Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 10 dicembre 2011

Sorridi oggi come ieri è un giorno di lotta

Dalla Val di Susa Simonetta Zandiri  e  Arnix News


Riassunto della giornata del 8 Dicembre in Val di Susa nella zona di Giaglione. Partiti da Giaglione alle ore 10:30 del mattino ci si dirige verso la Baita Clarea attraverso i boschi a causa dello sbarramento creato dalle Forze del Disordine con dei jersy(transenne di cemento). Arrivati in Baita si mangia fino al suono della vecchia sirena che indica l'invito ai No Tav di avvicinarsi alle reti e tagliarle. Nascono scontri con la polizia ; il lancio di lacrimogeni da parte delle forze del disordine provoca svariati incendi che i No Tav cercano di spegnere inutilmente e vengono cacciati con altri lacrimogeni. A fine pomeriggio si è costretti ad arretrare a causa dell aria insopportabile che si respira carica di CS. Parecchi feriti tra i manifestanti la maggior parte colpiti in volto da i lacrimogeni lanciati ad altezza uomo.





Sorridi! Oggi, come ieri, sarà un'altra giornata di lotta. Ti chiameranno violento, diranno che sei un anarcoinsurrezionalista, ti faranno foto che useranno per schedarti come cattivo, per punirti, per chiuderti in una cella in nome di quella finta legalità che usano per proteggere i loro interessi... Ma noi continueremo a resistere, ad opporci, perché abbiamo imparato a condividere un sogno, a credere che realizzarlo sia possibile, ed abbiamo iniziato a progettare il futuro, il NOSTRO, non il MIO e il TUO, e quello delle generazioni che verranno. Alcuni dei feriti gravi dell'8 dicembre erano minorenni. Hanno tentato di uccidere i nostri figli, l'hanno fatto indossando una DIVISA e sostenendo di RAPPRESENTARE LO STATO, l'hanno fatto con il plauso di quello STATO che NON CI RAPPRESENTA! Noi continueremo a lottare, sapendo che c'è un prezzo da pagare, e siamo disposti a pagarlo, perché è la cosa giusta da fare! Sorridi anche tu, oggi, come domani, sarà un'altra intensa giornata di lotta...


Il comune di Frosinone applica con solerzia la ricetta Monti

Circolo Prc Carlo Giuliani  Frosinone

Le ultime notizie arrivate dal consiglio comunale cittadino non fanno che confermare il giudizio negativo espresso dal circolo Prc di Frosinone riguardo all'operato del centrosinistra frusinate: a fronte dell'annunciato licenziamento dei lavoratori della  MULTISERVIZI, che si troveranno, chi senza lavoro e chi a dover accettare contratti che insultano la dignità umana, il comune si appresta a svendere parte del proprio patrimonio immobiliare con un duplice scopo: uno ufficiale, e del tutto opinabile, sarebbe quello di dotare il comune di una sede appropriata, da acquistare con il ricavato della vendita della sede di via A. Fabi. L'altro non ufficiale, ancora più opinabile, è quello di regalare alla speculazione edilizia un appetibile area, attualmente pubblica. Nello stesso tempo si decide di cercare di racimolare soldi ai danni dei cittadini mutando in AUTOVELOX quelli che dovevano essere solo dei dissuasori di velocità, sparsi in tutta la città. Non c’è che dire il comune di Frosinone è all’avanguardia nell'applicazione della strategia del governo Monti, non a caso appoggiato in parlamento da centrodestra e centrosinistra in maniera del tutto trasversale, ovvero: vendere le proprietà pubbliche per fare cassa, accanirsi sui cittadini per fare cassa, accanirsi sui lavoratori per renderli sempre più ricattabili. Ricordiamo che la stabilizzazione dei lavoratori Multiservizi avrebbe consentito al comune un consistente risparmio, permettendo a tante famiglie di uscire dalla precarietà. Le proprietà pubbliche invece di essere svendute alla speculazione privata meriterebbero invece una forte valorizzazione, in modo da renderle fruibili alla cittadinanza intera. Ma questi provvedimenti sono del tutto ostili all’immane rapina legalizzata ordita dal capitale finanziario e immobiliare ai danni di cittadini e lavoratori. Dunque il comune di Frosinone, solerte guardiano di tali interessi, si adegua. Mentre da una parte taglia servizi in tutti i settori, dall’altra pretende di comprare una "sede adeguata". Ma viene da chiedersi: quale è la sede adeguata di un'istituzione che dovrebbe essere al servizio dei cittadini e invece si dimostra sempre più al servizio dei poteri forti? Vogliono forse aumentare il distacco con la cittadinanza ritirandosi in un luogo delle favole dove poter ricevere presidenti e principi mentre allo stesso tempo chiedono alle famiglie di portare la carta igienica a scuola perchè il comune non ha soldi? Un consiglio al comune di Frosinone: non applichi l’Ici sulla prima casa alle famiglie bisognose, e compensi aumentando l’Ici sull’immobile della Banca d’Italia, e su altri immobili della stessa categoria. Sugli autovelox invece poniamo la seguente domanda ai cittadini. Se il comune non fa mistero di usare le infernali macchinette per rimpinguare le casse comunali tanto da inscriverne gli introiti nel bilancio previsionale , quali sono le aspettative dei nostri amministratori in relazione al comportamento degli automobilisti? Che rispettino i limiti rendendo più sicura la circolazione o che sfreccino a velocità elevata davanti rilevatori in modo da assicurare il proprio contributo in denaro con una bella multa?




