ancora, arrivarono anche l’elefante e il maiale. Per  ultima arrivò la lepre. E si iniziò la distribuzione. Per primo scelse il leone e prese una bella coda lunga, color dell’oro e con un fiocco alla sommità. Poi vennero il turno della volpe e quello dello scoiattolo, che ricevettero due code folte, pelose e belle. Il cavallo scelse una coda lunga fatta di molti peli, utile per scacciare le mosche ed altri insetti noiosi. Anche al cane e al gatto toccarono due belle code. Poi vennero gli altri. In fondo alla fila rimasero: l’elefante, il maiale e la lepre. All’elefante toccò un corda sottile e setolosa, e da quel giorno la vergogna fu tale che cammina trascinando la proboscide per terra. Al maiale toccò un codino a forma di vermiciattolo e fu costretto ad arrotolarlo per farlo sembrare almeno un ricciolo. Alla lepre invece  non toccò nulla, perché nulla era rimasto. Ma il cane e il gatto iniziarono a litigare :”La mia coda è più bella!” “No! è più bella la mia!”. Litigarono tanto che il cane spazientito diede un morso alla coda del gatto e ne strappò un ciuffo. Da quel giorno gatto e cane sono nemici. La lepre si affrettò a raccogliere quel ciuffo rimasto sul campo e se lo attaccò: così ebbe anch’essa una piccola coda.

IL PECCATO DELL’ASINO

C’era un tempo in cui... una grande  siccità affliggeva l’altopiano. Il leone, il leopardo, la iena e l’asino si trovarono alla rada ombra di una grande albero secco per parlare di quella sciagura. Non pioveva da molto e nessuno aveva più nulla da mangiare. Parla che ti parla si convinsero che la colpa di quella siccità era da attribuirsi a un loro peccato, a una cattiva azione che aveva fatto incollerire la pioggia. Decisero  di confessare a turno i propri peccati, in modo da punire il peccatore che aveva scatenato quella sciagura. E a punizione avvenuta chissà, forse sarebbe venuta la pioggia. Iniziò a confessare i propri peccati il leone: “Me meschino, il colpevole sono io, qualche giorno fa ho trovato vicino al villaggio una mucca e l’ho sbranata”. Gli altri animali guardano il leone, guardarono bene le sue terribili zanne  e suoi artigli poderosi, poi scossero la testa: “No, no via, non è un peccato poi così grave”. Toccò allora al leopardo: “Me meschino, il colpevole sono io, qualche giorno fa ho trovato una capra persa lungo il sentiero  e l’ho sbranata “. Gli altri animali guardarono il leopardo, guardarono bene i muscoli agili e portentosi e i suoi lunghi artigli, poi scossero la testa. “No, no via, non è un peccato così grave”. Venne il turno della iena: “ Me  meschina, la colpevole sono io, qualche giorno fa ho rubato una gallina e l’ho sbranata”. Gli altri animali guardarono a lungo la iena, poi scossero la testa “No, no via, non è un peccato poi così grave”. Infine toccò all’asino: “Mah?!? Non so se sia proprio una cattiva azione, fatto sta che qualche giorno fa, mentre la mia padrona parlava con una amica, ho strappato dell’erba dal bordo del sentiero e l’ho mangiata”. Gli altri animali guardarono l’asino in silenzio, poi scossero adagio adagio la testa  e dissero in coro.”Questo si che è un peccato grave. Si tu quindi la causa di tutte le nostre disgrazie”. Poi gli balzarono addosso e lo sbranarono. Ma la pioggia non scese per molti giorni ancora.

 QUANDO LA SCIMMIA FACEVA IL GIUDICE

C’era un tempo in cui... la scimmia faceva il giudice.  Era un tempo in cui i sarti facevano i vestiti con l’erba. Venne il giorno in cui un sarto andò dalla scimmia e disse: “Giudice, il topo ha mangiato i miei vestiti d’erba. Rendimi giustizia”. “D’accordo” disse la scimmia e fece chiamare il topo. “Giudice, è colpa del gatto, lui ha mangiato i vestiti del sarto, non io”. “D’accordo” disse la scimmia e fece chiamare il gatto. “Giudice, è colpa del cane, lui ha mangiato i vestiti del sarto, non io”. “D’accordo” disse la scimmia e fece chiamare il cane. “Giudice, è colpa del bastone, lui ha rovinato i vestiti del sarto, non io”. “D’accordo” disse la scimmia e fece chiamare il bastone. “Giudice, è colpa del fuoco, lui ha bruciato i vestiti del sarto, non io”. “D’accordo disse la scimmia e fece chiamare il fuoco. “Giudice, è colpa dell’acqua, lei ha distrutto i vestiti del sarto, non io”. “D’accordo” e fece chiamare l’acqua. “Giudice, è colpa dell’elefante, lui ha mangiato i vestiti del sarto non io”. “D’accordo” disse la scimmia e fece chiamare l’elefante. “Giudice , è colpa della formica, lei ha mangiato i vestiti del sarto, non io”. “D’accordo” disse la scimmia e fece chiamare la formica. Ma la formica, arrivata davanti alla scimmia disse: “Giudice mi dispiace ma io sono un po’ sorda, non ho capito perché mi ha fatto chiamare”. E allora la scimmia si avvicinò alla formica e gridò forte. “Il sarto dice che gli hai mangiato i suoi vestiti d’erba”. A quel punto però intervenne il sarto e disse: “Non è vero è stato il topo!”.
Ma il topo disse:” Non è vero, è stato il gatto!”
Ma il gatto disse:”Non è vero, è stato il cane!”
Ma il cane disse:”Non è vero, è stato il bastone!”
Ma il bastone disse:” Non è vero, è stato il fuoco!”
Ma il fuoco disse:” Non è vero, è stata l’acqua!”
Ma l’acqua disse:” Non è vero, è stato l’elefante!”
Ma l’elefante disse:” Non è vero, è stata la formica!”
Ma la formica disse: “Scusate..... cosa è colpa di chi? Non ho mica capito perché mi avete fatto chiamare.....ci sento così male..”. La scimmia si arrabbiò moltissimo e mandò via la formica, l’elefante, l’acqua, il fuoco, il bastone, il cane, il gatto, il topo, e  il sarto ; dopodichè saltò dalla finestra e da quel giorno la formica pizzica l’elefante, l’elefante beve l’acqua, l’acqua spegne il fuoco, il fuoco brucia il bastone, il bastone picchia il cane, il cane morde il gatto, il gatto insegue il topo, il sarto si lamenta sempre e la scimmia scappa chiunque incontri, nel timore che la costringano a fare il giudice un’altra volta

LA VENDETTA DEL LEOPARDO

C’era un tempo in cui.... un cucciolo di leopardo si perse sull’altopiano. Un elefante che passava di lì non lo vide e lo calpestò. Il cucciolo fu trovato morto dalle iene, che corsero ad avvertire il leopardo. Gli dissero:” Il tuo piccolo è morto, lo abbiamo tra le erbe gialle dell’altopiano!”. Il leopardo gridò di rabbia e di dolore , poi chiese:” Chi l’ha ucciso? Ditemi chi l’ha ucciso che mi voglio vendicare!”. “E’ stato l’elefante!” risposero. “L’elefante?” chiese ancora il leopardo. “Si l’elefante!” Il leopardo pensò a lungo cupo poi disse: “No, non è stato l’elefante. Sono state di sicure le capre ma mi vendicherò!” E il leopardo furioso corse verso le alte erbe dove pascolavano le capre  e le sbranò tutte. 

Nessun commento:

Posta un commento