venerdì 9 dicembre 2011

Europa a due velocità

Rivista Indipendente


Londra si sgancia dall'Europa, l'Italia è sempre più asservita, Europa spaccata a due velocità: è con questo prevedibile esito che, al momento, trovano convergenza gli interessi 'prevalenti' di Stati Uniti e Germania. Washington, interessata a garantire tenuta della moneta unica e recupero della sua credibilità, incassa quella Unione fiscale, di bilancio, fatta di rigore e stretta, come richiesto anche da Berlino per il mantenimento dei differenziali economici e finanziari di cui gode nei confronti degli altri Stati membri sub/concorrenti in Europa. Un'intesa ancora di massima che vede incerta l'Ungheria e sfilare significativamente (per il peso innanzitutto politico) la Gran Bretagna, che non a caso continua a conservare la sovranità sulla propria moneta nazionale, sulle proprie politiche di bilancio e fondamentalmente sui flussi di capitale. Si apre la strada ad un'Europa a 'doppia velocità', che sarà implementata da un più accentuato rigorismo che si abbatterà pesantemente innanzitutto su paesi indeboliti e prostrati da un decennio di 'cure' e politiche monetarie, finanziarie e politiche euroatlantiche, come l'Italia. Londra dichiara che "è stato meglio essere fuori" perché ciò che è uscito "non è nel suo interesse". Cosa cambia dopo questo patto, quindi? C'è un impegno degli Stati sottoscrittori ad una modifica dei trattati, recependo vincoli di bilancio nelle proprie costituzioni; l'anticipo, sui tempi, del varo del fondo permanente salva-Stati (Esm) a luglio 2012; la BCE acquisisce un rafforzamento nella gestione operativa; rifinanziamento per 200 miliardi di euro del Fondo Monetario Internazionale; sanzioni automatiche in caso di mancato rispetto di questi esborsi finanziari e di eventuali disattese di prescrizioni europee; infine, ciliegina di questo delirio europeo, i privati (banche in primis) sono tenuti fuori dalle ristrutturazioni del debito. Per l'Italia. Il pur ultra euroatlantico Monti avrebbe preferito una revisione moderata dei Trattati europei e un'intesa "comunitaria" a 27 che avrebbe attutito l'ancor più duro impatto che si prospetta quando il patto sarà formalizzato nei dettagli ed entrerà a regime, come se già non bastasse quanto già di devastante, sul piano finanziario e su quello strutturalmente penalizzante dell'economia italiana, si è abbattuto nel nostro paese in nome dell'Europa. Le parole di Monti la dicono lunga, quindi. Il cappio al collo della nostra Patria, delle sue classi medio-basse, si sta facendo sempre più stretto.

“Il bambino della spiaggia”

Claudio Martino


L’Assessorato alla Cultura del Comune di Alatri
 invita alla presentazione del libro di Emiliano Sbaraglia
IL BAMBINO DELLA SPIAGGIA
 Link correlato: I bambini di Ornella
NE DISCUTONO CON L’AUTORE
Tarcisio Tarquini
Giornalista, presidente della Edit Coop

Antonio Martino
Docente di Lettere

Franca Malizia
Dirigente Scolastico

INTRODUCE E MODERA
Martina Toti
Giornalista di RadioArticolo1

 La sera si va a fare un bagno o magari una partita di calcio tutti insieme, poi si mangia   quello che c’è, si guardano le stelle, si ascolta il mare. E domani è un altro giorno…

■  Alatri   ■ Sabato 10 dicembre 2011   ■ ore 11
■  Sala Biblioteca Comunale
■  Piazza Santa Maria Maggiore

APPELLO: Per una legge elettorale ispirata al principio proporzionale integrale

da una segnalazione di Giovanni Morsillo  fonte:  http://www.proporzionale-integrale.it


L’iniziativa referendaria di Arturo Parisi, Antonio Di Pietro, Niki Vendola, strumentalizzando il diffuso rifiuto della presente legge elettorale, il cd “Porcellum”, propone il ripristino della precedente legge, il cd “Mattarellum”, tutta interna anch’essa alla logica del bipolarismo maggioritario e profondamente avversa ai principi ispiratori della Costituzione repubblicana del 1948, fondata sul proporzionale integrale e la centralità del parlamento. Occorre che i comunisti e tutti gli autentici democratici escano, dalla subalternità e dal silenzio e assumano l’iniziativa politica e culturale. L’appello che qui pubblichiamo, elaborato dal Comitato antifascista per la difesa e il rilancio della Costituzione, con le prime adesioni della Rete 28 aprile e della L.O.C. - Lega degli obbiettori di coscienza, è un buon viatico per la ripresa di una battaglia essenziale per la democrazia e la lotta di classe nel nostro paese.
Per le adesioni scrivere a appelloproporzionale@libero.it oppure clicca qui


APPELLO - Per una legge elettorale ispirata al principio proporzionale integrale per rilanciare il pluralismo sociale e politico necessario alla lotta contro il dominio capitalistico

Nel pieno della crisi organica del sistema capitalistico mondiale, in Italia necessita oggi, traendo nuova ispirazione dalla democrazia sociale posta dalla Costituzione antifascista, impegnarsi ad unificare le lotte sul terreno politico-istituzionale con quelle sul terreno economico-sociale per contrastare il governo tecnocratico della crisi - funzionale ai disegni strategici di profitto economico e di dominio politico-sociale delle imprese transnazionali europee – e per rilanciare il governo democratico dell’economia, che, intervenendo sui rapporti di proprietà, impedisca che le imprese pubbliche e private operino in contrasto con gli interessi sociali generali, così come prevede l’art. 41 della Carta, che ora subisce l’attacco degli apparati economico-finanziari della UE.

In questo contesto è decisiva la battaglia per una nuova legge elettorale ispirata al principio proporzionale "integrale" (puro, senza sbarramenti, che distorcono il principio di rappresentanza e finiscono con l’essere un maggioritario mascherato), seguito subito dopo la Liberazione, per le prime elezioni degli enti locali e dell’Assemblea costituente ed accolto dalla Costituzione, per la quale la pluralità di forze presenti nella società deve trovare piena rappresentanza politica, dandosi in tal modo effettività al principio "una testa un voto", vanto delle democrazie liberali che, tuttavia, escludendo per oltre un secolo le masse popolari dal diritto di voto, lo privarono di qualsiasi pregnante significato.

Di pari importanza è il rilancio del principio proporzionale a livello delle forze sociali, dovendosi affermare il contrasto tra la Costituzione ed il principio maggioritario – i sindacati c.d. “maggiormente rappresentativi” -, applicando il quale si è finito con l’incidere sull’effettivo potere dei lavoratori di esercitare il diritto di sciopero, di nominare e revocare le proprie rappresentanze e di approvare i contratti collettivi, con disastrosi risultati in termini di crisi della democrazia e dell’unità sindacale.

Bisogna porsi in netta antitesi sia contro la burocratizzazione delle organizzazioni sindacali, cui si è pervenuti in nome della "concertazione", sia contro il sistema bipolare che, in nome della "governabilità e delle "compatibilità" finanziarie, è stato avviato dal 1993, prima col "Mattarellum" e poi col "Porcellum": attraverso di essi si è disarmato il lavoro, privandolo – prima ancora che della "dignità" - di un’autonoma rappresentanza politica e sociale, e cioè di quel potere sull’economia - programmazione, controllo sui piani d’impresa - venuto a mancare il quale si è potuta avviare la dissoluzione delle riforme conquistate negli anni ‘70, col conseguente pesante arretramento subìto negli ultimi 20 anni dai lavoratori e dalle masse popolari sul terreno economico-sociale.

Bisogna quindi respingere sia i recenti accordi concertativi (Confindustria/Sindacati), quali ulteriori passi verso l’istituzionalizzazione neocorporativa dei sindacati confederali, così come l’iniziativa referendaria sul sistema elettorale (Parisi-Veltroni-Vendola), volta a mantenere il bipolarismo maggioritario.

In particolare, quanto alla nuova legge elettorale - chiave, ad un tempo, per la decomposizione e ricomposizione delle maggioranze di governo e degli spazi di agibilità nei quali si svolge la battaglia delle opposizioni - chiediamo a tutte le forze politiche e sociali impegnate a difesa dei lavoratori e delle masse popolari, ai sinceri democratici, ai movimenti che si battono – a partire dall’acqua – a difesa dei beni pubblici di uso collettivo, di ingaggiare la battaglia per il proporzionale integrale.

Addobbi di Natale

Luc Girello.

Ieri 8 dicembre, secondo  usanza, le case si sono illuminate delle luci degli alberi di Natale. Si sono allestiti i vari presepi. Molti  hanno deciso  di abbellire balconi e giardini con stelle comete e luminarie varie. Girando per la città si vede di tutto, inquacchi luminosi, psichedelici, da fare invidia ai casinò di Las Vegas . Forse decoro urbano vorrebbe che certi eccessi venissero limitati  ma si sa Natale è Natale. D'accordo va bene tutto. Ma quest'anno almeno RISPARMIATECI LA PENA DI VEDERE I POVERI BABBI NATALE APPESI ALLE FINESTRE!!!! Abbiate  un po' di rispetto per l'elfo austero e macilento che,  per colpa della Coca Cola, ha dovuto  subire l'onta di  diventare un grossolano omone  di rosso vestito,  icona del consumismo.  Evitiamo che il povero Babbo Natale, faccia la fine dell'Armando ...... 



giovedì 8 dicembre 2011

La rinascita di Frosinone: Cultura, Arte e Sport.

Il Coordinamento cittadino di Sinistra Ecologia Libertà Frosinone



Frosinone città della Cultura, delle Arti e dello Sport: questa la proposta politica per la rinascita del Capoluogo ciociaro, avanzata dal circolo Sinistra Ecologia e Libertà cittadino. “La proposta è a disposizione dei cittadini e delle forze del centro-sinistra in vista della prossima tornata elettorale – suggerisce Domenico Belli, Coordinatore del circolo Sinistra Ecologia e Libertà di Frosinone. Un progetto di ampio respiro ma solido e concreto, in grado di aprire un orizzonte nuovo alla ripresa sociale ed economica della città. In grado di aggregare tutti, di generare nuova occupazione.”
Frosinone deve ritrovare una sua “vocazione”, dopo aver perso quella industriale a seguito della grave crisi economica, che permetta ai cittadini di guardare al futuro della nostra città. “Costruire un Polo Culturale, Artistico e Sportivo partendo dalle eccellenze già presenti sul territorio, dalle strutture e dalle Istituzioni formative – sostiene Marina Kovari, Comitato direttivo SEL Frosinone – significa offrire alla città una diversa vocazione, vista la crisi stagnante del comparto industriale e agricolo.
Il progetto è articolato e necessita di diverse misure sistemiche per rispondere alle reali esigenze della cittadinanza.”
In concreto si tratta di costruire un Polo di Alta formazione per le Arti (Conservatorio e Accademia) oltre al rafforzamento di un Polo Culturale (musei, università, casa della cultura, centri espositivi e di aggregazione) con servizi integrati (mense, studentati, logistica, wi-fi) nel breve periodo, utilizzando alcuni finanziamenti europei.
Nel contempo si mettono a sistema le infrastrutture sportive per la creazione di un Polo Sportivo (Stadio, Piscina Comunale), con nuovi spazi attrezzati. Ogni intervento è ovviamente pensato in modo da impattare il minimo indispensabile sull’ambiente, sfruttando le tecniche e le tecnologie oggi disponibili.
“Frosinone Città della Cultura, delle Arti e dello Sport non è uno slogan, ma un percorso da intraprendere per migliorare l’immagine della città, per attrarre investimenti utili alla valorizzazione di risorse fino ad oggi escluse come l’immenso patrimonio artistico e storico – prosegue Natalia Zirizzotti, Coordinamento SEL Frosinone – per aprirsi ai giovani come fruitori di una città finalmente vivibile.”
Questo progetto potrebbe avviarsi già da domani, se i decisori politici volessero sostenere una diversa vocazione della città. Il primo step è quello di rendere efficiente quello che già c’è, per esempio incrementare l’offerta culturale con un programma annuale di qualità, ripristinare l’operatività della Casa della Cultura che versa in stato di abbandono, aprire spazi agli operatori culturali in modo da rispondere ai bisogni espressi dei cittadini.
In secondo luogo, dare la giusta espressione economica, attraverso incentivi e agevolazioni, a settori quali: turismo sostenibile (Bed & breakfast, alberghi diffusi); artigianato artistico (botteghe artigiane e artistiche); imprenditoria soprattutto giovanile nel campo delle “imprese creative” e delle Tecnologie per l’Informazione e la Comunicazione. Un indotto stimato in alcune centinaia di posti di lavoro.

“Vogliamo che questo progetto sia in grado di costruire una nuova Frosinone, con la partecipazione attiva di tutti. Il Circolo avvierà una serie di incontri pubblici con i diversi segmenti della società per valutare insieme ogni singolo aspetto del progetto, concertando macro-obiettivi e micro – conclude Marina Kovari. “Penso ai giovani, che sono sempre più lontani dalla politica: ecco, questo potrebbe essere un’ottima occasione per loro per tornare ad occuparsi della res publica.”

Il debito miliardario di Berlusconi con noi

Giulia Innocenzi - www.avaaz.org

Cari amici,


E' scandaloso: noi dovremo pagare una manovra lacrime e sangue per salvare l'Italia, e Berlusconi e altri operatori avranno le frequenze della tv digitale gratis! Il Ministro Passera può fermarlo e noi possiamo convincerlo a farlo:manda il messaggio!

Invia un messaggio!

E' vergognoso: mentre noi dovremo salvare l'Italia con una manovra lacrime e sangue, Berlusconi e altri operatori si arricchiranno appropriandosi delle frequenze della tv digitale gratis! Sta a noi fermare questo scandalo e costringere il Ministro Passera ad agire ora.

Prima di lasciare il potere Berlusconi ha regalato le frequenze della tv digitale a Mediaset e alla Rai rubando miliardi di euro dalle casse dello stato!La protesta sta montando e in molti chiedono al Ministro Passera di cancellare questa misura oltraggiosa e di avviare subito un'asta pubblica.

Il nuovo Ministro è sensibile all'opinione pubblica - in molti dicono che ha mire da futuro Premier - e noi possiamo fare la differenza: convinciamolo a intervenire ora per difendere il pluralismo dei media e restituire così miliardi di euro alle casse dello stato. Clicca sotto per mandare il tuo messaggio e fai il passaparola:


Silvio Berlusconi ci ha lasciato con una delle misure più pericolose: ha garantito a Mediaset, la tv di sua proprietà, il quasi monopolio della tv commerciale, conconseguenze nefaste per il pluralismo dell'informazione per molti anni a venire. Invece di organizzare un'asta competitiva come ci ha chiesto l'Europa, il governo di Berlusconi ha regalato le frequenze della tv digitale attraverso un sistema a punti, chiamatobeauty contest, che premia le aziende con più risorse... E Mediaset ha vinto!

Sky ha denunciato questo sistema e se ne è chiamata fuori, chiedendo al nuovo governo d'intervenire. Le tv locali stanno procedendo per vie legali e molti giornali e partiti politici stanno chiedendo al Ministro Passera, responsabile per le comunicazioni, di cancellare questa misura vergognosa e di organizzare un'asta pubblica che garantisca il pluralismo e la competizione includendo così tutte le tv. Le casse dello stato ci guadagnerebbero tantissimo: per la Gran Bretagna si stima un incasso di 24 miliardi di sterline l'anno, e noi potremmo arrivare fino a 16 miliardi di euro!

Il governo sta chiedendo agli italiani enormi sacrifici per superare questa crisi, e un'asta pubblica delle frequenze tv potrebbe risparmiare quelli più in difficoltà: dimostriamo al Ministro Passera che l'opinione pubblica esige equità e pluralismo. Manda ora il tuo messaggio e dillo a tutti!


La nostra comunità ha combattuto con tutte le sue forze contro le leggi e i bavagli liberticidi di Berlusconi. Ora che non è più al potere potremmo soffrire la sua eredità per molti anni a venire, con conseguenze pericolose per il mercato della tv e per il pluralismo e il nostro diritto a essere informati. Vinciamo anche questa battaglia e facciamo sì che la nostra democrazia abbia un sistema televisivo giusto ed equilibrato.

Con speranza e determinazione,

Giulia, Luis, Emma, Pascal, Ricken, Alice, Gianluca e tutto il resto del team di Avaaz

mercoledì 7 dicembre 2011

“Anche la Chiesa paghi l’Ici”. Firma l’appello di MicroMega

MicroMega


Presidente Monti, 
Lei ha appena presentato una manovra "lacrime e sangue" in cui si chiedono pesanti sacrifici ai cittadini, tra le misure previste anche la reintroduzione dell'Ici (in futuro Imu). Eppure i privilegi della Casta e della Chiesa non vengono intaccati: rimane in vigore quella legge simoniaca approvata dal governo Berlusconi per cui il Vaticano è esente dal pagamento dell'Ici. Per questo chiediamo al suo governo – affinché vengano mantenute quelle promesse di equità nella manovra – di abolire questo ignobile privilegio.


Il dibattito dell'ottavo congresso di Rifondazione

Francesco Ricci   Partito d'alternativa Comunista

FERRERO ALL'OPPOSIZIONE DI MONTI
E DELLA BORGHESIA... TEDESCA 

Dimenticando la borghesia italiana e il Pd:
in attesa di tornarci insieme al governo


Primo. Un partito ristretto
La fotografia di Rifondazione a questo congresso mostra un partito ridotto a un modellino in scala 1:15 di quello che era Rifondazione ancora solo qualche anno fa. Fatta la debita proporzione tra iscritti, votanti al congresso, attivisti e militanti, studiando i dati ufficiali forniti si può facilmente calcolare che i militanti effettivi, cioè coloro che fanno attività politica quotidiana, sono circa un migliaio (abbondando). A questi si aggiungono un altro migliaio di compagni e compagne che danno un qualche sostegno periodico (con le feste, con la partecipazione a qualche iniziativa pubblica). Gli altri diecimila e rotti che hanno votato nei congressi locali, come è noto a chiunque abbia partecipato a qualcuno dei sette congressi precedenti, sono elettori passivi che non si rivedranno più fino al congresso successivo e includono parenti, nonne e zie, e talvolta anche veri e propri fantasmi che non hanno votato ma che risultano nei verbali dei congressi o iscritti fatti il giorno prima del congresso.
Dire circa mille militanti (di cui un 10% è costituito da funzionari nazionali e locali o amministratori) significa parlare di una forza pari grossomodo a 1/10 di quella su cui Rifondazione contava all'epoca della seconda esperienza di governo con Prodi e pari a circa 1/15 di quella su cui Rifondazione contava all'epoca della prima esperienza di governo con Prodi. Un patrimonio di energie militanti è stato dilapidato in questi venti anni di vita di Rifondazione.
Secondo. La crisi della socialdemocrazia è irrisolvibile
Da tempo parliamo di una socialdemocrazia "nana" con riferimento sia a Rifondazione che alla forza nata alla sua destra, la Sel di Vendola. Intendendo col termine "nana" non solo il fatto che si tratta di una socialdemocrazia infinitamente meno forte e meno radicata di quella rappresentata in altre epoche dai partiti di origine stalinista (in Italia il Pci) o di derivazione socialista, ma alludendo anche a limiti di sviluppo ineliminabili per un partito socialdemocratico nell'attuale epoca del capitalismo in crisi. Tutte le diverse socialdemocrazie hanno prosperato storicamente nelle fasi di ascesa del capitalismo, quando la borghesia aveva la possibilità di ridistribuire le briciole della propria tavola. Da alcuni anni - e oggi la cosa è ancora più evidente, col precipitare della crisi - non solo la borghesia non ha briciole da far cadere ma ha necessità di riprendersi anche quelle lasciate precedentemente. E' questo che determina, in prima istanza, i limiti strutturali di tutti i partiti riformisti. A questo limite si aggiungono poi elementi congiunturali: nel caso di Rifondazione, l'esplosione del partito avvenuta negli ultimi anni, con la impressionante sequenza di scissioni: la nostra (che fu la prima, nel 2006), quella del gruppo di Ferrando, poi Sinistra Critica, quindi la rottura a metà del partito con l'uscita dei vendoliani (e la perdita del dirigente che aveva incarnato per anni Rifondazione: Bertinotti). Ma l'esplosione di Rifondazione è stata appunto l'effetto della crisi storica che vivono le socialdemocrazie di ogni tipo e ad ogni latitudine, non la causa dell'attuale stato di crisi di quel partito.
La socialdemocrazia, per sua natura, è stretta tra due poli contrapposti. Da una parte deve (per soddisfare gli appetiti personali della burocrazia dirigente) trovare accordi con la borghesia, sostenendo i suoi governi e frenando la lotta di classe che metterebbe a rischio quei governi e quegli accordi; dall'altra, per poter svolgere questo ruolo ed essere assunta in servizio dalla borghesia, la burocrazia socialdemocratica deve saper esercitare una qualche influenza sui lavoratori. E' questa contraddizione permanente a spiegare perché non sempre i riformisti si limitano a mostrare la loro vera faccia borghese ma devono talvolta anche impegnarsi nella lotta o accodarvisi. La lotta è funzionale, nel loro progetto, a trattenere la forza operaia, a farla sfogare e a sfruttarne la potenza per presentarsi al tavolo dei padroni con qualcosa da vendere. "Noi dominiamo quella forza che potrebbe rovesciarvi come un fuscello" dicono i dirigenti riformisti alla borghesia: "se ci date poltrone ministeriali, parlamentari, nelle amministrazioni, ecc., vi garantiremo la passività delle masse."
Si tratta di un meccanismo, quello che qui abbiamo schematicamente riassunto, che funziona fin dal sorgere del riformismo e cioè della burocrazia nel movimento operaio. Il riformismo, cioè l'idea di una riforma del capitalismo, da realizzare senza varcarne le colonne d'Ercole o assicurando (a parole) di volerlo "superare" gradualmente e all'interno delle sue istituzioni, è nato contestualmente alla nascita del movimento operaio e alla necessità della borghesia di corromperne dei settori, di comprarne dei dirigenti, di spezzarne la forza assoldando quelli che Lenin efficacemente chiamava "agenti della borghesia nel movimento operaio". Cioè i Blanc, i Bernstein, i Kautsky, i Kerensky, i Togliatti, i Berlinguer, gli Occhetto dei tempi d'oro del riformismo. Agenti sostituiti oggi, nei giorni del declino inesorabile della socialdemocrazia, dai tardi epigoni: i Vendola, i Ferrero, i Landini, i Cremaschi, ecc.
Terzo. Ferrero prosegue la marcia governista
Le considerazioni sopra svolte possono aiutare a capire il comportamento di Ferrero e Vendola di fronte al governo Monti.
Sel, che vanta una forza militante assai limitata (per oggi) ma ha dalla sua il rapporto con i vertici Fiom (Landini) e soprattutto è data nei sondaggi poco sotto le due cifre, aspirando a un ruolo di prima fila nel dopo-Monti deve muoversi con prudenza. Deve rispettare i richiami e le minacce della borghesia (vedi quelle esplicitate sulla Stampa) (1): se volete partecipare al prossimo giro di governo dovete fare i bravi con Monti. Ecco perché Vendola critica Monti (altrimenti perderebbe ogni rapporto con la base elettorale di Sel) ma non si pone certo sul terreno dell'opposizione a questo governo.
Rifondazione, ridotta ai numeri che dicevamo prima e che elettoralmente è data intorno all'1%, aspirando a un ruolo di comparsa per il dopo-Monti (l'obiettivo di Ferrero, Grassi e del gruppo dirigente che ha stravinto il congresso, con l'82%, è essenzialmente riguadagnare qualche posto in parlamento con un accordo col Pd e l'impegno a sostenere dall'esterno il futuro governo) può dire qualcosa in più su Monti ma senza comunque impegnarsi concretamente nella costruzione di una reale opposizione al governo oggi esistente e alle forze sociali e politiche che lo sostengono. Di qui i continui richiami in chiave grottescamente sciovinista di Ferrero: contro il governo che avrebbe "ceduto sovranità alla Germania", contro i complotti orditi in terra straniera, ecc. Il gruppo dirigente di Rifondazione si rende conto di non poter mantenere in vita il partito senza mimare una opposizione a Monti, al contempo sa di non poter fare sul serio pena la perdita di ogni possibilità di accordo col Pd per il dopo-Monti. Ecco allora che invece di indicare in questo governo l'artefice in primo luogo della volontà dei banchieri e della borghesia italiana (certo non slegati dalle esigenze, peraltro molteplici e contraddittorie, della borghesia europea), si indica un nemico tedesco. L'opposizione non è così alla borghesia italiana di cui Monti è espressione ma... alla perfida Germania. Si cerca in questo modo di non scontrarsi con l'imperialismo italiano e il Pd (accusato al più di stare commettendo "errori") in modo da poter domani, con quello stesso imperialismo e col Pd, stringere un accordo di governo o di sotto-governo (visto che stavolta difficilmente, data la scarsa dote elettorale, Rifondazione avrà ministri).
Questo almeno è il sogno di Ferrero, riassunto nel nocciolo vero delle tesi congressuali di maggioranza, e cioè in quella "alleanza democratica" col Pd che veniva giustificata fino a qualche settimana fa con l'esigenza di "cacciare Berlusconi" e che verrà giustificata domani con l'esigenza di aprire una "stagione nuova" dopo il massacro di Monti (compiuto insieme da Pd e Berlusconi). Resta da vedere se industriali e banchieri vorranno avvalersi ancora dei servigi di Ferrero o se preferiranno (anche sollecitati da Vendola) usare come mordacchia per le lotte la ben più consistente Sel (che vanta anche un rapporto fondamentale con la Fiom di Landini).
In questa situazione Ferrero è costretto (ecco che ritorniamo alla contraddizione storica della socialdemocrazia) da una parte a mostrare la propria immutata convinzione governista: il congresso si è fatto a Napoli per celebrare ed esibire la presenza di Rifondazione al governo di quella città con il sindaco De Magistris, demagogo al servizio di banchieri e industriali; dall'altra parte, Ferrero deve "dire qualcosa di sinistra" e quindi tuona contro Monti ben più di Vendola. I tuoni saranno accompagnati prevedibilmente da qualche lampo: tanto più a fronte della manovra pesantissima di Monti, e tutto si concluderà con qualche innocuo corteo e magari con i promessi "Stati generali della sinistra", "patti di consultazione" e altre formule simili che paiono essere state raccolte con soddisfazione dai vari Turigliatto e Ferrando, accorsi al congresso del Prc in rappresentanza dei due rispettivi gruppi centristi (Sc e Pcl), nella speranza di godere di un centesimo della visibilità mediatica (peraltro già infinitesima) di Rifondazione.

Note(1) Il 22 novembre la Stampa (giornale di casa Fiat) ha dedicato a Sel un editoriale di Gramellini: "Il ritorno dello scontro ideologico" e un'intera pagina: "Vendola barricadero imbarazza il Pd". In entrambi gli articoli si intimava a Vendola, senza tanti giri di parole, di non eccedere nella polemica contro Monti, pena l'esclusione di Sel dalla futura alleanza di governo. Pochi giorni dopo Vendola ha indirettamente risposto correggendo il tiro e precisando (v. intervista a Repubblica, 27 novembre) che: rispetto a Monti "quella di Sel è un'interlocuzione attenta"; "Non confido nella sventura di Monti"; passato Monti, il modello resta quello della nota "foto di Vasto", cioè la foto di gruppo con Bersani, Di Pietro e Vendola.


IL TEATRO E LE VOCI

































Sciopero contro la manovra Monti

Per l'Associazione 20 ottobre: Oreste della Posta 


La manovra economica emanata dal governo Monti colpisce soprattutto le fasce più deboli dei  cittadini.
Sono i poveri che finanziano i ricchi, e soprattutto non c’è nulla per lo sviluppo economico del Paese. Questo porterà ulteriore recessione economica con l’aumento della disoccupazione e un ulteriore crisi industriale.
È una vera vergogna! Tutto ciò si abbatte in una provincia come la nostra con una grave crisi industriale in atto (come l’ideal standard di Roccasecca dove vi sono a rischio circa 350 lavoratori, la Videocon di Anagni con 1000 lavoratori a rischio, CLC di Piedimonte S.G., ecc)e quindi con il nuovo sistema pensionistico non si avrà più la possibilità di agganciarsi all’età pensionabile, essendosi allungata di parecchio rispetto a prima. Perdere il lavoro da 50 anni in su sarà una vera e propria tragedia.
Pertanto l’Associazione 20 Ottobre aderisce allo sciopero indetto da CGIL CISL e UIL per Lunedì prossimo e invita tutti i lavoratori, pensionati, giovani e disoccupati a partecipare numerosi alla protesta.
Anche perché oggi i lavoratori che perdono il lavoro hanno soltanto l’arma della “disperazione”, e la disperazione è sempre cattiva consigliera,e nella nostra provincia comincia ad essercene troppa in giro.
Un’ altra manovra è possibile:
patrimoniale da 10 miliardi
rientro dei depositi Italiani in Svizzera (come hanno fatto FRANCIA e GERMANIA) 10 miliardi
aumento del prelievo dei 180 milardi scudati all’estero con un rientro di 10 miliardi
recupero dell’evasione fiscale 40 miliardi
taglio delle spese militari  10 miliardi
investendo in istruzione e ricerca scientifica, un piano per il sud del paese, piano di sostegno a giovani- precari-disoccupati. Solo con tutto ciò potrebbe ripartire l’economia italiana, senza tagli alle pensioni,aumenti dell’iva e inserimento accise sulla benzina.
Ormai il tempo è scaduto nella nostra provincia pertanto ribellarsi è giusto e noi saremo in prima fila per sostenere questa lotta per il lavoro e l’equità sociale.